Base Stellare 16 Gamma - Hangar 1 - Sala comando - 14 Maggio 2394 - Ore 17:00
Fece alcuni passi verso i due ufficiali mentre l'armatura perdeva leggermente brillantezza.
"Buongiorno signori... ora la cosa si fa complicata."
A pronunciare quelle parole fu il capitano Tomphson... . Una versione molto più vecchia del capitano Thompson.
Wanna guardò verso il compagno, incerta sul da farsi. Il tellarite alzò le spalle:
"Non ti sei sempre vantata di quei sei mesi di anzianità che hai più di me? Beh, è il tuo momento! Sei tu il capo qui, no?" - disse Brother.
"Mi spiace farlo notare, ma il capo qui sono io" - sogghignò il nuovo arrivato - "Vi dispiace abbassare le armi?"
Wanna si accorse che il suo faser puntava ancora verso Tomphson e fece per abbassarlo, ma ci ripensò. Se fosse veramente stato il capitano, lei avrebbe dovuto affrontare la Corte Marziale per aver puntato l'arma contro un superiore, ma quello non era il capitano! Il capitano Thompson, a quanto ne sapeva lei, si trovava a bordo della Fearless, ed era molto più giovane dell'uomo che aveva davanti. Proveniva dal futuro, come il viaggiatore del tempo di cui stavano custodendo la navetta? E poi... L'armatura che aveva indosso non aveva nessun simbolo apparente. Nessuna etichetta faceva intuire la sua appartenenza alla Flotta Stellare. L'uomo la fissava sorridendo, ma lei non si sentiva affatto rassicurata da quel sorriso.
"Tienilo d'occhio" - ordinò, rivolta a Brother, quindi alzò la mano verso il comunicatore.
"Non avverta nessuno!" - ordinò Tomphson. Wanda esitò, quindi fece di nuovo per premere il comunicatore. Avvertì un suono simile ad un singhiozzo, che non riuscì ad identificare, ma istintivamente si girò verso il compagno, che stava cadendo all'indietro come colpito da un maglio. Aveva ancora in mano il faser, sparò, vide il raggio colpire al petto l'armatura dell'altro e svanire come assorbito da un invisibile campo di forze. Un odore familiare la colpì, sapeva di polvere bruciata e ozono. L'uomo che non era il capitano si mosse. Lei percepì un nuovo singulto, sentì il proprio corpo sollevarsi da terra e fu l'ultima cosa che il suo cervello registrò.
Thompson accorse in tempo per reggere la ragazza che stava crollando, e ne accompagnò la caduta, appoggiando poi delicatamente il corpo a terra. Azionò il tricorder della sua armatura, e si accertò dei segni vitali dei due. Si sarebbero svegliati con qualche piccolo dolore - soprattutto il tellarite, che era atterrato in maniera rovinosa sulla paratia alle sue spalle - ma non c'era nulla che il dottore della Base non potesse curare. Gli dispiaceva dover agire a quel modo, ma se i due lo avessero portato dal capo della sicurezza, lui sarebbe stato interrogato per ore su quello che lo aveva spinto a tornare sulla Base Stellare 16 Gamma dopo tanti anni dalla sua distruzione... E invece non aveva tempo di farlo.
Si tirò su, e con un gesto sganciò l'armatura che lo aveva protetto durante il viaggio. Era quasi un paradosso il fatto non avere tempo, ma aveva cercato di calcolare con esattezza l'ora di arrivo, in modo da avere il minore impatto possibile sul passato... Compatibilmente con il fatto che lui, il passato voleva effettivamente cambiarlo. Ed anche in profondità.
Entrò nella navetta, e collegò l'armatura all'interfaccia. Il computer riconobbe senza sforzo la natura del collegamento, e si mise disciplinatamente ai suoi ordini. Bene, pensò Thompson sollevato. Questa era una delle cose che lo avevano preoccupato alla partenza. Avere la navetta e la sua tecnologia alle sue dipendenze erano elementi importanti del suo piano.
