Diciannovesima missione










USS WAYFARER

presenta


USS WAYFARER

Diciannovesima missione

Missione 19






Basato sulla saga di Star Trek di Gene Roddenberry, questa opera amatoriale è il prodotto della USS WAYFARER,
simulazione appartenente all'universo narrativo del Gioco di Narrazione PBeM


Starfleet Italy

Gli autori/giocatori hanno creato un proprio alter ego narrativo con il quale sono entrati a far parte della squadra
di comando della USS WAYFARER, quindi a turno hanno scritto i brani di questa avventura fantascientifica,
creando appunto questa opera amatoriale inedita e originale basata su Star Trek.




Questo racconto lungo è un'opera amatoriale che puó essere liberamente
riprodotta, purché integralmente, in ogni sua parte, e non a fini di lucro.



Anno pubblicazione 2024



www.starfleetitaly.it | USS WAYFARER








Equipaggio

Capitano Capitano Michael Lucius Kiron

Consigliere Tenente Comandante Erjn Martia Kublik

Ingegnere Capo Tenente Comandante Dorian Zsolt Ristea

Ufficiale Comunicazioni Tenente JG Asuna Pauline Ichigawa

Ufficiale Medico Capo Tenente Comandante Julia Reis Squiretaker

Capitano
Michael Lucius Kiron
Capitano

Tenente Comandante
Erjn Martia Kublik
Consigliere

Tenente Comandante
Dorian Zsolt Ristea
Ingegnere Capo

Tenente JG
Asuna Pauline Ichigawa
Ufficiale Comunicazioni

Tenente Comandante
Julia Reis Squiretaker
Ufficiale Medico Capo

Ufficiale Scientifico Capo Tenente Comandante Gregory Cooper

Ufficiale Tattico Capo Tenente Comandante Mehon Vaitor

Tenente Comandante
Gregory Cooper
Ufficiale Scientifico Capo

Tenente Comandante
Mehon Vaitor
Ufficiale Tattico Capo


USS WAYFARER

Autori

Capitano
Michael Lucius Kiron
Michele Congia

Consigliere
Erjn Martia Kublik
Ivana Minati

Ingegnere Capo
Dorian Zsolt Ristea
Gianluca Nacci

Ufficiale Comunicazioni
Asuna Pauline Ichigawa
Silvia Izumi

Ufficiale Medico Capo
Julia Reis Squiretaker
Vanessa Marchetti

Ufficiale Scientifico Capo
Gregory Cooper
Franco Carretti

Ufficiale Tattico Capo
Mehon Vaitor
Marco Calandri






Sommario


Sinossi
19.01 - Dal Ventre della Bestia
19.02 - Il lato positivo
19.03 - Una nuova infermiera
19.04 - Un brutto Scherzo
19.05 - MLK, tra sogno e realtà
19.06 - Anomalia
19.07 - In un mondo fatato

Sinossi

Diciannovesima missione



19.01 - Dal Ventre della Bestia

Autore: Tenente Comandante Dorian Zsolt Ristea


USS Wayfarer, Sala Macchine, Data Astrale 79190.05 (11/03/2402, ore 08.52)


"E anche questa è fatta", disse Lola Majark, passandosi una mano sulla fronte e gettando uno strofinaccio per terra.
Dietro di lei, la solita voce scherzosa si fece sentire.

"Ancora una volta, il coraggioso guardiamarina Majark salva la situazione, gettando il cuore e non poco detergente oltre l'ostacolo!", disse Alexander Loomang, faceto come suo solito.
"La sua opinione è del tutto non richiesta, Guardiamarina Loomang", ringhiò altrettanto scherzosamente Lola.
La consolle numero 5 della Sala Macchine, gioia e orgoglio ("molto malcelato", secondo la vocale opinione di Loomang, altrettanto non richiesta) di Lola Majark, Guardiamarina con mansioni di Ingegnere di Sala Macchine della gloriosa USS Wayfarer, classe Sovereign e gioia e orgoglio ("no comment", premunì Loomang) della Flotta Stellare, era finalmente ripulita dopo il caos di mezz'ora prima.

Istintivamente, Lola ispezionò con lo sguardo ciò che la circondava.
C'erano ancora due o tre punti di paratie che necessitavano riparazione, le altre consolle erano operative, i sensori della sezione motore a curvatura erano tutti sul verde brillante.
La sala, di per sè non eccessivamente spaziosa, sembrava più spartana del solito.

"Eppure non cambierei per niente al mondo", si disse Lola.

La vulcaniana Leetak stava ascoltando al commbadge istruzioni da Tania Berger, co-leader di Sala Macchine insieme al Tenente Comandante Ristea, mentre il boliano Yoxx, silenzioso come suo solito, era con la testa china sulla sua consolle resettando le procedure d'emergenza di protezione ("il dilitio è una padrona volubile", Ristea diceva spesso), mentre Loomang ottimizzava le matrici di contenimento tra una battuta idiota e l'altra ("La sua opinione è del tutto non richiesta, Guardiamarina Majark", generalmente rintuzzava Loomang).

"Non è il veicolo, ma i compagni di viaggio", si disse.

Aveva appena celebrato un anno di Sala Macchine nella Wayfarer, ma era già affezionata a tutti i suoi colleghi. Ognuno aveva pregi e difetti, e aveva imparato ad apprezzare i primi e sopportare i secondi.
Ricordava chiaramente il suo primo giorno sulla Wayfarer. Novellina implume in trasferimento da una Defiant, convinta di sapere già tutto il necessario per trionfare. Quanto si sbagliava! La Sala Macchine di una Sovereign era un mondo a parte. Quante volte il Comandante Ristea aveva notato certe sue indecisioni e, molto discretamente, indirizzato verso le procedure giuste senza metterla (troppo) in imbarazzo.

Ristea in quel momento era probabilmente in Plancia, in debriefing dopo l'allarme rosso. Berger sicuramente ancora in Infermeria.

Lola guardò lo strofinaccio per terra. I droni di pulizia sarebbero tornati in linea presto, ma nel frattempo almeno la sua consolle era di nuovo utilizzabile e non coperta di schiuma ignifuga.

"Ordinaria anormalità nel lavorare dal ventre della bestia", pensò.

USS Wayfarer, Sala Macchine, 48 minuti prima


Il team lavorava febbrilmente, quasi meccanicamente, come un sistema ben oliato da anni di esercitazioni e, purtroppo, esperienze precedenti. Sotto le luci d'emergenza e i discordanti toni dell'allarme rosso, ognuno faceva il suo dovere nell'orchestra generale.

