Non aprite quella nebulosa










USS HOPE

presenta


USS HOPE

Non aprite quella nebulosa

Missione 09






Basato sulla saga di Star Trek di Gene Roddenberry, questa opera amatoriale è il prodotto della USS HOPE,
simulazione appartenente all'universo narrativo del Gioco di Narrazione PBeM


Starfleet Italy

Gli autori/giocatori hanno creato un proprio alter ego narrativo con il quale sono entrati a far parte della squadra
di comando della USS HOPE, quindi a turno hanno scritto i brani di questa avventura fantascientifica,
creando appunto questa opera amatoriale inedita e originale basata su Star Trek.




Questo racconto lungo è un'opera amatoriale che puó essere liberamente
riprodotta, purché integralmente, in ogni sua parte, e non a fini di lucro.



Anno pubblicazione 2018



www.starfleetitaly.it | USS HOPE








Equipaggio

Capitano Tenente Ferris Bueller

Capo Sicurezza Tenente JG Lon Basta

Consigliere Tenente JG Caytlin

Primo Ufficiale Tenente Xyr del Clan Clos

Timoniere Tenente JG Catalunya "Luna" Jones della Casata di Klaa

Tenente
Ferris Bueller
Capitano

Tenente JG
Lon Basta
Capo Sicurezza

Tenente JG
Caytlin
Consigliere

Tenente
Xyr del Clan Clos
Primo Ufficiale

Tenente JG
Catalunya "Luna" Jones della Casata di Klaa
Timoniere

Ufficiale Medico Capo Tenente JG Melanne Graahn

Ufficiale Tattico Capo Tenente JG Rest figlio di Retok

Tenente JG
Melanne Graahn
Ufficiale Medico Capo

Tenente JG
Rest figlio di Retok
Ufficiale Tattico Capo


USS HOPE

Autori

Capitano
Ferris Bueller
Franco Carretti

Capo Sicurezza
Lon Basta
Silvia Brunati

Consigliere
Caytlin
Vanessa nd

Primo Ufficiale
Xyr del Clan Clos
Massimo Gallo

Timoniere
Catalunya "Luna" Jones della Casata di Klaa
Silvia nd

Ufficiale Medico Capo
Melanne Graahn
Maddalena Duci

Ufficiale Tattico Capo
Rest figlio di Retok
Ilenia De Battisti






Sommario


Sinossi
09.00 - Sono solo sciocche superstizioni
09.01 - Ar Akul
09.02 - Stringere un patto o pagarne le conseguenze?
09.03 - Siamo tutti teatranti sul palcoscenico dell'esistenza
09.04 - Dentro di me
09.05 - Soluzioni drastiche
09.06 - Onde d'urto
09.07 - Fratelli
09.08 - Numi e traditori
09.09 - Ultimi spasmi di un mondo che non esiste più

Sinossi

Una misteriosa nebulosa nasconde un altrettanto misterioso pianeta che appare solo in determinate circostanze astronomiche. Nessuno l'ha mai visto, ma Tucci sospetta che la nebulosa stia per mostrare il suo tesoro.



09.00 - Sono solo sciocche superstizioni

Autore: Tenente JG Catalunya "Luna" Jones della Casata di Klaa

USS Hope - Ponte Ologrammi 2 - 30/10/2396, Ore 10:03


"Non sono sicura di volerlo fare..." disse Melanne dall'interfono della sua tuta extraveicolare.
Nella sua risoluzione di affrontare le paure che da sempre la accompagnavano, la giovane dottoressa aveva chiesto a Luna di partecipare a qualcuno dei suoi programmi adrenalinici, convinta che un approccio a "paura crescente" fosse la giusta dose di vaccino, ma ora, dopo aver indossato la tuta EVA, non ne era più tanto certa.
"Stai tranquilla. Questo è il livello cinque del programma. In pratica è solo una passeggiatina..." rispose Luna finendo di controllare la sua tuta "l'importante è che tu segua me."

Luna, Melanne e Basta si trovavano nella precamera di equilibrio. Dopo aver aiutato Melanne a indossare la sua tuta EVA, Luna e Basta stavano finendo i controlli sulle loro.
"In effetti non sarebbe meglio allora cominciare dal livello uno? A proposito quanti livelli sono?" disse Lon infilandosi il casco.
"Ho creato questo programma su più livelli in modalità adattativa sulla base delle mie specifiche biometriche. I livelli partono da uno, che posso fare letteralmente ad occhi chiusi, a venti che è il massimo livello di difficoltà. Comunque ho pensato che un livello cinque potesse essere comunque alla portata di voi neofiti. Io di sicuro mi annoierò..."
"Cosa ci aspetta?" disse Melanne in tono un po' preoccupato
"La situazione è sempre la stessa per tutti i livelli, ma cambiano alcuni parametri. Sostanzialmente si tratta di andare da un punto ad un altro ad alta velocità utilizzando i vettori di spostamento della tuta extraveicolare, ma al livello cinque non è prevista nessuna spinta iniziale, se non quella fornita dai razzi di manovra. I due punti sono due navi nell'orbita di un gigante gassoso con cintura ad anelli, guardatevi pure intorno perché lo spettacolo vale la pena. A questo livello troveremo qualche asteroide della cintura, ma abbastanza grandi e facilmente riconoscibili per l'anticipazione. Il punto di arrivo è una faglia nello scafo della nave bersaglio di circa dieci metri. Inoltre è previsto un piccolo supporto nel controllo traiettoria da parte del computer. Una cosa molto tranquilla"
"Sì... scagliarsi nel vuoto a più di quaranta metri al secondo per andare ad atterrare dopo aver fatto cinque chilometri in due minuti dentro quella che non è neanche una piscina rischiando di essere colpiti da asteroidi grandi come navette è esattamente quello che intendo per tranquillizzante..." disse Melanne ironicamente.
"Esatto! È questo lo spirito! E poi non preoccuparti, l'accelerazione è abbastanza morbida e non c'è alcun contraccolpo per i G" rispose Luna non dando peso all'ironia.
"Se questo è il livello cinque... così per curiosità... il livello venti?" disse Lon finendo di controllare la sua tuta.
"Si viene scagliati da un lancia sonde con accelerazione abbastanza intensa e la velocità ad un certo punto raggiunge ampiamente i cinquecento metri al secondo. Tra una nave e l'altra ci sono quasi cento chilometri e si attraversa per intero una fascia ad alta densità di detriti grandi come bulloni che viaggiano a mille metri al secondo. L'arrivo è attraverso una faglia dello scafo di un metro di diametro senza alcun supporto di traiettoria da parte del computer della tuta che segnala una avaria sin dai primi secondi e volando letteralmente a vista... una figata vero?" disse Luna con una nota di esaltazione
"Un suicidio vorrai dire!"
"Ma che dici! l'ho finito tre volte, questo programma sta perdendo il suo fascino... ho provato a chiedere la disabilitazione dei protocolli di sicurezza, ma mi è stato severamente proibito, uffa. Dai è l'ora di andare o perdiamo il turno."

Lon e Melanne si guardarono per un secondo, poi seguirono la mezzosangue klingon nella camera di equilibrio.
"Pronti? Computer decompressione del portello"
"Decompressione tra dieci secondi" disse la voce fredda del computer
"Non sono sicura di volerlo fare..." ripeté Melanne
Lon le strinse la mano per rassicurarla. Lui sarebbe stato sempre al suo fianco.
"Fidati di me... c'è da divertirsi. Quando abbiamo luce verde accendete i razzi e seguitemi" disse Luna girandosi un attimo per far loro l'occhiolino.



USS Hope - Bar di Prora - 30/10/2396, Ore 18:05


Ferris e Luna si avvicinarono al bancone dopo aver appena smontato dal turno Beta per una piccola pausa di relax.
"Buonasera, cosa vi posso servire?" disse Strauss
"Due birre andoriane, Capitano"
"No no... dietro questo bancone sono solo il vostro barista... Nic andrà benissimo. Le birre saranno subito da voi"

Qualche secondo dopo tornò con due belle birre ghiacciate.
"Ecco qui! Avete visto la dottoressa Graahn oggi?"
"No perché?" disse Bueller.
"L'ho vista prima e sembrava particolarmente su di giri" rispose Strauss.
"Merito mio" disse Luna dopo aver bevuto una abbondante sorsata.
I due la guardarono incuriositi.
"C'era anche Basta..."
I due sgranarono gli occhi.
"Se volevi provare... guarda che io sono sempre disponibile..." disse Ferris indicandosi.
"Ma che scemo... chissà cosa stavate pensando... no, li ho portati sul ponte ologrammi e ho fatto provare loro una delle mie simulazioni adrenaliniche."
"Quella con il paracadute e atterraggio sulla piattaforma nel vulcano in eruzione? Una cosa folle!" disse Ferris.
"No quella ormai mi annoia... Abbiamo provato Volo nel Campo di Asteroidi."
"Non l'ho ancora provato, mi sa" disse Bueller prendendo un'altra sorsata.
"Deve essere particolarmente eccitante perché aveva l'adrenalina che le usciva dagli occhi" disse Strauss.
"Anche io mi sono stupita, dopo la prima volta pensavo che volesse smettere, ma la dottoressa ha voluto provare il livello superiore. Se vuole una volta glielo faccio provare."
"Con vero piacere. Ah domani sera organizzo la festa di Halloween qui per tutto l'equipaggio."
"Ottima idea!"
"Ti ricordi quella che abbiamo fatto il terzo anno?"
"Epica!"
=^=Plancia a Capitano Bueller=^= la voce del primo ufficiale della Hope interruppe i presenti. Ferris portò la mano al commbadge per attivarlo.
"Mi dica Xyr"
=^=Il Tenente Tucci insiste che ci raggiunga in astrometria=^= disse Xyr con una nota di rassegnazione.
"Il mio turno è finito cinque minuti fa, Xyr. Non può occuparsene lei?" disse Bueller guardando con desiderio la sua birra.
=^=È quello che ho detto al tenente Tucci, ma non ha dato alcun cenno di avermi ascoltata.=^=
"Allora arrivo subito... deve essere una cosa importante... spero. Bueller, chiudo."
"Ubi major..." disse Luna facendogli un cenno di saluto guardandolo uscire poi rivolse la sua attenzione ad una giovane guardiamarina dai lineamenti mediorientali e gli occhi da cerbiatta della sezione tecnica che stava leggendo con molta attenzione un dpadd. Prese la sua birra è andò a sedersi al suo tavolo.
"Mi scusi, guardiamarina Satrapi, mi chiedevo se potessi farle un po' di compagnia..."



USS Hope - Astronomia - 30/10/2396, Ore 18:15


"Signor Tucci, cosa c'è di così importante?" disse Bueller entrando.
Xyr stava osservando i movimenti di Tucci che, impegnato in una serie di calcoli astronomici, non si avvide dell'ingresso del Capitano della Hope. Rispose invece Xyr che stava guardando il lavoro dell'ufficiale scientifico.
"Onestamente non ne ho idea, mi ha richiamata qui e l'unica cosa che ho capito è che vorrebbe fare una deviazione di rotta verso una nebulosa, ma dopo avergli detto che non era possibile mi ha chiesto di chiamarla e si è chiuso nei suoi calcoli"
"Xyr deve imparare a trattare con il nostro ufficiale scientifico, è tutta una questione di atteggiamento. Bisogna dirgli le cose nel modo giusto..." Bueller si avvicinò alla consolle e si mise a fianco a Tucci, poi si girò un secondo per fare l'occhiolino a Xyr "...TUCCIII!!!!" urlò improvvisamente nelle orecchie del giovane tenente il quale uscì dalla sua bolla.
"Ah! Capitano, la aspettavo" disse Tucci come se non fosse successo niente.
Xyr sollevò gli occhi al cielo "Se non ha più bisogno di me, Capitano, tornerei in plancia"
"No resti Xyr. Sig. Tucci, qual è il problema?"
"Guardi Capitano! Nessun problema, ma un evento eccezionale! Avevo già da tempo calcolato che sarebbe successo, ma non mi aspettavo di trovarmi così vicino da poterlo vedere di persona"
"Ma di cosa stiamo parlando?"
"Dell'ammasso stellare 4k701, chiamato dagli astronomi Nebulosa del Diavolo"
"Nome abbastanza inquietante..."
"Solo superstizione, Capitano, fu chiamata così per via del colore rosso, delle tempeste di plasma che la attraversano e di due buchi neri che sono stati da molti considerati degli occhi... per quanto pericolose sono solo singolarità quantiche a forma di pozzi gravitazionali..." Tucci digitò qualcosa sulla consolle e l'immagine della nebulosa apparve al centro del grande schermo.
"Beh in effetti fa una certa impressione, soprattutto quella formazione stellare che sembra quasi un ghigno" disse Bueller indicando quello che sembrava veramente il volto di un demone
"E' solo la prospettiva visuale, Capitano"
"Ammetto che sia molto bella da guardare, ma non capisco perché mi ha fatto venire qui"
"Vorrei avvicinarmi per vedere un fenomeno da lungo atteso e che avevo preventivato. Si stanno verificando alcuni mutamenti gravitazionali tali che quello che lei ha individuato come ghigno si aprirà e dovrebbe scoprire un pianeta che i modelli astronomici hanno identificato ma che non è mai stato né visto né registrato sulle mappe perché costantemente circondato da tempeste impenetrabili di plasma"
"Straordinario" disse Xyr avvicinandosi
"Non nego l'interesse scientifico, ma è impossibile. La Hope è attesa alla Base Stellare 51 per rifornimenti urgenti e per prendere a bordo l'Ambasciatore Molbak di Andoria e portarlo alla conferenza di pace su Kesprytt III. L'Ammiraglio Lennox non ci perdonerà alcun ritardo, non è così Comandante?"
"E' esatto Capitano"
"La prego, è un evento unico!"
"Quando inizierà questo fenomeno?"
"Tra circa 28 ore, dalla nostra posizione ce ne vogliono almeno 24 a curvatura 5 per raggiungerla"
"Anche alzando la velocità a curvatura 8 vuol dire perdere almeno un giorno per andare e tornare e almeno tre giorni per la mappatura... sono quattro giorni di ritardo che non ci possiamo permettere"
"Potrei andare con una navetta e vi raggiungerei alla base stellare 51"
"Sarebbe una soluzione accettabile..." disse Bueller pensosamente.
"Grazie Capitano, vado subito a predisporre la navetta con tutta la strumentazione necessaria."

Tucci si fiondò fuori dalla porta lasciando i due ufficiali comandanti a contemplare la nebulosa.
"Suggerisco di inviare anche il Tenente Jones. E' la più preparata ad affrontare quelle tempeste di plasma" disse Xyr osservando i cumuli di pulviscolo spaziale attraversati da lampi di energia rossa.
"Lo stavo pensando, ma sarebbe meglio che si unisse anche lei... sa per controllare che tutto vada per il meglio"
Xyr lo guardò severamente
"Dica la verità... è perché l'ho chiamata nel suo tempo libero?"



Navetta Tipo 10 - 31/10/2396, Ore 19:16


"Non capisco perché non siamo andati con l'Akesh. Il viaggio sarebbe stato più sicuro e veloce rispetto a questa navetta. Ha la stessa manovrabilità di una nave cargo" disse Luna sbuffando ai comandi mentre stavano arrivando in prossimità della Nebulosa del Diavolo e si cominciavano a sentire i primi scossoni provocati dal movimento di questa.
"Primo perché non abbiamo fretta, il rendez-vous con la Hope è tra otto giorni sulla Base Stellare 51, di cui ne useremo solo due di viaggio. Secondo perché nove giorni su una navetta sono sufficientemente scomodi anche senza le brande klingon del suo Akesh e terzo..." Xyr abbassò leggermente il tono della voce "non credo che avrebbe voluto apportare le modifiche alla strumentazione su cui sta lavorando il signor Tucci all'avionica della sua navetta"

Luna si girò a osservare Edison che nel frattempo aveva smontato una delle poltroncine posteriori per installare uno strano macchinario di sua invenzione. Rabbrividì al solo pensiero di vedere una cosa del genere sulla sua splendida navetta.
"Già... immagino che sia stato meglio così. Comunque... siamo arrivati in posizione" disse quindi manovrando la navetta per fermarsi nel punto indicato da Tucci.
"Non ci resta che aspettare... quanto manca Tenente?" disse Xyr
"Direi tra le tre e le quattro ore, ma appena avrò avviato il sensore di micro-oscillazione che ho montato potremmo avere una stima più accurata. Possiamo lanciare una sonda di classe tre? Devo fare una calibrazione dei sensori"
"Si... ecco. Sonda lanciata... Ma poi dovremo stare qui cinque giorni a vedere cosa succede?"
"Se fosse possibile dovremmo avvicinarsi al pianeta fantasma."
"Nome evocativo per un pianeta dentro la Nebulosa del Diavolo nella notte di Halloween. Mia nonna farebbe degli scongiuri"
"Ma che scongiuri e scongiuri... questa è scienza!! Il pianeta non è mai stato visto prima, ma ci deve essere... e noi saremo i primi a vederlo e a registrarlo e non sappiamo neanche per quanto tempo sarà visibile prima che la faglia nella nebulosa si richiuda, potrebbero poi passare secoli o millenni prima che diventi nuovamente visibile!" disse Tucci con veemenza continuando a lavorare sul suo sensore "Ci siamo... fantastico!!!"

Luna e Xyr si alzarono per osservare sullo schermo i dati rilevati.
"Incredibile... guarda il picco energetico" disse Luna cominciando ad appassionarsi
"E questo è niente rispetto a quello che vedremo... tenetevi pronti... sta iniziando prima del previsto"
In effetti quello che Bueller aveva chiamato il ghigno della nebulosa si stava lentamente aprendo rivelando una zona nera priva di materia e al centro di questa apparve un pianeta rosso.
"I dati sono unici, non avevo mai visto niente di simile"
"Classe del pianeta?" disse Xyr
"Dovremmo avvicinarci ed entrare nella bocca del diavolo" disse Luna con tono scherzosamente spaventoso
"E' sicuro Tenente?" disse Xyr per nulla intimorita rivolta a Tucci
"Direi di sì, basta tenersi lontano dal bordo della nebulosa che è carico di plasma"
"Tranquilli ci penso io..."

Nel giro di pochi minuti, pur con non pochi sobbalzi, Luna portò la navetta attraverso l'apertura della nebulosa dentro la zona nera
"Stiamo per entrare nell'orbita del pianeta"
"Sembra un pianeta di classe Y" disse Tucci
"Perfetto, un pianeta Demone, sembra fatto apposta" disse Luna allegramente
"Però ci sono dati che non riesco bene a interpretare... Luna, puoi portarti sul quadrante nord ovest?"
"Sig. Tucci la pregherei di attenersi all'etichetta anche a bordo della navetta. Il timoniere è il Tenente Jones, non Luna" disse Xyr puntigliosamente per poi distrarsi guardando lo schermo "E quello che cosa è?"
"Rilevo una zona terraformata di classe L..." disse Tucci senza alzare la testa dal visore del sensore
"Tenente, intendo... quella cosa..." disse Xyr indicando sullo schermo una struttura ad anello con una guglia verticale altissima che era costruita sulla superficie del pianeta
"Assomiglia ad una nave vulcaniana di classe Sh'ran" disse Luna "come se si fosse conficcata nella roccia"
Improvvisamente la consolle di navigazione della navetta cominciò a lanciare ogni tipo di allarme
"Che succede?" disse Xyr
"Non lo so, i comandi non rispondono... tenetevi forte perché stiamo precipitando!"



USS Hope - Alloggio del Capitano - 31/10/2396, Ore 21:03


Diario Personale del Tenente Ferris Bueller - USS Hope Data Stellare 73833.00
"Abbiamo preso a bordo l'Ambasciatore Molbak. E' molto socievole e alla mano. Dopo tutti i mesi passati con Xyr, tendo a dimenticare che essere puntigliosi e irritanti non è una caratteristica comune tra gli andoriani, ma è unica di quella donna. Non posso negare che mi manca un po'. La festa di halloween di quest'anno sarà un po' meno divertente, anche se Caytlin ha promesso di indossare un costume adeguato all'occasione. Strega sexy sarebbe perfetta..."