Fece per parlare, ma ci ripensò. La navetta era sicuramente calibrata sull'impronta vocale di Toll e avrebbe potuto innescare una reazione da parte dei sistemi di sicurezza se avesse tentato di dare ordini a voce. Non era probabile, ma meglio andare sul sicuro e far finta di avere una improvvisa raucedine. Attivò la tastiera olografica, che comparve senza rumore davanti alla postazione di pilotaggio, ed iniziò a comporre con cura le istruzioni. Sul monitor centrale comparvero le varie sezioni della Base Stellare, cominciando dal settore abitativo. Purtroppo, doveva evitare di toccare le sezioni diplomatiche: una scansione troppo approfondita sarebbe stata percepita dai sensori interni, e avrebbe innescato reazioni. Poteva soltanto sperare che quello che stava cercando non fosse all'interno delle sezioni diplomatiche.
A lato delle immagini, cominciarono a scorrere gli elenchi dei segni vitali degli esseri senzienti. In grande maggioranza provenivano dai vari mondi della Federazione, come era prevedibile in una Base della Flotta Stellare. Poi bajoriani, ferengi, cardassiani, romulani, klingon... Ma erano umani le persone che stava cercando.
Scaricò nel computer della navetta i nomi e le caratteristiche dei tre umani che stava cercando, quindi gli ordinò di interfacciarsi alla rete di olocamere di sicurezza.
Il computer iniziò la ricerca.
USS Fearless - Plancia di comando - 14 Maggio 2394 - Ore 17:00
Sullo schermo, l'Angelo aveva spiegato le sue ali. Attorno alla formazione apparivano migliaia di globi luminosi che il comandante Khish aveva reso più evidenti colorandoli di un rosso brillante. Al monitor al suo fianco, aveva inserito la figura stilizzata della Fearless, che appariva circondata. Ai suoi occhi stanchi, ricordavano il gioco di un bambino piccolo che aveva visto in spiaggia quando era sulla Terra. Il bambino soffiava in un cerchietto dopo averlo immerso in un tubetto pieno di acqua e sapone e si divertiva a guardare la sorellina correre per sfuggire alle bolle. I bambini ridevano entrambi, in quel caldissimo giorno terrestre, mentre adesso l'atmosfera in plancia non avrebbe potuto essere più tesa. Eppure il gioco, tutto sommato, era lo stesso.
"Abbiamo un'altra bolla cronotonica dritto di prua" - segnalò, evidenziandola sullo schermo centrale.
Il capitano Tomphson si chinò sulla postazione del timoniere:
"Adesso, guardiamarina Tyler... - le disse - Due gradi a dritta."
Sullo schermo, la bolla parve scansare la nave, passando a pochi metri dall'uscita dell'hangar navette. Qualcuno sospirò, ma Khish non lasciò il tempo al sollievo:
"Questa siamo riusciti ad evitarla, ma ci sta arrivando addosso un intero banco di bolle cronotoniche!" - quell'Angelo era un bambino maledettamente viziato, pensò l'andoriano. Gli sarebbe piaciuto dire due paroline a sua madre... Se non fosse stato che sua "madre" era una navetta con motore a singolarità quantica e che era stata distrutta dopo essere entrata in risonanza con la Norn.
Il capitano intanto era tornato alla poltrona centrale. Premette il pulsante di comunicazioni:
"Capitano Tomphson a comandante Vok. Ingegnere, a che punto siamo con le riparazioni? Possiamo respingere quelle bolle cronotoniche?" - domandò Resh Thompson al comunicatore.
*Ho ancora bisogno di qualche minuto per ricalibrare i deflettori* - rispose la mezza klingon.
"Non abbiamo qualche minuto! - esclamò Khish - Quel banco ci sarà addosso entro 40 secondi al massimo!"
*Non abbiamo ancora abbastanza energia per gli scudi! - gridò la mezza klingon al comunicatore - Posso alzare i campi di forze interni, ma qualcosa riuscirà sicuramente a penetrare la nave! *
Tomphson tornò a farsi accanto alla postazione del timoniere, mettendo una mano sulla spalla della ragazza:
"Coraggio, Tyler! Dobbiamo riuscire ad evitare quelle maledette bolle cronotoniche!"
