Quarta Missione










ISS THUNDER

presenta


ISS THUNDER

Quarta Missione

Missione 04






Basato sulla saga di Star Trek di Gene Roddenberry, questa opera amatoriale è il prodotto della ISS THUNDER,
simulazione appartenente all'universo narrativo del Gioco di Narrazione PBeM


Starfleet Italy

Gli autori/giocatori hanno creato un proprio alter ego narrativo con il quale sono entrati a far parte della squadra
di comando della ISS THUNDER, quindi a turno hanno scritto i brani di questa avventura fantascientifica,
creando appunto questa opera amatoriale inedita e originale basata su Star Trek.




Questo racconto lungo è un'opera amatoriale che puó essere liberamente
riprodotta, purché integralmente, in ogni sua parte, e non a fini di lucro.



Anno pubblicazione 0000



www.starfleetitaly.it | ISS THUNDER








Equipaggio

Capitano Capitano Ricardo Seldon

Primo Ufficiale Comandante Alejana King

Ufficiale Politico Tenente Comandante T'Val

Ufficiale Scientifico Capo Tenente David Jones

Capitano
Ricardo Seldon
Capitano

Comandante
Alejana King
Primo Ufficiale

Tenente Comandante
T'Val
Ufficiale Politico

Tenente
David Jones
Ufficiale Scientifico Capo


ISS THUNDER

Autori

Capitano
Ricardo Seldon
Riccardo Castagna

Primo Ufficiale
Alejana King
Martina Tognon

Ufficiale Politico
T'Val
Elena Fuccelli

Ufficiale Scientifico Capo
David Jones
Monica Miodini






Sommario


Sinossi
04.00 - Imbarco Jones
04.01 - Gabbia
04.02 - Tradimenti
04.03 - Amici e nemici di letto
04.04 - Ragnatele
04.05 - Samsara
04.06 - Qualcosa si svela

Sinossi

Quarta Missione



04.00 - Imbarco Jones

Autore: Tenente David Jones

ISS Tunder
Alloggio di Jones
Data astrale:15/01/2384- ore: 22.45

David,seduto sul piano della doccia, lasciava che l'acqua calda gli
scorresse addosso, nella speranza che gli alleviasse il dolore martellante
alla testa causatogli dall'aver dovuto fissare per quasi tutto il suo turno
un inutile esperimento su uno stupido micro batterio che lui aveva
dichiarato di nessuna utilità al primo esame. Ma il suo superiore gli aveva
ordinato comunque di farlo e aveva preteso che lo eseguisse personalmente,
invece d'affidarlo ad un qualsiasi tecnico di laboratorio.
E adesso era lì con la testa che gli scoppiava mentre la nave era in allerta
massima: avrebbe dovuto decidersi ad usare un antidolorifico, ma la cosa non
lo entusiasmava affatto.
Dopo essere uscito dalla dipendenza da droghe ed alcool non voleva cadere in
un'altra e temeva che se avesse cominciato ad usare medicinali per i suoi
mal di testa, avrebbe finito per abusarne e ricominciare il circolo.
Purtroppo negli ultimi due mesi questi dolori s'erano presentati molto
spesso, fatto che prima accadeva raramente e della cosa doveva ringraziare
solo una persona: Bellatrix Laris.
La donna non lo sopportava e approfittava del suo stato d'ufficiale
superiore per rendergli il lavoro insopportabile e affidandogli compiti in
cui doveva fissare per ore qualsiasi cosa le passasse per la testa, come se
sapesse benissimo che la cosa gli dava problemi a causa del suo incidente
all'occhio sinistro.
Tornò con la mente a quando aveva conosciuto Bellatrix il giorno in cui era
salito a bordo della Thunder: una bella donna e aveva pensato anche di
portarsela a letto, ma non appena aveva aperto bocca ogni velleità era
svanita. La trovava boriosa e piena di sé e con un livello intellettivo e
di conoscenze scientifiche assolutamente inadeguati al ruolo che ricopriva e
la cosa era reciproca. Per di più la donna non sopportava il fatto che Jones
fosse riuscito ad instaurare col Capitano un buon rapporto nei pochi mesi
che era bordo, cosa che a lei non era riuscita in tutto l'arco della sua
permanenza sulla Thunder.
Già Seldon, il Capitano. Gli piaceva davvero quel uomo, sotto diversi
aspetti, compresa la sua amante King, e complice anche la passione comune
per il gioco degli scacchi ed un'affinità mentale su vari aspetti, era
riuscito ad entrare nel ristretto novero dei fedelissimi di Seldon in così
poco tempo, che la cosa aveva suscitato notevoli gelosie ed invidie.
Ovviamente ricordava alla perfezione il giorno del suo imbarco e il
colloquio di presentazione con Seldon nel suo ufficio: alla fine, mentre
stava uscendo, aveva visto la scacchiera con una partita iniziata. Diede una
rapida occhiata e disse candidamente " Il bianco farà matto in 3 mosse".
Seldon s'avvicinò alla scacchiera, la studiò interessato e gli chiese " Sta
scherzando?" considerando che lui aveva i bianchi, ma che ancora non aveva
trovato la via migliore per la vittoria.
"Capitano, ci sono poche cose su cui non scherzo mai ed una di queste sono
gli scacchi."gli rispose sinceramente e i loro occhi s'incrociarono per un
lungo istante e alla fine sui volti dei due uomini scaturì spontaneo un
leggero sorriso che poteva voler significare diverse cose, ma che David
interpretò come un segno positivo per la sua nuova avventura. Da quel
momento, quando i rispettivi impegni lo permettevano, si sfidavano a scacchi
regolarmente e lui aveva perso solo due volte, la prima volta apposta per
timore di scatenare l'ira del Capitano, se avesse continuato a vincere, ma
Seldon se n'era accorto ed era andato su tutte le furie e gli aveva ordinato
d'impegnarsi sempre al massimo, perché quando l'avrebbe battuto, ed era
sicuro che sarebbe accaduto presto, la soddisfazione sarebbe stata maggiore.
Jones sorrise a quel ricordo e ripensò alla seconda sconfitta: questa era
stata premeditata e aveva recitato alla perfezione la parte. Per tutta la
durata della partita a Seldon sembrava che il suo avversario non fosse
concentrato e con la testa da un'altra parte.
"David dov'è con la mente? Non s'è nemmeno accorto che le ho fatto scacco!"
"Mi scusi, sa che non mi piace trovare scuse e non mi piace lamentarmi, ma
sono talmente messo sotto da Laris che non riesco a portare a termine
nessuno dei miei progetti durante il turno e così mi ritrovo a pensarci nel
tempo libero, come adesso."
"Qualcosa d'interessante?" gli chiese Seldon .
"Sì, una nuova neuro-tossina, molto promettente sulla carta, ma senza la
necessaria sperimentazione, non posso sbilanciarmi troppo."
"Tranquillo, parlerò a Laris: ha a disposizione uno dei migliori scienziati
dell'Impero e non lo sfrutta per quello che vale. Insensato."
"Grazie Capitano, gliene sarei veramente grato." Gli rispose e pensava già
alla faccia di Bellatrix dopo il colloquio con Seldon. E come aveva previsto
il giorno dopo la betazoide l'aspettava al varco, il suo autocontrollo
riusciva a stento a trattenere la rabbia per la ramanzina ricevuta da Seldon
e con malcelata compostezza lo insultò e lo minacciò dicendogli che il
capitano non ci sarebbe stato sempre a proteggerlo e come programmato da
Jones il tutto davanti a testimoni: il primo tassello della trappola era
stato messo a segno.
Il dolore sembrava essere diminuito e decise quindi di chiudere l'acqua.
Uscì dalla doccia si cinse i fianchi con una salvietta ed ancora bagnato
entrò in camera, dove rannicchiata nel letto che dormiva c'era il suo scudo
contro gli attacchi degli invidiosi. Il corpo nero e muscoloso di Grace
Mullen, braccio destro del Capo della Sicurezza giaceva in posizione fetale
sul suo letto. Grace non si poteva definire bella: alta 1 metro e 80, il
corpo scolpito da anni di esercizi atti a sviluppare la forza e i muscoli e
i capelli rasati, la facevano sembrare quasi un maschio. David l'aveva
notata un paio di mesi dopo il suo imbarco: aveva capito che sotto la sua
dura scorza, si nascondeva una femmina passionale, bisognava solo
risvegliarla. Ci si mise d'impegno e in breve, grazie alla sua notevole
esperienza, ottenne risultati anche superiori a quello che aveva pensato,
rendendola quindi totalmente dipendente da lui fisicamente ed emotivamente e
riuscendo così a manovrarla come voleva. Cominciò allora a lamentarsi del
suo superiore Laris, di come sfruttasse le sue capacità a suo favore e di
come lo trattasse male ( molte delle cose erano inventate di sana pianta ) e
ultimamente la trascurava e scusandosi con Grace dava ovviamente la colpa a
Laris. David aveva visto l'odio crescere negli occhi della sua amante giorno
dopo giorno: non sapeva Grace d'essere il secondo tassello!
David andò a sdraiarsi accanto alla donna: gli piaceva il contrasto di
colore che formavano i loro corpi vicini, ma stanotte non aveva la forza per
fare sesso (come lo facevano loro richiedeva in effetti molta energia) e poi
doveva concentrasi su una cosa molto più importante.
Aveva deciso che il tempo di Laris sulla Thunder era ormai scaduto: non le
avrebbe più permesso di trattarlo come uno studentello alle prime armi, non
sapeva quella giovane e stupida femmina contro che si era messa!


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04.01 - Gabbia

Autore: Tenente Comandante T'Val

PIANETA HAN II
Data astrale: sconosciuta
Ora: sconosciuta


Polly Miller avvertì il rumore e si gettò verso il muro caldo della casa
crollata. Schiacciò il volto contro il terreno sporco di detriti sentendo
nel fragore delle raffiche le urla della sua squadra. Frammenti di cemento
sbriciolati le piovevano addosso. Il calore dei colpi bruciava l'aria sopra
di lei. Non poteva allungare lo sguardo per vedere chi era stato colpito.
Scorse uno squarcio nel muro grigio, vi rotolò dentro, trascinandosi dietro
il peso del fucile. Dietro il muro, si raccolse su sé stessa, quasi in
posizione fetale. Sopra, poteva vedere pezzi di cielo trafitti da spuntoni
d'acciaio bruciato che sporgevano dai relitti del palazzo annerito.
Qualcuno gridava ancora. Attraverso il muro bollente sentiva parole in una
lingua che non era federale, ma la voce era quella di Sayed. Afferrò il
tricorder, ma, come la prima volta, sapeva che non avrebbe visto niente, a
parte i segni vitali di tre esseri. Tutti umani. Tutti della sua squadra.
Dove diavolo erano quei cecchini? Dove si nascondevano? Come?
Una luce si spense sul tricorder. Anche la voce di Sayed. Nessun altro
gridava. Dov'era Miral? Adesso avrebbero finito gli altri due, poi i
cecchini si sarebbero occupati di lei. Strinse il fucile. Sapeva che il
comunicatore non avrebbe funzionato, ma lo prese ugualmente:
"Miller a Thunder!" - urlò - "Miller a Thunder... Siamo sotto attacco! E'
un'imboscata! Rispondete! Rispondete!"
Uno spuntone di acciaio sopra di lei esplose in un fiotto di goccioline
bollenti che le caddero addosso striandole la divisa. Il dolore le fece
lacrimare gli occhi. Lanciò uno sguardo allo squarcio grigio nel cemento,
quindi balzò in piedi fra le gocce d'acciaio roventi ed iniziò a sparare.



PIANETA HAN II
Sede del comando Imperiale
Data astrale: 03/02/2284
Ora: 22,15 circa



Il corpo nudo del ragazzo sussultava attraverso il vetro spesso
dell'agonizzatore.
Alejana King apprezzò mentalmente l'isolamento con cui era stata costruita
la stanza. La stanza - quasi un anfiteatro al centro del quale brillava la
stretta gabbia del congegno - non aveva angoli oscuri o ambiguità. Una luce
fredda illuminava a giorno un ambiente di un nitore abbacinante, nel quale
non si sentiva nessun grido, nessun lamento, come in un olofilm antico cui
qualcuno avesse tolto l'audio. Non riuscivano a penetrare attraverso il
vetro lucido del dispositivo nemmeno i miasmi della paura, del sudore, del
sangue che gli colava dalle mani - doveva aver inutilmente battuto a lungo
contro le pareti della cella.
Il colonnello Farrel lanciò un'occhiata all'uomo in nero che era ai comandi.
Non lo aveva presentato quando lei e Seldon erano entrati nella sala, ma i
simboli sulla sua divisa lo identificavano come il medico capo. Quello
doveva essere il dottor Nolan, quindi, se le schede che aveva letto riguardo
al personale della Base imperiale del pianeta erano aggiornate, pensò
Alejana. Non lo avrebbe mai detto. Il dottore aveva un volto flaccido,
rotondo, circondato da capelli troppo lunghi ed una rada barba grigiastra
che gli dava un aspetto sfatto e banale. Non sembrava il tipo d'uomo con le
capacità necessarie per un lavoro tanto importante, ma forse aveva doti
nascoste. O dei protettori importanti. Troppo facile sottovalutarlo,
rifletté lei.
L'uomo girò una manopola sulla consolle, ed il ragazzo si accasciò sul
vetro, ansimante. L'alito tracciò sul vetro aloni che ne confondevano i
tratti del volto. Alejana si alzò dalla poltroncina accanto a quella di
Seldon e si avvicinò a guardare. Dodici, o forse tredici anni, in apparenza.
"E' un umano?" - domandò, interessata.
"Il piccolo Allen, si, è umano" - confermò il colonnello Farrel - "La sua
famiglia è stata trapiantata qui con altri coloni provenienti da vari
pianeti, per colonizzare questo posto dove c'erano i nativi, per ordine
dell'Impero.
Ma loro si sono messi dalla parte di quei mezzi animali. A dar retta a loro,
tutti gli umani di questo pianeta sarebbero dovuti rimanere sulla Terra. Il
nostro Impero non avrebbe alcun futuro nello Spazio, se fosse per questa
gente."
Sul volto di Seldon si dipinse una espressione di disgusto:
"Sono molte le famiglie di coloni umani che hanno tradito il loro Impero?
Come questi qui?"
"Purtroppo si" - ammise Farrel - "Personalmente, ritengo che sia il frutto
avvelenato della politica di dislocazione attuata con manica troppo larga.
Gran parte dei coloni, sono stati trasferiti qui da posti come Jonas I o
Iota Vulcano IV. Tutti posti in cui la sedizione è stata ampiamente diffusa"
"Come?" - domandò vivacemente Seldon - "Tutti i ribelli di quei pianeti sono
stati annientati. Come hanno fatto a finire qui su Han II?"
"I ribelli sono stati annientati, certo. Ma le loro famiglie sono state solo
deportate, non passate per le armi come avrebbero dovuto... Così, i semi di
quelle sedizioni si sono diffusi anche qui. E questo..." - accennò disgustato
al ragazzo semisvenuto nell'agonizzatore - "...E' il risultato di quella
politica troppo tenera"
Alejana spostò di nuovo lo sguardo verso il giovane. Era appoggiato al
vetro, quasi senza fiato. Attraverso ciocche di capelli lunghi e scomposti,
dalle punte più scure delle radici, si vedevano lacrime. Mentre lo fissava,
le palpebre si mossero scoprendo iridi chiarissime, quasi trasparenti, che
spiccavano sugli occhi iniettati di sangue. L'orioniana appoggiò una mano
sul vetro, in corrispondenza del volto.
"Può sentirmi?" - domandò.
Farrel accennò al dottor Nolan, che premette un pulsante:
"Adesso si!" - borbottò il medico.
"Mi senti?" - chiese lei, a voce bassa. Sapeva di non dover urlare.
Il corpo del ragazzo vibrò per un istante, prima di dare un cenno di
assenso.
"Noi non vogliamo farti questo. Mi capisci?"
Gli occhi di lui si richiusero. Niente cenni di assenso. Alejana sentì sulle
spalle lo sguardo interessato di Nolan, ma non staccò il contatto visivo con
il piccolo Allen.
"Sai perché ti stiamo facendo questo?" - incalzò - "Tu lo sai, vero?
Possiamo rimandarti a casa. Perché tu vuoi rivedere i tuoi... Vero?"
Le spalle nude del ragazzo sussultarono ancora. Alejana si ritrasse,
irritata. Stava ridendo di lei?
"Come se non io sapessi... Lo so che i miei sono stati giustiziati" - la
voce
del ragazzo risuonò metallica attraverso i diffusori della gabbia. Spalancò
gli occhi, dalle pupille dilatate - "Lo so che ucciderete anche me. Ma
mio fratello mi vendicherà. Vi ammazzerà tutti!"
"Tuo fratello?"
"Tutti i ribelli del suo gruppo si chiamano fratelli e sorelle tra loro" -
spiegò Nolan - "Anche se non sono collegati da vincoli genetici. Il fratello
di cui parla è Coral, il loro capo. Uno di quei mezzi animali dei nativi di
qui."
"Quelli che chiami mezzi animali ti distruggeranno!" - urlò Allen, battendo
il palmo contro il vetro dell'agonizzatore. Alejana d'istinto si ritrasse -
"E distruggeranno il tuo imperatore!"
"Naturalmente" - commentò sarcastico il capitano Seldon. Alejana scambiò
un'occhiata con lui, staccandosi dalla gabbia di vetro, quindi alzò le spalle e fece
cenno al dottor Nolan di chiudere la comunicazione. L'uomo eseguì, poi tornò
a girare la manopola dell'agonizzatore.
Il colonnello Farrel si voltò verso il corridoio che portava ai piani
superiori. Il capitano Seldon lanciò un'occhiata espressiva ad Alejana King
prima di scrutare il corridoio verso il quale si stava incamminando il
colonnello. L'uomo si girò un istante, come sorpreso che i due stessero
esitando a seguirlo. Seldon fece passare ancora un paio di secondi prima di
decidersi ad alzarsi dalla poltroncina dell'anfiteatro.
Il colonnello si irrigidì. L'orioniana intuì il sorrisetto di
autocompiacimento che doveva aleggiare sulle labbra del capitano, mentre si
incamminavano nel corridoio. Il messaggio che lui era stato incaricato di
recapitare era sicuramente giunto a destinazione, adesso. Per quanto Jack
Farrel avesse ancora protettori importanti, nessuno di loro era abbastanza
potente da allontanargli di dosso il pericolo di un richiamo sulla Terra.
Non all'infinito, sicuramente. Ora, sapeva di doversi impegnare molto di
più. Una condanna per inettitudine non era appellabile.
"Francamente, colonnello, non capisco le sue difficoltà" - disse il capitano
Seldon - "E' per questo che lei ha richiesto l'intervento della nave più
nuova e potente dell'Impero. Per stroncare una ribellione fatta da
ragazzini?"
"Non sono certo tutti ragazzini - ribatté secco Farrel - Sono bene armati.
Riescono ad arrivare dovunque, sfuggendo ai nostri sensori. Ed in ogni caso,
io ho solo richiesto l'intervento di truppe fresche in supporto: le mie sono
state decimate da dozzine di attentati e di attacchi"
"Per non parlare delle diserzioni" - intervenne Alejana. Farrel sussultò.
L'orioniana sorrise sorniona:
"Si, sappiamo anche questo. Il vostro commissario politico è riuscito a far
arrivare alla nostra nave un rapporto, prima di sparire misteriosamente
qualche giorno prima del nostro arrivo" aggiunse lei. Farrel si fermò di
fronte alla porta di un ascensore, cupo:
"Purtroppo il commissario politico Humbert è stato una delle vittime di una
imboscata" - disse cupo Farrel - Il suo sacrificio e quello degli uomini che
erano con lui sarà ricordato con onore nell'Impero"
Seldon non commentò. Attese di vedere l'altro entrare nella cabina
dell'ascensore prima di seguirlo.
"Il nostro colonnello Miral avrà bisogno di tutti i dati tattici e
strategici per contribuire alla missione" - disse il capitano.
"Naturalmente. Nel mio ufficio ho tutto quello che..."
La luce dell'ascensore barcollò, si spense, mentre la cabina del
turboascensore si bloccava a metà. Alejana d'istinto si resse alla parete
con una mano, mentre l'altra correva al manico del pugnale legato alla
coscia. Nel buio improvviso sentì le esclamazioni dei due uomini. Ne
localizzò i respiri, puntando con forza le spalle ai pannelli.
"Sono loro! - urlò Farrel - E' un attacco!"
"Com'è possibile? - urlò Seldon - Come fanno a..."
Un nuovo scossone gli impedì di continuare, scagliando i due uomini addosso
ad Alejana. Il collo di Farrel odorava di sudore e di paura e l'orioniana
tentò di respingerlo, ma l'ascensore pendeva in maniera innaturale,
schiacciandolo contro di lei. Sotto le unghie, le pareti erano troppo lisce
per aggrapparsi.
Sentì la voce di Seldon. Era riuscito ad afferrare il comunicatore:
"Seldon a Thunder!Seldon a Thunder! Tre da teletrasportare! Tirateci fuori
di qui, immediatamente!"
Il pavimento tremò ancora. Capì che con un altro colpo l'ascensore si
sarebbe staccato dalle guide e che la cabina sarebbe precipitata. Attraverso
le paratie avvertì il suono dell'onda d'urto che si propagava all'interno
del condotto e mentalmente si preparò all'impatto.


