Home Home
 
 
 
 
 
 
USS ERINLE - MISSIONE 00 RSS USS ERINLE - Missione 00

00.05 " Tickete tickete tock "

di Daeria Chorate, Pubblicato il 22-04-2016

Bolias - Bolarus IX
1 marzo 2396 - ore 11.44


La voce della moglie di suo fratello era un suono indistinto nelle sue orecchie. Daeria annuiva di tanto in tanto, appoggiava un "ma certo" e un "chi sono io per dissentire" e lasciava che sua cognata proseguisse imperterrita nella sua omelia. Teneva il mento poggiato al palmo della mano e il gomito al bracciolo della sedia e tentava di impedire che la fissità di sguardo la tradisse.
Non si era mai tirata indietro di fronte ad una chiacchierata.
Secondo un noto stereotipo, i boliani tendono ad essere particolarmente ciarlieri. Hanno lo stesso rapporto con l'arte del dialogo che i vulcaniani hanno con la logica e i klingon con il menare le mani. Naturalmente gli stereotipi sono solo un mucchio di caratteristiche esagerate e, nonostante la generale apertura di carattere, anche i boliani contano tra le loro fila personaggi timidi, riservati e taciturni. Pochi, ma ci sono.
Daeria, comunque, era uno stereotipo fatto persona. Le sue grandi passioni erano l'ingegneria e il dialogo e non necessariamente in quest'ordine. Era inevitabile, diceva spesso, quando si nasce in una famiglia numerosa, piena di comadri, copadri, fratelli, sorelle, nonni, zii, cugini, nipoti e cognati tutti impegnati a parlare costantemente di qualunque cosa e, soprattutto, di chiunque. Se a questo si aggiunge un carattere tendenzialmente socievole, la catastrofe è assicurata.
Partendo da questo presupposto, normalmente le conversazioni con sua cognata, quasi tutte incentrate sugli studi di agopuntura dei figli e sulla convinzione che tutti dovrebbero diventare agopuntori, si trasformavano in una gara al rialzo in cui vinceva chi sfiniva prima l'altro. Negli ultimi anni, l'aver trascorso parecchio tempo a contatto con esponenti di altre razze meno rumorose aveva abbassato un po' la percentuale di vittoria di Daeria. Nonostante questo, non si era mai tirata indietro. Almeno fino ad oggi.
Persino sua cognata sembrava spiazzata da quella vittoria a tavolino.
Mentre attaccava nuovamente a parlare, Daeria gettò uno sguardo dalla finestra, verso il paesaggio esterno, grigio e piovoso. Rispecchiava particolarmente il suo umore.
Era in attesa di un nuovo incarico, dopo il trasferimento da DS16. Non era la prima volta che rimaneva a terra e aveva approfittato dell'occasione per prendere una breve licenza e tornare a casa. Idea che si era rivelata piacevole quanto un turno di sei ore nei tubi di Jeffries. Tornare a casa le piaceva. Le piaceva rivedere la sua famiglia, scoprire quanto fossero cresciuti i bambini in sua assenza, sopportare le velate allusioni di sua madre a scapoli appetibili. Passava sempre troppo poco tempo a casa e si perdeva troppe cose, ne era consapevole, così tornava ogni volta che ne aveva l'occasione. Di solito, tuttavia, si trattava di brevi licenze. Quando sua madre aveva saputo del trasferimento e degli eventi che l'avevano preceduto, l'aveva messo immediatamente sullo stesso piano della Guerra del Dominio. Aveva passato i giorni successivi a tentare di convincerla a lasciare la Flotta e a lavorare con lei e con il suo copadre, eventualità che non aveva mai accettato di scartare completamente. La cosa era proseguita in un crescendo d'orrore subliminare fino a culminare in un messaggio di incoraggiamento in tal senso nascosto nella glassa della torta. Una cosa che Daeria aveva giudicato lievemente da reparto psichiatrico e che aveva fatto nascere in lei il fervente desiderio di ripartire al più presto. Attendeva solo la comunicazione e nel frattempo si sorbiva i rimbrotti di sua cognata sul fatto che nessun altro in famiglia volesse diventare agopuntore.
Mentre stava ormai per cedere le armi e accettare la sconfitta, la porta si era aperta e una figura calva e solitaria si era stagliata sulla porta circonfusa della più pura luce proveniente dal corridoio.
Per un folle istante, Daeria aveva creduto che Jean Luc Picard in persona, di cui aveva letto e studiato in Accademia, fosse comparso a salvarla. Le avrebbe confessato la sua ammirazione, cresciuta nonostante non avessero mai avuto alcun rapporto di alcun genere, e l'avrebbe voluta a bordo dell'ammiraglia con sè.
Inspiegabilmente, non era lui.
Suo fratello guastò l'intera scenetta aprendo bocca.

"Scusate se vi interrompo, ragazze..."

No, decisamente non era Picard, pensò Daeria seccata.

"... ma c'è una comunicazione per Daeria. Dalla Flotta Stellare."

Il fastidio verso suo fratello svanì di botto. Aveva pronunciato le parole magiche.

