Infine venne Hope










USS HOPE

presenta


USS HOPE

Infine venne Hope

Missione 12






Basato sulla saga di Star Trek di Gene Roddenberry, questa opera amatoriale è il prodotto della USS HOPE,
simulazione appartenente all'universo narrativo del Gioco di Narrazione PBeM


Starfleet Italy

Gli autori/giocatori hanno creato un proprio alter ego narrativo con il quale sono entrati a far parte della squadra
di comando della USS HOPE, quindi a turno hanno scritto i brani di questa avventura fantascientifica,
creando appunto questa opera amatoriale inedita e originale basata su Star Trek.




Questo racconto lungo è un'opera amatoriale che puó essere liberamente
riprodotta, purché integralmente, in ogni sua parte, e non a fini di lucro.



Anno pubblicazione 2019



www.starfleetitaly.it | USS HOPE








Equipaggio

Capitano Tenente Ferris Bueller

Capo Sicurezza Tenente JG Lon Basta

Consigliere Tenente JG Caytlin

Timoniere Tenente JG Catalunya "Luna" Jones della Casata di Klaa

Ufficiale Medico Capo Tenente JG Melanne Graahn

Tenente
Ferris Bueller
Capitano

Tenente JG
Lon Basta
Capo Sicurezza

Tenente JG
Caytlin
Consigliere

Tenente JG
Catalunya "Luna" Jones della Casata di Klaa
Timoniere

Tenente JG
Melanne Graahn
Ufficiale Medico Capo

Ufficiale Tattico Capo Tenente JG Rest figlio di Retok

Tenente JG
Rest figlio di Retok
Ufficiale Tattico Capo


USS HOPE

Autori

Capitano
Ferris Bueller
Franco Carretti

Capo Sicurezza
Lon Basta
Silvia Brunati

Consigliere
Caytlin
Vanessa nd

Timoniere
Catalunya "Luna" Jones della Casata di Klaa
Silvia nd

Ufficiale Medico Capo
Melanne Graahn
Maddalena Duci

Ufficiale Tattico Capo
Rest figlio di Retok
Ilenia De Battisti






Sommario


Sinossi
12.00 - La Grande Rivelazione
12.01 - Combatti con me
12.02 - Quando la logica non basta...
12.03 - E' meglio sfogarsi
12.04 - Rabbia repressa
12.05 - Frammenti di betazoide
12.06 - A destinazione
12.07 - A new Hope

Sinossi

La scoperta del grande segreto dietro il progetto Hope ha creato confusione e sofferenza nell'equipaggio della nave. Riusciranno a rimanere insieme o il progetto è giunto alla sua fine?



12.00 - La Grande Rivelazione

Autore: Tenente JG Melanne Graahn

USS Hope - 14 aprile 2397, Ore 01.14


Nel sogno Rest stava ballando il valzer e a a Caytlin la cosa sembrava assolutamente naturale.

Più tardi, a mente sveglia, si sarebbe detta che effettivamente la cosa non avrebbe dovuto stupirla più di tanto. Non che Rest le sembrasse il tipo di persona che frequenti abitualmente le sale da ballo ma, nelle giuste condizioni, perché mai non avrebbe dovuto danzare?

Certamente possedeva l'abilità e la coordinazione per farlo e se gli fosse stato ordinato con una buona ragione o la situazione lo avesse richiesto - ad esempio ad un incontro diplomatico ufficiale - certamente lo avrebbe fatto.

Nel sogno, tuttavia, si stupì della sua mancanza di stupore.

Sapeva che si trattava di un sogno e, in un certo senso, temeva quello che sarebbe potuto accadere in quello strano modo in cui si teme a cosa si potrebbe assistere quando si è consapevoli che è la propria mente a determinare la realtà intorno a noi.

Per il momento, comunque, a parte il valzer, non stava accadendo nulla.

La stanza in cui si trovavano era circolare e ampia, soffusa di una luce tenue appena sufficiente a vedere il contorno dei mobili e completamente deserta, a parte loro due.

La musica sembrava provenire da ogni direzione e da nessuna in particolare. L'ambiente era piacevole e, a parte quello strano senso di timore generato dalla consapevolezza di stare sognando, Caytlin stava piuttosto bene.

Rest la superava in altezza di un buon venti centimetri, eppure i loro movimenti risultavano straordinariamente aggraziati. Lui la allontanò leggermente da sé, tenendole la mano per farla piroettare e Caytlin sollevò appena l'orlo dell'abito lungo e setoso, di un morbido blu notte, che indossava eseguendo passi che non sapeva di conoscere.

"Tutto questo è alquanto... insolito," commentò Rest, nel suo elegante smoking, con l'assoluta mancanza di inflessione che solo i vulcaniani sanno mettere nelle loro affermazioni, qualunque sia l'argomento in discussione, dalla geometria dei campo di curvatura alle abitudini di accoppiamento di Bueller.

"Non è reale," rispose lei, mentre tornavano a danzare allacciati.

"No, non lo è. Si tratta di un sogno."

Tornò il silenzio, l'unico rumore, oltre alla musica, era costituito dai loro passi sul pavimento lucido.

Non è che la conversazione spumeggiante fosse il punto forte di Rest, nemmeno durante le loro ore di veglia. In qualche modo, però, Caytlin si aspettava che la versione di lui proiettata dal suo inconscio sarebbe stata più incline alle chiacchiere.

Non lo era.

La musica scemò lentamente e tacque. Loro conclusero la figura e si fermarono. Rest le fece un mezzo inchino, ma non si sbilanciò fino ad arrivare ad un baciamano.

Caytlin non sapeva se congratularsi con se stessa perché anche il proprio inconscio aveva inquadrato con esattezza il carattere di Rest o essere delusa.

Rimasero in piedi per qualche istante, l'uno di fronte all'altra. Rest inarcò leggermente un sopracciglio.

"Stiamo attendendo qualcosa?"

"Di svegliarmi," rispose lei con la vaga impressione che ci fosse dell'altro.

Poi la luce si spense.



USS Hope - Ufficio Tenente Rodriguez - 14 aprile 2397, ore 8.15


"Del cioccolato? Perché non lo replica?"

Per un folle attimo, Paulo pensò che la Graahn stesse usando un qualche gergo segreto che lui non conosceva per chiedergli di rimediarle un carico di droga. Non che lui, nel caso, non avrebbe saputo dove mettere le mani, ma il fatto che fosse proprio la trill a chiederglielo gli faceva un po' impressione. Senza contare che Basta l'avrebbe ammazzato.

"Se volessi del cioccolato normale lo replicherei," spiegò lei come se fosse ovvio. "Ma vorrei del cioccolato aldebarano e quello non si può replicare."

Effettivamente il cioccolato aldebarano non si poteva replicare ed era anche piuttosto raro. E perfettamente legale, motivo per cui Paulo non se ne era mai interessato più di tanto. Non pensava che sarebbe stato difficile reperirlo, era solo che la Graahn, sempre così ligia alle regole, non era mai venuta da lui a chiedere niente prima di quel momento.

"Non per impicciarmi, ma perché non se lo compra alla prima occasione?"

"Diciamo che è il mio modo per sfogare lo stress. E sono stressata adesso," aggiunse a mo' di ulteriore spiegazione.

"Beh, a ognuno il suo. Qualcuno il cioccolato, qualcuno l'alcol, qualcuno... beh." Tossicchiò ripensando alla conversazione con Basta. "Nessun problema, dottoressa. Però avrà il suo costo."

Melanne si sporse leggermente in avanti, verso l'altro. Fu un movimento a scatti, come se tentansse di essere minacciosa ma non avesse bene idea di come riuscirci. E non ci riuscì, così parve rinunciare e tornò ad appoggiarsi allo schienale. "Si ricorda quel discorso che abbiamo fatto sul non farsi visitare quando si ha qualcosa da nascondere?"

Paulo sbuffò. "Non vedo cosa dovrei nascondere... o meglio, cosa dovrei nascondere che una visita di routine possa rilevare," aggiunse dopo un istante, poi parve ripensarci di nuovo. "No, ok. Mi ha convinto. Un mese."

"Due settimane. La metto in fondo alla lista, è il massimo che posso fare."

"Andata."



USS Hope, Hangar navette - 14 aprile 2397, Ore 09.22


"Glielo faccio sistemare a mano, poi lo ammazzo," borbottò Luna. "Anzi, prima lo ammazzo e poi glielo faccio sistemare."

"Non è messo tanto male." Tentò Ferris in tono incoraggiante.

"Insomma..." commentò Paulo con occhio critico.

L'Akesh effettivamente non aveva un bell'aspetto. Ricordava più una lattina schiacciata che il vascello scattante e veloce che era stato prima di essere rubato. Sistemarlo a mano non sarebbe stato possibile nemmeno volendo, vivo o morto che fosse Basta durante i lavori, qualunque fossero i pezzi che Paulo sarebbe stato in grado di recuperare.

Ferris non aveva il cuore di dirlo.

Luna lo sapeva ma in quel momento, nonostante tutta la sua tempra, ammetterlo faceva troppo male.

Fu Paulo a calare la scure.

"Se ti interessa conosco un tizio, che conosce un tizio, che conosce un altro tizio, il cui fratello potrebbe procurartene uno nuovo praticamente uguale."

Gli altri due si voltarono ad osservarlo.

"E' stato un regalo di mio nonno."

"Non è detto che anche quello nuovo non appartenesse a tuo nonno in precedenza..." commentò Paulo con nonchalance.

Ferris tossicchiò prima che la scena sfociasse in massacro. "Visto che torniamo sulla Terra, potresti portarlo in un cantiere. Sono sicuro che te lo rimetteranno a nuovo."