=^=Plancia a Capitano Bueller, comunicazione urgente dalla Base 51=^=
Bueller interruppe la registrazione del diario personale e i preparativi per il suo costume di Halloween
"Passate la comunicazione nel mio alloggio"
Si andò a sedere alla sua scrivania e accese lo schermo, apparve il volto del Comandante Vause
"Buona sera Comandante" disse Bueller
"Buonasera a lei Capitano, mi spiace interrompere i suoi preparativi" disse Vause alludendo al costume da vampiro "ma una nave da trasporto tellarita ha intercettato un segnale di SOS proveniente da una vostra navetta nel settore 66.69. la sonda era molto vicina ad una nuvola di plasma e la loro nave non era adeguata a quel tipo di ricerca."
Bueller saltò in piedi "Grazie Comandante, ci attiviamo subito"
Toccò il proprio comunicatore
"Capitano a Ufficiali Superiori. Festa annullata. Riunione in sala tattica. Plancia, Invertire la rotta verso la Nebulosa del Diavolo. Curvatura 9"
*E al diavolo la conferenza di pace*



Pianeta Demone Struttura sconosciuta - 01/11/2396, Ore 00:01


Xyr aprì gli occhi. Un terribile mal di testa la aggredì. Li richiuse. Piano piano il dolore si acquietò e si ritrovò ad aprirli. Si trovava sdraiata su un letto a baldacchino, la stanza era solo parzialmente illuminata da candele a luce calda. L'ambiente poteva solo definirsi barocco e ogni particolare della stanza era drappeggiato di decorazioni in oro. Per prima cosa verificò la propria integrità, nessuna ferita, solo un lieve intontimento sulla testa segno di un colpo preso. Indossava ancora la sua divisa, ma le era stato tolto il commbadge. Alzandosi notò la pesante tenda di broccato che copriva la finestra che dava su un lago di vapori rossi e Xyr realizzò di trovarsi sull'anello esterno della struttura che avevano visto.
Improvvisamente si rese conto dell'assenza dei suoi compagni e per la verità non riusciva a credere di essere ancora viva. Neanche con tutta la sua abilità avrebbe mai potuto eseguire le manovre che la timoniera della Hope aveva tirato fuori dal cappello a cilindro per rendere l'inevitabile schianto meno doloroso, ma in ogni caso la navetta era finita in uno di quei laghi bollenti... impossibile uscirne. A meno che qualcuno non li avesse portati via.

Improvvisamente la porta si aprì con uno scricchiolio sinistro e un rimbombo nella tempesta di plasma sopra la sua testa la fece trasalire per un secondo. Si girò alzando le mani a pugno in difesa.
Una ragazza minuta dalle linee perfette con seni gonfi e sodi che indossava un vestitino con spalline così sottili che sembrava sfidare la legge di gravità entrò nella stanza portando un vestito tra le braccia. Avvicinandosi, Xyr poté notare che gli occhi della ragazza erano interamente neri con una pupilla verticale rossa e aveva denti argentati affilatissimi.
"Benvenuta sulla Paelyrion, Comandante Xyr. Sono Lin, una delle tre ancelle del palazzo. Il Maestro Ar Akul vorrebbe invitarla a cena e vorrebbe che indossasse questo vestito" disse sorridendo con voce gentile.


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09.01 - Ar Akul

Autore: Tenente JG Melanne Graahn

Pianeta Demone, Struttura sconosciuta - 1/11/2396, Ore 00.23


Xyr non ci aveva messo molto ad indossare il vestito che le era stato dato. Non che la prospettiva la facesse impazzire, anzi, si sentiva decisamente a disagio in quell'abito lungo e pesante, dall'ampia scollatura, che le avevano velatamente ordinato di infilarsi. Non si trattava tanto dell'abito in sé, quanto del fatto che chiunque l'avessi 'invitata a cena', questo maestro Ar Akul, o chiunque fosse in realtà, stesse chiaramente giocando con lei un qualche tipo di gioco che non riusciva ancora a comprendere. Lei non era mai stata molto portata per i giochi.

Tuttavia, al momento, non le si prospettavano molte altre scelte. Lin era stata cortese, sorridente né aveva mosso alcuna minaccia, fisica o verbale, a lei o a chiunque altro, ma aveva anche evitata di rispondere a qualunque domanda lei avesse posto su dove si trovavano, chi fossero loro e soprattutto dove si trovassero Luna e Tucci. Si era limitata ad un sorriso e l'aveva pregata di vestirsi con comodo e uscire dalla stanza quando fosse stata pronta. Lin l'avrebbe condotta dal maestro che avrebbe chiarito ogni cosa.

La ragazza non sembrava particolarmente forte, aveva valutato Xtr, nonostante le zanne, e avrebbe probabilmente potuto stenderla con un colpo ben assestato. E poi cosa? Tentare di trovare gli altri e fuggire? Non sapeva nemmeno se la loro navetta fosse sopravvissuta allo schianto. Bueller forse avrebbe rischiato. O forse, aveva pensato depressa, avrebbe corteggiato Lin e si sarebbe goduto la cena. Più probabilmente la seconda. Detestava l'idea di fare quel che avrebbe fatto Bueller ma, escludendo la parte del corteggiamento, attualmente era l'unica strategia possibile.

Così, pur con riluttanza, si era sfilata l'uniforme, si era infilata l'ingombrante abito barocco rosso sangue e aveva aperto la porta.

Lin la attendeva fuori, in piedi accanto alla soglia. Le aveva sorriso di nuovo e l'aveva condotta lungo un corridoio arredato più o meno come la stanza da cui era appena uscita.

Non aveva detto una parola, una specie di inquietante hostess silenziosa e perennemente sorridente. Infine, erano giunte ad una seconda porta. Lin aveva bussato, atteso un istante, quindi aveva aperto il battente e si era fatta da parte.

Xyr era entrata.



USS Hope - Ufficio MCO - Contemporaneamente


Melanne era seduta alla scrivania e fissava il terminale con sguardo lievemente preoccupato. Da quando Bueller aveva annunciato che la loro destinazione non era più la conferenza di pace ma che la navetta con a bordo Xyr, Luna e Tucci aveva inviato un segnale di soccorso e stavano andando a cercarla, aveva fatto qualche ricerca sulla nebulosa in cui presumibilmente erano dispersi. Lei non era un astrofisico e il fenomeno in sé, per quanto affascinante potesse sembrare, non le interessava poi granché. Ma se il loro compagni si erano schiantati o anche solo, si sperava, erano atterrati da qualche parte all'interno di quella cosa, lei avrebbe dovuto essere preparata. E, tanto per iniziare, le interessava sapere a quale genere di radiazioni avrebbero potuto essere soggetti gli occupanti della navetta o i membri di un'eventuale squadra di ricerca.

"Mi mette i brividi, questa cosa..." disse a Basta, senza alzare gli occhi dallo schermo. "E' ridicolo, ma in ogni immagine sembra che ti fissi."

Lon alzò gli occhi dallo schermo del padd che stava leggendo e aggrottò leggermente le sopracciglia, mentre 'ascoltava' il miscuglio di colori, blu, viole e nero, che emanava dalla dottoressa, "E' solo una nebulosa. Non farti suggestionare."

"Lo so che è solo una nebulosa. Ma non mi piace lo stesso."

"Smetti di guardarla!" rispose lui con ovvietà.

Melanne gli rifilò un'occhiataccia. "Se sono atterrati da qualche parte, dovremo scendere a cercarli."

"E questo ti preoccupa?"

"Io sono sempre preoccupata. Ogni volta che scendiamo in missione sono preoccupata. Sono così preoccupata che vorrei vomitare. Tutte le volte. A parte l'ultima, ovviamente."

Lon posò il padd sul divanetto accanto a sé e la osservò per un momento. "Nell'ultima ti hanno sparato..." le ricordò lui.

"Vero," rispose Melanne, facendo spallucce. "Ma è stato diverso." Per un attimo rimase in silenzio, poi riprese. "Non è questo il punto, comunque. Se sono atterrati da qualche parte, ci dovremo preparare ad un ambiente potenzialmente ostile. Mancanza di atmosfera respirabile, radiazioni. Appronterò un protocollo di emergenza, nel caso fossero rimasti esposti per tempi prolungati." commentò, scartabellando tra i padd sulla scrivania.

Basta la osservò per un momento. Non gli piaceva eccessivamente l'idea che Melanne scendesse con la squadra di sbarco. D'altra parte, se ci fosse stato bisogno di un medico, e tutte le evidenze puntavano in quella direzione, lei sarebbe stata la scelta migliore.

"Forse dovremo portare le tute EVA. Anzi, mi sembra altamente raccomandabile."

"Quanto meno, ultimamente con quelle abbiamo fatto pratica." sospirò Lon.

"Altrochè!" rispose lei, con un brillio improvviso di eccitazione negli occhi.



Pianeta Demone, Struttura sconosciuta - Contemporaneamente


La stanza in cui Xyr venne fatta entrare era barocca come il resto dell'arredamento. Si trattava di un ampio salone dal soffitto alto e affrescato. Alla sua destra una fila di alte finestre coperte da pesanti tendaggi, sulla parete di fondo un grande camino al cui interno scoppiettava un fuoco vivace.

Alla sua sinistra una parete piena di specchi e ovunque dorature come se piovessero.

Al centro della stanza campeggiava un enorme tavolo circondato da sedie che sarebbero bastate tranquillamente per una trentina di persone. Era apparecchiato solo per due, ad un'estremità. Xyr fu contemporaneamente sollevata dal fatto di potersi risparmiare il ridicolo siparietto delle conversazioni da un capo all'altro del tavolo e preoccupata dalla vicinanza con il padrone di casa che questo comportava.

Lin non entrò con lei. Nessuna traccia di Tucci, né di Luna.

L'unica presenza nella stanza oltre a Xyr era la creatura seduta a capotavola, di fronte al camino. La stanza, oltre che caldissima, era scarsamente illuminata e con il bagliore delle fiamme alle spalle, non le riusciva per il momento di vedere le fattezze del presunto Maestro Ar Akul.

"Tenente Xyr," disse l'uomo. "Benvenuta. Sono davvero lieto che abbia deciso di unirsi a me per cena. E lasci che le dica quanto le dona quell'abito."

Xyr rimase immobile, piegando leggermente le antenne in avanti. L'accento dell'uomo era liquido, indefinibile. Parlava lo standard della Federazione e lo faceva con proprietà, ma era chiaro come non fosse la sua lingua madre e, come l'accento che lei non riconosceva, ne facesse capolino attraverso le parole. Non stava usando il traduttore universale.

"Come Lin le avrà certamente spiegato, io sono il Maestro Ar Akul. Prego, si accomodi."

L'uomo si alzò, per scostare la sedia accanto alla sua. Era alto e robusto. Dal modo in cui si muoveva sembrava giovane, ma c'era qualcosa di rigido, quasi meccanico, nei suoi movimenti.

Xyr rimase immobile ancora qualche istante poi face qualche passo avanti e si diresse verso quello che ormai era chiaro fosse il suo posto.

"Dove sono i miei uomini?"

"Subito al punto, non è vero?" Ar Akul sembrava quasi compiaciuto. Rimase in piedi accanto alla sedia, in paziente attesa che lei vi prendesse posto. "Scoprirà che ci stiamo prendendo cura di loro e che sono in ottima salute. Ci siamo occupati dei danni che avete riportato nell'incidente. E speriamo che questo ci permetta di instaurare un rapporto di reciproca fiducia."

"Per cosa?" domandò Xyr, avvicinandosi.

"Vede, Tenente. Ci occorre il vostro aiuto."

Xyr aprì bocca per la domanda successiva, ma si bloccò. Nel suo avvicinarsi alla sedia era entrata nel cono di luce che le permetteva finalmente di vedere l'uomo in faccia.

Solo che al posto del suo volto, c'era una maschera completamente bianca.



USS Hope - Plancia - 2/11/2396 - Ore 20.18


Bueller tamburellava con le dita sul bracciolo della poltroncina di comando. Non era per natura una persona paziente e questa attesa lo stava snervando. Erano tornati alla Nebulosa nel minor tempo possibile ma, naturalmente, se alla navetta era accaduto qualcosa di grave, sarebbe stato comunque troppo tardi.

"Rapporto?" domandò per la quindicesima volta dall'inizio dell'ultimo turno, provocando l'innalzamento del sopracciglio vulcaniano di Rest e l'abbassamento delle spalle del timoniere sostituto di Luna. Senza di lei, tra l'altro, la plancia era notevolmente più noiosa.

Si aspettava una nuova ETA dall'ufficiale, quando questi, stupendo evidentemente anche se stesso, annunciò: "Siamo arrivati!" Si schiarì poi la gola. "Ehm, voglio dire... siamo nel raggio visivo delle ultime coordinate conosciute della navetta, Capitano. ETA 11 minuti."

"Sullo schermo," ordinò Bueller, protendendosi in avanti.

Si aspettava l'ormai familiare sagoma della Nebulosa del Diavolo, rossa su sfondo nero, inquietante e ghignante. Invece sullo schermo non c'era più nulla.


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09.02 - Stringere un patto o pagarne le conseguenze?

Autore: Tenente JG Caytlin

Pianeta Demone, Paelyrion - 02/11/2396 - Ore 22.10


Due sere dopo l'iniziale rifiuto da parte di Xyr, l'Andoriana fu mandata nuovamente a chiamare dal Maestro Ar Akul.

Con sua grande sorpresa, non vide più la giovane Lin, che finora l'aveva accompagnata ed assistita.

L'ancella scelta per farle da hostess silenziosa fu una seconda donna: Jie.

Appariva più matura di Lin, nonché più alta, dai lunghi capelli neri, dalla pelle bianco latte e con due corna spioventi verso il basso che le affiancavano gli zigomi.

Emanava una carica sensuale difficilmente ignorabile e l'Andoriana dovette far affidamento ai suoi più profondi regolamenti interiori per rimanere lucida.

Le lunghe unghie rosso porpora e gli strani tatuaggi color aranciato che le ricoprivano gli avambracci erano le uniche note di colore del corpo della donna.

Xyr lo poteva affermare con precisione quasi assoluta, essendo l'abito di Jie praticamente inesistente: una sorta di costume dal reggiseno insufficiente, con la parte inferiore caratterizzata da lacci lunghissimi che arrivavano fino dietro al collo ed una sorta di pietra color rubino leggermente sotto a quello che sarebbe stato l'ombelico umano.

Come Lin, anche Jie presentava seni gonfi e sodi, occhi neri con pupille verticali rosse e denti argentati affilatissimi.

Egualmente poco loquace, le propose, quasi ordinò con una serie di gesti e sorrisi, di indossare un secondo abito barocco: all'interno di un rosso pallido tendente al violetto, con grandi risvolti sulle maniche, ed esteriormente di un broccato nero antracite.

Era più sgraziato, stringente ed inelegante rispetto al precedente, ma in ugual modo di forte impatto visivo, facendo risaltare appieno la bellezza dell'Andoriana.

Uscite dalla camera che rappresentava la sua prigione, Xyr fu condotta da Jie in un percorso fatto di scale di marmo e corridoi lunghissimi affrescati, ricchi di arazzi e tappeti.

Scesero e salirono un'infinità di volte, fino a giungere ad un'enorme salone illuminato fiocamente da decine o centinaia di candele la cui luce calda faceva tremolare le pareti dando loro una sensazione di movimento ed incertezza.

Non si vedeva il soffitto, rimasto in ombra.

Al centro del salone v'era il Maestro Ar Akul.

Rispetto al primo incontro, solo metà del viso era ricoperto dalla maschera bianca. La restante parte era in ombra e sembrava cangiante.

Xyr tentò di aguzzare la vista, ma poté giusto scorgere un'orecchia a punta ed un sopracciglio arcuato e curato all'inverosimile.

L'anfitrione attendeva la sua ospite in un abito da sposo broccato caratterizzato da una giacca in tessuto damascato grigio, una camicia beige con ricamato un drago sul colletto e ai polsi, un foulard di pizzo color avorio, una cintura con finiture dorate ed un bastone nero con pomolo luccicante come un diamante...

"Carissima e meravigliosa Xyr, ben arrivata. Sono assolutamente entusiasta che lei mi abbia fatto il così grande dono di accettare il mio gentile invito ad unirsi a me per osservare il cosmo."

Come per incanto, il soffitto rivelò il suo segreto riempiendosi di stelle, al cui centro stazionava la sagoma inconfondibile di una classe Intrepid, paralizzando Xyr dallo stupore per un lunghissimo istante senza fiato.

"Avevo forse scelta Ar Akul? Perché questa ipocrisia?" esclamò dopo essersi ripresa

"Maestro, mia cara Xyr, sono il Maestro Ar Akul... debbo insegnarle ancora molto prima che possa anche solo pensare di non chiamarmi Maestro..."

"E lei deve apprendere molte cose di me prima anche solamente di concepire di potermi chiamare ancora Xyr. Per lei sono e sarò sempre la facente funzioni di Comandante Xyr del Clan Clos, assegnata alla USS Hope NCC-25512-A della Flotta Stellare della Federazione Unita dei Pianeti e lei mi sta tenendo sua prigioniera. E come me, i miei due colleghi, di cui non ho notizie da giorni ormai."

"E' libera di andare Comandante a raggiungere la sua nave, sempre che riesca ad uscire da questa struttura ed allontanarsi dal pianeta... e ovviamente dalla nebulosa... ha delle ali nascoste in quel bel corpicino azzurro?"

"Non è divertente. Dovrebbe rivedere il suo humor, caro il mio Maestro. Sono prigioniera, giù la maschera Ar Akul."

"Xyr lei è così giovane ed inesperta... fredda e glaciale... rigida e ancorata alle proprie convinzioni... dovrà ancora imparare a sue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerà così tante maschere e così pochi volti."

"Allora mi inizi a mostrare il suo, di volto, di che ha paura? Le maschere la indossano solo gli impostori ed i bugiardi."

"Suvvia mia cara, siamo tutti impostori in questo universo, tutti noi facciamo finta di essere qualcosa che non siamo. Pure lei. Finge di essere una Comandante quando è poco più di una Tenente."

"Lei come...?"

"Faccio a saperlo? Ogni falsità è una maschera, e per quanto la maschera sia ben fatta, si arriva sempre, con un po' di attenzione, a distinguerla dal volto."

"A che gioco sta giocando?"

"Nessuno mia cara. Per me odiosa è colei che occulta una cosa nel suo seno e ne dice un'altra. Eppure, nonostante tutto, le ho dato fiducia, anche se non abbiamo molto tempo."

"Perché?"

"Perché noi siamo ciò che fingiamo di essere, quindi dobbiamo essere attenti a ciò che fingiamo... lei finge di essere una Comandante della Flotta Stellare... può dimostrarmi di esserlo realmente e fare ciò che le chiedo."

"Non posso... violerei una trentina di regolamenti ed un paio di direttive della Flotta... che ho giurato di rispettare, onorare e proteggere."

"Farlo la renderebbe umana, ma lei, pur di non fare i conti con la realtà, preferisce convivere con la sua finzione, spacciando per autentiche ricostruzioni ritoccate o distorte..."

"Io non fingo, io espleto realmente la funzione di Comandante della USS Hope."

"Allora convochi la sua nave e faccia ciò che le ho domandato o sarà peggio per tutti loro."

"Non è possibile..."



USS Hope - Plancia - 2/11/2396 - Ore 23.50


"Niente Capitano... abbiamo implementato le griglie sensori, convogliato l'energia, rimodulato gli apparati, immesso sub routine con programmi appositi, ma nulla... non v'è traccia della Nebulosa del Diavolo... sembra come scomparsa dietro quella coltre di plasma" esclamò uno dei vice di Tucci sconsolato all'ennesimo buco nell'acqua dopo il milionesimo tentativo richiesto in pochissime ore da Bueller.

"Timone?"

"Abbiamo circumnavigato l'intera zona in ogni direzione possibile, con tutte le varianti di angolazione del caso. Nessun risultato, Capitano..."

