Home Home
 
 
 
 
 
 
USS HOPE - MISSIONE 15 RSS USS HOPE - Missione 15

15.03 "Decisioni fatali"

di Lon Basta, Pubblicato il 19-10-2020

USS Hope - Alloggio di Lon Basta
D.T. 08/09/2400 - Ore 10:20


Lon si massaggiò il costato in corrispondenza a dove si era trovata una delle ferite più gravi. Non ce ne era più traccia, la sua pelle era immacolata come se non fosse successo nulla. Corrugando la fronte sollevò il braccio sinistro e studiò il bicipite laddove una volta c'era la vecchia cicatrice lasciatagli come ricordo dello zio. Non aveva mai voluto farla togliere per non dimenticarsi quello che la paura e la paranoia possono fare ad un uomo. Ora non c'era più. Uno dei colpi gli aveva squarciato il braccio e Melanne nel curarlo aveva fatto sparire tutto. Le sue dita toccarono l'esatto punto dove si era trovata la cicatrice, era ancora lì anche se non poteva vederla, non gli serviva un segno per ricordarla.
In quel momento suonarono con insistenza alla porta e, chiedendosi cosa mai Luna volesse da lui ordinò al computer di aprirla.
La pilota fece il suo ingresso nell'alloggio mentre lui usciva dalla sua camera infilandosi la maglia di ordinanza. Un fischio di ammirazione accompagnò il suo movimento e, quando Lon le lanciò un'occhiata ironica Luna sorrise.
"Che c'è? Anche se non rientri nei miei interessi non significa che io non sappia ammirare un bel corpo quando lo vedo, o un bel torso, dei muscoli, quella roba li insomma." Commentò lasciandosi cadere sul divano appoggiando i piedi sul tavolino.
"Vuoi qualcosa da bere?" Le chiese Lon dirigendosi verso il replicatore senza commentare, volutamente ignorando le fiamme rosse della curiosità che il timoniere emanava pur ostentando indifferenza.
"No," rispose lei, "dov'è Melanne?"
Lon si fermò di botto e si girò verso di lei con un sorriso. "Perché pensi sia qui?"
"Dove dovrebbe essere altrimenti?"
"Non qui," rispose il betazoide tornando verso il divano.
"Dooveee è Melanneee?" Gli chiese nuovamente Luna piegando la testa di lato per guardarlo dal basso in alto.
"Non sono affari tuoi," le rispose Lon portando le mani ai fianchi, al che Luna si accigliò.
"Non mi dire che ancora..."
"Non sono affari tuoi," ripeté Lon.
"Non ci posso credere!" Esplose lei alzandosi dal divano, "dopo tutto quello che ho fatto per voi ancora siete a questo punto?"
"Non. Sono. Affari. Tuoi." Le rispose Lon a denti stretti fermo a pochi centimetri da lei.
"Lo sono eccome! Ci sono delle scommesse in ballo!"
"Ahhhh..."
"Ho detto scommesse?" Luna arretrò di un passo. "Ahah! Ovviamente scherzavo! Ci manca solo che qualcuno, come Rodriguez, organizzi delle scommesse su di voi e che qualcun altro come me, Ferris, Caytlin ci partecipasse! Ah! Non diciamo idiozie!"
Restando con le mani sui fianchi, Lon rimase a fissare la ritirata di Luna verso la porta.
"E comunque, anche se si fossero delle scommesse, cosa che non è assolutamente vera, e io avessi scommesso, ipoteticamente sia chiaro," esclamò Luna raggiungendo la porta, "sarebbe tuo dovere farmi vincere! E," alzò la voce in direzione della camera, "se Melanne davvero non è qui, ne sarei davvero davvero delusa!"
Lon rimase a guardare la porta chiudersi alle spalle della donna per poi portare lo sguardo verso la camera da letto. Lentamente, tornando a sfilarsi la maglia, tornò sui suoi passi fino a fermarsi sulla soglia. "Sarebbe davvero davvero delusa," commentò.
"Mmmmmm..." rispose Melanne girando la testa a guardarlo. Il lenzuolo ne copriva parte del corpo lasciando la schiena scoperta.
"Per quanto continueremo a deluderla?" Le chiese lui avvicinandosi lentamente al letto e iniziando a tirare via il lenzuolo.
"Fino a quando non passerà il numero di giorni necessario a farmi vincere la scommessa."
"Mmmmm..." Le rispose Basta chinandosi su di lei.