"Reazione sotto controllo. Matrici di protezione 3 e 4 attivate", disse Loomang.
"Convogliatori ausiliari?" chiese Berger, dietro la consolle principale.
"Convogliatori energia ausiliari in fase di inizializzazione", disse Leetak monotona, efficiente e apparentemente inconscia del caos intorno a lei come sempre.

"60% e in salita. Previsione online in 43 secondi."

Le porte della Sala Macchine si aprirono e un Ristea rosso e un pò a corto di fiato entrò di fretta, piazzandosi immediatamente alla consolle numero 2.

=^= Capo, priorità energia agli scudi. =^= Come se fosse stata evocata, la voce del Capitano Kiron sovrastò la cacofonia imperante.
"Ricevuto", disse Ristea.

Il resto della truppa si preparò. Un comando di quel tipo poteva significare solo una cosa, e infatti... WHAM!
Uno scossone poderoso, assorbito dagli scudi e attutito dagli ammortizzatori della Wayfarer, fece sobbalzare tutti gli astanti.
Per un attimo si guardarono, ma tornarono immediatamente alle loro mansioni d'emergenza.

Gli stabilizzatori della nave e gli adattatori dei generatori gravitazionali minimizzavano gli effetti di eventuali manovre evasive della nave ("Per fortuna, o qui si sboccherebbe in continuazione", era uno dei commenti abituali di Loomang).
Lola concordava. Non c'era modo di sapere cosa stava succedendo. La paura c'era sempre, ma il senso del dovere e l'addestramento prevalevano - e toglieva temporaneamente dalla testa qualsiasi pensiero che non fosse la mansione in atto.

Altri due scossoni in breve sequenza fece loro capire che la battaglia - di qualunque natura fosse - stava continuando.

=^= Capo, dia tutto quello che può agli scudi! =^=

"Già fatto!", disse Ristea, con le dita che volavano sulla consolle.

Lola si chiese a che percentuale fosse l'integrità degli scudi, e se - o quando - sarebbe arrivata la prima staffilata.

Neanche un attimo dopo, la sala sobbalzò ancora, e poi ancora - e alla fine un tuono assordante invase la sala, e tutto sembrò andare letteralmente per aria.
Lola venne scaraventata contro una parete, e sentì una manopola sporgente urtare dolorosamente contro le costole. Una fitta lancinante la pervase temporaneamente mentre una sensazione di rinculo la riportava velocemente contro la console.
Fu abbastanza pronta da assorbire la botta con le mani, e istintivamente abbracciò la console per non essere di nuovo sbalzata via.
Scintille brillavano da alcuni pannelli a muro, e Lola vide due paratie emettere fumo.
I sistemi ignifughi si attivarono immediatamente, gettando un pò di schiuma anche sulla sua consolle e su di lei.
Gli occhi che bruciavano, si girò e vide Yoxx e Leetak rialzarsi da terra, apparentemente senza troppi danni, mentre Loomang aveva adottato la sua stessa tecnica ed era praticamente fuso con la sua consolle.

"Status!" gridò Berger, inconscia di un taglio sulla fronte e del sangue che macchiava la sua uniforme gialla.

"Matrici...", tossì Lola, "matrici sotto controllo."
"Motore a curvatura e reazione dilitio sotto controllo", disse Loomang.
"Sistemi primari di protezione reattore danneggiati", disse Leetak.
"Secondari?" chiese Ristea.
"Attivi e al 100%", rispose Leetak.

Ottimo, pensò Lola, per ora non salteremo in aria.

Come in risposta alle sue inconscie preghiere, non ci furono altri colpi.
Alcuni minuti dopo, l'illuminazione d'emergenza e i suoni dell'allarme rosso si spensero. Lola vide le luci ordinarie entrare in funzione, e un silenzio surreale fece trattenere il respiro a tutti per alcuni secondi.
Nella luce indiretta, la Sala Macchine sembrava un animale ferito.
Con l'effetto dell'adrenalina che iniziava a scemare, Lola si rassettò l'uniforme e tastò delicatamente la costola dolorante. Non sembrava rotta, ma un salto in infermeria non avrebbe fatto male.

La voce del Comandante Wu risuonò in Sala.

=^= Allarme rosso rientrato. Debriefing per il personale pianificato entro le prossime due ore. =^=

"Complimenti a tutti", disse Ristea. "Ottimo lavoro. Vi aggiornerò appena avrò notizie dalla Plancia."

Si passò una mano sulla faccia stravolta dalla fatica.

"Tania, le suggerisco di passare in Infermeria appena possibile. La copro io al momento."
Si girò verso Leetak. "Tenente, organizzi turni per l'Infermeria in base alla gravità. Procedure di riparazione come da standard. Guardiamarina Loomang, a lei il piano e le stime."
"Aye aye", disse Loomang.

Berger uscì dalla sala. Tutti gli astanti si guardarono in faccia, il silenzioso riconoscimento di un'altro pericolo mortale che avevano ancora una volta scampato, e una crescente sensazione di sollievo.

Chissà come stanno nelle altre sezioni, si chiese Lola.


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19.02 - Il lato positivo

Autore: Tenente JG Asuna Pauline Ichigawa


USS Wayfarer, Bar di prora, magazzino, 11/03/2402, ore 07:45 - D.S. 79189.92


Ophelia Oliphant, soprannominata "Doppia O" dagli amici, stava subendo l'ennesima lavata di capo da Noll Carpharai.

Era entrata nello staff del bar solamente da un paio di mesi, ma a causa della sua goffaggine si era subito fatta notare.

"Come diavolo è possibile che tu sia così imbranata? Presta un minimo di attenzione a quello che fai!". Furono queste le parole a chiusura della lunga ramanzina.

Voleva apparire arrabbiato e irritato, ma si lasciò sfuggire un sospiro e Ophelia capì che ormai aveva perso le speranze che le cose sarebbero migliorate.

"Mi spiace signor Carpharai", rispose lei con lo sguardo basso sinceramente dispiaciuto.
Adorava lavorare al bar e sperava di non perdere anche questo lavoro.

Tra le cose che più amava nella vita annoverava il cibo e l'aver a che fare con le persone, la ristorazione le era sembrata da subito la strada giusta per lei. Peccato per la sua "sbadataggine genetica", come la chiamava la nonna che l'aveva cresciuta. Da bambina l'avevano sottoposta a diversi controlli, ma non ne è risultato nulla di anomalo. Per quanto lei si impegnasse e prendesse seriamente i propri doveri, commetteva sempre errori grossolani.

"Non chiamarmi signor Carpharai! Quante volte te lo devo ripetere? Mi fa sembrare un vecchio bacucco! Chiamami Noll, come fanno tutti e dammi del tu!".

Seguì una breve pausa che creò un pò di disagio.
Entrambi distolsero lo sguardo fissando con attenzione il nulla in due parti opposte dello stanzino.
Dopo qualche secondo Noll si lasciò sfuggire un altro sospiro e tornò a guardarla fissa negli occhi.