"Possibilità di aprirci un varco con la forza signor Rest?"

"Con una salva di siluri? C'è una probabilità del 99,8 per cento che sia un totale fallimento, signore. E poi un varco per dove? L'azione potrebbe portare ad un'esplosione dell'intero ammasso di plasma che circonda l'area della nebulosa, con la distruzione della stessa e l'uccisione dei nostri colleghi. Si tratta di una proposta illogica ed inattuabile... mi stupisco che."

"Sì signor Rest, anche io mi stupisco della mia stupidità. Concordo con lei."

"Non è quello che intendevo dire."

"Non si preoccupi, è che mi trovo impotente e nessuno mi sta dando una soluzione percorribile da tentare per recuperare Luna, Tucci e Xyr. Non avrei dovuto acconsentire all'invio della navicella in esplorazione scientifica solitaria e non avrei..."

"Chiedo scusa, ma dovrebbe parlarne col Consigliere. La scelta di confidarsi con me è illogica al 90,5 per cento."

"Anche quando le do ragione, Rest lei è... bah lasciamo perdere... dov'è Caytlin?"

"Astronomia, con il signor Rodriguez e la dottoressa Graahn."

"A far che?"

"Non credo che sia di mia pertinenza saperlo Capitano. Lo posso affermare con una sicurezza del 97.9 per cento."

"Naaah ci rinuncio... da quando Xyr non c'è lei è diventato intratt..."

"Signore, rilevo segnali di uscita da curvatura... segnali imminenti."

"La navetta di Luna?"

"Negativo, Capitano... direi di no... al 99,9 per cento."

"Sullo schermo signor Rest... uhm... no... ha ragione... direi che siamo d'acc... oh merda! E quelle che diavolo sono? Sono tre volte più grandi di una Classe Galaxy... ALLARME ROSSO! Energia agli scudi!"


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09.03 - Siamo tutti teatranti sul palcoscenico dell'esistenza

Autore: Tenente JG Rest figlio di Retok

USS Hope - Plancia, 02/11/2396 ore 23:55


Rest occupava la sua postazione alla consolle tattica, ma si rendeva perfettamente conto di aver fatto decine di passi indietro nel rapporto con i propri colleghi l'unica persona che sembrava aver capito il suo stato d'animo, seppure il giovane tattico tentasse di non far trapelare nulla delle proprie emozioni, era il tenente Basta. Rest aveva fatto parecchia meditazione negli ultimi giorni ma nonostante tutto c'era una piccola parte di lui, quella che tentava di celare nel più profondo della sua psiche, che lo esortava a pestare a sangue Bueller. Dopotutto chi aveva avuto l'idea di mandare una navetta con solo tre ufficiali a bordo? Chi aveva avuto la convinzione che inviare degli uomini senza un esperto di tattica e sicurezza potesse essere una strada percorribile?

"Sì signor Rest, anche io mi stupisco della mia stupidità. Concordo con lei"

La risposta di Bueller gli fece comprendere che anche la sua ultima risposta era stata sentita come una velata staffilata sui reni e tentò di abbassare un po' i toni "Non è quello che intendevo dire."

"Non si preoccupi, è che mi trovo impotente e nessuno mi sta dando una soluzione percorribile da tentare per recuperare Luna, Tucci e Xyr. Non avrei dovuto acconsentire all'invio della navicella in esplorazione scientifica solitaria e non avrei..."

La risposta del Capitano gli fece sentire nettamente che le sue emozioni rischiavano di affiorare, osservò il volto del capitano risentendo in se quel forte desiderio di sferrargli un pugno, ma non era questo che ci si aspettava da lui, sia perchè ufficiale e sia perchè vulcaniano. Rapidamente, ma con fare deciso, Rest intervenne per cambiare discorso "Chiedo scusa, ma dovrebbe parlarne col Consigliere. La scelta di confidarsi con me è illogica al 90,5 per cento."

"Anche quando le do ragione, Rest lei è... bah lasciamo perdere... dov'è Caytlin?"

"Astronomia, con il signor Rodriguez e la dottoressa Graahn" evitò di osservare direttamente il Bueller, sperando che con l'ultima risposta la loro conversazione si potesse ritenere conclusa. Da vulcaniano viveva con una certa frustrazione la situazione nella quale si trovava: il suo controllo sulle emozioni era sempre stata impeccabile, perchè ora doveva risultargli così maledettamente difficile?

"A far che?"

La domanda di Bueller portò Rest a rispondere nuovamente in modo piccato, cosa di cui si accorse ma non potè evitare "Non credo che sia di mia pertinenza saperlo Capitano. Lo posso affermare con una sicurezza del 97.9 per cento"

"Naaah ci rinuncio... da quando Xyr non c'è lei è diventato intratt..."

Rest serrò la mascella, doveva tornare in alloggio a meditare prima di dire o fare qualcosa di cui si sarebbe pentito: stava già per richiedere di poter essere sostituito dal tenente Basta, quando le rilevazioni alla consolle lo fecero tornare alla realtà "Signore, rilevo segnali di uscita da curvatura... segnali imminenti."

"La navetta di Luna?"

"Negativo, Capitano... direi di no... al 99,9 per cento"

"Sullo schermo signor Rest... uhm... no... ha ragione... direi che siamo d'acc... oh merda! E quelle che diavolo sono? Sono tre volte più grandi di una Classe Galaxy... ALLARME ROSSO! Energia agli scudi!"

Rest non rispose neppure, i movimenti si fecero praticamente automatici mentre rispondeva agli ordini di Ferris "Allarme rosso attivato, energia alle armi ed agli scudi al 100 per cento" la voce di Rest si era fatta totalmente atona mentre operava alla consolle "Tutti i ponti sono stati allertati... il personale è tutto alle loro postazioni..."

Lon arrivò rapidamente in plancia e rimase sorpreso quando Rest gli affidò totalmente la gestione della consolle per portarsi ad una delle consolle generiche e iniziare a digitarvi quasi febbrilmente "Tutto bene Rest?" gli chiese a voce bassa.

"Glielo farò sapere fra qualche minuto, tenente Basta..." rispose sempre a bassa voce Rest

Nel mentre tutto il resto dei membri della plancia seguivano con il fiato sospeso il movimento delle tre mastodontiche navi che, almeno per il momento si erano fermate proprio di fronte alla Hope.

"Signore, anche le tre navi hanno alzato gli scudi e dato energia alle armi. La situazione non è delle più rosee per noi...." Basta controllava la consolle tattica "Da quanto posso rilevare il loro potenziale, sia difensivo sia offensivo, è nettamente superiore al nostro... in più la proporzione numerica è a loro favore."

"Quante possibilità abbiamo di potergli sfuggire?"

Basta sembrò attendere qualche attimo prima di rispondere, del resto solitamente era Rest l'ufficiale che si lanciava in calcoli percentuali da sembrare impossibili a qualsiasi altro ufficiale tuttavia, dato che il collega non sembrava voler prendere la parola, alzò il capo verso Bueller "Sostanzialmente, almeno in teoria potremmo tentare di sfruttare la manovrabilità della nostra nave e tentare la fuga."

"Mi sta dicendo che dobbiamo abbandonare i nostri uomini?"

Basta alzò il capo "Le sto dicendo che in uno scontro le nostre possibilità di sopravvivenza diverrebbero inesistenti... considerato la loro energia posso ipotizzare che quella nave ha il potenziale per impedirci qualsivoglia movimento anche se..." si voltò nuovamente a guardare il lavorio di Rest, rendendosi conto di aver capito le perplessità del tattico.

"Anche se?" Bueller si voltò ad osservare i suoi ufficiali "Anche se... cosa?"

"Sono navi decisamente grosse, Signore..." si limitò a rispondere Basta prima di iniziare a digitare a sua volta alla consolle.

"E questo credo che lo abbiamo notato tutti!" rispose in modo secco Bueller "La cosa dovrebbe esserci d'aiuto?"

"Forse si... forse no, Signore." Basta continuava a digitare alla consolle lanciando qualche sguardo verso Rest "Credo di aver capito e..." poi sentì la consolle bippare "Le navi hanno iniziato il loro attacco, hanno optato per una manovra di accerchiamento... oramai la fuga è l'unica soluzione."

"Maledizione! Manovre evasive, evitiamo di andare in pezzi! Signor Rest, abbiamo bisogno di una strategia e ne abbiamo bisogno adesso, dobbiamo scappare?"

"Un minuto Signore..." la voce di Rest, totalmente atona e piatta diede fortemente fastidio a Ferris.

"Non abbiamo un minuto, Timoniere manovre evasive e pronti alla curvatura!" la voce di Bueller lasciò trasparire un forte senso di frustrazione, già la tensione del momento era palpabile... non aveva tempo di gestire anche Rest.

"Un minuto Signore..." si limitò a rispondere Rest, sempre totalmente apatico, digitando febbrilmente alla consolle.

"Signore, siluro in rotta di collisione con la nostra nave... impossibile evitarlo!" la voce del timoniere era quasi nel panico "Non posso evitarlo, è impossibile! Preparsi allo schiant....eh?"

Bueller spalancò gli occhi, restando per qualche istante a bocca spalancata, mentre Basta sorrise alla volta di Rest "Avevi ragione, alla fine."

"Avevamo... tenente Basta, anche lei era giunto alle mie medesime conclusioni." Rispose pacato ed atono Rest.

"Si, e qualcuno pensa di degnarsi a spiegarlo anche a noi? risposte particolarmente infastidito Bueller "Gradirei capire anche io cosa è successo!"

Basta nuovamente attese per qualche attimo, ma dato il silenzio di Rest, riprese a parlare "Come le dicevo quelle navi sono tre navi decisamente molto grosse e quindi, al di fuori di ogni standard federale... come ha giusto fatto notare anche lei. Se consideriamo la loro rotta dobbiamo presumere che abbiano transitato per un'area piuttosto controllata... vi sono alcune basi stellari, alcuni pianeti federali... ed inoltre si tratta di una zona di spazio molto sfruttata per i transiti di cargo, ed essendo una tratta così battuta viene fortemente controllata per il pericolo che qualche pirata orioniano prenda in considerazione di abbordarne uno." Basta fece una piccola pausa osservando Rest "Per riassumere, le possibilità che tre grosse navi sconosciute riescano ad evitare in quell'area di essere captate dalle basi stellari, dalle boe di controllo, dai sistemi di controllo dei pianeti oltre che da una qualsiasi nave cargo o nave pattuglia è... beh... decisamente ridotta."

"8,56 per cento" Rest si limitò a dare la percentuale, incrociando le braccia al petto.

"Si..." Basta riprese a parlare "Da qui l'ipotesi più probabile è che in qualche modo qualcuno o qualcosa sia riuscito a ingannare i nostri sensori e farci credere che una tripletta di navi gigantesche stessero per distruggerci... una tripletta di navi talmente potente da costringerci alla fuga..." nuovamente fece una pausa "Crediamo che quello che abbiamo visto fosse una falsa ombra, come se avessero sfruttato i nostri stessi sistemi per farci vivere un'esperienza simile a quella che avremmo potuto avere all'interno di una sala del simulatore."

"Possibilità che ritengo, a questo punto, da ritenersi certezza." Nuovamente Rest si limitò a confermare le parole di Basta.

"Come diavolo hanno fatto a imbrogliare i nostri computer?"

Rest si limitò a rispondere in modo apatico "Inserendo i codici di controllo della griglia dei sensori e modificandone i parametri per immettervi un programma di simulazione d'attacco."

"I nostri codici?" la voce di Bueller si alzò di almeno un paio di ottave per la rabbia "Sta dicendo che qualcuno ha fornito i codici della nostra nave?"

"No... sto dicendo che qualcuno o qualcosa ha materialmente provato ad accedere al nostro computer tramite una sorta di comunicazione criptata che abbiamo continuato a rilevare proprio tramite i sensori."

"Non credo di capire... qualcuno ha tentato di accedere ai nostri computer per giorni e non solo non ce ne siamo accorti noi, ma neppure i nostri sistemi?" chiese Bueller avvicinandosi alla consolle di Rest.

"Si." Il vulcaniano digitò alla consolle mostrando un grafico dei sensori ed indicando una serie di piccole fluttuazioni costanti "Vede?"

"Rumori di sottofondo... l'eco di quello che resta del Big Bang e via dicendo, è normale che vi siano delle distorsioni di sottofondo... i nostri sensori sono calibrati per ignorarle e pulire il segnale"

"Esatto, ma queste non sono solo fluttuazioni di sottofondo ma una subroutine attraverso la quale qualcuno ha lavorato sino ad ottenere i nostri codici della grigia dei sensori... hanno sfruttato la nostra predisposizione a ritenere consueto un minimo di disturbo ai sensori, nonché la calibrazione dei nostri sistemi, per poter operare in piena autonomia e discrezione" Rest fece una pausa "Ritengo sia il caso di programmare il computer in modo da variare i codici della nave in modo ciclico, in modo da impedire a chiunque sia alla base di tutto questo di ottenere nuovamente i codici"

"Provveda, Signor Rest... voglio che tutti gli ufficiali superiori ancora sulla nave si presentino in sala tattica domattina, a questo punto credo sia il momento di fare il punto della situazione."



Pianeta Demone - Paelyrion, 02/11/2396 contemporaneamente
Xyr emise quasi un piccolo gridolino quando, osservando il soffitto di quella strana stanza, osservò con un misto di orrore e sgomento la USS Hope andare in mille pezzi le tre grandi navi avevano distrutto la sua nave, tutti i suoi amici erano morti di fronte ai suoi occhi e lei non aveva potuto far nulla per impedirlo.

"No..." la giovane andoriana era quasi paralizzata, con la testa all'insù "Non puoi averlo fatto sul serio!"

"E' vero... è tutto vero, mia cara Xyr... ed è solo tua la responsabilità di quanto è accaduto" il Maestro Ar Akul osservò per qualche attimo il cielo restando sempre nella penombra "Gran peccato, se avessi accettato di darmi i codici della nave avrei potuto portare anche loro qui da me."

"Volevi qualche altro prigioniero?" Xyr digrignò i denti per la rabbia "Se li desideravi tanto perchè li hai fatti morire? Che ragione avevi per far distruggere la nave?"

"Non mi interessava affatto la nave, nè i suoi occupanti... se avessi voluto catturarli non ci sarebbe stato nulla di più semplice... era semplicemente un test."

Xyr parve per un attimo frastornata da quella risposta "Un test? Hai ucciso tutte quelle persone per un test?"

"Volevo vedere se come donna avessi capito qual'è il tuo ruolo, è evidente che nei vostri pianeti si è persa la giusta divisione fra il ruolo dell'uomo e della donna e questo ha ingenerato molta confusione. Non hai rispettato il tuo ruolo, di fronte alle domande di un uomo non hai risposto con il dovuto rispetto e questo ha avuto le sue conseguenze... ma in fondo non te ne faccio una colpa, sono le varie razze umanoidi che con il passare del tempo sono state corrotte da idealismi privi di senso."

Lo sguardo di Xyr si fece furente "E tu cosa diavolo vuoi saperne di noi? Chi ti ha dato il diritto di giudicare il resto della galassia?"

Il Maestro Ar Akul non mutò minimamente la propria postura, né il suo tono di voce "Io esisto da sempre, ho osservato dalla mia dimora le vostre specie, ho valutato i vostri sforzi nel migliorarvi ed infine vi ho giudicati carenti... ma nella mia infinita benevolenza, ho deciso di accogliere te ed i tuoi colleghi nella mia dimora ed ospitarvi per l'eternità. Io ti insegnerò qual'è il giusto ruolo per una donna e fra qualche secolo, quando capirai tutti i benefici che puoi trovare nel vivere nel mio harem, me ne sarai grata..."

"Io non sarò mai tua!" Xyr scattò indietro furibonda

"Staremo a vedere, il bello di questa mia dimora è che qui il tempo non esiste... e l'eternità è davvero un lungo periodo" il Maestro Ar Akul si ritrasse andando a suonare una piccola campanella e subito la bellissima Jie arrivò da lui, chinando il capo verso terra "Accompagni Xyr nei suoi alloggi, per questa sera il nostro incontro si conclude qui"

Il Maestro attese che Xyr e Jie uscissero, poi tornò ad ammirare il soffitto in pochi attimi la scena proiettata cambiò e all'orizzonte tornò a profilarsi la figura della USS Hope, ancora del tutto integra "Se non volete andarvene con le buone, vorrà dire che dovrò utilizzare le cattive"



USS Hope - Sala tattica, 03/11/2396 ore 07:28
Nella sala tattica gli ufficiali superiori rimasti a bordo si guardavano negli occhi, Strauss aveva già avuto modo di parlare con Bueller ma aveva deciso di lasciare che i giovani avessero modo di parlare fra loro senza interferire per il momento. Bueller era in piedi, accanto ai finestroni, ed osservava l'infinità dello spazio.

"Ricapitoliamo" Ferris fu il primo a prendere la parola "Ci troviamo nel luogo in cui dovrebbe trovarsi, almeno in teoria, l'ammasso stellare 4K701, chiamato dagli astronomi Nebulosa del Diavolo" fece una piccola pausa, tornando ad osservare i colleghi E' chiamata così per via del colore rosso, delle tempeste di plasma che la attraversano e per due buchi neri che sono stati da molti considerati degli occhi... ad ogni modo ogni il Signor Tucci aveva rilevato alcuni mutamenti gravitazionali tali che, per le sue stime, avrebbero permesso alla nebulosa di aprirsi lasciando vedere una sorta di pianeta che non è mai stato né visto né registrato sulle mappe, dato che costantemente circondato da tempeste impenetrabili di plasma. Il fatto è che non vi è il pianeta, non vi è la nebulosa, e soprattutto non vi sono i nostri colleghi, devo pensare che l'intera nebulosa sia stata occultata?"

"Improbabile" la voce di Rest suonò fredda "Vi è solo una probabilità del 2,01 per cento che l'intera nebulosa possa essere stata occultata totalmente questa mia conclusione si basa sulla constatazione che per qualsivoglia analisi che abbiamo fatto nel lasso di alcuni giorni non abbiamo rilevato nessuna emanazione che possa far pensare ad un sistema di occultamento, inoltre residuano il problema di come recuperare il quantitativo di energia necessaria per un simile sistema e, infine, la reazione che potrebbe avere la stessa nebulosa se bombardata con l'emissione di qualsivoglia tipo di energia... tachioni o altro."

"Bene, quindi a questo punto cosa dovrei pensare? Che semplicemente abbiano spostato la nebulosa? Qualche giorno fa era qui e ora non si sa?" la frustrazione di Bueller era palpabile ma divenne pura perplessità osservando lo sguardo che si stavano lanciando fra loro Lon e Rest "State scherzando?"

"Noi vulcaniani non scherziamo, non fa parte della nostra cultura ideare situazioni atte a provocare l'ilarità dei nostri interlocutori..." rispose secco Rest, inarcando un sopracciglio.

"Certo, ovviamente..." Bueller sospirò osservando i due "Qual'è la vostra idea?"

Basta osservò Rest per poi prendere la parola "Se ci fosse Tucci sarebbe tutto più semplice, ad ogni modo io e Rest ieri notte abbiamo avuto una lunga conversazione su dove potrebbe essere sparita la nebulosa e... beh, alla fine la soluzione più probabile è che semplicemente si sia spostata di dimensione rispetto a noi... è sempre lì solo che su una dimensione leggermente diversa dalla nostra, quel tanto che basta per non essere più visibile."

Bueller osservò i due con aria scettica "E come farebbe a spostarsi da una dimensione all'altra?"

"La spiegazione ci è venuta in mente per la presenza dei due buchi neri..." Basta riprese la parola ma era evidente che non era avvezzo a dare spiegazioni così legate all'astrofisica teorica "Abbiamo osservato per ore le registrazioni e letto tutti i rapporti che abbiamo potuto leggere... tutti concludono con la stessa spiegazione, quella nebulosa non ha senso, non dovrebbe esistere."

