Home Home
 
 
 
 
 
 
DS16GAMMA - MISSIONE 14 RSS DS16GAMMA - Missione 14

14.11 " L'addio "

di T'Lani , Pubblicato il 05-05-2014

USS Darjeeling - 11 aprile 2393 - ore 10:58


La USS Darjeeling segnalò di essere pronta a salpare. Il capitano Spini si chinò sulle spalle dell'addetto alle comunicazioni, sussurrandogli di mandare i suoi saluti. L'uomo lanciò un'occhiata al capitano, per assicurarsi che quest'ultimo non se ne fosse accorto, quindi assentì, regolando i contatti subspaziali per spedire il messaggio alla Base.
Sherja si permise un sorriso amaro. Lei poteva avere i gradi di capitano, ma a bordo di quella nave non sarebbe stata che un'ospite. Il capitano Llamas, che in quel momento era seduto sulla poltrona centrale, intento a sorvegliare il complicato protocollo delle manovre di sgancio dall'attracco 3, al momento di salire a bordo le aveva fatto chiaramente capire che in quel viaggio non sarebbe stata gradita la sua presenza in plancia. Lei aveva mandato giù a malapena la scortesia dell'altro, ma aveva dovuto accettare il fatto di essere solo una passeggera.
Tuttavia il capitano Llamas l'aveva invitata in plancia in occasione della partenza da Deep Space 16 Gamma. Sherja dubitava molto, considerando il tipo, che l'offerta fosse stata dettata da una gentilezza verso la collega.
* Piuttosto - pensò - Vuole godersi la mia faccia mentre guardo da lontano la Base dove sono stata capitano per tanti anni. Peggio per lui, se non ha capito che la mia parte vulcaniana gli impedirà di vedere in me emozioni umane come la nostalgia...*
L'addetto alle comunicazioni le accennò che il messaggio era stato ricevuto. Le sue mani indicarono un piccolo schermo, sul quale brillarono dei testi. L'addetto alle comunicazioni - un umanoide dalla pelle olivastra e capelli neri stranamente lunghi, quasi fuori ordinanza - spedì i messaggi di saluto alla cartella della cabina che le era stata assegnata, senza che fosse necessario dargli ordini. Sherja lo apprezzò mentalmente. Il ragazzo fece un sorriso complice, in risposta.
*Betazoide?* - pensò Sherja.
Il ragazzo si accertò che il capitano fosse sempre voltato, poi accennò un si tacito.
*Ho passato molti anni su quella Base - gli disse mentalmente - Credo di avere fatto un buon lavoro. Anche se forse gli alti papaveri della Flotta Stellare non saranno sempre stati del tutto d'accordo con me.*
Il capitano Llamas si mosse prima che il ragazzo potesse farle un cenno di aver sentito i suoi pensieri:
"Ci hanno dato il segnale di partenza" - disse, ruotando sulla poltrona centrale per guardare verso di lei. Era un uomo anziano, con il volto pesante contornato da pieghe scure ed una rada peluria grigia sul cranio. A prima vista aveva stimato che gli mancasse molto poco all'età in cui sarebbe stato costretto ad abbandonare il servizio attivo. Non era difficile capire che il solo pensiero lo spaventasse.
"Bene" - si limitò a commentare lei. Il ronzio dei motori si fece leggermente più intenso, accompagnato dal sussulto percepibile dello sgancio dall'attracco.
Llamas tornò a fissare lo schermo centrale:
"Timoniere, un quarto di impulso avanti fino a distanza di sicurezza" - ordinò. Sullo schermo, il fondo nero del cielo fu rimpiazzato dalla sagoma del gancio d'attracco che si ritraeva all'interno della Base. L'immagine si allargò a contenere il pilone, quindi l'anello abitativo. Sherja alzò gli occhi a guardare dove sapeva sarebbe apparsa la Passeggiata. Si potevano indovinare delle figure umanoidi vicino ai campi di forza trasparenti, ma nemmeno con uno sforzo avrebbe potuto dire di chi si trattasse.
Quello che sapeva di sicuro era che il capo ingegnere Shivhek non era fra di loro, pensò Sherja non senza preoccupazione. Sherja non poté fare a meno di ripensare agli avvenimenti degli ultimi giorni...