"Ora fai un bel sorriso e torna al bancone! Ai clienti non piace essere serviti da qualcuno con quel muso triste! Noi siamo quelli che tengono alto lo spirito della nave! Ricordalo sempre!", sorrise orgoglioso portandosi la mano al cuore.

Ophelia annuì e sorrise a sua volta: "Ha ragione, signor...ehm...Noll. Ce la metterò tutta!"

"Pensi di riuscire a gestire da sola il bar fino all'ora di pranzo? Si tratta solo di poche ore. Devo passare in infermeria per vedere se riescono a farmi passare questo dannato mal di testa che ho da un paio di giorni..."

"Certamente!", rispose Ophelia entusiasta.

Questa volta avrebbe fatto di tutto per non deluderlo: aveva riposto in lei la sua fiducia e non voleva giocarsi male questa possibilità.

Mentre Noll si stava avviando all'uscita del bar, con fare deciso Ophelia si sistemò il grembiule, scosse le mani all'altezza delle cosce per pulirlo da una polvere inesistente, prese un vassoio e si apprestò a sparecchiare i tavoli vuoti, su cui alcuni marinai avevano terminato la colazione prima di prendere servizio.

Decise di partire da quello più vicino ai finestroni, accanto al quale stavano ancora mangiando due "tute blu", approfittandone per ascoltare qualche chiacchiera.
Non aveva idea di cosa precisamente facessero i membri della Federazione sulla nave, ma un po' li invidiava perché sembrava che avessero tutti incarichi molto importanti ed una vita molto emozionante, anche se, a dirla tutta, lei non sarebbe resistita nemmeno mezz'ora con un lavoro simile.

"Ti rendi conto che ho una laurea in chimica e fisica e potrei analizzare e studiare praticamente qualsiasi cosa nell'universo e invece mi hanno messa ad analizzare quei cavolo di campioni raccolti due giorni fa e che non sono altro che sassi spaziali? Che diamine...una noia mortale!", disse la prima.

"Non stare sempre a lamentarti! Come sai io mi occupo dello smaltimento rifiuti pericolosi. Pensi sia più divertente?", ribatté il secondo ridacchiando ironico.

"Sai... io credo che sia comunque una grandissima responsabilità e un'attività essenziale per la vita a bordo di questa nave, per cui non mi lamento!". Fece una breve pausa per poi aggiungere ridendo: "È comunque sì, lo ammetto: per me è divertente!"

Ophelia ascoltava i discorsi dei due mentre raccoglieva sul vassoio piatti piani, bicchieri ancora in parte pieni, tazzine e posate. Si trovava molto d'accordo con le affermazioni del secondo scienziato, ma poteva immaginare anche la frustrazione della prima.

Fin da bambina le era stato riconosciuto un alto livello di empatia e di curiosità, ma per anni era convinta che fossero qualità attribuibili a chiunque. Solo crescendo aveva capito a sue spese che non era così.

"Qualcosa non va?", chiese la scienziata, notando che Ophelia si era fermata mentre rifletteva tra sè e sè.

"No, nulla", disse riprendendosi. "Il cibo è stato di vostro gradimento? Posso portarvi altro?", chiese sorridendo in modo gentile.

I due risposero che erano apposto e Ophelia annuì e sollevò il vassoio per portarlo al bancone.

Si stava immaginando con indosso una di quelle "tutine colorate" della Federazione, mentre un immaginario Capitano Noll la licenziava ed arrestava per aver accidentalmente scagliato dei missili contro un pianeta abitato, quando, a metà strada, inciampò nella gamba di una sedia, cadendo e rovesciando il contenuto del vassoio sul pavimento.

Tra i pochi clienti presenti, si avvicinò un giovane ragazzo della sezione medica seduto al tavolo più vicino.

"Tutto bene? Ti sei fatta male?", le chiese.

Ophelia si mise in ginocchio e iniziò a raccogliere i pezzi di stoviglie rotti rimettendoli nel vassoio, scuotendo la testa.

"Sto bene, grazie. Non si preoccupi", rispose voltandosi sorridendo.

Proprio mentre si voltò verso di lui, lui potè notare una piccola ferita sulla guancia sinistra di Ophelia, causata probabilmente da una scheggia di vetro saltata quando si è rotto uno dei bicchieri.

"Sei ferita. Vieni con me in infermeria. Non è nulla di grave, ma dobbiamo disinfettarti", disse lui.
"Devo prima raccogliere i cocci per evitare che qualcun altro si faccia mal.."

Venne interrotta dalla sirena dell'allarme rosso.

"Dannazione! Ora non è il momento!", disse rivolto a Ophelia, "Devo correre in infermeria!", esclamò correndo fuori dal bar assieme ai pochi presenti

USS Wayfarer, Corridoi, 11/03/2402, ore 08.04 - D.S. 79189.96


Le luci si abbassarono di intensità e lampeggiavano ad intermittenza di rosso mentre l'allarme continuava a suonare assordante.

Anche Ophelia si affrettò ad uscire dal bar per raggiungere il punto di raccolta designato per i civili nelle situazioni di emergenza e che le era stato mostrato il primo giorno.

Camminare per i corridoi era complicato: ognuno correva in direzioni diverse per ottemperare al proprio incarico e Ophelia aveva sempre l'impressione di essere un impaccio per tutti.
Cosa stava succedendo?

"Potevano essere collegati i sassi raccolti due giorni prima menzionati dalla scienziata ed il mal di testa di Noll iniziato all'incirca nello stesso periodo di tempo?"
Mentre fantasticava e cercava di non intralciare nessuno, la nave ricevette uno scossone che la fece sbattere con forza contro la paratia alla sua destra.

Si rialzò quasi immediatamente. Non sembrava essersi fatta nulla, al netto della botta, per cui percorse le poche decine di metri che la separavano dal punto di raccolta e si unì agli altri civili già presenti.

Cercò Noll con lo sguardo, ma non c'era. Probabilmente era ancora in infermeria quando è scattato l'allarme è avranno ritenuto che fosse più sicuro tenerlo lì.

Era abbastanza agitata dalla situazione, ma come le aveva insegnato la nonna provò a vederne un lato positivo. Ci pensò per qualche secondo e poi lo trovò: avrebbe avuto una scusa accettabile per le stoviglie rotte a terra.
Ora poteva dire che era stato lo scossone subito dalla nave a rovesciarle e fare il danno e poteva incolpare lo stesso scossone per la ferita alla guancia.

Improvvisamente si sentì più tranquilla e poco dopo l'allarme venne disattivato.