"In teoria abbiamo di fronte una nebulosa con all'interno due buchi neri... nebulosa che per i dati è davvero antica." Rest fece una pausa osservando Bueller "A questo punto la probabilità che il materiale della nebulosa non fosse stato esaurito dai due buchi neri si avvicina allo zero, eppure da tutti i dati che abbiamo trovato la nebulosa non è mai né cresciuta né diminuita"

Bueller si massaggiò il collo "Si, credo di capire... due buchi neri così grandi avrebbero dovuto attrarre a sè tutti i gas che compongono la nebulosa ed infine far scomparire il fenomeno... e da qui siete arrivati a pensare a dimensioni differenti?"

"In un certo senso si..." Basta prese la parola "Signore, si tratta solo di un'ipotesi e non abbiamo avuto il tempo di fare tutte le rilevazioni per cercare di capire se la nostra idea è fattibile o meno ma... parafrasando uno dei libri scritti sul suo pianeta, quando giungi ad eliminare tutto ciò che è impossibile, qualsiasi cosa resti, per quanto possa sembrare improbabile..."

"...non può essere che la verità" Bueller annuì a Basta "Fatevi aiutare dalla sezione scientifica, loro sapranno cosa cercare... o almeno spero" sospirò per un attimo "E alla fine viene il problema del finto attacco... credo che sia abbastanza chiaro che l'intenzione era spaventarci abbastanza da darci alla fuga."

"Si, credo che sia evidente che qualcuno non ci voglia qui... E devo dire che ha studiato davvero un piano complesso per farci abbandonare la zona." la dottoressa Graahn portò le mani sulle ginocchia "Allontanare, non ucciderci."

"Mi duole intervenire ma sono meno ottimista rispetto a Melanne" la voce di Caytlin fece voltare tutti nella sua direzione "E' possibile che quello fosse il suo primo tentativo... diciamo che per ora si è limitato a darci un buffetto sulla spalla"

"Quindi per lei potrebbe fare molto di peggio?" Bueller osservò la consigliera

"Mi rendo conto che al momento i dati che abbiamo raccolto sono pochi e, almeno in teoria, è possibile che il nostro ipotetico "qualcuno" non abbia altri modi se non l'intimidazione per farci andare via di qui ma lo ritengo improbabile..." Caytlin fece una pausa "E' più probabile che abbia già ottenuto quello che vuole e non gli interessi altro che mandarci via di qui"

"Ma non capisco il perchè..." Bueller si fermò "A meno che l'anomalia non abbia a che fare con tutto questo... Tucci era stato chiaro, l'apparizione del pianeta fantasma era un evento più unico che raro!"

"Finito l'evento il pianeta tornerà a celarsi dentro la nebulosa e non vi sarà più alcun modo per raggiungerlo se non attendere un nuovo evento che probabilmente avverrà fra qualche millennio" la voce di Caytlin fece sgranare gli occhi a tutti "Si, credo che tutto l'attacco servisse solo per ottenere del tempo."

Bueller serrò per un po' la mascella "Quindi è possibile che i nostri uomini si trovino sul pianeta fantasma, e qualcuno ci voglia impedire di recuperarli in tempo?"

"Le probabilità si aggirano attorno al 69,34 per cento" rispose Rest "Anche se al momento non se ne comprende la motivazione"

Bueller scosse il capo sferrando un pugno al tavolino "Al diavolo il perchè! Non abbiamo tempo! Mettete al lavoro la sezione scientifica, voglio sapere quanto tempo ci rimane per recuperare i nostri amici e soprattutto come raggiungerli!"


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09.04 - Dentro di me

Autore: Tenente Ferris Bueller

Pianeta Demone - Camera di Xyr, 06/11/2396 ore 10:28


"E' tutta colpa tua!" le gridò in faccia Ferris. Il suo voltò era orribilmente bruciato. Un'orbita era vuota, l'occhio esploso a causa del calore. Quel suo sorriso affascinante, ma al contempo irritante era ridotto in frantumi.
"Dovevate andarvene! Secondo il regolamento, in caso di superiorità del nemico..." tentò di difendersi Xyr con voce debole.
"Regolamento? Certo! Tu ci avresti abbandonati pur di rispettare il regolamento! Noi stupidi abbiamo fatto di tutto per tentare di salvarti. E ora siamo morti!" il volto di Ferris si fece ancora più vicino, la sua bocca sembrava innaturalmente grande, il sangue colava ovunque "MORTI!"

Xyr si svegliò madida di sudore. Un urlo di angoscia sulle labbra pronto a uscire. Respirava a fatica, il cuore sembrava voler esplodere. Tornò ad accasciarsi sui cuscini cercando senza molto successo di trattenere le lacrime.
Nessuna regola sembrava darle conforto in questo momento. Non c'era niente che le impedisse di cadere nello sconforto e nella follia. Centocinquanta persone trasformate in pulviscolo spaziale. Centocinquanta uomini del suo equipaggio. Centocinquanta anime... No, non solo semplici membri dell'equipaggio.
Forme indistinte sembravano fluttuare nella stanza. Rest che la guardava dalla sua postazione tattica come per controllare se avesse bisogno di lui. Basta con quel suo sguardo cupo e al contempo tranquillo. Rodriguez con quel suo sorriso sornione che le faceva sempre sospettare un nuovo problema. Caytlin con quei suoi splendidi capelli color fiamma e la sensualità prorompente. Melanne con la sua bellezza e la sua innocenza e Doohan con quella sua tendenza ad imbarazzarsi di fronte a qualsiasi donna. Ed infine lui, la sua nemesi: Bueller. Avrebbe dato qualsiasi cosa pur di rivederlo ancora una volta. Dirgli che le dispiaceva. Che era stato un'onore lavorare con lui... essere stata al suo fianco.

*Articolo 3 comma 5...*

La voce di Bueller sembrava un sussurro. Xyr si sfregò di nuovo gli occhi, le antenne afflosciate per l'angoscia ebbero un fremito.
"Come?" chiese Xyr. Gli occhi erano spalancati, respirava affannosamente, ad un solo passo dalla pazzia.

*Articolo 3 comma 5 Xyr... smetti di piagnucolare e datti una mossa!*

Se le era immaginate quelle parole? Era così difficile pensare. Articolo 3: "Doveri propri degli ufficiali superiori". Comma 5: "Deve assicurare il rispetto delle norme di sicurezza e salvaguardare l'integrità fisica dei propri sottoposti." Cosa voleva dirle? Integrità fisica? Erano tutti morti! Tutti morti...

"No!" Xyr parve risvegliarsi da un brutto sogno. Le antenne si drizzarono e un brivido le corse lungo la schiena. Non tutti! Luna e Edison erano ancora vivi. Contavano su di lei! Ferris contava su di lei per salvare almeno loro.
Come rinvigorita da un nuovo scopo, la giovane andoriana si alzò di scatto dal letto con gli occhi spiritati che dardeggiavano per la stanza. Per un attimo afferrò la divisa, ma poi ci ripensò. Il nuovo abito di broccato, questa volta di un velluto nero con ricami rosso sangue, le era stato appeso all'armadio durante la notte... quando? Due giorni prima? Quanto era stata in stato confusionale devastata da quello che aveva visto? Lo indossò dopo essersi lavata per nascondere le tracce del pianto e dello sconforto, arrivò persino ad acconciarsi i capelli come aveva visto fare una volta alla sua seconda madre per una festa in ambasciata. Il trucco le risultò più complicato, non era abituata a certe cose.

Quando tutto fu pronto si guardò allo specchio. Certamente il nero le era più consono, la sua pelle blu mal si addiceva al rosso carminio e quale colore migliore per mostrare il proprio lutto verso i compagni uccisi?
Sospirò ancora, una lacrima tentò di nuovo di sgorgare ma la ricacciò indietro con rabbia. Allungò la mano e tirò la cordicella vicino al letto. Uno scampanellio si diffuse fuori dalla stanza.



USS Hope - Sala ologrammi, 06/11/2396 contemporaneamente.


"Sono ancora li dentro?" chiese Caytlin. Basta era appoggiato alla parete antistante l'entrata alla sala ologrammi con gli occhi chiusi.
"Si..." rispose conciso facendo scricchiolare il collo. "Non dormono da settantadue ore ormai. Per Rest non mi preoccuperei normalmente, i vulcaniani possono andare avanti per giorni senza risposo, ma stranamente sembra più stanco di Bueller. Se non fosse impossibile giurerei di leggere in lui rabbia e sconforto."
"Vai a riposare un po' anche tu, mi occuperò io di loro." disse la risiana poggiando una mano sulle braccia conserte del collega.
"Ho dormito un po' alcune ore fa... andrò in plancia a dare il cambio a Rodriguez. Tende a fare cose strane quando è stressato... non vorrei che si vendesse la Hope."

Caytlin ricambiò il pallido sorriso che si era formato sulle labbra di Lon. Un tentativo di umorismo per stemperare la situazione era qualcosa di inconsueto per lui. Lo guardò allontanarsi verso il turbo ascensore e poi ordinò l'apertura della sala ologrammi.

Tre giorni prima, quando la follia di Bueller era iniziata, la sala ologrammi riproduceva una spiaggia californiana con sedie a sdraio, ombrelloni e ragazze in costume rosso che sembravano correre al rallentatore portando sottobraccio un salvagente rosso attaccato tramite una fune alla loro caviglia. Non aveva ben capito chi o cosa rappresentassero ma non ci aveva fatto molto caso. Su una zona riparata da un gazebo, Ferris aveva piazzato delle lavagne di ardesia su cui scriveva con dei gessi colorati. Rest, trascinato in quell'assurda riproduzione, sembrava pronto a spaccare la faccia al suo superiore da un momento all'altro. Se ne stava con le mani strettamente allacciate dietro la schiena.

Il secondo giorno la risiana li aveva trovati sempre nella stessa posizione. L'unica cosa che rimaneva era la spiaggia e il gazebo... le ragazze sparite. Le lavagne si erano moltiplicate e ora li circondavano. I due non parlavano. Bueller continuava a riempire le lavagne con formule matematiche che solo Tucci avrebbe capito. Rest sembrava ancora furioso, ma nel suo sguardo c'era anche una scintilla di interesse.

Oggi era sparita anche la spiaggia e il gazebo. La stanza era buia, le uniche cose illuminate erano le lavagne disposte all'apparenza in modo casuale. La luce proveniva dall'alto ed era puntata su ogni lavagna in modo da essere sempre ben visibile. Questa volta anche Rest era intento a fare calcoli. Scriveva con una furia mal nascosta dalla sua forza di volontà calcando con il gessetto anche se non ce ne era bisogno. Ogni tanto cancellava con rabbia usando la manica della divisa per fare più in fretta. Bueller era uno spettro, l'ombra di se stesso. Nessuno dei due sembrava aver dormito da giorni e forse nemmeno mangiato.

La porta della sala ologrammi si aprì di nuovo e la dottoressa Graahn fece capolino.

"Venga pure dottoressa." Le sorrise Caytlin tendendo la mano.
"Speravo di trovare Lon, volevo controllare le condizioni di Bueller e di Rest, ma senza di lui confesso di aver il timore di avvicinare quest'ultimo. Non è più lui da quando..." Melanne si trattenne dal continuare.
"Non è solo la sparizione dei nostri amici a farlo stare così." La voce della risiana era calda e amichevole "Ha ben altri motivi."
"Cosa intende?"
"Il Pon-Farr..." le due donne si guardarono, Melanne aveva gli occhi spalancati.
"Ma certo! Che stupida sono stata! Era palese: i suoi tracciati bioneurali, i dati fisici tutti sballati! E i suoi scatti emotivi soprattutto... dovevo rendermene conto da sola!"
"Nonostante conosciamo i vulcaniani da così tanto tempo, ci è ancora difficile capire questa loro particolarità e la sparizione di Xyr ha aggravato la situazione. Io ho espressamente chiesto ad ogni membro vulcaniano della Hope quando sarebbe caduto per loro quel momento... e le assicuro che non è stato affatto facile avere una risposta."
"Lo capisco benissimo... e ora che facciamo? So che esistono certe soluzioni per ritardare il Plak Tow, la 'febbre del sangue'. Ma sono solo un pagliativo: meditazione, qualche preparato per ripristinare momentaneamente lo squilibrio neurochimico nei loro cervelli."
"Credo che opterò per il rimedio più semplice." Commentò la consigliera di bordo.
"Ah..." le guance della dottoressa si arrossarono per l'imbarazzo.
"Se vuole partecipare..." le sussurrò languida la risiana guardandola con la coda dell'occhio.
Melanne avvampò come una torcia al plasma.

"CI SONO!" la voce di Ferris era roca per la stanchezza eppure, nonostante lo sfinimento, accennò a qualche passo di danza. "Rest vieni a vedere!"
Il vulcaniano si trascinò con stanchezza verso la lavagna che l'umano indicava e iniziò a fissarla sbattendo le palpebre.

Le due giovani si avvicinarono per vedere. La lavagna era un guazzabuglio di formule matematiche e grafici. Melanne ne riconobbe alcune ma solo marginalmente. C'era di mezzo quantistica, algebra temporale e chissà cos'altro.
"E' difficile ricordarsi che Ferris era uno dei migliori studenti all'accademia..." mormorò Caytlin "Forse solo Xyr e Tucci potrebbero capire tutta questa roba."
"O Rest..." la corresse Melanne vedendo che il vulcaniano sembrava assentire seguendo le diverse formule.
"Cos'è signor Rest?" chiese il consigliere avvicinandosi all'ufficiale tattico.
"Abbiamo calcolato quanto tempo ancora il pianeta sarà presente nella nostra realtà prima di sparire nuovamente e ci sono interessanti notizie. L'evento sarà fra una settimana."
"Quindi abbiamo una settimana per far tornare il pianeta da un'altra dimensione dove si è nascosto prima che sparisca per chissà quanti millenni?" chiese Melanne non troppo entusiasta.
"Riteniamo che il pianeta appaia nella nostra realtà ogni cinquecento anni, naturalmente se le condizioni che lo fanno apparire e sparire sono delle costanti. Questo, insieme ad alcuni dati ricavati dagli strumenti in questi ultimi giorni, ci fanno supporre che la sparizione della nebulosa in un'altra dimensione, sia un evento causato da una tecnologia a noi ancora sconosciuta. Purtroppo senza l'aiuto di Tucci ci abbiamo messo tre giorni... lui probabilmente l'avrebbe calcolato in poche ore."
"Quindi qualcuno ha fatto sparire volontariamente l'intera nebulosa secondo voi?" domandò il consigliere di bordo.
"Certamente. Era logico pensarlo quando le navi si sono rivelate un attacco cybernetico. Qualcuno sul pianeta dispone di una tecnologia ben superiore alla nostra e ritengo che il Comandante Xyr e l'equipaggio della navetta sia adesso in mano sua." rispose Rest la cui voce si era fatta di colpo tagliente.
"Cosa glielo fa pensare?" chiese Caytlin con noncuranza continuando a tenere d'occhio il collega.
"La sparizione e la successiva dimostrazione di forza sono evidentemente state messe in atto per impedirci di salvare i membri dell'away team. Sarebbe bastato far sparire la nebulosa per renderci impossibile trovare i nostri compagni. Inoltre è proprio il tentativo di farci fuggire tramite l'attacco con le navi che mi fa supporre, con una probabilità del 76.3%, che sia possibile riportare il pianeta nella nostra dimensione o aprirci un varco verso di essa. Il reparto scientifico sta appunto lavorando a questa eventualità."

Per Caytlin quelle erano solo speranze, ma non se la sentiva di fare quella affermazione... soprattutto non con Rest in quelle condizioni.
"Bene Capitano, credo che abbia fatto un lavoro incred..." la risiana si voltò trovando Ferris addormentato a terra in posizione fetale. "Credo sia meglio portarlo nel suo alloggio dottoressa."

Melanne sorrise e si avvicinò al giovane. "Su Ferris andiamo a letto." Disse lei dolcemente aiutandolo ad alzarsi.
"Sa dottoressa, era da tanto che volevo farle la stessa proposta." Borbottò lui nel dormiveglia facendola arrossire mentre lo accompagnava verso la sua cabina.

Prima che le porte della sala ologrammi si chiudessero, Melanne guardò indietro. La risiana era di fronte al vulcaniano. I due si guardavano intensamente. Caytlin sollevò la mano destra chiusa a pugno con l'indice e il medio distesi. Rest, dopo un attimo di titubanza, fece altrettanto. Le sue dita si poggiarono sopra quelle della ragazza e poi iniziò ad acarezzarle lentamente.



Pianeta Demone - Segrete, 06/11/2396 ore 11:25


Xyr aveva impiegato molto per convincere il Maestro a farle visitare i suoi compagni. Non solo come tempo, ma soprattutto come amor proprio. Aveva dovuto pregarlo, incensarlo di lodi, promettergli l'aiuto che tanto desiderava. Non le importava, si sarebbe persino messa in ginocchio pur di rivedere i loro volti.
La casa del Maestro, che sembrava a tutti gli effetti un palazzo del XVII secolo terrestre, aveva a quanto pare anche le segrete. L'andoriana scendeva lungo la scala a chiocciola e osservava il passaggio dalla muratura affrescata alla nuda roccia.
Alla fine della scala, un lungo corridoio si perdeva nell'oscurità punteggiata da deboli luci elettriche. La giovane trasalì quando il suo sguardo si posò su quella che sembrava la guardia dei sotterranei. Era un umanoide enorme, sembrava scolpito nella pietra da quanto era massiccio. La pelle color ebano era sporca e butterata. Gli occhi, spalancati e dallo sguardo vacuo, avevano la stessa pupilla verticale rossa immersa in un mare di inchiostro nero. Indubbiamente la stessa razza delle schiave del Maestro.
Passò una mano davanti alla faccia dell'energumeno ma lui non fece una piega. Come se non fosse consapevole della sua presenza.

Xyr raccolse una grossa chiave su una rietranza nella roccia e si avviò lungo il corridoio. Le prime celle erano vuote, ma alla fine del corridoio, prima che curvasse e sparisse di nuovo nell'oscurità, la giovane intravide una forma in una cella. Staccò una delle luci dalla parete, cercando di mantenere attaccati i fili che portavano l'energia, e la usò per illuminare l'interno della cella.

"Xyr, quel vestito ti sta una favola!" La voce di Luna era piena di sofferenza e stanchezza. Il suo volto era macchiato di sangue, ma nonostante questo stava sorridendo. Le braccia erano incatenate alla parete, abbastanza in alto da non permetterle di sedersi a terra. Era vestita con una camicia da notte sporca e strappata molto simile a quella che avevano fornito a lei.

L'andoriana aprì velocemente la cella e stupendo anche se stessa si gettò sulla giovane cubana. Il corpo le tremava mentre nascondeva il volto sulla spalla del timoniere della Hope.

"Ehm... Comandante? Anch'io sono felice di vederla, sopratutto se si stringe a me così, ma forse non è il caso."
"Sono morti... sono tutti morti!" singhiozzò la giovane stringendosi ancora di più a lei.

Luna le appoggiò la guancia sulla testa e ascoltò il racconto di quello che aveva visto. Non fu facile ascoltarla sia perchè Xyr faceva fatica a parlare, sia perchè i racconti degli ultimi momenti della Hope erano terribili anche per lei. Alla fine le due rimasero in silenzio.

"No..." mormorò Luna guardandola.
"Cosa?" chiese l'altra scuotendosi dall'apatia.
"Non sono morti!"
"Ho visto io stessa l'esplosione della nave!"
"Non so dirti come, ma loro sono vivi!" Luna la guardò intensamente "Qualcosa dentro di me dice che tutto questo è sbagliato. Non so come spiegarlo, ma sono certa che stanno bene!"