Deep Space 16 Gamma - Sezione sicurezza
8 aprile 2393 - Ore 19:30



"Chi di quei due ha ucciso il mio attendente?" - il legato Varen era ancora leggermente pallido, anche se l'aggressione nei suoi confronti non aveva avuto gravi conseguenze. Khish sapeva che il fido Feyd Rautha si trovava ancora in infermeria, affidato alle cure del dottor Parn... E in tutta franchezza, lo preferiva lì.
Appena in grado di alzarsi, Varen si era precipitato presso la sezione di sicurezza. Di fronte a lui, brillavano i monitor dell'olocircuito di sorveglianza che il tenente comandante Riccardi teneva continuamente accesi sulle celle dei due mutaforma.
Era stata un'impresa separarli. Bloccati dal campo di forze, avevano dovuto essere teletrasportati in cella insieme. Dove peraltro avevano continuato a tentare di uccidersi a vicenda.
"Riteniamo che sia stato l'eterozoomorfo a sequestrare e sostituire Ba'Kadh - rispose Riccardi - E di conseguenza, ad incontrare e uccidere Jarad".
L'attenzione di Varen si spostò sul monitor che inquadrava l'eterozoomorfo:
"Ha detto qualcosa? Che motivo aveva per uccidere Jarad?"
"No, non ha detto niente in proposito. Credo che il motivo fosse solo quello di seminare zizzania" - intervenne Khish.
"Non si può dire che non abbia fatto di tutto... - commentò Riccardi - C'è una cosa di buono nella presenza di due assassini mutaforma a bordo della Base. Senza sapere l'uno dell'altro, si sono ostacolati. Se non avessimo dovuto indagare per l'assassinio di Jarad, ci sarebbe sfuggita la presenza del fondatore."
"Come direbbero i bajoriani, ringraziamo i Profeti che ci hanno protetto - commentò sarcastico Varen - Peccato non abbiano protetto anche il povero Jarad!"
*E nemmeno i piani che tu avevi contro l'ambasciatore K'ooD...* - completò Khish mentalmente.
Varen tornò a guardare il monitor:
"Sono al sicuro, là dentro? Nessuna possibilità che fuggano?"
"Nessuna. Abbiamo fatto modificare apposta le celle in cui sono detenuti per accoglierli - rispose Riccardi - Quanto prima, saranno trasferiti presso un centro di detenzione federale, in attesa del processo"
"Questo è inaccettabile. Pretendo che l'eterozoomorfo sia consegnato a Cardassia! - alzò la voce Varen - Ha assassinato un membro della mia delegazione diplomatica!"
"Se ha delle proteste da fare, si dovrà rivolgere alla nostra ambasciata, Gul Varen" - ribatté Khish.
"Non dubiti che lo farò! - promise il cardassiano - Quell'essere deve essere condannato"
"Lo sarà... Dopo essere stato giudicato in un tribunale della Federazione" - rispose placido Riccardi.
Varen gli rivolse uno sguardo di disdegno:
"Forse... O forse la Federazione ascolterà le legittime ragioni di Cardassia - sibilò - La storia non finisce qui!"
Rivolse un gelido cenno di saluto ai due uomini e si girò, guadagnando la porta a grandi passi. Appena la porta si fu chiusa alle spalle del cardassiano, Khish lasciò sfuggire un sospiro di sollievo:
"Per lui, può darsi - disse - Per quel che riguarda questa Base, sono invece contento che la storia finisca qui."
"Tenterà qualcosa per prendere i prigionieri..." - disse Riccardi stringendo nervosamente il manico del faser alla cintura.
"E' probabile. Sarebbe un idiota a farlo, ma se non sbaglio, siamo pronti anche a fronteggiare i suoi eventuali attacchi di idiozia... - disse Khish - Come direbbe quella maledetta vulcaniana, hanno avuto molti problemi ad installare qui una delegazione fissa, dopo che i trattati di pace avevano escluso la loro presenza nel Quadrante Gamma. Se tentasse un colpo di mano contro le celle di detenzione metterebbe a rischio la presenza della delegazione a bordo della Base e quindi il loro punto d'appoggio nel Quadrante"
"E per di più, non ci guadagnerebbe niente. Neanche il gusto di sfogarsi sull'assassino"
Khish sogghignò, premendo i pulsanti di spegnimento dei monitor. Non c'era voluto molto a collegarli con le celle dove erano detenuti i due mutaforma.
"E pensare che glie l'ho quasi detto... - disse Riccardi - Quando gli ho raccontato che sarebbero partiti quanto prima per un centro di detenzione federale"
"Ma non credo abbia capito prima" disse Khish.
"Né che i monitor non erano collegati con le celle della Base, ma con quelle a bordo della Darjeeling"
I due si scambiarono un sorriso complice. Se Varen tenta qualcosa, si ripeté Khish, è un idiota. Ma si sa, anche le persone più intelligenti hanno i loro momenti di pura idiozia...


