Deep Space 16 Gamma - Passeggiata - 25/06/2395 - Ore 9.08
Daeria Chorate amava parlare.
Secondo un noto stereotipo ogni boliano ama parlare. E' insito nella loro stessa natura. Naturalmente, gli stereotipi non rispondono quasi mai alla realtà dei fatti e anche su Bolarus non mancano gli individui silenziosi.
Ma Daeria amava davvero parlare. Con chiunque stesse fermo abbastanza a lungo e avesse udito per ascoltarla. In realtà l'ultimo requisito non era nemmeno tanto indispensabile.
L'importante era poter parlare. Con il cuoco in sala mensa, con il vicino di tavolo, con il vicino di consolle, con la consolle e con il pilota della piccola navetta che la stava conducendo su DS16 Gamma.
Il poveraccio era stremato.
Lei era entusiasta.
Il passaggio per il tunnel spaziale era stato per lei il primo della sua carriera e aveva avuto come diretta conseguenza un fiume di chiacchiere sull'estetica, sulla struttura del passaggio e sulla natura degli alieni che vivevano nel condotto.
Quando la navetta aveva finalmente spento i motori, il pilota si era letteralmente fiondato fuori dal portello. Daeria aveva raccolto con calma le sue cose, fatto spallucce e si era avviata verso la zona più interna della stazione. Borsa in spalla, capelli candidi raccolti stretti dietro la testa, aveva sfoderato un padd con la mappa della stazione e, distribuendo saluti a chiunque incontrasse, era riuscita a raggiungere la passeggiata.
La navetta era, inspiegabilmente, giunta con un certo anticipo. In teoria questo le avrebbe lasciato il tempo di posare le proprie cose prima di presentarsi al capitano Thompson, in pratica le concedeva di fare un giro per la stazione prima di andare all'appuntamento e quindi al suo alloggio.
I suoi occhi passarono in rassegna gli esercizi commerciali e le caratteristiche architettoniche della base, simile ad altre basi federali che aveva visto in passato. Nel periodo che era intercorso tra la sua assegnazione e la partenza aveva studiato le caratteristiche della base e i dossier dei futuri superiori e colleghi. Non sarebbe arrivata impreparta. Dopotutto, non lo aveva mai fatto.
Si fermò per qualche istante ad osservare la vetrina di una sartoria, poi si voltò e andò a sbattere contro un'uniforme della Flotta.
Si scusò subito, poi alzò gli occhi dei venticinque centimetri necessari ad incontrare quelli dell'occupante dell'uniforme contro cui si era scontrata. Nel levare lo sguardo registrò automaticamente una serie di dati.
Uniforme blu, camice, grado da tenente comandante, denobulano.
Si scostò, assumendo una posa più formale.
"Comandante Sonx, le chiedo scusa."
Il medico parve vagamente sorpreso di essere chiamato per nome da una sconosciuta. Scosse la testa ma non ebbe tempo di dire qualcosa. Fu Daeria a presentarsi. Poi attaccò a parlare.
Bajor - Interno del Tempio - 25/07/2395 - Ore 11:47
Il cristallo dati era rimasto al centro del tavolo, esattamente dove il bajoriano lo aveva lasciato. Nè T'Lani, nè K'ooD l'avevano toccato. Per qualche istante rimasero entrambi in silenzio, come se il misterioso dispositivo potesse sussurrare loro informazioni sulla propria natura.
"Direi che qualcuno vuole farci sapere qualcosa," fu, infine l'ovvia riflessione del klingon.
"Così pare. Ed è interessante che ci venga consegnato solo ora."
"Dopo che hanno tentato di ucciderci."
"Io stavo pensando al fatto che ci è stato consegnato dopo che il nostro collega del Dominio ci ha lascati," precisò T'Lani, la voce bassa e serafica nel freddo della stanza, "ma anche il fatto che ci sia stato consegnato dopo un attentato è sicuramente significativo."
K'ooD non rispose. Si limitò ad allungare la massiccia mano e a prendere il cristallo dati. Se lo rigirò per un istante tra le dita, esaminandolo alla luce fioca.
