Home Home
 
 
 
 
 
 
USS HOPE - MISSIONE 05 RSS USS HOPE - Missione 05

05.03 " L'avverso svolgersi degli eventi "

di Melanne Graahn, Pubblicato il 14-11-2016

USS Hope - Plancia - 8 Aprile 2395 - Ore 18:59


Entrare in plancia fu come entrare in aula nell'esatto momento della lettura dei giudizi semestrali di volo. Facce affrante, qualcuno quasi sotto shock, l'espressione di chi è stato messo infine di fronte alla dura realtà e vede crollare il proprio piccolo e sicuro mondo di illusioni. In generale, l'atmosfera era quella di un funerale particolarmente triste.
Normalmente a Ferris in quelle situazioni veniva sempre un po' da ridere. Per quanto potesse contare per loro, un giudizio di volo restava pur sempre soltanto un esame accademico. Si trattava di quella disperazione un po' comica che passa dopo una bevuta con una bella ragazza o la chiacchierata con un amico.
Questa volta, però, tutto era diverso. Non era certo questo che la Lennox doveva avere in mente quando li aveva spediti laggiù.
Mentre rimuginava cupamente sull'avverso svolgersi degli eventi che li aveva improvvisamente catapultati in quella situazione, Ferris prese posto nella poltrona centrale. Sentiva tutti gli occhi su di sè perchè, questo lo sapeva, pur essendo circondato dai suoi compagni, in quel momento era solo come lo sarebbe stato in futuro quando il grado che portava se lo fosse guadagnato sul campo.
L'equipaggio poteva fornire consigli, pareri, punti di vista, persino informazioni a lui del tutto sconosciute. Andavano ascoltati. Ma, in fin dei conti, era lui a dover decidere. E sarebbe sempre stato così. Per questo aveva rifiutato di fare la cosa più ovvia, avvertire Strauss e scaricare il problema su di lui. Quello e il fatto che, se alla fine per salvare tutte le loro coscienze avesse preso la decisione di intervenire, lui l'avrebbe sicuramente fermato.
Xyr era seduta accanto a lui, nella poltrona del primo ufficiale. Non tossicchiò, non disse nulla. Tutti si limitarono ad aspettare il suo ordine di levare le tende in un silenzio quasi doloroso. Quello o l'ordine di cercare un modo di salvare i due pianeti.
Passò un minuto, poi finalmente Ferris aprì bocca, prese fiato e... venne interrotto dall'ingresso in plancia di Strauss.
Tutte le teste si voltarono nella sua direzione e per un attimo lo stesso capitano parve stupito di trovarsi al centro di tanta attenzione. Battè le palpebre come se non si capacitasse di una tale reazione, poi sorrise e fece qualche passo avanti.

"Permesso di entrare in plancia?" chiese allegramente.
"Accordato..." rispose cautamente Ferris. "Cosa posso fare per lei...?"
"Oh, mi annoiavo giù al bar. Sono venuto a dare un'occhiata. Ma fate pure come se non ci fossi."

Strauss scosse le mani in aria e prese a passeggiare con calma intorno alla plancia.
Ignorarlo non era affatto facile. Era un po' come la proverbiale giraffa apparsa improvvisamente in salotto. Nessuno riusciva a staccargli gli occhi di dosso e, in qualche modo, tutti si sentivano un po' colpevoli, come bambini sorpresi con le mani nella marmellata.
In ogni caso Ferris doveva dare l'ordine. Aprì di nuova la bocca e...

"Si può sentire il messaggio di quella gente?" domandò Strauss in tono svagato. Poi alzò le mani, rendendosi conto di aver appena interrotto Bueller. "Oh, scusate. Come dicevo, fate come se non ci fossi... però se mentre non ci sono si potesse ascoltare quel messaggio..."



USS Hope - Infermeria - 8 Aprile 2395 - Ore 19:07


"Ne sei davvero convinto? Davvero?"
"Non vedo che altre possibilità ci siano. E credevo fossi tu quella che rispetta sempre le regole."

