USS Seatiger, Bar di prora modificato
15/01/2395, Ore 13:15 - D.S. 72039.87
"Prima direttiva?" chiese il giovane mettendosi finalmente a sedere.
Per alcuni minuti, dopo il colpo psichico che aveva distrutto molto dei circuiti interni del bar di prora, il giovane dio si era limitato ad aiutare Anena e Kenar a rimettere in piedi le sedie rovesciate e i i suppellettili scagliati in giro per il locale.
Stranamente, cosa di cui sia il Consigliere che il Capitano si erano subito accorti, non aveva usato nessun potere. Si era limitato a raccoglierli come un comune essere umano rimanendo chiuso in un pensieroso silenzio.
"Noi siamo Dei almeno quanto te... almeno per quanto riguarda popolazioni molto meno avanzate della nostra." iniziò Kenar approfittando di quella richiesta informazioni per interagire con Charlie. "Potremmo conquistarle costruendo un impero, ma la Federazione ha invece deciso che nessun popolo è meno importante di un altro."
"Eppure, intervenite negli affari di altri popoli." affermò sicuro il giovane.
"Coloro che fanno parte della Federazione hanno tutti gli stessi diritti e soprattutto doveri. Una volta che entri a far parte della Federazione approvi una serie di regole messe in atto per proteggere certi ideali." continuò Kenar dopo un cenno di assenso "Se questi ideali vengono messi a rischio noi interveniamo. Nessuno obbliga un mondo a rimanere all'interno della Federazione, ma finché ne fa parte deve rimanere a determinate condizioni."
Il giovane ci pensò un attimo poi fece segno di continuare.
"La Prima Direttiva si applica solo a quei mondi che non hanno ancora raggiunto un certo grado tecnologico. Una volta scoperta la curvatura la Flotta Stellare si presenta cercando un'alleanza e offrendo loro di entrare a far parte della Federazione dei Pianeti Uniti. Ma nessuno è obbligato... ci sono molti mondi che ne sono rimasti fuori per i motivi più diversi... alle volte anche non piacevoli."
"Quello che il Capitano intende dire, è che la Prima Direttiva ci impedisce di intervenire. Non vuol dire che non vogliamo, ma solo che non possiamo." intervenne Anena.
"Quindi se su un mondo c'è una malattia mortale che loro non riescono a debellare, voi rimarreste con le mani in mano a guardarli morire?" chiese Charlie con uno sguardo deluso.
"Guerra, malattie, disastri naturali... noi dobbiamo limitarci ad inviare un rapporto all'Ammiragliato e chiedere il permesso di intervenire, sono loro a decidere se possiamo farlo o no." rispose Kenar
"Mi state nascondendo qualcosa..." borbottò Charlie vedendo lo sguardo che i due si erano scambiati.
"È difficile stare con le mani in mano, chiudere il proprio cuore alle sofferenze altrui... però sai alle volte gli incidenti capitano." rispose il trill con un sorriso.
"Elementi chimici rilasciati per errore..." aggiunse Anena
"Esperimenti di vaccini sfuggiti al controllo..." riprese Kenar
"...insomma, c'è un modo per intervenire senza intervenire." terminò Charlie stupendo entrambi gli ufficiali.
"Sai Charlie, sei molto saggio per essere così giovane" commentò il Consigliere poggiandogli una mano sulla spalla. Il giovane arrossì.
"Però il rischio c'è... chi può dire qual è il risultato dei nostri interventi? E se quella razza sul pianeta era destinata a morire per far posto ad una diversa razza? Noi abbiamo si salvato milioni di persone, ma al contempo abbiamo impedito a qualcun'altro di esistere. È una scelta che non possiamo fare, ma che al contempo ci è richiesto di fare." commentò Kenar
"Non capisco..."
"La legge ci obbliga a non intervenire, ma ogni capitano sa che potrebbe doversi trovare ad affrontare questa situazione. Ogni Capitano agisce come la sua umanità lo obbliga ad agire, con il rischio di pagarne le conseguenze davanti alle autorità... non è diversa dalla situazione che stai affrontando tu adesso. Li sotto c'è un mondo in guerra, una guerra che nel migliore dei casi potrebbe causare milioni di morti fra i combattenti. Cosa farai? Apparirai al centro dello scontro e fermerai tutti? E se non ti ascoltano? Li ucciderai? Cosa ti rende diverso da loro a quel punto?" Le parole di Anena erano dure e sembrarono creare un profondo conflitto nell'animo del giovane.