Xyr abbassò per un attimo lo sguardo, quando lo alzò di nuovo era risoluta "Ha ragione signor Jones, loro sono ancora vivi... lo sento anch'io. Non so come o perchè ma lo so..."
"Bene... e ora che facciamo?" chiese la giovane tornando a sorridere.
"Per il momento non possiamo fare niente, ho a malapena convinto il Maestro a permettermi di vedervi. Come siete finiti qua dentro? E dov'è Tucci?"
"Tucci è nella cella appena dietro l'angolo. Lo sento borbottare ogni tanto, ma è difficile parlare con lui anche in una normale situazione. Io sono arrivata qui perchè ho fatto a pezzi l'abito che mi era stato offerto. Una bella ragazza me l'aveva portato, ma quando mi ha detto a cosa serviva l'ho distrutto... e non l'hanno presa bene. Quando sono stata portata qui, Edison era già nella sua cella."
"Tornerò indietro e vedrò cosa posso fare... intanto andrò a controllare il Signor Tucci per vedere come sta."

Xyr si alzò e raggiunse la porta. Si fermò un attimo e si voltò a guardare la giovane umana.
"Se dirai a qualcuno quello che è successo qui te la farò pagare..." disse lanciandole uno sguardo di fuoco.
"Successo cosa?" rispose l'altra innocentemente.
L'andoriana fece un cenno di assenso e poi richiuse la porta.

Appena girato l'angolo il Primo Ufficiale della Hope trovò quello che cercava. Tucci era chiuso in una cella ben più illuminata e, a differenza di Luna, non era legato. Le pareti della stanza erano state incise con mezzi di fortuna ed era pieno di formule matematiche. Al centro di tutte queste formule c'era il disegno di un macchinario dall'aspetto alieno e complesso.

"Tenente!" esclamò entrando nella cella.
"Buonasera Comandante" le rispose lui senza fare una piega e gettando solo un'occhiata alle sue spalle.
"Cosa sta facendo? Cos'è quella cosa?"
"Il Maestro voleva che io aggiustassi la sua macchina... non che sia rotta, ma sta per rompersi. Gli ho detto che non avrei fatto niente finchè non mi diceva dove eravate, ma non è stato molto collaborativo. Però non riuscivo a togliermi quella macchina dalla testa. Secondo me si può aggiustare... certo devo vederla di persona, questo disegno l'ho fatto a memoria. E i calcoli sono solo teorici..."
"Riprenda fiato Signor Tucci... cos'è quella?!"
"Uh?" lo scienziato la guardò sbattendo le palpebre.
"Tucci... questa... cosa... - scandì Xyr prendendolo per le spalle e voltandolo verso il disegno - che... diavolo... è!"
"Ah! Credo che sia un accumulatore di singolarità gravitazionale. Raccoglie energie dai due buchi neri come una gigantesca turbina..."
"E a cosa serve?"
"A raccogliere energie dai due buchi neri..." ripetè Tucci dopo aver aperto e chiuso la bocca un paio di volte.
"Intendevo per cosa la utilizzano, perchè raccogliere così tanta energia?"
"Ah... beh. Per far funzionare qualcosa che necessita di parecchia energia?" borbottò l'umano confuso per la domanda.
"Lasci perdere... per ora rimanga qua. Cercherò di farla uscire il prima possibile."
"Mi scusi Comandante." Xyr si fermò dopo aver chiuso di nuovo la cella. "Perchè è vestita così?"
"Perchè necessitavo di un qualcosa da indossare." Ribattè lei piccata.
"Ah..."


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09.05 - Soluzioni drastiche

Autore: Tenente Xyr del Clan Clos

Pianeta Demone - Paelyrion - 06/11/2396, Ore 15:00


Ar Akul era seduto quasi completamente al buio su una sedia intarsiata e ricca di preziosi velluti.
Stava osservando un liquido rossastro attraverso un grosso bicchiere di vetro. Una luce fioca illuminava il suo viso.

"Credi possano aiutarci?"

Il Maestro non rispose alla domanda.
Due mani estremamente curate comparvero lentamente sulle sue spalle. Dita affusolate e smalto rosso cremisi impreziosirono la visione.
Le mani scesero sul petto del Maestro mentre due labbra dello stesso colore dello smalto comparvero accanto al suo orecchio.

"Ne sono certo."

La figura femminile gli girò intorno e si sedette sulle gambe del Maestro.
La pelle diafana metteva in risalto il rosso delle labbra e i capelli neri accuratamente acconciati facevano da cornice ad un viso dalla demoniaca bellezza.

"Non ti sei mai fidato di chi non è del nostro stesso lignaggio."

"Ho detto che sono certo ci aiuteranno."

La donna passò le dita sul bordo del bicchiere.

"Sicuro sia solo quello? Sono qui solo per sistemare la tua preziosa macchina e impedire che i tuoi fratelli ti trovino? La donna glaciale non ha nulla a che fare con la tua scelta?"

Ar Akul si alzò violentemente in piedi e la donna cadde fragorosamente in terra. Ad un gesto del Maestro le luci si accesero improvvisamente.

"Hai dei doveri da compiere. Vai e torna davanti a me solo quando te ne darò il permesso. Sono stato abbastanza chiaro?"

La donna indietreggiò e scappò dalla stanza.

Il Maestro si avvicinò lentamente ad un tavolo e si versò altro liquido nel suo bicchiere.



Pianeta Demone - Paelyrion - 06/11/2396, Ore 16:40


Xyr era seduta sul pavimento della cella di Tucci con la schiena appoggiata al muro.
Lo osservava silenziosa.
La porta della cella era spalancata.
Ogni tanto l'andoriana guardava il corridoio di pietra che conduceva alle scale, la loro unica speranza di fuggire da queste segrete.
Ogni volta che lo faceva spostava anche il suo sguardo ai lati della loro porta.
Due massicci giganti di ebano armati di spade dalla lama ricurva facevano da guardiani.
Aveva convinto il Maestro a poter passare del tempo con i suoi amici. Ovviamente mai da sola.
Aveva fatto promesse di cui si sarebbe pentita, ma l'importante era riuscire a tenere quel piccolo gruppo compatto.
Ogni concessione portava anche una richiesta. Ogni volta il Maestro sorrideva compiaciuto. Più che un sorriso sembrava un ghigno. Ogni volta più maligno.
Quell'essere si crogiolava per ogni pezzo che crollava della corazza morale di Xyr.
Quello che il Maestro non sapeva era che Xyr avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di portare il suo equipaggio fuori di qui sano e salvo. Qualsiasi cosa. Anche rinunciare a quello che le era stato sempre più caro.... se stessa.

"No no no, questa parte non dovrebbe essere qui. Ci sono leggi nella fisica che davvero non possono essere stravolte. Insomma, dei capisaldi cui fare riferimento."

Xyr spostò la sua attenzione sul giovane terrestre che si stava lamentando.
Era la loro più concreta speranza di lasciare questo pianeta.
Dopo essersi ripresa dal crollo nervoso che l'aveva investita, si era messa a ragionare.
Cosa sapevano? Nulla.
Dove si trovavano? Nessun indizio tranne che erano in un posto chiamato Paelyron.
Chi era il Maestro? Non ne aveva la più pallida idea.
Cosa voleva? Zero informazioni.
Dopo aver sfogato la frustrazione riducendo a brandelli una sedia contro un muro aveva ripreso il controllo di sè.
Quale poteva essere la loro unica forza qui dentro? Su cosa potevano contare per trovare una soluzione al loro problema?
La conoscenza! Gli mancava la conoscenza! Non poteva fare ipotesi se non sapeva su cosa farle.
Il suo unico indizio era disegnato su un muro di pietra e mattoni in una cella nascosta in una segreta umida.
Tucci aveva la chiave per farli uscire.... Tucci, la persona con cui meno era riuscita a connettersi. Un mistero umano spesso irritante.
Doveva però provarci. Per farlo doveva anche cambiare il suo approccio spesso troppo diretto.

"Edison, puoi ripetere per favore?"

Tucci si voltò verso di lei.

"Vede qui, qui, qui e mmm sì anche qui. Non ricordo bene cosa ho visto, ma di certo non questo. Voglio dire, è assurdo. Se epsilon riporta al vettore quateriano e applichiamo il Teorema di Hystel-Grayon su questa struttura sa cosa succede? Collassa. Non ha senso."

Xyr osservò per un attimo le fitte equazioni con cui Tucci aveva arredato tre delle quattro pareti.
Al centro c'era il disegno di quello strano macchinario.
Era stata una delle migliori nella maggior parte dei corsi accademici. La sua mente era brillante, capiva senza grossi sforzi la maggior parte delle equazioni quantistiche che all'Accademia le avevano insegnato. Era sempre stata in grado di capire i principi che regolavano la fisica, la matematica, le scienze in genere. Si era spesso vantata con se stessa di questa sua fortuna.
Tuttavia ora stava guardando tre pareti piene di .... beh... numeri che apparentemente non legavano tra di loro.
La mente di Tucci era a diversi livelli di eccellenza rispetto la sua. Quel ragazzo era un genio.
Purtroppo era anche Tucci. Insopportabile, incoerente, chiuso, irritante.
Xyr strinse con le braccia le ginocchia al petto mentre osservava le pareti.
Qualsiasi sforzo stesse facendo restavano solo numeri.
Equazioni che viaggiavano su tre dimensioni. Forse quattro se considerava il tempo.
Forse quattro....
Forse....
Si alzò di scatto quasi inciampando sul lungo vestito di broccato.

"Il tempo. Tucci, il tempo."

Edison la guardò con quel suo sguardo vacuo.

"Mi aiuti a capire. Mi definisca un buco nero?"

Il terrestre la guardò con un'aria tra il compassionevole e l'irritato.

"Nella relatività generale è una regione dello spaziotempo con un campo gravitazionale così intenso che nulla al suo interno può sfuggire all'esterno, nemmeno la luce. La velocità di fuga da un buco nero risulta dover essere superiore alla velocità della luce, ma poiché la velocità della luce è un limite insuperabile, nessuna particella di materia né alcun tipo di energia può allontanarsi da quella regione."

"Bene, ora passiamo all'orizzonte degli eventi."

Tucci sbuffò.

"Ma le sembra il momento di parlare di queste cose?"

Xyr strinse i pugni per cercare di mantenere la calma.

"Tenente Tucci. È un ordine. Orizzonte degli eventi."

Edison scattò sull'attenti.

"La caratteristica distintiva di un buco nero è la comparsa di un orizzonte degli eventi: un confine spazio-temporale attraverso il quale una qualsiasi particella di materia o una qualsiasi onda, compresa la luce, può passare solo verso l'interno del buco nero. Nulla, nemmeno la luce, può sfuggire dall'orizzonte degli eventi. L'orizzonte degli eventi è indicato come tale perché, se un evento si verifica entro i suoi confini, le informazioni di tale evento non possono raggiungere un osservatore esterno rendendo impossibile determinare se si sia effettivamente verificato.... aspetti un attimo Comandante."

Tucci si voltò di colpo verso il disegno del macchinario. Cancellò con una manica dell'uniforme strappata una serie di equazioni e cominciò a riscriverle.

"No no no. Stiamo perdendo tempo. Non ha senso, continua a non aver senso. Anche se consideriamo di modificare il tempo come se fossimo nell'orizzonte degli eventi in un buco nero..."

"Due...."

Tucci si voltò verso Xyr.
L'andoriana si schiarì la voce e continuò.

"Due buchi neri. Stiamo osservando una zona di spazio con due buchi neri."

Tucci spalancò gli occhi come colpito da un fulmine.

"Geniale!!! Comandante, qui ci sono due buchi neri!! Tutte le leggi della fisica devono essere riviste in quest'ottica! Devo riscrivere tutto. Tutto! Qui non c'è più spazio."

Il giovane terrestre cominciò a parlare con se stesso ad alta voce e corse fuori dalla cella.
I due guardiani si mossero veloci per fermarlo, ma Tucci si dimostrò agile e veloce. Li evitò, li costrinse inconsciamente a sbattere tra di loro. Si bloccò per un attimo osservandoli a terra intralciarsi l'un l'altro. Rubò veloce una specie di piccola lama dalla cintura di uno dei due.
Xyr trattenne il fiato per qualche istante. Forse poteva sfruttare la cosa per liberare i due prigionieri.
Edison poteva correre verso le scale e lei e Luna potevano seguirlo. Bastava approfittare della situazione creatasi. L'adrenalina le si bloccò però immediatamente in corpo.
Tucci era ripartito di corsa e qualche passo dopo si era fermato, aveva aperto un'altra cella e ci era entrato.
I due guardiani erano riusciti ad alzarsi ed ora osservavano l'interno della stanza in cui Tucci era entrato.
Xyr corse vicino a loro e guardò dentro.
Tucci stava scrivendo freneticamente sul pavimento della nuova cella utilizzando la punta della lama che aveva rubato.

"Comandante, qui è perfetto. Grazie. Le pareti sono pulite. Ora ho un po' di spazio e devo dire questa lama funziona davvero bene."

Xyr si appoggiò allo stipite della porta e scambiò uno sguardo con uno dei giganti d'ebano. Questo scosse la testa quasi commiserandola.
Una forte risata proveniente dalla cella di fronte chiarì che anche Luna si era goduta lo spettacolo.
Xyr la osservò e per un istante un sorriso increspò il viso dell'andoriana.



USS Hope - Infermeria - 06/11/2396, Ore 18:20


=^=Caytlin a Dottoressa Graahn.=^=

Melanne alzò istintivamente lo sguardo dallo schermo medico sopra il lettino del Guardiamarina Lafitte.
Un accenno di rossore le comparve sul viso al pensiero di cosa aveva visto cominciare qualche ora fa sul ponte ologrammi tra Caytlin e Rest.

"Qui Graahn. Mi dica consigliere...."

=^=Servirebbe urgentemente un'equipe medica qui in sala ologrammi. Rest sta morendo.=^=

Melanne reagì secondo automatismi ormai rodati.

"Arriviamo. Graahn chiudo. Guardiamarina Gotek, venga con me di corsa in sala ologrammi 2. Computer, attivazione MOE su Ponte ologrammi 2. Modalità pronto intervento."

*Cosa hanno combinato quei due.*

Il turbolift ci stava impiegando un tempo infinito ad arrivare al piano del ponte ologrammi. Melanne non si era azzardata a far trasferire Rest con il teletrasporto.
Non sapeva la situazione clinica e dentro di sè aveva avuto anche il terrore di ritrovarsi Rest e Caytlin teletrasportati nudi in infermeria. Meglio un approccio diverso.
La porta del ponte ologrammi si aprì finalmente davanti a lei e al suo assistente.
Nessun programma attivo.
La stanza era spoglia e al centro Rest era a terra coperto di sangue.
Caytlin era in piedi al suo fianco mentre il MOE era inginocchiato a terra accanto al corpo del tattico.
Melanne lanciò uno sguardo verso la consigliera.
Caytlin non stava sorridendo. Per una volta sembrava davvero preoccupata.
Melanne si avvicinò veloce a Rest e al MOE.

"Situazione!"

Il MOE rispose senza scomporsi.

"Otto costole fratturate. Collasso polmone destro. Gravi danni al padiglione auricolare sinistro. Frattura scomposta clavicola destra. Tendini polso sinistro lacerati. Esteso ematoma all'addome che necessita di ulteriori indagini. Quattro profonde ferite da taglio alla schiena. Tre dita del piede sinistro in gravissime condizioni. Un profondo taglio alla mano destra."

Melanne si voltò verso Caytlin allibita.
La risiana guardò per la prima volta la dottoressa.

"Non è come pensi. Cioè è quello che pensi, ma non come credi. Insomma. Si salverà vero?"

La dottoressa Graahan si voltò incerta verso il Guardiamarina Gotek e il MOE.

"Andate in infermeria, arrivo subito."

Gotek fece un lieve cenno del capo e ordinò al computer un teletrasporto di emergenza.
Melanne si alzò lentamente con il viso preoccupato.

"Cosa è successo? Caytlin devo saperlo. Devo chiamare Lon? Ti prego dimmi che non sei stata tu."

Caytlin sospirò un secondo.

"Computer, attivare programma Caytlin 3B-Vulcano."

La stanza cambiò lentamente aspetto. Un ambiente montagnoso e secco prese il posto delle pareti nere. La temperatura salì improvvisamente. Accanto alle due donne comparve l'ingresso di una grotta.

"Dottoressa, benvenuta su Vulcano. Ho creato questo ambiente familiare per aiutare Rest a superare la fase del suo Pon Farr. Come avrai intuito volevo aiutarlo a superare la febbre del sangue."

Melanne si guardò attorno.

"Non volevo assolutamente entrare nel merito della cosa. Seriamente. Diciamo che per me i costumi sessuali dei Risiani sono troppo aperti. Però, stavolta forse hai esagerato."

Caytlin sorrise.

"Come saprai ci sono tre modi per mettere fine al Pon Farr. Un'intensa meditazione è sicuramente il primo verso cui Rest si è diretto. Con Xyr scomparsa c'era poco da fare. La mente di Rest era concentrata su altro. Ho solo pensato che il secondo metodo fosse la scelta più corretta."

Melanne sospirò.

"Se lo dici tu."

Caytlin appoggiò una mano alla parete di roccia accanto a lei, come per trovare un sostegno.

"Ero sicura Rest avrebbe ceduto. Lo stava per fare. Poi qualcosa è scattato in lui e si è ritratto con violenza."

Melanne notò in Caytlin una sensazione di dubbio.

"Se non soddisfano la febbre del sangue possono morire in 8 giorni. Mi hai parlato di un terzo modo per mettervi fine."

Caytlin si riprese e tornò gioviale.

"Beh, il terzo è il koon-ut-kal-if-fee, un combattimento rituale."

Graahn si avvicinò a Caytlin.

"Seriamente non ne ho mai sentito parlare."

Caytlin si allontanò dalla parete.

"Computer, attivare programma Caytlin 5E-Xyr."

L'ambiente cambiò di nuovo.
Ora erano finite in una stretta radura innevata.
Le pareti attorno erano ghiacciate e la temperatura cadde di colpo. Melanne si strinse le braccia intorno al corpo per trattenere il calore.
Accanto a loro comparve anche Xyr. L'abito che indossava era semplice, leggero. Lasciava scoperte le spalle mentre il busto era coperto da una strana corazza di pelle. Indossava degli stivali ricoperti di pelo. L'unico indumento che potesse ripararla dal freddo.
Caytlin la guardò.

"Ed eccoci sul pianeta natale del nostro Primo Ufficiale. Come ti ho accennato c'è davvero un terzo modo. Viene chiamata la lotta di passione in cui un vulcaniano sfida qualcun'altro per una compagna. Il conflitto inizia quando uno dei due maschi adulti desidera accoppiarsi con una femmina durante il pon farr, o quando la femmina non vuole il maschio che le era stato promesso durante l'infanzia. In questo scenario che avevo preparato come piano di riserva ho creato un simulacro della nostra Xyr e ho stravolto un po' le regole."

"Caytlin, cosa hai combinato? Perchè Rest è in infermeria?"

La risiana digitò qualcosa sul suo PADD e la temperatura intorno a lei e a Graahn si fece più mite.

"Ho semplicemente creato una Xyr che non accetta Rest e che ha altri interessi amorosi. La femmina può anche scegliere di combattere lei stessa per il suo diritto alla libertà."

"Altri interessi amorosi? Xyr? Cioè, voglio dire, ha interessi oltre al regolamento? Non si spiega comunque quello che è successo a Rest. I vulcaniani sono decisamente resistenti e forti. Sì, anche gli andoriani in effetti."

Caytlin prese una mano di Melanne e la guidò a spostarsi qualche metro più in là.

"Computer, riproduci ultima simulazione a partire dalle 10:50 di oggi.

