Deep Space 16 Gamma - Episodio 014
Titolo (da definire)
[14.05 - Riccardi - La quarta fazione]
Ufficio del Capitano Spini - 08 aprile 2393 - Ore 09:40
“Maledizione.”
Riccardi si passò la mano destra sul labbro massaggiandoselo come se fosse stato colpito da un pugno.
A dire il vero un pugno poco prima se l’era preso: le rivelazioni fatte dalle due donne erano state per lui un fulmine a ciel sereno.
“Bene, ora sa tutto. - il Capitano Spini si sporse leggermente dalla poltrona e spostò di lato la tazza con il thè - Ha altre domande?”
“No.” rispose il Capo della Sicurezza.
Era entrato in quel locale spinto dalla sensazione di essere tenuto all’oscuro di notizie fondamentali, ma ora, dopo che gli avevano svelato quello che sapevano, provava rispetto verso le due donne e un leggero imbarazzo per sé stesso a causa della reazione troppo emotiva.
“Ambasciatrice, la ringrazio per la sua disponibilità e… per le preziose informazioni che mi ha fornito.”
“Di nulla Signor Riccardi.” rispose la vulcaniana.
T’Lani si alzò dalla sedia, fece alcuni passi verso Riccardi. L’anziano volto dell’Ambasciatrice apparve vecchio e fragile, ma risoluto e saggio.
“Non è il caso che le ricordi che la situazione è delicatissima.”
“Ehm… sì Ambasciatrice.”
“Faccia attenzione a Feyd Rautha. - T’Lani si voltò di colpo e tornò a sedersi - Non dovrà mai stare sulla difensiva quando parla con lui.”
“Sì Ambasciatrice, so con chi ho a che fare.” rispose prontamente il Capo della Sicurezza.
“No. - T’Lani chiuse gli occhi e sembrava in meditazione - Rautha è chiamato il Torturatore ma in realtà è un indagatore molto abile e conosce molti trucchi per scoprire di cosa ha bisogno.”
“Lei conosce il Campo Nero?” chiese rapidamente il Capitano.
“Sì. - lo sguardo si fece duro, la mascella si serrò e i pugni si armarono - Un mio caro amico faceva parte della squadra di assalto che attaccò e liberò il campo… non si è mai ripreso del tutto.”
“Il Torturatore lavorava lì.”
La voce dell’Ambasciatrice era così fredda da sembrare distaccata e indifferente, ma si trattava del tipico modo di fare di un vulcaniano che ha rinunciato alle emozioni.
“Ma lei dovrà dimenticare tutto ciò. La sua migliore difesa contro di lui sarà la freddezza, dovrà trattarlo come un normale investigatore di un’altra razza.”
“Ricevuto. - Riccardi fece alcuni passi verso la porta ma prima di aprirla si girò di colpo - E per la questione del mutaforma?”
“Occhi aperti e massimo riservo. - rispose prontamente la più giovane delle due vulcaniane - Può andare.”
“Ricevuto Capitano.” disse l’ufficiale mentre usciva dall’ufficio.
Quando la porta si chiuse, il Capitano si alzò, smaterializzò la sua tazza e quella dell’Ambasciatrice e, mentre si sedeva alla scrivania, prese la parola.
“La diplomazia e i giochi di potere di molte razze del Quadrante Alpha e Beta dipendono dalle vicende private, dagli odi e dagli amori di un pugno di persone… sembra che siamo finiti in un poema epico o in un romanzo di Tom Clancy.”
“Ha ragione Capitano. - rispose T’Lani - Abbiamo un Ambasciatore bloccato tra i doveri verso la sua patria e verso il suo casato, un Legato che odia i Klingon e che farà di tutto per punire i suoi nemici e per portare la sua patria agli antichi splendori. - il Capitano si sedette alla poltrona - Poi c’è la Federazione. Una potenza del quadrante che non può permettersi una nuova guerra ma che dovrà agire negli interessi dei suoi alleati.”