Charlie si alzò e iniziò a camminare per il locale fermandosi ogni tanto ad osservare il mondo attraverso lo squarcio.
"Credo di aver bisogno di pensare... Capitano Kenar le dispiace se rimango sulla sua nave. Prometto di non causarle problemi."
"Sarà un piacere averti a bordo. Raggiungeremo la nostra destinazione domani mattina... approfitta del viaggio per decidere quello che vuoi fare." aggiunse il Trill per evitare che al giovane potesse venire in mente di far accelerare la nave.
Anena accompagnò il suo Capitano verso la porta del bar per approfittare di quel momento per parlare.
"Cosa ne pensa Consigliere?"
"Purtroppo, il ragazzo non ha avuto una bella infanzia... difficile sostituire un abbraccio o una bella sculacciata, con del potere divino. Quelli che andrebbero puniti sono i suoi genitori adottivi."
"Lo penso anch'io... però nell'ultima mezz'ora Charlie mi è sembrata un'altra persona. Più riflessivo, più pronto ad ascoltare."
"Credo dipenda da lei Capitano. La sua tranquillità permette al ragazzo di rilassarsi e quando non è sulla difensiva sembra affiorare il suo vero io... ed è una persona buona. Fortunatamente."
"Il caos e tanta gente invece lo mettono sulla difensiva e quindi lui agisce d'impulso con ira." commentò il trill e Anena rispose con un cenno affermativo della testa. "Bene, cerchiamo di tenerlo tranquillo... Prima Direttiva o no, vorrei evitare di scatenare su quel pianeta qualcosa di più terribile di una guerra."
USS Seatiger, Bar di prora modificato
15/01/2395, Ore 23:55 - D.S. 72041.09
Per tutto il giorno c'era stato un pellegrinaggio di uomini dell'equipaggio. Alle volte uno solo, altre in piccoli gruppi... come se qualche voce misteriosa li spingesse a visitare quel piccolo angolo di nave. All'inizio Anena si era preoccupato, poi aveva capito. Charlie li stava chiamando... stava spingendo i membri dell'equipaggio ad andare al bar di prora e esternare i loro sentimenti, i loro sogni e le loro paure.
Gli uomini e le donne della Seatiger arrivavano e si sedevano al banco iniziando a parlare con il barista. Parlavano dei loro problemi e, alle volte, si spingevano a dire la loro opinione su argomenti più importanti come la guerra, la Prima Direttiva, la vita nella Flotta.
Il giovane Dio ascoltava rimanendo in disparte. Alle volte lo vedeva sorridere, altre lo vedeva rabbuiarsi. In alcuni casi il Consigliere si era avvicinato a Charlie per chiedere quale fosse il problema e spesso capiva che il giovane aveva semplicemente frainteso le parole che aveva udito, solitamente perché la razza dell'interlocutore era talmente estranea al modo di pensare umano che creava confusione nel ragazzo.
Anena spiegava allora le differenze di pensiero, le cause di quel modo di pensare e come comprenderle per un umano. Charlie allora si faceva pensieroso e in quel lasso di tempo nessuno entrava più al bar per interrompere le sue riflessioni.
Il Consigliere aveva avvertito il Capitano di questo via vai dell'equipaggio, ma Kenar aveva risposto che se il giovane si comportava bene non poteva che essere una buona cosa per tutti. Anena all'inizio non ne era molto convinto, ma con il passare delle ore aveva dovuto ricredersi.
Le porte del bar si aprirono di nuovo sorprendendo Anena che pensava che le visite fossero ormai finite. Per più di due ore il giovane era rimasto in silenzio riflettendo e lui stava iniziando ad accusare la fatica.
Dall'apertura fece capolino il Primo Ufficiale con un improbabile camicia da notte con tanto di papalina. Parve per un attimo confuso dall'ambiente lussuoso che lo circondava e del giovane seduto vicino alle grandi vetrate su cui campeggiava un enorme strappo nello spazio dal quale si intravedeva un pianeta.
Ma Finn non era il tipo da rimanere troppo a lungo basito di fronte a qualcosa, un'abilità che lui affermava aver imparato dal suo pesce rosso... qualsiasi fosse il significato di quella affermazione.
"È permesso?" chiese timidamente avvicinandosi al bancone.
"Numero Uno, cosa ci fa da queste parti?" chiese il Consigliere anche se sapeva cosa lo avesse spinto a visitare il bar. Sperava inconsciamente che Charlie non si accorgesse della presenza di quello strano Primo Ufficiale.
