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USS HOPE - MISSIONE 09 RSS USS HOPE - Missione 09

09.04 " Dentro di me "

di Ferris Bueller, Pubblicato il 08-01-2018

Pianeta Demone - Camera di Xyr, 06/11/2396 ore 10:28


"E' tutta colpa tua!" le gridò in faccia Ferris. Il suo voltò era orribilmente bruciato. Un'orbita era vuota, l'occhio esploso a causa del calore. Quel suo sorriso affascinante, ma al contempo irritante era ridotto in frantumi.
"Dovevate andarvene! Secondo il regolamento, in caso di superiorità del nemico..." tentò di difendersi Xyr con voce debole.
"Regolamento? Certo! Tu ci avresti abbandonati pur di rispettare il regolamento! Noi stupidi abbiamo fatto di tutto per tentare di salvarti. E ora siamo morti!" il volto di Ferris si fece ancora più vicino, la sua bocca sembrava innaturalmente grande, il sangue colava ovunque "MORTI!"

Xyr si svegliò madida di sudore. Un urlo di angoscia sulle labbra pronto a uscire. Respirava a fatica, il cuore sembrava voler esplodere. Tornò ad accasciarsi sui cuscini cercando senza molto successo di trattenere le lacrime.
Nessuna regola sembrava darle conforto in questo momento. Non c'era niente che le impedisse di cadere nello sconforto e nella follia. Centocinquanta persone trasformate in pulviscolo spaziale. Centocinquanta uomini del suo equipaggio. Centocinquanta anime... No, non solo semplici membri dell'equipaggio.
Forme indistinte sembravano fluttuare nella stanza. Rest che la guardava dalla sua postazione tattica come per controllare se avesse bisogno di lui. Basta con quel suo sguardo cupo e al contempo tranquillo. Rodriguez con quel suo sorriso sornione che le faceva sempre sospettare un nuovo problema. Caytlin con quei suoi splendidi capelli color fiamma e la sensualità prorompente. Melanne con la sua bellezza e la sua innocenza e Doohan con quella sua tendenza ad imbarazzarsi di fronte a qualsiasi donna. Ed infine lui, la sua nemesi: Bueller. Avrebbe dato qualsiasi cosa pur di rivederlo ancora una volta. Dirgli che le dispiaceva. Che era stato un'onore lavorare con lui... essere stata al suo fianco.

*Articolo 3 comma 5...*

La voce di Bueller sembrava un sussurro. Xyr si sfregò di nuovo gli occhi, le antenne afflosciate per l'angoscia ebbero un fremito.
"Come?" chiese Xyr. Gli occhi erano spalancati, respirava affannosamente, ad un solo passo dalla pazzia.

*Articolo 3 comma 5 Xyr... smetti di piagnucolare e datti una mossa!*

Se le era immaginate quelle parole? Era così difficile pensare. Articolo 3: "Doveri propri degli ufficiali superiori". Comma 5: "Deve assicurare il rispetto delle norme di sicurezza e salvaguardare l'integrità fisica dei propri sottoposti." Cosa voleva dirle? Integrità fisica? Erano tutti morti! Tutti morti...

"No!" Xyr parve risvegliarsi da un brutto sogno. Le antenne si drizzarono e un brivido le corse lungo la schiena. Non tutti! Luna e Edison erano ancora vivi. Contavano su di lei! Ferris contava su di lei per salvare almeno loro.
Come rinvigorita da un nuovo scopo, la giovane andoriana si alzò di scatto dal letto con gli occhi spiritati che dardeggiavano per la stanza. Per un attimo afferrò la divisa, ma poi ci ripensò. Il nuovo abito di broccato, questa volta di un velluto nero con ricami rosso sangue, le era stato appeso all'armadio durante la notte... quando? Due giorni prima? Quanto era stata in stato confusionale devastata da quello che aveva visto? Lo indossò dopo essersi lavata per nascondere le tracce del pianto e dello sconforto, arrivò persino ad acconciarsi i capelli come aveva visto fare una volta alla sua seconda madre per una festa in ambasciata. Il trucco le risultò più complicato, non era abituata a certe cose.