PIANETA HAN II
Posizione: sconosciuta
Data stellare: sconosciuta
Ora: sconosciuta



Polly Miller aprì gli occhi, contando gli uomini. Otto figure in nero
controllavano i dintorni seguendo la procedura standard.
Nelle narici inalò il familiare odore di polvere di cemento e di morte,
mentre osservava la strada dove si trovavano. Sotto gli stivali, sentiva
scricchiolare il cemento sbriciolato dei palazzi. Era stata bombardata a
tappeto fin dai primi giorni di quella ribellione. Secondo le istruzioni che
erano state date dal colonnello Farrel, erano stati trasportati nella zona
degli edifici pubblici, ma nessuno dei palazzi che circondavano la zona era
più in piedi, e non sarebbe stata in grado di identificare la loro funzione
prima della guerra. Adesso erano solo rovine. In fondo alla strada, sapeva
che avrebbe visto una piattaforma che sosteneva ancora il basamento di una
statua - o forse era stata una fontana, chissà.
Non perse tempo a controllare il tricorder od aprire il comunicatore. Sapeva
che il comunicatore non avrebbe funzionato e che il tricorder non avrebbe
segnalato nessuna forma di vita intorno a loro, o almeno, nessuna a parte
quelle degli uomini che le erano davanti. Li contò di nuovo, come per fare
l'appello.

Maril.

Dobbs.

Yung.

Boyl.

Conrad.

Leha.

...Sayed. Mancava Miral, ma si sarebbe chiesta un'altra volta dov'era andato
a finire il suo colonnello. Adesso doveva capire cosa fare per tornare viva a
casa... Sulla sua nave.
Tanto, gli altri in ogni caso non ce l'avrebbero fatta...



ISS THUNDER
Plancia di comando

Data astrale: 03/02/2284
Ora: 22,31 circa


"Capitano in plancia!" - avvisò Bellatrix Laris, facendo scattare
sull'attenti gli ufficiali di turno.
"Capitano, nel suo studio!" - la corresse Seldon, percorrendo la plancia a
lunghi passi decisi, seguito dalla primo ufficiale - "Ed anche voi!" -
aggiunse, puntando un dito contro di lei e contro l'ufficiale politico. La
vulcaniana alzò un sopracciglio e si diresse verso la porta dello studio del
capitano, subito imitata da Bellatrix.
Il capitano si sedette sulla poltrona della sua scrivania ed attese un
istante che le donne prendessero posto. Dopo qualche istante, si aprì la
porta dello studio e li raggiunse il colonnello Miral.
"Avete visto sugli schermi quello che è successo giù, su Han II?"- attaccò
Seldon.
"Non proprio. Stavo facendo un breafing con i miei uomini quando è avvenuto
l'attacco" - disse Miral - Quando sono stato avvisato, l'attacco dei
terroristi contro la nostra Base si era già concluso"
"Dalla nostra postazione tattica, abbiamo identificato e bombardato la zona
da cui è partito l'attacco... Ma senza alcun risultato visibile, purtroppo"-
rispose T'Val.
"La zona da cui è partito l'attacco risultava desertica e priva di alcuna
forma di vita sia prima che dopo. Io ho registrato tutto dalla postazione
scientifica" - disse Bellatrix - "Insieme all'ufficiale politico. Quando
siete arrivati, stavo riguardando le immagini registrate dai nostri
strumenti" - disse l'ufficiale scientifico - "Ecco, guardate voi stessi.
Posso?" - la donna si alzò in piedi, allungando la mano verso un tasto sulla
scrivania del capitano. Sulla parete si illuminò lo schermo.
"Qui siamo immediatamente prima dell'attacco" - indicò la betazoide. Sullo
schermo era visibile la cupola della Base. Si intravvedevano le torri nere
del centro operativo nel quale Seldon e la King erano stati fino a pochi
minuti prima. Allargò la visuale fino a ridurre la cupola a poco più di un
circolo scuro immerso nel colore rosso crudo del deserto. In distanza, linee
diritte puntavano verso le rovine di quella che era stata la città
principale del pianeta.
"Fra le rovine della città vivono tuttora centinaia di migliaia di persone,
tutte nelle periferie... Il centro cittadino, che aveva ancora in piedi gli
antichi palazzi del governo locale, è stato completamente evacuato. E' certo
che fra i superstiti ci siano i membri della ribellione, ma finora le
decimazioni e delle rappresaglie del colonnello Farrel sulla popolazione
civile non sono riuscite a stroncarla. E adesso..." -
Bellatrix regolò il passo del filmato ad un fotogramma dopo l'altro. Una
serie di lampi brillarono sulla superficie grigia della cupola. Alejana si
avvicinò, osservando quei lampi quasi con bramosia :
"Da dove sono stati lanciati?" - domandò l'orioniana - "Da dove proveniva
l'attacco?"
"Esattamente da qui" - l'ufficiale scientifico bloccò il filmato e centrò
una zona desertica non lontano dalla cupola.
"Un momento..." - intervenne Miral. Le sue antenne erano puntate in
direzione dello schermo - "Sta dicendo che Farrel è tanto idiota da non
tenere sotto il suo stretto controllo la zona d'ombra attorno alla sua base
operativa? E' un errore strategico elementare, in una situazione come
quella!"
"Non lo ha fatto" - rispose Seldon - "Nemmeno uno come lui può essere
così tanto stupido. L'intero deserto è sotto controllo 24/7 con sensori e
pattuglie armate. Ma i ribelli in qualche modo riescono a sfuggire sia ai
sensori che alle pattuglie." - si interruppe un istante, sorvegliando le
espressioni degli ufficiali, poi continuò - "Se questo è vero... Se quei
ribelli sono realmente riusciti a trovare un sistema per schermarsi dai
sensori imperiali, al punto da riuscire ad attaccare senza farsi scorgere
una nostra Base protetta da un campo di forze di ultima generazione, forse
Farrel non sta esagerando nel definire pericolosi quei piccoli bastardi...
Ed è nostro preciso dovere imporre a questa gente un castigo esemplare"
"E' logico" - intervenne T'Val - "Per la gloria del nostro Impero, non
possiamo permettere a questa gente di ribellarsi impunemente. Il castigo
deve essere esemplare e senza remissione"
Seldon si rilassò sulla poltrona:
"Non così in fretta" - disse. "Sul pianeta vivono anche leali sudditi
dell'Impero, trasferiti qui per colonizzarlo e sfruttarne le risorse secondo
le sue leggi. Spero di avere tutto il vostro supporto in nella scoperta dei
veri colpevoli per poterli colpire con tutta la forza dell'Impero. Non
possiamo punire la popolazione civile, a meno che non si scopra una sua
complicità alla ribellione."
La vulcaniana aggrottò le sopracciglia, ma Bellatrix quasi sorrise a quelle
parole. A nessuno degli ufficiali poteva sfuggire quanto stava realmente
dicendo Seldon: il pianeta sarebbe stato messo a ferro e fuoco, secondo ogni
buona tradizione dell'Impero... Ma non prima che il capitano avesse messo le
mani su qualunque cosa usassero i nativi per nascondere i loro attacchi dai
sensori imperiali. A voce alta:
"Se il colonnello Farrel può passarci le informazioni sui precedenti
attacchi dei ribelli, potremmo cominciare ad analizzarli, assieme a quello
di oggi, per scoprire se seguono uno schema" - propose la betazoide.
"E' una buona idea, comandante" - approvò il capitano.
"Nel frattempo..." - disse Alejana King - "Colonnello Miral, se non sbaglio,
lei ha già le sue istruzioni, vero?"
"Naturalmente" - gli occhi dell'andoriano mandarono lampi irosi - "Stavo
appunto informando i miei delle istruzioni ricevute quando c'è stato
l'attacco"
*E sappiamo tutti che si tratta di istruzioni che non sono piaciute per
niente, Miral* - pensò maliziosa Bellatrix.
"Io avrei una proposta" - fece T'Val quietamente. Gli occhi sospettosi di
Alejana si spostarono sull'ufficiale politico.
"Sarebbe?" - domandò il capitano.
"Secondo le note, fra i cittadini dell'Impero che vivono sul pianeta ci sono
molti vulcaniani" - fece notare T'Val.
"Lo so. Sono stati..." - Seldon si interruppe per cercare un sinonimo alla
parola 'deportati' - "trasferiti qui da Iota Vulcano IV, una colonia di
vulcaniani"
"Un pianeta che è stato debitamente punito dalle forze imperiali" -
sottolineò T'Val - "E' molto facile che ci siano simpatizzanti dei ribelli
fra di loro. Un altro vulcaniano, o meglio una vulcaniana potrebbe avere
buon gioco a mescolarsi con loro"
"Non è così facile!" - reagì il primo ufficiale - "Pensa di andare lei? Come
diavolo pensa di accattivarsi la loro fiducia? Per quanto siano mezzi
animali, come dice Farrel, dubito che sarebbero così idioti da far entrare
nella loro ribellione il primo che capita"
"Primo, non intendo semplicemente infiltrarmi fra loro, ma solo...
comprendere la portata della loro propaganda e di conseguenza la dimensione
della ribellione contro l'Impero. Dobbiamo sapere quanto vasto e diffuso è
il supporto della popolazione civile, per sapere quanto a fondo dovranno
incidere le forze imperiali per schiacciarla. E comunque non sarei il primo
che capita." - disse T'Val - "Ma la figlia di una donna nota per essere
stata giustiziata per ordine dell'Imperatore in persona. Fra i vulcaniani la
vicenda della mia famiglia è abbastanza nota... Non è molto noto invece il
fatto che io sia membro della Flotta Imperiale. Ho controllato: su Han II
vivono, fra l'altro, anche alcuni lontani parenti della famiglia di mia
madre. Sono sicura di potermi presentare a loro fingendomi in fuga"
"E' troppo semplice..." - interloquì Miral - "Non riuscirai a dargliela a
bere"
"Non intendo 'dargliela a bere', secondo la sua colorita espressione,
comandante... Non a lungo almeno. Solo quanto sufficiente a farmi rendere
conto della dimensione e del potere dei ribelli" -
"Perché no, in fondo?" - intervenne il capitano Seldon - "Sono sicuro che il
comandante T'Val conosce il suo mestiere...."
E che è una buona occasione per liberarsi della tutela ingombrante
dell'ufficiale politico, fece in tempo a pensare Bellatrix. Bisognava dire
che era bravo, il capitano Seldon, a non trasudare gioia alla
prospettiva che l'altra gli aveva messo su un piatto d'argento.
"Ha il mio permesso per infiltrarsi fra i vulcaniani del pianeta,
comandante..." - sentì il capitano continuare - "Può iniziare quando vuole,
ma voglio che faccia rapporto alla nave ogni dodici ore locali e che non
prenda iniziative senza informarmi. Chiaro, comandante?"
"Chiarissimo, capitano" - sulle labbra della vulcaniana comparve una sorta
di sorriso - "Avrò bisogno tuttavia dell'aiuto del dottor Van Ladden"
"Perché? Non ha detto che si presenterà con il suo nome?" - domandò
vivacemente Alejana.
"Infatti. Ma sarebbe assurdo che una ricercata vagasse per il territorio
imperiale conservando il proprio aspetto" - rimarcò T'Val - "Devo essere
io... Ma non avere la mia faccia, o non sarei credibile, neanche per quel
minimo indispensabile a rendermi conto della portata della ribellione."
"Bene, signori" - concluse Seldon, alzandosi in piedi - "Ognuno di noi ha
molto da fare. Non possiamo permettere a questi mezzi animali di
infastidirci. E' nostro preciso dovere fare il massimo per supportare le
forze imperiali nella loro lotta per rendere pacifica e sicura questa
regione dello Spazio. Per la gloria dell'Impero, signori: Al lavoro!"


PIANETA HAN II

Posizione: sconosciuta
Data astrale: sconosciuta


"Tu seguirai i miei ordini, Sayed! E non andremo da quella parte!" - sibilò
Polly Miller furibonda. Gli occhi del subordinato la fissavano sbalorditi -
"Vuoi finire di fronte ad un plotone, per insubordinazione? Non hai che da
dirlo... Sono pronta anche adesso!"
"No, signore!" - mormorò l'uomo, quasi senza fiato - "Io dicevo solo che..."
"Cosa? Cosa stavi insinuando?"
"Niente, davvero, signore!" - protestò l'uomo - "E' solo che le istruzioni
ricevute durante il breafing dicevano..."
"So benissimo che cosa ha detto il colonnello Miral, stupido!" - sbraitò la
Miller - "C'ero anche io a quel dannato briefing! E se fosse qui, Miral
sarebbe il
primo a dirti che cosa fare delle istruzioni ai breafing che si tengono
lontano dai campi di battaglia..." - la voce di Polly si incrinò un poco.
Sperò che l'altro non si fosse accorto della sua preoccupazione per lui -
"Ma Il colonnello Miral non è qui. E che non siamo in grado nemmeno di
parlare
con lui, o con la nave, da quando siamo stati teletrasportati sulla
superficie di questo fottuto PIANETA!" - terminò urlando.
Sayed tacque, abbassando lo sguardo. Polly approfittò della pausa per
guardarsi intorno, fissando gli uomini che a loro volta evitavano di
guardare la scena, mostrando evidente imbarazzo. Era riuscita a convincerli
a rimanere in una posizione riparata o quasi, ma dal loro punto di vista,
lei doveva sembrare impazzita o isterica... O forse le era spuntata fuori
una seconda testa dalla schiena e non se ne era accorta. O magari avrebbe
finito con lo scoprire di essere finita sul set di un dannato vecchio
olofilm, e non le mancava altro che di mettersi a cantare I Got You Babe in
mezzo alla strada, con equipaggiamento pesante e fucile da usare come
bastone per il tip tap.
*Il fatto è che non posso dire niente a nessuno di loro... Ci ho già
provato, dannazione!* - pensò Polly disperata. Non c'era niente che potesse
fare?
Respirò a fondo, per riprendere il controllo:
"Adesso vi dirò io cosa dobbiamo fare" - disse, cercando di simulare
sicurezza - "Non, e sottolineo non, faremo quello che ci si aspetta da noi.
So che in teoria dovremmo tornare al luogo di teletrasporto e attendere lì
che qualcuno si degni di venirci a tirare fuori da questo fottuto buco, ma
non attraverseremo quella strada" - puntò il dito in direzione del palazzo
di cemento grigiastro che si scorgeva da dietro il piedistallo della fontana
distrutta - "Quella strada, dicevo, circondata da rovine da cui spuntano
cecchini ad ogni passo... Abbiamo già perso Maril e Yung, dannazione! In due
diversi attacchi di cecchini. E vi dico anche perché non andremo al luogo
del rendez vous..." - tacque un istante - "Perché nessuno può venirci a
prendere laggiù. Come non abbiamo il segnale dei nostri comunicatori, sulla
nave non possono rilevare la nostra posizione sui loro sensori. In qualche
modo i ribelli riescono a impedire ai sensori della nave di vederci... E se
non possono vederci, e non possono comunicare con noi, non possono nemmeno
teletrasportarci via da qui. Dobbiamo cavarcela da soli... Siamo soli."