"Tutte quante?" - mormorò Rose Tyler, guardando lo schermo centrale.
"Non possiamo certo fare favoritismi! - ribatté il capitano Thompson - Velocità a un quarto impulso, rotta due-due-quattro-sette!"
La ragazza eseguì. Khish percepì nelle antenne lo sforzo sugli smorzatori inerziali, mentre la nave si inerpicava in mezzo alla flotta di sferoidi come in un campo minato. L'andoriano si concentrò sulla sua postazione. La figura stilizzata della Fearless si girò su sé stessa, avvitò come una danzatrice in mezzo ai coriandoli per cabrare ad angolo stretto tra due nuove masse.
Una luce si accese sulla sua consolle:
"Una bolla cronotonica al ponte tre!" - gridò Khish.
"Rapporto! Ha colpito qualcuno?"
Khish controllò i dati, e si sentì gelare:
"No, ma... E' vicino al contenimento dell'antimateria, capitano!"
Aveva appena finito di parlare, che la nave ebbe un singulto. Khish si resse alla postazione, sentendo il pavimento tremare sotto i suoi piedi. Le luci si spensero, si riaccesero, si spensero di nuovo, precipitando la plancia in un buio profondo.
Base Stellare 16 Gamma - Passeggiata - 4 Maggio 2394 - Ore 17:14
L'abito che aveva indossato sotto la sua armatura avrebbe potuto passare per un normale abito civile di quel periodo storico. Era stato facile da prevedere, alla partenza, che una volta individuati i tre uomini del suo obiettivo, avrebbe potuto trovarsi ad attraversare zone frequentate, ed aveva scelto apposta un abbigliamento adatto a passare inosservato nel miscuglio di razze che frequentavano la Base Stellare 16 Gamma.
Resh Tomphson si guardò intorno. La Passeggiata sembrava meno popolata di quanto ricordasse, ma anche più frenetica. Uomini e donne di diverse razze erano riuniti in gruppi carichi di bagagli, in piedi o seduti per terra sotto la sorveglianza di uomini della sicurezza. Alcuni si erano fermati di fronte alle ampie finestre della Passeggiata, commentando sulla partenza delle navette dalla Base. Le sue percezioni da betazoide erano confuse da una cacofonia di ordini e pensieri dominati da paure e preoccupazioni. Passando vicino ai vari gruppi, riusciva a percepire discorsi su navette che non partivano o orari da rispettare, di bambini che non volevano stare fermi, di persone che tardavano o che erano state inserite in gruppi di evacuazione differenti.
Resh controllò il proprio tricorder. Pochi minuti prima, aveva individuato i tre uomini che stava cercando vicino all'ingresso del ristorante klingon, a circa trenta metri dalla sua attuale posizione. Non aveva fatto in tempo ad andare in quel ristorante nel periodo della sua permanenza sulla Base, ma ricordava di esserci passato davanti più volte, sempre ripromettendosi di provare la cucina locale, un giorno o l'altro... Che non era mai arrivato.
Spense il tricorder e si incamminò, superando gruppi di persone sedute in attesa della chiamata per l'evacuazione.
Resh trovò l'ingresso del ristorante, ma i tre non si trovavano più nella stessa posizione. Lento, maledizione, era stato troppo lento!
A lato della porta del ristorante c'era una fioriera in cemento con un albero esotico ornamentale. Resh montò nella fioriera, sporgendosi a guardare sopra le teste di quelli che lo circondavano. Un uomo della sicurezza si girò a fissarlo, ma lui non gli badò.
Si fece sfuggire una esclamazione. Uno di loro si era fermato a leggere degli annunci su una colonna di informazioni. Gli altri due non potevano essere lontani. Scese dalla fioriera con un balzo, muovendosi rapidamente per raggiungere l'obiettivo.