Finn prese quella domanda come un invito a fare due chiacchiere.
"All'improvviso mi è venuta una gran voglia di un bel latte caldo!" rispose lui con un sorriso e uno sguardo vacuo "E poi Anari è una denobulana e i denobulani non dormono... alle volte ho paura ad entrare nella mia stanza, non so mai se lei è nascosta da qualche parte."
"Molti uomini sarebbero felici di questo. Me compreso" commentò divertito Anena, chiedendosi perché non avesse usato il replicatore presente nei suoi alloggi.
"Ma non è corretto... Anari è una mia sottoposta e una mia collega, non posso approfittarmi di lei. Anche se a dire il vero è lei che si approfitta..." borbottò Finn pensieroso.
"Quindi lei ha una donna che è interessata a lei ma la rifiuta?" chiese Charlie all'improvviso. Si era avvicinato di soppiatto sorprendendo addirittura il consigliere.
"Non è che la rifiuto... anzi, lei mi piace molto. Ma non voglio che la mia posizione o il mio grado possano far nascere dei pettegolezzi su di lei." rispose il primo ufficiale sospirando. Charlie parve soppesare la risposta ritenendola molto importante.
Alcune delle domande che aveva posto agli avventori erano rivolte al capire il rapporto fra uomini e donne. La risposta parve farlo riflettere ma sembrava soddisfatto... visti i trascorsi di Charlie sembrava un'ottima cosa.
"Cosa farebbe se avesse il potere di fare qualsiasi cosa con il semplice gesto di una mano?" la domanda posta da Charlie a quell'assurdo primo ufficiale terrorizzò a morte Anena, ma prima che potesse intervenire Finn lo sorprese.
"Niente..." rispose lui bevendo un sorso di latte che gli era stato offerto dal el-auriano.
"Niente?" chiese sorpreso Charlie
"Ho già avuto a suo tempo un potere simile... certo non potevo creare mondi come un Dio, ma nel mio piccolo avevo il potere di muovere folle di persone, far accettare loro idee, mettere nelle loro menti e nei loro cuori emozioni. Ma a quel punto non erano più persone, ma solo delle pecore che seguono il pastore... e non sai più se seguono te perché ti vogliono bene o perché è la tua fama a spingerli."
"Capisco..." commentò il giovane anche se nella sua voce non c'era così tanta certezza.
"Pensa, oggi la strumentazione della nostra plancia è sparita nel nulla, tutto perché un essere con poteri divini ha deciso che voleva andare da qualche parte." riprese Finn scatenando il panico di Anena. A quanto pareva Finn non aveva proprio idea di chi fosse il giovane accanto a lui. "A quanto ne so io, il Capitano l'ha fatto ragionare e comunque stiamo andando dove lui voleva, solo che questa volta lo facciamo perché vogliamo aiutarlo... non ti sembra che avere degli amici sia meglio che avere dei servi?"
Charlie lanciò un'occhiata incuriosita a Anena che scosse la testa come per dire: 'inutile farsi domande... lui è Finn.'
"Come puoi sapere se quello che gli altri fanno per te non lo fanno comunque per timore o per motivi più venali?" domandò Charlie quasi sovrappensiero.
"Non lo puoi sapere... c'è sempre il rischio che chi consideri amici non lo siano, ma c'è una regola fondamentale su cui si basano molte religioni e che gli esseri viventi dovrebbero sempre seguire."
"E quale sarebbe?" chiese Anena incuriosita
"Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te... se tutti seguissero questo semplice regola l'universo sarebbe un posto migliore." concluse Finn alzandosi.
"Comunque la dirò anche a quell'essere quando lo incontro! Mi ha fatto prendere un colpo... non è stato carino. Adesso è meglio che vada, forse riesco a dormire un po' prima che Anari tenti un nuovo attacco. Buonanotte Consigliere e anche a te ragazzo..."
Finn se ne andò con quella sua comica andatura e la papalina che dondolava a tempo con i suoi passi.
Tempio di Dio, Pianeta sconosciuto
16/01/2395, Ore 09:12 - 72042.15
Selmai osservava i picchi innevati. Durante la notte si era scatenata una violenta tempesta di neve e ora tutto il paesaggio era di un viola acceso.
Non amava molto il freddo, ma doveva ammettere che la vista era spettacolare.