"Vedi, se fossi stato tu a ridurlo così" riprese Luna, gli occhi sempre fissi sulla sua nave martoriata, ignorando completamente il suggerimento, "avrei anche potuto accettarlo. Ti avrei portato sul ponte ologrammi e ti avrei sbattuto come un tappeto. E tu non te la saresti nemmeno presa."

"Ah, no?"

"Invece non posso picchiare Basta."

"Perché no?"

"Basta ha già i suoi problemi," si inserì Rodriguez.

"La dottoressa Graahn?"

"Credo l'abbia già picchiato lei."

"Presa male, eh?"

"A proposito di prenderla male, la Lennox cosa ha detto del fatto che stiamo tornando sulla Terra?"

"Non saprei, le ho chiuso la comunicazione in faccia."

Sia Luna che Rpdriguez si voltarono a guardarlo.

"Xyr lo sa?" chiese lei dopo un istante.

"Aspetto il momento giusto per dirglielo."

"Com'è quel detto? Nessun inferno sarà mai come una donna infuriata?"

Paulo fece spallucce. "Ci sarà da divertirsi."



USS Hope, alloggio consigliere Caytlin, Contemporaneamente


Cytlin finì di sistemarsi i capelli e controllò gli appuntamenti della giornata con un leggero sbuffo di depressione. Dalla Grande Rivelazione in avanti, fuori dal suo studio c'era letteralmente la fila. Non si poteva dire che l'equipaggio non la ritenesse utile, tutti o quasi parevano volere il suo consiglio, il suo parere, parlarle dei propri sentimenti.

Tuttavia, l'intera faccenda le risultava snervante.

Probabilmente era questo il motivo dei suoi stupidi sogni. Normalmente non l'avrebbero turbata, non ci avrebbe perso più di un minuto, ma in quel caso sentiva una strana inquietudine al riguardo. E, dal momento che non si trattava d sogni particolarmente spiacevoli, non si spiegava il perché. Si morse lievemente il labbro inferiore davanti allo specchio, poi scosse la testa e scacciò il pensiero. Il suo inconscio le presentava immagini distorte dell'equipaggio e del loro comportamento, specialmente di coloro per cui era più preoccupata. Coloro che potenzialmente avrebbero potuto prendere peggio la presenza, finora segreta, di un alieno interdimensionale nella propria mente e che difficilmente avrebbero chiesto il suoi aiuto. Ecco tutto. La situazione non si preannunciava facile e non era sicura che tornare sulla Terra avrebbe migliorato le cose.

Non vedeva cosa l'ammiraglio Lennox avrebbe potuto dire loro più di quello che già sapevano.

Qualunque sarebbe stato lo sviluppo, tuttavia, lei avrebbe dovuto essere pronta.



USS Hope, ufficio Ufficiale Medico Capo, Contemporaneamente


Melanne tamburellava distrattamente con le dita sul piano della sua scrivania, nel mentre fissava i dati che scorrevano sul display.

Aggrottò leggermente le sopracciglia, si ficcò in bocca il quinto cioccolatino replicato dell'ultima mezz'ora e ricontrollò ancora una volta le sue analisi.

La trill si appoggiò allo schienale della poltroncina, sollevò le gambe e incrociò le caviglie sul piano del tavolo.

Quei dati non avevano minimamente senso. Ovviamente avrebbe dovuto fare delle analisi più approfondite ma non aveva idea di cosa cercare davvero. Eppure se l'alieno di cui aveva parlato la Lennox aveva e stava tuttora operando fisicamente su di loro, se erano in grado di sentire parzialmente le sue emozioni o di evocarlo, per così dire, qualche segnale avrebbe dovuto esserci. Qualcosa nelle onde cerebrali, qualche anomalia nelle risposte neuronali. Qualsiasi cosa.

Eppure lei non vedeva nulla in quei dati. E non si poteva dire che non ci si fosse impegnata.

Dopo la Grande Rivelazione, non aveva avuto molto tempo per pensare a quello che avevano scoperto. Non che l'idea di avere un alieno interdimensionale nella testa, che in precedenza li aveva quasi uccisi, le piacesse ma lei aveva presentato domanda per la commissione simbiosi. Avere una seconda voce nella mente non le faceva tanta impressione come agli altri.

Era arrabbiata per la menzogna, questo sì, ma era anche curiosa di capire come non se ne fosse accorta prima - specialmente con gli esami cui si era sottoposta dopo essere stata posseduta da quel mutaforma - e preoccupata per come avrebbe potuto prenderla Lon, visti i suoi precedenti, così aveva ricacciato indietro il primo sentimento. Non aveva tempo di arrabbiarsi, aveva un lavoro da fare, delle aspettative da soddisfare, domande a cui rispondere.

Subito dopo Basta, in un'improvvisa esplosione d'ira e testosterone, aveva conteso a Bueller il discutibile privilegio di rubare una nave e rischiare di farsi ammazzare. Anche questo l'aveva fatta arrabbiare, soprattutto perché se n'era andato senza dirle niente. Ma capiva che tecnicamente non avrebbe avuto motivo di informarla - anche se lei l'avrebbe fatto, a parti invertite - e, ancora una volta, aveva l'infermeria piena di feriti di cui occuparsi. Non aveva tempo di arrabbiarsi.

Il lato positivo era che Lon non si era fatto ammazzare e nel contempo avevano probabilmente salvato l'universo e tutto quello che conteneva. Lui sembrava uno gettato da una navetta in volo, ma tutto sommato non se la passava troppo male. Probabilmente si era aspettato la sua filippica di rito e l'aveva ascoltata con la giusta espressione contrita in volto. Tuttavia, non l'aveva presa molto sul serio e forse era stato questo a farla scoppiare.

Per la prima volta aveva dovuto impegnarsi per reprimere l'istinto di mollargli un ceffone. Lui se n'era accorto, almeno credeva, ma Melanne non gli aveva dato il tempo di dire qualcosa. Aveva sfogato su di lui la sua rabbia, l'aveva rappezzato e l'aveva cacciato dalla sua infermeria. Non ci aveva più parlato da allora. Poi aveva abbaiato qualche ordine ad un'atterrita infermiera - nessuno prima d'ora era mai stato atterrito da lei - e si era chiusa in ufficio. Aveva ordinato un the e aveva rotto la tazza. E in un impeto di patetica ribellione non aveva raccolto i pezzi fino al giorno dopo.

Successivamente aveva preso l'abitudine di passare molto più tempo nel proprio ufficio. Se la situazione in infermeria era tranquilla e lo permetteva - e dimessi gli ultimi pazienti non c'era stato un granchè da fare - delegava la compilazione dei rapporti al primo membro del personale di passaggio e si chiudeva nel suo studio. Questo le dava la duplice occasione di passare al setaccio le cartelle cliniche del personale alla ricerca di segni rivelatori di invasione aliena - tristemente mancanti senza ulteriori test - e di starsene in pace a mangiare cioccolato.

Era arrabbiata. Di più, stavolta era veramente incazzata, come non lo era mai stata prima. Questa bruciava forte. Era un sentimento nuovo per lei e, per tanto, ancora più sconcertante.

Melanne aveva passato tutta la vita cercando di soddisfare le aspettative altrui. Quelle della sua famiglia, poi quelle dei suoi insegnanti, infine quelle dei suoi superiori. Aveva concentrato tutto il suo impegno sul raggiungimento di quell'obbiettivo che naturalmente aveva avuto un costo. In accademia si era guadagnata la fama di quella che sa sempre tutto grazie al semplice espediente di non avere una vita sociale. Quindi era diventata il medico diligente, su cui si può contare ma da cui non ci si aspettano uscite esilaranti, motti di spirito o atti eroici. Quella di cui si ascoltano le ramanzine dopo essersi buttati senza batter ciglio nel genere di missioni che salvano l'universo.

Se la vita a bordo della Hope fosse stata un romanzo, lei sarebbe stato il personaggio noioso.

Lo sapeva e le andava bene così. Non possedeva il carattere di Luna, la leadership di Xyr o l'intuito di Caytlin ma era brillante e si trovava lì per le sue capacità e per il suo lavoro.

O almeno così aveva creduto.

Ora saltava fuori che se in quella sala al posto loro si fosse trovato un gruppo di addetti alle pulizie, anche loro avrebbero avuto una nave.

Poteva anche essere che la Lennox fosse davvero arrivata con il tempo a credere nelle loro capacità, ma il merito iniziale era loro quanto della poltroncina su cui sedeva Strauss.

Naturalmente, se non erano lì per merito loro ma solo per una fortuita serie di eventi, non c'era più motivo di essere la migliore. L'istinto al dovere era troppo radicato in lei perché trascurasse i propri compiti, ma dal suo punto di vista tutta quella storia aveva un interessante risvolto.

Non c'erano più aspettative da soddisfare.

Era libera.



USS Hope, alloggio Tenente Rest, Contemporaneamente


Rest aveva sempre trovato la meditazione piacevolmente utile, in particolare nell'ultimo periodo, da quando l'atmosfera a bordo era diventata così emotivamente logorante.

Non era sua abitudine criticare l'operato dei propri superiori ma non vedeva quale fosse la ragione logica per informare l'equipaggio di una rilevazione così potenzialmente perturbante in un momento tanto delicato.

Aveva imparato nel corso dei mesi precedenti ad apprezzare maggiormente i propri colleghi, a valutare i rispettivi punti di forza e di debolezza. Nonostante questo, non si poteva negare che la facilità con cui si abbandonavano alle emozioni fosse notevole e, in alcuni casi, pericolosa.