E chissà dov'era andato a finire Miral.


PIANETA HAN
Posizione: sconosciuta
Data stellare: sconosciuta


Le antenne si mossero per prime, prima ancora delle palpebre, come tastando
l'ambiente circostante per valutarne la consistenza.
"Curioso... Mmmolto curioso" - la voce gli veniva di lontano. O forse gli
sembrava solo lontana, ed invece era vicinissima a lui, con quel curioso
tono - come mugolante - nel pronunciare le parole in federale standard. Gli
ricordava il suono emesso dai vermi del ghiaccio poco prima di morire,
quando venivano buttati sulla piastra bollente - forse appena più basso di
così, ma non di molto.
Era disteso, nudo su qualcosa di caldo e rigido come pietra. La pietra aveva
la consistenza e la ruvidezza della pomice. Quando provò a muovere le dita,
si accorse di essere impedito nei movimenti. Provò a respirare più a fondo,
ma qualcosa gli opprimeva il petto.
"So che è sveglio... Commmandante Mmiral"
Gli occhi del colonnello Miral si aprirono di botto. Di fronte a lui apparve
un uomo di piccola statura. I capelli erano più bianchi dei suoi ed
apparivano sfibrati, ma il volto di lui, con quei suoi occhi color cremisi
su un volto liscio e privo di rughe, emanava una brusca energia.
Provò a muoversi, ma il suo corpo appariva come incollato alla rigida lastra
di pietra sotto di lui. Si accorse di poter a malapena articolare il collo.
Il luogo dove si trovavano era una sorta di caverna sotterranea, scavata nel
vivo di una roccia di colore rossastro luminescente.
"Il mio nome è Miral del clan..." - iniziò.
L'uomo alzò una mano con un gesto imperioso:
"So chi è lei ed in realtà non mi interessa affatto quello che ha da dire
sul suo nome, grado e numero di matricola... So già quasi tutto quello che
mi interessa su di lei"
"Ed immagino che sia per quel quasi che io sono ancora vivo, vero?" -
sogghignò Miral sarcastico.
"E' ancora vivo perché io ho deciso così" - rispose l'alieno - "E niente
altro"
"Ci sarà un motivo" -
"C'è" - rispose l'alieno laconico - "Lei è il primo andoriano che vede la
mia gente. L'impero ha trasportato qui per vivere al nostro posto
Vulcaniani, umani di ogni tipo... Ma non avevo mai visto un andoriano"
"Il meglio viene alla fine" - commentò sarcastico Miral.
"Non ne sono sicuro..." - fece l'uomo.
Le pupille erano differenti da quelle di qualunque altra razza che Miral
avesse visto. Sembravano più simili a quelle di un rettile, con la pupilla
nera ridotta ad una sottile linea verticale che divideva esattamente a metà
una vasta iride rosso cupo.
"Dove sono gli altri membri della mia squadra?" - domandò infine Miral -
"Sono morti?"
L'alieno scosse la testa, in un gesto che Miral trovò curiosamente umano:
"No... Adesso non comprendi... Ma li vedrai... Prometto che li vedrai"
Arretrò, lentamente, senza mai perderlo di vista. Arrivato alla parete si
fermò un istante, quindi fra di loro si frappose una parete rocciosa.
Istantaneamente, Miral sentì l'oppressione sul petto svanire. Provò a
muovere le dita, quindi un piede. La lunga costrizione lo fece gemere per i
crampi, ma forzò il movimento. Con prudenza, si tirò su a sedere, quindi
poggiò le estremità a terra, fissando il punto della parete dietro il quale
era svanito l'alieno.
Allungò una mano per toccare la superficie rocciosa. Sembrava avere la
stessa identica consistenza ruvida, da pietra pomice, del piano sul quale era
stato disteso fino a qualche istante prima.
Avvertì un rumore.
Dietro di lui si era aperta un'altra sezione della parete rocciosa. Si
avvicinò, chiedendosi che cosa quegli alieni avessero in serbo per lui.
Emise un'esclamazione, si avventò verso la fenditura.
Una mano invisibile percosse il suo corpo con una scarica elettrica
scagliandolo contro il lettino, bloccandogli il respiro. Miral gemette,
piegandosi a terra. Tutto il suo corpo gridava di dolore, mentre le sue dita
si aggrappavano alla pietra ruvida in cerca di un appoggio.
Si rialzò, ansimando. Allungò di nuovo la mano, in direzione dell'apertura
nella roccia, ed avanzò piano, finché sentì sotto le dita qualcosa di caldo
ed urticante.
"A quanto pare, questo è il limite della mia cella" - mormorò fra sé Miral,
avvicinandosi per affacciarsi alla fenditura. Si appoggiò all'uscio, l'urto
subito gli faceva ancora male.
Dall'altra parte, poteva vedere una serie di lettini di pietra uguali al
suo. Dalla sua posizione, non riusciva ad identificare con certezza tutte le
figure immobili sui lettini, e non poteva sapere se erano ancora vivi, o se
lo erano tutti, ma prese fiato ed iniziò a gridare...
"T'VAAAAAAL...!"


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04.02 - Tradimenti

Autore: Capitano Ricardo Seldon

Pianeta Han II -- luogo e data imprecisati.

Per quanto Miral urlasse, realizzò che quella cella era insonorizzata. Cercò di battere il pugno contro il limite della cella per richiamare l'attenzione di T'Val, ma avvertì solo una dolorosa fitta, come se mille aghi gli si conficcassero nella carne. Si concesse solo una smorfia di dolore. Immaginava che Coral fosse poco distante da lì per gustarsi la scena e non voleva dargli altre soddisfazioni.
T'Val nel frattempo era montata a cavalcioni su Polly, distesa in uno dei letti nell'ambiente di fronte a sé la terrestre si dimenava senza poter riuscire a divincolarsi dalla presa dell'ufficiale politico che presumibilmente stava praticando sul maggiore la stretta vulcaniana.

I movimenti scomposti di Polly fecero capire all'andoriano che la sua commilitone stava avendo la peggio.

"T'VAAAAL... MILLEEER"....urlò ancora Miral.
Gli occhi rossi di Coral, nascosto nella penombra ebbero un guizzo ed il sorriso dai denti aguzzi fece capolino dall'oscurità . Stava forse scoprendo un punto debole dell'andoriano attraverso i suoi amici e senza leggere nella sua mente.


ISS Thunder -- 07/02/2284 ore 18,30 - Studio del capitano.

I momenti in cui Seldon provava furia e rabbia erano veramente rari e l'emicrania che stava per impossessarsi di lui ne era il prevedibile corollario. Aveva mangiato controvoglia una piccola parte della sua cena, mettendo il vassoio in disparte e tenendo sul tavolo una tazza di caffè ancora fumante.
Aveva convocato il colonnello Farrel proprio durante la sua cena orinandogli di salire a bordo della Thunder.
Sebbene Farrel non avesse fatto mistero del suo disappunto nell'essere convocato proprio in quel momento, Seldon insistì.
Era un segnale, l'inizio di una vendetta che da lì a poco non avrebbe tardato ad arrivare.
Quando Farrel entrò, trovò Seldon, King e Laris sedute che parlavano con il capitano.
"Colonnello -- Disse Seldon - venga pure avanti"
Farrel si guardò intorno ma non vide poltrone.
"Oh... sì... la inviterei a sedersi ma come vede non ci sono poltrone."
"Capitano, cosa ci sarebbe di così vitale che non poteva essere discusso tra mezz'ora?"
Seldon si alzò dalla sua poltrona, seguito dallo sguardo dei suoi ufficiali : " Un ufficiale dell'Impero deve essere sempre pronto, colonnello. Non esiste sonno, cibo o svaghi di nessuna natura che debbano distoglierci dal nostro dovere verso l'impero. Se le chiedo di venire a bordo IMMEDIATAMENTE , pretendo che i miei ordini siano eseguiti alla lettera."
"Lei è un mio pari grado, Seldon. Io sono il reggente militare di Han II e lei è solo un ospite...."
Seldon scoppiò in una fragorosa risata."Io OSPITE? "
Fece il giro del tavolo e si piazzò a pochi centimetri dal viso del colonnello "Ora qui comando io,colonnello. Lo stato maggiore dell'Impero le ha tolto il comando delle operazioni su Han II e le ha date a me". Seldon gli diede un padd con il dispaccio dello stato maggiore.
Nel leggerlo Farrel impallidì.
" N...non capisco " balbettò Farrel.
"E' semplice colonnello. Lei non riesce a garantire la sicurezza di una postazione dell'Impero, permettendo a dei ribelli di andare dove meglio credono e di fare ciò che vogliono. Grazie alla sua incompetenza non ho più notizie del mio ufficiale politico, del colonnello Miral e del maggiore Miller, nonché dei tre quinti dei MACO della mia unità". La riscossione dei tributi dello scorso anno non è stata completata."
Lo sguardo di Seldon incrociava quello di Farrel. Ricardo percepì nuovamente quell'odore di sudore misto a paura che il suo dirimpettaio emanava
"Se i MACO non danno notizie, non è mica colpa mia, Seldon, semmai della loro incapacità."
"Apra bene le orecchie, Farrel. I MACO sono andati in una zona operativa su sua indicazione. Non è da loro non dare notizie. Io non capisco perché non mi abbiano dato ordine di giustiziarla, ma eseguirò gli ordini dello stato maggiore. Lei resta come osservatore ed eventualmente come collaboratore in questa operazione. Devo aggiungere altro?"
Lampi di odio balenarono negli occhi di Farrel che fece dietro front ed uscì dalla sala.

Poco dopo

"Perché non l'ha ucciso, capitano?- chiese Laris -- avrebbe potuto dire che Farrel si era ribellato all'ordine e che l'aveva aggredito. Nella colluttazione poi lei aveva avuto la meglio..."
"E noi avremmo testimoniato che le cose siano andate proprio così, capitano" aggiunse Alejana, scambiando uno sguardo d'intesa con l'ufficiale scientifico.
Ricardo sorseggiò il suo caffè. Le tempie gli pulsavano ancora.
"Farrel ha sempre degli agganci al Quartier Generale e se qualcuno ha deciso di mantenerlo ancora in vita ci sarà un motivo. - Ricardo guarò le due donne mentre si sedeva pesantemente sulla sua poltorna. - E poi per ora serve vivo anche a me."
* Un capro espiatorio se le cose andranno male, potrà sempre tornare comodo.*
^!^ Infermeria a capitano Seldon ^!^
^!^ Qui Seldon ^!^
^!^ Capitano, siamo pronti. Attendiamo il suo ok ^!^
^!^ Portate il carico in sala teletrasporto 2. Vi raggiungerò lì. Seldon chiudo.^!^
"Signor King con me, Signor Laris può andare."


Turboascensore 1

"Cosa hai in mente, Ricardo? Credi che quell'impertinente di Laris si lasci scappare quest'occasione per metterti in cattiva luce e magari farti fuori?"
"No, affatto. Ho un piano. Ora vedrai la mia prima mossa."
Entrando in sala teletrasporto Alejana ebbe un attimo di sbigottimento ma si riprese subito. Riconobbe il capitano Sensini, braccio destro di Farrel appoggiato sulla consolle dei comandi del teletrasporto, mentre tre uomini della sicurezza controllavano una sua perfetta copia legata come un salame.
Il capitano fece un cenno all'uomo appoggiato al teletrasporto. Questi prese un phaser e sparò all'uomo legato che morì sul colpo. L'acre odore di ozono e di carne bruciata pervase la piccola sala.
"Va bene Rizzo, proceda pure. Voglio dei rapporti ogni 12 ore. Devo sapere cosa faccia quell'incapace di Farrel e soprattutto faccia attenzione al dottor Nolan. Dietro ad un aspetto sciatto e dimesso secondo me quel figlio di puttana nasconde qualcosa."
"Ricevuto capitano"
Le volute azzurrine del teletrasporto circondarono il finto capitano Sensini che sparì in un attimo.

Corridoio 4

"Hai mandato Rizzo, l'uomo più fidato che hai in pasto ai leoni? Secondo me era più utile qui."
"Sei tu l'uomo più fidato che ho, mia cara"
Alejana rimase ancora perplessa , non sapeva se prendere quell'affermazione come un complimento o meno. "In ogni caso credi che per Rizzo con la plastica facciale basti stare alla larga da Nolan? "
"Rizzo è un uomo dalle mille risorse"
"E che non è immune dal tradimento.." ribattè Alejana
"E tu credi che io sia diventato capitano per caso? Ho una contromossa anche per un suo ipotetico voltafaccia. A questo proposito vai in plancia a sostituirmi ti raggiungerò tra una mezz'ora"
"Cosa devi fare?
"Attivare la mia contromossa, mia cara"


Infermeria, 10 minuti dopo


L'infermeria era stranamente vuota, eccezion fatta per due sagome umanoidi ansimanti nella penombra.
Un gridolino soffocato di un timbro femminile uscì da dietro una tenda divisoria.
Gemiti.
Sospiri.
Un altro suono roco e rantolii soffocati.
Un ritmico pulsare meccanico, associato ad un cigolio del letto dietro alla tenda fece da cornice ad un grido finale e liberatorio della donna.
I corpi si separarono dal precedente abbraccio.
Lei ansimava ancora, gli occhi socchiusi ed il volto rilassato.
Lui si alzò e si rivestì.
"Vai via così presto, tesoro?"
"Ho dei doveri su questa nave"
"E non pensi alla tua Lena?"
"Certo, dottoressa Hernandez. Questo è il modo per ricompensare la tua collaborazione, sia per l'intervento chirurgico, sia per l'inserimento di quella capsula nel corpo del nostro amico"
"Quando ci vedremo, tesoro?"
" Appena possibile, Lena. Prometto." Si aggiustò la divisa allo specchio.
* Per fortuna che i graffi alla schiena potevano essere scambiati per altri già ricevuti stanotte *
"Ciao Lena....e ricordati di aerare i locali"
"Ciao mio maschione. A presto"
Il capitano guadagnò l'uscita per raggiungere la plancia prese tra le mani un piccolo dispositivo radio con un pulsante bloccato ad una sicura.
Lo rigirò tra le dita, .
* Questo sarà utile nel caso tu voglia fottermi, Rizzo*
Ripose il dispositivo in una tasca della sua casacca e si concesse un mezzo sorriso: l'emicrania stava passando.


Pianeta Han II - luogo ed ora sconosciuti.

Coral stava iniziando ad avvertire stanchezza. Controllare la mente della vulcaniana era cosa abbastanza difficile.Le menti disciplinate ed organizzate lo impegnavano molto. Ovviamente l'arma della persuasione era sicuramente più potente di qualsiasi controllo mentale o di immagini e pensieri indotti, ma mentre per i vulcaniani trapiantati su Han II aveva avuto tutto il tempo di usare la persuasione e la logica, con T'Val non poteva permettersi quel lusso che si chiamava tempo.
Quella donna lo impegnava abbastanza.
Anche l'andoriano sembrava avere qualche forma di condizionamento che gli permetteva di resistere ad alcuni dei suoi tentativi di plagiarlo.
Doveva assolutamente trovare un punto debole, trovare cosa facesse veramente paura a quel curioso bipede con le antenne da lumaca.
Per il momento avrebbe fiaccato la sua resistenza fisica aumentando a poco a poco la temperatura della sua cella... Il disagio fisico era un buon metodo per allentare le resistenze mentali.
Il medico invece non aveva destato particolari problemi per lui, almeno per ora. Scoprire il suo atteggiamento bipolare e far leva sui due Luther era stata cosa abbastanza semplice. La cosa più difficile invece era capire di volta in volta quale dei due Luther prendesse il sopravvento.
Passò davanti alla sua cella e lo vide ancora sotto sedativo.
* Bene. Tu sarai il mio jolly, Dottore. Non immagini nemmeno quanto ci divertiremo, mio caro Luther. Il giorno in cui libererò questo pianeta dal maledetto giogo dell'impero e noi paria, noi additati come mostri ed abomini, sovvertiremo questo assurdo e falso sistema, si avvicina *


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04.03 - Amici e nemici di letto

Autore: Comandante Alejana King

ISS Thunder - Infermeria
Data: sconosciuta - Ora: sconosciuta

"Perché?"
"Perché cosa Dottore?"

Il volto dell'Ufficiale Scientifico era impenetrabile... Luther però sapeva che anche lui poteva essere altrettanto impenetrabile per lei. Uno dei pochi su quella nave, un altro motivo per cui ringraziare il suo coinquilino.

"Lo sa benissimo Bellatrix... che senso ha questo 'regalo'?"
"Non vedo perché io non possa fare un regalo al nostro Ufficiale Medico Capo... su Ptholemeus ho avuto modo di trovare quegli oggetti. Non sono di mio interesse, quindi perché non darli a lei."