"Dio ci ama..." pensò la giovane per poi rabbuiarsi. Come poteva amare i propri figli se permetteva loro di uccidersi a vicenda? Perché Dio non annientava direttamente gli eretici e impediva ai suoi figli prediletti di macchiarsi della morte di altri esseri viventi?
Non era come il Maestro Kver, lei non poteva capire le parole di Dio come faceva lui... era solo un'apprendista che aveva oltretutto fallito la prova per la sua fede.
Quello strappo nel cielo era forse Dio che guardava verso di loro? Secondo il Maestro l'ira divina si sarebbe scatenata su di loro se non avessero presto distrutto la fazione avversaria e quelle brillanti luci erano appunto la prova del suo furore... ma come poteva una cosa così bella essere frutto dell'odio?
La giovane aprì il Libro di Dio ad una pagina a caso cercando conforto nella lettura, ma le parole degli apostoli della fede erano così cariche di odio verso i miscredenti, che niente riusciva a calmare il suo animo. Quel libro, le cui pagine erano talmente fitte di parole da formare complessi arabeschi d'inchiostro rimasero muti alle sue speranze.
Appoggiò il libro aperto sulla panca e tornò a guardare le montagne.
USS Seatiger, Bar di prora modificato
Contemporaneamente
Il Capitano entrò nel bar e guardò gli unici due presenti con uno sguardo preoccupato. Charlie era ancora immerso nelle sue riflessioni, Anena invece si stava rifacendo il trucco.
"Buongiorno Consigliere... sembra che non abbia dormito molto."
"Non è una cosa carina da dire Capitano! Comunque, è vero, non ho chiuso occhio, ma niente che un po' di fard non possa rimediare... anche lei sembra aver passato la notte in bianco." disse il guardiamarina con una nota vendicativa nella voce.
"Avrei bisogno anch'io del suo fard. Ho passato la notte a cercare di capire come agire, ma ogni idea si tramutava in un possibile disastro... l'unica cosa che mi è rimasto è pregare Charlie." rispose il trill avvilito.
"Non ce ne sarà bisogno Capitano... anche se devo ammettere che alcuni suoi piani erano davvero fantasiosi." commentò Charlie avvicinandosi al bancone.
"Immagino di dovermi scusare per alcuni di quei piani." Kenar si mise sulla difensiva spaventato per quello che il giovane Dio poteva fare al suo equipaggio per vendetta.
"Non si preoccupi, l'ho trovato illuminante... soprattutto perché capivo i motivi che la spingevano ad elaborarli." Charlie sospirò.
"Siamo arrivati sul bordo della frattura spazio-temporale... stiamo analizzando l'anomalia per essere sicuri che non sia un pericolo per la nave varcare quella soglia. Non dovrebbe volerci molto." disse il Capitano della Seatiger nel tentativo di cambiare discorso.
"Non sarà necessario..." Charlie sospirò ancora e per la prima volta sembrò triste ma risoluto "Ho deciso di non intervenire."
"Perché?" si limitò a chiedere Kenar sorpreso da quella affermazione.
"Ho ascoltato i pareri degli uomini a bordo della sua nave, ho ascoltato le loro paure e i loro desideri... ognuno di loro desiderava la pace, ma erano pronti a battersi per salvare la gente su quel mondo. Ognuno di loro aveva un'idea su come intervenire: chi in maniera più diretta, chi con fantasiosi piani per mettere fine alla guerra senza farsi scoprire. Ognuno di loro però arrivava alla stessa conclusione: qualsiasi fosse l'idea non poteva essere attuata perché andava contro la Prima Direttiva e tutti loro erano fermamente convinti della sua validità. Nonostante fossero frustrati e in alcuni casi anche astiosi verso quella regola, tutti vi si attenevano, non per paura delle ripercussioni legali ma dei possibili disastri che potevano scatenare. Quando mi ha detto che fermare la morte di una razza poteva impedire ad un'altra di nascere mi ha dato molto a cui pensare... non sono abbastanza potente per capire le ripercussioni di quello che potrei fare."
Kenar guardò il giovane davanti a lui con meraviglia. Guardandolo meglio poteva giurare che il suo aspetto fosse cambiato e apparisse più adulto di quanto non fosse quand'era arrivato a bordo.
"Quindi lascerai che la guerra continui il suo corso?" chiese Anena sorpreso quanto il suo Capitano.
"Si... anche se mi addolora molto." commentò il giovane sospirando.
"Ma fallirai il compito che ti hanno affidato i thasiani." affermò Kenar sollevato per la scelta del giovane.