"Grazie, Glesh."

Si alzò con un gran sorriso, confessò a sua cognata il suo profondo e falsissimo desiderio di diventare agopuntrice e uscì, diretta nella sua vecchia camera da letto.
Quando aprì la porta e sedette alla scrivania, Bryn le saltò in grembo e le si acciambellò sulle gambe. Daeria la grattò dietro le orecchie, tirò un respiro e aprì il canale di comunicazione.

"Tenente Chorate," la salutò un uomo alto e grigio di capelli, con brillanti occhi azzurri e i gradi di comandante sul colletto. Sembrava sulla cinquantina e Daeria non l'aveva mai visto prima.

Aggrottò leggermente le sopracciglia.

"Signore, buonasera."

L'uomo le rivolse un cenno del capo. "Buonasera. Sono il comandante Perkins, Quartier Generale. La contatto in merito alla sua assegnazione."
Non era certo uno che si perdeva in giri di parole, quel comandante Perkins. Daeria annuì.

"Mi dica."
"Il comando ha deciso per la sua assegnazione alla USS Erinle. Manterrà il suo precedente incarico. L'ufficio dell'Ammiraglio Crom le invierà al più presto il materiale necessario e gli ordini per il suo imbarco."

Daeria annuì ancora, non le sembrava che ci fosse molto altro da dire.

"Ha domande?" le chiese Perkins.
"Per il momento no, Signore. Mi riservo di farne eventualmente quando avrò ricevuto i dati."

Perkins le rivolse un brusco cenno del capo. "Si prepari ad una rapida partenza."

"Sì, Signore."

La comunicazione si chiuse.
Daeria grattò Bryn sotto il mento e la gatta cominciò a fare le fusa.

"A quanto pare, stiamo partendo, Bryn."

Bolias - Bolarus IX
2 marzo 2396 - ore 22.02


I padd contenenti i dati sulla sua nuova assegnazione erano sparsi un po' ovunque sul pavimento della sua camera da letto. Bryn si era rifugiata in cima alla libreria, nel tentativo di sfuggire all'inondazione delle scartoffie. Daeria aveva passato le ultime sei ore a studiare i dati, imparando per quanto possibile le specifiche della nave e i nomi dello staff di comando. Le piaceva arrivare preparata.
Poi aveva cominciato ad estrarre, radunare e riordinare i suoi effetti personali, abiti e attrezzature.
Seduta al centro del tappeto, circondata da pile di padd ordinatamente impilate dall'aspetto traballante, alzò la testa quando sentì dei colpi alla porta.
La porta era chiusa a chiave e di proposito, dato che nessuno a casa sua aveva mai l'abitudine di bussare e sulla scrivania, tra le altre cose, faceva bella mostra di sè il suo prezioso, insostituibile, originale kit ingegneristico di emergenza. Non tanto di emergenza. Qualcuno una volta le aveva detto che avrebbe potuto costruirci una nave stellare con quello.

"Avanti."

Fu suo fratello a entrare.

"Mamma ha detto che la cena è pronta."
"Arrivo."

Lui scavalcò una pericolante pila di padd e le tese una mano per aiutarla ad alzarsi. L'occhio gli cadde sulla scrivania.

"Vuoi costruire una casa nuova tutta di dpadd?" chiese indicando il kit con un cenno del capo.
"Oh, no. Lo uso come fermacarte."

Accettò la mano che il fratello le offriva e si alzò.

Bolias - Bolarus IX - Spazioporto
3 marzo 2396 - ore 9.55


"Tickete tickete tock, il topo giù saltò. L'ora scoccò, il topo scappò, tickete tickete tock."

Daeria canticchiò a voce bassa tra sè e sè, gli occhi sul tabellone luminoso. Bryn nel suo trasportino emise un versetto di impazienza. Daeria cantò di nuovo la filastrocca, non sapeva nemmeno lei se per Bryn o per sè stessa. La storia di un topo che corre su un orologio, una filastrocca umana che aveva imparato dalla figlia di sei anni del Comandante Monroe e che le era rimasta impressa.
Aveva preso l'abitudine di cantarla quando era nervosa e si era convinta che, parlando di topi, anche Bryn l'avrebbe apprezzata. La gatta si ostinava tuttavia a rimanere ostentatamente indifferente ai suoi vezzi canori.
Si mosse appena nella sua uniforme appena lavata, si sistemò una ciocca invisibile non fuoriuscita dal raccolto in cui erano acconciati i capelli e attese che il tabellone annunciasse il suo imbarco. Sarebbe tornata sulla Terra e da lì sarebbe andata in qualunque luogo si trovasse la Erinle.

"Tickete tickete tock..."

Daeria si sistemò la cinghia della borsa in spalla per quella che era forse l'ottantesima volta.

"... il topo giù saltò..."

Il tabellone annunciò il suo trasporto e lei si alzò, prendendo armi, bagagli e gatta.

"... l'ora scoccò, il topo scappò..."

Daeria ebbe un attimo di esitazione, prese un respiro e si diresse all'imbarco.

"... tickete tickete tock."