Non aveva dubbi, ad esempio, sul coraggio di Basta. Ma non ne aveva nemmeno riguardo il fatto che probabilmente, se non fosse stato turbato da quella che l'equipaggio aveva ribattezzato ormai la Grande Rivelazione, la sua recente linea d'azione avrebbe potuto essere differente.

Lui stesso aveva risentito della situazione, naturalmente. Aveva riflettuto a lungo e intensamente su ogni aspetto del problema, ma ancora non era riuscito a dissipare gli effetti che l'idea di un essere annidato nella sua mente - oltre al complesso castello di menzogne messo in piedi dall'ammiragliato - aveva su di lui. Si sentiva confuso, trovava maggior difficoltà nel concentrarsi e la sua attività onirica era diventata in qualche modo una nuova distrazione. Il sogno di un valzer con il consigliere normalmente non avrebbe assorbito nemmeno una minima parte della sua attenzione.

Mai come ora era importante concentrarsi sulla meditazione.


Torna all'indice


12.01 - Combatti con me

Autore: Tenente JG Caytlin

USS Hope - Ponte 3 - Alloggio del Consigliere - 16 aprile 2397, Ore 03.11


Era ormai la terza notte consecutiva che Caytlin faceva lo stesso sogno e ne era pienamente consapevole.

Ormai conosceva a memoria la melodia del valzer che ballava con Rest sulle note di una melodia di un compositore terrestre, Johann Strauss, quasi omologo del Capitano della Hope.

Le note de 'Sul Bel Danubio Blu' sembravano ormai scorrerle nelle vene, portandola, nel sogno, a compiere passi di danza, avvolta nell'ormai abituale abito lungo setoso color blu notte, sempre più difficili ed avvolgenti.

Il suo partner la seguiva in ogni evoluzione, anzi la metteva in condizione di poterle effettuare, come ogni buon cavaliere guida la danza della partner, mettendo in atto movimenti di coppia sinuosi ed eleganti.

Il tutto aveva una sua armonia e bellezza, se non fosse che stava ballando con Rest.

Il Vulcaniano non si lesinava nella danza, ma continuava a mantenere un certo distacco emotivo.

Non assoluto come la prima notte.

Non pieno come la seconda notte.

Rimaneva, tuttavia, ancora invalicabile... ma era come se i muri eretti dal Vulcaniano stessero abbassandosi d'altezza.



USS Hope - Ponte 3 - Alloggio del Consigliere - 18 aprile 2397, Ore 05.18


Quinta notte. Stesso sogno.

Rest rimaneva un provetto ballerino, ma il suo distacco emotivo era ai minimi termini.

Appariva distratto, confuso, perplesso, deconcentrato... era come se la corazza Vulcaniana gli si stesse dissolvendo... non certo da provare emozioni visivamente apprezzabili, ma aveva perso la sua proverbiale rigida sicurezza al limite dell'arroganza e dello snobismo.



USS Hope - Ponte 3 - Alloggio del Consigliere - 20 aprile 2397, Ore 05.18


Settima notte. L'ambientazione del sogno era la stessa... identica sala circolare, medesima melodia, ma tutto era diverso: l'elegante smoking sfoggiato da Rest era a pezzi, come se lo fosse strappato in un improvviso attacco di rabbia, il loro valzer era più rigido, meno aggraziato, innumerevoli erano i pestoni che lei riceveva da lui. Qualcosa non andava.

Caytlin provò a chiederglielo.

Rest smise di ballare, la fissò con sguardo omicida, la prese per il collo sollevandola da terra e la buttò violentemente lontano, sbattendola malamente contro una parete.

Un fiotto di sangue partì dalla testa della Risiana... prima sembrava un semplice schizzo, poi aumentò d'intensità e, come un fiume che rompe gli argini, iniziò a zampillare con forza... bum... bum... bum... BUM!

Caytlin si svegliò all'improvviso grondante di sudore e spaventata sul letto nel suo alloggio.

Non appena i suoi occhi ebbero messo a fuoco la penombra attorno a lei, si trovò suo malgrado a cacciare un urlo tremendo.

Davanti a lei stava pallido Rest.

A parte il pallore, sembrava il solito Rest, in perfetta uniforme, compito ed in ordine con i canoni Vulcaniani di esteriore imperturbabilità emotiva.

Eppure era nel suo alloggio, ne aveva letteralmente sfondato la porta, il come non era importante, ed ora la stava fissando.

La mimica facciale era quella di una statua, ma lo sguardo... non lo aveva mai visto in Rest... che fosse preoccupato per lei?

Caytlin scrollò la testa per scacciare quel pensiero stupido, non poteva permetterselo con il Vulcaniano, ma non poté esimersi dal fare la domanda più banale del mondo:

"Che ci fai qua?!"

Rest non sembrava nemmeno averla ascoltata

"Stai bene?" le chiese con assoluta mancanza di inflessione

Prima che lei potesse rispondere, due addetti alla sicurezza si affacciarono alla porta coi phaser spianati.

"Consigliere ha bisogno di aiuto?" domandarono all'unisono prima di riconoscere nella penombra il volto di Rest che li fissò inespressivo con distacco.

Caytlin non rispose immediatamente, ma si rivolse a Rest

"Non lo so... ne ho bisogno?" il tono di voce era fra il terrorizzato ed il preoccupato, ma con una punta di curiosità

Il Vulcaniano la scrutò con lo stesso sguardo di prima, con un pizzico di fastidio in più, prima di avvicinarsi e sussurrarle con un volume di voce quasi inintelligibile

"Ne ho bisogno io"

Si conoscevano da ormai quattro anni, le sedute periodiche erano quasi sempre state uno strazio assoluto, fatte di silenzi interminabili intervallate da pause di riflessione eterne.

Qualcosa era successo in Rest, qualcosa che non poteva più ritardare di essere ascoltato.

Caytlin annuì al Vulcaniano, prima di rivolgersi ai due addetti alla sicurezza:

"Tranquilli non è successo niente... il Tenente è già intervenuto in tempo... credo di aver fatto un sogno terribile, di cui ricordo poco nulla, immagino di aver urlato così forte dal terrore da indurre il Responsabile Tattico qui presente a sfondare la porta per verificare che stessi bene... ora andrei nel mio Ufficio per offrire qualcosa al collega che ho allarmato per nulla... chiedo scusa anche a voi, ma vi pregherei di non farne cenno nel rapporto turno, ma vi chiederei la cortesia di informare il signor Devos della sezione ingegneria affinché provveda a sistemare la porta del mio alloggio"

I due scambiarono un sorriso fra loro... Devos era perennemente innamorato della Risiana, quindi non avrebbe fatto storie... e, dal canto loro, non potevano non dirsi soddisfatti della Consigliera, in tutti i sensi, quindi annuirono con fare complice alla Risiana e si allontanarono.



USS Hope - Ponte 3 - Ufficio del Consigliere - 20 aprile 2397, Ore 05.36


Dopo aver replicato per entrambi un'infusione d'erbe aromatiche, calda e speziata, ai più noto come tè Vulcaniano, come un contenitore sottoposto a pressione senza potersi sfogare per lungo tempo, Caytlin sbottò all'indirizzo di Rest

"Ora vuoi dirmi come mai mi compari nei sogni dove quasi mi uccidi, per poi sfondarmi la porta dell'alloggio facendomi prendere un mezzo infarto e soprattutto mi chiedi aiuto solo quando ti ritrovi puntati contro due phaser? E' da quando abbiamo scoperto quella che tutti chiamano Grande Rivelazione che ti ho formalmente chiesto di parlare... ma te nulla... senza contare un'infinità di cose che avremmo da discutere assieme, senza trincerarci nel silenzio come fai abitualmente"

L'invettiva le uscì meno pungente di quanto avrebbe desiderato, ma ugualmente non parve far breccia nella corazza di Rest, che iniziò a bere il suo Tè bollente, come del tutto avulso dalla situazione.

Prima che la Risiana andasse su tutte le furie, tuttavia, il Vulcaniano iniziò a parlare:

"Non riuscendo a prendere sonno da quasi dieci giorni, mi applico duramente nella meditazione. Ho cercato un contatto con l'alieno, o la parte di esso, presente nel sottoscritto, senza riuscirci. Non credo riesca a comunicare come vorrebbe, l'eccezione capitata a Bueller è, come tale, anomala ed esula dalla nostra possibilità quotidiana con una probabilità pari a circa il 99,1%"

"E ciò ti da fastidio?"

"Non ho finito... non ritengo gli sia impossibile comunicare con noi, ma è plausibile che lo sforzo richiesto al corpo utilizzato per veicolare questo scambio di informazioni sia tale da renderlo pericoloso e potenzialmente dannoso. Ho provato sulla mia persona, in quanto come Vulcaniano dotato di resistenza maggiore di quasi tutti a bordo, ma il totale silenzio da parte dell'alieno, mi ha portato alla conclusione che ho prima enucleato."

"Non potrebbe semplicemente non aver avuto nulla da dirti?"

"Ci ho pensato, ma è illogico. Avrebbe potuto fornire delle risposte alle mie domande. Non l'ha fatto"

"Capisco... quindi non abbiamo modo di comunicare con lui"

"Non è corretto, Consigliere, infatti, non ho espresso tale errata affermazione... ritengo che sia in grado di fornire sensazioni e non parole"

"Come ha fatto con Xyr sul pianeta demone"

"Ragionevolmente probabile"

"E ciò ti preoccupa?"

"Se si tratta di un metodo comunicativo sporadico no, se permea e motiva ogni mossa del nostro essere, ciò toglie ogni logicità al nostro esistere..."