Melanne si morse leggermente il labbro e abbassò lo sguardo sul piano della scrivania dietro cui era seduta. Il blu delle emozioni che emanavano da lei si era scurito sin quasi al nero. Non era la prima volta che Lon sentiva quel particolare cambiamento in lei ed era sempre stato associato a momenti di grande stress. Negli anni precedenti, quei momenti erano stati rari ma erano aumentati con l'assegnazione alla Hope, specialmente dopo la sua esperienza di possessione da parte del mutaforma gassoso. Quell'occorrenza lo incuriosiva e allarmava al tempo stesso. Si appoggiò alla paratia alle sue spalle.

"La prima direttiva ha un scopo preciso," disse lei, in tono cauto, tornando ad osservarlo. "Questo lo so, non è una regola creata tanto per fare. Ma tu hai sentito quel messaggio?"
"L'ho sentito. Ed è terribile. Ma il regolamento, come hai detto tu, esiste per un motivo. Ci ho messo parecchio ad accettarlo," rispose Lon in tono pacato. "Non mi fa piacere, ma è così. E poi cosa vorresti fare? Sistemare il loro sole?"
"Io... non lo so," disse lei, alzandosi e girando intorno alla scrivania. "Ma se avessimo rispettato tutte le regole, il tenente ci sarebbe morto su quel pianeta. E noi con lui." disse, voltandosi a guardarlo.
"Lo so bene. Ma non stiamo parlando della stessa cosa."
"No? Si tratta comunque di sopravvivenza," disse Melanne e lì si fermò. Non era un terreno su cui si potesse camminare agevolmente, visti i trascorsi di Basta. Abbassò gli occhi e scosse la testa. "Non lo so. Davvero, non lo so," ripetè.



USS Hope - Plancia - 8 Aprile 2395 - Ore 19:11


Il messaggio inviato dal pianeta era breve e calmo. Non c'erano urla nè suppliche disperate. Chi l'aveva registrato era una donna dalla voce decisa ma gradevole.

"Il mio nome è Dasha Ran Teris e parlo a nome del mio popolo, dalla terra di Crellia. Non sappiamo se voi siate davvero là fuori, ma se qualcuno ci sta osservando crediamo di avere il diritto di saperlo. Se venite in pace, sarete i benvenuti in qualunque momento. Se venite in pace e avete le capacità di comprendere cosa ci sta succedendo, chiunque voi siate, qualunque siano gli dei a cui siete devoti... aiutateci."

Il messaggio si ripeteva ciclicamente. Strauss lo ascoltò con interesse. Alla seconda ripetizione Ferris alzò una mano ordinando di spegnere tutto. Sapere chi era quella gente aveva solo reso la cosa più difficile, o più facile, a seconda del punto di vista.
Strauss, le mani dietro la schiena, passeggiò fino al centro della plancia, gli occhi di tutti sempre addosso.

"E' un bel problema," commentò in un tono che sembrava suggerire l'esatto contrario. "Davvero un bel problema... proprio il tipo di problema che un capitano si trova spesso ad affrontare. Beh, magari non così spesso," aggiunse osservando lo schermo. "E' tutto qui?" domandò poi voltandosi verso Bueller.

"Sì," rispose lui.
"No," rispose Rest contemporaneamente.

La plancia si bloccò.
"No?" domandò Ferris, voltandosi lentamente.
"No," confermò Rest. "A quanto pare c'è una risposta."
"Una risposta da chi?" si inserì Xyr.
"Che interessante!" fece Strauss.
"Non ne ho idea. Di certo non siamo noi," aggiunse quasi frettolosamente. "Ma non posso triangolare il segnale." Il tono di lui suggeriva chiaramente come la mancanza di collaborazione da parte della consolle fosse, in modo molto vulcaniano, un chiaro affronto a lui e a tutti i suoi antenati. "Tuttavia, possiamo ascoltarlo."
"Beh... ascoltiamolo..." rispose Bueller, ancora vagamente suonato dalla sorpresa.

"Brava gente di Crellia. Non siamo devoti ad alcun dio, poichè noi stessi siamo gli dei. E siamo qui per salvarvi."

"Ah, beh," commentò Strauss nel silenzio generale.