USS Hope - Alloggio di Xyr
D.T. 08/09/2400 - Contemporaneamente


Il comandante Xyr del clan Clos chiuse la conversazione con un sospiro pesante e si massaggiò le tempie. Le chiamate della sua famiglia ultimamente erano diventate intollerabili.
Si alzò dalla scrivania per ordinare da bere al replicatore e, mentre osservava il bicchiere materializzarsi la mente le tornò, per l'ennesima volta a suo cugino: quello di cui non si deve parlare, che non esiste. Xyr era perfettamente consapevole di essere stata lei stessa a favorire questo comportamento sulla Hope, rifugiandosi dietro la sua maschera di perfezione e professionalità. Aveva liquidato i tentativi di Caytlin di parlarne con una stretta delle spalle ed il commento di non essergli mai stata particolarmente vicina. Allo stesso modo si comportava la sua famiglia. Questo comportamento, suo e loro, era intollerabile.
Era vero che lei e Aser non erano mai stati molto legati, anzi, a mala pena si frequentavano, ma era pur sempre uno di loro e se era arrivato a fare quello che aveva fatto la colpa non era solo sua. Il fallimento era di tutti, compresa lei.
Prese il bicchiere e bevve a lunghi sorsi il liquido gelato. Certe volte pensava che di essere di ghiaccio come quella bevanda. Altre... Tirò il bicchiere contro il muro.
Altre era come i pezzi del bicchiere, in frantumi e senza colla per rimetterli assieme.



USS Hope - Ponte 6, corridoio
D.T. 08/09/2400 - Contemporaneamente


Edison Ray Tucci stava osservando lo spazio dall'oblò del suo alloggio. Gli mancavano le strisce provocate dalla stelle mentre la nave si muoveva a curvatura. Gli piaceva immaginare le stelle che stavano superando e le vite che le abitavano senza rendersi conto di quante astronavi passassero nei loro sistemi. Quante popolazioni vivevano nell'ignoranza di un universo più grande del loro cielo? Non si poneva spesso questa domanda, ma ogni tanto si, quando aveva tempo da perdere. Ora, a dieci minuti dall'inizio del suo turno, il tempo esatto per raggiungere il suo ufficio, il suo cammino fu interrotto da una musica che aveva la perfezione dei suoi calcoli matematici.
Si fermò.
Si girò in direzione del ponte ologrammi che aveva appena superato e tornò indietro di qualche passo mentre la sua mente percorreva tutte le scale delle note che l'arpa stava emettendo abbinandole in un'unica grande armonia. Le porte erano aperte, ovviamente, altrimenti non avrebbe mai sentito quel suono così perfetto e all'interno una vulcaniana muoveva agile le dita sulle corde con una perfezione che quasi lo commosse. Tucci non era solito esprimere i suoi sentimenti, erano troppo complicati per lui, questo non voleva dire però che non li provasse. E quel suo, così armonioso nella sua perfezione matematica provocò in lui una fortissima emozione.
Sopraffatto si sedette e rimase ad ascoltare.



