Actual Log / Deep Space 16
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Episodio 14 - File.rtf
14.01 - Lama klingon
14.02 - Scacco ai Clan
14.03 - Vecchi regali
14.04 - Consapevolezze
14.05 - La quarta fazione
14.06 - Di assassini, di
            eroi e di altre
            canzoni

14.07 - Di nuovo sulla
            breccia

14.08 - Doppio nenmico
            stessa guerra

14.09 - ...in stesura...
Deep Space 16 Gamma - Episodio 014

Titolo (da definire)

[14.04 - Shanja - Consapevolezze]

Deep Space 16 - 08 aprile 2393 - Da qualche parte - Ora sconosciuta

Buio…
lei non aveva paura del buio… ma non riuscire a vedere, orientarsi, e sapere cosa fosse successo… quello le faceva rabbia… e anche paura, paura per il suo nome, il suo onore, le persone che conosceva e che evidentemente erano in pericolo… si era allontanata dal fianco della futura suocera e qualcosa le era stato iniettato nel collo.
Da dietro… non sapeva da chi e nemmeno il perché… forse volevano attaccare K’ooD o forse… la base addirittura… o forse… no, non doveva pensarci.
La rabbia a quell’abbozzo di ipotesi la sopraffece facendola ansimare e grugnire: qualcosa, una specie di contenimento le impediva di aprire la bocca, e le braccia erano tenute lungo i fianchi sempre da qualcosa di intangibile ma molto, molto resistente, quindi nemmeno urlare a squarciagola la propria frustrazione poteva, almeno sarebbe stato… uno sfogo.
Calma, doveva stare calma… anche se si agitava non avrebbe concluso niente.
Forse, in qualche modo, avrebbe potuto allentare il contenimento che le bloccava le braccia lungo i fianchi, forse… dubitava che avessero trovato un sistema di contenimento blando e poco resistente, calcolando la forza della sua razza.
Era distesa per terra, forse avrebbe potuto alzarsi, visto che le gambe non erano immobilizzate… cercò di farlo ma si rese conto che lo spazio che la conteneva era limitato, quando la fronte sbatté contro qualcosa.
Era dentro una cassa forse? Diamine l’avevano già…
NO! Non doveva pensarci.
Calma, doveva stare calma… l’ossigeno, doveva pensare a quello, se si fosse agitata avrebbe consumato tutto l’ossigeno, non poteva permetterselo.
Iniziò a tastare coi piedi, la parete della cassa, ecco… il fondo non lo toccava, quindi la cassa era abbastanza lunga… forse anche larga… provò ad allungare le gambe di lato…. sì, era larga, quindi lunga e larga… ma non abbastanza alta da potersi alzare e sedere…
Calma… se non altro non era una bara… forse poteva fare qualcosa per liberarsi, ma doveva agire con calma e raziocinio… se si faceva travolgere dalla rabbia… tutto sarebbe finito presto e non sarebbe stata una morte onorevole…
Chissà perché era stata narcotizzata…
E chissà da quanto tempo era là dentro. Si erano certamente accorti che era sparita… ma al suo promesso sposo, non importava anzi, forse gli avevano fatto un favore… diamine di nuovo quell’ipotesi… e se fosse stato lui?
O quella…. terrestre… la rabbia la invase iniziò a calciare all’indietro un paio di volte… poi si fermò: l’ossigeno, doveva pensare all’ossigeno… e a liberarsi le mani… non era stata spogliata… aveva qualche arma in posti che nessuno poteva immaginare… e sfuggivano ad una perquisizione sommaria… forse…

Ufficio del Capitano Spini - 08 aprile 2393 - Ore 09:25

“Prego si accomodi Ambasciatrice.” disse la Spini indicando alla vulcan la poltroncina accanto a Riccardi che si era alzato all’ingresso di T’Lani.
“Grazie.” disse la vulcaniana sedendosi con grazia e facendo un cenno verso Riccardi, che si sedette a sua volta.
“Gradisce un the?” domandò la Spini, cortesemente.
“Certamente, se non è di troppo disturbo.” rispose la Vulcaniana attendendo in silenzio che il Capitano le porgesse la tazza.

Riccardi fremeva, capiva che quella specie di cerimonia era fatta per stemperare e calmare gli animi, ma il suo animo non si sarebbe calmato con del semplice the…
Le due donne sorbirono in silenzio la bevanda, fino a che l’Ambasciatrice non fu pronta.

“Allora, perché mi avete fatto venire qui, Signori?” domandò guardando Riccardi e non la Spini.

L’uomo roteò gli occhi: lui non era un diplomatico e stava perdendo la pazienza. Il Capitano prese la parola.

“Il Comandante Riccardi ha delle domande da porci, Ambasciatrice, credo sia il caso che valuti anche lei se e cosa rispondere.”

L’uomo sbuffò irritato, ma l’Ambasciatrice lo fermò.

“Credo che il Comandante, in quanto Capo della Sicurezza su questa base abbia tutti i diritti di sapere ciò che sappiamo noi, non crede Capitano?” disse T’Lani alzando un sopracciglio.

Riccardi si rilassò sulla sedia apprestandosi ad ascoltare.

Ambasciata Klingon - Ore 10:05

“Che cosa ha fatto???’” tuonò K’ooD contro la madre.
“Calmati figlio… ora dobbiamo pensare a salvare il salvabile.” disse la Klingon con un gesto di stizza.
“E, di grazia, che cosa consiglieresti… madre?” domandò K’ooD enfatizzando le parole con i gesti e una malcelata ironia.