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19.03 - Una nuova infermiera

Autore: Tenente Comandante Julia Reis Squiretaker


USS Wayfarer, Corridoi
11/03/2402 ore 7:58 - D.S. 79189.95



Ylenia Hart, giovane Guardiamarina appena diplomata all'Accademia, si aggirava con noncuranza per i corridoi della USS Wayfarer, emanando ugualmente un'aura di eleganza e distacco, sebbene scrutava con occhi indifferenti il panorama, umano e tecnico, attorno a lei.

Dotata di una passione sfrenata per l'avventura ed una predisposizione naturale per gli incontri intriganti, la sua bellezza bionda, la figura snodata e il fascino provocante l'avevano resa, fin da piccola, una fonte di attrazione per chiunque si fosse trovato nei paraggi.

Dopo aver ottenuto il diploma in infermieristica, era stata così ansiosa di iniziare la sua carriera a bordo di una nave stellare che non si era nemmeno presa la briga di leggere i dettagli dell'assegnazione: l'idea di immergersi in avventure cosmiche aveva occupato completamente la sua mente.

Le sue aspettative, già alte, erano state ulteriormente alimentate dalle storie piccanti delle sue ex compagne di stanza all'Accademia, che avevano contribuito non poco ad aumentare la sua impazienza e curiosità non soltanto di conoscere nuovi mondi, ma anche di interfacciarsi con colleghi di razze diverse e sperimentare con loro nuove tecniche sessuali.

La sua amica Daida, per fare un esempio, era finita in cuccetta con una Risiana e, in poche settimane, aveva già ore ed ore di aneddoti interessanti da raccontare.. lei non voleva essere da meno.

Ignorando completamente i dettagli della sua assegnazione, Ylenia era salita a bordo della USS Wayfarer con una dose sconsiderata di spensieratezza.

Il suo entusiasmo si era trasformato rapidamente in delusione appena aveva messo piede sulla nave. L'età media dell'equipaggio era sorprendentemente alta, e la nave stessa sembrava provenire da un'epoca passata, molto diversa da ciò che le era stato promesso all'Accademia.

Le era stata data una cuccetta, su uno dei "ponti bassi" della nave, di uno squallore tale che quasi rimpiangeva le ore passate a ridere delle assegnazioni sulle classi California.

Era salita a bordo di quella nave stellare da nemmeno una settimana eppure già ne disprezzava profondamente l'atmosfera antiquata, quasi da mausoleo.

La carriera di Ylenia era iniziata con un'enfasi euforica perfino eccessiva, ma ora, circondata da ufficiali anziani e da una nave che sembrava appartenere a un'epoca precedente, il suo slancio si era pressoché dissolto, lasciando spazio ad una cupa amarezza.

Sopraffatta da un senso di noia e delusione, ignorata dai membri del comando, di cui, per la verità, non conosceva nemmeno i nomi, Ylenia era confinata all'ombra di ufficiali di basso rango, un affronto per una giovane Guardiamarina che si aspettava molto di più dalla sua prima assegnazione

La USS Wayfarer, di classe Sovereign, le appariva come un relitto del passato: un'esperienza lontana dalle prospettive sensazionali che bramava.

La sua mente, rivolta più ai piaceri e alle avventure che immaginava avrebbe vissuto a bordo di una nave stellare, piuttosto che allo svolgimento dei ripetitivi compiti quotidiani, si trovò bruscamente a contatto con una realtà che sembrava non aver nulla da offrirle.

Una mattina, mentre vagava tra i corridoi in cerca di qualcosa di interessante, Ylenia fece un incontro inaspettato, subito dopo aver rischiato di essere travolta da tre diavoletti scatenati che, urlando e scherzando, si stavano battibeccando tra loro.

Al loro inseguimento c'era una donna, decisamente molto anziana, che si muoveva con l'ausilio di un bastone intarsiato, con occhi saggi e il portamento di chi pareva aver vissuto molte storie.

Ylenia stava per esprimere in cuor suo una considerazione decisamente poco lusinghiera sulle "mummie" che popolavano quel museo spaziale chiamato USS Wayfarer, quando si accorse che lo sguardo, con occhi azzurri penetranti, e la fisionomia di quella donna avevano qualcosa di vagamente familiare, come appartenenti ad una figura che non vedeva da anni.. parecchi anni.

Quando l'anziana donna le fece un mezzo sorriso, Ylenia non ebbe più dubbi, sebbene non potesse credere ai suoi occhi mentre riconosceva la bisnonna materna, Vanessa Reis Squiretaker.

L'incontro, avvenuto poco prima delle otto del mattino del 11 marzo 2402, fu cordiale ma distante, con sorrisi forzati e parole misurate.

Nonostante l'apparente cordialità, c'era un profondo ed evidente distacco tra le due donne, alimentato da vecchie dispute e incomprensioni tra Vanessa ed il padre di Ylenia che avevano impedito alle due di avere un rapporto degno di tal nome da almeno dieci anni, forse addirittura quindici...

Ylenia, inoltre, era sempre stata la pecora nera della famiglia e non aveva mai fatto nulla per impressionare il resto del parentado o emergere dall'anonimato in cui i comportamenti del padre l'avevano confinata dopo la perdita della madre.

La tranquillità di quell'incontro fu improvvisamente spezzata da una serie di forti scossoni che fece tremare la nave: l'allarme rosso squillò in tutto il corridoio e l'atmosfera passò da una calma apparente al caos.

Mentre la confusione si diffondeva tra i membri dell'equipaggio, la mente di Ylenia cercava disperatamente di orientarsi nel labirinto di corridoi e turboascensori della nave.

La USS Wayfarer era sotto attacco, anche se non sapeva quale fosse la minaccia, e la giovane Guardiamarina, per la prima volta, si ritrovò coinvolta in una situazione pericolosa, ben più preoccupata di quanto avesse mai immaginato.

L'anziana Reis Squiretaker, con la sua esperienza e saggezza, afferrò il braccio della nipote e la condusse in un luogo più sicuro "Non c'è tempo per delle spiegazioni ora.. io devo badare ai piccoli, tu vai a fare il tuo dovere!"

Di fronte allo sguardo sbarrato di Ylenia, la bisnonna sollevò il bastone e le indicò brevemente la direzione corretta, prima di voltarsi e sparire dalla sua vista.

Il cuore le batteva velocemente mentre si allontanava verso l'infermeria, la nave tremava cupamente sotto di lei e l'aria era carica di tensione.

Ad attenderla c'era un giovane ufficiale di nome Alaric, il quale sembrava chiaramente preoccupato, ma ugualmente determinato. "Guardiamarina Hart, siete pronta a servire la vostra nuova nave?" chiese con una voce ferma.

Ylenia annuì, sentendosi improvvisamente chiamata in causa. "Sì.. che cosa sta succedendo?"