Luther fece scorrere lo sguardo sul metallo lucido davanti ai suoi occhi.
Lame.
Forbici.
Pinze di varia dimensione... ma quello che lo aveva attratto fin da subito era stato uno scalpello di forma particolare. Più che uno scalpello sembrava un punzone.
Quello non era uno strumento medico.
Era strano che la donna glielo avesse portato, era troppo avveduta per ignorare che quello non era un giocattolo da infermeria. Eppure il suo sguardo continuava ad essere attratto da quel punzone.

* E tu lo sai dannazione! Tu sai che mi sarebbe interessato! *

Il suo coinquilino sembrava molto curioso all'idea di provare quel punzone su qualche cranio, e lui stava facendo molta fatica a tenerlo a bada.


Pianeta Han II
Luogo e data imprecisati

* Sei davvero interessante Dottore. Ho trovato in fretta la chiave per portare il tuo coinquilino alla luce. Ora potrò usare questa chiave per gestire lui... ma dovrò trovarne una per tenerlo a bada e richiamare la tua parte controllata. *

Coral si allontanò lasciando Luther al suo lento risveglio, voleva che si ridestasse perché aveva bisogno di averlo lucido e si spostò verso la gabbia della vulcaniana.
Lei era altrettanto interessante, molto più di tutti quelli della sua razza con cui aveva avuto a che fare in quegli anni. Stava ancora indagando nella sua mente, aveva molti ricordi interessanti.
Molti anni prima che arrivassero gli imperiali quelli come lui si dilettavano nella ricerca di emozioni vivide che potessero essere vissute a livello puramente cerebrale, ora paradossalmente ne avevano pure troppe da vivere, ma T'Val riusciva a fargli tornare il desiderio di esplorare l'emotività che pensava di aver dimenticato.

* Siete così diversi... eppure non vedo l'ora di averti sotto il mio totale controllo Dottore. Attendo con ansia di potervi mettere nella stessa gabbia. *


ISS Thunder - Alloggio del Comandante King
Data: 07/02/2284 - Ore: 23:45

Forse quella era una delle rare volte in cui usufruiva del suo alloggio.
Di solito erano concomitanti con le giornate nelle quali Ricardo aveva l'emicrania, e quelle rare volte ne approfittava per divertirsi e vagare liberamente.

^!^ tbrlip ^!^

"Avanti."

La giovane donna che entrò nella stanza piaceva molto ad Alejana.
Mancava di alcune caratteristiche indubbiamente interessanti che Ricardo e gli altri ufficiali di sesso maschile della nave avevano, ma a volte poteva essere interessante spaziare. Soprattutto se questo le permetteva di tenere d'occhio alcuni movimenti a bordo.

* Tu sei Capitano amore mio, ma io sono il tuo 'uomo di fiducia'... *

Si alzò avvicinandosi alla donna, sospingendola verso il letto. Quando le fu impossibile indietreggiare oltre Lena Herndarez fece resistenza.
Alejana la spinse con più forza facendola cadere sul letto e dopo essersi seduta a cavalcioni del sottile corpo della Dottoressa le alzò il corpetto per liberare il seno abbondante.
Nel silenzio della stanza i pensieri dell'orioniana continuavano a dividersi tra la donna ed il suo amante.

* Chissà se ti interessa anche perché ha queste tette così grosse rispetto alle mie. *

Adesso aveva di meglio da fare, e dopo ci sarebbe stato da parlare con la Dottoressa. Scosse la testa, come per liberarla dai pensieri e si abbassò verso quel seno florido con le labbra già socchiuse.
Lena Hernandez alzò le braccia sopra la testa godendosi quell'assalto così diverso e così simile a quello del 'suo' Capitano.


Qualche tempo dopo

"E se ci scoprisse?"
"Dipende Lena."

La donna era stesa sulla pancia, con il volto girato verso il Primo Ufficiale.

"Da cosa?"
"Se entrasse ora, con tutti i feromoni che ci sono in giro, sicuramente non si lascerebbe scappare l'occasione."

Una risatina leggera provenne dal corpo ancora caldo della Dottoressa.

"Come si sta senza la 'statua'?"
"Quasi rilassante. Se non fosse per il Capitano che fa strane richieste."
"Hai fatto quello che ti ha chiesto Ricardo?"
"Ovviamente sì... - un sospiro convinto - ...chi può dirgli di no?"

Alejana sorrise tra sé, come dare torto a quella donna. Ricardo aveva un indubbio fascino, anche per lei che poteva controbattere le sue armi quasi alla pari, poteva solo immaginare quale potere avesse in mano nei confronti di razze sessualmente inferiori, ma non avrebbe mai potuto provarlo essendone anche lei dotata.
Una mano verde si posò sulle natiche ambrate della terrestre, Lena sospirò di nuovo.

"Vuoi forse dire che a me riesci a dire di no?"

Alejana si era voltata verso di lei, e stava dando fondo a tutte le sue capacità. Gli occhi di Lena si legarono ai suoi, le pupille dilatate come sotto l'effetto di potenti droghe.

"N...no..."
"Brava Lena, allora sai cosa facciamo? Tu continua a fare tutto quello che Ricardo ti chiede... e se lo fai io continuerò a giocare con te. Va bene?"
"S...sì..."
"Vuoi giocare ancora Lena?"
"S...sì... ti prego..."
"Brava Lena, sei davvero indispensabile. Allarga le gambe..." la mano dalla pelle verde scivolò tra le cosce della terrestre.


ISS Thunder - Alloggio del Comandante Bellatrix
Data: 08/02/2284 - Ore: 02:15

Laris era irritata.
Da quando era arrivato a bordo quell'uomo faceva sempre più fatica a controllarsi... aveva gettato le basi per guadagnarsi un favore da parte della 'statua', ma anche quel cretino l'aveva delusa sparendo su quel dannatissimo pianeta che stava sotto di loro.
Si stava rigirando nel letto nel disperato tentativo di cercare una soluzione.
Quell'uomo la stava mettendo con le spalle al muro e questo la irritava molto, con T'Val fuori gioco c'erano pochi ufficiali a bordo in grado di tenere sotto controllo Seldon.
La sua amante ovviamente tramava come sempre a suo favore... almeno così faceva credere.
Ad aggravare il tutto quell'accidente di Jones sembrava essersi innamorato perdutamente del cervello di Seldon... o forse era il Capitano ad aver perso la testa per Jones!

"Basta!!!!"

Buttò le gambe giù dal letto, infilò l'uniforme e si apprestò ad uscire. Meglio andare in laboratorio che non perdere la nottata a rimuginare a vuoto.
Sicuramente la distrazione del lavoro le avrebbe ripulito il cervello permettendole di trovare anche una soluzione ai suoi problemi.
Uscì dal suo alloggio, nonostante la situazione durante il turno di notte regnava quasi il silenzio. In realtà sapeva per certo che Seldon quella notte avrebbe dormito poco, la situazione esigeva una sua presenza quasi costante. C'erano decisioni che non poteva demandare a King.
Svoltò seguendo la curva naturale del corridoio e si fermò di colpo, tornando rapidamente indietro.
Poi sbirciò oltre la curva.
Dall'alloggio del Comandante King stava uscendo la Dottoressa Hernandez.

* E brava la nostra King... così quando il tuo adorato amante non c'è, giochi su altri fronti... e se le voci della sezione scientifica sono vere, quel fronte è in comune proprio con il nostro geniale Capitano Seldon. A volte la notte porta davvero consiglio! *

Improvvisamente più serena, Laris fece dietro front tornando verso il suo alloggio. Ora sì che sarebbe riuscita a dormire tranquilla.


Pianeta Han II - Posizione sconosciuta
Data: 08/02/2284 - Ore: 05:30

Le palpebre si alzarono di scatto a scoprire due iridi azzurre, uno sguardo gelido che dopo aver osservato brevemente il soffitto di pietra iniziò a spostarsi metodico attorno.

* Perché mi hai messo a tacere? *
* Perché ci penserà quell'essere a dare il controllo a te. *
* La cosa ti infastidisce? Lasciami divertire... *
* Non ora... ora dobbiamo capire... *

Il corpo era nudo.
Non percependo alcuna sensazione fastidiosa Luther alzò le mani per osservare le unghie. Sarebbe stato meglio osservare le labbra... ma anche il colore delle unghie andava bene.
Non faceva freddo.
Iniziò a camminare... le gambe rispondevano male. Doveva essere rimasto bloccato per parecchio tempo, quindi si limitò a camminare su e giù usando la pietra che serviva da letto. Quando i piedi iniziarono a posarsi dove voleva lui iniziò a spingersi più lontano.

Quello spazio da una parte lo attraeva, ma aveva imparato a non fidarsi negli anni. Si avvicinò lentamente, osservando la peluria sulle mani e sugli avambracci, fino a che non li vide muoversi leggermente come spostati da un vento che non poteva essere percepito.

* C'era da aspettarselo no? *
* Sta zitto e lasciami pensare. *
* Non fare il saccente... non ti sei nemmeno accorto di chi sta di la? *

Luther si diede mentalmente dell'idiota. Così concentrato a tracciare il perimetro della sua gabbia non si era minimamente degnato di spostare al di là di quello lo sguardo.

"Colonnello."

Non osò alzare il tono di voce, ma l'andoriano era un soldato addestrato, anche nel sonno i suoi sensi stavano in guardia. Evidentemente aveva deciso che era meglio riposare, per conservare o recuperare le forze, ma una parte di lui era rimasta vigile vista la rapidità con cui si mise in piedi avvicinandosi al campo di forza che li divideva. L'occhio clinico del medico esperto si avvide subito della sofferenza dell'andoriano.
Era affannato... pareva l'equivalente in pelle blu di un terrestre preda del caldo.

"Ben svegliato Dottore..." il tono grondava ironia.
"Lasci stare... credo di essere stato imbottito di roba chimica di cui nemmeno conoscevo l'esistenza... - perché si stava giustificando poi non se lo spiegava - ...come mai lei è sveglio? Si sente bene?"

L'interesse non era per niente personale, ma era completamente rivolto alla possibilità di fuga rappresentata da Miral, meglio dire da un Miral in piena forma.

"Per qualche oscuro mistero suscito interesse nel nostro carceriere... e comunque non si preoccupi Dottore, sopravvivrò... e quando uscirò da qui 'parleremo' molto a lungo." ora il tono era passato alla rabbia pura.

Luther percepì chiaramente che c'era del 'non detto', ma non capiva assolutamente a cosa si riferisse il MACO davanti a lui. Ci mise un attimo a decidere se scoprirsi, dimostrando la sua vulnerabilità di quel frangente, o se far finta di nulla.
Se avesse potuto contare su quel campo di forza tra loro in eterno non ci sarebbero stati problemi. Ma c'era il rischio che quella rabbia, che aveva percepito, si potesse sfogare mentre lui dormiva.

"A cosa si riferisce Colonnello? Lei è rabbioso, ma a parte i miei giochini con i triboli e su Ptholemeus non vedo motivo alcuno."
"Non vede motivo ALCUNO?"

Una parte di Luther avrebbe volentieri fatto un passo indietro, ma non poteva cedere davanti all'uomo, soprattutto per l'eventuale futuro del loro rapporto 'personale'.

"No... Colonnello. Non ho memoria di alcuna cosa che possa scatenare questa rabbia in lei."

Le antenne di Miral sembravano quasi sobbalzare, scosse violentemente dalla stessa rabbia che agitava l'animo del MACO.

"COME È POSSIBILE CHE NON SI RICORDI DI AVER VIOLENTATO ALMENO TRE VOLTE LA MIA AMANTE?"

Luther lo fissò genuinamente stupito.

"Il Maggiore Miller? Non saprei nemmeno come è fatta sotto quello scafandro che chiamate uniforme!"
"NON MI PRENDA PER I FONDELLI! È NELLA GABBIA SULL'ALTRO LATO!!"

Luther si voltò di scatto e vide il corpo della donna. Giaceva su una pietra simile a quella dove stava lui fino a poco prima. Osservò quel corpo senza bramosia alcuna, anzi quasi con precisione medica, cercando di ricordare osservando segni naturali o frutto di un accoppiamento che potessero portargli alla memoria quello di cui Miral lo accusava.

"No... non ricordo Miral. Non so come far sì che lei mi creda, ma non ho ricordo alcuno. Forse quello che mi ha reso incosciente..."
*...o forse tu ricordi bastardo? *
* No bello mio. Stavolta non puoi dare la colpa a me... non ricordo niente e solo il pensiero di essere sprofondato in quel corpo e non ricordare mi fa andare in bestia! *


ISS Thunder - Alloggio del Tenente Jones
Data: 08/02/2284 - Ore: 09:30

Quella donna era insopportabile.
Non solo lo distruggeva imponendogli turni massacranti, per lui, davanti ai monitor. Come se ciò non bastasse ora era riuscita a metterlo all'angolo, cosa non facile, anzi a detta di molti dannatamente difficile.
Quando ad un'ora imprecisata della notte trascorsa lo aveva chiamato a rapporto, semplicemente lo aveva cercato nel suo alloggio, dove lui ovviamente non c'era... ed ovviamente non c'era perché stava conducendo dei test per suo conto nel laboratorio principale, senza averlo comunicato a 'lei'... la 'dea della scienza'...

"Dannazione..."

Gli occhi erano arrossati, come lei aveva preteso... l'aveva messo alle strette, minacciando punizioni inimmaginabili e poi chiedendo un semplice favore, che non aveva potuto negarle a quel punto. Solo che tra il negarglielo spudoratamente in faccia, e fare in modo di non portare esattamente a termine il compito assegnato... di mezzo c'era un mare di possibilità.

"Non rovinerò il rapporto che sto instaurando con Seldon per te... te lo scordi puttanella..."

Dopo aver sfogato ad alta voce la sua ira, pentendosi immediatamente di quello sfogo irresponsabile, uscì dal suo alloggio diretto in infermeria.
Anche se non voleva fare quanto richiesto da Laris, sicuramente doveva andare a farsi dare qualcosa per gli occhi dalla Dottoressa Hernandez.


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04.04 - Ragnatele

Autore: Capitano Ricardo Seldon

ISS Thunder - Sala svago
Data: 08/02/2284 - Ore: 12:00
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Era più di un'ora che David cercava di inculcare quattro stupide
regolette degli scacchi a Lena. Quella donna era tanto stupida quando
affascinante e disponibile.
Però era stato utile... molto utile... e questo gli piaceva moltissimo.

"Non credo faccia per me. Tu sei molto bravo come insegnante... ma..."
"Non è vero. Tutto si può imparare, anche se ognuno di noi ha
ovviamente delle specialità in cui riesce al meglio. A te cosa riesce
bene Lena?"
"Mettermi nei guai?"

La risposta sincera lo spiazzò.

"Dai non scherzare... cosa ti riesce bene? Per cosa ti senti portata?"
"Non era uno scherzo. Tu non hai idea dei guai in cui riesco a
mettermi... ora ad esempio credo che tu stia iniziando ad interessarmi
troppo."

Furono bruscamente interrotti.

"Che ci fa' qui Jones? Non doveva essere in laboratorio per
controllare quei test?"

Quando Laris usava quel tono aspro avrebbe tanto voluto prenderla a schiaffi.

"Colpa mia Comandante. Il Signor Jones aveva una forte emicrania ed
oltre alla cura gli ho ordinato un po' di relax."
"Penso che ne abbia avuto a sufficienza. - Bellatrix afferrò il mento
dell'uomo per osservarlo meglio - Non mi pare dei scorgere alcuna
traccia di sofferenza... quindi penso possa riprendere tranquillamente
servizio."

Non attese nemmeno la risposta, voltò loro le spalle e se ne andò.
David si passò la mano aperta sul mento, quasi a volerlo ripulire...
dannata femmina.

"Grazie Lena."

Si costrinse a dirlo. Era troppo nervoso, ma doveva mantenere la
concentrazione puntata sul suo obiettivo. Liberarsi di Laris.

"Lascia perdere... quella donna non mi è mai piaciuta... io... - il tono
della donna si abbassò - ...penso che ti posso dare una mano..."
"Ti sarei eternamente debitore..."

* L'eternità finisce con l'ultimo respiro di un essere umano mia cara. *
e sorrise maliziosamente verso la dottoressa.


ISS Thunder - Corridoi
Data: 08/02/2284 - Ore: 12:05
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T'Val sapeva che stava per mettersi in seri guai, stava seguendo il Capitano Seldon verso la sala teletrasporto.
Il piano di quell'uomo la metteva in pessime acque.
Tornare sul pianeta era un rischio enorme, come poteva accettarlo? perché soprattutto? perché in qualche modo lei stessa voleva tornare per sistemare le cose, solo che non come voleva lui.
Riteletrasportarsi nella cella, magari proprio mentre qualcuno stava guardando, magari qualcuno si era accorto della sua assenza... magari magari magari.
Troppi magari.
Troppi se.
Troppi ma.
Eppure aveva accettato l'ordine di quel pazzo calvo che le camminava mezzo passo avanti.

Ascoltare.
Quello aveva imparato a farlo molto bene, e la sua fisiologia l'aiutava in quello. Ascoltare era la base di molte cose.
E così ascoltò un colloquio sussurrato tra il Capitano e la sua amante. Loro sapevano di certo che lei stava ascoltando?
Forse.
Ancora dubbi.
Probabilmente era la stanchezza. Non capiva perché parlassero così quasi apertamente davanti a lei.

"Perché li vuole salvare secondo te?"

Alejana spostò lo sguardo su di lui.