L'immagine cambio ancora.
Un confuso Rest stava osservando Xyr.
La febbre di sangue sembrava aver preso il sopravvento sulla lucidità vulcaniana.
Melanne osservò per diversi minuti quello che era successo in quella stanza.
Il simulacro di Xyr aveva urlato in faccia a Rest in quello che la dottoressa immaginò fosse vulcaniano. Aveva poi colpito il vulcaniano sul petto allontanandolo da lei. Per diversi minuti si erano susseguiti urli, strattoni e maldestri tentativi di approccio da parte di Rest.
Improvvisamente Xyr si era diretta verso Caytlin per afferrarla e stringerla a sè. Poi aveva estratto da una cavigliera legata allo stivale uno stiletto di metallo.
Aveva spostato della neve da un ceppo di legno. Vi aveva poggiato la mano sinistra aperta e aveva guardato Rest negli occhi.
Il vulcaniano aveva ringhiato infuriato poi aveva poggiato la mano aperta su quella dell'andoriana poggiata sul ceppo.
Aveva poi stretto lentamente l'altra mano intorno a quella di Xyr che teneva l'elsa dello stiletto.
Si erano guardati negli occhi per pochi secondi e contemporaneamente avevano calato la lama dello stiletto conficcandosela sul dorso delle mani poggiate sul legno.
Da quel momento era cominciata una furiosa lotta violenta e barbara.
Melanne restò allibita a guardare il macabro spettacolo.
Per diversi minuti i due contendenti si erano colpiti senza risparmiarsi.

"Computer, fine registrazione."

Melanne osservò la consigliera che aveva appena fermato quello scempio virtuale.

"Sono andati avanti così per ore. Avevo disattivato le protezioni del ponte ologrammi e Xyr era un ologramma. Rest non aveva alcuna possibilità. Non credevo però avrebbe resistito così tanto. Ho cercato di bloccare il programma, ma qualcosa non stava funzionando. Il computer non mi rispondeva. A quel punto mi sono accorta che Rest mi stava guardando. Per un attimo mi era sembrato di nuovo in sè. Durante il combattimento era riuscito a inserire vocalmente nel computer un suo comando che impedisse a me di bloccare il programma. Sono rimasta a guardarli finchè Rest non si è arreso. A quel punto il programma si è interrotto e sono riuscita a chiamarti. Il resto lo sai."

Graahn osservò il volto del vulcaniano bloccato dal fermo immagine, poi corse fuori dal ponte ologrammi per dirigersi in infermeria.



USS Hope - Bar di Prora - 06/11/2396, Ore 20:05


"State scherzando vero? Questa sarebbe l'energia che vi serve? Sapete che corrisponde a quella di un piccolo sole, vero?"

Doohan stava leggendo i dati sullo schermo del PADD che la sezione scientifica gli aveva appena inviato.

=^=Lo sappiamo purtroppo, ma secondo i calcoli fatti non ci sono grosse alternative.=^=

Aveva staccato 15 minuti per riprendere fiato. Aveva ricalibrato tutta la nave seguendo da ore le richieste che gli arrivavano da ogni sezione. Tutta la Hope era focalizzata nel riorganizzare le varie sezioni per poter spostare le risorse energetiche in sala macchine. Due giorni fa gli era stato proposto dal Capitano un piano di riottimizzazione che avrebbe portato a utilizzare i deflettori per... non ricordava esattamente le parole di Bueller, ma era qualcosa tipo utilizzare i deflettori come apriscatole cosmico. Aveva chiesto qualche spiegazione e dall'interfono Bueller gli aveva detto che dovevano farsi strada a forza attraverso una nebulosa per accedere ad un'altra realtà. Stranamente, in sottofondo alle parole del Capitano, aveva sentito delle onde che morivano dolcemente sul bagnaschiuga.
Aveva evitato di fare ulteriori domande.
Ora era seduto al Bar a cercare di riflettere da solo. Era davvero troppa l'energia richiesta dalla sezione scientifica, davvero troppa. Anche stravolgendo la Hope non avrebbe potuto arrivare a quel quantitativo.
Certo, avendo a disposizione un invertitore Tukoniano e magari un paio di quei Cristalli Thaser che aveva visto in quella conferenza di Tholian II avrebbe fatto il miracolo. Erano anche illegali in 7 mondi su 10, quindi era un piano da scartare.
Sul tavolo comparvero due piccoli bicchieri contenenti un liquido ambrato.
Strauss era in piedi accanto al tavolo di Doohan.

"Capitano! Grazie. Uno può bastare, davvero. Mi volevo fermare solo 10 minuti."

Strauss guardò il giovane ingegnere.

"Stia qui seduto, l'altro bicchiere non è per lei."

Doohan guardò il Barista ebetito. Era solo al bar.
La porta della stanza si aprì e Rodriguez fece il suo ingresso baldanzoso come sempre.

"Buonasera Capit... ehm Signor Strauss. Mi ha fatto chiamare?"

Strauss si avvicinò al nuovo arrivato.

"Quattro cose. Primo. Il cocktail sul suo tavolo l'ho deciso io, non accetto critiche. Secondo. Dia a Doohan quello che vuole senza fare domande. Terzo. Su questo PADD che le sto dando ha un mio ordine da mostrare a chiunque le serva per portare la Hope dove vuole. Dobbiamo tornare qui in non più di due giorni. Quarto. Lei non è mai stato qui."

Strauss consegnò a Rodriguez un PADD e tornò ad occuparsi di faccende da barista.

Rodriguez guardò Doohan e si sedette al suo tavolo.

"Amico mio, da dove cominciamo?"



Pianeta Demone - Paelyrion - 06/11/2396, Ore 23:15


Xyr era esausta. Tucci sembrava non patire invece la stanchezza di ore a fare calcoli.
Le sembrava di essere qui da secoli.
Era nella cella di Luna adesso. L'aveva aiutata a mangiare qualcosa mentre cercavano insieme di decidere come procedere.
Si sentiva frustrata. I suoi amici erano chiusi in una cella. Lei invece era ben vestita, poteva accedere al cibo migliore, poteva dormire in un letto comodo in una stanza calda. Si sentiva comunque in una gabbia dorata. Aveva avuto tanta libertà da parte del Maestro. Troppa.

"Ho capito!!!"

Luna e Xyr si guardarono per un attimo, poi l'andoriana corse verso la cella di Tucci.

"Comandante, è tutto chiaro. So a cosa serve la macchina e a come sistemarla. Era semplicissimo."

"È esattamente quello che volevo sapere."

La voce del Maestro riempì roboante la piccola cella mentre la sua imponente figura uscì come un fantasma da una delle pareti. Xyr e Tucci rimasero impietriti dall'apparizione.


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09.06 - Onde d'urto

Autore: Tenente JG Lon Basta

Pianeta Demone - Paelyrion - 06/11/2396, Ore 23:15


Luna sedeva con la schiena appoggiata alla parete della sua prigione, quando il Maestro apparve nella cella dove si trovavano Tucci e Xyr. Non fece una mossa, né un fiato all'esclamazione oltraggiata del comandante e al seguente rumore di lotta, per lo più da parte dell'andoriana se le sue orecchie le suggerivano bene. Agitarsi non sarebbe servito a nulla, quello che contava era risparmiare le energie per usarle al momento giusto.

Il suo amico era stato coraggioso a scrivere quel diario, soprattutto considerando che il Maestro aveva occhi ed orecchie ovunque. Luna non credeva nell'onnipotenza del loro catturatore, soprattutto perché il suo amico non avrebbe scritto il diario altrimenti, quel piccolo oggetto che ora era nascosto dietro la sua schiena.
Quando finalmente scese il silenzio nella prigione non si mosse ancora per qualche minuto. Il Maestro sarebbe stato impegnato con Tucci e Xyr, difficile che avesse un occhio di riguardo anche nei suoi confronti dato che aveva fatto di tutto per farsi vedere sconfitta. Un klingon sconfitto è un klingon miserabile, ma lei non si era ancora arresa. Sorrise e tirò fuori il diario e lo aprì.

Lei non conosceva il vulcaniano, soprattutto quello molto antico, ma non le serviva capire cosa fosse scritto perché sapeva leggere lo schema di una traiettoria, il tracciato di un'orbita e le schematiche di volo e se Xyr e Tucci avessero resistito ancora un po, avrebbe avuto la conoscenza che le serviva per portare tutt'e tre fuori da lì.



Base Spaziale "Falco Nero", 08/11/2396 ore 03:25


La parete tremò e per un istante Rodriguez temette che avrebbe ceduto, ma sorprendentemente tenne. Dall'altro lato qualcosa cadde a terra rompendosi in mille pezzi, ma nessuno comparve sulla soglia a chiedere ragioni. Fingendo indifferenza per quello che stava avvenendo sotto i suoi occhi, Rodriguez si pulì il viso dagli schizzi di saliva di Szantrov e passò lentamente le dita sui pantaloni per pulirli.

"Richiama il tuo mastino!"

"Come? Non ho capito, potresti ripetere?" Chiese gentilmente alzando lo sguardo verso il contrabbandiere che emise un suono gorgogliante quando Basta, che lo stava schiacciando contro la paratia, aumentò la presa sulla sua gola.

"Ho detto," ripeté gracchiando l'altro, "che non c'è alcun motivo per arrabbiarsi, la tua merce è pronta... stavo solo," lanciò uno sguardo terrorizzato al betazoide, "stavo solo dicendo che avevamo un accordo e che dovevi venire da solo, ma non si è mai abbastanza prudenti e hai fatto benissimo, davvero, a venire accompagnato".

"Hai sentito il nostro amico?" con un sorriso soddisfatto Rodriguez appoggiò le braccia sullo schienale della sedia, "È contento che io non sia venuto da solo".

"Si si, davvero!" se una gallina fosse stata in grado di parlare avrebbe sicuramente avuto la voce del contrabbandiere, Rodriguez non avrebbe voluto essere al suo posto. Basta era molto convincente nel suo ruolo di guardia del corpo, non si sarebbe detto che fosse tutta una finta. Se... era tutta una finta.

"Lascialo, chiudiamo l'affare e andiamocene da questo buco", si affrettò a dire. Basta obbedì ma l'arma che fino a pochi istanti prima era appoggiata al viso del contrabbandiere, rimase in bella vista mentre questi cadeva pesantemente sul divanetto del separé.

"Ti assicuro che non volevo fregarti amico," si affrettò a dire Szantrov massaggiandosi la gola, "è che non ti conosco e non sapevo se potevo fidarmi di te, è stato solo un test." Una risatina nervosa accompagnò le sue parole.

"Un test," ripeté pensoso Rodriguez, "è sempre una buona cosa essere prudenti," annuì dopo qualche secondo come se fosse d'accordo, "di sicuro io lo sono, non è vero?" Chiese a Basta "E mi assicuro sempre che le persone che contatto siano affidabili, il problema non sono io, ma tu!" Indicò il betazoide esasperato. "Ti avevo detto che ci si poteva fidare di Szantrov, che non avrebbe tirato sul prezzo, non troppo almeno, e che ci avrebbe consegnato quello che abbiamo ordinato senza troppe storie!" Si rivolse di scatto al contrabbandiere, "È vero che ora che è tutto chiarito concluderemo l'affare e ci darai quello che abbiamo richiesto?"

Seguì un lunghissimo secondo di esitazione poi Szantrov annuì: "Ma certo, certo. Ovviamente".

Rodriguez guardò Basta che annuì.

"Ottimo!" Esclamò il capo operazioni della Hope con un sorriso allegro, "sono contento che 'ora' tu non voglia fregarmi e che possiamo concludere quest'affare! Questa è la cifra che avevi chiesto, tolto il disturbo per l'incomprensione appena avvenuta, direi che puoi ritenerti soddisfatto no?" Spinse verso Szantrov un chip che l'altro si affrettò a controllare.

"Er..." iniziò a dire questi, ma un leggero movimento alle sue spalle di Basta lo spinse a chiudere di scatto la bocca.

"Abbiamo un accordo allora?"

Basta e Rodriguez si affrettavano lungo il corridoio che li avrebbe portati alla loro navetta. Nonostante si sforzasse di avere l'aspetto di chi non ha alcuna preoccupazione al mondo, il capo operazioni era sempre più nervoso.

"Quanto tempo abbiamo prima che riescano ad uscire dal bar?"

"Cinque, sei minuti al massimo" Risposte Basta freddamente. Teneva la mano sul phaser e si muoveva come se da sempre avesse frequentato posti come quella stazione.

"Quanto siamo distanti dalla navetta?" Chiese ancora Paulo.

"Stesso tempo."

"E se affrettassimo il passo?"

Si guardarono.

"Affrettiamo," disse Rodriguez mettendosi a correre, "affrettiamo".



U.S.S. Hope, Infermeria, 08/11/23 ore 05:00


"Che ci fa qui tenente?"

Basta, sollevò lo sguardo dal padd che stava leggendo per guardare il vulcaniano. "Mi rilasso," un sorrisetto quasi di scherno comparve all'improvviso sul suo volto, "la sua mente è piacevolmente silenziosa signor Rest, come un'oasi di pace".

"Un'oasi di pace..." Ripeté lentamente il vulcaniano, "non ero mai stato paragonato ad un'area di vegetazione metaforica, prima d'ora".

"C'è una prima volta per tutto".

Si fissarono per qualche istante, poi Basta tornò a leggere il padd e Rest a fissare il soffitto dell'infermeria.



U.S.S. Hope, Sala Macchine, 08/11/2396 ore 05:30


James Doohan II litigava con i pezzi che doveva montare cercando di ignorare l'irritazione.

=^=Bueller a Doohan, a che punto siamo?=^=

Il capo ingegnere inspirò a fondo contando fino a dieci prima di rispondere.

"Il tempo non diminuisce se continua a chiamarmi capitano, né si contrae, né per miracolo i pezzi che devo assemblare si montano più facilmente". Quella cosa del contare fino a dieci non funzionava per niente.

=^=Volevo solo...=^=

"La chiamo io quando sono pronto". Troncò la comunicazione James digrignando i denti.

Dall'altro capo della consolle il guardiamarina Alina Thompson lo fissava ad occhi sgranati, James fu tentato di scusarsi per il suo comportamento, ma in quel momento proprio non gli andava di sentirsi in colpa, per cui chinò la testa sulle modifiche che stava apportando e si rimise al lavoro.



U.S.S. Hope, Ufficio Medico Capo, 08/11/2396 ore 07:16


"E da quando sono così?"

"Un'ora circa", in piedi nel suo ufficio accanto al consigliere Caytlin, Melanne Graahn fissava un po' sorpresa Basta e Rest.

"E non hanno avuto discussioni?"

"Dipende da cosa intenti per discussione. All'inizio sono stati in silenzio per un bel po', poi, tutt'ad un tratto, parlavano animatamente. Parlare animatamente è una discussione?" chiese la dottoressa alla risiana girandosi a guardarla.

"Dipende dal concetto di discussione che si ha quando si ha a che fare con dei vulcaniani," rispose Caytlin continuando a fissare la scena. "Però non sembra che l'espressione di Basta sia sufficientemente contrariata, il suo viso è come al solito scuro, ma non sembra abbia intenzione di saltare addosso a Rest. Sai di cosa stanno parlando?"

"Ad un certo punto Rest mi ha informata di essere perfettamente in grado di lavorare," alla risiana non sfuggì il tono ironico della Graahn, "e ha chiesto di avere il suo d-padd."

Caytlin restò per un po' in silenzio, poi strinse le spalle, "c'è un solo modo di scoprire di cosa stanno parlando," disse rivolgendole un sorriso luminoso. La dottoressa si affrettò a seguirla fuori dall'ufficio.

"Ma la scomparsa di una nave da queste parti sarebbe dovuto risultare nei nostri registri di missione!" Stava dicendo Basta scuotendo la testa, "non c'è nulla negli archivi della flotta stellare".

"Come dovrebbe sapere dalle lezioni di Storia della Federazione, nel 2152 prima della Crisi di Babel, non c'era una flotta stellare, signor Basta," ribatté Rest mostrando al betazoide, che fece una smorfia seccata alla precisazione, il d-padd, "non c'era un archivio unico e non esisteva ancora la flotta stellare. La K'val-phavath era una nave scientifica il cui compito era quello di studiare la nebulosa, quando scomparve furono avviate ricerche, ma non ne fu trovata traccia."

"Proprio come la navetta su cui erano il Xyr, Tucci e Luna", commentò Basta leggendo. Nessuno dei due sembrava essersi accorto dell'arrivo della dottoressa e del consigliere.

"Quindi c'è un precedente?" Intervenne Caytlin guadagnandosi l'attenzione di entrambi.

"Si," rispose il betazoide massaggiandosi la testa, "la nave K'val-phavath che non è mai stata recuperata però." Lanciò un'occhiata a Melanne prima di tornare su Rest.

Entrambi sfiorarono il comunicatore.



U.S.S. Hope, Plancia, 08/11/2396 contemporaneamente


=^=Basta a capitano Bueller.=^=

=^=Rest a capitano Bueller.=^=

Nel silenzio teso della plancia Bueller, seduto sulla sua poltrona, rimase perfettamente immobile. Seguì qualche secondo di silenzio, poi di nuovo.

=^=Basta a capitano Bueller, il signor Rest ha qualcosa da dirle.=^=

"Qui Bueller, il signor Rest non era in infermeria?"

=^=Si signore.=^= intervenne il vulcaniano.

Bueller fissò lo sguardo nel vuoto dello spazio che lo schermo della plancia mostrava. "La raggiungo". Decise alla fine.



U.S.S. Hope, Infermeria, 08/11/2396, ore 07:30


Era iniziato con il capitano che arrivava a passo rapido per essere informato ed ora era divenuta una vera e propria riunione. Melanne aveva avuto la prontezza di spirito di allontanare il personale non autorizzato e aveva suggerito più di una volta che fosse il caso di spostarsi in sala tattica. Ma se si fossero spostati lei avrebbe dovuto dimettere Rest, aveva osservato con un soave sorriso Bueller. Nemmeno per idea, almeno non ancora, aveva ribattuto lei. Così erano rimasti tutti lì, a passarsi d-padd a fare ipotesi, a cercare informazioni su archivi antichi (di quello si stava occupando qualcun altro).

=^=Doohan a Bueller=^=

Il capitano si affrettò a rispondere.

"Ci siamo?"

=^=Si, però capitano...=^= ci fu un esitazione che pesò nel silenzio dell'infermeria. =^=Abbiamo un solo tentativo e basta a per andare che per tornare.=^=


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09.07 - Fratelli

Autore: Tenente JG Melanne Graahn

U.S.S. Hope, Infermeria, 08/11/2396, ore 07:52


Un solo tentativo sia per andare che per tornare non sembrava eccessivamente promettente. Ma quando mai, dall'inizio della loro missione, qualcosa era sembrato promettente?

La risposta sembrò materializzarsi contemporaneamente nelle menti di tutti i presenti, come se un'insegna a led lampeggiante fosse comparsa improvvisamente nell'aria tra i lettini. Tutti loro la fissarono per qualche secondo, poi ognuno prese a muoversi automaticamente verso la propria postazione in un meccanismo così ben collaudato e coreografato che persino Xyr, in una delle sue giornate buone, ne sarebbe stata orgogliosa.

Anche Rest, preso dal senso di generale devozione alla causa, fece per alzarsi, attirandosi le ire della Graahn, che calò su di lui come un falco, in volto un cipiglio da Generale Patton delle Aspirine un po' spaventoso e un po' ridicolo.

"Di preciso, lei dove pensa di andare?" gli domandò, sbarrandogli fisicamente il passo.

"In plancia, Dottoressa."

"Non credo proprio!"

"Ma Dottoressa, il signor Rest ci sarebbe estremamente..." iniziò Bueller, l'unico che non aveva tentato di confondersi con la paratia. Per quanto Melanne fosse dolce e poco minacciosa, tutti temono i medici.

La dottoressa si voltò verso di lui. "Capitano, il signor Rest è un mio paziente e nello stato attuale non ritengo che sarebbe saggio lasciarlo tornare ai suoi doveri."

Una lieve sfumatura nel consueto tono cauto e remissivo della Graahn fece decidere a Bueller che quella non era una battaglia che valesse la pena di provare a vincere, almeno per il momento. Il Capitano gettò a Rest un'occhiata di scusa e se ne andò.

Il resto degli ufficiali superiori non confinati in infermeria si affrettò a seguirlo. Melanne si voltò nuovamente verso Rest.

"Le concedo al massimo un collegamento via comunicatore. Ora, se ne torni a letto."

"Non è adorabile quando si arrabbia?" borbottò Ferris, appena fuori dalla porta.