"Eppure ci ha fatto comprendere la pericolosità di ciò che abbiamo appena finito di affrontare... un gruppo di terroristi spinto dall'idea di liberare un mostro così terribile da incutere timore ad un alieno considerevolmente più evoluto di noi"

"E' stata la sua paura a farla provare ad ognuno di noi... si tratta di più un transfert emotivo che di reale comunicatività"

"E' vero... e sentiamo, facendo affidamento alla tua logica, ritieni plausibile che i telepati riescano a percepire maggiormente tali interazioni emotive?"

"Non mi risultano comunicazioni telepatiche ad opera dell'alieno nei confronti dei Betazoidi o degli altri telepati a bordo, ma non abbiamo nemmeno nessun elemento logico che ci faccia pensare che ogni cosa che noi compiamo sia dettata non da noi, ma dai voleri dell'alieno stesso"

"E' un timore comune a tutti, ma non ritieni che già il solo fatto di porci ciascuno il medesimo problema, non sia elemento sostanziale alla base del fatto che abbiamo marginalità di pensiero, di azione e di comportamento?"

"Logicamente irrazionale... tuttavia... eliminando ogni possibilità, ciò che appare impossibile, deve per forza essere la verità"

"Non presumo di saperla, questa verità, Rest, tuttavia l'unica cosa che mi sento di affermare con certezza, come opera dell'alieno, sia il fatto che ci voglia vicini... la balla del settore di distanza non la ritengo credibile... forse comporta in lui sforzi notevoli e maggior dispendio di energie, con un rallentamento delle cure che ci sta fornendo..."

"Ha una sua logica, per quanto ritorta"

"Non saresti venuto da me, se ti fosse bastata la logica lineare dei tuoi pensieri Rest"

"Sono venuto perché non ero certo stessi bene"

"Come scusa?"

"Nelle meditazioni, mi ritrovavo a ballare con te Consigliere... non so perché, ma i miei flussi di pensiero mi portavano ad una sala da ballo olografica con te come compagna di ballo"

"Curioso... io sognavo la stessa cosa... con una musica rilassante, ma coinvolgente?"

"Decisamente sì"

"Ed è finita con un tentato omicidio della sottoscritta?"

"Corretto. Non sapevo se reale o meno. Mi capita che, quando medito, mi sposto anche fisicamente da un luogo all'altro, senza quasi pensarci. Non sapevo se quanto avevo visualizzato mentalmente fosse reale oppure no"

"Un interessante caso di input emotivo da parte dell'alieno, per te in fase meditativa, per me in fase onirica... non trovi?"

"Un'enorme invasione della privacy, per me totalmente inaccettabile, ma l'incolumità di una collega rientra fra le mie priorità come ufficiale della Flotta Stellare"

"Avresti potuto limitarti a verificare il mio status di salute, ma ricordo chiaramente che tu mi hai chiesto aiuto"

"Corretto, ma la cosa deve rimanere fra me e te"

"La deontologia professionale mi vieta di parlare dei miei colloqui, vi è una sola trascrizione delle cartelle cliniche laddove necessario"

"No!"

Visivamente Rest non aveva mosso un muscolo, ma il tono di voce era perentorio. Era una negazione profondamente sentita, quasi violenta... ed allo stesso tempo una richiesta di aiuto.

"Uhm... come vuoi, applicherò lo stesso protocollo riservato ad una persona che ti è molto cara... e mi terrò per me tutte le considerazioni del caso... ma chiedo lo stesso pegno di Xyr... se ti confidi, ti fidi... se hai fiducia in me, devi avere anche la correttezza morale di starmi a sentire nel momento in cui te lo chiederò..."

"Ciò presuppone anche un dover ubbidire a ciò che dirà Consigliere?"

"Non dipende da me, ma è un impegno che ti prendi Rest... ossia ragionare pienamente anche su quello che eventualmente ti dirò, senza preconcetti, senza pregiudizi, senza l'assoluta certezza di avere solo te la verità in tasca"

"Ormai non so più nulla Consigliere... non ho più certezza, l'unica cosa che mi resta è la mia assoluta fede nei principi del mio popolo... la logica è sempre stato il mio rifugio, l'avvento di questo alieno dentro di me sta facendo vacillare le mie certezze... mi piacerebbe trasformare il mio rifugio logico in un bunker inaccessibile in cui nessuno possa entrare... in modo che le decisioni che prendo siano solo le mie e non da altri imposte"

"Suonerò l'interfono di questo bunker, se necessario Rest... e, se lo farò, tu mi ascolterai... poi prenderai le tue decisioni"

"Uhm... accetto questo patto, Consigliere. Non posso fare altrimenti"

"Bene allora iniziamo... non ti chiedo come stai perché sarebbe una domanda banale: nessuno dei Vulcaniani a bordo sta bene... la presenza dell'alieno al vostro interno equivale ad un intruso ben all'interno del vostro sistema difensivo di controllo delle emozioni"

"Corretto... non ho più una corazza imperforabile per difendermi... e ciò non va bene"

"Tu temi che la sua presenza dentro di te, oltre che profondamente invasiva, rischi di produrre effetti sul tuo scrigno emotivo... che le tue emozioni non possano più essere celate e mantenute segrete, ma diffuse... una cosa abituale per molte razze, ma comprendo che ciò sia altamente destabilizzante per un Vulcaniano"

"Non puoi comprendere... è come aver subito una fusione mentale non consenziente... è un'enorme violazione della mia sfera più privata... del mio io più profondo... è una violenza del mio essere"

"Lo è per tutti noi Rest... non pensare che per me sia facile... o che lo sia per qualcun altro a bordo... abbiamo tutti paure, timori, segreti, flussi di coscienza che dovrebbero essere solo nostri e non lo sono più."

"Non è la stessa cosa..."

"Lo so Rest... diversamente da molti cervelli umanoidi, i ricordi traumatici per voi Vulcaniani non hanno solo conseguenze psicologiche, ma possono anche averne di fisiche... ma non credo che il tuo cervello voglia lobotomizzarsi per impedirti di ricordare ciò che è stato e causarti una risposta emotiva non desiderata... i libri di psicologia sono pieni di casi di Vulcaniani colpiti da eventi traumatici... c'è chi ha perso addirittura il pianeta su cui è nato, o ha perso la moglie adorata, o ha visto perire fratelli, genitori e figli. Eppure i loro cervelli non si sono lobotomizzati per sopprimere il dolore, lo hanno metabolizzato, lo hanno analizzato, ne hanno sepolto i ricordi sotto vari strati di pensiero, in modo che l'eventuale ricordo fosse più lieve, evidenziando le positività della persona scomparsa e non la dolorosità della perdita"

"Ma avevano il pieno controllo del proprio essere... potevano decidere come utilizzare i propri percorsi di sinapsi... non avevano il proprio io violato da un estraneo... io non posso sopprimere ciò che stiamo vivendo fingendo che non vi sia"

"Anche se, come abbiamo detto prima, l'alieno pare darci marginalità di intendere e volere senza influenzarci?"

"Mi ha portato a parlare con te... non l'avrei mai fatto spontaneamente..."

"Rest menti sapendo di mentire... prima o poi avresti ceduto... ben prima dell'alieno tu temevi che il rispetto e le attenzioni che tu dimostri per Xyr vengano scambiate per quello che probabilmente sono... ma ti posso assicurare che nemmeno lei se n'è accorta. Io sì, ma non ne ho fatto parola... e per tutti gli altri è solo la somiglianza dei vostri tratti caratteriali ad accomunarvi e rendervi compatibili"

"Tutti sanno che sono rimasto sul progetto Hope dietro sua richiesta. La logica porta a delle conclusioni"

"Logica di cui tu ora dubiti, facendoti pensare che non sia stato tu a prendere quella decisione, ma l'alieno"

"Corretto"

"E nel profondo del tuo io... nel tuo bunker, come l'hai chiamato, ritieni che sia sempre e solo merito o colpa dell'alieno? Se fosse così intrusivo, ti avrebbe cambiato personalità e modo d'essere al fine di farti sembrare più umano e simpatico a tutti... invece resti sempre il solito rigido ed asociale snob"

"Grazie... lo prendo come elemento degno di riflessione"

"Comunque essendo ciò causa di un enorme sovraccarico emotivo, reso più pesante dalla tipicità Vulcaniana di custodire segretamente le emozioni, dovremmo studiare un modo per farti sfogare fisicamente... un programma olografico che ti permetta di applicare le arti meditative marziali Vulcaniane facendo scorrere la tua rabbia"

"Non sono un Romulano, non ne ho bisogno"

"Sicuro? Potrebbe anche non essere un programma di combattimento, ma di addestramento... mi potresti insegnare qualcosa ed attraverso la concentrazione della pratica marziale, potresti alleggerire il carico emotivo... Alternativamente avremmo pur sempre il ballo... a proposito sai realmente ballare?"