"Se ne faranno una ragione... nonostante tutto ritengo che, almeno per il momento, voi abbiate ragione... e io ho molto ancora da imparare." terminò Charlie.
Una forte luce illuminò il bar di prora. Una grossa testa semitrasparente di colore verde apparve fluttuando davanti a loro.
"È questa la tua decisione?" chiese la testa al giovane guardandolo con sguardo inquisitorio.
"Si... mettere fine alla loro guerra con il mio potere non arginerebbe l'odio nei loro cuori. La mia missione era aiutarli od ostacolarli, ho deciso di aiutarli non intervenendo. Per riuscire a fermarli dovrei uccidere molti di loro... a quel punto non sarei diverso da coloro che vogliono la guerra."
Kenar sorrise sentendo le sue parole, erano le stesse che il Consigliere gli aveva detto il giorno prima.
La testa fluttuante parve soppesare il giovane e per poi sorridere, anche se lievemente. "Hai superato la tua prova. Cercavamo in tutti i modi di insegarti qualcosa che la tua razza ha appreso da molto tempo: la compassione, la risolutezza e la giustizia... in altre parole l'umanità. Ma noi siamo troppo diversi da voi e non riuscivamo a farti comprendere l'importanza di prendere alcune decisioni. Come quella di non intervenire."
"Quindi tutto questo era per metterlo alla prova?" Kenar non riusciva a capire se si sentiva sollevato o arrabbiato per come i thasiani si comportavano col giovane.
"Questo era per insegnare al giovane che intervenire nel destino di altre razze non è compito nostro. Noi stessi abbiamo deciso di non intervenire anche se ne avremmo la possibilità, perché nessuno di noi può sapere quello che il destino ci riserva... nemmeno noi per quanto potenti possiamo essere."
"Fare la cosa giusta, non sempre è la cosa più giusta" commentò Anena.
"Charlie siamo orgogliosi del tuo cambiamento e siamo a tua disposizione per aiutarti a proseguire su questo cammino." propose il thasiano dopo un cenno affermativo verso il consigliere della Seatiger.
"Vi ringrazio, ma per il momento ho deciso di viaggiare da solo... devo capire ancora molto di me stesso e degli altri. Se a voi va bene..." Aggiunse il giovane con il rispetto che fino a pochi giorni fa non sembrava avere.
"Ti aspetteremo per condividere le tue esperienze... buona fortuna giovane Charlie." detto questo la testa scomparve.
"Arrivederci eh!" borbottò Anena dopo un attimo.
"E ora cosa hai intenzione di fare?" chiese Kenar ritornando a guardare il giovane Dio.
"Come ho detto andrò per la mia strada... purtroppo come ho deciso di non aiutare loro - disse indicando il pianeta - non posso aiutare nemmeno voi. Però vi do una speranza, là fuori c'è una via d'uscita da questo universo e un giorno la raggiungerete." il corpo di Charlie iniziò a farsi sempre più inconsistente.
"Davvero non vuoi fare niente per loro?" chiese Anena quando ormai non era rimasto più niente del ragazzo.
"Alle volte gli incidenti capitano..." la voce flebile del giovane fu un sussurro che li fece sorridere.
Tempio di Dio, Pianeta sconosciuto
16/01/2395, Ore 10:45 - D.S. 72042.33
Selmai si alzò in piedi. Non c'era più niente da fare... ben presto l'esercito della chiesa si sarebbe riunito per sferrare l'attacco finale.
Lei, in qualità partecipante e quasi vincitrice della corsa organizzata dall'Imperatore, sarebbe stata la voce del Culto, la voce del Maestro Kver. Sarebbe stata colei che avrebbe infiammato i cuori dell'esercito... doveva scegliere le giuste parole per renderli una spada del giudizio divino.
Allungò di nuovo la mano verso il Libro di Dio, ma prima che potesse afferrarlo una folata di vento fece sfogliare con violenza le pagine che rimasero aperte su una pagina completamente bianca. Batté i tre occhi un paio di volte non credendo a ciò che vedeva. Aveva letto quel libro centinaia se non migliaia di volte e poteva giurare che non ci fossero pagine bianche.
Con reverenziale timore avvicinò la pagina al volto chiudendo i due occhi laterali e tenendo aperto solo quello centrale come gli era stato insegnato dal maestro. Al centro della pagina, scritto con una calligrafia nitida e curata c'era una sola frase.
"Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te..."
Selmai spalancò gli occhi per la sorpresa e una luce di speranza si accese nel suo cuore.