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EFFETTO DELTA - PARTE II di Aristide Gorizia
10 novembre 2003

    Diario personale del capitano

    Ci sono sempre momenti in cui ho l'impressione di sprecare il tempo e risorse della nave. Tre settimane passate a catalogare anomalie spaziali in una zona remota del quadrante, possono essere piuttosto stressanti anche a bordo di un vascello come la Unicorn.

    Non credo di aver passato tanto tempo nei ponti ologrammi come in quest'ultimo mese. Ed ho imparato una cosa che non mi aspettavo: Anche i programmi virtuali hanno un limite. Tanto che ieri ho autorizzato una festa non programmata per il congedo limitato del guardiamarina Quo'lok. Non che accada spesso, ma ho avuto l'impressione che l'equipaggio avesse bisogno di distrarsi. Da qualche giorno, il nervosismo impera sui ponti ed il consigliere Lamarc mi ha consigliato di autorizzare la festa e cosa più importante...di non parteciparvi...

    Mi chiedo se non ho fatto un errore a scapito della disciplina...

    Fine registrazione


    I turni mattutini, se non in caso di allarme, sono sempre i più animati della giornata ma all'arrivo del capitano Knight, in plancia si trovavano solo sei persone. Knight ebbe l'impressione che la sua preoccupazione sull'indebolimento della disciplina, avesse delle fondate ragioni.
    "Siamo un po' carenti di organico, vero?" Chiese al suo primo ufficiale dando un occhiata sconsolata alla plancia.
    "Visto com'è finita ieri la festa al COMET, mi sono tenuto un pò elastico stamattina sull'inizio del turno. Signore."
    Rispose il comandante Quill Voorr.
    "Ma ovviamente non potevo tenere il turno di notte più del necessario." Voorr prese il datapad e vi richiamò l'elenco del personale di turno "tutte le zone chiavi della nave sono coperte, signore. Al minimo ma coperte. Ho lasciato andare solo il personale di plancia perchè..." "Perchè ovviamente, la plancia è sempre l'ultima in ordine di importanza."

    Voorr alzò le spalle. In effetti fin quanto c'era lui, un timoniere ed un navigatore, la nave era in grado di badare a se stessa. Knight si chiese per quale motivo era salito in plancia. Ah, già; la Poltrona. Quella con la "P" maiuscola.
    Da sola dava senso a tutta la sua giornata e non poteva ignorarla.

    Comunque..."Diamo al resto dell'equipaggio un ora prima di richiamarlo al dovere." Disse Knight sistemandosi irritato sulla poltrona centrale.
    "poi cominciano a fioccare le note di demerito."
    Voorr fece un sorriso cattivo. "Pensavo di cominciare a richiamare il personale tra venticinque minuti al massimo. Signore." Knight gli lanciò uno sguardo stupito.
    "Specie quelli che erano tra i più...attivi ieri alla festa."

    "Lei è piuttosto maligno, lo sa vero?" "Signore, la disciplina a bordo è..." "So come deve essere la disciplina a bordo di una nave. Grazie. In fondo la colpa è mia visto che ho dato l'autorizzazione per la festa di ieri sera, non posso comportarmi ipocritamente e non pensare che qualcuno possa ancora risentirne gli effetti stamattina. Anche se dietro suggerimento del consigliere Lamarc, sono io che ho firmato l'autorizzazione. Anche se non mi aspettavo tutto l'agitazione che poi ne è scaturita."

    "Lei ha..."
    "piuttosto difficile da ignorare, visto che i miei alloggi stanno proprio sopra al CometBar. Mi è stato praticamente impossibile ignorare il fracasso. Sono dovuto ricorre ai rimedi estremi."

    Voorr inarcò un sopraciglio come solo i primi ufficiali parevano saper fare.

    "Tappi Quill, semplici, classici ed antichissimi tappi per le orecchie. Poi ho dormito come un bambino."
    Vorr si permise un altro sorriso e tornò al suo lavoro.

    "Comunque..." continuò il capitano più a se stesso che al suo primo ufficiale Non mi posso permettere il ponte così sguarnito."
    "Comincio a richiamare i capi settori, signore."
    "No. Lo faccio io. Così almeno do un senso alla mia giornata. Lei continui col suo lavoro."

    Knight richiamò l'elenco del personale di turno sul monitor sul bracciolo della poltrona e fece la prima chiamata.