Non lo aveva mai visto di persona. Andreas Szelany era morto, come tutti gli altri, insieme alla Base Stellare 16 Gamma, ma Resh aveva studiato con cura ogni olografia conosciuta dei tre umani prima di partire per quella impresa disperata ed era certo di non sbagliarsi. Altezza: poco meno di un metro e ottanta, magro, occhi chiari. Portava capelli piuttosto lunghi sul collo, di un biondo cenere che lui sapeva non essere naturale.
Szelany si allontanò dalla colonna di informazioni. Resh fissò gli occhi sulla sua schiena, cercando di concentrare le scarse capacità di betazoide che possedeva per intercettare i pensieri dell'altro, ma c'era troppo rumore di fondo, troppa gente intorno per riuscire a percepire qualcosa.
L'uomo si stava dirigendo verso un turboascensore panoramico. E vicino al turboascensore...
Eccoli, pensò Resh trionfante. Richard Mallory, il più anziano del gruppo, e Patrice Obono, il capo. Lui era sicuramente armato, pensò Resh. Ed era altrettanto sicuramente pericoloso.
Obono si girò a guardare Szelany che stava arrivando.
E dietro di lui, i suoi occhi incrociarono quelli di Resh.
Capì. Lo aveva riconosciuto, non come il capitano della Base Stellare, ma esattamente come ciò che era, un viaggiatore del tempo.
Obono spinse via Szelany, estraendo con la destra un'arma a raggi. Qualcuno urlò. Resh si gettò a terra, rotolò dietro un angolo, estraendo a sua volta le armi. Alle sue spalle, avvertì il calore dei colpi che bruciavano l'aria, distruggendo ogni oggetto sulla loro traiettoria. Le urla si erano moltiplicate, insieme al suono lacerante degli allarmi. Gli uomini della sicurezza cercavano di farsi spazio tra la folla in fuga con ordini secchi, sovrastati dalle grida delle persone che venivano calpestate. Resh si sporse, sparando a brevi raffiche con entrambe le armi, senza prendere la mira, in copertura mentre controllava la loro posizione.
Obono aveva reagito troppo presto, pensò, senza pensare che si trovavano in una cattiva posizione, con solo il turboascensore alle loro spalle e nessun'altra via di fuga a parte quella che adesso lui stava chiudendo. Mallory aveva cercato rifugio nella cabina trasparente, ma questo lo rendeva solo più facile da colpire. Resh adesso mirò, sparò. Mallory venne sollevato dal colpo, cadde all'indietro lasciando una lunga striscia sanguinosa nella parete di vetro dell'ascensore.
Obono era steso a terra, accanto a Szelany che si copriva la testa con le mani mentre l'altro continuava a sparare alla cieca.
Tornò a rifugiarsi dietro l'angolo. Ad ogni respiro i suoi polmoni ingoiavano l'aria arroventata dai colpi. Gli uomini della sicurezza stavano convergendo nella Passeggiata da ogni parte. Fra poco li avrebbero circondati e sarebbe stata la fine, non solo per Obono e i suoi, ma anche per lui.
Doveva agire.
Rotolò fuori in mezzo ai colpi dell'altro, sparando alla cieca, si trovò in ginocchio e sparò ancora mirando dritto alla testa dell'altro. L'arma cadde dalle mani dell'umano. Szelany fece per prenderla, ma Resh era già su di lui. Allontanò l'arma di Obono con un calcio, quindi afferrò Szelany e lo costrinse a stendersi sul corpo del suo capo, con il proprio ginocchio sulla sua spina dorsale per impedirgli di muoversi.
"Fermo!" - Resh riconobbe la voce del capo della sicurezza e si girò. Alessandro Riccardi stava avanzando alla testa di un gruppo di uomini disposti a ventaglio. Riccardi lo fissò per un lungo istante:
"Capitano?"
Resh si girò. Mallory sembrava una bambola rotta sul pavimento dell'ascensore. Resh capì che non avrebbe potuto prendere anche lui.
"Capitano... Lasci andare quell'arma!" - ordinò Riccardi. Resh scosse la testa. La sua mano corse al braccio, premette un pulsante... E di fronte a lui, la Passeggiata svani.