"Perché hanno un accordo no? Non funziona così? Tu dovresti sapere
come e meglio di me che in questo universo tutto sembra funzionare
solo in questo modo. Ognuno ha un accordo per tutelare sé stesso e
sopravvivere. Dalle nave stellari fino ai vertici dell'Impero..."
"Cosa ti infastidisce?"
"Quello che so. Gli accordi che ho... che hai..."

Seldon scosse la testa, annuendo.

"Stiamo parlando nuovamente di cose che non sono fatte per questo
mondo mi pare."
"Chi sta parlando? In ogni caso... tanto per 'non' parlare... tieni conto
che più della metà dei miei accordi sono per salvare il tuo bel
sedere."
"Anche buona parte dei miei accordi, servono a salvare il tuo bel
sedere... e non solo quello"

Alejana voleva ribattere ma fu interrotta dall'arrivo alla sala teletrasporto.
T'Val si posizionò rapidamente.

"Capitano pronta a scendere sul pianeta."
"Bene Comandante. Tutto come accordi. Proceda."

Seldon la fissò intensamente, ricambiato.


Pianeta Han II - Data e luogo imprecisati
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L'andoriano tremava violentemente per il dolore ed il caldo. Assurdo,
ma poteva succedere.
Avevano giocato con lui parecchio, a lungo.
Ed ora da altrettanto tempo, o forse di più stavano distesi a terra a
aggrovigliati scopare come una coppia di conigli sotto lo sguardo
libidinoso di Coral.
Un attimo dopo loro erano di nuovo nelle loro celle e Coral non c'era più.
Miral nella sua sensazione di delirio quasi costante sapeva ed era
certo che niente fosse vero intorno a loro e nello stesso tempo aveva
percepito in qualche modo che la vulcaniana se n'era andata.
A parte tutto il dolore fisico che gli era stato inflitto e che ancora
stava provando, il fastidio che sentiva crescere dentro di sé perché
quella orecchie a punta era riuscita dove lui aveva fallito era quasi
insopportabile..
Ma era successo poi?
Si voltò verso la cella e la vide ancora lì.
Ma era lei o anche quella era una finzione?
T'Val era mai stata lì?
Oppure quella rabbia per aver fallito ed averle lasciato l'onore di
riuscire era un'altra stupida costruzione di quel luogo?
Improvvisamente in quello che a lui sembrava oramai un delirio, ebbe
modo di rendersi conto che se Coral avesse percepito i suoi pensieri
avrebbe potuto tradire... 'eventualmente' la vulcaniana... e se da una
parte gli sarebbe piaciuta, dall'altra...

In una cella T'Val sembrava meditare.
Nell'altra Van Ladden ancora eccitato stava dedicandosi al fai da te.
Nell'ultima Polly sembrava dormire.

* Così non funziona. Le mie percentuali di riuscita si stanno
affievolendo. Devo cambiare strategia e trovare il punto debole di
quel bastardo dagli occhi rossi.*


ISS Thunder - Sala Teletrasporto 1
Data: 08/02/2284 - Ore: 12:07
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"Capitano... e se Rizzo...?"

Difficilmente Alejana lo chiamava Capitano quando erano soli, seppure
in servizio. Quel richiamo alla situazione in essere lo mise in
allarme.
In effetti lui sapeva perfettamente cosa stava facendo Rizzo, guardò
l'orioniana intensamente, ma non ottenne alcuna rassicurazione su
quanto sapesse o non sapesse. Come sempre con lei il gioco era alla
pari, stimolante, ma pericoloso.
Quanto poteva fidarsi di lei?
A parole sembrava sempre fare tutto in funzione del loro essere una
coppia la cui esistenza andava oltre il mero interesse politico...

"Ho mosso le mie pedine da subito."

Alejana si avvicinò al suo amante per sussurrargli all'orecchio.

"Come ti ho detto faccio molto per salvare il tuo sedere. Quanto
faresti tu per salvare il mio?"
"Che razza di domanda è questa?"
"Sono le tue orecchie sulla nave Capitano e quello che percepisco è
che c'è una lotta di potere in atto che potrebbe sconvolgere i tuoi
piani."

Seldon se l'attirò contro.

"Lo so. Si tratta di Jones. Pensi che quando ti dico che lavoro anche
per il tuo bel culetto sodo, apro la bocca solo per dargli fiato?"
"Certo che no. Tornando a Jones...è un uomo di valore, in grado di farsi
amici potenti... - era evidente che sottointendeva proprio lui - ...ma
proprio per questo anche molti nemici. È abile con le donne,
stranamente direi, e questo gli porta molti favori mio caro."
"Laris lo farà fuori."
"Non ne sarei così convinta se fossi in te... - si alzò con un movimento
pigro - ...ora scusa, ma devo continuare a mettere in moto le mie
orecchie."
"Gira al largo dalla sezione scientifica, così... per sicurezza."
"Ohoh... allora il mio Capitano ci tiene al mio sedere..."

Alejana si permise di agitarglielo sotto il naso brevemente, e fu
riattirata contro di lui.

"Molto più di quello che sembri pensare mia cara..."

La strinse per farle percepire la sua eccitazione, quasi a voler
ribadire quale tra loro fosse la fisicità più forte, quella
potenzialmente più violenta. Il tono di voce però, un sussurro lieve e
molto poco minaccioso, lasciava intendere ben altre dinamiche.

"Meno male... fammi andare ora. Stanno arrivando gli uomini della sicurezza ed i MACO..."

Alejana sospese la frase.

"Lo sbarco è pronto. Io ci sarò. Tu no. Come previsto. 12:15."
"Non mi piace, non mi piace per nulla. Stiamo in forse fino all'ultimo, è non sempre è piacevole l'aspettativa."

Il Capitano attese che le porte si fossero chiuse alle spalle della
sua amante prima di sfiorare il pulsante di chiamata.

^!^ Qui Capitano Seldon, ^!^
^!^ Dottoressa Hernandez a rapporto. ^!^
^!^ Novità? ^!^
^!^ No Capitano. Posso fare delle verifiche e richiamarla entro un'ora
se desidera. Al momento ho due pazienti codice arancio che salvo suo
contrordine avrebbero la priorità. ^!^
^!^ No la richiemerò io. ^!^


Pianeta Han II - Data e luogo imprecisati
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* Mi annoio. *
* Non è un mio problema. *
* Potrebbe diventarlo... *
* Non farmi ridere. Liberati di me ed ucciderai te stesso imbecille.
Tu saprai divertirti, ma la logica e l'intelligenza li prendi da me. *
* Forse... *
* ma sono io che rendo la tua miserabile esistenza degna di essere vissuta*
* Ed io mi annoio comunque...*

Fuori la cella Coral osservava compiaciuto in silenzio. Sapeva
esattamente cosa stava succedendo dentro il Dottore, era così facile
con lui.
Calando in sé spinse dentro l'uomo una visione di carne verde e fu
molto lieto di vederlo reagire.

* Con lei mi lasceresti giocare? *
* Non credo. Lei sarebbe solo mia. *
* Ci ucciderebbe? *

Luther cercò di riprendere il controllo e di zittirlo. Era stufo di
sentirlo. Gli aveva già risposto solo pochi attimi prima, cercando
nel contempo di contenere il folle desiderio che stava provando per il
Comandante King... folle soprattutto perché non era il suo tipo ideale.

* Forse bestiolina... forse. *


ISS Thunder - Infemeria
Data: 08/02/2284 - Ore 12:10
============================

"Buongiorno Lena..."

La giovane donna era sola, apparentemente persa nella lettura di
qualche rapporto che stava scorrendo sul display dinnanzi a lei.

"Comandante... a cosa devo l'onore della sua visita?"
"Volevo sapere come vanno le cose? Quel piccolo favore?"

Alejana si appoggiò al ripiano del tavolo esponendo la generosa
scollatura allo sguardo della giovane donna, che deglutì quasi
spasmodicamente.
Si concentrò sulla donna evitando di pensare al Capitano che in quegli istanti stava per scendere sul pianeta.

"Sì... sì ci sto lavorando... - ed in fondo non era una bugia - ...a minuti..."
"Sapevo di potermi fidare di te Lena..."

Le prese una mano portandosela vicino al seno.

"A minuti mi darai la risposta allora?"
"S...sì... a minuti..."

Il Primo Ufficiale era troppo preso dal catturare la giovane Lena
nella sua spirale per accorgersi che dietro le sue spalle si stava
avvicinando qualcuno.
Un colpo secco e Alejana si afflosciò sul tavolo.

"In gamba la Signora... ti stava annullando in pochi istanti mia cara."
"Smettila di perdere tempo Rizzo. Devi tornare rapidamente al tuo
posto... non abbiamo tempo da perdere."
"Ehi Lena, guarda che verrò presto a riscuotere..."

Un attimo dopo Rizzo/Sensini scomparve nelle volute del teletrasporto.

* Come no Rizzo... sempre se tu e Bellatrix resterete vivi abbastanza.
Aiutando Seldon è stato facile scoprire che lei ti controllava. Sarò
più ingenua della media degli ufficiali, ma so farmi due conti e
proteggermi... ed ora portiamo la bella notizia a David. *


ISS Thunder - Sezione Scientifica
Data: 08/02/2284 - Ore: 12:12
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Lena entrò quasi di soppiatto nel laboratorio dove sapeva per certo di
trovare Jones. Infatti era lì, tutto preso da chissà cosa e,
fortunatamente, solo.

"David..."

L'uomo si voltò di scatto verso di lei, fissandola con quei suoi occhi
così intriganti.

"Lena... che succede? Se Laris..."
"Credo ti darà fastidio ancora per poco sai? Ho scoperto un suo
giochino e l'ho rivoltato a tuo favore. Presto il Capitano si
accorgerà che la sua bella è stata rapita e tutte le tracce porteranno
alla tua capa. Come pensi reagirà?"

David rimase quasi sbigottito. Aveva dannatamente sottovalutato quella
donna ed ora l'aveva potenzialmente messo in guai molto seri... tutto il
suo lavoro con il Capitano poteva svanire come una voluta di fumo solo
perché quella donna era stata troppo zelante nei confronti di un
rapporto che non era propriamente come lei immaginava.

"Ma... e come..."
"Non ti preoccupare David... ho pensato a tutto io..."
Improvvisamente intraprendente la donna gli si buttò praticamente addosso.


ISS Thunder - Sezione Scientifica
Data: 08/02/2284 - Ore: 12:14
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^!^ Capitano Seldon, qui Tenente Jones... io... ho bisogno di parlare
immediatamente con lei. ^!^
^!^ Che succede Jones, sto... ho da fare! ^!^
^!^ Dobbiamo assolutamente parlare prima che lei faccia qualunque altra
cosa. ^!^

Il silenzio che seguì a quella sua frase divenne rapidamente ingombrante.

^!^ Impossibile Jones! ^!^
^!^ La raggiungo io, Capitano!! ^!^
^!^ Cosa non capisce di un no? ^!^
^!^ Sarò pronto a rapporto da lei non appena lei vorrà Capitano!... si ricordi solo che l'ho cercata. Jones chiudo. ^!^

Un lieve sospiro e poi il silenzio.


Pianeta Han II - 08/02/2284 - luogo imprecisato
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Alejana stava lentamente riprendendo i sensi, non riusciva a ricordare
niente di cosa fosse successo, quando sentì una voce nota poco
distante da lei.

"Benvenuta tra noi Comandante King."
* T'Val? *

Improvvisamente il suo cervello fu perfettamente lucido. Assorbì la
notizia ed iniziò a concentrare tutta la sua attenzione su altro, per
fare in modo che i suoi pensieri non scoprissero in alcun modo la
vulcaniana. L'Ufficiale Politico aveva fatto una mossa molto saggia a
farle comprendere immediatamente la situazione.
In una cella poco distante un doppio pensiero attraversò Luther Van Ladden.

* Ora vedremo se ci distruggerà. *
* Sta zitto!!! *


ISS Thunder - Sala Teletrasporto 1
Data: 08/02/2284 - Ore: 12:15
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Sei uomini della Sicurezza in assetto alfa, accompagnati da 10 MACO erano pronti a scendere sul pianeta in due ondate di sbarco.
Seldon sarebbe sceso con la seconda...
Meglio non rischiare.
Quello che non era riuscito a farsi dire era che avrebbe trovato Alejana.
Quello che non era riuscito a fare era far fuori la puttanella che aveva tramato alle sue spalle.
Quello che non sapeva però, al momento non poteva distrarlo, e la sua concentrazione era massima quando ordinò con voce chiara

"Energia!!"


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04.05 - Samsara

Autore: Tenente Comandante T'Val

Pianeta HAN II
Data: 08/02/2284 - Ore: 12:20
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Il calore lo colpì come una condanna. Dalle narici Riccardo Seldon aspirò
aria rovente, mista all'odore di sabbia e di pietre, mentre perdeva un istante
per controllare la posizione degli uomini della prima ondata. Metà di loro si
erano già posti a cerchio a controllare la piana desertica ostile alle loro
spalle. Un gruppo di uomini stavano posizionando un pezzo pesante appena
trasferito dalla nave, puntandolo verso un costone di roccia rossastra.

Nessuna resistenza. Nessun contatto con il nemico.

*Finora * - aggiunse il capitano Seldon, raggiungendo rapidamente il gruppo con
il cannone faser. Si rese conto con un moto di disappunto della debolezza
strategica della posizione in cui si erano teletrasportati. Se dei cecchini
fossero stati appostati su quel costone... Il tricorder non registrava nessun
segno di vita a parte i loro, ma Seldon dubitava che potessero fidarsi delle
indicazioni dei sensori. Gli uomini di Farrel avevano percorso quel deserto con
i sensori al massimo, senza mai trovare traccia del nemico.

La ragazza che era al comando del pezzo lo riconobbe e lo salutò:

"Abbiamo trovato un punto in cui la roccia è più sottile. Pensiamo che ci sia
un'apertura nascosta" - disse

"Allora, che aspettate? - abbaiò - Che il sole di questo pianeta diventi una
nana bianca? Sparate!"

Secondo le indicazioni dei teletrasporti, T'Val si trovava a poco più di
settanta metri di profondità sotto di loro. Forse avrebbe dovuto far
trasportare direttamente le truppe nel luogo dove si trovava la vulcaniana?
Scosse la testa: troppo pericoloso. Senza avere una idea precisa della
conformazione dei luoghi, senza il supporto dei sensori, era eccessiva la
possibilità di far materializzare le truppe in mezzo ad una roccia o farle
tranciare da qualunque cosa ci fosse là sotto. Non sapendo quanti ribelli
fossero appostati in quel rifugio, doveva preservare al massimo le truppe che
aveva a disposizione.

La ragazza - si chiamava Troy, se non ricordava male - si era chinata sul
pezzo, puntandolo con cura:

"Attenti!" - urlò. Gli uomini si protessero le orecchie, mentre la ragazza
premeva il contatto.

L'aria tremò per l'onda d'urto. L'odore rovente delle rocce che venivano
vaporizzate in un nugolo di fumo e polvere si sovrappose a quello familiare
dell'ozono. Per un attimo parve che non fosse successo niente, poi il fumo si
diradò, rivelando uno squarcio scuro nella roccia.

"Il passaggio! - esultò la ragazza.

* Li ho trovati! * pensò trionfante Seldon *Quell'imbecille di Farrel ha avuto
mesi a disposizione per sconfiggere i ribelli e non è riuscito neanche a
guardarli in faccia!*

Adesso si trattava di piegare la resistenza.

*E trovare Alejana... * - scosse la testa per scacciare dalla sua mente ogni
ricordo della donna. Non poteva permettersi di pensare a lei, non in quel
momento.

Accennò al primo gruppo di MACO. Gli uomini penetrarono nella breccia, evitando
le rocce arroventate, quindi scomparvero all'interno. Il secondo gruppo avanzò
in linea, quindi a sua volta si infilò nel rifugio.

*Tocca a me * - pensò il capitano. Gli uomini dovevano vederlo entrare lì
dentro.

"Voi - disse, rivolgendosi alla ragazza - Copriteci le spalle. Pronti a
portare dentro il pezzo. OK?"

"OK, signore!"



Pianeta HAN II

Luogo imprecisato -

Data: 08/02/2284 -

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Alejana si alzò a fatica dal gelido piano di pietra sul quale era distesa.
Respirò profondamente per riprendere il controllo. Si trovava in una cella
scavata nella roccia. L'aria sapeva di chiuso. L'illuminazione era scarsa, ed
in gran parte proveniente da un varco che dava su un corridoio.

Si avvicinò al varco, tentandolo con una mano.

"Non lo tocchi. C'è un campo di forze" - disse T'Val.

"Sto cercando di non pensare a lei!" - sbottò il primo ufficiale - "Se Coral
sente i miei pensieri..."

Un suono sommesso, simile ad un mugolio, la interruppe. Per un attimo pensò che
fosse stata T'Val ad emettere quel suono, poi capì e si girò verso l'apertura
della cella. Nel riquadro della porta era apparso un alieno piuttosto basso di
statura. Le sue spalle sussultavano, e Alejana comprese che l'alieno stava
ridendo.

"Si, commmandante..." - confermò l'alieno - "Sto ridendo di lei. Credeva
veramente di riuscire a difendere i suoi pensieri? Da uno come me?"

"Questo è Coral - disse T'Val - Il capo della ribellione. Il telepate."