Quando tutto fu pronto si guardò allo specchio. Certamente il nero le era più consono, la sua pelle blu mal si addiceva al rosso carminio e quale colore migliore per mostrare il proprio lutto verso i compagni uccisi?
Sospirò ancora, una lacrima tentò di nuovo di sgorgare ma la ricacciò indietro con rabbia. Allungò la mano e tirò la cordicella vicino al letto. Uno scampanellio si diffuse fuori dalla stanza.



USS Hope - Sala ologrammi, 06/11/2396 contemporaneamente.


"Sono ancora li dentro?" chiese Caytlin. Basta era appoggiato alla parete antistante l'entrata alla sala ologrammi con gli occhi chiusi.
"Si..." rispose conciso facendo scricchiolare il collo. "Non dormono da settantadue ore ormai. Per Rest non mi preoccuperei normalmente, i vulcaniani possono andare avanti per giorni senza risposo, ma stranamente sembra più stanco di Bueller. Se non fosse impossibile giurerei di leggere in lui rabbia e sconforto."
"Vai a riposare un po' anche tu, mi occuperò io di loro." disse la risiana poggiando una mano sulle braccia conserte del collega.
"Ho dormito un po' alcune ore fa... andrò in plancia a dare il cambio a Rodriguez. Tende a fare cose strane quando è stressato... non vorrei che si vendesse la Hope."

Caytlin ricambiò il pallido sorriso che si era formato sulle labbra di Lon. Un tentativo di umorismo per stemperare la situazione era qualcosa di inconsueto per lui. Lo guardò allontanarsi verso il turbo ascensore e poi ordinò l'apertura della sala ologrammi.

Tre giorni prima, quando la follia di Bueller era iniziata, la sala ologrammi riproduceva una spiaggia californiana con sedie a sdraio, ombrelloni e ragazze in costume rosso che sembravano correre al rallentatore portando sottobraccio un salvagente rosso attaccato tramite una fune alla loro caviglia. Non aveva ben capito chi o cosa rappresentassero ma non ci aveva fatto molto caso. Su una zona riparata da un gazebo, Ferris aveva piazzato delle lavagne di ardesia su cui scriveva con dei gessi colorati. Rest, trascinato in quell'assurda riproduzione, sembrava pronto a spaccare la faccia al suo superiore da un momento all'altro. Se ne stava con le mani strettamente allacciate dietro la schiena.

Il secondo giorno la risiana li aveva trovati sempre nella stessa posizione. L'unica cosa che rimaneva era la spiaggia e il gazebo... le ragazze sparite. Le lavagne si erano moltiplicate e ora li circondavano. I due non parlavano. Bueller continuava a riempire le lavagne con formule matematiche che solo Tucci avrebbe capito. Rest sembrava ancora furioso, ma nel suo sguardo c'era anche una scintilla di interesse.

Oggi era sparita anche la spiaggia e il gazebo. La stanza era buia, le uniche cose illuminate erano le lavagne disposte all'apparenza in modo casuale. La luce proveniva dall'alto ed era puntata su ogni lavagna in modo da essere sempre ben visibile. Questa volta anche Rest era intento a fare calcoli. Scriveva con una furia mal nascosta dalla sua forza di volontà calcando con il gessetto anche se non ce ne era bisogno. Ogni tanto cancellava con rabbia usando la manica della divisa per fare più in fretta. Bueller era uno spettro, l'ombra di se stesso. Nessuno dei due sembrava aver dormito da giorni e forse nemmeno mangiato.

La porta della sala ologrammi si aprì di nuovo e la dottoressa Graahn fece capolino.

