15.03 " Grovigli "
di Khish Chelak, Pubblicato il 07-08-2014
Deep Space 16 Gamma - Ufficio del Comandante | 14 Maggio 2394 - Ore 14.40
Thomphson si massaggiò delicatamente gli occhi. Aveva bisogno di
silenzio. Non che gli desse fastidio il sommesso, ordinato, funzionale brusio degli ufficiali e sottufficiali del resto, filtrava appena dalle porte del suo nuovo ufficio. Il silenzio che gli occorreva era di altro genere. Stava ripensando alla sua prima conversazione con l'ambasciatrice T'Lani, e al senso di grande serenità che il ricordo suscitava in lui.
* Già, è ovvio. Poco personale, schermatura antipsionica... si riesce davvero a pensare bene in un ambiente come quello. *
La sua riflessione fu - * Naturalmente! * pensò - interrotta dal
cicalino del comunicatore.
=^= Capitano, chiamata subspaziale in arrivo per lei, SECLAR 9. =^=
"Come ha detto, scusi?"
=^= ...SECLAR 9, signore. Proviene da Andoria. =^=
"La prendo qui."
Nei pochi attimi che occorsero al terminale per sollevarsi, il Betazoide si diede una ravviata ai capelli e si accertò, con un leggero strattone, che il colletto fosse in posizione d'ordinanza. Una chiamata così doveva certo venire da un pezzo grosso. Poi il terminale s'illuminò, e il Capitano sbarrò gli occhi.
* Cribbio, come hanno fatto a saperlo già? *
Al centro dello schermo campeggiava il logo con la meridiana
dell'Ufficio Federale Indagini Temporali.
Sezione Scientifica - Laboratorio di Scienze dei Materiali | 14 Maggio 2394 - Ore 15.00
"Frustrante, eh, Wu?"
Il tono di voce di Khish era più da fratello maggiore che da diretto superiore. Simpatizzava con le difficoltà nelle quali era impegolato il suo vice. Un po' era anche contento di dover dare una mano di persona, anziché starsene seduto a controfirmare rapporti, scrivere proposte di progetti di ricerca da sottoporre a uno dei vari direttorati scientifici su Vulcano, o compilare ruolini di servizio.
"Può dirlo forte, Comandante. Questa specie di scafandro corazzato SEMBRA roba nostra... e al tempo stesso certamente contiene tecnologia che non lo è. Vede qui e qui, per esempio? Sono i punti di giunzione tra i segmenti di rete bioneurale. Ebbene, sono organici."
L'andoriano inclinò le antenne in avanti, sporgendo il busto sopra il bancone disseminato di parti color cremisi e grigio. "I giunti sono organici? Non solamente i pacchetti di gel?"
Annuendo, il tenente Wu afferrò quello che appariva una metà del collare della corazza. "E ora guardi qui."
Khish guardò.
"Altri due giunti. In corrispondenza della nuca... ha verificato con il dottore, immagino."
"Sissignore. Il soggetto ha due porte organiche nei punti corrispondenti."
I due ufficiali si guardarono negli occhi.
"Secondo lei, Wu, per quanto tempo ce la lasceranno studiare in santa pace prima di ordinarci di mandarla su Tellar? Più o meno che con i materiali del Branco?"
"Una bottiglia di sidro trilliano che la roba parte fra dieci giorni."
"Una bottiglia di birra andoriana che ce la portano via entro una
settimana."
"Dipende da quanto ci metterà il nuovo capitano a inoltrare il rapporto, ma... affare fatto, comandante!"
Khish sospirò.
"Forza, Wu, rimettiamoci al lavoro. Proviamo a capirci qualcosa della visiera..."
Ambasciata Federale - Ufficio dell'Ambasciatrice | 14 Maggio 2394 - Ore 15.20
"È arrivato giusto in tempo, capitano."
Alle parole della vulcaniana, Thomphson si fermò come colpito da uno schiaffo. "Cosa intende con 'giusto in tempo', Ambasciatrice?" domandò, con voce meno sicura di quanto avrebbe voluto.
T'Lani indicò il vassoio con una teiera e due tazze che occupava un angolo della sua scrivania, da cui si sprigionava un deciso profumo di camelie. "Intendo che ho appena preparato del tè viola, e la maniera migliore per degustare una tazza di tè è in compagnia. A meno che lei, naturalmente, non preferisca qualche altra bevanda. Temo però che in quel caso dovrà accontentarsi dei frutti del replicatore..."
Con un percettibile sollievo, Thomphson scosse la testa. "Andrà benissimo il suo tè, anche se confesso di non aver mai assaggiato il tè viola. Ci va limone, latte, noce moscata o cosa?"
"Io lo preferisco liscio i puristi ci mettono un velo di latte. Ma si accomodi, si accomodi. Intanto che le verso una tazza, mi dica a cosa devo il piacere della sua compagnia, e come mai il minimo accenno al tempo l'ha fatta sobbalzare."
Il betazoide spese qualche attimo a raccogliere le idee, ma mentre stava per iniziare il discorso T'Lani lo prevenne ancora. "Ha qualcosa a che fare con l'Ammiraglio Aubrey, per caso?"
Il capitano restò a bocca aperta, ma non era uomo da incassare senza reagire. "Mi dica, è sempre così, qui? Tutti sanno tutto quasi prima che succeda?"
L'anziana diplomatica si permise una lieve inclinazione delle
sopracciglia. Il gorgoglio del tè accompagnò la sua risposta. "Qualche volta senza quasi, capitano."
Infermeria | 14 Maggio 2394 - Ore 15.20
Toll riposava sotto sedazione. Il dottor Sonx si era ben presto reso conto che i giunti che interfacciavano il sistema nervoso di... suo figlio... alla corazza non erano l'unica stranezza biotecnica, e nella temporanea impossibilità di diagnosticare cosa non andasse nel suo corpo, fedele al principio /Primum non nocere/, il medico si era affidato all'antica pratica di lasciar fare alla fibra del paziente.
Il bioletto, instancabile infermiere/sentinella, dedicava la sua
attenzione indivisa al corpo dell'uomo e al suo stato di salute. Il dottore invece ne scrutava il volto, cercando di individuare, al di sotto dello strato di anni che a giudicare dalle rughe non dovevano essere stati facili, i tratti intelligenti e impertinenti dell'undicenne Toll, il suo ultimogenito e, naturalmente, favorito.
Sussultò al sibilo delle porte che si aprivano. Con il consueto sorriso, si alzò ad accogliere un trio di ufficiali della Flotta Stellare. Uno dei due vulcaniani, coi gradi di capitano, gli porse la mano. "Il dottor Sonx, immagino. Sono il capitano Shorek, e questi sono il comandante Letok e la dottoressa Schwarzwald. Siamo venuti appena abbiamo saputo la lascio in compagnia della dottoressa, che le potrà dare una mano nel
trattare il paziente. Noi dobbiamo presentarci quanto prima al capitano Thomphson."
"Rebecca" si presentò la donna, un'umana di mezz'età e piccola statura, con le insegne di comandante medico, l'aria efficiente e la stretta decisa.
"Ma io veramente non capisco..." iniziò, incerto, il denobulano. "Chi siete?"
Dalla soglia dell'infermeria, il capitano si voltò appena. "SECLAR 9, dottore. Mi spiace."
"Ma stia tranquillo," soggiunse l'altro vulcaniano. "Noi siamo i buoni."