    "Knight a Newport: A rapporto in plancia prego."

    Dopo cinque secondi di mancata risposta, i due ufficiali di plancia, si scambiarono uno sguardo d'intesa. Certe chiacchiere su tenente Newport a volte si rivelavano fondate.
    Knight digitò nuovamente il comunicatore.

    "Capitano Knight a tenente Newport. Prego risponda" Disse paziente Knight. Il capitano attese altri pochi secondi prima di passare ad altri sistemi.
    "Computer, localizzare il tenen..."

    Fu interrotto dalla voce rauca capo ingegnere.

    "Qui Newport, signore. mi scusi per il ritardo."
    "Dormiva signor Newport?" Chiese divertito i capitano.
    "Non proprio signore. Ho avuto delle...difficoltà a trovare il comunicatore."
    Knight fece finta di crederci. Dalla voce che passava attraverso l'altoparlante, le condizioni del tenente Newport non parevano essere delle migliori e da alcuni rumori di fondo, intuì che non era solo. Più che altro gli parve di captare delle imprecazioni in un dialetto remoto dello standard federale.
    Knight decise di essere indulgente.

    "Capisco signor Newport. Le do dieci minuti per presentarsi in plancia. Dopo che..." Newport non lo lasciò finire.
    "Arrivo subito Capitano!" e detto questo chiuse la comunicazione.

    Bene, si disse Knight. Questa è fatta. Ora passiamo a....

    *****************************

    Dopo venti minuti, la plancia riguadagnò l'aspetto che si meritava. Knight sentì che anche il resto della nave era tornato all'efficienza di sempre.

    Tutto questo, nonostante alcuni membri dell'equipaggio risentissero ancora dei festeggiamenti della sera precedente. Perfino alcuni extraumani, che generalmente non risentivano degli effetti nefasti delle bevande come gli umani, mostravano un colorito che era insolito per la loro specie.

    Per un attimo Knight sospettò che qualcuno avesse trafficato con i replicatori del CometBar ma scartò subito il pensiero. Era invece più che logico invece, che le razioni di bordo extra-replicatore fossero più fornite di quanto ci si aspetti o di quanto prevedesse il regolamento della flotta.

    Da sempre, qualunque marinaio, astronauta o viaggiatore di professione che si rispettasse, portava con se almeno un ricordo alimentare della propria patria. In genere una bevanda. una bottiglia o almeno una fiaschetta del proprio veleno preferito.

    Alcune razze erano addirittura allergiche alle razioni del replicatore e richiedevano speciali addizioni alla propria dieta che certamente non potevano essere fornite sempre dal replicatore. Nonostante tutti i miracoli che quell'apparecchio era in grado di fare.

    Senza contare poi che specie tra gli umani, un brindisi in occasioni speciali, fatto con un prodotto della propria terra e non con uno sterile facsimile, aiutava a mantenere alto il morale nelle missioni più lunghe. Non potendo quasi mai riuscire a tornare a casa per le ricorrenze più importanti.

    Era una regola non scritta che chiunque con almeno sei mesi di carriera nella flotta imparava. E rispettava. Anche se ci si professava astemi.

    Cavolo, perfino lui teneva in cabina tre bottiglie di vino ed una di Brandy. Solo per uso rappresentativo, ovviamente.

    Il resto della mattina andò come previsto o nel caso di Knight, come temuto: noiosa routine.

    Non ebbe neanche il sollievo di conoscere gli ultimi pettegolezzi sulla serata precedente. Per tradizione, sotto il suo comando, e per quanto ne sapeva, su tutte le navi della flotta, i pettegolezzi si fermavano sulle porte dei turboscensori. E visto che per abitudine, usava sbrigare il lavoro d'ufficio nel pomeriggio, non gli restava che emettere qualche sbuffo di insofferenza di tanto in tanto.

    Avrebbe potuto fare un giro per la nave, ma non gli piaceva lasciare la plancia quanto non fosse necessario. Non si sapeva mai quando qualcosa poteva succedere o quanto fosse indispensabile per lui essere in plancia.
    E poi non era bene che l'equipaggio vedesse un capitano che non sapeva che fare di se stesso.

    Avrebbe dovuto attendere l'ora di pranzo per rompere la routine e sapere quello che era avvenuto alla festa, visto che aveva un appuntamento col consigliere Lamarc, dove oltre a fargli un resoconto sul morale della "truppa" certamente lo avrebbe messo a conoscenza degli ultimi avvenimenti più o meno piccanti della nave. Conservando ovviamente il segreto professionale. Ovviamente.

