15 marzo 2171, Shuttle Leningrad, ore 7.40 am.
"Convergence" si stagliava in tutta la sua potenza emotiva davanti agli occhi del Tenente Random.
I lembi rossi che drappeggiavano in mezzo agli squarci bianchi su fondo nero, erano impressione dell'assoluto imprigionato in quell'atmosfera che sintetizzava spontaneità e controllo insieme.
Così a volte sono i momenti di convergenza nella vita di una persona, così si sentiva in quel momento Joshua.
Molti aspetti del suo passato restavano dominati dal caos e dall'istinto, ma altrettanti stavano per essere collocati nel giusto alveo, assumendo la rinnovata veste di un nuovo inizio.
L'ossessione di fare luce su ciò che è accaduto a suo padre restava il conscio spettro perenne, un fuoco indelebile le cui ceneri non cessavano di ardere nel suo cuore.
Al contempo il sentirsi utile per la Flotta Stellare, il suo rifugio, la sua casa, era la cristallizzazione equilibrata dell'essere giunto a ciò che si desidera, un nirvana professionale incomparabile.
Si passò la mano sulla barba scusa che circondava il suo volto e con un gesto rapido chiuse il quadro di Pollock che appariva sul suo d-pad.
Tra sé si disse: 'Ci siamo'.
Si alzò in piedi, mentre percepiva le leggere vibrazioni dello scafo che testimoniavano la fase di connessione con il cantiere orbitale geostazionario in cui era attraccata la USS Atlantis.
La sua nuova nave, il suo futuro.
Si guardò nello stretto specchio a sviluppo verticale e con gli occhi evitò di guardarsi nel volto, cercando di soffermarsi sulla divisa.
Ne osservò rapidamente i dettagli, la stirò con un gesto della mano là dove presentava lievi increspature tipiche di un viaggio extra orbita in uno shuttle federale da trasporto.
Stretto, scomodo, le cui condizioni di viaggio sembravano richiamarne la stessa temporaneità.
Ma c'era qualcosa di più celato nel suo non fermarsi sui propri lineamenti: c'era tanto di quella difficoltà a trovare un rapporto vero con gli altri.
C'era ancor di più un suo bisogno di elusione, che si materializzava nel soffermarsi sulla superficie delle cose.
Sorrise e, afferrando la sacca con la mano destra, uscì dalla sua minuscola camera per raggiungere il portello d'attracco.
15 marzo 2171, Atlantis, ore 7.40 am
La prima cosa erano gli odori.
Ovunque Joshua si recasse per prima cosa si soffermava sugli odori, come se fossero in qualche modo elementi intimi che rappresentassero l'essenza più profonda del luogo: una sorta di archetipo jungiano degli spazi.
E l'odore che subito lo colpì fu quello del metallo misto ai polimeri da imballaggio: essenza di meccanica appena prodotta.
La cosa lo incuriosì e per un attimo lo distrasse, perdendosi dietro alla sensazione di scoperta.
Distratto al punto da urtare contro qualcuno. Si riprese e si scusò con un giovane uomo, con i gradi da Tenente.
"Lei è nuovo, immagino il nuovo ufficiale al timone, giusto?", i toni erano affabili, colmi di sicurezza e intensità.
Joshua sorrise, colto di sorpresa dai modi accoglienti
"Mi chiamo Josuha Random, signore. Sono esattamente..quello che ha sospettato. Ufficiale alla navigazione".
La voce uscì metallica e distorta a causa della protesi che aveva nelle corde vocali.
Per un attimo si aspettò una reazione da parte dell'ufficiale, ma quest'ultimo rispose con un sorriso:
"Allora benvenuto a bordo. Sono Wolf, capo medico di questa bagnarola".
Random strinse la mano
"Bagnarola non direi proprio...credo che la Flotta Stellare abbia ben poco di paragonabile a questa nave"
"Dovrò fidarmi allora del suo parere, Signor Random, è lei che ci dimostrerà se potremo veramente volare bene"
E con un sorriso tipico di chi ama il proprio lavoro, Wolf lo salutò per proseguire verso l'infermeria.