Alaric spiegò che la USS Wayfarer sembrava essere stata colpita da un'onda di energia sconosciuta. Il capitano e altri ufficiali in comando erano già occupati a gestire la situazione, mentre l'equipaggio si stava mobilitando per affrontare l'emergenza.

"Abbiamo bisogno di tutte le mani disponibili. Forse c'è una nuova onda di energia in arrivo e non sappiamo cosa ci riservi" disse Alaric.

Ylenia sentì l'adrenalina scorrerle nelle vene. Dimenticò momentaneamente le sue aspettative deluse e si unì ai suoi colleghi, indossando la divisa con fierezza. Il ponte della nave era in subbuglio, ma il personale infermieristico si stava coordinando in modo efficace sotto la guida di Alaric.

La storia di Ylenia R.S. Hart sulla USS Wayfarer era appena iniziata e, forse, tra le sfide e i pericoli, avrebbe trovato quel brivido che tanto desiderava.


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19.04 - Un brutto Scherzo

Autore: Tenente Comandante Mehon Vaitor


USS Wayfarer, Tubi di lancio di prora
11/03/2402 ore 7:59 - D.S. 79189.95


Gaspard Vrinker era nei guai.

Gli capitava spesso di finire nei guai, ma questa volta temeva di aver superato ogni limite. Certo, doveva ammettere che aveva molte attenuanti e che la sfortuna gli aveva giocato un brutto scherzo, ma era convito che il comandante Vaitor non avrebbe lasciato correre tanto facilmente.

"Gli ufficiali tattici non hanno senso dell'umorismo." Disse verso a sé stesso per poi rispondersi:"E' tu dove lavori?"

"Sezione tattica e sicurezza." Si rispose per poi scoppiare a ridere ad altissima voce. Rideva cosi forte che andò a disturbare l'altra sventurata persona che si trovava con lui a condividere la pena che sbottò immediatamente:"Smettila, non c'é nulla da ridere."

Vrinker invece non smise di ridere e continuò: "Non avete senso dell'umorismo."

La pazienza di Jessica collassò in quell'istante e scaraventò sul tavolo gli ultimi due fucili phaser dicendo:"Questi sono gli ultimi due."

"Ah abbiamo già finito?" Gaspard prese il primo e si mise a smontarlo: "Vola il tempo quando ci si diverte."

Jessica non colse la provocazione e dando un calcio al collega disse:"Vedi di muoverti."

Il calcio non fu per niente forte ma Gaspard regì in maniera esagerata posando bruscamente il fucile che stava smontando e si mise a saltare per la sala respirando affannosamente e gemendo goffamente di dolore.

"Smettila." Disse Jessica, ma al vedere il collega che faceva il buffone scoppio a ridere e, con tono più dolce, aggiunse:"Dai smettila che abbiamo quasi finito cosi possiamo andare a dormire."

Gaspard tornò, per i suoi standard, serio e si mise a lavorare e, malgrado la totale concentrazione, disse:"Ammettilo che é stato divertente."

"Cosa?"

"Lo scherzo."

La mente di Jessica tornò alla sera prima quando una piccola bomba d'acqua, preparata da Vrinker per scherzo, destinata a lei era esplosa anticipatamente investendo con un getto d'acqua il Vaitor che era in procinto di chiudere la riunione serale. Certo il comandante aveva visto l'ordigno preparato da Gaspard accanto alla porta mentre era in procinto di andarsene e l'aveva preso a calci causando il lancio dell'acqua e distruggendo lo scherzo che avevano preparato per la festa che avrebbero dovuto fare dopo la riunione.
Fece di tutto per trattenere le risate al ricordo della faccia del Bajoriano negli istanti successivi: "Pure il comandante Wu é scoppiata a ridere." Per poi aggiungere:"Ma spiegami perché hanno punito anche me?"

"Eri il mio bersaglio princip... ." La voce di Gaspard venne interrotta dal risuonare dell'allarme.

I due si guardarono negli occhi indecisi sul da farsi, ma poi l'addrestamento li guidò.

"Mettiamo in sicurezza le armi." Disse Gaspard. Prontamente i due si misero a lavorare ma un'improvviso scossone gli fece cadere a terra. Con la coda dell'occhio Gaspard vide la cella energetica del fucile su cui stava lavorando rotolare sul tavolo per poi cadere pericolosamente verso il pavimento.


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19.05 - MLK, tra sogno e realtà

Autore: Capitano Michael Lucius Kiron


USS Wayfarer, Ponte 9, 11/03/2402, ore 06:45 - D.S. 79189.81


I dormitori erano immersi nella semioscurità di flebili led azzurri incastonati nel pavimento del corridoio, la cui intensità era allo stesso tempo sufficiente ad accogliere il personale di rientro dal proprio turno e ad accompagnare chi invece si accingeva a prendere servizio, ed era tale da non disturbare il riposo dei sottufficiali smontanti.

Il Guardiamarina Mert Levent Korkmaz era rientrato dal turno delta al timone e senza nemmeno levarsi gli stivaletti di ordinanza si arrampicò fino alla propria celletta e quindi si sdraiò sulla propria brandina. Provò ad abbandonarsi al riposo, ma uno sbadiglio dopo l'altro il sonno sembrò allontanarsi anziché avvicinarsi. Ce l'aveva ancora con sé stesso per aver ceduto - ancora una volta - alle provocazioni di un guardiamarina della sezione sicurezza con cui alla fine era venuto alle mani. La scazzotatta in sala mensa che ne era seguita, infatti, era costata ad entrambi l'assegnazione fino a nuovo ordine al turno delta, il peggiore a detta della maggior parte del personale imbarcato perché non consentiva un riposo notturno senza soluzione di continuità, e - come se non bastasse - la consegna ai servizi vari di mensa da effettuarsi durante le ore in cui non erano in servizio.

Mert era stato assegnato alla Wayfarer da pochissimo tempo, appena terminata la Scuola Comando, e già si era fatto conoscere come un soggetto dal temperamento irascibile e come un attaccabrighe. A bordo conosceva a malapena i membri della sua sezione di appartenenza, e - sebbene si trovasse a bordo di una ammiraglia - sicuramente la notizia di quello scontro era passata di bocca in bocca e avrebbe tenuto a debita distanza i nuovi colleghi, oltre che a metterlo in cattiva luce agli occhi dei suoi superiori.

Non aveva rimorsi per l'accaduto perché quel guardiamarina se l'era cercata e lui non era il tipo di farsi posare la mosca sul naso il suo cruccio in quel momento era semmai per la sua carriera - a cui teneva molto - e per la consapevolezza che avrebbe dovuto faticare molto di più ora per dimostrare quello che era in grado di fare e per conquistare la fiducia dei suoi diretti superiori. A soffrirne sarebbe stata irrimediabilmente anche il processo d'integrazione con il resto dell'equipaggio e avrebbe richiesto molto più tempo e molte più energie.

