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USS TOKUGAWA - MISSIONE 09 RSS USS TOKUGAWA - Missione 09

09.09 "Una questione di controllo"

di Margret del Keth R'Haal , Pubblicato il 20-01-2019

Nave boliana - Ufficio del capitano - 16/08/2398, ore 15:02



"L'esperimento è riuscito?"

La voce del suo interlocutore era pesantemente contraffatta, tanto da suonare quasi più un'eco ronzante che una voce reale. La figura che appariva nello schermo del terminale doveva essere più o meno umanoide, ma la pesante maschera che le copriva il volto rendeva impossibile percepirne le fattezze.
Nonostante ciò, il capitano boliano non ebbe nessun genere di difficoltà a comprenderne il tono.
Quella non era gente con cui si potesse scherzare.
O che si potesse deludere.
La missione che gli era stata assegnata non era propriamente fallita, anzi si sarebbe potuto dire che aveva raggiunto lo scopo prestabilito. Qualunque cosa fosse la cosa che stavano testando, da qualunque parte venisse, aveva funzionato come previsto. Esattamente come ci si aspettava. La Desaparecido aveva svolto il suo compito e il fatto che fosse stata distrutta durante la battaglia non era cosa per cui lui, né tanto meno la gente con cui aveva a che fare, avrebbe versato una sola lacrima.
Il problema era il clamore che tutta la faccenda aveva generato. Dal momento in cui il virus aveva lasciato Faigah, la situazione era progressivamente sfuggita di mano.
Un contro era la quarantena, ma addirittura un combattimento era decisamente quel che avrebbe dovuto evitare, anche senza che la nave federale a dare battaglia.
Avrebbero dovuto cambiare strategia e far perdere le proprie tracce, forse persino liberarsi della nave su cui stavano viaggiando, ormai troppo compromessa. Sperava di non dover arrivare a tanto, ma se fosse stato necessario, non avrebbe esitato.
Per il momento, era chiaro che la sua stessa vita dipendeva da come avrebbe risposto a quella domanda.
Non era mai stato un uomo particolarmente religioso, né particolarmente giusto se per quello, ma in quel momento si ritrovò a pregare qualunque forza governasse l'universo, di essere tanto bravo a parlare quanto a scegliere i propri affari.

"E' riuscito. Tutti i soggetti infettati hanno reagito come previsto. L'unico problema è risultato con i vulcaniani."
L'altro non disse nulla e il capitano proseguì. Deglutì con cautela.
"Non sono uno scienziato, ma credo che l'uso specifico contro i vulcaniani dovrà essere messo a punto. Hanno mostrato una resistenza che non ci aspettavamo. E non si sono piegati."
"Questi sono dettagli di poco conto," rispose la voce in tono monocorde."La Desaparecido è dovuta intervenire."
Non era una domanda, quanto un'affermazione lievemente minacciosa. "Sì."
"E?"
"E' stata distrutta. La nave federale ha dato battaglia, sono riusciti a sganciarsi dalla base e..."
"Le altre navi in quarantena?" lo interruppe la voce.
"Distrutte. Tutte."
"La base?"
"In pessime condizioni e... e comunque credo sia la nave la minaccia maggiore. Sulla base ho i miei contatti e laggiù brancolano nel buio."
"Allora è della nave federale che devi occuparti. Mi hai capito?"
Il capitano si affrettò ad annuire.
"Ne sarai in grado?"
"Io... sì, sì certo."
"Lo spero per te."

La comunicazione si chiuse, e il boliano si appoggiò allo schienale della poltroncina, trattenendo a stento un sospiro di sollievo. Ora non aveva altra scelta che occuparsi di quella dannata nave.
Non era sopravvissuto tanto a lungo in quell'ambiente senza essere costantemente preparato ad ogni evenienza. Per questo aveva sfruttato l'evacuazione delle navi distrutte per infiltrare uno dei suoi a bordo della Tokugawa.