    Chiunque abbia detto che il lavoro di capitano era tutta azione ed avventura, non aveva mai passato settimane a catalogare anomali spaziali o avuto un equipaggio tanto efficiente quanto il suo. Certo, ne era orgoglioso e soddisfatto ma a volte...a volte desiderava aver qualcosa da fare in più che dare solo ordini e indicare direttive.

    Knight si chiese se anche gli altri capitano passavano lo stesso sconforto quando non affrontavano situazioni di vita o di morte.

    Un improvviso quanto mai caratteristico "Ping" lo riportò a terra dai suoi pensieri funesti.
    "Un altro?" chiese al suo primo ufficiale.
    "Si" annuì Voorr.
    Knight si alzò dalla poltrona ringraziando gli dei per quest'apprezzata distrazione. I sensori a lungo raggio avevano rilevato un altra anomali spaziale. Non era molto, ma visto che anche dal comando di flotta non arrivava nulla, tutto era ben accetto.

    "A quanto siamo fin ora?" chiese al suo ufficiale.
    "Quarantasette, solo in questa settimana."Rispose concentrato sugli strumenti l'ufficiale scientifico.
    "ancora tre e potremo ufficialmente dichiarare che l'unica anomalia spaziale di questo settore, sarebbe un parsec privo ci anomalie spaziali"
    Knight sorrise alla battuta del tenente Newport. Battute che ovviamente non fu capita dall'ufficiale scentifico.

    Voorr scrollò le spalle. "Non è una cosa tanto strana. All'interno dell'ammasso di Corsair ci sono tali e tante punti di trazione gravitazionali da rendere questo record piuttosto risibile."

    Knight intervenne più che altro per fare conversazione.
    "Lo ricordo. Quando ero tenente dovemmo passarci per non ricordo quale missione e fu una fortuna uscirne con la nave ancora intatta."
    Poi si interesso' all'ultima scoperta.
    "Comunque, a che distanza si trova?"
    "Tre parsec verso il centro del sistema stellare." Rispose Voorr. "Ho già stabilito le coordinate stellari e...a quanto pare nel suo insieme, ha una sua caratterisitca peculiare."

    "Ovvero?"
    "Non è una anomalia di tipo gravitazionale, capitano. Ma di tipo Magnetico." Newport intervenne consultando il proprio monitor.
    "È all'estremità di un campo asteroidale. Potrebbe essere la massa compatta e ferrosa del nucleo di un pianeta disintegrato."
    "Ne dubito" dissentì Voorr. "Il gradiente magnetico è troppo elevato per essere il nucleo di un pianeta."

    "Ovvero?" chiese incuriosito il capitano
    "Bhè capitano, visto che siamo riusciti a individuarlo a questa distanza, direi che l'intensità è troppo alta per essere normale."
    "Il nucleo di una stella morta, forse" chiese Newport. Voorr scrollò ancora le spalle. "Troppo vicina alla stella del sistema. Anche per essere un sistema binario."

    Knight cominciò ad intravedere un barlume di speranza.
    "Bene, signori. Suppongo che si impone un sopraluogo, no?"
    "Potremo essere sul posto in tre ore, signore."
    Knight controllò l'ora e poi diede il suo assenso cercando di non apparire troppo compiaciuto.
    "Bene, l'ordine è dato e visto che è quasi ora di pranzo, ora vado a mangiare e vi lascio la responsabilità (Knight sperò solo nominale) di portare la Unicorn a destinazione. Ci vediamo alle ore quindici."

    Newport emise un silenzioso lamento per la prospettiva di mancare anche il pranzo oltre che la colazione mentre Quill Voorr si avvicinava alla postazione di navigazione per dare le direttive necessarie.

    Knight invece entrò nel turboascensore, diretto al CometBar, sorridendo al pensiero di una probabile nuova distrazione che lo allontanasse dai, a volte tediosi, doveri di capitano. Si prefisse di avvertire il consigliere Lamarc che il loro appuntamento per pranzo era spostato al CometBar dove nell'attesa avrebbe potuto carpire qualche indiscrezione sulla festa della sera precedente dal gestore della sala, con la scusa di volersi sincerare delle condizioni della sala stessa.



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