"Esatto. Vede comandante... - iniziò. Parlava federale standard con un tono
basso, tanto che Alejana a volte non riusciva a distinguere con precisione le
parole - Quando si ha... ecco, una dote come la mia, è difficile venire
sorpresi. Qualunque cosa accada, il pensiero in genere anticipa l'azione. Ed io
sono sempre in grado di intercettare i pensieri di chi si trova nei miei
paraggi. Oggi, invece, sono stato sorpreso, e per ben due volte. Una sorpresa
me l'ha data lei: non mi aspettavo di ricevere in dono una prigioniera in più,
consegnata da qualcuno dei suoi stessi sottoposti. L' altra sorpresa... - le
pupille verticali di Coral si spostarono sulla figura della vulcaniana, in
piedi sul fondo della cella - Quando mi sono reso conto che uno dei miei
prigionieri era riuscito a sottrarsi, almeno in parte, al mio condizionamento
mentale. E' la prima volta che avviene, e sarò molto felice di esplorare la
mente che è riuscita a tanto, e di provarla in nuove esperienze... non appena
mi sarò liberato dai vostri amici"

* Seldon! * - si fece sfuggire il primo ufficiale, prima di riuscire a
censurare i propri pensieri.

"Non si preoccupi... Il suo amante... si, so anche questo... il suo amante sarà
ricevuto come si conviene. Saranno i suoi stessi uomini a sparargli. "

"Maledetto bastardo!" - furiosa, Alejana si avventò contro il campo di forze.
Coral arretrò di un passo, mentre il corpo dell'orioniana impattava
violentemente con l'energia. Un dolore bruciante la sollevò da terra
scaraventandola all'indietro. Batté il fianco contro il piano e si ritrovò con
il volto sulla pietra. In bocca avvertì il sapore del suo sangue.

"Un tentativo piuttosto stupido, comandante. E sarà punito come si conviene -
stavolta la voce mugolante di Coral era più chiara, e non aveva nessuna traccia
di insolenza. Alejana non si girò a guardarlo, aveva bisogno di tempo per
domare il dolore che le trasmetteva il proprio corpo - Ma in questo momento
non mi posso occupare di lei o della sua collega. Ho da fare... Farò ugualmente
in modo che la vostra prigionia vi impegni a dovere, anche in mia assenza. Ho
giusto quello che ci vuole..."

La voce si spense. Il primo ufficiale percepì due mani che venivano ad aiutarla
a tirarsi su:

"Qualcosa di rotto, comandante?" - domandò la voce piatta di T'Val.

"Forse un dente. - sibilò Alejana - Ma non è nulla rispetto a quello che gli
farò io non appena riuscirò a mettergli le mani addosso a modo mio!" - Ma non
sarebbe stato il solo, pensò l'orioniana. Anche chi l'aveva colpita alle spalle
sulla Thunder avrebbe avuto sue notizie. E riusciva a pensare solo ad una
persona che avrebbe avuto l'arroganza di mettersi così contro di lei.

T'Val l'aiutò a distendersi di nuovo sul piano di pietra:

"Per il momento, sarà meglio non fare altri tentativi del genere. Quel campo di
forze è reale, non una delle illusioni di Coral"

"Oh, me ne sono accorta!"

"Si è accorta anche di un'altra cosa? - domandò T'Val - Coral si è tirato
indietro"

"Cosa?" - Alejana era confusa dal dolore.

"Coral si è tirato indietro quando lei si è avventata verso di lui. C'era il
campo di forze in mezzo, e lui lo sapeva. Ma si è tirato indietro... Come se
l'improvvisa violenza lo avesse spaventato"

"Non lo aveva previsto - suppose l'orioniana - Perché io non l'avevo pensato,
prima di farlo... Non è vero che il pensiero preceda sempre l'azione..."

"Questo è interessante - commentò T'Val - dobbiamo tenerne conto. Forse abbiamo
appena scoperto una debolezza di Coral. Qualcosa che forse - sempre forse -
potremo sfruttare a nostro vantaggio"

*Nostro? Anche questo forse è qualcosa di cui tenere conto* - pensò il primo
ufficiale, guardando di sottecchi la vulcaniana.

"Un'altra..." - notò. La prima era il fatto che quella dannata vulcaniana era
riuscita a sfuggire al condizionamento di Coral. Questo voleva dire che, per
quanto non avesse nessuna fiducia in lei, T'Val le serviva. Premette sul
fianco, per diminuire il dolore. Le faceva un male dannato, e sapeva anche
senza guardare che stava diventando nero. Ma non poteva pensarci, non
adesso... Anche perché era sicura avrebbe fatto un gran piacere a Coral sentire
la sua sofferenza.

Sussultò.

No. Non era stata lei. Era stato il piano su cui era distesa a trasmetterle una
vibrazione. Ma non era solo il piano. La pietra in cui era stata scavata la
cella sembrava in qualche modo gemere. Si tirò sui gomiti:

"Ha sentito?"

"Si... A meno che non si tratti di un terremoto, sembra che questo posto sia
sotto il fuoco di artiglieria pesante."

"Devono essere i nostri - disse il primo ufficiale - Stanno attaccando le
postazioni dei ribelli!"

"E' probabile" assentì T'Val.

Un nuovo colpo fece tremare le pareti.

"Dobbiamo uscire da qui!" - esclamò Alejana.

T'Val si avvicinò all'apertura, allungando prudentemente una mano, fino a far
sprizzare delle scintille d'energia:

"Prima o poi uno dei colpi farà saltare l'energia dei campi di forza delle
celle. Dobbiamo essere pronte, a quel punto..."

"Sempre che non ci crolli tutto addosso! - disse l'orioniana. Un nuovo rumore
la fece voltare. La luminescenza di un teletrasporto illuminò per un istante la
cella. Ci mise un istante a riconoscere il volto dell'uomo che era stato
trasportato all'interno della loro cella:

"Dottor Van Ladden!"

L'uomo sembrava guardarle confuso:

"Non era nella stessa posizione, prima... - mormorò - E la vulcaniana, da dove
spunta?"

Alejana si girò verso T'Val:

"E' veramente il dottore? O è una illusione?"

La vulcaniana scosse la testa:

"Non sono in grado di dirlo..." - si avvicinò al dottore. Il volto dell'uomo si
aprì in un sorriso divertito:

"Ma in fondo perché no? A me piace spassarmela un po'... E qui, a quanto pare,
posso farlo..."

Con una mano, afferrò T'Val e la trascinò sul piano di pietra, sopra il corpo
disteso di Alejana.



Pianeta HAN II

Luogo ed ora imprecisati

Data: 08/02/2284





Qualcosa era successo. Capì che il suo corpo non era più legato alla parete, ma
non aveva percepito il momento in cui era caduto per terra. O forse non era in
grado di ricordarlo. Adesso, Miral si rendeva conto di essere raggomitolato
contro una parete, ma non riusciva più a muoversi. Si accontentava di trovare
il refrigerio nella roccia più fresca alle sue spalle. L'atmosfera era bollente
e sapeva del suo sudore. Sentiva la bocca arida. Aveva sete e fame. Nessuno gli
aveva portato cibo od acqua da quando era stato preso prigioniero. Forse faceva
anche quello parte del trattamento.

Curioso... La parete di pietra si era richiusa. Non aveva più una chiara
visuale delle altre celle, come l'aveva avuta fino a... Quanto tempo poteva
essere passato? Era rimasta solo l'apertura della porta, che dava sul corridoio
delle celle. Dalla sua posizione poteva vedere l'apertura di un'altra cella, ma
era troppo buio per guardare chi vi fosse rinchiuso, o se vi fosse realmente
qualcuno.

Riuscì a distendere una gamba, e quel breve movimento riuscì a dargli un minimo
di sollievo.

Bisognava dire che Van Ladden si era dimostrato un dannato esperto. Lui e.. .

Il maggiore Miller che prendeva in mano uno staffile, dicendo: Giochiamo?

Ed aveva stracciato la sua divisa, usando poi lo staffile sulla sua carne,
senza risparmio.

La sua divisa.

La sua divisa...

La sua divisa?

Aprì gli occhi. I pantaloni erano sporchi, la giacca gli pendeva addosso, ma...
L'aveva addosso! Come era possibile?

Avevano giocato a lungo con lui. Ricordava ogni momento e... Ma lo avevano
fatto davvero?

"Coral, maledetto str..." - mormorò. Così, era stato tutto nella sua testa. Lo
sguardo di feroce godimento che aveva visto nel maggiore Miller, lei e Van
Ladden che si rotolavano sul pavimento davanti al suo corpo sanguinante...
Tutto falso.

Il suo volto si piegò in un rictus, mentre dentro di sé si prendeva gioco di
se' stesso. Prima, quando era riuscito ad avere ragione dei campi di forze di
quella cella per entrare nella cella di fronte, aveva rievocato il mantra che
gli era servito nella lotta contro l'aenar, tanti anni fa...



Coral doveva averlo letto nei suoi pensieri. Ed aveva fatto in modo che il suo
vero nemico fosse in effetti la sua mente. Il suo cervello aveva memorizzato
piaghe che il suo corpo non aveva realmente ricevuto.

"Figlio di... - mormorò Miral - Non me ne frega niente se mi senti, hai capito,
Coral?"

Chiuse gli occhi. La sua gola bruciava per il bisogno di acqua. Ma se era solo
la sua mente a ricordare le torture, forse poteva spingere il suo corpo ad
uscire dall'entropia.

Facendo forza sui gomiti riuscì a staccarsi dalla parete. Scoprì di non avere
abbastanza energia per sollevarsi, ma si rovesciò sul ventre, trascinandosi sul
pavimento, in direzione della panca di pietra.

Si bloccò.

La roccia aveva avuto un tremito.

Avvertì un rumore di piccoli frammenti che cadevano a terra, polverizzati.
Allungò una mano, e percepì con precisione con il tatto i minuscoli detriti che
si erano appena staccati dalla volta.

Questo era reale, decise.

Se dalla Thunder erano riusciti ad individuare il rifugio ribelle, era
probabile che avessero iniziato un attacco. Questo significava che le vite dei
prigionieri erano più a rischio che mai. Anche nel caso della vittoria più
completa, l'ultimo ribelle rimasto in piedi avrebbe potuto sfogare su di loro
la rabbia della sconfitta.

Anche questo era reale.

Raddoppiò i suoi sforzi, fino a che le sue dita uncinarono il basamento della
panca. Tirò il resto del corpo, arrivando ad abbracciare il piedistallo. Si
concesse un istante per riprendere fiato, poi spinse il proprio corpo verso
l'alto, verso il piano.

Si aggrappò al piano, riuscendo a stendersi a metà su di esso. Perse un
istante per massaggiarsi le membra e riattivare la circolazione. Da ogni punto
del suo corpo sentiva arrivare fitte di dolore, ma decise di ignorarle.

Un altro po', pensò, solo un altro po' di pazienza e riuscirò a stare in
piedi... E allora...

Si rese conto che c'era rumore di passi nel corridoio delle celle. Si irrigidì,
pensando ai ribelli, e facendo forza sul piano, si lanciò verso lo stipite
della porta. Guardò fuori, verso l'apertura della cella, l'unica che era
rimasta visibile.

Nel riquadro comparve un soldato. Alle sue spalle spuntò un nuovo fucile
faser, che esplorò il corridoio da dietro l'angolo. Erano dei suoi!

"Sono qui! - chiamò.

Il sollievo gli morì in gola. Miral li vide oltrepassare la soglia della sua
cella, per andarsi a posizionare più in fondo. Una sagoma si fermò, esplorando
il vano con la bocca del suo fucile. Poi, proseguì, seguito dall'intera
squadra.

Miral si sentì morire. Aveva riconosciuto il MACO che si era fermato.

Era Polly. Il maggiore Miller.





Pianeta HAN II

Luogo ed ora imprecisati

Data: 08/02/2284 -



Sayed aveva smesso di sparare. Aveva gli occhi spalancati, e le pupille
sembravano l'unica cosa in movimento sul volto sporco di polvere di cemento e
di sudore. Anche gli altri avevano smesso di sparare. C'era silenzio. Solo
l'aria puzzava di caldo e di ozono.

Non le importava veramente. Polly Miller aveva smesso già da un po' di
combattere. Tanto, era tutto inutile. Tutto ricominciava allo stesso modo, e
finiva alla stessa maniera. Forse, era quello l'inferno di cui parlavano le
favole che aveva sentito da bambina: perché morivano tutti, l'uno dopo l'altro.
Lei compresa.

Un faser spianato, fuoco che la distrugge, sapore del sangue in bocca, dolore
feroce di ogni atomo del suo corpo che brucia, brucia, brucia...

*Quante volte sono già morta, qui?* - pensò Polly, appoggiando il capo
all'indietro, contro il muro della trincea. Aveva anche provato a girare il
fucile faser contro sé stessa. Come tutte le altre volte, si era ritrovata in
strada, con la sua squadra pronta per essere massacrata da cecchini che nessuno
riusciva a vedere ed i tricorder non riuscivano a registrare. E nessuno, a
parte lei, che ricordasse le vite precedenti.

Così, questa volta, si era tirata via, riparandosi dietro il muro di un
edificio distrutto. Sayed, vedendola inerte, aveva preso il comando della
squadra - senza dubbio pensando al momento in cui l'avrebbe preso
definitivamente, quel bastardo! - ma tanto non l'avrebbe avuto a lungo... I
cecchini avevano sempre la meglio su di loro.

Purché stavolta finisca in fretta... Qualunque cosa è meglio di questo assurdo
refrain.

Lo registrò quasi senza accorgersene, ed istintivamente si rimise in ascolto.
Una sorta di movimento, un'onda sonora trasportata dal vento. Riaprì gli occhi,
in tempo per vedere il corpo di Sayed teso a guardare al di là della trincea,
al punto che quasi si era alzato in piedi.

"Stai giù, imbecille!" - reagì Polly. Sayed si accosciò, poi le lanciò
un'occhiata:

"Di nuovo tra noi?" - motteggiò.

"E tu, quante volte vuoi morire?" - rimandò Polly.

Sayed si morse le labbra, poi accennò oltre la trincea:

"Non so quanto possa interessarla, maggiore..." - pronunciò il suo grado come
se lo vedesse già sul proprio colletto - "Ma ci sono movimenti sulla piazza"

Questa era nuova. Polly si chiese se il suo atteggiamento rinunciatario avesse
fatto scattare qualcosa. Se c'era qualcuno dietro a tutte le sue morti, forse
aveva deciso di passare il gioco ad un livello superiore.

D'accordo, allora. Giochiamo.

"Che genere di movimenti?" - domandò, avvicinandosi con cautela a Sayed per
guardare al di là della trincea.

"Una navetta non identificata è passata ad ore 11, dirigendosi verso la piazza.
Credo che sia atterrata al di là di quell'ex edificio governativo"

"Di nuovo!" - esclamò Maryl, che li aveva raggiunti - "Di là!"

Polly guardò nella direzione indicata. Un lampo verde scuro stava attraversando
il cielo, districandosi fra le rovine dei palazzi.

"Non è una delle nostre!" - disse Polly - "Non è di nessun tipo in dotazione
alla Flotta Imperiale!"

La navetta disegnò una spirale finendo dietro lo scheletro del fabbricato.
Puntò il tricorder, ma, come sempre, non individuò alcuna traccia.

"Se è il nemico, perché non le hanno usate per bombardarci?" - chiese Sayed.

"Perché là dietro quel palazzo stanno facendo sbarcare truppe di terra!" - Una
navetta come quella potrebbe avere dodici-quindici posti, rifletté il maggiore
Miller. "Dopo aver sbarcato le truppe, ci saranno addosso con il fuoco di
copertura!"

"Come fanno dei ribelli ad avere delle navette?" - domandò Maryl.

Polly scosse la testa:

"E come fanno ad avere una schermatura tale che noi non possiamo né vederli né
rilevarli?" - aggiunse la Miller - C'è una sola spiegazione, quelli che abbiamo
di fronte non possono essere semplici ribelli... Hanno degli alleati!"

"Squadre d'assalto? Invasori?" - si era aggiunto Yung. Il ragazzo venne ad
inginocchiarsi vicino a Maryl - "Chi sono?"

Gli altri - Boyl, Conrad, Leha - non si erano mossi dalla postazione assegnata,
ma guardavano verso di lei.

"Chiunque siano, noi faremo il nostro fottuto dovere, è chiaro?" - proclamò la
Miller, afferrando di nuovo il proprio fucile faser - "Comincerò a fare fuoco
di copertura a largo raggio per distrarre i cecchini. Uno alla volta,
attraversate la strada. Prima Sayed, quindi Maryl, ultima io. Se riusciamo a
passare attraverso le rovine di quel palazzo governativo, dovremmo avere una
buona visuale delle truppe nemiche, almeno quanto basta per fare rapporto al
comando imperiale quando i nostri verranno a riprenderci. OK?"

Non aspettò una risposta. Si girò, controllando la carica del faser. Quindi,
iniziò a sparare.

D'accordo, bastardi! E' un gioco? Giochiamo...





Pianeta HAN II

Dentro il rifugio -

Data: 08/02/2284 - ore 12:45





L'attacco arrivò senza preavviso. Un uomo si mise in ginocchio, un altro gridò,
mentre il compagno accanto a lui veniva inchiodato da una raffica ustionante ed
esplodeva lanciando intorno minutissime gocce di verde sangue bruciato.

Seldon si buttò dietro una colonna, rincorso dall'eco delle grida e degli
spari, mentre le prime file dei MACO venivano assalite da una serie di lampi
che riempivano l'aria del familiare sentore di ozono. Il capitano si guardò
intorno, controllando la posizione. Erano arrivati ad un ambiente chiuso, dalla
pianta circolare sostenuta da pesanti pilastri di pietra, a circa venti metri
di profondità sotto la roccia. Il centro dell'ambiente era occupato da una
ampia piscina, che specchiava i lampi dei faser sui muri e sulle colonne,
rendendo impossibile stabilirne l'esatta traiettoria.

Seldon girò intorno al pilastro, puntando il faser ad alzo zero, ma non riuscì
ad individuare il nemico. Le urla dei suoi miste all'eco dei colpi gli davano
un senso di stordimento. Il mirino del faser segnalava solo il calore dei corpi
dei suoi. Perse un istante per aprire il tricorder, ma dopo un istante lo
richiuse. Sapeva che non avrebbe trovato traccia del nemico sui sensori.