Deep Space 16 Gamma - Infermeria federale
8 aprile 2393 - Ore 19:44



La giovane Ba'Kadh era ancora distesa sul lettino in infermeria. Il dottor Sonx si girò, in tempo per vedere entrare a passo svelto K'ooD accompagnato dalla madre Kosara. L'ambasciatore klingon aveva un aspetto cupo che non lasciava promettere niente di buono.
La ragazza reagì tentando di alzarsi, ma il dottore la fermò:
"Piano, piano... Occorre tempo per riprendersi da una quasi morte come la sua" - disse, ripristinando il campo di contenimento del lettino.
"Una quasi morte che per poco non ha portato il disonore a tutta la sua famiglia!" - sibilò Kosara piantandosi ferma in mezzo all'infermeria. Il dottore aprì con discrezione le comunicazioni con la sicurezza della Base.
"Io non..." - iniziò Ba'Kadh.
"Silenzio!" - urlò Kosara.
"Calma, donna - intervenne K'ooD - La situazione potrebbe essere molto peggiore. Abbiamo evitato il disonore che avrebbe potuto colpire la nostra famiglia. Le colpe di tutto ricadranno su quell'infame mutaforma che aveva sostituito Ba'Kadh. Ma questo ci riporta a noi..."
Lo sguardo di K'ooD si girò di nuovo verso il lettino:
"Ti sei fatta catturare da uno stupido infame mutaforma che è riuscito a tenerti inscatolata come una dannata razione militare! E non hai neanche provato a fare il suicidio rituale!"
"Io non..."
"Silenzio! - urlò K'ooD. Lo sguardo della giovane klingon passò dall'uno all'altra:
"Vi siete messi d'accor..."
"Silenzio!" - urlarono insieme K'ooD e Kosara, facendo sussultare il dottor Sonx. Kosara riprese:
"L'amicizia delle nostre due famiglie è tale che non posso fare quello che vorrei. Ma ti garantisco una cosa: tu tornerai con me a Q'Oonos, dove si celebrerà il matrimonio"
"Il matrimonio?" - ripeté Ba'Kadh stupefatta.
"Il mio matrimonio! - confermò K'ooD - Con la mia promessa, Bettah!"
"E tu, sei d'accordo? Dopo tutto quello che hai detto?" - reagì finalmente Ba'Kadh, rivolgendosi a Kosara.
"Certo che sono d'accordo! - sibilò Kosara - E farai bene ad essere d'accordo anche tu. La tua famiglia ha bisogno del supporto della mia molto più di quanto noi della tua. Perciò ti farai piacere questo matrimonio, è chiaro?"
Le labbra scoprirono i denti di Ba'Kadh in un ghigno feroce:
"Per quel che me ne importa, tuo figlio può godersi la sua umana come e quanto vuole! Sei stata tu a volere che io fossi la promessa di tuo figlio!"
La battuta parve smontare la furia dei due klingon, che si scambiarono un'occhiata perplessa:
"Come? - disse K'ooD - Allora...? Sei d'accordo anche tu?"
"Non è mai stata una mia idea, fin dal principio. Chiedi a tua madre se non è la verità! Comunque non sarò io a mettermi di traverso: non dopo tutto quello che ho passato!"
Nell'improvviso silenzio si sentì un battimani. K'ooD alzò uno sguardo feroce, per incontrare il volto sorridente del dottor Sonx. L'uomo allargò le braccia:
"Mi sembra di aver capito che ci sarà un matrimonio, no?"



