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TITOLO: 9.04 - Morte in Paradiso
AUTORE: Gianluca/Ristea
D.T. 24/02/2392 ore 18.30- D.S. 69152.6
LUOGHI: Pianeta Karn-Athar
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*** Alcune ore dopo, Paragon Walk, Athar City ***
Il vicolo era tipico dell’architettura di Athar City: stretto ma luminoso, con muri bianchi immacolati e porte aggraziate che si affacciavano su un lastricato di materiale simil-marmoreo, una parentesi silenziosa che si affacciava sul rumore e il flusso continuo di turisti sul lungomare principale della citta’.
In quel momento, il silenzio del vicolo era interrotto solo dai passi veloci di una donna.
Apparentemente di fretta, la piccola figura si girava di tanto in tanto con circospezione, come se avesse timore di essere seguita.
Ad un primo sguardo, la donna avrebbe potuto essere giudicata come un’ anziana umanoide di origine terrestre, intorno ai 70 anni, vestita modestamente.
Tuttavia, un occhio attento avrebbe capito che l’ampia gonna fino ai piedi, il cardigan grigio di lana umoriana e l’aspetto dimesso dei suoi capelli grigi erano probabilmente troppo stereotipati, un tentativo forzato di non passare nell’occhio. Teneva una mano in una delle tasche della gonna, come se temesse di perdere qualcosa.
Emerse affannata dal vicolo e si immise nella confusione circostante, mescolandosi ad un gruppo di turisti intenti a foto-ologrammare gli edifici in lontananza dell’oasi balneare.
Il suo viso si rilasso’ momentaneamente. La mano strinse piu’ forte l’oggetto nella tasca.
Forse avrebbe potuto farcela. C’era troppo in gioco per fallire!
Dietro di lei, una figura abbasso’ la macchina olografica e si avvicino’ lentamente.
*** Nello stesso istante, cento metri piu’ avanti ***
Una lieve brezza marina scuoteva lievemente le palme. Gente di vari tipi e origini oziava seduta sulle panchine lungo il viale alberato, osservando il rosso fuoco del tramonto. Ma nonostante Athar City stesse facendo di tutto per rendere piacevole la breve vacanza dei wayfareriani, il piccolo manipolo di ufficiali e subalterni sembrava piuttosto distratto. O molto piu’ probabilmente – a giudicare dall’andatura - distrutto.
Per la quindicesima volta in quindici minuti, Krell Rumar maledisse le sue scelte turistiche. La visita al Museo Cronologico non era andata precisamente secondo
le sue aspettative…
“Fantastico! Assolutamente meraviglioso!” disse Ristea, gli occhi ancora spalancati come un bambino alla sua prima visita in un negozio di giocattoli. “La proiezione
olografica del continuum spazio-temporale non era male, ma il modello di Temporizzazione Klatchiana che hanno creato e’ fenomenale! Alla pari con la retrospettiva sulle Teorie Morkiane di Curvatura che vidi sulla Terra anni fa, se non addirittura migliore! Peccato dover andar via cosi’ presto…”
“Gia’”, bofonchio’ Rumar. “Sei ore sicuramente non sono bastate a saziare la sua fame di sapere, Capo.”
Un perplesso Shilakru’ si giro’. Tania Berger, abituata alle stranezze del Capo Ingegnere, scrollo’ le spalle. I piedi le facevano troppo male per fare commenti.
*** Nello stesso istante, cento metri indietro ***
Apparentemente seguendo la processione di turista lungo il viale, la figura approfitto’ di un vuoto nella folla per portarsi alle spalle della donna.
Dal borsello turistico estrasse furtivamente un oggetto.
“Mamma, me lo compri?” disse una bambina alla sua destra.
Una voce annoiata rispose. “Hai gia’ avuto il tuo regalo settimanale, puo’ bastare!”
La figura mise l’oggetto contro le spalle della donna e premette un pulsante.
La donna sentí un breve momento di dolore e si giro’. Vide il volto dell’aggressore e capi’ immediatamente, lo sguardo pieno di paura, rabbia e odio.
“Ma mamma!...Uffa!…” la bambina si fece petulante, strattonando la manica della madre, che chiaramente non ne poteva piu’.
“Basta!” disse.
La donna approfitto’ di quel momento di distrazione e ficco’ un dito nell’occhio del suo nemico. L’aggressore mugolo’ di dolore, e la donna si dileguo’ velocemente nella folla.
“Possiamo fermarci un attimo?” disse Lisa Marini. “Ho i piedi pronti ad entrare in sciopero.”
Shilakru’ non aspettava altro. “Ma certo!”, disse. “Sentitevi liberi di girare per la zona,ci sono tipici negozi con souvenirs e amenita’ locali.”