Seldon si sporse, intuì più che vedere l'ombra di una figura che sporgeva da
una feritoia sul muro in alto, sparò. La figura sparì, sparì anche la stessa
feritoia che si confuse con il muro circostante, per poi riaprirsi in un'altra
posizione.

"Le feritoie! Sparate alle feritoie!" - urlò, ma il suo ordine si confondeva
con le grida dei feriti. Un uomo aveva buttato il fucile per trascinare via
dalla linea del fuoco un compagno ferito ad una gamba.

"Imbecille!" - urlò Seldon, ma non aveva tempo di pensare ad una punizione, né
per annotarsi il nome dell'idiota. I colpi erano una pioggia battente. Sparò
ancora senza sapere esattamente dove. I faser stavano colpendo anche l'acqua
della piscina, che adesso sfrigolava e bolliva, rendendo l'atmosfera rovente di
vapore.

Un corpo cadde gridando nella piscina. Urlava in una lingua che Seldon non
conosceva, affondando tra i fumi dell'acqua bollente. Seldon riconobbe la tuta
dei MACO, ma attraverso il vapore non capiva di chi si trattasse. Le sue grida
disperate si riverberavano insieme ai lampi d'artiglieria. Ebbe la tentazione
di abbassare il tiro per colpire la sagoma in nero, poi scosse la testa. Aveva
bisogno di ogni singolo joule di carica in quella situazione, e sarebbe stato
uno spreco usarne per dare il colpo di grazia ad uno dei suoi.

Afferrò il comunicatore:

"Qui Seldon! Sbrigatevi con quel cannone! Lo voglio SUBITO QUI!"

Tornò a sparare. La sala era illuminata a giorno dai faser, fin quasi a far
male agli occhi. Un rumore più vicino degli altri lo costrinse ad alzare lo
sguardo. Si accorse che la colonna che lo proteggeva iniziava a sgretolarsi.

* Se crolla il tetto della caverna, qui sotto facciamo la fine dei topi! * -
pensò, senza smettere di sparare.

Premette il comunicatore:

"Seldon a Thunder!" - disse - "Pronti a ritrasportarci a bordo, al mio ordine...
Pronti!"

Colse un movimento dietro di sé, e si rese conto che lo avevano raggiunto le
truppe che aveva lasciato a proteggere le spalle. Identificò Troy e gli altri
con il mezzo pesante.

"Qui!" - segnalò, continuando a sparare - "Puntate al muro interno! Bassa
intensità, non voglio che ci crolli tutto addosso!"

Una nuova pioggia di lampi si staccò dal muro interno, per lanciarsi verso le
truppe in arrivo. L'aria era irrespirabile per il vapore misto a cloro e a
sapore di carne bruciata che arrivava fino in gola. Troy lo raggiunse,
tenendosi bassa, quindi con l'aiuto dei due uomini della squadra puntò il
cannone verso la parete in fondo.

"Al coperto!" - Seldon, turandosi le orecchie.

Il faser lampeggiò una, due volte, mentre il vapore rifrangeva e spezzava il
raggio in mille gocce incandescenti. Urla disperate lo raggiunsero mentre il
muro di fronte spariva, come inghiottito dalle volute di fumo.

E poi fu silenzio.

Seldon si alzò in piedi, con prudenza. La sala era sporca di sangue e di
impronte lasciate dai corpi. Un ferito aveva perso le gambe, e si trascinava
sul pavimento lasciando dietro di sé una lunga scia bluastra. Accennò a
qualcuno di occuparsi del ferito, quindi passò sul limite della piscina,
aggirandola. L'acqua era quasi sparita, lasciando sul fondo la sagoma immobile
di un cadavere irriconoscibile.

Il muro alle spalle della sala era crollato in parte. Qualcosa sporgeva da
sotto il pietrisco, e Seldon si chinò, scostando i detriti per scoprire il
volto.





ISS Thunder

Plancia di comando

Data: 08/02/2284 - ore 12:49



^!^ Seldon a Thunder! Pronti a ritrasportarci a bordo, al mio ordine... Pronti!
^!^

La voce del capitano risuono' in plancia. Grace Mullen, di turno alla
postazione tattica, si chinò a premere il pulsante per passare l'ordine alla
sala teletrasporto. Una mano la bloccò.

"Ordine revocato" - disse, calma, il tenente comandante Bellatrix Laris.

"Ma il capitano..." - abbozzò la donna, ma incrociando lo sguardo irridente
dell'altra, Grace capì di dover tacere.

Bellatrix sorrise, quindi andò a posizionarsi esattamente alla poltrona
centrale:

"Comunicazione a tutti i settori - ordinò - Il capitano si trova attualmente
sotto l'influenza di un nemico alieno in grado di controllarne i pensieri ed il
comportamento. Il primo ufficiale Alejana King è prigioniera dello stesso
nemico alieno, come pure l'ufficiale medico capo Van Ladden. Da questo momento,
quale ufficiale più alto in grado in servizio, prendo il comando effettivo
della nave. Fine comunicazione"

Le parole caddero in un silenzio rotto solo dal ticchettio degli strumenti. Il
navigatore scambiò un'occhiata con la timoniera, leggendo su di lei lo stesso
sconcerto e la stessa indecisione. La donna poggiò con fare casuale una mano
sul bordo dello stivale, dove, l'altro lo sapeva, teneva il pugnale
d'ordinanza.

Il navigatore azzardò un'occhiata alle spalle. Bellatrix Laris fissava il
piccolo schermo sul bracciolo della poltrona centrale, apparentemente senza
badare alla reazione del personale di plancia. Gli altri si guardavano l'uno
con l'altro, tutti tranne Grace Mullen. L' umana fissava la schiena
dell'ufficiale scientifico come se volesse perforarla con lo sguardo. Il
navigatore vide la donna prendere una decisione, e tirare fuori il faser dalla
fondina:

"Il capitano ha detto di tirarlo fuori da lì!" - esclamò Grace, facendo un
passo fuori dalla propria postazione. Il suo faser puntava decisamente verso lo
schienale della poltrona. Il navigatore ebbe un moto di reazione, poi si
accorse che Bellatrix sorrideva tranquilla.

Troppo tranquilla.

Rimase dov'era.

"Si alzi da lì! Non ha il diritto di stare sulla poltrona di comando!" - urlò
Grace.

Bellatrix rise apertamente:

"Oh, che paura!" - motteggiò, girandosi con tutta la poltrona per guardare
verso la postazione tattica. Quindi alzò comicamente le mani. Il navigatore si
accorse che aveva un telecomando tra le dita:

"Attenti!" - gridò, gettandosi a terra. Ma Bellatrix aveva già premuto. Il
navigatore si protesse la testa con le mani, aspettandosi spari, esplosioni,
chissà...

Non successe niente.

Nessuna esplosione.

Nessuno sparo.

Solo il ticchettio degli strumenti, come era avvenuto prima. Ed il faser che
cadeva dalle mani di Grace Mullen.

Il navigatore abbassò le mani, alzandosi lentamente. L'umana era ancora in
piedi. Il suo sguardo sembrava spalancato nel vuoto. Come pietrificata,
trasformata in una statua in marmo nero dalla Medusa che adesso era seduta
nella poltrona centrale.

"Riprendi il tuo faser" - ordinò Bellatrix, girando di nuovo la poltrona verso
lo schermo centrale. Ogni traccia di divertimento era sparita dal suo volto.

Grace si chinò a terra. I suoi movimenti erano rigidi, come se una parte di lei
si sforzasse di non ubbidire agli ordini, ma non potesse evitarlo. Raccolse
l'arma.

"Sorveglia la sala" - continuò Bellatrix - "Non vogliamo che qualcuno si faccia
venire troppe idee, vero?"

Il suo sguardo si posò sul navigatore, che si affrettò a rimettersi alla sua
postazione. Non capiva esattamente cosa fosse successo a Grace Mullen, ma
sentiva di essere ancora troppo giovane per mettersi a discutere.

"Aprite un canale con il pianeta. Voglio parlare con il colonnello Farrel" -
sentì dire. Di fronte a lui, si aprì lo schermo centrale. Il volto del
colonnello sembrava enorme visto dalla sua postazione.

^!^ Qui Farrel - l'uomo bofonchiò - Che cosa volete, ancora?^!^

"Calma, colonnello... Non c'è ragione di essere arrabbiato. Non con me, almeno.
- disse Bellatrix Laris, suadente - In effetti, la sto chiamando per una buona
notizia. Credo che il Comando Imperiale stia riconsiderando la sua
destituzione"

Gli occhi di Farrel si socchiusero in una espressione astuta:

^!^ Il capitano Seldon è stato informato della cosa?^!^ - domandò.

"Non ancora. Abbiamo trovato il rifugio dei ribelli, ed il capitano Seldon ha
guidato le truppe all'assalto, ma sfortunatamente è caduto vittima
dell'influenza dell'alieno Coral. Coral è un potente telepate"

^!^ Capisco. E' per questo che anche le mie truppe hanno avuto così tante
defezioni^!^

"Spero che capisca davvero. Le sto offrendo l'opportunità di riscattarsi agli
occhi del Comando Imperiale..."

^!^ Non mi ha detto in che modo^!^ - disse Farrel.

Bellatrix compitò alcune cifre sulla tastiera del bracciolo. Il navigatore vide
Farrel guardare verso la sua destra, attirato da qualcosa che era fuori dal
quadro:

"Quello che le ho appena spedito - disse l'ufficiale scientifico - Sono le
coordinate del rifugio ribelle. Sto per dare l'ordine di bombardare il rifugio,
in modo da schiacciare la ribellione con un unico colpo mortale. Sarebbe bene,
per la sua reputazione, che lei aggiungesse alle armi di questa nave anche i
sistemi di difesa terrestre"

Un sorriso feroce comparve sul volto gigantesco dello schermo:

^!^ Faremo la nostra parte - disse - Ci dia qualche minuto per allineare le
armi e posizionare gli uomini... Qui Farrel, chiudo ^!^

Il navigatore ci mise un secondo a comprendere che cosa volesse dire
posizionare gli uomini. Farrel avrebbe dovuto per prima cosa liberarsi degli
uomini che troppo in fretta si erano schierati con Seldon, dopo la sua
destituzione. Solo dopo sarebbe stato pronto a bombardare il rifugio ribelle.

E le loro truppe, insieme ad esso.

E Maryl, insieme alle truppe, pensò l'uomo, con una stretta al cuore. Ma rimase
al suo posto.





Pianeta HAN II

Luogo ed ora imprecisati

Data: 08/02/2284





I colpi si erano acquietati da un paio di minuti. Miral si sentiva addosso il
pulviscolo ed i detriti caduti dal tetto della cella. Durante l'attacco, aveva
avvertito rumori di una lotta e voci concitate provenire da qualche parte alla
sinistra della sua cella. Non pensava che si trattasse ancora di Coral. Quel
bastardo alieno doveva avere il suo daffare a mettere i suoi MACO gli uni
contro gli altri, quindi era difficile che si occupasse di lui... Almeno per un
po'.

Si rialzò, a forza, ignorando il dolore che gli arrivava da ogni parte del suo
corpo, ed andò all'apertura della porta. Sfiorando la soglia, seppe che il
campo di forza era ancora attivo.

"Ehi... - gridò - C'è qualcuno?"

"E' Miral!"

"Colonnello!"

Le voci di T'Val e di Alejana King gli risposero quasi contemporaneamente.

"Qui il campo di forze della cella è sempre attivo. Voi siete ancora
prigioniere?"

"Positivo - rispose la voce dell'orioniana - Insieme a noi c'è anche il dottor
Van Ladden... Che però abbiamo dovuto mettere a dormire..."

"Era evidentemente sotto l'influenza di Coral" - sottolineò la vulcaniana.

"Non è il solo..." - disse Miral - In questo momento sta evidentemente
concentrando i suoi poteri telepatici sui soldati che ha inviato contro i
nostri..."

Un nuovo scossone lo interruppe. Piccoli frammenti di roccia gli piovvero
addosso. La luce tremò, si spense, si riaccese, si spense di nuovo. Le celle
caddero nel buio piu' profondo. Miral allungò una mano, tastando il muro fino a
trovare l'apertura, vi affondò con la mano, vi entrò, appoggiandosi al muro
esterno della cella:

"Il campo di forze è andato! - urlò - Dobbiamo approfittarne adesso, prima che
entri in funzione qualche fottuto generatore d'emergenza"

"Continui a parlare! - ordinò Alejana - Dobbiamo trovarla, in questo buio".

Il buio acuiva i suoi sensi. Avvertiva il suono dei passi incerti delle due
donne, il loro respiro che diventava più pesante. Finalmente avvertì qualcosa
che lo toccava, e si rese conto che si trattava del braccio della vulcaniana.

"Non possiamo portare con noi Van Ladden" - disse T'Val, afferrandolo per la
mano - Dobbiamo lasciarlo qui..."

"Adesso occupiamoci di noi"- disse Alejana, raggiungendoli - "Nessuno di noi è
ancora in salvo. E nessuno di noi può attualmente fare a meno dell'altro. Di
Van Ladden ci occuperemo quando i nostri avranno il controllo di questo
posto".

"Bene... - disse Miral - Allora, cerchiamo una via d'uscita."



ISS Thunder

Corridoio dell'infermeria

Data: 08/02/2284 - ore 12:57





Dannazione, dannazione, dannazione!

David Jones aveva capito di essere fottuto nel secondo esatto in cui Bellatrix
Laris aveva emesso la sua comunicazione. Non poteva fare a meno di sentirsela
riecheggiare in testa: ...Da questo momento, quale ufficiale più alto in grado
in servizio, prendo il comando effettivo della nave. Fine comunicazione.

No. Non la comunicazione. Era lui ad essere finito, ora e sempre. La Thunder
non era abbastanza grande per nascondercisi all'infinito. Era balzato fuori del
suo alloggio, senza perdere altro tempo che quello di afferrare la fondina del
suo faser, ma dove avrebbe potuto trovare rifugio? E perché non c'era
resistenza? In un cambio al vertice di quel tipo, c'era sempre qualche
fedelissimo che faceva il giapponese nella seconda guerra mondiale... Anche
perché avrebbe avuto troppo da perdere con il nuovo comando.

Come lui.

I corridoi erano quasi deserti, per fortuna. I MACO stavano combattendo sul
pianeta, gli alti comandi idem, e la maggior parte della bassa manovalanza
probabilmente stava tenendo un profilo basso in attesa degli eventi. Lui, il
più fottuto era lui... Regalmente, sovranamente, imperialmente fottuto!

L'infermeria era solo ad un corridoio di distanza. Sull'impiantito avvertì il
passo pesante di una squadra della sicurezza, quindi scartò a sinistra,
cercando scampo dentro la cabina di un turboascensore fortunatamente aperta. Si
schiacciò contro la parete della cabina, lasciando il l'ascensore in apparenza
aperto e libero, ed attese.

David Jones lasciò sfuggire appena un respiro leggero, quel tanto da non andare
in apnea. Si accorse con terrore che i passi si erano fermati proprio là
davanti.

No, per favore, non ditemi che avete bisogno proprio dell'ascensore!

Non parlavano. C'era solo il loro respiro, a pochi centimetri dalla sua testa.
La sua mano sudava sul calcio del faser, schiacciata contro la parete. Quanti
potevano essere? Due, tre, a giudicare dai passi.

Quanti poteva farne fuori, con quel suo misero faser prima di essere fritto?

Gli uomini si mossero. David ascoltò i passi che si allontanavano
dall'ascensore senza osare fare un movimento.

Infine, si girò, lanciando un'occhiata rapida sul corridoio.

Vuoto!

Con prudenza, avanzò un piede nel corridoio, guardando nella direzione in cui
gli uomini erano scomparsi. Lasciò il turboascensore, correndo poi a perdifiato
nell'infermeria.

"Lena!" - Lena Hernandez si alzò dalla scrivania, andandogli incontro.

"Cosa fai qui? Pensavo..."

Che ormai fossi morto, completò Jones mentalmente:

"No, come puoi pensare che sia finita? Il capitano Seldon..."

"Seldon non è qui. Invece, tutta la sicurezza della nave è con la Laris"

David si avvicinò a Lena, lentamente, guardandola fisso negli occhi. Sapeva di
piacerle, ma in queste condizioni, con la comandante usurpatrice contro di lui,
l'avrebbe aiutato o avrebbe pensato a salvarsi il bel didietro? Non aveva
ancora chiamato la sicurezza, quindi forse, aveva ancora una bella presa su di
lei...

"Vuoi aiutarmi, Lena?"

La sua mano salì a carezzarle una guancia, quindi accostò le labbra a quelle di
lei, spingendola poi piano contro la scrivania. Le circondò la vita con
entrambe le mani, mentre afferrava fra i denti il labbro inferiore della donna,
invadendo poi le labbra con la lingua. La donna cercò equilibrio appoggiandosi
alla scrivania.

"Vuoi aiutarmi?" - ripeté.

"Cosa vuoi?" - ansimò la dottoressa. Il camice era aperto e scomposto. Con una
mossa rapida, le alzò la gonna fin sopra la vita.

"Devi dirmi una cosa - le bisbigliò all'orecchio. Le sue mani continuavano a
sfiorarne il corpo, scegliendo con cura i luoghi e le carezze. Conosceva quel
corpo, sapeva come farlo vibrare, ma sapeva anche di non avere molto tempo.
Chiunque poteva capitare in infermeria da un momento all'altro. Qualcuno della
sicurezza, per esempio... Doveva fare in fretta a tirarle fuori un po' di
verità - Dimmi...Come lo sapevi? Come sapevi che Rizzo, che Seldon considerava
fra i suoi uomini più fedeli, stava lavorando per la Laris?"

