Home Home
 
 
 
 
 
 
SHELDON - MISSIONE 04 RSS SHELDON - Missione 04

04.01 " Bisogna attendere "

di Paul Hewson, Pubblicato il 25-01-2021

Nave Sheldon - Plancia
14/01/2401 - ore 17,00


Dopo i primi istanti di smarrimento, causati dal gesto sconsiderato di Sheldon, l'equipaggio si era dato subito da fare per trovare il Capitano e il Primo Ufficiale. Rush, dopo una breve riunione in Sala Tattica con gli ufficiali superiori, aveva preso il comando delle operazioni, mentre Blake aveva portato la nave in un'orbita sicura intorno al pianeta su cui Sheldon aveva fatto sbarcare i loro compagni.
Jekins stava monitorando la zona per accertarsi che non fossero presenti sistemi di rilevamento che potessero mostrare la loro presenza, mentre Terell stava ispezionando la superficie del pianeta coi sensori tarati alla massima potenza. E, in tutta questa attività, ciò che spiccava, era l'assenza totale di Sheldon e dei suoi mini avatar, che, dopo averli rassicurati sul fatto che aveva provveduto a fornire loro un abbigliamento adeguato al clima e un tricorder, si era semplicemente dileguato. Il Consigliere era certo che adesso si stesse divertendo un mondo ad osservarli, nascosto da qualche parte, dall'alto della sua onnipresenza.
"Scoperto dove li ha sbarcati?" chiese Rush a Naky.
"Sì, Sheldon non ha cancellato le coordinate del posto dove li ha teletrasportati: ve lo mostro" irspose la giovane scienziata, mostrando sul monitor il luogo dove erano stati fatti scendere.
Una gola tra le montagne,ricoperta da neve e con la temperatura di 15 gradi sotto lo zero. Il pallido sole stava tramontando e la scarsa luce dava un aspetto spettrale a tutta la zona: dei due ufficiali nessuna traccia.
"Idee su dove possano essere?"chiese Rush.
"Se fosse capitato a me" rispose Hewson "avrei cercato di raggiungere un rifugio, perché con questa temperatura, non si sopravvive alla notte"
"E avrebbe fatto bene e sicuramente è quello che avranno fatto Faith e Rezon. Signor Terell dove è l'insediamento sotterraneo più vicino a quelle coordinate?"
La ragazza fece danzare le mani sulla sua consolle e pochi istanti dopo sul monitor apparve un segnale rosso lampeggiante, indicante la posizione di quella che a tutti gli effetti sembrava poter essere una città sotterranea.
"Quanto tempo ci vuole per raggiungerla?"
"A piedi, e tenendo conto delle asperità del terreno e del clima, circa 40 minuti. Dovrebbero averla raggiunta, se si sono diretti lì" rispose Pippo dalla sua postazione.
"Diamo per certa questa possibilità e organizziamo una squadra di sbarco per andarli a recuperare.." ma la voce del facente funzione di Capitano Rush si interruppe bruscamente, quando il monitor mostrò una strana ed improvvisa pioggia di globi elettromagnetici. Questi strani globi si schiantarono al suolo, alzando nuvole di vapore dove colpivano la neve, sciogliendola immediatamente. Gli ufficiali in plancia si guardarono preoccupati.
"Mi sembrava che fosse tutto troppo semplice!" commentò Hewson alzandosi in piedi per vedere meglio il fenomeno.
"Cos'è questa roba? E perché non è stato rilevato dai sensori? " chiese Nicholas.
"Un momento Signore, sto eseguendo alcune letture" rispose la giovane donna, tranquilla, nonostante sentisse tutti gli occhi dei colleghi puntati sulla sua schiena.
"È una pioggia elettromagnetica, che sembra colpire buona parte della superficie del pianeta, anche se ho bisogno di più tempo per capirne l'origine. Potrebbe interferire col teletrasporto e sconsiglio l'uso di una navetta, perché credo attirerebbe i globi come una calamita!" disse Naky anticipando quello che logicamente Jekins stava per prendere in considerazione come ipotesi per scendere sulla superficie.
"Non ci voleva. Terell, Jekins esaminate il fenomeno: ci deve essere un modo di scendere senza che ci facciamo cuocere da quelle maledette bolle. "