"Sembra un normalissimo cristallo dati."
"Si aspettava qualcosa di diverso?"
"No, ma vista la situazione attuale, non mi fido di chi potrebbe averci inviato questo messaggio. Per quanto ne sappiamo, potrebbe anche esplodere nel momento in cui proviamo ad accedere al contenuto. Non ho intenzione di morire in un modo così idiota."
Se T'Lani non fosse stata chi era e i due ambasciatori non avessero appena assistito ad un attentato, probabilmente avrebbe sorriso a quell'uscita. Ovviamente non lo fece. Gli occhi del klingon rimasero per un istante ancora sul cristallo, poi si spostarono sulla piccola consolle nell'angolo.
"Immagino che dovremo correre il rischio."
T'Lani annuì. Ci aveva pensato anche lei. Avrebbero potuto prendere il cristallo, metterselo in tasca, fare finta di nulla e tornare a bordo della nave appoggio che li aveva condotti lì. Far esaminare il cristallo, poi visionarne il contenuto lontano da possibili occhi indiscreti. In quella stessa stanza, dopotutto, avrebbero potuto esserci dispositivi di sorveglianza. La paranoia, tuttavia, non era mai appartenuta al suo carattere e certamente non era propria dei klingon, per cui non si aspettava davvero che il cristallo potesse saltare in aria o che qualcuno potesse improvvisamente fare irruzione con l'incauto intento di freddare su due piedi delegati diplomatici straniere in visita.
No, il cristallo era giunto a loro in modo quasi banale, senza alcun avvertimento o particolare segretezza. Avrebbero potuto volerci ore prima che la sicurezza permettesse loro di tornare a bordo. Quel cristallo poteva contenere delle informazioni utili a comprendere cosa stava effettivamente accadendo in quel luogo.
E, a parte tutto, era illogicamente curiosa.
K'ooD coprì in poche ampie falcate la breve distanza che lo separava dalla piccola consolle. Inserì il cristallo nello slot.
T'Lani si strinse nell'ampio mantello del collega e si avvicinò in un lieve tintinnio di metallo.
La consolle procedette automaticamente all'apertura dei file e sul display comparve una lista di contenuti. Sembravano per la maggior parte file di testo, una cinquantina in tutto.
K'ooD aprì il primo. Si trattava di poche righe:
"...E l'oppressione durata cinque volte dieci anni fine avrà, per il coraggio e il sangue dei suoi figli. Ma liberi loro non saranno. Dolce cattività è quella del leone in una gabbia dorata. Vi è entrato volontariamente... Il coraggio e il sangue del leone spezzeranno le catene. Libero sarà."
Non vi era fonte. T'Lani inarcò un sopracciglio.
"Interessante."
"Non è il termine che avrei usato io."
"Cosa c'è negli altri file?"
K'ooD ne aprì altri a campione. Alcuni contenevano stralci, simili al primo, di quelle che erano chiaramente citazioni. Altri sembravano contenere dati tecnici di qualche tipo, senza alcun riferimento. Altri ancora erano vuoti.
L'ultimo file era un video. Quando il klingon l'avviò, sullo schermo apparve un uomo bajoriano. Il viso segnato, gli occhi chiari, capelli grigi. Vestiva abiti comuni, ma non portava alcun orecchino.
"Se questo video è giunto fino a voi, significa che tutto ha avuto inizio."
La sua voce era ruvida, rasposa, ma non priva di una nota di gentilezza.
"Non so nemmeno chi siate voi, precisamente. Ma se questo cristallo dati vi è stato consegnato, probabilmente siete nella posizione di aiutarci. Spero che il materiale che vi ho inserito vi aiuti a capire. Ma forse, capirete da soli, quando cominceranno a morire gli innocenti. Perchè è questo che accadrà."
L'uomo sullo schermo fece una pausa.
"Non avrei mai creduto di vivere abbastanza da vedere tutto questo. Chiunque voi siate, vi chiedo perdono per avervi coinvolti. Buona fortuna."
Il video si spense.