Pianeta Demone - Paelyrion - Contemporaneamente


Accanto alla porta della cella che Tucci aveva deciso di riarredare, Ar Akul era immobile e fissava impassibile le file di equazioni che decoravano le pareti. Era difficile interpretare la sua espressione, per quanto Xyr ci avesse provato durante i loro incontri. Non le era chiaro se il cosiddetto Maestro capisse quello che stava leggendo meglio di lei e Luna o se stesse solo fingendo. O se la cosa gli importasse in qualche modo.

Le informazioni che aveva faticosamente racimolato su di lui grazie ad un attento lavoro di analisi psicologia e al glaciale autoimposto autocontrollo che le aveva impedito di saltargli addosso e strappargli gli occhi a mani nude, indicavano solo che Ar Akul aveva bisogno di aiuto per riparare un marchingegno e che quest'ultimo stava molto a cuore. Non era chiaro, tuttavia, né a cosa servisse, né se lui avesse idea della sua meccanica o del suo funzionamento.

Tucci, dal canto suo, sembrava totalmente estraneo alla situazione. Xyr in un certo senso lo invidiava. La sua capacità di immergersi completamente nei calcoli e nelle sue teorie era probabilmente quello che gli stava impedendo di perdere la testa.

L'ufficiale scientifico era al momento impegnato con l'angolo in basso a sinistra della parete di fondo della cella. Con un sospiro, incise un ultimo carattere poi sedette sul pavimento ad ammirare la sua opera. Il coltello giaceva abbandonato accanto a lui, cosa che, a parte a Tucci stesso, non era indifferente a nessuno.

"Finalmente è tutto chiaro, adesso."

Sembrava davvero soddisfatto di sé e, in qualche modo, in pace con l'ambiente circostante e con la situazione attuale.

"Allora, puoi ripararlo." disse Ar Akul. Il suo tono era soffice, quasi suadente, come quello che aveva usato all'inizio del loro soggiorno con Xyr. Per l'occasione era vestito completamente di nero e oro, compresa la maschera riccamente decorata che indossava.

Tucci si voltò nella sua direzione.

"No, non credo proprio." rispose serenamente.



U.S.S. Hope, Infermeria, 08/11/2396, ore 08:13


Sforzandosi di mantenere un tono il più possibile sereno, Bueller si sistemò meglio sulla poltrona di comando e diede l'ordine che tutti stavano aspettando. "Va bene, tutti ai propri posti, E tenetevi forte."

L'aria in plancia era così densa che si sarebbe potuta tagliare con il coltello. Quello che stavano per fare era pericoloso oltre ogni ragionevolezza e avevano una sola possibilità per provarci. Se anche ci fossero riusciti, avrebbero dovuto ripetere l'intero teatrino al contrario senza avere la minima idea di quello che li aspettava dall'altra parte e che avrebbe potuto tentare di ostacolarli. Senza nulla togliere al secondo timoniere, inoltre, quella era decisamente il tipo di situazione in cui sarebbe stato necessario avere a disposizione il miglior pilota a bordo. Ovviamente, Luna non era lì e non c'era nessuna garanzia, in effetti, che ci sarebbe stata per il rientro. Infine, come se non bastasse, per ottenere tutti i pezzi necessari avevano intrapreso una serie di azioni non esattamente legali. Per cui se fossero riusciti a sopravvivere, la Lennox li avrebbe ammazzati di sicuro.

Cosa mai poteva andare storto?

"Rotta tracciata, Capitano."

"Dalla sala macchine cosa dicono?"

"Che se la nave va in pezzi, non sarà colpa loro."

"Ottimo, mi ricorderò di annotarlo nel mio diario di bordo."

"Ammesso che ne esista ancora uno..." mormorò Caytlin, al fianco di Bueller.

"Andrà bene!" commentò lui con la migliore aria baldanzosa che riuscì ad ostentare. "Timoniere, andiamo."



Pianeta Demone - Paelyrion - Contemporaneamente


"Oh, andiamo..." borbottò Luna a bassa voce.

L'affermazione di Tucci era rimasta sospesa nell'aria per diversi secondi, prima che qualcuno si azzardasse a parlare. Lui non sembrava esattamente consapevole del genere di reazione che il suo commento aveva suscitato, ma tutti gli altri, salvo forse i due giganti a guardia delle celle, lo erano anche troppo.

Ar Akul parlò di nuovo, ma questa volta Xyr avvertì una nota minacciosa nel suo tono che non le piacque affatto. Sentì Luna muoversi leggermente nella sua cella, accompagnata da uno sferragliare di catene e ceppi, e capì che doveva averlo avvertito anche lei.

"Credevo avessi detto che avevi compreso."

"Infatti è così." rispose Tucci.

"Dunque, puoi ripararlo."

"No, non credo." ribadì lo scienziato. "Non sono un ingegnere. Posso comprendere la teoria, posso anche spiegargliela se lo desidera, ma aggiustare un marchingegno del genere richiede attrezzatura, tempo e abilità specifiche. Io non le ho, tranne forse il tempo. E lei?"

Non si trattava di una domanda retorica. Tucci sembrava genuinamente curioso di conoscere la risposta.

Ar Akul continuò a rimanere assolutamente immobile, poi fece lentamente un passo indietro e scomparve nuovamente tra le orme.

Tucci si voltò verso Xyr e Luna, che intravedeva appena attraverso le porte aperte delle celle. "Ho detto qualcosa che non va?"



U.S.S. Hope, Infermeria, 08/11/2396, ore 08:32


"Cosa c'è che non va?"

Nel momento in cui lo schermo era stato invaso improvvisamente dai gas della nebulosa e i sensori avevano confermato il successo della loro operazione, le luci avevano preso a lampeggiare e si erano spente per alcuni secondi. Uno scossone aveva percorso l'intera nave, arrivando fino in plancia. Un paio di consolle avevano spruzzato scintille tutto intorno. Le luci di emergenza erano scattate subito dopo.

"Rapporti danni dai ponti 3, 4 e 7." riferì Basta dalla sua postazione. "Nessun danno grave, nessun ferito."

"Siamo arrivati?"

"Sì, sembra di sì. Rileviamo di nuovo la nebulosa, ora, e anche il pianeta."

"Dovremmo raggiungerlo in circa un'ora, se non succede altro." si inserì il timoniere.

"Ci sono tracce della nostra navetta?" domandò il consigliere, mentre le luci lampeggiavano e si riaccendevano.

Basta scosse appena la testa e sembrò riflettere per qualche istante sulla risposta. "I sensori non rilevano nulla. Nessuna nave nelle vicinanze. Ma c'è qualcosa."

"Qualcosa? Qualcosa di che genere?"

Tutti gli sguardi dei presenti si fissarono sul betazoide. Basta avvertiva qualcosa, una presenza oltre a quelle dei presenti a bordo della nave. Era una sensazione insolita, non sembrava provenire da un punto in particolare, era come diffusa intorno a loro, come se il profondo cremisi pulsante che avvertiva venisse dallo spazio stesso, dai gas della nebulosa.

"Non so spiegarlo," ammise. "C'è qualcuno qui, nella nebulosa. Diverso da chiunque io abbia incontrato prima."

"E i nostri sensori non lo rilevano?"

"No, sembra di no."

"Ottimo..." sospirò Bueller.



Pianeta Demone - Paelyrion - Contemporaneamente


"Davvero ottimo," ripetè Ar Akul, un sorriso soddisfatto che gli si allargava sulle labbra. "Pare che i nostri ospiti siano pieni di risorse. Se lo scienziato non può riparare la nostra macchina, qualcuno a bordo della sua nave certamente potrà."

L'ancella che quel giorno assisteva il Maestro sorrise a sua volta, osservando lo schermo. La Hope sembrava brillare leggermente sullo sfondo cupo della nebulosa, un punto bianco pieno di promesse. Abbassò gli occhi sul pannello di controllo lì accanto, verificandone la posizione, e il suo sorriso languido scivolò via, rimpiazzato gradualmente da un'espressione di intenso terrore. Tenne lo sguardo basso, incapace di sollevarlo ad incontrare quello del suo padrone.

"Che cosa succede?"

La voce del Maestro tagliò l'aria come un'accetta. Chiaramente aveva percepito il cambiamento nelle emozioni della donna. "Cosa rilevi?"

Lyn aprì la bocca due volte senza che ne uscisse alcun suono.

"Parla, donna!"

"Loro... loro sono qui, Maestro."

"Loro?"

"I tuoi fratelli..."


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09.08 - Numi e traditori

Autore: Tenente JG Caytlin

U.S.S. Hope, Plancia, 08/11/2396, ore 08:42


"Signor Rest, cosa sta facendo?" domandò perplesso Basta dalla consolle tattica

=^=Riprogrammo i sensori con subroutine alternative, ampliando la spettrometria differenziale di assorbimento atomico, perdendo accuratezza in profondità di circa il 39,23%, ma potenziando il controllo a medio raggio di circa 11,02%=^=

"Non granché signor Rest. È sicuro di poterlo fare?" domandò Bueller riferendosi nemmeno troppo velatamente alle minacce di Melanne sull'effettiva possibilità di tornare operativo del Vulcaniano

=^=Affermativo. Gli effetti del Pon-Farr non stanno più ostacolando le mie capacità mnemoniche ed intellettive e la Dottoressa Graahn ha acconsentito all'utilizzo della consolle di comunicazione, purché non mi muovessi dal bioletto. Bypassare i controlli per farmi accedere ai sensori è stato banale=^=

"Va bene signor Rest, quanto le manca?"

=^=All'incirca 45 secondi, Capitano=^=

"Ottimo... Plancia a Sala Macchine!"

=^=Qui Doohan=^=

"Situazione?"

=^=Toh... dopo dieci minuti? Ha aspettato tanto per chiedermi un aggiornamento questa volta.=^= la voce di James era insolitamente sarcastica e nervosa =^=Ho inviato i miei uomini ad esaminare le varie criticità presentate sui ponti 3, 4 e 7, ma, come le avevo già detto quando mi ha proposto il suo piano, la riuscita dello stesso mi avrebbe dato notevoli grattacapi... specialmente se vuole tornare indietro.=^=

"Faccia del suo meglio Capo... ci aggiorniamo fra..."

=^=Cinque minuti? Come suo solito da quando manca il Comandante Xyr?=^=

Se al primo cenno di nervosismo dell'ingegnere capo, in genere la tranquillità fatta persona grazie ad estenuanti sedute di Yoga, Caytlin non aveva dato segni evidenti, al secondo aveva appoggiato una mano sulla spalla di Bueller, lo aveva fissato per un secondo negli occhi come per dirgli che ci avrebbe pensato lei e poi si era allontanata dirigendosi al primo turboascensore disponibile.
Basta alzò gli occhi al cielo quando percepì la reazione di Ferris: probabilmente, in qualche remoto angolo neurale, aveva compreso il messaggio non verbale della Consigliera, ma s'era perso negli occhi della Risiana, fantasticando chissà cosa, ma di genere facilmente identificabile dall'improvviso picco emozionale erotico che sprigionava l'aura del Capitano.
Dapprima, a riportare Bueller alla ragione facendogli perdere quello sguardo ebete a cuoricini, fu la voce di Rest che annunciava di aver riprogrammato i sensori in un secondo tempo, fu l'allarme rosso.

"Signor Basta?"

"Scudi pronti Capitano, massima potenza... i sensori rilevano due anomale formazioni con massa simile a roccia di forma triangolare rovesciata... uno a est-nordest della nostra posizione, l'altro a nordovest e..."

=^=Attaccano... tipologia d'attacco sconosciuta!=^= annunciò Rest dall'infermeria.

"Manovre evasive!" ordinò Bueller rimpiangendo di non avere Luna al timone.

La prima scarica, proveniente da est e di colore rosso, colpì gli scudi, azzerandoli completamente.

"Siamo alla loro mercé Capitano!" esclamò Basta.

"Timone indietro tutta, pronti a curvatura!"

=^=Non abbiamo curvatura!=^= urlò dall'interfono Doohan spazientito.

La seconda scarica, di colore azzurro e proveniente da nordovest, inibì tre quarti dei sistemi della Hope, mantenendo pienamente attivi solo il sistema vitale, i motori ad impulso e quelli di manovra.

In plancia calò il gelo. Non una scintilla, non una consolle esplosa, tutti trattennero il fiato in attesa di una terza scarica, che non arrivò.

"Plancia a Doohan, aggiornamento?"

=^=Ma vaf...=^= la voce di James si interruppe, si udì un brusio ed alcune scariche prima che la comunicazione si riaprisse =^=Qui Caytlin, il nostro responsabile ingegneria è al momento molto indaffarato Capitano. Comunicherò io eventuali novità. Leggo dal suo pad che la situazione è quella che appare, nessun danno strutturale dovuto agli attacchi, non vi sono sovraccarichi di nessun genere, semplicemente pare che qualcuno abbia deciso di premere il pulsante off su buona parte dei nostri sistemi... si dovrà procedere a diagnostiche manuali di livello 1 per riavere piena operatività=^=

"Ma ci vorranno ore!" esclamò sconsolato Bueller

"Se posso permettermi, Capitano dubito che chiunque ci abbia attaccato voglia nuocerci. Ci hanno volontariamente messi nella condizione di non poter intervenire. Non vogliono interferenze, ma non hanno intenti a noi ostili"

=^=Concordo al 97,09% con l'analisi fatta dal Signor Basta=^=

Il fatto che Rest si trovasse d'accordo con il Betazoide fu un duro colpo da digerire per Ferris. Voleva dire che non aveva speranze di estrarre il classico coniglio dal cilindro e riuscire a salvare Xyr, Luna e Tucci prima che si scatenasse l'inferno.
Le due masse attaccanti, infatti, subito aver messo fuori gioco la Hope, si erano dirette verso il pianeta con quelli che, dalla vetrata della plancia, sembravano retrorazzi di colore azzurrognolo.
Passati pochi istanti, da entrambe partirono in contemporanea le scariche, sempre una azzurra e l'altra rossa, che colpirono il pianeta senza interruzione, generando ampi cerchi concentrici una volta che colpivano la superficie.



Pianeta Demone - Paelyrion, 08/11/2396, ore 09:13


L'attacco sferrato in punti geograficamente lontani dalla struttura sembrava assurdo a Lin e Jie che si osservavano perplesse e preoccupate.
L'espressione di Ar Akul, invece, era una maschera di puro terrore.
Dopo svariati minuti di assoluta inattività, si fece portare una delle sue armature, si fece aiutare ad indossarla e poi si diresse verso uno dei padiglioni a loro proibiti.
Le due ancelle credevano che il loro padrone e Maestro andasse a combattere una guerra fratricida, in realtà Ar Akul stava meditando una fuga: la più silenziosa ed onorevole possibile.
Se la nave di Xyr e quelle attaccanti avevano aperto una breccia nella nebulosa, lui sarebbe potuto fuggire con la K'val-phavath.



Pianeta Demone - Paelyrion, 08/11/2396, ore 09:42


I colpi sferrati al pianeta, sebbene all'apparenza innocui e di solo grande effetto scenografico, stavano dando i loro frutti. La struttura delle segrete si stava sfaldando, qua e là comparivano preoccupanti crepe e sinistri scricchiolii.

Xyr non era tranquilla, Tucci era perso nel suo mondo fissando qualcosa che solo lui sapeva e Luna era sparita.
Prima che l'Andoriana riuscisse a capire cosa fare per allontanarsi da quella trappola infernale, la porta della loro cella letteralmente andò in frantumi.
Non una scheggia, non un pezzo di trave, non una giuntura metallica sopravvisse. Tutto si ridusse in cenere e pulviscolo.
Aguzzando la vista ed assumendo una posizione da difesa a protezione di Tucci, Xyr si accinse a vendere cara la pelle.

Davanti a lei si materializzò una ragazza, o una donna giovane di età indescrivibile, dagli occhi sprizzava una folgorante luce celeste, aveva una serie di protezioni di armatura finemente decorata con motivi dorati sul seno, sulle spalle, sugli avambracci, a protezione dei fianchi e sulla parte anteriore delle gambe.
Erano protezioni minimali, leggere e che nulla toglievano alla leggiadria della donna bionda con ali bianche dai riflessi ambrati. A vita portava una fascia di quella che appariva essere purissima seta rossa.
Qualsiasi istinto di autoconservazione che Xyr avesse avuto in corpo svanì all'istante.
Qualsiasi pensiero che manteneva Tucci nella sua bolla di riflessioni svanì all'istante.
Qualsiasi cosa avesse avuto in mente di fare Luna svanì all'istante.

La ragazza non emise parola, aveva un'aurea di assoluta potenza e magnificenza, eppure non agì nei loro confronti.
Li guardò semplicemente tutti e tre ed ognuno percepì sensazioni intense e emozionanti, tutte diverse da loro.
L'unica cosa che accomunò quell'esperienza paranormale fu l'assoluta certezza che sarebbero tornati sani ed incolumi sulla Hope.
Xyr non si domandò come fosse possibile, considerato che l'aveva vista esplodere: le era stata fornita l'assoluta sicurezza che sarebbe tornata dai suoi compagni di avventura.
Luna si trovò a consegnare alla neo arrivata la cosa che più gelosamente aveva nascosto ai suoi carcerieri ed aguzzini. Il diario che aveva trovato. Scritto in vulcaniano antico era di difficilissima decrittazione, ma alla donna alata bastarono pochi secondi per sfogliarlo e capire.

Chiuse gli occhi e comunicò.



Pianeta Demone - Paelyrion, 08/11/2396, ore 10:02


La nave vulcaniana fu bloccata pochi attimi dopo il suo decollo.
Si innalzò innaturalmente verso l'alto prima di venire scaraventata a terra con una forza brutale. Atterrò con un tonfo assordante, sufficiente per metterla fuori uso, ma non per uccidere chi era al suo interno.
Dopo qualche istante, da essa fuoriuscì una figura raccapricciante. Aveva una maschera con zanne, corna e raffigurato sulla fronte un piccolo mostro a tre teste. Due lunghe corna partivano come copricapo al di sopra di un mantello porpora con fermagli color bronzo. Indossava un armatura con possenti para braccia culminanti in mani artigliate.
La strana creatura si mise a correre spiccando grandi balzi in direzione di uno dei due fasci attaccanti.
Uno strano tremito nell'aria e davanti a lui comparvero due figure, totalmente contrapposte.
La prima era enorme, dal fisico muscoloso, col torace a forma di V, dai lunghi capelli neri ed una saetta che brillava fra le mani aperte. Dagli occhi sprigionava una luce abbagliante color platino.
La seconda era altrettanto alta, ma il fisico era asciutto, atletico e magro, con due ali di piume che contornavano un viso dagli alti zigomi e dai lunghi boccoli biondi. Non sembrava armato, ed il suo sguardo pareva fissare il vuoto. La luce sprigionata dagli occhi era tenue di una tonalità color conchiglia.
Entrambi non portavano alcuna armatura, erano praticamente nudi, tranne per una sorta di fascia di lino bianchissimo attorno alla vita.
Un'improvvisa quiete calò fra i tre contendenti, fatta di frasi non dette e silenzi inquietanti.

Fu allora che arrivò i messaggio telepatico ai due giovani.



Pianeta Demone - Paelyrion, pochi istanti dopo


Una serie di pareti fu abbattuta col semplice battito d'ali della donna.
Xyr, Tucci e Luna la seguivano passo per passo come automi, in assoluta quiete e serenità, come se fossero a passeggio con una vecchissima amica di cui fidarsi ciecamente.
La bionda oltrepassò come burro porte che apparivano invalicabili come duracciaio, annichilì gruppetti di nerboruti guardiani, fino ad ammutolire le Tre Ancelle che si erano precipitate a proteggere la Porta Proibita.
Non diede loro scelta, se non quella di sopravvivere: le alzò dal suolo trattenendole con una forza invisibile e distrusse l'uscio che stavano difendendo.
Al di là di questa, vegetava quello che sembrava essere un giovanissimo ragazzo dallo sguardo disincantato e stravolto. La luce dei suoi occhi era di una tonalità pallidissima di rosa pastello.

"Mater" esclamò con un filo di voce.

"Ar Akul... figlio mio" rispose la donna.