La donna tirò il fiato lanciandogli un’occhiataccia di rimprovero e… scosse la testa ammutolendo per un attimo, poi borbottò “Non ne ho idea, ma ne va del nostro onore, lo sai, figlio, e la tua ironia non risolverà le cose!”
“Dov’è ora?” chiese lui stringendo le labbra.
“L’ho lasciata negli alloggi a noi assegnati.”

K’ooD andò alla scrivania e chiamò all’interfono il suo Capo della Sicurezza, dicendo di accentuare la
sorveglianza per Ba’Khad.

“Era già sotto sorveglianza, figlio?” domandò la donna perplessa.
“Sì madre… lo sai… è una testa calda… non potevo fidarmi di lei.”

Kosara lo fissò meditabonda.

“Forse hai fatto bene, figlio… quindi lo sapevi già?” domandò con consapevolezza.
“Diciamo che tu me ne hai dato la conferma.” rispose il Klingon abbozzando un sorriso.
“C’è qualcosa che non puoi dirmi figlio? O che non dovrei sapere?”

Gli insegnamenti del marito che tornavano alla mente.

“Sì madre, mi dispiace… sono affari politici molto complicati da gestire, madre.”

Kosara annuì respirando a fondo.

“Devo fare finta di nulla con lei?”
“Comportati come ti comporteresti se le cose fossero… normali.” rispose K’ooD a sua madre, sapendo di potersi fidare di lei.

Kosara annuì.

“D’accordo, lo farò. L’onore è salvo quindi?”

K’ooD abbozzò un sorriso.

“Sì madre!”

La Klingon annuì e uscì con passo veloce.

Ambasciata Cardassiana - Ore 13:00

“Allora?” domandò Enid Varen a Feyd Rautha.
“Il Dottore ha trovato il dispositivo, è già nei nostri laboratori.”
“Cosa hai detto al Dottore?”

Rautha sogghignò.

“Solo che era un vecchio ricordo dell’ordine.”

Varen ridacchiò.

“Il buon vecchio Dottore ci rimuginerà sopra per un bel po’. Bene, andiamo al bar di prora e facciamo sapere che ci siamo anche noi su questa base, da ora in poi.”
“Sì, Legato Varen.” rispose Rautha quasi sull’attenti.
“Feyd… per favore, rilassati.” sospirò Varen uscendo.

Bar di prora - Ore 13:30

“Ciao, hai sentito cosa è successo al bar della passeggiata?” domandò Shanja appena lo vide.

Khish abbozzò un sorriso.

“Già, peccato… volevo portarti là a cena, credo che dovremo rimanere nei nostri alloggi.” rispose ammiccandole.
Shanja rise brevemente mollandogli una leggera sberla sul braccio.

“Mmmhhh tutte le scuse sono buone vero?”

Khish rise con lei poi si zittì di colpo.

“Oh oh… abbiamo visite importanti.” mormorò.

Shanja si voltò trovando alcuni Cardassiani al bancone del bar, di fianco a lei.
Abbozzò un sorriso di circostanza e si voltò verso l’andoriano.

“Dirmelo prima no?”

Khish si strinse nelle spalle con una smorfia rispondendo a mezza bocca.

“Camminano dannatamente veloci.”

Shanja dovette trattenere un moto di risa,  prendendo un sorso del suo succo per nascondersi, ma questo le andò di traverso, soffocandola. Cercò di non tossire a bocca aperta: non sarebbe stato per nulla educato e rispettoso sputare il succo in faccia al Legato Enid Varen, così cercò di trattenersi il più possibile anche se faticava a respirare, alla fine, in qualche modo, riuscì a mandare giù il succo, ma fu preda di un attacco di tosse che le fece addirittura lacrimare gli occhi: il viso paonazzo e le macchie praticamente viola scuro indicavano che era andata in apnea troppo a lungo.
Khish le diede delle pacche sulla schiena per farla stare meglio, mentre il cardassiano commentava.

“Comandante Khish dovrebbe prendersi cura più amabilmente della sua compagna, mi permetta.” disse porgendo a Shanja un fazzoletto di seta per asciugarsi le lacrime.

La Trill annuì prendendo il fazzoletto e rispondendo con un grazie strozzato mentre si asciugava il viso.
Khish tirò un’occhiataccia a Varen, promettendogli tra sé una sfilza di rivalse, ma rivolse la propria attenzione verso Shanja, preoccupato per lei.

“Stai meglio?”
“Sì, sì grazie, scusatemi, scusatemi tutti, stavo soffocando. Legato Varen, grazie del pensiero, glielo renderò il prima possibile, lavato e stirato.” disse Shanja mostrando il fazzoletto, sollevata perché era tornata a respirare normalmente.
“Non c’è fretta, staremo a bordo a lungo Consigliere, me lo darà quando la interpellerò per i suoi servigi.” disse affettatamente il cardassiano con uno strano scintillio negli occhi.

Shanja deglutì la tensione che l’aveva presa a quella frase mormorando: “A sua disposizione, Signore.”

Khish, nel frattempo, le aveva messo una mano sul fianco in maniera possessiva, cosa che non sfuggì al cardassiano, il quale abbozzò un sorriso.
Shanja percepì il pericolo: ci sarebbero stati guai, da quel momento in avanti, glielo aveva appena confermato l’atteggiamento del Cardassiano.

“Andiamo a sederci?” chiese a Khish per allontanarsi dal bancone.

Si misero al solito tavolo, d’angolo, da dove potevano vedere tutta la sala.

“Allora? Che succede?” domandò lui proteso antenne e corpo verso di lei.
“Guai!” mormorò lei fissandolo negli occhi.

Khish strinse le labbra e annuì, poi alzò il bicchiere in
un brindisi silenzioso.

“Lo avevo capito da solo: sa tutto. Tutto, di noi tutti!”


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