“Ottima analisi. - rispose l’Ambasciatrice, poi osservando il Capitano, aggiunse - Ma c’è ancora la quarta fazione. Quella che si sta muovendo nell’ombra e che ha causato la morte dell’Attendente cardassiano. Se scopriamo i suoi intenti, forse, potremmo batterli. Dobbiamo uscire dalle tenebre dell’ignoranza e scoprire chi sono e cosa vogliono.”
Scena del delitto - 08 aprile 2393 - Ore 14:40
“Buongiorno, caro collega.” esclamò Feyd Rautha entrando velocemente nel locale.
“Buongiorno. - quelle parole infastidirono l’Ufficiale Tattico ma riuscì a trattenersi e rispose con falsa serenità - Mangiato bene?”
Feyd Rautha gli arrivò vicino con aria gioviale.
“Oh sì. Peccato per il Kanar che non era di qualità eccellente mentre il resto era perfetto.”
“Bene, ci mettiamo al lavoro?” tagliò corto il terrestre.
“Ovviamente.”
Riccardi fece alcuni passi, osservò i due addetti alla sicurezza appostati ai lati della stanza ed infine raggiunse il punto dove era stato ritrovato il cadavere dell’Attendente. Una macchia di sangue di dimensioni considerevoli indicava il punto dove la vittima era caduta mentre tutt’attorno c’erano macchie di dimensioni differenti.
“Posso chiederle una cosa?” chiese il cardassiano avvicinandosi.
“Cosa?”
“Perché ha la mano destra sul phaser?”
Il tono di Feyd Rautha era tranquillo ma nascondeva un pizzico di malizia.
“Beh… perché l’assassino torna sempre sul luogo del delitto.” rispose con noncuranza Riccardi.
“Ah ah ah! giusto!”
Il cardassiano si mise a ridere molto forte come se gli avessero raccontato una storia molto divertente.
* Non è né il luogo né il momento. * penso seccato Riccardi.
Ai lati una della guardie tolse la mano dall’arma mentre l’altra, per nulla intimorita, non la tolse.
“Bene direi che questo è il punto iniziale.”
Annunciò Riccardi indicando una macchia di sangue formata da una serie di gocce di varie dimensioni.
“Giusto in questo punto, l’Attendente Jarad Kalan ha ricevuto il colpo mortale e qui… - Feyd Rautha indicò una serie di macchie poco distanti che si distribuivano lungo una linea - …ci sono i segni di quando l’assassino ha tolto il coltello dalla ferita. La velocità e il movimento circolare del braccio hanno fatto gocciolare il sangue dal coltello lungo questa linea.”
Riccardi annuì e continuò la ricostruzione.
“Jarad, colpito a morte ha fatto alcuni passi… due o tre al massimo e si è accasciato qui nella posizione in cui l’abbiamo trovato.”
“E quelle macchie di sangue che erano accanto al pugnale?”
Riccardi guardò nella direzione indicata dal collega.
“Molto strano. Dalla forma direi che si sono formate cadendo da una distanza non molto alta… tra i 30 e i 40 centimetri.”
“Sono dell’assassino?”
“No. Le ho fatte analizzare, appartengono a Jarad.”
“Molto strano. - Feyd Rautha si avvicinò, sorrise e, pregustando l’interrogatorio, aggiunse - Lo chiederò all’assassino.”
Riccardi percepì la sete di sangue del collega e decise che era meglio cambiare argomento.
“Comunque non è la cosa più strana.”
“Cosa c’è di strano ancora? Mi pare che la dinamica l’abbiamo chiarita.”
“Sì. La dinamica è chiara, ma… - Riccardi fece alcuni passi e raggiunse il centro del locale - …per prima cosa il luogo.”
“È un luogo appartato. L’ideale per un omicidio.”