"Venga pure dottoressa." Le sorrise Caytlin tendendo la mano.
"Speravo di trovare Lon, volevo controllare le condizioni di Bueller e di Rest, ma senza di lui confesso di aver il timore di avvicinare quest'ultimo. Non è più lui da quando..." Melanne si trattenne dal continuare.
"Non è solo la sparizione dei nostri amici a farlo stare così." La voce della risiana era calda e amichevole "Ha ben altri motivi."
"Cosa intende?"
"Il Pon-Farr..." le due donne si guardarono, Melanne aveva gli occhi spalancati.
"Ma certo! Che stupida sono stata! Era palese: i suoi tracciati bioneurali, i dati fisici tutti sballati! E i suoi scatti emotivi soprattutto... dovevo rendermene conto da sola!"
"Nonostante conosciamo i vulcaniani da così tanto tempo, ci è ancora difficile capire questa loro particolarità e la sparizione di Xyr ha aggravato la situazione. Io ho espressamente chiesto ad ogni membro vulcaniano della Hope quando sarebbe caduto per loro quel momento... e le assicuro che non è stato affatto facile avere una risposta."
"Lo capisco benissimo... e ora che facciamo? So che esistono certe soluzioni per ritardare il Plak Tow, la 'febbre del sangue'. Ma sono solo un pagliativo: meditazione, qualche preparato per ripristinare momentaneamente lo squilibrio neurochimico nei loro cervelli."
"Credo che opterò per il rimedio più semplice." Commentò la consigliera di bordo.
"Ah..." le guance della dottoressa si arrossarono per l'imbarazzo.
"Se vuole partecipare..." le sussurrò languida la risiana guardandola con la coda dell'occhio.
Melanne avvampò come una torcia al plasma.

"CI SONO!" la voce di Ferris era roca per la stanchezza eppure, nonostante lo sfinimento, accennò a qualche passo di danza. "Rest vieni a vedere!"
Il vulcaniano si trascinò con stanchezza verso la lavagna che l'umano indicava e iniziò a fissarla sbattendo le palpebre.

Le due giovani si avvicinarono per vedere. La lavagna era un guazzabuglio di formule matematiche e grafici. Melanne ne riconobbe alcune ma solo marginalmente. C'era di mezzo quantistica, algebra temporale e chissà cos'altro.
"E' difficile ricordarsi che Ferris era uno dei migliori studenti all'accademia..." mormorò Caytlin "Forse solo Xyr e Tucci potrebbero capire tutta questa roba."
"O Rest..." la corresse Melanne vedendo che il vulcaniano sembrava assentire seguendo le diverse formule.
"Cos'è signor Rest?" chiese il consigliere avvicinandosi all'ufficiale tattico.
"Abbiamo calcolato quanto tempo ancora il pianeta sarà presente nella nostra realtà prima di sparire nuovamente e ci sono interessanti notizie. L'evento sarà fra una settimana."
"Quindi abbiamo una settimana per far tornare il pianeta da un'altra dimensione dove si è nascosto prima che sparisca per chissà quanti millenni?" chiese Melanne non troppo entusiasta.
"Riteniamo che il pianeta appaia nella nostra realtà ogni cinquecento anni, naturalmente se le condizioni che lo fanno apparire e sparire sono delle costanti. Questo, insieme ad alcuni dati ricavati dagli strumenti in questi ultimi giorni, ci fanno supporre che la sparizione della nebulosa in un'altra dimensione, sia un evento causato da una tecnologia a noi ancora sconosciuta. Purtroppo senza l'aiuto di Tucci ci abbiamo messo tre giorni... lui probabilmente l'avrebbe calcolato in poche ore."
"Quindi qualcuno ha fatto sparire volontariamente l'intera nebulosa secondo voi?" domandò il consigliere di bordo.
"Certamente. Era logico pensarlo quando le navi si sono rivelate un attacco cybernetico. Qualcuno sul pianeta dispone di una tecnologia ben superiore alla nostra e ritengo che il Comandante Xyr e l'equipaggio della navetta sia adesso in mano sua." rispose Rest la cui voce si era fatta di colpo tagliente.
"Cosa glielo fa pensare?" chiese Caytlin con noncuranza continuando a tenere d'occhio il collega.
"La sparizione e la successiva dimostrazione di forza sono evidentemente state messe in atto per impedirci di salvare i membri dell'away team. Sarebbe bastato far sparire la nebulosa per renderci impossibile trovare i nostri compagni. Inoltre è proprio il tentativo di farci fuggire tramite l'attacco con le navi che mi fa supporre, con una probabilità del 76.3%, che sia possibile riportare il pianeta nella nostra dimensione o aprirci un varco verso di essa. Il reparto scientifico sta appunto lavorando a questa eventualità."