USS Fearless - Plancia - 28/07/2395, ore 13:27
"Apra il canale" la forza dell'abitudine fece voltare l'ufficiale verso lo schermo principale, che in quel momento visualizzava una ripresa a lunga distanza delle navi del Dominio. "Qui è la Fearless, mi ricevete?"
In risposta Manuela udì inizialmente soltanto una serie di crepitii di interferenza. Aggrottò leggermente le sopracciglia e si voltò verso l'ufficiale che, nel frattempo, era stato affiancato dalla Chorate. La boliana si chinò sulla consolle per un istante. "Il canale è disturbato, Comandante."
Questo Manuela avrebbe potuto capirlo anche da sola. Quello che le serviva, tutt'al più, era una soluzione.
"Stiamo cercando di compensare," aggiunse l'altra dopo qualche istante. Seguirono una serie di frasi bisbigliate, apparentemente all'indirizzo della consolle stessa. Il primo ufficiale si voltò. Tamburellò con le dita per qualche istante sul bracciolo della poltrona di comando.
"Riprovi ora, Signore."
"Qui Fearless, mi ricevete?"
Un'altra scarica di interferenza poi la voce Durani uscì dagli altoparlanti.
"Qui Marconi, vi riceviamo Fearless. Ci sentite ora?"
"Forte e chiaro." La donna si concesse un sorriso. "Felice di risentirvi, qual'è la vostra situazione attuale?"
"Stiamo per emergere. Se non lo facciamo, dovremo tenere insieme lo scafo con il nastro adesivo, temo. Cominciamo a sentire gli effetti dell'acido. Ma c'è un piccolo problema."
"Le navi del Dominio," la precedette Garcia.
"Esattamente. Non crediamo che vi abbiano rilevato, ma ci stanno aspettando."
"Le stiamo tenendo d'occhio. Avrete bisogno di copertura."
Non si trattava di una domanda, ma di una semplice constatazione. La chiamata della Marconi non arrivava certamente inaspettata. Non avrebbero potuto rimanere a mollo all'infinito e il Dominio non era noto per la sua tendenza ad abbandonare la battaglia. Specialmente una che, per quanto ne sapevano, aveva alte probabilità di volgere a loro favore. No, avrebbero aspettato e appena la Marconi fosse emersa avrebbero colpito e lo avrebbero fatto con durezza.
"Già." La voce di Durani suonava leggermente soffocata a causa delle interferenze, ma Manuela colse comunque una sfumatura di determinazione. "Ma abbiamo un piano. Una bozza di piano, in realtà."
"Sono tutta orecchi." L'ufficale si raddrizzò leggermente sulla poltroncina.
"Le navi del Dominio non sanno della vostra presenza, mentre si aspettano che noi siamo pesantemente danneggiati dal bagno dell'acido," iniziò la klingon senza preamboli. "Abbiamo in mente di rilasciare un certo numero di rottami, così che pensino che stiamo cadendo a pezzi. Questo li porterà a credere che siamo una facile preda."
Per un attimo ci fu una pausa e Manuela pensò di sentire un ghigno nella voce dell'altra.
"Contemporaneamente cominceremo l'emersione. Li attireremo sopra di noi. Non si preoccuperanno di tenere troppa distanza, dopotutto per loro siamo un rottame da fare definitivamente a pezzi."
"Emergerete sparando, immagino."
"Ci può giurare, comandante. Con tutto quello che abbiamo. Ed è qui che entrate in scena voi. Saranno concentrati sulla nostra inaspettata propensione alla sopravvivenza, quando voi gli piomberete addosso dall'alto. Siete in grado di avvicinarvi senza rovinare l'effetto sorpresa?"
Manuela si gettò uno sguardo alla spalle. Chorate e Karana erano impegnate a digitare con grande impegno sulla consolle. Incredibilmente, la boliana taceva. Karana si voltò nella sua direzione e annuì una volta.
"Ci saremo," rispose il primo ufficiale.
"Molto bene. Dopo dovremo solo metterci comodi e aspettare che quelli laggiù si arrendano."