Cercò di scacciare quei pensieri. Ormai il latte era stato versato e non gli rimaneva che rimboccarsi le maniche per recuperare quella partenza con il passo sbagliato.

Prese il suo D-Padd e cominciò a scorrere la mailbox personale quindi, passò a leggere qualche notizia in attesa che la stanchezza avesse la meglio su quelle riflessioni che gli frullavano nella testa.

Niente da fare, stavolta gli riaffiorò alla mente la guardiamarina della sezione medico/scientifica che con un rigeneratore cutaneo gli aveva curato le ferite che si era procurato durante la colluttazione con l'energumeno in uniforme gialla. E cominciò a rimproverarsi di non aver avuto la prontezza di chiederle il nome o di invitarla a bere qualcosa a fine turno al Bar di Prora. Pensò che, se avesse preso a frequentare assiduamente il Bar di Prora, magari avrebbe avuto l'occasione di incontrarla e fare la sua conoscenza o magari avrebbe potuto prendere confidenza con il personale del Bar di Prora per cercare di risalire alla sua identità. O forse sarebbe bastato fare un giro in infermeria, magari faceva parte del team medico...

Improvvisamente la sirena iniziò a risuonare nei dormitori dei ponti inferiori e l'illuminazione passò dalla modalità notturna alla condizione "rossa".

Uno scossone e un altro subito dopo buttarono giù dalle brandine alcuni sottufficiali che si trovavano nel bel mezzo del loro riposo.

=^= Qui è il Capitano che vi parla. Tutti ai propri posti! =^=

Mert si girò sulla brandina e lasciò ciondolare le gambe giù nel vuoto, quindi fece leva sulle braccia e si lanciò dalla sua celletta atterrando sul pavimento, giusto in tempo prima che un nuovo scossone facesse rollare su un lato la nave e gettasse a terra alcuni ufficiali intenti ad indossare l'uniforme.

Rimasto miracolosamente in piedi anche stavolta, si avvicinò ad un membro della sicurezza caduto a terra per aiutarlo a rialzarsi, ma questi lo scanzò e si rialzò da solo lanciandogli un'occhiataccia.

Davanti a quella dimostrazione di spirito di corpo, Mert non si offese, pensò che probabilmente anche lui avrebbe dimostrato solidarietà nei confronti di un suo compagno di sezione. Quindi fece spallucce e si diresse verso l'uscita incalzato dal capo camerata che spronava tutti ad andare velocemente ai propri posti per far fronte all'improvvisa emergenza.

Luogo imprecisato, data imprecisata


Una donna con addosso un elegante vestito da sera si avvicinò insicura alla porta della Sala Olografica 3. Si avvicino al display al lato e lesse tra sé:

*Simulazione in corso. Accesso riservato: immettere il codice per accedere.*

"Computer, chi ha avviato la simulazione?"

=^= L'informazione è protetta. Fornire il proprio codice autorizzativo per procedere... =^=

La donna fornì il proprio codice e attese che il suo codice venisse validato.

=^= Autorizzazione negata! Livello insufficiente =^=

Si morse il labbro inferiore, quindi tirò fuori dalla pochette il suo D-Padd e lesse nuovamente il messaggio ricevuto.

" ... ho bisogno di vederti ... ti aspetto questa sera per cena, Sala Olografica 3. Mettiti qualcosa di elegante...
P.S. Per accedere immetti il codice MLK80"

Era titubante ma allo stesso tempo quella situazione la intrigava: ormai era lì davanti a quella porta e la curiosità di scoprire chi si nascondesse dietro quel messaggio era troppo forte per tirarsi indietro.

*MLK ... Che siano le sue iniziali?!*

Ci pensò su cercando di fare il paio con le iniziali dei suoi conoscenti a bordo.

*Michael Lucius Kiron?!? Naaaaaaaaaa.*

Scacciò via quel pensiero sentendosi addirittura sciocca per aver anche solo ipotizzato che il Capitano della Wayfarer le avesse potuto inviare quell'invito misterioso. Continuò a pensarci su, ma non riusciva a trovare una corrispondenza.

*E se fosse invece una donna!? Niente di male, per carità ... ma sarebbe imbarazzante per me ..."



La curiosità stava avendo la meglio sull'esitazione: ormai per scoprire chi c'era dietro a quell'invito c'era solo una cosa da fare. Prese il coraggio e digitò il codice sull'interfaccia.

=^= Accesso consentito =^=

Le porte della Sala Ologrammi si spalancarono su una strada all'aperto dove coppie e comitive di persone passeggiavano e chiacchieravano sotto un cielo crepuscolare.

La donna fece qualche passo oltre la soglia e il varco sparì lasciandola immersa nella simulazione olografica preparata appositamente per accoglierla.

L'ambientazione sembrava essere quella di una serata di inizio estate sulla Terra.

Si girò su sé stessa per ammirare il paesaggio che la circondava: si trovava davanti ad un canale dove diverse imbarcazioni facevano la spola tra le due rive. In lontananza un lungo ponte che univa le due rive si illuminava con giochi di luce. Sulla riva destra, proprio sotto una estremità del ponte, spiccava nell'oscurità incipiente un edificio totalmente bianco la cui forma architettonica le ricordava un luogo di culto terrestre, quasi sicuramente islamico pensò tra sè.

Si girò nuovamente verso l'interno e notò un ristorante panoramico abbarbicarsi sulla collinetta retrostante.

Si avvicinò all'ingresso e un uomo che dava l'accoglienza ai clienti la salutò: "Istanbul'a ho? geldiniz. Quindi traducendo aggiunse "Benvenuta ad Istanbul."

Lei lo ringraziò e gli porse il D-Padd.

Lui, dopo aver letto con discrezione il messaggio, le disse: "Il signor Korkmaz la sta aspettando. Prego mi segua."

*Korkmaz* ripeté tra sé come per appuntarselo mentalmente *Mi sembra di conoscerlo...* e seguì la sua guida lungo i tavoli che si affacciavano lungo la stradina che saliva lungo la collina.

Più salivano e più il panorama si faceva mozzafiato.

Chi aveva creato quella simulazione aveva del buon gusto pensò. Se fosse stato un posto reale, sicuramente le avrebbe chiesto di poterlo visitare.

"Il tavolo è quello laggiù" indicò la guida.

Vide una figura maschile alzarsi e fare cenno con la mano, ma era ancora troppo lontano per poterne riconoscere il volto.

La donna ringraziò la sua guida e procedette in direzione del suo ospite.