Per Caytlin quelle erano solo speranze, ma non se la sentiva di fare quella affermazione... soprattutto non con Rest in quelle condizioni.
"Bene Capitano, credo che abbia fatto un lavoro incred..." la risiana si voltò trovando Ferris addormentato a terra in posizione fetale. "Credo sia meglio portarlo nel suo alloggio dottoressa."

Melanne sorrise e si avvicinò al giovane. "Su Ferris andiamo a letto." Disse lei dolcemente aiutandolo ad alzarsi.
"Sa dottoressa, era da tanto che volevo farle la stessa proposta." Borbottò lui nel dormiveglia facendola arrossire mentre lo accompagnava verso la sua cabina.

Prima che le porte della sala ologrammi si chiudessero, Melanne guardò indietro. La risiana era di fronte al vulcaniano. I due si guardavano intensamente. Caytlin sollevò la mano destra chiusa a pugno con l'indice e il medio distesi. Rest, dopo un attimo di titubanza, fece altrettanto. Le sue dita si poggiarono sopra quelle della ragazza e poi iniziò ad acarezzarle lentamente.



Pianeta Demone - Segrete, 06/11/2396 ore 11:25


Xyr aveva impiegato molto per convincere il Maestro a farle visitare i suoi compagni. Non solo come tempo, ma soprattutto come amor proprio. Aveva dovuto pregarlo, incensarlo di lodi, promettergli l'aiuto che tanto desiderava. Non le importava, si sarebbe persino messa in ginocchio pur di rivedere i loro volti.
La casa del Maestro, che sembrava a tutti gli effetti un palazzo del XVII secolo terrestre, aveva a quanto pare anche le segrete. L'andoriana scendeva lungo la scala a chiocciola e osservava il passaggio dalla muratura affrescata alla nuda roccia.
Alla fine della scala, un lungo corridoio si perdeva nell'oscurità punteggiata da deboli luci elettriche. La giovane trasalì quando il suo sguardo si posò su quella che sembrava la guardia dei sotterranei. Era un umanoide enorme, sembrava scolpito nella pietra da quanto era massiccio. La pelle color ebano era sporca e butterata. Gli occhi, spalancati e dallo sguardo vacuo, avevano la stessa pupilla verticale rossa immersa in un mare di inchiostro nero. Indubbiamente la stessa razza delle schiave del Maestro.
Passò una mano davanti alla faccia dell'energumeno ma lui non fece una piega. Come se non fosse consapevole della sua presenza.

Xyr raccolse una grossa chiave su una rietranza nella roccia e si avviò lungo il corridoio. Le prime celle erano vuote, ma alla fine del corridoio, prima che curvasse e sparisse di nuovo nell'oscurità, la giovane intravide una forma in una cella. Staccò una delle luci dalla parete, cercando di mantenere attaccati i fili che portavano l'energia, e la usò per illuminare l'interno della cella.

"Xyr, quel vestito ti sta una favola!" La voce di Luna era piena di sofferenza e stanchezza. Il suo volto era macchiato di sangue, ma nonostante questo stava sorridendo. Le braccia erano incatenate alla parete, abbastanza in alto da non permetterle di sedersi a terra. Era vestita con una camicia da notte sporca e strappata molto simile a quella che avevano fornito a lei.

L'andoriana aprì velocemente la cella e stupendo anche se stessa si gettò sulla giovane cubana. Il corpo le tremava mentre nascondeva il volto sulla spalla del timoniere della Hope.

"Ehm... Comandante? Anch'io sono felice di vederla, sopratutto se si stringe a me così, ma forse non è il caso."
"Sono morti... sono tutti morti!" singhiozzò la giovane stringendosi ancora di più a lei.

Luna le appoggiò la guancia sulla testa e ascoltò il racconto di quello che aveva visto. Non fu facile ascoltarla sia perchè Xyr faceva fatica a parlare, sia perchè i racconti degli ultimi momenti della Hope erano terribili anche per lei. Alla fine le due rimasero in silenzio.