Denobula - Loxt, Belasw Rot, Albergo
D.T. 08/09/2400 - Ore 16:15


Rest e suo padre Retok fecero il loro ingresso nella hall del grande albergo, si fermarono per qualche secondo per guardarsi attorno e poi con decisione si diressero verso la zona bar.
Il padre aveva insistito per tornare sul pianeta personalmente per incontrare il responsabile dei concerti della moglie su Denobula in modo da annullare le future esibizioni. Alle obiezioni di Bueller che non riteneva saggio tornare sul pianeta così presto, aveva risposto che la polizia di denobula era perfettamente in grado di garantire la sua sicurezza trattandosi di uomini esperti che facevano quel mestiere da anni. La sottile offesa era stata recepita dal capitano Bueller semplicemente con un sorriso tirato, sorprendente autocontrollo da parte del giovane, e senza aggiungere altro aveva ordinato di avvisare l'ispettore Uzaki delle intenzioni del vulcaniano.
Rest, considerando le probabilità che effettivamente potesse scattare una sorta di trappola superiori alla sicurezza del padre che la polizia denobulana riuscisse efficacemente a proteggerlo, aveva tuttavia dichiarato che l'avrebbe accompagnato.
Bueller si era sentito più tranquillo all'idea che il suo ufficiale tattico accompagnasse Retok sul pianeta, ma continuava a provare una fastidiosa sensazione di disagio. Per questo aveva ordinato di tenere d'occhio la zona dell'albergo e sedeva in plancia in attesa di un imminente disastro.
La zona adibita a bar dell'albergo era tranquilla a quell'ora del mattino e Rest e Retok non ebbero difficoltà ad individuare il denobulano che dovevano incontrare.
"Signori è davvero un piacere per me conoscervi," esordì Dofran, "ho portato con me il programma dei concerti di sua moglie," disse a Retok mentre questi si sedeva, "viste le circostanze non vedo alcun problema ad annullare le date più vicine. Pensa che riuscirà invece ad onorare le altre?"
"No," rispose suo padre mentre Rest si portava alle sue spalle. Aveva già notato la scorta che l'ispettore Uzaki aveva messo a loro disposizione, ma attribuiva il fatto semplicemente al suo addestramento. Dubitava che altri si sarebbero accorti della loro presenza e questo a lui andava benissimo. Era convinto che chiunque ce l'avesse con suo padre ci avrebbe riprovato ed era più probabile che la cosa avvenisse su Denobula che su Majus IV. Come aveva già fatto osservare suo padre, la probabilità che sarebbero riusciti nel loro tentativo non era alta considerata la presenza delle forze dell'ordine, ma nella sua esperienza anche le percentuali più basse non andavano sottovalutate.
"Oh," esclamò deluso Dofran, "sono veramente dispiaciuto, molti aspettavano con ansia di poter sentire sua moglie suonare. Capisco comunque la prudenza, non c'è alcun problema, mi metterò in moto immediatamente."
Retok annuì per poi alzarsi e guardare suo figlio. "Ora possiamo tornare a bordo," gli disse e dal suo tono di voce era evidente che le preoccupazioni di Bueller, e dello stesso Rest, si erano dimostrate inutili.
Fu in quel momento che un grido strozzato alle spalle dell'ufficiale tattico lo spinse a voltarsi. Dalla porta d'ingresso della sala in cui si trovavano uno degli uomini dell'ispettore Uzaki indicava freneticamente verso l'alto. Entrambi i vulcaniani sollevarono lo sguardo verso la vetrata che copriva l'intera sala mentre questa esplodeva in mille pezzi.
Istintivamente Rest spinse via il padre per allontanarlo dalla cascata di vetro che proveniva dall'alto. Colto di sorpresa Retok cadde a terra scivolando sul pavimento lucido e quando si girò a guardare verso il figlio lo vide lottare con due uomini che l'avevano afferrato per le braccia e lo tiravano verso l'alto, tirati da corde di metallo. Uno di loro estrasse un'arma e gli sparò direttamente in volto. Rest si accasciò inerme e, mentre i poliziotti si lanciavano verso di loro, Retok assistette alla scomparsa del figlio nel cielo di denobula.