“Esatto, è appartato. Solo chi conosce bene la stazione sa della sua presenza.”
Feyd Rautha si guardò in torno e annuì.
“Jarad poteva aver visto questo luogo nelle mappe che ci avete fornito”
“Sì, ma quale motivo aveva di entrare nel retrobottega di un bar?”
Feyd Rautha rise.
“Beh è stato un viaggio lungo… ed il primo luogo dove si è recato, nel tempo libero, è stato uno dei bar della stazione. L’avrei fatto anch’io se avessi avuto il tempo.”
“Anche io ma…”
Feyd Rautha interruppe bruscamente il federale.
“Nel bar ha incontrato il suo assassino, un klingon. I due avranno litigato, si sono recati qui per risolvere la questione e Jarad ha avuto la peggio.”
Riccardi scosse la testa.
“Non credo. - poi indicando la porta che conduceva al bar aggiunse - Un cardassiano che litiga con un klingon si nota e nessuno, nemmeno il gestore, si ricorda di ciò. Anche un cardassiano che entra in un bar si nota perché da queste parti ne passano pochi. Ma nessuno si ricorda di averlo visto passare.”
“Sta dicendo che il buco delle registrazioni della sicurezza è solo uno specchio per le allodole?”
“Sì. - Riccardi fece alcuni passi nel magazzino - Si guardi intorno, questo locale è mezzo vuoto ed è a bassa sicurezza… è l’ideale per un incontro clandestino.”
“Quindi sta dicendo che Jarad si è incontrato qui con il suo assassino?”
Feyd Rautha pareva esterrefatto.
“Così pare.” rispose semplicemente Riccardi.
“E come sono entrati qui se non sono passati per il bar?”
“Venga.”
Riccardi fece alcuni passi, raggiunse una paratia e la toccò leggermente. Un portello si aprì mostrando un lungo corridoio semioscuro e pieno di tubazioni e condotte.
“Da qui.”
“E come sa che Jarad è passat…”
Feyd Rautha si interruppe perché si era appena risposto da solo. Una sezione di pavimentazione del condotto era illuminata dalla luce proveniente dal magazzino e, al centro della mattonella, c’era una macchia di sangue.
“È di Jarad?” chiese il cardassiano.
“Sì. - rispose Riccardi - Abbiamo scoperto quest’apertura pochi minuti fa, prima del suo ingresso nel magazzino.”
“Dove conduce?”
“In tanti punti della stazione. - poi indicando la macchia, aggiunse - Ma se ci sono altre tracce come quella, forse, troveremo l’assassino.”
“Bene. Iniziamo la caccia allora.” rispose il cardassiano.
“Thomson, tu vieni con noi. T’Krel piantona la stanza e chiedi a Null’Rot di venire a darti una mano.”
Dopo aver dato quell’ordine Riccardi scese nel cunicolo seguito da Feyd Rautha e dal marinaio Thomson.
Appartamento Consigliere Xar - 08 aprile 2393 - Ore 14:40
Khish e Shanja raggiunsero l’appartamento di lei.
“Allora?” chiese lui.
Xar si voltò di colpo.
“Scusa.”
Khish sorrise affettuoso, poi accarezzandole la guancia.
“Non devi scusarti.”
“No… ecco… il Legato… L’incontro con il Legato Cardassiano mi ha scombussolata più di quanto credevo.”
“Perché… sapeva di noi?”
“Sì, è come se ci avesse invaso nella nostra privacy. Come se ci avesse spiato.” replicò lei.
Khish la prese fra le braccia.
“Forse… ma non saprà mai di questo.” e la baciò.
Sala comando - 08 aprile 2393 - Ore 14:50
“Sono nel condotto.” annunciò il Guardiamarina Narrel della Sicurezza.
Con un rapido movimento il Capitano Spini raggiunse la postazione del giovane ufficiale.
“Bene, continui a monitorare la situazione.” rispose chinandosi verso il sottoposto.