Approfittò di un istante per aggiustare il proprio corpo contro quello di lei.
Cominciò a muoversi, ritmicamente, cercando di penetrarla piano.

"Lui... Aveva un chip" - disse lei.

"Si... - la parola gli uscì come un mugolio, senza volerlo - Certo... Lo so. Me
lo avevi già detto. Seldon gli ha fatto mettere un chip, per controllarlo...
Quando è stato trasformato in Sensini"

Lena sorrise:

"E non sai chi ha fatto quel chip? - alitò lei - Non lo immagini?"

David si bloccò un istante, comprendendo:

"Lei? Bellatrix Laris?"

"Ah... Continua. Non fermarti!" - mormorò Lena - "Si, si... Si, è stata lei.
Nel laboratorio scientifico. Ma non era il primo..."

"Come? Dimmi..."

"Ah... non era il primo. E' già da un po'... Si..."

"Si, cosa?"

"Si, David...Anche la sicurezza... Con un pretesto o l'altro... Li ha
impiantati con un chip... Io non sapevo di che si trattasse. Mi aveva detto...
Ah... Che erano per un esperimento... Solo poi, quando ho visto Rizzo prendere
l'orioniana ho capito..."

Razza di idiota, pensò David, continuando a muoversi fuori e dentro di lei. Si
chinò a morderle il lobo dell'orecchio, quindi la gola, con la tentazione quasi
di affondarle i denti dentro le arterie. Possibile che non sapesse che cosa
stesse facendo, quando impiantava quei chip dentro gli uomini della sicurezza?

Spiò il suo volto, cercando di capire se fingesse. Non poteva saperlo... . Ma
in fondo non era quello l'importante. L'importante era finire... ed uscire di
lì. L'importante era...

Il laboratorio!

Si ritrasse, riaggiustandosi i pantaloni. Lena aprì gli occhi, stupita.

"...Cosa?"

"Finiremo questa discussione un'altra volta - disse David, freddamente -
Adesso, devo trovare il mezzo di entrare nella consolle privata di Bellatrix
Laris, perché è fin troppo chiaro che lei ha perfezionato il suo chip lì
dentro"

"Oh, certo - commentò la dottoressa - Ed immagino che io dovrei aiutarti? Ed in
cambio di cosa? Delle tue strabilianti capacità amatorie?"

"Non solo delle mie, tesoro..." - mormorò David - "Non pensi che il capitano e
la primo ufficiale ci sarebbero molto grati se tornando a bordo trovassero il
problema Bellatrix risolto?"

Dentro di sé, stava già pensando ad un piano. In fondo, era solo un'altra
partita a scacchi.

Tutto stava a non essere il pedone.









ISS Thunder

Plancia di comando

Data: 08/02/2284 - ore 12:57



^!^ Qui Farrel. Chiedo scusa per il ritardo, ma abbiamo avuto... Dei piccoli
problemi tecnici da risolvere ^!^ -

Il navigatore abbassò involontariamente lo sguardo, poi decise che tutto
sommato non aveva niente da seguire sui suoi strumenti, e che poteva
permettersi di fissare il colonnello sullo schermo centrale.

Sembrava soddisfatto, pensò. Per qualche motivo, la telecamera non inquadrava
solo il suo volto, ma lo vedeva seduto al centro di una sala non troppo
dissimile dalla plancia di una nave. Alle sue spalle stavano passando degli
uomini, che sembravano reggere un corpo dalle mani e dai piedi, senza una
barella o un carrello antigravità. Probabilmente c'erano più cadaveri che
barelle, pensò il navigatore. Chissà se Maryl era ancora viva...

"Capisco" - stava rispondendo secca Bellatrix Laris, dalla poltrona centrale -
Siete pronti, adesso?"

^!^ Prontissimi. Armi pronte e centrate sull'obbiettivo. Attendo il vostro via.
^!^ - Farrel accennò ad un altro umano, che andò a posizionarsi alla sua
destra, poco dietro il colonnello.

"Mullen, pronti a far fuoco sul rifugio ribelle?"

"Pronti... comandante" - la voce di Grace sembrava strozzata, ma il navigatore
non osò dare un'occhiata alle proprie spalle. Non aveva nessuna voglia di
attirare l'attenzione.

"Al mio via, fuoco a volontà" - disse Bellatrix.

Il navigatore sbatté le palpebre. L'immagine era saltata in un brusio confuso.

"Che succede?" - saltò su Bellatrix.

"Una interferenza sul canale... - rispose la voce di Grace Mullen - "Non so di
che cosa si tratta, ma sembra una trasmissione proveniente da questa nave. Sto
provando un altro canale... Ecco, credo che sia..."

L'immagine tornò, saltò di nuovo, tornò ancora, e per un istante il navigatore
pensò che ci fosse qualcosa di sbagliato. Sentì delle grida, di sorpresa, di
rabbia, o chissà, ma lui non capiva. Doveva essere un'altra sala, un altro
posto...

Poi, riconobbe Farrel.

"Cosa?" - Bellatrix raggiunse la consolle di navigazione, fissando lo schermo
con gli occhi sgranati. Farrel si muoveva ancora, piegato sui resti della
poltrona centrale, come in parte saldato ad essa. Le ultime faville della vita
di Farrel si spensero, mentre la telecamera inquadrava il braccio del soldato
che lo stava uccidendo.

L'assassino si girò verso la telecamera, con un ghigno sornione sul volto.

"Non è possibile! Rizzo!" - gridò Bellatrix. La sua mano corse alla cintura,
dove aveva messo il telecomando.

Grace Mullen le piombò alle spalle, rovesciandola a terra. Il telecomando le
sfuggì di mano. Il navigatore dimenticò ogni prudenza, e corse a schiacciare
l'oggetto sotto la suola delle scarpe, mentre la statuaria agente di sicurezza
allungava un calcio diretto al mento dell'ufficiale scientifico. Bellatrix le
afferrò lo stivale, tirando l'altra a terra, le bloccò le mani, prendendole
dalla cintura il faser d'ordinanza, e rapida come il pensiero rotolò a terra,
si rimise in piedi e spianò l'arma con un gesto circolare, verso tutti gli
ufficiali di plancia.

"Fermi!" - urlò la donna.

"Non puoi sparare a tutti! - disse Grace Mullen.

"Vuoi essere la prima? - ribatté Bellatrix. La donna si mosse arretrando verso
la porta della plancia, continuando a tenere sotto tiro gli ufficiali:

"Posso aver perso il controllo dei chip dentro di te o dentro Rizzo, ma ho
ancora abbastanza seguaci, qui a bordo, da mantenere il controllo della nave...
E prendere ognuno di voi!" - salì le scale, premendo la chiamata del
turboascensore.

"Non cercate di fermarmi!" - urlò Bellatrix.

La porta si aprì.

Un braccio circondò la vita della donna, tirandola a sé, e d'improvviso
comparve un fiore sul petto della donna, un fiore rosso fuoco che sprizzava i
suoi petali in un fiotto che investiva la plancia, gli uomini, le donne, le
macchine all'intorno del suo centro. La donna guardò in un ultimo istante di
consapevolezza lo stelo metallico che le sporgeva dal petto, ma non poté capire
chi le avesse piantato quel fiore addosso.

Il navigatore alzò gli occhi, mentre la donna cadeva a terra. L'uomo che le era
comparso alle spalle tirò via il pugnale, quindi avanzò di un passo.

Era coperto di sangue, e gli ci volle un istante per riconoscere in lui il
tenente David Jones.


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04.06 - Qualcosa si svela

Autore: Tenente David Jones

ISS Thunder
Plancia di comando
Data: 08/02/2284 - ore 13:00

David si prese un minuto per godere della scarica d'adrenalina che ancora
scorreva nel suo corpo: il piacere, che aveva provato mentre il suo pugnale
penetrava il cuore di Bellatrix, era stato come un intenso orgasmo,
centuplicato dalla sorpresa di trovarsi quasi inaspettatamente con la sua
nemica così esposta. Le porte dell'ascensore si erano aperte e lei era lì, che
gli dava le spalle cercando un'ultima disperata fuga. La sua mano ci mise un
secondo a correre silenziosa sull'elsa del pugnale e ancora meno a colpirla,
sapendo esattamente dove avrebbe fatto più danni. Solo una cosa gli dispiaceva:
che la morte, giunta istantaneamente, non le aveva concesso di vedere che era
lui il suo assassino. Peccato!
Si pulì quindi la lama sui pantaloni e la rifoderò. Guardò i presenti in
plancia, tra i quali Grace cui fece un lieve cenno d'intesa. I più lo fissavano
con stupore, mai più si sarebbero aspettati da lui un gesto così violento.
In effetti, mai aveva eliminato i suoi avversari in maniera così esplicita,
aveva sempre agito nell'ombra usando armi come il ricatto o in casi estremi,
veleni silenziosi e non rintracciabili, ma doveva ammettere che il sangue caldo
di lei che gli scorreva sulla mano e poi sul viso gli aveva fatto provare nuove
ed esaltanti sensazioni, tanto da dover controllare un'erezione nascente che,
visto il momento e il luogo, non si poteva permettere.
Si diresse verso la poltrona di comando, non osando sedersi, e disse a Grace:
"Quali sono stati gli ultimi ordini di Seldon?"
"Di tenersi pronti col teletrasporto al suo segnale." La donna tornò quindi al
Tattico e inviò i dati alla consolle del teletrasporto. Jones si diresse alla
postazione scientifica che adesso sapeva essere sua di diritto e cominciò a
esaminare la zona che le coordinate dell'ultima posizione del Capitano
indicavano.

Pianeta Han II
Dentro il rifugio
Data: 08/02/2284 - ore 13:05

Non si sentiva più il rumore degli spari: l'aria, adesso immobile aveva un
acre odore di morte. Il potente cannone aveva messo a tacere i loro attaccanti,
ma con amara sorpresa di Seldon, i corpi che giacevano erano quelli dei suoi
Maco: il volto che era emerso dalle macerie, seppur quasi irriconoscibile per
le ferite, era quello di Miller, braccio destro e compagna di letto del
Colonnello Miral. *Non vorrei essere nei panni di quello che gli comunicherà la
notizia!* pensò, quando un lieve gemito uscì dalle labbra sanguinanti della
donna. "A quanto pare ha la pelle dura come il suo comandante." le disse, fece
un cenno a un soldato poco dietro di lui per segnalare la presenza di un altro
ferito e passò oltre guardandosi intorno per analizzare la situazione.
Sicuramente quel bastardo di Coral era in grado di controllare più menti
contemporaneamente e sperava così d'eliminare le forze dell'Impero mettendoli
gli uni contro gli altri, senza far rischiare niente ai suoi fedeli.
*Aspetta solo che ti metta le mani addosso figlio di puttana e pregherai di
non avermi mai sfidato!* pensò Seldon, furioso per le ingenti perdite di
materiale umano altamente addestrato e anche perché del capo dei ribelli non c'
era traccia. Avevano, infatti, perlustrato l'area, ma dell'alieno descritto da
T'Val neanche l'ombra. Probabilmente giacché la sua tattica non aveva
funzionato, si era nascosto in un qualche rifugio a ricaricare le pile: quasi
sicuramente il controllo telepatico di tante menti in una volta poteva
risultare molto dispendioso per Coral, prova ne era anche che al momento dell'
attacco né lui, né i suoi uomini erano vittime di alcuna visione. O almeno così
gli pareva.

Pianeta Han II
Luogo e ora imprecisata
Data: 08/02/2284

Miral, King e T'Val procedevano cautamente lungo il corridoio della prigione
di Coral, ora leggermente illuminato da fioche luci d'emergenza. Ormai da
diversi minuti non sentivano più i rumori della battaglia e l'impossibilità di
comunicare con l'esterno, non dava loro la possibilità di sapere chi ne fosse
uscito vincitore.
Alejana sapeva in cuor suo che Ricardo non avrebbe ceduto le armi facilmente,
ma temeva che Coral potesse riuscire a influenzare la sua mente e ottenere
quindi una facile vittoria. Lei e gli altri due ufficiali della Thunder,
avevano deciso di allontanarsi il più possibile dal luogo della battaglia,
perché se avesse vinto Seldon, li avrebbe recuperati in seguito. Ma se avessero
vinto i ribelli, si sarebbero trovati di nuovo preda di Coral e delle sue
torture mentali. Stavano quindi vagando alla cieca, nella speranza di trovare l'
uscita o almeno il luogo dove avevano nascosto i loro comunicatori: dopo la
fuga di T'Val, i ribelli avevano imparato che era meglio perquisire i
prigionieri e privarli di eventuali segnalatori, poiché il controllo mentale di
Coral non era infallibile. Dopo aver ispezionato alcune stanze senza trovarvi
nulla di utile, incapparono in una specie di magazzino, dove oltre a scorte di
viveri e d'acqua, con cui Miral si reidratò, trovarono anche una consolle di
computer. King ci mise pochi minuti per introdursi nel sistema e trovare una
mappa della loro prigione e quindi una via di fuga.
"Bel lavoro Comandante, adesso però filiamocela." Disse l'Andoriano che
sembrava tornato nella sua.
"Un momento ancora, credo d'aver trovato qualcosa di molto interessante!"
"Faccia vedere!" disse T'Val avvicinandosi alla consolle "Interessante, molto
interessante."disse scambiando uno sguardo d'intesa con la sua momentanea
alleata. Strano il destino: a volte ti spingeva a collaborare con persone che
normalmente avresti buttato a mare senza problemi.

Pianeta Han II
Dentro il rifugio
Data: 08/02/2284 - ore 13:10

Seldon aveva appena contattato la Thunder per comunicare che la battaglia era
terminata e che avevano conquistato il rifugio di Coral, ma che il bastardo era
fuggito.
^!^Capitano i sensori hanno rilevato tracce di un teletrasporto avvenuto poco
fa, ma qualcosa dal pianeta sta disturbando i sensori e non ci permette d'avere
letture precise.^!^
^!^Jones? Cosa ci fa in plancia?^!^chiese Seldon, ben sapendo che Laris mai
avrebbe permesso al suo rivale d'occupare il suo posto.
^!^Capitano in sua assenza sono cambiate alcune cose: abbiamo avuto anche qua
qualche scaramuccia.^!^ rispose Jones con tono sornione e soddisfatto.
^!^ Attendo le sue spiegazioni: adesso però mandate una squadra di ricerca.
Voglio che questo buco sia perquisito da cima a fondo per recuperare i nostri
uomini e qualche prigioniero con delle informazioni utili. Non appena avrò
coordinato le squadre, tenetevi pronti a farmi risalire.^!^
David era certo che la nuova situazione venutasi a creare a bordo sarebbe
piaciuta al Capitano, ma prima di presentarsi a lui era il caso di darsi una
ripulita: il sangue di Bellatrix cominciava a seccare, tirandogli la pelle del
volto e delle mani in modo ormai insopportabile. Fece venire dal laboratorio il
Tenente May per continuare le ricerche e si diresse verso il turbo ascensore.
Mentre scavalcava il corpo inanime di Laris, disse " Mullen faccia rimuovere da
qualcuno questo cadavere: non vorrei che Seldon v'inciampasse entrando in
plancia." E un sorriso sardonico gli si dipinse in volto al pensiero di un'
eventualità del genere, anche se conoscendo il Capitano, probabilmente, avrebbe
elargito una buona dose di agonizzatore a tutti quelli che avessero avuto la
fortuna d'assistere all'accaduto.
* Meglio di no!* pensò Jones cui la cosa non sorrideva per niente, al
contrario non vedeva l'ora di sdebitarsi con la procace, quanto stupida
dottoressa Lena Hernandez: stava pensando di coinvolgere anche Grace, la cui
educazione sessuale procedeva egregiamente ed era ormai pronta anche per un
gioco a tre.

Pianeta Han II
Data: 08/02/2284 - ore 13:25

Un livello sotto la galleria dove era infuriata la battaglia, un raggio
azzurrognolo, tipico di un teletrasporto, avvolse i tre ufficiali della
Thunder, che ormai pensavano di essere sulla via giusta per uscire da quella
prigione, portandoli in un luogo che Alejana già conosceva.

ISS Thunder
Plancia di comando - contemporaneamente

Seldon era da poco tornato in plancia e Mullen gli stava facendo rapporto sul
tentativo di ammutinamento messo in atto dalla defunta Laris. Jones tornato
alla sua postazione, sentiva lo sguardo del Capitano su di sé *Probabilmente ti
stai chiedendo quando e come dovrai sdebitarti, in fondo non ho salvato solo il
mio sedere* pensò e quello sguardo forte e penetrante posato sulla sua schiena
lo eccitava a tal punto che il gioco a tre cui aveva pensato prima, adesso si
era leggermente modificato e nella sua immaginazione, la testa rasata di Grace,
era stata sostituita da un'altra testa pelata.
In quel momento la parte del suo cervello collegata alle ricerche che stava
eseguendo, notò qualcosa d'interessante, riportandolo completamente alla
realtà.
" Scusate se v'interrompo, ma ho rilevato le tracce di un altro
teletrasporto." Disse rivolgendosi a Seldon che stava ancora parlando con
Mullen.
"Ovviamente i sensori sono ancora disturbati?" quella di Seldon era più una
constatazione che un'effettiva domanda.
"Sì, però facendo un'analisi approfondita ho trovato la zona da cui ha origine
il disturbo e visto con chi si era alleata Laris, direi che la cosa non mi
stupisce molto!"
Seldon diede un rapido sguardo alle coordinate che Jones gli aveva mandato e
che indicavano la sede stessa del comando Imperiale sul pianeta.


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FINE MISSIONE