USS Wayfarer, Bar di prora, magazzino, 11/03/2402, ore 07:45 - D.S. 79189.92
Ophelia Oliphant, soprannominata "Doppia O" dagli amici, stava subendo l'ennesima lavata di capo da Noll Carpharai.
Era entrata nello staff del bar solamente da un paio di mesi, ma a causa della sua goffaggine si era subito fatta notare.
"Come diavolo è possibile che tu sia così imbranata? Presta un minimo di attenzione a quello che fai!". Furono queste le parole a chiusura della lunga ramanzina.
Voleva apparire arrabbiato e irritato, ma si lasciò sfuggire un sospiro e Ophelia capì che ormai aveva perso le speranze che le cose sarebbero migliorate.
"Mi spiace signor Carpharai", rispose lei con lo sguardo basso sinceramente dispiaciuto.
Adorava lavorare al bar e sperava di non perdere anche questo lavoro.
Tra le cose che più amava nella vita annoverava il cibo e l'aver a che fare con le persone, la ristorazione le era sembrata da subito la strada giusta per lei. Peccato per la sua "sbadataggine genetica", come la chiamava la nonna che l'aveva cresciuta. Da bambina l'avevano sottoposta a diversi controlli, ma non ne è risultato nulla di anomalo. Per quanto lei si impegnasse e prendesse seriamente i propri doveri, commetteva sempre errori grossolani.
"Non chiamarmi signor Carpharai! Quante volte te lo devo ripetere? Mi fa sembrare un vecchio bacucco! Chiamami Noll, come fanno tutti e dammi del tu!".
Seguì una breve pausa che creò un pò di disagio.
Entrambi distolsero lo sguardo fissando con attenzione il nulla in due parti opposte dello stanzino.
Dopo qualche secondo Noll si lasciò sfuggire un altro sospiro e tornò a guardarla fissa negli occhi.
"Ora fai un bel sorriso e torna al bancone! Ai clienti non piace essere serviti da qualcuno con quel muso triste! Noi siamo quelli che tengono alto lo spirito della nave! Ricordalo sempre!", sorrise orgoglioso portandosi la mano al cuore.
Ophelia annuì e sorrise a sua volta: "Ha ragione, signor...ehm...Noll. Ce la metterò tutta!"
"Pensi di riuscire a gestire da sola il bar fino all'ora di pranzo? Si tratta solo di poche ore. Devo passare in infermeria per vedere se riescono a farmi passare questo dannato mal di testa che ho da un paio di giorni..."
"Certamente!", rispose Ophelia entusiasta.
Questa volta avrebbe fatto di tutto per non deluderlo: aveva riposto in lei la sua fiducia e non voleva giocarsi male questa possibilità.
Mentre Noll si stava avviando all'uscita del bar, con fare deciso Ophelia si sistemò il grembiule, scosse le mani all'altezza delle cosce per pulirlo da una polvere inesistente, prese un vassoio e si apprestò a sparecchiare i tavoli vuoti, su cui alcuni marinai avevano terminato la colazione prima di prendere servizio.
Decise di partire da quello più vicino ai finestroni, accanto al quale stavano ancora mangiando due "tute blu", approfittandone per ascoltare qualche chiacchiera.
Non aveva idea di cosa precisamente facessero i membri della Federazione sulla nave, ma un po' li invidiava perché sembrava che avessero tutti incarichi molto importanti ed una vita molto emozionante, anche se, a dirla tutta, lei non sarebbe resistita nemmeno mezz'ora con un lavoro simile.
"Ti rendi conto che ho una laurea in chimica e fisica e potrei analizzare e studiare praticamente qualsiasi cosa nell'universo e invece mi hanno messa ad analizzare quei cavolo di campioni raccolti due giorni fa e che non sono altro che sassi spaziali? Che diamine...una noia mortale!", disse la prima.
"Non stare sempre a lamentarti! Come sai io mi occupo dello smaltimento rifiuti pericolosi. Pensi sia più divertente?", ribatté il secondo ridacchiando ironico.
"Sai... io credo che sia comunque una grandissima responsabilità e un'attività essenziale per la vita a bordo di questa nave, per cui non mi lamento!". Fece una breve pausa per poi aggiungere ridendo: "È comunque sì, lo ammetto: per me è divertente!"