“Sì Capitano.” rispose Narrel senza scostare la testa dal monitor.
“Dica alla Sala Teletrasporto 3 di tenersi pronta a riportali indietro o… - per un piccolo brevissimo istante non seppe cosa dire e, temendo di tradirsi svelando l’esistenza del mutaforma, concluse - …per bloccare il colpevole.”
Il piano che aveva preparato stava prendendo forma.
Era a conoscenza delle tracce di sangue trovate nel condotto laterale dato che era stata informata da Riccardi della loro esistenza poco dopo il loro ritrovamento. Il Capitano aveva ordinato di procedere con le indagini assieme a Feyd Rautha, ma avrebbe monitorato i loro progressi con i sensori principali della stazione. In questo modo, con l’aiuto del Consigliere Xar, avrebbe potuto analizzare le reazioni di Feyd Rautha durante le indagini e scoprire se nascondeva qualcosa.
In questa guerra di spie, il Capitano Spini disponeva di due armi: l’abilità dei suoi ufficiali e la possibilità di raccogliere informazioni utilizzando i sensori della stazione.
Infine aveva ordinato alla Sala Teletrasporto 3 di tenersi pronta per ogni evenienza.
Ufficio Ambasciatrice T’Lani - 08 aprile 2393 - Ore 15:05
L’Ambasciatrice T’Lani stava leggendo i verbali di una riunione del Consiglio della Federazione. Nelle parole dei delegati dei vari pianeti, lei trovava la volontà dei popoli a cui era al servizio.
Era nel mezzo della lettura del discorso del rappresentate di Benzar quando il campanello alla porta suonò.
L’Ambasciatrice interruppe la lettura, posò il D-Pad e attivò la comunicazione.
“Sì?”
La voce del suo attendente risuonò nella stanza.
=^= Ambasciatrice mi scusi, c’è qui il Legato Varen che vuole vederla. =^=
Quando sentì quelle parole la mente dell’Ambasciatrice iniziò a lavorare freneticamente.
Alle 17 era previsto un incontro con gli altri Ambasciatori e Varen avrebbe potuto parlarle degli argomenti della riunione prima del suo inizio. Per ciò se chiedeva un colloquio ora era perché voleva parlare dell’omicidio avvenuto la mattina.
Quel ragionamento durò pochissimi secondi che furono appena percepiti dall’Attendente.
“Va bene, lo faccia pure entrare.” rispose pacatamente la donna.
“Sì subito.”
Poco dopo l’imponente figura del cardassiano fu davanti all’esile vulcaniana.
“Buon giorno Legato Varen.” esordì lei.
“Buongiorno a lei Ambasciatrice.” rispose lui con un ampio sorriso.
“La prego si accomodi. - disse lei rapidamente, poi indicando il replicatore, aggiunse - Desidera qualcosa? Ho fatto programmare il replicatore per generare bevande tipiche del suo popolo.”
Il Legato Varen si sedette e, sempre sorridendo, riprese.
“No grazie. - breve pausa - Sono stato a pranzo in un vostro ristorante e sono completamente sazio.”
Ci fu una seconda pausa, poi il Legato continuò.
“Avete davvero degli ottimi ristoranti sulla passeggiata.”
“Sì è vero. - T’Lani decise di dare un taglio ai convenevoli - Cosa posso fare per lei? La riunione è tra poche ore.”
Il Legato Varen incrociò le braccia e mise la schiena contro la sedia, attese qualche silenzio come per accentuare l’importanza di quello che stava per dire. Poi, sfoderando la sicurezza tipica di chi ha un poker d’assi in mano chiarì.
“Esatto. Anche se trovo gli argomenti dell’imminente riunione molto stimolanti ed interessanti, devo parlarle di altro.”
Quarta pausa.
“Di che cosa?”
“Del movente dell’omicidio del mio Attendente.”
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