Pianeta Mularus - Città sotterranea di Sulan
Ambulatorio secondario
14/ 01/2401 - ore 18,10


Adrienne, seduta di fianco al letto su cui Kyel riposava, rifletteva su quello che era capitato loro nell'ultima ora, o poco più. Guardava il volto pallido del risiano e istintivamente gli accarezzò i capelli chiamando sottovoce il suo nome. Era così facile amarlo adesso, inerme e fragile, così come era impossibile farlo quando era sveglio, sempre troppo preso da sé stesso e dalle altre donne.
Il Dottore che si era occupato di loro dopo l'incidente con le strane bolle, aveva stabilito che lei si era slogata il polso destro, oltre a qualche ammaccatura sparsa per il corpo, mentre il suo compagno aveva una commozione cerebrale, causata dal violento impatto col ghiaccio. E aveva stabilito il tutto senza l'uso di alcuno strumento diagnostico, semplicemente visitandoli.
Adrienne aveva temuto che potesse capire che non erano originari del pianeta ma, a quanto pareva, era intervenuta la stessa vecchietta che da subito era stata gentile con loro, offrendogli generosamente le fasce protettive, anche se non capiva bene a cosa servissero. L'anziana signora aveva detto che loro due venivano da Nalus. Si sentiva colpevole, perché aveva letto la mente di Illa, così si chiamava l'anziana donna, ma solo in questo modo avrebbe evitato di dire cose che li avrebbero fatti scoprire.
Aveva scoperto che Nalus era un'altra città del pianeta, situata all'estremità del continente e con la quale non avevano contatti da molti anni. Ma Illa ricordava che suo nonno le raccontava che i Nalusiti erano più alti di loro e la loro lingua più melodiosa. Si erano quindi convinti che il loro strano modo di parlare, dovuto al traduttore che ancora faticava ad interpretare la lingua sconosciuta, e l'aspetto diverso dal loro, era dovuto a ciò.
Adrienne accantonò subito le sue riflessioni, quando sentì Kyel gemere.
"Kyel, mi senti?" Disse posando delicatamente la mano sulla sua fronte che scottava un po'.
"Adrienne...cosa è successo?" fece per alzarsi, ma la testa che gli pulsava ferocemente e un forte capogiro lo fecero desistere dal tentativo.
"Non ricordi nulla? Siamo saliti su quel mezzo di trasporto e poi le bolle sono tornate e hanno colpito il pilota e tu hai preso il suo posto ed è solo grazie alla tua iniziativa, se quelle cose non ci hanno colpito in pieno" spiegò la donna, continuando ad accarezzargli il viso.
Kyel socchiuse gli occhi, per concentrarsi, poi, riaprendoli, mise a fuoco il volto preoccupato di lei, un livido che si stava formando sulla guancia destra e il polso fasciato.
"Tu come stai?"
"Niente di grave, sono solo un po' ammaccata. Tu invece, pare che ti sia procurato una bella commozione. Sulla Sheldon ci avrebbero aggiustato in pochi minuti" disse Adrienne sorridendo.
"Già, ma non ci siamo. A proposito, hai capito con chi abbiamo a che fare?" Chiese Kyel, anche se il solo parlare gli procurava fitte dolorose alla testa.
"Siamo ospiti della città di Sulan e più precisamente del Dottor Morcus e del suo ambulatorio. Dal poco che ho visto, la loro tecnologia si potrebbe paragonare a quella terrestre della metà del ventesimo secolo. La nostra copertura è che siamo esploratori della città di Nalus e che siamo stati sorpresi dalla tempesta a causa della quale abbiamo perso il nostro trasporto. Al momento non hanno fatto altre domande, ma c'erano molti feriti di cui occuparsi, e una volta passata la crisi, non credo si accontentano di queste poche parole"
"Ci penseremo dopo. Hai riflettuto sul perché Sheldon ci abbia fatto questo scherzetto?"
"Sì,in effetti ci ho pensato, e credo sia il suo modo per capire se la Prima Direttiva funziona veramente"
"Abbiamo una bella responsabilità allora" disse Kyel lasciandosi scappare un lamento.
Adrienne maledisse la sua impossibilità di leggere il dolore che lui stava provando, ma che era stato reso palese da quel gemito trattenuto.
"Adesso però riposati: non mi servi a mezzo servizio!" gli disse con un sorriso.
Il risiano prese la mano che gli stava ancora accarezzando il volto e se la portò alle labbra, baciandola dolcemente "Agli ordini, Capitano!"
Quindi chiuse gli occhi e si addormentò con la mano di lei nella sua.