Ophelia ascoltava i discorsi dei due mentre raccoglieva sul vassoio piatti piani, bicchieri ancora in parte pieni, tazzine e posate. Si trovava molto d'accordo con le affermazioni del secondo scienziato, ma poteva immaginare anche la frustrazione della prima.
Fin da bambina le era stato riconosciuto un alto livello di empatia e di curiosità, ma per anni era convinta che fossero qualità attribuibili a chiunque. Solo crescendo aveva capito a sue spese che non era così.
"Qualcosa non va?", chiese la scienziata, notando che Ophelia si era fermata mentre rifletteva tra sè e sè.
"No, nulla", disse riprendendosi. "Il cibo è stato di vostro gradimento? Posso portarvi altro?", chiese sorridendo in modo gentile.
I due risposero che erano apposto e Ophelia annuì e sollevò il vassoio per portarlo al bancone.
Si stava immaginando con indosso una di quelle "tutine colorate" della Federazione, mentre un immaginario Capitano Noll la licenziava ed arrestava per aver accidentalmente scagliato dei missili contro un pianeta abitato, quando, a metà strada, inciampò nella gamba di una sedia, cadendo e rovesciando il contenuto del vassoio sul pavimento.
Tra i pochi clienti presenti, si avvicinò un giovane ragazzo della sezione medica seduto al tavolo più vicino.
"Tutto bene? Ti sei fatta male?", le chiese.
Ophelia si mise in ginocchio e iniziò a raccogliere i pezzi di stoviglie rotti rimettendoli nel vassoio, scuotendo la testa.
"Sto bene, grazie. Non si preoccupi", rispose voltandosi sorridendo.
Proprio mentre si voltò verso di lui, lui potè notare una piccola ferita sulla guancia sinistra di Ophelia, causata probabilmente da una scheggia di vetro saltata quando si è rotto uno dei bicchieri.
"Sei ferita. Vieni con me in infermeria. Non è nulla di grave, ma dobbiamo disinfettarti", disse lui.
"Devo prima raccogliere i cocci per evitare che qualcun altro si faccia mal.."
Venne interrotta dalla sirena dell'allarme rosso.
"Dannazione! Ora non è il momento!", disse rivolto a Ophelia, "Devo correre in infermeria!", esclamò correndo fuori dal bar assieme ai pochi presenti
USS Wayfarer, Corridoi, 11/03/2402, ore 08.04 - D.S. 79189.96
Le luci si abbassarono di intensità e lampeggiavano ad intermittenza di rosso mentre l'allarme continuava a suonare assordante.
Anche Ophelia si affrettò ad uscire dal bar per raggiungere il punto di raccolta designato per i civili nelle situazioni di emergenza e che le era stato mostrato il primo giorno.
Camminare per i corridoi era complicato: ognuno correva in direzioni diverse per ottemperare al proprio incarico e Ophelia aveva sempre l'impressione di essere un impaccio per tutti.
Cosa stava succedendo?
"Potevano essere collegati i sassi raccolti due giorni prima menzionati dalla scienziata ed il mal di testa di Noll iniziato all'incirca nello stesso periodo di tempo?"
Mentre fantasticava e cercava di non intralciare nessuno, la nave ricevette uno scossone che la fece sbattere con forza contro la paratia alla sua destra.
Si rialzò quasi immediatamente. Non sembrava essersi fatta nulla, al netto della botta, per cui percorse le poche decine di metri che la separavano dal punto di raccolta e si unì agli altri civili già presenti.
Cercò Noll con lo sguardo, ma non c'era. Probabilmente era ancora in infermeria quando è scattato l'allarme è avranno ritenuto che fosse più sicuro tenerlo lì.
Era abbastanza agitata dalla situazione, ma come le aveva insegnato la nonna provò a vederne un lato positivo. Ci pensò per qualche secondo e poi lo trovò: avrebbe avuto una scusa accettabile per le stoviglie rotte a terra.
Ora poteva dire che era stato lo scossone subito dalla nave a rovesciarle e fare il danno e poteva incolpare lo stesso scossone per la ferita alla guancia.
Improvvisamente si sentì più tranquilla e poco dopo l'allarme venne disattivato.