"Mi è stato insegnato, facendo parte del seguito di mio padre"

"Molto bene... attraverso la forza di volontà e la concentrazione affronteremo assieme la violenza che tutti noi stiamo subendo, tornerai ad avere fiducia nel tuo controllo cosciente della maggior parte dei tuoi flussi neurali"

"Niente è bene... la presenza stessa dell'alieno per me è del tutto inaccettabile... non posso rimuoverne il pensiero visto che dovrò convivervi ancora per anni... prima o poi troverò il modo per impedirgli l'accesso al mio cervello... e ciò sarà causa di mancata guarigione per tutti noi... ma il mio subconscio ha tutto il diritto di difendermi"

"Da qualche parte ho letto, come tu ben saprai, che una delle definizioni che molte razze danno del cervello Vulcaniano è grosso modo equivalente ad un rompicapo, avvolto da un enigma, ospitato in un cranio... l'alieno non riuscirà mai a comprenderti pienamente o a privarti del tuo vero essere... se ne fosse stato capace lo avrebbe già fatto"

"E' ugualmente come un pugnale piantato nella mia massa celebrale che va a destabilizzare ogni mia certezza"

"Lo comprendo, ma è uguale per tutti noi: siamo stati veramente i migliori dei nostri corsi? O siamo finiti in questo progetto solo perché contagiati dall'alieno? Per me resti uno dei migliori ufficiali tattici mai conosciuti, ma tu ti domanderai se sei veramente il meglio del meglio del meglio... beh in questo caso, l'alieno non può che aiutarti... un po' di modestia serve alle volte"

"E se questa sua presenza in me mi togliesse quelle sicurezza che la mia freddezza emotiva, come voi psicologi amate chiamarla, mi garantiva per essere il migliore? Le mie decisioni sono ancora tali? Lo erano? Lo saranno? O saranno riflessi condizionati da un essere che ci ha letteralmente invasi spazzando ogni nostra certezza?"

"Te l'ho detto, è impossibile che l'alieno riesca a risolvere ed aprire lo scrigno di un cervello Vulcaniano in tutto e per tutto... troverai il modo di tutelare il tuo io, dovrai rimodellare sinapsi e pensieri logici, alzare ed abbassare strati neuronali, comunque tu voglia chiamarla l'attività di auto protezione del tuo cervello..."

"Sarà, ma è un problema senza via d'uscita"

"Non è detto, anche il test della Kobayashi Maru è tuttora senza via d'uscita... eppure l'Ammiraglio Kirk riuscì a superarlo"

"Barando"

"No... trovando una soluzione... sei una delle menti più brillanti che conosco Rest, se smetti di preoccuparti di ciò che è successo, potremmo trovare un modo per uscirne..."

"La fai troppo facile Consigliere. Io sono un Vulcaniano costretto ad avere dentro di me un essere in grado di avere accesso alle mie emozioni e potenzialmente, benché non lo faccia, in grado di prendere possesso anche del mio corpo. E ciò per me è intollerabile. Sono bloccato su una nave in cui sono salito per inganno e non per meriti. Sono stato convinto a restare sfruttando un mio punto debole ossia l'ammirazione per Xyr e dovrei farmi andare bene tutto ciò per almeno i prossimi cinque anni? Senza contare che dal Comando ci hanno illuso di aver possibilità di scelta, quando non l'avevamo"

"Avresti preferito un ordine esecutivo con assegnazione di cinque anni?"

"Se la Flotta Stellare ti manda su una nave, tu ci devi andare, non è che puoi scegliere. A noi hanno chiesto cosa volessimo fare... alcuni hanno detto sì, altri no... ma la domanda di partenza della Lennox è stata solo un imbroglio... quindi sì preferivo un'assegnazione obbligatoria."

"Su questo concordo con te... siamo stati presi in giro, ci hanno illuso di avere voce in capitolo"

"Ritengo poco plausibile che sia stato un errore di valutazione della Lennox, considero che l'intero Comando di Flotta abbia avvalorato la cosa e ciò mi priva nei loro confronti di buona parte della mia fiducia"

"Chiunque non direi, non credo che un pasticciaccio come questo sia stato molto pubblicizzato, ma sì chiunque abbia dato il nulla osta ha prediletto un atteggiamento omissivo, con conseguente costruzione di un muro di menzogne che davvero poco hanno a che fare con il principio di autodeterminazione personale e dei popoli che la Federazione sbandiera ai quattro venti"

"Vedo che sulla questione la pensiamo allo stesso modo, ma le reazioni sono differenti... perché?"

"Perché Rest io sto affrontando la questione, sto mettendo la mia intelligenza al servizio di una soluzione... non credere che ci sia qualcuno a bordo che sia esente da questo modus operandi. Rodriguez, Bueller, Xyr... tutti stiamo cercando di ragionare su come fare fronte a questa intrusione... mentre la tua mente scientifica, al posto di tentare di trovare un modo per uscire dall'impasse, preferisce continuare a sbattere contro il muro rappresentato dall'attuale impossibilità di andarsene"

"E' fonte per me di turbamento emotivo, psicologico, fisico e mi destabilizza profondamente"

"Lo so Rest, ma abbiamo tutti bisogno di te... a partire proprio da te stesso... se perderai la tua peculiarità Vulcaniana, la tua freddezza emotiva, la tua capacità logica, attorcigliandoti dietro l'ossessione della violenza subita, perderai la tua identità ed avrai scatti di rabbia talmente Romulani da farti impazzire... combatti con me... combatti con tutti noi... troveremo un modo per uscirne, abbi fiducia"

Prima che Rest potesse rispondere il trillo della porta dell'ufficio segnalò l'apertura della stessa...



USS Hope - Ponte 3 - Ufficio del Consigliere - 20 aprile 2397, Ore 06.44


"Lo uccido... anzi no lo faccio a pezzettini un po' per volta, così percepisce il dolore maggiormente... anzi ci faccio una proiezione del mio Akesh sul suo corpo e gli sminuzzo membro dopo membro tutto ciò che ha rotto, fuso o scassato del mio povero gioiellino... Rossa senti io non riesco a dormire... sono venuta da te nel tuo alloggio, ma hai gente sull'uscio, non è che possiamo rilassarci insieme direttamente qui??"

Luna era entrata con un ghigno lussurioso ed al contempo furioso... doveva in qualche modo sfogarsi per ciò che aveva fatto Basta... la Graahn si era rifiutata di sistemarglielo pezzo per pezzo... e che sarebbe stato mai? Anche Melanne era stata tradita da Basta... lei glielo rompeva ancora un po' qua e là, quella lo aggiustava il minimo sindacale e lei ricominciava daccapo.

Ma niente... la doc era stata irremovibile... non si poteva fare, parlava di etica, di professionalità, ma in realtà era talmente incavolata che le avrebbe dato una mano a rompere le ossa a Basta e non a metterlo a posto.

Un colpo di tosse maschile fece riprendere Luna dalla sua trance e tirare su immediatamente la chiusura sul davanti della sua uniforme... era pronta ad uno scontro di sesso con Caytlin... chi diavolo c'era a rompere?

Vide prima Rest e poi la Risiana... il primo impeccabile in uniforme, la seconda in abiti da camera per così dire, strabuzzò gli occhi una, due, cento volte prima di assumere uno sguardo fra il curioso ed il malandrino verso l'amica.

Caytlin sorrise, mentre Rest la incenerì.

Luna fissò con lo stesso sguardo truce il Vulcaniano... qualunque cosa lei avesse interrotto, lui le aveva appena rovinato la giornata, impedendole di sfogarsi per la quasi distruzione dell'Akesh.

La sfida di sguardi ebbe termine quando con la coda dell'occhio vide Caytlin farle cenno di tornare dopo, allora Luna scrollò le spalle, saluto a malapena con un mugugno simile ad un ringhio e se ne andò ricominciando a pensare ai mille modi diversi per far male a Basta.


Torna all'indice


12.02 - Quando la logica non basta...

Autore: Tenente JG Rest figlio di Retok

USS Hope - Alloggio di Rest - 20/04/2397, Ore 07:36


Era nuovamente nella pace del proprio alloggio, aveva passato così tanto tempo nel vano tentativo di meditare che quasi tutte le sue candele erano consumate per i tre quarti si era ripromesso di replicarne di nuove ma in quel momento aveva altre priorità. Accese quanto gli restava delle due candele posizionate sul basso tavolino e si inginocchiò chiudendo gli occhi.

*Il mare è in tempesta...*

Nella sua mente Rest vide i propri dubbi prendere la forma del consueto mare in tempesta, era un sistema di meditazione che gli era stato insegnato fin da bambino: visualizzare i problemi attraverso l'evocazione di un'immagine li estraniava dal contesto, permetteva al soggetto di controllare e reprimere i vari riflessi emotivi con la semplice concentrazione, o almeno questa era la teoria. Di solito a Rest sarebbe bastato solo questo, ma questa situazione non era assolutamente comune.

*Il mare è in tempesta, ma io ho il controllo... io posso controllare il mare... io ne ho il totale controllo*

Nella sua mente il mare che aveva visualizzato avrebbe dovuto calmarsi a poco a poco, ma nulla sembrava avere effetto sulle gigantesche onde che continuavano ad infrangersi senza controllo. I suoi dubbi e quel lato emozionale che tentava così faticosamente di reprimere non sembravano avere intenzione di acquietarsi, la situazione che si era creata sulla nave era qualcosa che andava ben oltre alle sue capacità di tolleranza si sentiva già abbastanza provato sul piano emotivo per quanto aveva vissuto a partire dalla missione su Kaferia, ma dover accettare un intruso indesiderato nella propria mente era veramente troppo.

Scosse il capo per cercare di svuotare la mente, quando dentro di sè sentì nuovamente la voce di Caytlin *...combatti con me... combatti con tutti noi... troveremo un modo per uscirne, abbi fiducia*.