Deep Space 16 Gamma - Ufficio del capitano Spini
8 aprile 2393 - Ore 23:50



"Pensa che il Delegato Varen tenterà davvero qualcosa?" - domandò il capitano Spini. In piedi, accanto alla finestra che dava verso l'esterno della Base, l'ambasciatrice T'Lani sembrava ancora più anziana di quanto non fosse in realtà.
"Ha detto qualcosa, capitano?" -
Sherja la fissò con una certa sorpresa. Gli eventi degli ultimi giorni sembravano aver provato la vulcaniana più del normale, pensò Sherja. Il dottor Sonx avrebbe dovuto farle un controllo quanto prima:
"Parlavo di Varen, ambasciatrice"
"Già, già... Cosa farà Varen, adesso... - fece l'ambasciatrice, vagamente - Mi perdoni. Stavo facendo quello che gli umani chiamano un esame di coscienza e noi vulcaniani una meditazione sulla morale. Non posso dire di essere soddisfatta di come siano andate le cose. Del mio comportamento, in particolare. Ho fatto una serie di piani sia per preservare l'esistenza stessa di questa Base come punto di forza diplomatico per la Federazione dei Pianeti Uniti che per tutelare i nostri più fedeli alleati... E siamo stati sul punto di un disastro completo."
"Non poteva prevedere la presenza di non uno, ma ben due mutaforma"
"E' il mio compito prevedere tutte le mosse che si possono comporre su una scacchiera - ribatté T'Lani - Ed invece molte cose non le ho previste. Ma lasciamo andare..."
Si staccò dalla finestra e andò a sedersi sulla poltrona. Il suo volto adesso era chiaramente visibile, alla luce diretta della lampada a led della scrivania:
"Mi chiedeva di Varen. E' un cardassiano e come tutti gli esponenti dei popoli che non seguono le vie della logica, spesso si fa guidare dalle sue emozioni. E' stato il suo rancore verso i klingon a governare le sue azioni contro K'ooD, ma... In qualche modo, penso che sia stato anche convinto di agire nell'interesse del suo Impero"
Sospirò:
"Se tentasse di mettere le mani sui due mutaforma con un'azione di forza non potrebbe giustificarsi ai propri occhi. Non sarebbe nell'interesse dell'Impero, capisce?"
"Capisco - rispose Sherja - Capisco anche il motivo di quello che lei ha chiamato prima il suo esame di coscienza. Lei ha fatto di tutto per impedire che si insediasse la Delegazione Cardassiana a bordo di questa Base. Se Varen non dovesse abboccare..."
"Allora dovrei tracciare una riga su questa faccenda e segnarla definitivamente fra i miei insuccessi - rispose - Ma non è ancora detto. Varen ha una finestra molto stretta di opportunità per agire. Se agirà, e sottolineo se, avverrà subito dopo la sua partenza per la Terra, capitano, in modo da sfruttare il momentaneo sbandamento che si trova in tutte le organizzazioni complesse che vedono un improvviso cambio al vertice."
"Non ho ancora deciso se accettare..." - iniziò Sherja.
"Deve accettare, capitano - la bloccò T'Lani - Non solo perché la nuova assegnazione è una ottima opportunità per la sua carriera, ma per suo figlio. Deve allontanare Sorik, almeno per un po', dall'influenza dei Profeti. Prima o poi verranno a prenderlo, ma sarà differente se avverrà in un momento in cui lui è ancora un bambino o se nel frattempo avrà avuto l'opportunità di conoscere e di capire l'esistenza dei popoli che non appartengono alla razza degli alieni del Tunnel Spaziale"
"E naturalmente, perché la mia partenza potrebbe essere una occasione molto allettante per Varen, non è vero?" - reagì Sherja.
"Anche, non lo nego. Ma sono sincera quando dico che per lei è un'eccellente opportunità di mettersi in luce di fronte agli alti comandi. Inoltre, non ho alcun dubbio sul fatto che riuscirà a fare molto bene nel nuovo incarico."
"Come ho già detto, non ho ancora deciso" - Sherja lasciò passare un istante di silenzio, quindi disse:
"Ha sentito parlare della partenza del capo ingegnere Shivhek?"
L'ambasciatrice fissò l'altra con occhi indagatori:
L'ho sentito dire, naturalmente... Ed ammetto che la notizia ha colto di sorpresa anche me. Lei ha avuto notizie da lui?"
"Nessuna. Ha spedito le sue dimissioni dalla Flotta Stellare ed è salito a bordo di quel cargo Ferengi in partenza senza dare alcuna spiegazione. Non ha risposto a nessuna chiamata"
"Un comportamento decisamente insolito - commentò T'Lani - Se Shivhek non fosse un vulcaniano, lo definirei addirittura illogico... "
"Non crede che la faccenda meriti qualche domanda?" - chiese Sherja.
L'altra la guardò in tralice:
"Mi sembra chiaro che Shivhek non vuole rispondere... A chi pensa di rivolgere quelle domande, se non a lui?"
"Ho provato a rivolgerne al consigliere Xar, ma lei si è trincerata dietro il segreto professionale ed al rapporto consigliere-paziente. Quindi devo farle a lei, ambasciatrice" - rispose il capitano, tranquillamente.
"A me? Le assicuro che non ho avuto alcuna parte nelle dimissioni del capo ingegnere!" - T'Lani si curvò verso di lei:
"Ah, capisco... La stanchezza dell'ora mi rende tarda. Lei vuole che io diventi portavoce delle sue domande"
"Esatto. Ci terrei ad avere delle risposte."
"Ma io purtroppo non ho risposte da darle, capitano - si alzò in piedi - L'unica cosa che posso fare, è emanare una segnalazione per il comandante Shivhek sui canali diplomatici, in modo che mi vengano riportati i suoi movimenti. Se avrò notizie, gliele riferirò. D'accordo?"
"Va bene - rispose Sherja, alzandosi in piedi a sua volta - Mi basta, per il momento. Lunga vita e prosperità, ambasciatrice"
"Pace e lunga vita... E buon viaggio, capitano. Buon ritorno sulla Terra..."