Improvvisamente uno scossone tipo un terremoto e subito un altro le fece quasi perdere l'equilibrio.

L'uomo fece per andare incontro e prestarle soccorso quando un nuovo scossone la scaraventò a terra.

=^= Qui è il Capitano che vi parla. Tutti ai propri posti! =^=

La donna aprì gli occhi e si ritrovò riversa sul pavimento dei dormitori della Wayfarer, intorno a lei tutti abbandonavano la branda o si rialzavano da terra per seguire le indicazioni del capo camerata di turno.


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19.06 - Anomalia

Autore: Tenente Comandante Erjn Martia Kublik


Il ponte ologrammi era collocato nella zona centrale della USS Wayfarer, invece lei si ritrovava a terra in uno dei ponti inferiori.
L'ambientazione era stata dettagliata e coinvolgente.
La rappresentazione accurata di quella cena ad Istanbul la aveva, anche se per poco trasportata in un mondo di colori, suoni e odori distinti. Il cinguettio delle voci allegre e il profumo di spezie e aromi turchi avevano un'atmosfera di gioia e convivialità, tanto reale da sfiorare la percezione stessa.

Impossibile si fosse trattato di un sogno.

Lo stato di confusione la stava assalendo ancora di più mentre si guardava intorno ed ognuno come poteva cercava di recuperare lucidità e prontezza.

Un altro tremendo scossone proiettò oggetti su tutto il ponte provocando numerose cadute.
Di nuovo la voce del Capitano:"Tutti gli ufficiali devono fare ritorno immediatamente ai propri posti. Allarme rosso."

Talia Jazra, si sentiva immersa in un vortice di incertezza.

Mentre gran parte dell'equipaggio si affrettava ai propri posti, l'atmosfera era carica di tensione. I corridoi risuonavano del fruscio frettoloso dei passi, dei comandi dati in fretta e delle comunicazioni intrise d'urgenza.

Il cuore pulsante della Wayfarer batteva all'unisono con la determinazione e l'agitazione dell'equipaggio, mentre la nave sembrava a sua volta sfidare le forze che minacciavano la sua stabilità.

I droni di manutenzione si muovevano freneticamente lungo i corridoi, preparando la nave e le sue risorse per ogni eventualità.

Nelle profondità della struttura metallica, il silenzio era rotto solo dallo scorrere rapido di dati e informazioni, dalle richieste di update e dai rapporti dettagliati che affluivano verso la plancia.

Raggiunta la sua posizione, Talia sentiva distintamente oltre il battito accelerato del cuore le voci che percepiva ovattate a causa della agitazione, parlare di anomalia gravimetrica, scrutava l'intera scena cercando concentrazione per assorbire ogni dettaglio.

I sensori sembravano aver rilevato un'anomalia di proporzioni inquietanti.
In quel momento di concitazione che si avvicinava al panico nella donna si fece largo la curiosità...

"Cosa potremmo scoprire al di là di questa anomalia?"

L'idea di poterne essere distrutta sembrava non toccarla, quel pensiero stava diventando il proverbiale occhio calmo del ciclone.

La prospettiva di un'opportunità di esplorare un alfabeto sconosciuto dell'universo era riuscita a placare la sensazione di pericolo.

Si sentiva di essere pronta a giocare un ruolo.

Talia si svegliò di nuovo.

"Talia Jazra," sussurrò una figura maschile con una voce che sembrava provenisse da un luogo distante, "Seguimi."

Il cuore tornò a battere furiosamente nel petto mentre si preparava a seguirlo determinata a non impazzire.


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19.07 - In un mondo fatato

Autore: Tenente Comandante Gregory Cooper

USS Wayfarer, Ponte 9
11/03/2402, ore 07:40


Con una superficie di circa 3,5 chilometri quadrati, naturalmente divisi su più ponti, la Wayfarer era tra le navi più grandi costruite dalla Flotta Stellare... diavolo, era più grande del Principato di Monaco che ne contava solo 2,02. In un posto del genere era facile perdersi... normalmente, un membro dell'equipaggio aveva una specifica area che andava dalla sua cuccetta al suo posto di lavoro, con piccole deviazioni come il bar di prora, la mensa, la sala ologrammi e cose del genere.

Quindi sì, era facile perdersi, ma solo se non te ne stavi nella tua area...

"Mi sono perso... di nuovo..."

Il Guardiamarina Wojciech Szczebrzeszynski sospirò, guardandosi intorno. Quella sembrava la sala macchine... o forse il centro di smistamento rifiuti pericolosi... o l'interno del motore a curvatura per quello che ne sapeva. Per sua fortuna non c'era nessuno in giro. Chiunque l'avesse incrociato si sarebbe reso conto che si guardava intorno come un bambino smarrito... e chiunque gli avrebbe chiesto: cosa ci fai qui? Facendolo immediatamente sentire uno stupido più di quanto si sentisse già ora.

Il luogo era illuminato a intermittenza ed era sporco. Acqua di condensa gocciolava dai tubi sopra di lui e scompariva nel pavimento composto da una grata metallica che lasciava intravedere altri tubi. Poteva chiedere aiuto al computer e farsi indicare la via per tornare in un'area conosciuta... poteva farlo se non avesse perso il badge, forse lasciato alla sua postazione di lavoro. Per fortuna era libero dal lavoro fino a mercoledì, peccato che aveva pensato di approfittarne per conoscere la nave.

Ma forse non avrebbe chiesto aiuto comunque, visto il suo incarico... diavolo, era un cartografo e si era perso!

Wojciech era forse l'unico nella Flotta Stellare che veniva chiamato con un diminutivo... nemmeno i Vulcaniani riuscivano a pronunciare il suo cognome: Szczebrzeszynski. Eppure non era poi così difficile, più o meno voleva dire 'proveniente da Szczebrzeszyn', e cioè la sua città natale in Polonia. Era pure famosa per il suo scioglilingua: "W Szczebrzeszynie chrzaszcz brzmi w trzcinie" che significa "A Szczebrzeszyn il coleottero ronza tra le canne". Niente, tutti quelli che avevano contatti con lui lo chiamavano Guardiamarina Wo... anche i superiori. La cosa era frustrante.

"Ehi tu... non di là." una voce lo strappò dalle sue elucubrazioni sulle difficoltà della vita. Wojciech si girò cercando il suo interlocutore.

In una rientranza del tunnel, nella penombra artificiale di quello strano cunicolo, c'era un uomo canuto di carnagione pallida, con la pelle rugosa e con radi fili argentei dove anticamente c'erano i capelli. L'uomo aveva la divisa ocra di ingegneria, ma sembrava sbiadita dal tempo. In totale doveva avere sui 5 o 600 anni.