Dette uno sguardo al segnatempo che portava al polso. “Per chi volesse continuare il tour, possiamo rivederci qui tra quattro ore per la cena… c’e’ un itinerario di degustazione di prodotti tipici nella citta’ vecchia, sicuramente sara’ di vostro gradimento.”
E a distanza di sicurezza da qualsiasi museo, penso’ tra se’.
“Perfetto. A dopo!” disse Ristea. “Io vado a vedere la marina, qualcuno vuole aggregarsi?”
“No Capo, credo che ci fermeremo qui per un attimo a vedere le bancarelle… dopo esserci seduti un attimo”, disse la Marini.
“Oh. Non pensavo foste cosi’ stanchi. Bene, a piu’ tardi allora!” disse Ristea gioviale, mentre si incamminava di buon passo verso il viale.
“Ma non si stanca mai quell’uomo?” disse Mistral Spini, afflosciandosi su una panchina miracolosamente libera. “Sei ore a marciare attraverso quel noiosissimo museo e non ha ancora perso la voglia di vivere!”
“Non so, io ero troppo occupato a sentire la mia barba crescere”, disse Rumar mentre si sgranchiva la schiena.
“E’ sempre cosi’”, fece Tania Berger, seguendo l’esempio della Spini e sedendosi al suo fianco. “Ha la predisposizione e l’energia di un bambino con deficit attentivi.
L’unico modo di fermarlo e’ affidargli la console in Sala Macchine. Dopodiche’ diventa semi-catatonico”, disse la giovane ufficiale.
“La prossima volta porti un anestetico, doc. Non si sa mai quando il prossimo museo apparira’!”
“La colpa e’ sua, comandante”, disse Mistral. “Chi ha insistito per la visita al dannato museo?”
“E chi immaginava tanta resilienza?”, rispose Krell, appoggiandosi al fianco della panchina, guardando distrattamente la folla.
“Il punto e’ che dovremmo organizzare tipi diversi di… attento!” disse la dottoressa.
Rumar si senti’ sballottato per un attimo. Caracollando lentamente, la vecchia signora gli si era appoggiata contro.
“Signora? Ma che…?”
La donna stava lentamente perdendo le forze. Gli afferro’ la spalla per sorreggersi, boccheggiando, cercando di parlare.
“Himika”, sussurro’ nell’oreccio di Rumar. “Himika. Siete della Flotta Stellare, vero? Aiutatela. Non dite niente a nessuno!”
“Ma… cosa?...” disse Krell.
Con le poche forze che le rimanevano, la donna estrasse febbrilmente la mano dalla tasca, apri’ la mano del comandante, vi mise l’oggetto che aveva cosi’ strenuamente difeso e la richiuse.
“Proteggilo! Dallo solo a Himika… aiutatela… prometti!”
Gli occhi si stavano lentamente velando, ed era a malapena cosciente degli altri membri del gruppo che le si fecero intorno, sorreggendola. La mano strinse piu’ forte il braccio di Rumar.
“Prometti!” disse tra i denti, mentre Mistral Spini tirava fuori rapidamente il suo tricorder e una pistola hypospray dalla borsa che portava sempre con se’.
“Stendetela qui!”, disse la dottoressa mentre velocemente infilava un farmaco nella pistola. Lisa Marini e un guardiamarina accomodarono la donna sulla panchina,
che non lasciava la manica di Rumar. Il suo sguardo era fisso negli occhi di Krell. La presa della mano si faceva piu’ debole.
“Prometti!” ripete’, piu’ flebilmente, ignorando l’iniezione che le veniva somministrata dalla Spini.
“Io… prometto”, disse Rumar, confuso e preoccupato.
Come se fosse l’ultima cosa che la tenesse allacciata alla vita, la povera vecchia si rilasso’ e chiuse gli occhi.
Si accascio’ lentamente sulla panchina, tra le braccia della dottoressa.
“Non c’e’ niente da fare”, disse sommessamente Mistral, scansionando la donna con il tricorder. “E’ morta.”
Rumar non sapeva che pensare. Era confuso e triste, come ogni volta che incontrava la morte cosi’ da vicino. E ogni volta era una volta di troppo.
Finalmente apri’ la mano. Un piccolo monile dorato brillo’ nella luce del tramonto athariano.
A pochi metri di distanza, mimetizzata da una bacheca di una bottega di artigianato locale, una figura discreta bisbiglio’ qualcosa e si allontano’.
Indice
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=/\= Lt.Cmdr. Dorian Z. Ristea =/\=
Chief Engineer Officer
USS Wayfarer - NCC 62925
gnacci@yahoo.com / ICQ 17647881
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