USS Tokugawa - Ufficio del capitano - 16/08/2398, ore 16:12


Se l'erano persa.
Com'era possibile che se la fossero persa in quesl modo? Non aveva idea di come quella nave boliana c'entrasse con tutta la faccenda, ma in qualche modo c'entrava e forse era la loro miglior occasione di ottenere delle risposte. Eppure se l'erano persa.
Margret si appoggiò allo schienale della poltroncina di Hesse e sospirò, agitando nervosamente le antenne. Quella situazione non le piaceva.
Non le piaceva ciò che era accaduto a bordo della base, non le piaceva che la nave boliana fosse fuggita, non le piaceva che la Desaparecido fosse saltata in aria - almeno, pensò acidamente, non le piaceva che l'avesse fatto senza il loro contributo - e certamente non le piaceva stare seduta sulla poltroncina di Hesse, mentre lui era ancora confinato nel suo alloggio in attesa di riprendersi.
Aveva deciso di inseguire la nave boliana, ma in qualche modo questa aveva fatto perdere le sue tracce. Erano state rallentati da una serie di esplosioni sulla base, certamente, ma il fatto che quella nave fosse riuscita a scappare e a disperdere così rapidamente la propria traccia di curvatura lasciava pensare che la Desaparecido non fosse l'unica a montare parti di tecnologia non propriamente di serie.
La storia del piccolo cargo la incuriosiva. Non c'era dubbio ormai che questo maledetto doppio virus, o meglio la sua componente sconosciuta, facesse parte di un piano più grande, in cui in qualche modo erano compresi anche il sistema Faigah, la nave boliana e la Desaparecido. Ma il cargo era scomparso trent'anni prima. Possibile che il tutto risalisse già ad allora? Non era più probabile che il cargo fosse sparito per altri motivi e poi fosse stato riutilizzato in tempi recenti?
Non ne aveva idea.
Dopo aver perso le tracce della nave boliana, erano tornati indietro a controllare lo stato della stazione. I danni erano ingenti, sia la nave andoriana che quella vulcaniana erano rimaste distrutte, ma la situazione era stabile. La stazione se la sarebbe cavata e, con essa, tutta la gente a bordo, parte della quale era stata teletrasportata dai vascelli in via di esplosione.
La Tokugawa stessa aveva accolto alcuni membri dell'equipaggio delle due navi che, almeno per il momento, sarebbero rimasti a bordo. Allo stato attuale rimaneva solo un'opzione ed era quella che stavano seguendo: tornare al sistema Faigah.
Margret si augurava che fosse la scelta giusta.

Il corso dei suoi pensieri fu interrotto dal cicalino della porta.
"Avanti."
Allo scorrere dei battenti fecero il proprio ingresso il consigliere Hana, il dottor de Chirico e il comandante Mouri. Margret si raddrizzò. "Signori, prego." Fece cenno verso le due poltroncine. Entrambi gli uomini lasciarono galantemente il posto ad Asami, poi anche De Chirico si sedette.
"I nostri ospiti sono stati tutti alloggiati?"
Mouri annuì una volta. "Alloggiati e visitati."
"Direi che stanno piuttosto bene. C'è stato qualche ferito lieve ma nulla di preoccupante," aggiunse il medico. "Inoltre, ho visitato il capitano e credo che potrà tornare operativo entro qualche ora. Se il decorso del virus procede come abbiamo osservato finora, cosa di cui sono fiducioso."
Margret annuì, le antenne leggermente ripiegate come se stesse tirando un sospiro di sollievo.
"Molto bene."
"C'è un'altra cosa," aggiunse il consigliere. "Io, il dottore e il comandante abbiamo rivisto alcuni risultati della analisi sul virus e sui pazienti alla luce di quello che è accaduto con la Desaparecido e con la nave boliana."
Il primo ufficiale inclinò leggermente il capo, in ascolto.
"Ci siamo chiesti per quale motivo qualcuno dovrebbe progettare una cosa del genere. Non solo per la sua pericolosità, ma anche per il modo in cui agisce."
"Si riferisce al fatto del triangolo amoroso?"
Asami annuì. "Sì. Sembrerebbe non avere senso. Perché mai si vorrebbe indurre qualcuno a comportarsi in quel modo? Che vantaggio se ne potrebbe ottenere?"
La domanda era chiaramente retorica e nessuno si prese la briga di rispondere.
Hana lanciò un'occhiata ai due colleghi, quindi riprese. "Noi crediamo che lo scopo non sia tanto quello di indurre gelosia, quanto quello di indurre qualcosa. Qualunque cosa."
Margret la osservò perplessa per qualche istante. "Non credo di seguirla."
"Crediamo sia possibile che lo scopo del virus sia quello di esercitare un qualche tipo di controllo mentale," si inserì Mouri dalla sua posizione in piedi alle spalle delle due poltroncine. "Quello di indurre le vittime a comportarsi in un modo predeterminato per un periodo limitato di tempo."
"Ma perché indurli ad essere gelosi?"
"La gelosia è un sentimento passionale, che ha poco a che fare con la razionalità," spiegò il consigliere. "Prende dalla parte più animalesca, passatemi il termine, della sfera emozionale. Perciò è facile da risvegliare."
"Se questo fosse un esperimento di qualche tipo," riprese De Chirico, "e se il virus potesse essere modificato per alterare diversi percorsi neurali in base alla necessità, i comportamenti indotti potrebbero essere differenti. Ma la gelosia sarebbe un eccellente terreno di prova."
Margret si appoggiò allo schienale della poltroncina. Ora l'intera faccenda le piaceva ancora meno.
"Ma chi potrebbe fare una cosa del genere? Ne vedo le motivazioni e non dubito che ci sia molta gente disposta ad attuare un piano del genere, ma chi ne avrebbe le capacità? Si tratta di un piano decisamente complesso, mi pare."
"Credo che questa sia esattamente la domanda che ora dobbiamo porci," rispose Asami.