"No..." mormorò Luna guardandola.
"Cosa?" chiese l'altra scuotendosi dall'apatia.
"Non sono morti!"
"Ho visto io stessa l'esplosione della nave!"
"Non so dirti come, ma loro sono vivi!" Luna la guardò intensamente "Qualcosa dentro di me dice che tutto questo è sbagliato. Non so come spiegarlo, ma sono certa che stanno bene!"

Xyr abbassò per un attimo lo sguardo, quando lo alzò di nuovo era risoluta "Ha ragione signor Jones, loro sono ancora vivi... lo sento anch'io. Non so come o perchè ma lo so..."
"Bene... e ora che facciamo?" chiese la giovane tornando a sorridere.
"Per il momento non possiamo fare niente, ho a malapena convinto il Maestro a permettermi di vedervi. Come siete finiti qua dentro? E dov'è Tucci?"
"Tucci è nella cella appena dietro l'angolo. Lo sento borbottare ogni tanto, ma è difficile parlare con lui anche in una normale situazione. Io sono arrivata qui perchè ho fatto a pezzi l'abito che mi era stato offerto. Una bella ragazza me l'aveva portato, ma quando mi ha detto a cosa serviva l'ho distrutto... e non l'hanno presa bene. Quando sono stata portata qui, Edison era già nella sua cella."
"Tornerò indietro e vedrò cosa posso fare... intanto andrò a controllare il Signor Tucci per vedere come sta."

Xyr si alzò e raggiunse la porta. Si fermò un attimo e si voltò a guardare la giovane umana.
"Se dirai a qualcuno quello che è successo qui te la farò pagare..." disse lanciandole uno sguardo di fuoco.
"Successo cosa?" rispose l'altra innocentemente.
L'andoriana fece un cenno di assenso e poi richiuse la porta.

Appena girato l'angolo il Primo Ufficiale della Hope trovò quello che cercava. Tucci era chiuso in una cella ben più illuminata e, a differenza di Luna, non era legato. Le pareti della stanza erano state incise con mezzi di fortuna ed era pieno di formule matematiche. Al centro di tutte queste formule c'era il disegno di un macchinario dall'aspetto alieno e complesso.

"Tenente!" esclamò entrando nella cella.
"Buonasera Comandante" le rispose lui senza fare una piega e gettando solo un'occhiata alle sue spalle.
"Cosa sta facendo? Cos'è quella cosa?"
"Il Maestro voleva che io aggiustassi la sua macchina... non che sia rotta, ma sta per rompersi. Gli ho detto che non avrei fatto niente finchè non mi diceva dove eravate, ma non è stato molto collaborativo. Però non riuscivo a togliermi quella macchina dalla testa. Secondo me si può aggiustare... certo devo vederla di persona, questo disegno l'ho fatto a memoria. E i calcoli sono solo teorici..."
"Riprenda fiato Signor Tucci... cos'è quella?!"
"Uh?" lo scienziato la guardò sbattendo le palpebre.
"Tucci... questa... cosa... - scandì Xyr prendendolo per le spalle e voltandolo verso il disegno - che... diavolo... è!"
"Ah! Credo che sia un accumulatore di singolarità gravitazionale. Raccoglie energie dai due buchi neri come una gigantesca turbina..."
"E a cosa serve?"
"A raccogliere energie dai due buchi neri..." ripetè Tucci dopo aver aperto e chiuso la bocca un paio di volte.
"Intendevo per cosa la utilizzano, perchè raccogliere così tanta energia?"
"Ah... beh. Per far funzionare qualcosa che necessita di parecchia energia?" borbottò l'umano confuso per la domanda.
"Lasci perdere... per ora rimanga qua. Cercherò di farla uscire il prima possibile."
"Mi scusi Comandante." Xyr si fermò dopo aver chiuso di nuovo la cella. "Perchè è vestita così?"
"Perchè necessitavo di un qualcosa da indossare." Ribattè lei piccata.
"Ah..."