"V'Lic mi ha tradito... conosce i miei segreti, ha le mie armi, la mia conoscenza, i miei poteri" strepitò disperato il giovane.

"Il suo tempo è finito figlio. I tuoi fratelli sono informati, la pagherà!"


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09.09 - Ultimi spasmi di un mondo che non esiste più

Autore: Tenente JG Rest figlio di Retok

Pianeta Demone - Paelyrion (area della "stanza proibita") - 08/11/2396, Ore 10:03


Xyr, Tucci e Luna apparivano un po' confusi, ma mai quanto le tre ancelle: le bianchissime ragazze avevano uno sguardo a dir poco terrorizzato e si guardavano l'un l'altra senza riuscire ad esplicitare quel mare di emozioni che attanagliava loro.

Ar Akul uscì dalla buia cella nella quale era stato rinchiuso senza prestare molta attenzione a nessun'altro se la madre "Mi fidavo di lui!" si ripulì rapidamente la tonaca "Ma come ha potuto comportarsi così?"

Gli ufficiali della Hope si guardarono ma solo Luna sbottò incredula "Ma il Maestro Ar Akul non era il pazzo che passa per le pareti?"

Il giovane da poco liberato focalizzò la propria attenzione sul gruppo di federali "Io sono Ar Akul, terzo ed ultimo figlio di Ar Pita... e quello che avete conosciuto voi non è maestro in nulla, ma solo un ignobile ladro ed impostore! Sono passati così tanti secoli da quando mi ha chiuso lì dentro che oramai non saprei neppure come contarli!"

La madre, alle parole del figlio, si limitò ad un lieve sospiro mentre osservava con espressione quasi compassionevole le tre ancelle tremanti per la paura "Voi avete conosciuto V'Lic, ciò che un tempo era divenuto un servitore alla nostra Corte. Non ricordo quanto tempo fa successe, disse di essere fra i primi della sua razza ad aver lasciato suo il pianeta d'origine, vulcano"

Ar Akul annuì alle parole materne per poi sbottare "Era su una nave quasi completamente distrutta, ultimo sopravvissuto di tutto l'equipaggio, e qualcosa decisamente non andava in lui"

"Un vulcaniano?" Luna sgranò gli occhi pensando per un attimo a Rest "I vulcaniani hanno un pieno controllo sulle proprie emozioni e il maestro era tutto tranne che controllato!"

"Un tempo i vulcaniani non avevano tutto quel controllo sulle emozioni" la voce di Xyr sembrò molto calma e riflessiva "C'è stato un tempo in cui i vulcaniani erano una razza estremamente violenta, adoratrice di una religione politeista che li spingeva a pregare divinità come la Guerra, la Pace... la Morte. Fu solo dopo esser quasi giunti sull'orlo dell'estinzione che parte di loro iniziò a praticare una disciplina mentale che li spinse a sopprimere tutte le loro emozioni, dando vita al popolo dei Vulcaniani così come lo conosciamo oggi" fece una pausa "Tuttavia molti dissidenti partirono per creare nuove colonie, alcuni di essi giunsero su Romulus e..."

"Qualcuno si è perso per strada?" chiese Luna con una piccola smorfia "Beh questo vuol dire che il nonnino lì fuori dovrebbe essere in cenere da tempo"

"Il tempo è relativo... Non scorre sempre nel medesimo modo" rispose la madre prima di tornare ad osservare le ancelle, poi le rimise a terra lasciandole andare "E tutto questo solo per... per questo"

Ar Akul si osservò attorno "Per alcuni il tempo non scorre mai, sembra di essere tornati nel passato qui... Non capirò mai cosa ci trovasse in tutto questo"

"Onnipotenza, rispetto e potere..." rispose la madre "In maniera malata e probabilmente patologica ma pur sempre potere"

Le ancelle continuavano a tremare terrorizzate, ma lo sguardo della donna in bianco a poco a poco sembrò avere lo stesso effetto tranquillizzante che aveva avuto sui membri della nave "Noi... siamo le serve concubine del maestro Ar Akul... obbediamo a lui" disse una delle tre per poi guardare confusa il giovane "Ma... lui non è il maestro e... non abbiamo idea di chi sia."

Xyr fece una smorfia "Questo sembra medioevo... le serve concubine esistevano nel passato di vari popoli, ma poi le cose sono cambiate!"

"Si tratta degli ultimi spasmi di un mondo che non esiste più..." la madre alzò gli occhi al cielo "C'è stato un tempo in cui eravamo ad uno stadio evolutivo più primitivo... eoni fa, la vita dei nostri avi non durava che un soffio di vento... cento, centoventi anni al massimo. Con la morte sempre dietro all'angolo, essi iniziarono a credere nell'esistenza di un ordine divino, alla possibilità di reincarnazione seguendo la giusta via: tra i dettami insulsi che i nostri antenati seguivano vi era la credenza che vi fosse un motivo profondo nella distinzione fra uomini e donne, un motivo che andava ricercato nel diritto e dovere degli uomini di controllare le donne"

"E' passato così tanto tempo da allora che oramai non crede più nessuno a quelle idiozie"

"Era ciò che credevo sino a che non ho visto questo" la madre continuò ad osservare le ancelle "Abbiamo voluto tramandare il racconto di quanto i nostri avi fecero come monito, a che gli errori non venissero ricompiuti... ma evidentemente nella mente deviata di V'Lic tutto questo era preferibile alla pace e all'armonia raggiunta in secoli di progresso ed evoluzione"

"Quindi avrebbe creato tutto questo per vivere come facevano i vostri avi?" chiese Xyr osservandosi l'abito "Una sorta di nostalgia del tempo in cui l'uomo era il padrone incontrastato della casa?"

"Possibile... evidentemente il suo desiderio di controllo e potere era più grande di quanto avessimo immaginato, ma non avrebbe mai potuto fare tutto questo senza la nostra tecnologia" lo sguardo della madre si spostò sul figlio "Sei stato un imprudente! Ti era stato spiegato di non condividere i nostri poteri e le nostre tecnologie con altri popoli!"

"Ma... veramente..." Ar Akul arrossì di fronte alla madre "Aveva detto che i miei fratelli tramavano alle mie spalle per uccidermi e..."

"E tu ci hai creduto?" la madre scosse il capo "Hai lasciato la nostra nebulosa per trasferirti qui con un pazzo che alla prima occasione si è appropriato di tutto ciò che avevi per rinchiuderti in una cella e nascondere la vostra presenza con il nostro emettitore! Se non fosse che quell'emettitore è nettamente più complesso da qualsivoglia macchinario su cui V'Lic fosse mai riuscito a metter mano, non saremmo mai riusciti a trovarvi... ne hai ancora di strada da fare Ar Akul!"

Ar Akul abbassò per un attimo il capo, poi lo rialzò furioso "E adesso dov'è? Dov'è V'Lic?"

"Ha tentato la fuga con un vascello primitivo ma è stato fermato... ci penseranno i tuoi fratelli"

Xyr ascoltò con Luna in silenzio ma fu allora che si accorse di essersi persa qualcuno: iniziò ad osservarsi attorno sino a che vide Tucci pochi metri più avanti che incideva a terra altre equazioni "Signor Tucci cosa fa?"

Edison si alzò raggiante "Comandante, ho finito di fare i miei calcoli. Ritengo che se non lasceremo il luogo entro le prossime 48 ore resteremo qui all'incirca per i prossimi due secoli!"

Xyr sgranò gli occhi osservando Tucci "E come possiamo andarcene da qui?"

"Non ne ho la minima idea, Comandante!" rispose Edison prima di tornare ad osservare i propri calcoli

Xyr aprì la bocca come per rispondere ma la madre di Ar Akul fu più rapida "Non temete, tornerete a casa... torneremo tutti a casa"



Pianeta Demone - Paelyrion (area dello schianto della K'val-phavath) - 08/11/2396, contemporaneamente


La K'val-phavath, nave scientifica vulcaniana, fiore all'occhiello della ricerca astrofisica del Gran Consiglio delle Scienze alla metà del ventituesimo secolo, ora giaceva inerme sul fianco, come un relitto abbandonato. Erano passati alcuni istanti, eppure le tre figure erano ancora lì a fissarsi l'un l'altro, con la stessa espressione di un cacciatore che studia la propria preda.

Il primo a prender parola fu l'essere più grande e muscoloso, che mosse la saetta in direzione della nave vulcaniana oramai inutilizzabile "Che ne hai fatto degli uomini a cui hai preso quella nave?" la voce sembrò quasi un ringhio per la rabbia "Cosa hai fatto con la nostra tecnologia?"

"Non erano utili ai miei scopi" la creatura raccapricciante rispose con voce glaciale "Nessuno di loro era utile ai miei scopi, gli uomini avrebbero potuto mettere in rischio il mio predominio e le donne... non erano in grado di seguire la giusta via"

"La giusta via?" la seconda figura, dall'aspetto decisamente più angelico, grazie alle due ali di piume ed i lunghi boccoli biondi, sembrava decisamente più calmo e misurato del fratello "Non esiste la via giusta, V'Lic... quel mondo, quella mentalità è morta. Così come l'armatura che indossi, l'aspetto demoniaco con cui i nostri avi usavano bardarsi per apparire più minacciosi ed incutere paura è solo un ricordo di ciò che un tempo eravamo, ma non ha nulla a che fare con ciò che siamo e ciò che saremo... è il passato. Va ricordato, ma solo come monito, affinchè certe cose non possano mai più accadere."

"Taci!" V'Lic, all'interno di quella agghiacciante armatura urlò di rabbia "La vecchia via è il giusto modo di vivere! La vecchia via è il modo in cui io voglio vivere e non intendo rinunciarvi!"

"Vivi come ti pare ma non con la nostra tecnologia!" ringhio il fratello più grande, pronto ad ingaggiare lo scontro, stringendo la saetta "Sono Ar Teer, secondogenito di Ar Pita, ti ordino di riconsegnare tutto ciò che hai rubato a nostro fratello Ar Akul e di tornare al luogo di origine per rispondere dei reati che hai commesso utilizzando tale tecnologia!"

"Mai! Voi non mi avrete mai! Ho ancora l'armatura, posso ancora difendermi! Venderò cara la pelle!" la voce gelida e tagliente di V'Lic non sembrò avere alcun effetto sui suoi due avversari

"Sono Ar Pankh, primo figlio di Ar Pita, ho intenzione di procedere con il sequestro di quanto da te indebitamente sottratto a mio fratello" la voce del più grande dei due fratelli era sempre molto posata, calma, e le due ali che si muovevano appena dietro alle sue spalle lo facevano spiccare sui tre "Ti consiglio di riconsegnare spontaneamente il mal tolto o provvederò a riprendermelo"

"E come pensi di poterla prendere? Vorrei proprio vederlo!" la risata di V'Lic non fece arretrare i due fratelli ma suonò loro molto fastidiosa "Tuo fratello Ar Teer è forte, tu molto meno! Non mi fai nessuna paura, sei solo un ingegnere e non un soldato!"

"Vero, ma forse non consideri un dettaglio..." rispose divertito Ar Teer osservando il fratello

"Un dettaglio?" V'Lic si fermò di scatto "Quale dettaglio?"

"L'armatura che indossi, per quanto esteticamente tu ti sia così tanto prodigato a modificarla e a renderla simile a quella dei nostri avi..." il giovane alato mosse un paio di volte le ali per poi sorridere "L'ho creata io..."

V'Lic non fece in tempo a dir nulla che l'armatura, si disattivò cadendo a terra e lasciandolo lì, inerme alla balia dei due fratelli che lo fissavano immobili "Ma... come..." la rabbia del vulcaniano esplose e quest'ultimo, oramai completamente accecato dall'odio, si lanciò di corsa contro i due armato di una semplicissima pietra "Maledetti bastardi! Rovinerete tutto!"

I due fratelli si limitarono ad osservarlo e V'Lic si ritrovò ad essere bloccato dalla stessa forza invisibile che la madre aveva usato per bloccare le ancelle.

"Rassegnati... il mondo che ti ostinavi a voler ricreare è morto" Ar Teer ripose la saetta ed ambo i fratelli, assieme a V'Lic furono avvolti dalla medesima luce calda che aveva permesso loro di sbarcare sul pianeta, sparendo dalla superficie del planetoide.



USS Hope - Plancia - 08/11/2396, Ore 10:27
Se fino ad ora la decisione di Melanne era stata inamovibile nell'impedire a Rest di uscire dalla plancia, il fatto che la nave fosse in avaria e la situazione fosse tale da presupporre che la nave fosse stata attaccata da forze nettamente superiori, avrebbe mai potuto portare l'ufficiale medico capo a rivedere la propria posizione? Ovviamente no... Bueller aveva tentato di riottenere il proprio ufficiale tattico ma nulla aveva funzionato ed alla fine si era dovuto accontentare del misero collegamento via interfono, sperando che non gli togliesse anche quello.

"Signori, possibile che non possiamo far altro che stare qui a fluttuare in questa dannata nebulosa?"

"Beh, il rapporto del Consigliere è corretto... la nave non ha subito nessun danno strutturale dovuto agli attacchi, non vi sono stati sovraccarichi di nessun genere, tuttavia una buona parte dei nostri sistemi si è disattivata ed ora è necessario procedere a diagnostiche manuali di livello 1 per averne piena operatività" rispose Basta guardando la consolle

=^=Ad ogni modo è stato un attacco mirato unicamente per tenerci lontani dal pianeta Demone, e vi è una probabilità del 98% che sia stato eseguito per impedirci di intervenire a quanto sta accadendo sulla superficie=^= rispose Rest

"Come mai tanta sicurezza?"
"Perchè altrimenti avrebbero colpito il sistema di supporto vitale" rispose Basta osservando Bueller

=^=Precisamente=^= intervenne Rest

Bueller lanciò un'occhiata a Basta, sentire quei due andare d'accordo era ancora difficile da assimilare, ma poi tornò ad osservare di fronte a se "Abbiamo le comunicazioni?"

"No Capitano... e ad ogni modo sarebbero inutili date le interferenze della nebulosa" rispose l'addetto alle comunicazioni

"Perfetto" rispose sarcastico Bueller "Ed i sensori? I sensori funzionano almeno?"

"A corto raggio funzionano abbastanza bene... anche se non al massimo della loro efficienza"

Ferris portò la mano quasi a sfiorare il comunicatore per richiedere alla sezione ingegneria di occuparsi di migliorare la ricezione della griglia dei sensori ma all'ultima si bloccò ripensando al bell'umore dell'ingegnere capo e di tutta quella mole di lavoro che aveva sulle spalle "Ce lo dovremo far bastare per ora... rileva qualcosa sul pianeta?"

Basta rimase per un attimo perplesso ad osservare le rilevazioni "Ci sono delle forme di vita su quel pianeta... e..." alzò la voce per la sorpresa "Un picco di energia!"

Bueller si girò di scatto ma prima che potesse parlare Xyr, Tucci e Luna erano di nuovo in plancia, ad osservarsi attorno sorpresi e attoniti. Xyr fece alcuni passi in avanti per poi esclamare "Ma... ma... la Hope è ancora tutta integra?"

"Contrariamente a ciò che può pensare la Hope non è destinata ad andare in pezzi in sua assenza" rispose Bueller osservando soddisfatto Xyr

=^=Anche se in effetti l'operatività della nave è scesa drasticamente ad un 21% a causa dello spegnimento improvviso di svariati sistemi=^=

Bueller alzò gli occhi al cielo "La ringrazio della puntualizzazione Rest"

Xyr fissò per un attimo Bueller "Ma che ha fatto a questa povera nave?" scosse il capo "Ad ogni modo dobbiamo muoverci, se non ce ne andremo da qui non saremo più in grado di farlo per...."

Le comunicazioni si aprirono da sole e dagli interfoni la voce di Ar Teer fu udita in tutta la nave =^=Siamo spiacenti di aver dovuto disabilitare la vostra nave, provvederemo a traghettarvi sino allo spazio aperto=^=

La nave ebbe un sussulto, iniziando a muoversi da sola tutti i membri della plancia si dovettero tenere alla consolle per non rischiare di cadere.

"Situazione?" chiese Bueller raggiungendo con una certa difficoltà Basta alla consolle per verificare come stesse andando il suo lavoro

"Sembra che abbiano esteso i loro scudi attorno al nostro vascello... forse con il ritorno non subiremo tutti i danni a cui siamo incorsi con l'entrata!" sorride Basta osservando Bueller

"E' fatta!" rispose con grande soddisfazione Luna "Siamo fuori!"

In tutta la plancia si sentì un sospiro di sollievo mentre tutti iniziavano a rallegrarsi per la fine positiva che aveva preso la faccenda, un solo ufficiale sembrava essere via via sempre più sbigottito e contrariato.

"No, no... ma cosa fanno?" la voce di Tucci, che era riuscito a tornare alla consolle scientifica "Non lo possono fare! Distruggeranno tutto!"

"Di cosa parla, Signor Tucci?" chiese Xyr avvicinandosi all'ufficiale scientifico

"Stanno attaccando la nebulosa con un'arma ad energia polarizzata! In questo modo la nebulosa non si aprirà mai più! Il pianeta Demone sarà perduto per sempre!"

=^=Abbiamo provveduto a disabilitare la via di accesso al pianeta Demone, riteniamo che possano esservi altre nostre tecnologie nascoste su di esso e preferiamo non lasciarle in mano a razze tecnologicamente troppo inferiori per comprenderne la pericolosità... forse un giorno sarete in grado di averle anche voi, ma dovrete arrivarci con i vostri tempi e con le vostre forze. Addio=^=

"Se ne sono andati..." Basta alzò il capo dalla consolle "Le due navi che ci hanno trainati fuori dalla nebulosa se ne sono andate"

Bueller si grattò per un attimo il collo "Ottimo, ora basterà solo chiamare l'ammiraglio Bates, informarla che ci siamo persi una navetta su di un pianeta demone irraggiungibile e che abbiamo avuto un incontro scontro con una razza tecnologicamente superiore alla nostra che ha disabilitato quasi tutti i sistemi della Hope..." fa una pausa "...e che ci occorrerà un passaggio perchè siamo in panne" sbuffò per un attimo "Questa volta sento che mi pelerà e mi metterà sotto sale"



USS Hope - Ufficio del Capitano - 09/11/2396, Ore 20:16


Xyr entrò nell'ufficio di Ferris con indosso la propria uniforme, ben contenta di aver fatto sparire quell'elegante abito barocco "Il Signor Doohan terminerà la riattivazione di tutti i sistemi entro il pomeriggio di domani, ad ogni modo avremo la curvatura già da domattina..."

"Bene..." la voce di Bueller era rilassata

Xyr lo osservò per qualche attimo prima di proseguire "Il tenente Rest sarà dimesso domani, anche se non ho ancora compreso come abbia fatto a rimanere ferito... e solo lui per giunta"

Bueller ignorò la velata domanda di Xyr per poi annuire "Molto bene, sono certo che sarà felice di poter riprendere servizio"

"Già..." Xyr rimase ad osservare ancora per un po' Bueller poi salutò rigidamente il collega per dirigersi verso l'uscita

"Non le ho ancora chiesto come sia stato restare sul pianeta Demone" Bueller incrociò le braccia al petto osservando il proprio primo ufficiale "Non credo sia stato facile per lei"

"Quando ci si imbatte con certe persone non è mai facile" Xyr scosse il capo "Faccio fatica a credere che un vulcaniano possa essere rimasto così legato al passato di un popolo diverso dal suo dal volerlo ricreare"

Bueller si alzò annuendo "Già..." poi sorride alla giovane andoriana "Allora, pronta per stasera?"

"Per stasera? Cosa dovrebbe esserci stasera?"

"La festa di Halloween!" rispose con sicurezza Bueller

Xyr fece una smorfia perplessa "Halloween è passato da più di una settimana!"

"Eh... ma come ci hanno insegnato..." Bueller sorrise aprendo la porta dell'ufficio "Il tempo è relativo... non scorre sempre allo stesso modo" ammiccò divertito per poi uscire con Xyr dallo studio.


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FINE MISSIONE