USS Darjeeling - 11 aprile 2393 - ore 11:04

Il tunnel spaziale bajoriano si stava aprendo come la corolla di un fiore di fronte alla nave. La Base Spaziale era ormai alle spalle. Sherja dimenticò volutamente di salutare il capitano Llamas prima di infilarsi nel turboascensore, lasciando la plancia della Darjeeling.
La infastidiva il pensiero di lasciare dietro di sé tante domande. Non sapeva tuttora che cosa fosse successo al comandante Shivhek, perché se ne fosse andato e dove fosse in quel momento. Non sapeva se Varen avrebbe tentato di far assalire le celle di sicurezza.
* Peccato che i due mutaforma siano in realtà a tre ponti da me, su questa nave - pensò Sherja - Qualunque cosa accada, Varen non potrà catturarli *
Ma questo sarebbe stato un problema per il prossimo comandante della Base.
Il turboascensore si aprì e Sherja avanzò nel corridoio. Sapeva che la cognata avrebbe portato Sorik al bar di prora, in modo da fargli assistere alla partenza ed al passaggio nel tunnel spaziale. Aveva un certo timore ad affrontare il tunnel spaziale, dove vivevano gli alieni che i bajoriani chiamavano i Profeti. Un timore illogico, perché i Profeti avevano dimostrato di poter prendere Sorik come e quando volevano. Non avrebbero avuto alcun bisogno di approfittare del passaggio del suo bambino attraverso il loro tunnel.
Arrivò alle porte del bar di prora. Si fermò un istante sulla soglia, cercando i familiari fra i presenti. Li individuò vicino ai grossi oblò di prua e si avvicinò, evitando un gruppo di avventori dall'alito pesante.
Sorik la vide e le sorrise, ma non si staccò dal finestrone, dove si stava avvicinando il grande fiore dell''imbocco del tunnel:
"E' lì che andiamo, mamma..."
"Ci passiamo solo attraverso, Sorik"
"Ma è lì che andiamo" - insistette il bambino.
"Si, Sorik. E' lì che andiamo..." - disse Sherja prendendogli la mano. Stiamo andando ad attraversare un incerto spazio dimensionale, rifletté Sherja, lasciandoci alle spalle un mucchio di domande che non hanno avuto risposta e che forse non ne avranno mai.
Strinse la mano del bambino e cercò il contatto con quella della cognata.
Il tunnel si aprì.