L'architettura delle unità NX era abbastanza simile in tutte le navi, così Joshua sapeva come raggiungere la plancia.
Più o meno
"Si è perso per caso?" la voce era quella dolce di una giovane donna.
Random si voltò per incontrare gli occhi smeraldo di una bellissima ragazza dalla bionda chioma.
"Ah..sì, diciamo che mi sono orientato meglio di oggi nella mia vita".
Maledisse il dispositivo di comunicazione che sostituiva parte della trachea dopo l'incidente del 15 aprile.
Una data che non avrebbe mai dimenticato.
Lei si avvicinò, muovendosi sinuosa nella divisa e per nulla sorpresa anche lei della sua voce sintetica.
"Nuovo, vero?"
"Aveva dei dubbi?" ironizzò Joshua, ma la giovane si fece di colpo seria.
"Mi scusi...è che mi ricordava un volto noto", rispose la ragazza, ma nel suo tono Random percepì che qualcosa si celava dietro quel suo cambio di umore repentino.
Ed ebbe la sensazione che la sua frase non corrispondeva alla vera verità. Ogni persona è uno scrigno, pensò Joshua.
"Mi chiamo Joshua Random, ufficiale alla navigazione: primo giorno di servizio".
Lei tornò a sorridere
"Benvenuto Joshua. Dorothea Reis, un giorno, forse, potrà chiamarmi Thea. Vedremo.."
Lui fece un cenno d'assenso
"Mi piacciono le sfide...Thea"
Lei continuava a fissarlo
"La plancia è da quella parte" disse indicando la direzione con il braccio destro
"E comunque lei mi ricorda qualcuno. Spero solo che fosse almeno una persona gradevole"
Ammiccando la giovane uscì rapidamente dal campo visivo del Tenente Random.
Lui sperò non per sempre.
La plancia era la plancia.
Indescrivibile in quel senso di potere e controllo che emanava.
Era meravigliosa e al contempo vissuta e reale.
Lì si prendevano le decisioni che dettavano le sorti dell'intero equipaggio, della Flotta e a volte dell'Universo.
Questo significava per Joshua l'essere arrivati.
Convergenze.
Entrò con passo incerto, non sapendo quale tipo di ingresso fare: sicuro e baldanzoso, rispettoso e umile?
Il fatto fu che non ne ebbe tempo.
La voce del capitano Cortes lo raggiunse come un fulmine, carico di elettricità e potenza.
"Finalmente! La stavamo aspettando. Sono il capitano Cortes, Marco Yager Cortes. Lei deve essere il Tenente Joshua Enric Random, il nostro timoniere!".
"Capitano, piacere. Tenente Random a rapporto" e scattò sull'attenti e fece il saluto militare.
"Ma perfavore, lasciamo perdere questi protocolli da marina dell'800. Dico bene, Tenente Kimura?"
L'ufficiale tattico si voltò. Molto formale e compito si limitò ad un:
"Mi permetto di sottolineare come ciò sia innegabilmente inutile qui"
La voce pacata emanava sicurezza e vigore.
Joshua cercò di apparire cordiale, quanto lo erano stati i due alti ufficiali.
"Grazie Capitano, Tenente Kimura. E' un onore prendere servizio su questa nave. Le gesta la precedono anche negli angoli più remoti della galassia".
"Quelli che stiamo per esplorare, Tenente." il capitano Cortes fece una pausa
"Questa è la sua postazione. E' già attiva, è sufficiente che accenda i motori e imposti la rotta".
Random si sedette alla consolle del timone. Diede una rapida occhiata alle funzionalità attivate e tutto era come sul suo precedente imbarco sulla Evermore.
Così prese coraggio e cercò di tagliare quel velo tanto spesso di incapacità comunicativa:
"Destinazione, Capitano?"
Cortes si mise sulla poltrona di comando.
"Ad un passo dal Paradiso"
Joshua sentì il cuore riempirsi di una meraviglia inaspettata.