La fiducia è un concetto che può ricondursi ad un atteggiamento verso altri o verso sé stessi utile per autogenerare un sentimento di sicurezza e tranquillità, ma si tratta di qualcosa poco praticabile per un vulcaniano: la fiducia ha come presupposto di valutare in modo positivo i fatti, le circostanze, e le relazioni in cui si trova il soggetto per auto indurgli la convinzione che vi possa essere una soluzione, ma le capacità di analisi critica dei vulcaniani si basano sulla pura logica, senza richiami emotivi. Eppure quelle parole continuavano a risuonargli nella mente, non poteva escludere con assoluta certezza che non vi fosse lo zampino dell'alieno, ma nonostante tutto era qualcosa di strano per lui: fin da bambino era stato costretto per centinaia di logiche ragioni ad imparare di trovare le soluzioni ai propri problemi, ed ora che improvvisamente sentiva come la soluzione non sempre debba necessariamente essere individuata dal singolo ma dal lavoro del gruppo, gli toglieva un po' di peso dalle spalle.

Dall'inizio del progetto denominato "Hope 2.0" le cose non erano state delle migliori per lui, e fin dalla partenza ebbe la sgradevole sensazione di essere stato condotto sulla nave con l'inganno era stato molto difficile perdonare a se stesso di non aver seguito la logica per inseguire in una simile situazione il primo ufficiale della nave, cosa che era via via peggiorata dopo il finto matrimonio su Kaferia per finire nella grande rivelazione. Tuttavia, a poco a poco che la meditazione migliora dovette ammettere con se stesso che le cose erano molto cambiate, in primis lui. Certo, le battutine che lo avevano seguito per mesi gli avevano fatto aprire gli occhi su molte cose, ma gli erano state utili per capire che ciò che in parte aveva inseguito per svariato tempo non esisteva più, forse addirittura non era mai esisto: guardando a Xyr non riusciva più a vedere ciò che lo aveva attratto in accademia e questo era un bene, perchè ora che il pensiero della giovane andoriana aveva finalmente lasciato in maniera definitiva la sua mente, poteva osservare con maggiore lucidità e freddezza la sua situazione nella nave e doveva ammettere con se stesso che, tralasciando alcuni spiacevoli inconvenienti, non poteva lamentarsi.

Aveva avuto per molto tempo una costante guerra aperta con Lon, ma dal rientro sulla nave la situazione era talmente cambiata che era giunto a considerarlo un amico, perfino Rodriguez, sotto tutti i suoi difetti, si era mostrato interessato a come si sentisse: qualche sera prima si era presentato nel suo alloggio con una bottiglia di liquore consumata per metà paventando che quella fosse la risposta a tutti i problemi della nave, ovviamente era del tutto illogico pensare che l'abuso di sostanze alcoliche entrate nella nave di contrabbando fosse un sistema per migliorare la situazione dell'equipaggio, ma nonostante tutto non poteva che apprezzare il tentativo.

Con il tempo, conoscendo i colleghi aveva raggiunto la consapevolezza che stava lavorando con i migliori diplomati che fossero usciti dal suo anno accademico forse non erano giunti primi nei rispettivi corsi, ma il bagaglio di esperienza che avevano già fatto ancor prima di diplomarsi li rendeva senza alcun dubbio i migliori, ufficiali eccezionali che con le loro peculiarità avevano raggiunto meritatamente il ruolo di ufficiali superiori. Poteva dire lo stesso anche di se stesso? I dubbi persistevano ma la logica lo portava a dire di si... quanti cadetti avrebbero avuto il sangue freddo mentre la propria nave veniva abbordata e riuscire, nonostante tutto, a ideare un piano per recuperare il pieno controllo della nave senza alcuna perdita?

Dentro di lui sentiva ancora il peso di una via senza uscita, ma improvvisamente il letto aveva una certa attrattiva: Rest guardò per un attimo l'ora, mancava ancora qualche ora al suo turno, quindi si cambiò e dopo quasi dieci giorni riuscì finalmente a dormire.



USS Hope - Ufficio tattica/sicurezza - 20/04/2397, Ore 16:01


Rest entrò in ufficio dirigendosi direttamente alla sua scrivania, e sebbene non lo desse a vedere era infastidito: era convinto che si sarebbe svegliato dopo un paio d'ore di sonno ed invece la stanchezza lo aveva sopraffatto facendolo arrivare in ritardo in ufficio. Fece solo un cenno di saluto in direzione di Basta e si mise a leggere i rapporti di sezione senza parlare.

"Sei in ritardo..." Lon lo stava osservando

"Corretto" Rest dal canto suo non poté che confermare le sue parole

"Non sei mai in ritardo..." lo apostrofò nuovamente Lon osservandolo "Spero che tu sia riuscito a dormire" la voce del betazoide aveva una strana inclinazione, come se fosse in parte interessato alla salute del collega

Rest sollevò lo sguardo ad osservare l'amico per poi annuire "Corretto... ad ogni modo ho provveduto a farmi rapporto al Capitano"

"Non credo che Ferris ne terrà conto" Basta ritornò a guardare il suo d-pad leggendo i rapporti

"Anche questo è vero, ma era mio compito farlo: non sarebbe logico pensare di poter richiedere l'emanazione di provvedimenti disciplinari verso i propri sottoposti se in primis non si rispetta in modo rigoroso e costante il regolamento..."

L'entrata di Rodriguez in ufficio sicurezza fece interrompere la conversazione "Buongiorno, ho fatto stilare un elenco di materiale che vorrei far imbarcare sulla nave una volta giunti sulla Terra. Ve lo porto per accelerare i tempi e ottenere il prima possibile l'autorizzazione"

Rest si voltò inarcando il sopracciglio destro "Accelerare le autorizzazioni?"

Paulo annuì "Sì, lo sapete bene che le mie richieste devono passare sotto la lente di Xyr... non so come mai ma tende a fidarsi poco delle mie richieste, quindi se vede anche la firma di qualche altro ufficiale superiore diventa tutto più semplice"

"E perché dovremmo essere proprio noi a firmare?"

"Perché si tratta di un vostro dovere, e quando dico voi intendo in particolare il capo della sicurezza!" Rodriguez si voltò ad osservare Lon con espressione convinta "L'attuale situazione ha reso tutti molto tesi, non credo sia una novità. L'equipaggio ha la necessità di alcuni generi di conforto per poter superare la situazione di nervoso accumulato a seguito della grande rivelazione o finiranno per poter avere reazioni fuori dell'ordinario, magari anche scatti di ira inconsulti..." fece una pausa "E a quel punto non diverrebbe un grave problema della sicurezza dover gestire la crisi?"

"Tecnicamente si..." si limitò a rispondere Lon ma non fece in tempo ad aggiungere altro che Rodriguez tornò alla carica

"Sapevo che avrebbe capito immediatamente!" Paulo mise di fronte al betazoide la propria lista "Una firmetta infondo, grazie"

Lon scrutò per un attimo il pad per poi iniziare a sfogliare la lista "Peluches ad orsetto, peluches a gattino... peluches a cagnolino... stiamo per ospitare un asilo nido?"

Paulo osservò con espressione fintamente stupita Basta "Ma scherzi? Non hai idea di quanto sia terapeutico avere qualcosa da abbracciare... e poi non è colpa mia, le richieste che mi sono arrivate sono davvero di ogni tipo... fra cui decine e decine di peluches, mica sono pericolosi!"

"Si, ma questa parte scordatela" Lon segnò una parte della lista "Non ti daranno mai l'autorizzazione"

"E perchè no? Un animale da compagnia aiuta a diminuire l'ansia e fa molta... beh, compagnia!"

"Perchè sono contrari al regolamento, tenente" la voce di Rest era asciutta e priva di inflessioni, come al solito

"Ma andiamo su, pure lei da piccolo avrà avuto un animale domestico, no?" lo incalzò Basta

"Non posso negarlo, ho avuto un sehlat"

"Oh... vede che ci capiamo. Non ho idea di cosa sia un sehlat, ma non mi dica che non le piacerebbe averne uno! Tutti amano gli animali da compagnia... lo ammetta!" Paulo osservò Rest sorridendo

Rest arcuò nuovamente il sopracciglio "Il sehlat non è un animale presente sul suo pianeta tuttavia, dovendo fare un paragone con animali esistiti su Sol III, potremmo definirli similari alle vostre tigri dai denti a sciabola... anche se sotto alcuni punti di vista hanno delle similitudini con i vostri orsi" fece una breve pausa "E non ritengo che portare un sehlat sulla nave possa essere autorizzato"

Paulo spalancò gli occhi "Una tigre dai denti a sciabola? I genitori vulcaniani lasciano i propri figli giocare con delle tigri dai denti a sciabola?" rimase per un po' ad osservare Rest "E se un bambino si dimentica di dare da mangiare a Fuffy che succede, diventa la sua cena?"

"Ipotizzando che con il termine Fuffy si stia riferendo ad un fantomatico soprannome per un sehlat, posso solo dirle che nessun bambino vulcaniano dimenticherebbe mai di dare da mangiare al proprio sehlat"

Rodriguez rimase ancora sorpreso "Sarà ma una belva del genere non la vorrei sulla nave..." scosse il capo per poi tornare a fissare Basta "A proposito di belva allo stato libero, hai per caso incontrato Luna di recente?"