Nave Sheldon - Alloggio Capitano
14/01/2421 - ore 18,30


Il Consigliere, approfittando del fatto che in quel momento la sua presenza non era necessaria in plancia, si stava recando a rassicurare chi, a breve, avrebbe chiesto spiegazioni sul perchè Faith non si sarebbe presentata a cena. E farlo capire ad una bimba di quattro anni circa, non era per niente facile, specie per chi come la piccola Nami aveva subito uno stress da abbandono in giovane età.
Lui era sicuramente la persona più adatta, in primis per il ruolo che ricopriva e perché, da subito, aveva deciso di essere per la bimba la figura maschile di riferimento. Quante volte con Alison avevano parlato di quanti figli avrebbero avuto, e lui era quello che ogni volta alzava la posta: ricordava la finta disperazione di lei quando era arrivato a sei, ma anche il sorriso dolce quando lei gli aveva risposto che avrebbero accolto tutti i figli che sarebbero arrivati. L'aveva abbracciata e poi avevano fatto le prove tecniche per i futuri concepimenti per tutta la notte.
Scacciò quella immagine adesso così dolorosa e tornò a concentrarsi su Nami, la bimba che aveva colmato quel vuoto nel suo cuore con la sua affettuosità ed il suo bisogno d'amore.
Suonò alla porta dell'alloggio del Capitano e Majar Noveed gli venne ad aprire.
"Paul, è successo qualcosa?" chiese la sua assistente, di turno come baby sitter.
"No, non sappiamo ancora niente di preciso. Voglio però parlare con Nami un attimo prima di tornare in Plancia."
La piccola sentendo la voce di Paul abbandonò i suoi giochi e gli corse incontro, volandogli letteralmente in braccio e soffocandolo con un abbraccio forte.
"Zio Paul! Che bello mangi con me e Nene?" disse con la sua vocina melodiosa a cui nessuno sulla nave sembrava resistere, tranne forse Rezon, l'unico che a bordo sembrava resistere al visino paffuto e agli occhioni azzurri di Nami. La bimba aveva utilizzato il nomignolo che aveva affibbiato alla sua mamma adottiva, perchè le erre le risultavano ancora troppo difficili da pronunciare.
Paul si godette il calore di quel contatto, poi la mise a terra a malincuore, e si inginocchiò per avere gli occhi alla sua altezza.
"No Principessa, stasera io e mamma Nene dobbiamo lavorare, quindi stanotte dormirai con zia Majar. Va bene?" la piccolina abbassò gli occhi e una nuvola scura sembrò attraversare la sua bionda testolina.
"Hey Nami, guardami. Stai tranquilla, rivedrai la tua Nene presto, te lo prometto!"
Nami sembrò rasserenarsi come tutti i bambini passava dalla tristezza alla gioia in un attimo, così come velocemente passava da un giocattolo all'altro.
"Vieni a darmi il bacio della buonanotte?"
"Certo, come faccio a dormire senza!" rispose Paul accarezzandole i capelli "torna a giocare adesso, devo parlare un momento con Majar"
Hewson aspettò che la bimba si fosse distratta e poi disse al giovane guardiamarina "Ti ho liberato dai tuoi compiti a tempo indeterminato: fino a che il Capitano non sarà tornata, è meglio che lei stia con te, deve avere una continuità affettiva. Io passerò appena posso"
"Temi il peggio?" disse piano la donna.
"No, Faith è in gamba e quel testone di Rezon la proteggerà a costo della vita, ma preferisco non allarmare troppo la bambina" poi girandosi verso Nami "Mostriciattolo io torno al lavoro, mi raccomando fai la brava con tata Majar!"
"Okeyyy!" rispose senza smettere di pettinare la bambola, vittima inerme tra le sue manine.