"Ehm... mi scusi?" chiese gentilmente Wojciech, pensando di aver incrociato un ufficiale superiore, vista l'anzianità dell'individuo.

"Da quella parte c'è il 'Dedalo Meccanico'" rispose criptico uscendo alla luce del tunnel.

"Dedalo Meccanico?" il giovane guardò il vecchiardo. Camminava tenendosi a un bastone metallico sicuramente ricavato da un disturbatore di teletrasporto, al quale erano stati aggiunti vari oggetti metallici da farlo sembrare il bastone di uno sciamano.

"Mmmh... è il tunnel dove passano i meccanismi per lo spostamento dei carichi molto pesanti... se ti agguanta uno di quelli diventi una frittella." il vecchio sghignazzò mettendo in mostra il solo dente a sua disposizione.

"Mi scusi, ma lei chi è?" chiese Wojciech sorpreso.

"Guardiamarina Percival Throckmorton, classe 2312, sezione ingegneria. Vieni con me ragazzo, ti accompagno a casa." detto questo girò le spalle al giovane e prese un corridoio che Wojciech nemmeno aveva visto.

"È salito sulla Wayfarer nel 2380 quando è stata varata?" chiese il giovane cercando di fare conversazione.

"Eh sì! Ventidue anni di onorato servizio, più naturalmente quelli a bordo di altri vascelli, ma niente batte la vecchia signora!" esclamò battendo affettuosamente con la mano rugosa su uno dei tubi. "Vieni di qua, di là ci sono le Porte degli Inferi." aggiunse criptico.

Da quel punto in poi i due si mossero attraverso un dedalo di tunnel male illuminati, scale a pioli, tubi jefferis e altri luoghi angusti mentre il vecchio se ne usciva con strani nomi come: 'Il nido dei serpenti elementari' per indicare un luogo dove numerosi condotti di plasma si snodavano come rettili emettendo un calore intenso e un sibilo costante per colpa dell'acqua di condensa che gocciolava dai tubi sovrastanti. Quei tubi sembravano vivi, serpeggianti, e l'aria era satura di un calore quasi soffocante.

"Guarda là," indicò il vecchio, "quello è il 'Lago delle Fate'."

Wojciech si avvicinò e vide una grande cisterna d'acqua trasparente, illuminata da luci ultraviolette che creavano un effetto incantevole. L'acqua sembrava risplendere di un azzurro intenso, quasi magico mentre una turbina faceva vorticare l'acqua con forza.

"È dove trattiamo l'acqua con disinfettanti e luci UV," spiegò Throckmorton. "Elimina i patogeni e crea questo spettacolo." sorrise il vecchio mentre Wojciech guardava incantato le luci riflettersi ovunque.

Proseguirono oltre, arrivando a una sezione che il vecchio chiamava 'Il Labirinto dei Cristalli Arcani'. I condotti e i cavi in fibra ottica si intrecciavano formando intricate strutture simili a cristalli, emettendo una luce soffusa e multicolore. Wojciech rimase di nuovo incantato dalla bellezza e complessità di quel luogo.

"Questo è uno dei miei posti preferiti," disse il vecchio con un sorriso. "Ma attenzione, è facile perdersi qui."

Passarono poi attraverso 'La Valle delle Ombre Sussurranti', un lungo corridoio buio dove ogni passo e ogni parola sembravano rimbalzare sulle pareti, creando echi misteriosi e inquietanti. Wojciech rabbrividì, sentendo i sussurri delle ombre intorno a lui.



Quando l'allarme rosso si accese persino in quegli angusti cunicoli, Wojciech si fece prendere dal panico nascondendosi dietro un grosso tubo dipinto di giallo.

"Che ti prende ragazzo? Hai perso qualcosa?" chiese il vecchio, appoggiato al suo bastone, guardandolo.

"È un allarme rosso! Dobbiamo metterci in sicurezza!"

Un forte scossone gli fece digrignare i denti e abbracciare con forza il grosso tubo.

"Sicurezza? E di grazia, quale pensi che sia un luogo sicuro su una nave stellare?" sbuffò divertito il vecchio Percival senza nemmeno perdere un minimo di equilibrio "Cosa ti spaventa esattamente?"

"Ma se la nave viene danneggiata o peggio ancora esplodesse!" balbettò il giovane.

"E che ti frega, mica è tua... non te la detraggono mica dallo stipendio!" sghignazzò il vecchio come se si fosse preparato quella battuta da secoli e finalmente poteva dirla. "E comunque, se la nave esplode non ti salverai abbracciando un tubo di rifiuti tossici..."

Wojciech si tirò indietro, pulendosi le mani sui pantaloni e si alzò imbarazzato.

"Come fai a rimanere così calmo in una situazione del genere?"

"Ah! Ne ho passate tante... invasioni aliene, epidemie, rotture del nucleo. Se stai su una nave abbastanza a lungo vedrai di tutto. Però c'è poco da fare per chi come noi non ha un incarico decisionale... possiamo solo aspettare e fidarci dei nostri superiori. Il Capitano Kiron è un bravo ragazzo, se l'è sempre cavata bene!"

"Però in questi casi devo andare alla mia postazione ed attendere ordini."

"Scusa, ma non eri un cartografo? Vuoi che qualcuno ti ordini di disegnare una mappa in questo momento?"

"In effetti..." borbottò Wojciech un po' imbarazzato.

"Andiamo su, abbiamo ancora qualche ponte e poi sarai nella tua area di pertinenza... tanto l'allarme non dovrebbe rimanere ancora per molto."

Come se qualcuno avesse sentito il pronostico del vecchio, l'illuminazione d'emergenza e i suoni dell'allarme rosso si spensero. Niente era cambiato in quelle profondità della nave.

La voce del Comandante Wu risuonò dal badge del vecchio.

=^= Allarme rosso rientrato. Debriefing per il personale pianificato entro le prossime due ore. =^=

"Che ti dicevo? Quel ragazzo sa il fatto suo! Bene, adesso prendi quel corridoio davanti a te, alla seconda scala sali e ti troverai nel tubo jefferis di cartografia stellare... da lì immagino riuscirai a tornare alla tua branda."

"Sì, grazie! Senza di te non sarei riuscito a tornare. Ma mi spieghi cosa fai tu esattamente a bordo?"

Wojciech si voltò verso il vecchio, ma di lui non c'era più traccia.

Un mese dopo, sulla USS Wayfarer, girava voce che sulla nave, da qualche parte nei meandri della sua immensa struttura, ci fosse un vecchio saggio. Nessuno sarebbe mai riuscito a trovarlo, ma se un giorno avessi avuto un problema che nessuno potuto risolvere, lui ti avrebbe trovato per aiutarti.


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FINE MISSIONE