"No, per ora no" la risposta di Basta fu rapida sull'argomento

"Non comprendo la similitudine che hai fatto fra la belva ed il tenente Jones" Rest osservò Paulo incrociando le braccia al petto

"Beh... non è un segreto per nessuno che sia furiosa per il suo akesh è in pezzi... l'ha presa male"

"Beh, quando abbiamo deciso di suffragare il piano di Lon mi avevate chiesto se secondo me fosse possibile per la navetta tornare indietro ed io avevo già stimato che sarebbe tornata in pezzi, come la definisci tu, con una probabilità del 83,45%... l'importante era la sopravvivenza dei due universi e di Lon"

"Già, noi tre lo sapevamo... lei no e, beh, diciamo che non la sta prendendo benissimo"

"Irrilevante" la voce di Rest, sempre estremamente distaccata e atona sembrò leggermente infastidita "Le esigenze dei molti verranno sempre prima delle esigenze dei pochi. Nel nostro caso, l'esigenza del tenente Jones di preservare l'integrità strutturale della navetta ricevuta in dono dal nonno è qualcosa di infinitamente più piccolo della somma dell'esigenza di tutti gli esseri viventi dei due universi di sopravvivere... sarebbe stato assolutamente illogico cercare di preservare un mezzo di trasporto, fra l'altro sostituibile, e lasciare che i due universi andassero ad annichilirsi l'uno sull'altro"

Paulo osservò Rest "Non tutti si basano solo sulla logica, per Luna quella navetta ha un valore affettivo... tanto che stavo pensando di provare a contattare direttamente suo nonno e vedere se ci manda un altro akesh, non credo che glielo rifiuterebbe alla nipotina, no?" quindi tornò su Basta "Allora, me la firmi la lista?"



USS Hope - Bar della nave - 20/04/2397, Ore 18:56


Bueller era seduto ad uno dei tavolini ed ascoltava distrattamente la musica che veniva suonata da alcuni membri dell'equipaggio stava rileggendo alcuni rapporti con espressione un po' accigliata, del tutto assorto nel proprio lavoro.

"Oggi rimani in disparte?"

La voce di Strauss fece voltare Ferris si scatto "Salve..." scosse il capo "Stavo leggendo alcuni rapporti ma avevo voglia di uscire dall'ufficio. Bella questa melodia, non mi sembra di averla mai sentita nel bar"

"La maggior parte del tempo i membri dell'equipaggio la passano lavorando, ma ora che stiamo semplicemente tornando sulla Terra hanno più tempo libero... e devo dire che alcuni di loro sono davvero bravi a suonare"

Bueller annuì convinto "Si, lo penso anche io..."

Strauss sorrise mettendo davanti al giovane capitano un bicchiere con del liquido iridescente all'interno "Provi questo... nuova ricetta, vedrai che ti piacerà" detto questo tornò verso il bancone

Bueller rimase per svariati secondi a guardare quel liquido dallo strano colore per poi sorseggiarne un sorso.

"Capitano, tenente Rest a rapporto..." la voce di Rest era atona ma si guardò attorno inarcando il sopracciglio "Credevo mi avrebbe convocato in ufficio"

Ferris appoggiò nuovamente il bicchiere sul tavolo "Si tratta solo di un luogo, ho ricevuto il suo rapporto contro se stesso... condotta disdicevole da parte di un ufficiale superiore per aver mancato all'adempimento dei propri doveri?"

Rest annuì convinto "La privazione prolungata del sonno ha provocato un sovraffaticamento che non mi ha permesso di autoregolare in modo efficiente il mio risveglio"

"Ti sei svegliato tardi Rest, capita... da quanto non dormivi?" lo sguardo di Bueller si posò su Rest mentre cercò di portare la conversazione in un tono meno formale

"Complessivamente dieci notti, ma non ritengo sia una giustificazione"

"Lo è per me..." il capitano eliminò il rapporto "Io preferisco un ufficiale in ritardo al turno piuttosto di uno collassato sul pavimento per troppa stanchezza" Ferris lo osservò sorpreso "Dieci notti? Spera che non lo scopra Melanne o sarai il prossimo ufficiale ad avere la sua paternale"

"Sono perfettamente in salute, l'ausilio medico non è necessario"

"Mm... sei perfettamente in forma, da quello che vedo sei come sempre... e non dormi per dieci notti di seguito senza un motivo? Ammettilo, non è logico..."

Rest si mise ad osservare Ferris irrigidendosi un po' alla sua domanda "L'assenza dello stimolo al sonno non ha a che fare con problematiche di natura medica"

Bueller annuì bevendo qualche sorso ancora della strana bevanda per poi osservarla "Questo intruglio è strano... prima è dolce, poi acidulo... poi sembra salato... bah" quindi tornò nuovamente su Rest "Hai preso in considerazione la possibilità che il problema non sia la grande rivelazione ma l'atteggiamento che si ha di fronte al problema?"

"Non comprendo la domanda"

"Rest, sei un grande ufficiale... non credo che serva te lo dica io, il migliore ufficiale tattico che potessi aspettarmi ma devi imparare a staccare la spina..." Ferris lo osservò "Non siamo solo l'uniforme che indossiamo, siamo decisamente di più! Ad esempio, che hobby hai? Cosa fai nel tuo tempo libero?"

"Esercizi di meditazione per lo più, ma a volte approfitto del tempo per studiare e rielaborare le tattiche d'attacco e di difesa utilizzate nelle maggiori battaglie navali dell'ultimo secolo... si tratta di un modo utile per ampliare le mie conoscenze"

"Ma si tratta sempre di lavoro, Rest... devi trovare qualcosa di completamente staccato da tutto o vedrai battaglie navali anche in sogno!" Bueller si massaggiò il collo "Sai cosa ti sarebbe utile, trovarti un'amica... sarebbe un ottimo modo per staccare da tutto... ad esempio quella sventola vulcaniana che sta suonando la lira vulcaniana giusto ora, non credi che potresti conoscerla? Parlarci..." Bueller lo osservò bevendo un altro sorso del suo strano drink "Andiamo, ogni tanto esci da quell'alloggio!"

Rest osservò Bueller ascoltandolo sino in fine e solo allora prese la parola "Ci tengo a dirle che anche il consigliere ritiene che sia utile avere ogni settimana qualche ora dedicata a delle attività ricreative, per questo ho prenotato la sala ologrammi per ballare il valzer con lei..." quindi si voltò ad osservare la giovane musicista "Per quanto riguarda il guardiamarina T'Fan, suona la lira dall'età di sette anni... ha imparato a suonare lo stesso strumento che rese una famosa musicista sua madre, ma nonostante tutto ha deciso di seguire le orme paterne diventando una scienziata. So perfettamente chi lei sia... è la mia promessa. E ritengo che lei abbia ragione, forse scambiare qualche parola con un altro vulcaniano come me non è una cattiva idea" Rest si accomiatò da Ferris raggiungendo la giovane ed uscì con lei dal bar

Ferris per tutto il tempo in cui Rest parlava rimase con un'espressione tra lo sconcertato e l'allibito disegnato sul volto, fino a seguire con lo sguardo il proprio tattico mentre se ne usciva dal bar in compagnia della giovane musicista "Rest balla il valzer con Caytlin... e adesso se n'è appena andato dal bar con una sventola..." rimase per svariati secondi ad osservare l'uscita per poi riprendere in mano il bicchiere dallo strano drink e girarsi verso il barman "Ehm, mi scusi... ma esattamente che ci ha messo dentro questo drink???"


Torna all'indice


12.03 - E' meglio sfogarsi

Autore: Tenente JG Catalunya "Luna" Jones della Casata di Klaa

USS Hope, Corridoi - 20/04/2397, Ore 18:45


L'umore di Luna era nero assassino. Da quando aveva realizzato che il suo amato Akesh era irrimediabilmente perduto aveva dormito si e no 3 ore a notte e muovendosi nelle restanti ore per la nave in cerca di cose da fare portandosi dietro il suo sguardo feroce. Anche il suo lavoro di timoniere della nave, la sua unica gioia in quel frangente, era sfortunatamente rovinato dal tristemente noioso piano di volo della Hope verso la Terra. La maggior parte delle persone che incontrava si defilava o la depistava sulla posizione del Tenente Basta... ma quelle erano soprattutto le giovani e avvenenti marinaie, guardiamarina e tenenti di sezioni che facevano gli occhi dolci al tenebroso betazoide.

Anche il suo secondo divertimento preferito dopo il volo era in stand-by. Caytlin faceva letteralmente turni da 24 ore con tutto l'equipaggio impazzito per quella ridicola storia, persino con Rest. Tutti sembravano non voler parlare altro di quella faccenda. *Come se ci fosse qualcosa da dire* sbuffò Luna pensando alla sua situazione. E per lei infatti non c'era questione. Inutilmente avevano provato a trascinarla in quella discussione, ma lei era sempre stata refrattaria perché, semplicemente, era l'ultima delle sue preoccupazioni. Luna era una vera pilota e quando si vive per l'alta velocità, per l'emozione che si prova a spingere il limite ogni volta un tantino più in là, relegando nel più remoto anfratto della mente la paura e cavalcando l'onda di adrenalina quanto più possibile, quasi nulla ti può angosciare. Quindi cosa poteva dire di un alieno che sì, l'aveva messa in pericolo, ma che stava facendo il possibile per tenerla in vita? *Grazie per darmi l'opportunità di un'altra follia...*

Dicono che nell'animo dei piloti esiste un demone che li spinge a cercare quel brivido che rischia di essere l'ultimo e Luna era tra le migliori pilote che si fossero mai viste in Accademia, ben prima degli eventi di quel fatidico giorno, e il suo demone era insaziabile. Nessuno degli psicologi della Flotta Stellare aveva mai capito questa esigenza del volo e della velocità e l'avevano etichettata sotto "desiderio di morte", quando invece quello che viene cercato non è il rischio in sé e per sé, ma il desiderio di stare quanto più a lungo sul confine, quanto più vicini al bordo del precipizio. E sotto sotto questo era quello che veramente non perdonava a Basta. Non tanto aver sfasciato la sua preziosa navetta, dato che lei stessa ci era andata vicina più volte e che per quanto affezionata al regalo del nonno era comunque un bene in qualche misura sostituibile. Quello che non era sostituibile e che la faceva impazzire di invidia, rabbia e frustrazione era che Basta aveva rischiato la sua vita per portare la sua navicella dentro un multiverso e aveva fatto anche ritorno, mentre a lei questa possibilità non solo non era stata data, ma che molto probabilmente non avrebbe mai più potuto avere. Dopotutto lei stava guidando la Hope in una battaglia vittoriosa contro un falco da guerra romulano, ma sapeva bene che lasciando la sua navetta a Ferris, al di là delle preoccupazioni per l'equipaggio e tutti i doveri da Capitano, lui avrebbe anche apprezzato quell'aspetto di avventura e di brivido. Invece Basta no! Aveva fatto una azione che avrebbe voluto fare lei e non solo aveva riportato indietro una navetta da buttare, ma non aveva provato il benché minimo brivido di eccitazione per quello che aveva fatto. E questa era una cosa che Luna non poteva perdonare o lasciar correre.

Inoltre le altre sue amiche a bordo, oltre a essere sconvolte dalla presenza dell'alieno, erano sempre impegnate in turni di servizio diversi dal suo, cosa che dava loro poco tempo da passare insieme. Per un breve istante aveva anche pensato che fosse stata Xyr, in qualità di Primo Ufficiale e coordinatore dei turni, ad assegnare quei servizi, quasi per non farle incontrare le sue amiche di letto, in un piccolo ma significativo gesto di gelosia nei confronti, ma poi aveva semplicemente archiviato la questione: la bella andoriana non avrebbe mai fatto nulla di così poco professionale ed era una mossa fin troppo di calda gelosia da parte di un ghiacciolino come la Numero Uno. Però... come un tarlo dentro il legno, quel pensiero ogni tanto tornava a roderla. Quello che era successo dieci giorni prima quando le aveva dato i fascicoli del divorzio, quel tentativo di trattenerla mentre andava via e quella tensione di sguardi tra loro qualcosa doveva pur significare... anche se poi da quel momento non avevano avuto altre occasioni per parlare al di fuori del lavoro.

Ora come ora il suo rimpianto di non essere riuscita a 'scaldarla' come avrebbe voluto, era sovrastato dal desiderio profondo di trasformare il Tenente Basta in carne tritata per fragranti tacos.



USS Hope, Bar di prora - 20/04/2397, Ore 19:01


Luna entrò nel bar di prora guardandosi alle spalle, spostando poi l'attenzione sul bancone dove Ferris sedeva con espressione sconcertata

"Quindi Rest a braccetto con quella sventola vulcaniana non me lo sono sognata" disse lei andandosi a sedere vicino a lui

"Direi di no... anche se pensavo che fosse questo cocktail che mi ha servito Strauss a darmi le allucinazioni"

"Nessuna allucinazione e pensa che stamattina l'ho trovato da Caytlin... effetti residui del Pon Farr?" disse lei rubandogli una nocciolina da sotto il naso

"Credo più effetto 'alieno'... invece tu come te la passi?" disse lui ben sapendo dell'umore cupo della sua amica

Luna sbuffò sarcasticamente "Non mi vedi? Una vera favola. Ho divorziato da Xyr. Il giorno dopo Basta mi sfascia l'Akesh. Poi mi fate viaggiare per nove giorni a curvatura 4 - curvatura 4, Ferris! Neanche agli albori della Federazione andavamo così piano! Non pensavo che si potesse ancora andare così piano... E tutto l'equipaggio che pensa e parla sempre e solo dell'alieno. Poi dato che tu hai deciso che l'equipaggio ha bisogno di sfogarsi, la mia ex ha dato i nuovi turni di accesso ai ponti ologrammi e dato che io, secondo lei, ne ho meno bisogno, mi sono trovata ad averne assegnata una misera ora per tutta la settimana... quindi niente simulazioni adrenaliniche... infine, come se non bastasse, quando sono libera io nessuna delle mie amiche è libera e Caytlin ha la fila tutto il giorno"

"Ti darei la mia ora di ponte ologrammi, ma Xyr mi ha detto che io non ne ho bisogno e non me ne ha assegnate... quindi accontentati di quell'ora che hai e ti direi che ti farebbe bene bere qualcosa" disse lui sorridendo e sopportando lo sfogo dell'amica

"Già... dove è andato Strauss? Quella cosa che stai bevendo sembra buo..." Luna si girò per cercare il Capitano facente funzioni di barista, ma il suo sguardo intercettò quello di Basta che stava chiacchierando cupo con Dohaan e Rodriguez. La mano di Ferris sulla coscia la bloccò dal naturale istinto di alzarsi.

"Piano Luna... fai la brava... non vorrai passare il resto del viaggio in cella o confinata nei tuoi alloggi... sappiamo entrambi che stare in uno spazio chiuso non è il tuo forte" disse lui gentilmente, ma fermo.

"Togli quella mano Ferris, dall'umore di Basta direi che una bella scazzottata farebbe bene ad entrambi. Chissà cosa ha da essere così incupito" disse lei continuando a guardarlo mentre Ferris lentamente toglieva la mano sotto il suo sguardo feroce, notando che l'amica era rimasta seduta.

"Basta è così da quando la dottoressa è entrata senza degnarlo di uno sguardo" disse lui intravedendo uno spiraglio di distrazione per la sua amica.

Infatti Luna, incuriosita, spostò lo sguardo verso l'altro angolo del bar dove Melanne sedeva da sola leggendo un padd ed evidentemente sforzandosi di ignorare il capo della sicurezza della Hope.

Un sorriso maligno le si dipinse sul volto.

"Sai Ferris hai proprio ragione... se devo stare chiusa in un alloggio è meglio avere compagnia non credi?"

Si alzò e lanciò un ultimo sguardo verso Basta prima di andare a sedersi davanti a Melanne fissandola con i suoi occhi pieni di tutto il desiderio che aveva accumulato nei giorni precedenti

"Ehi... cosa ci fai qui da sola in un angoletto? Posso farti un po' di compagnia?"



USS Hope, Bar di prora - 20/04/2397, Ore 20:28


Basta continuava a occhieggiare la coppietta nell'angolo mentre il suo umore sprofondava sempre di più. Melanne (la cui aura spumeggiava del bianco azzurro delle cascate esprimeva eccitazione e curiosità) ridacchiava scostandosi ripetutamente i capelli dalle orecchie, mentre Luna (la cui solita aura di fuoco era mutata in lava ardente costellata di affioramenti neri ogni volta che intercettava il suo sguardo segno di passione e desiderio di vendetta) stava dando fondo al suo repertorio di aneddoti divertenti. Anche il loro atteggiamento era molto cambiato. Se dapprima sedevano l'una di fronte all'altra, lentamente la giovane mezzoklingon si era avvicinata a Melanne che, stranamente, sembrava soddisfatta della cosa.

"Beh mi sembra che il peggio sia passato non credi?" disse Dohaan a Rodriguez, muovendo uno dei pezzi degli scacchi 3d.

"Mmm siamo ancora molto sopra i livelli di guardia... non me la sento di restituire i minuti per il momento" disse Rodriguez muovendo rapidamente un cavallo come se le sue mosse fossero già state programmate "vediamo come si evolve la cosa..."

"Beh nel caso rivorrei i miei dieci minuti di ponte ologrammi" rispose James

"Si può sapere di cosa state parlando e che evidentemente non mi state dicendo?" si intromise Lon girandosi dopo l'ennesimo sguardo di sfida di Luna che continuava a flirtare con Melanne e stringendo il bicchiere che teneva in mano

"Stavo organizzando una raccolta di minuti di ponte ologrammi da regalare a Luna... le sue ronde dei corridoi stanno impensierendo più di un membro dell'equipaggio... ma potrebbe non essere necessario"

"Per quale motivo?" disse Lon stringendo le labbra

James e Paulo si scambiarono un'occhiata

"Beh..." cominciò James esitando "sembra che si stia... rilassando" disse poi cautamente

"Beh anche Melanne se per questo..." si lasciò sfuggire Paulo rendendosi subito conto della gaffe mentre Lon si alzava dal tavolo per andare verso le due.

"E questo cosa vorrebbe essere? Un qualche genere di ripicca?" disse lui furente

"Sloggia Basta. Non è aria... ci stiamo solo rilassando qui" disse Luna abbracciando la dottoressa senza neanche guardarlo e sorridendo a Melanne che invece sembrava combattuta tra l'arrabbiarsi per l'intrusione di Lon e compiaciuta per il gesto della mezzoklingon

"E no! Non me ne vado finché non mi dici in faccia quello che pensi e magari lo dici anche a lei!" disse Lon alzando la voce e puntando il dito contro Melanne "non pensavo che fossi una codarda a tal punto!"

Luna saltò su come una molla piazzandosi davanti a Basta guardandolo ferocemente. Nonostante la differenza di altezza e di muscolatura anche Rodriguez era in dubbio sulle quote da applicare alle scommesse che stava già raccogliendo.

"Scusa dolcezza, ma qualcuno sembra non capire quando è di troppo!" disse Luna rivolgendosi a Melanne "Quando vuoi Basta..."

Prima che chiunque potesse intervenire Melanne si piazzò tra i due furente

"Smettetela tutti e due!!" urlò. Non avendo mai sentito la dottoressa alzare la voce anche il brusio legato alle scommesse si fermò mentre tutti i presenti quasi trattenevano il fiato "Lon! Sei ridicolo e pensare che sei anche il Capo della Sicurezza della nave! Vieni Luna. Meglio se andiamo da me, potremo continuare la nostra conversazione in privato!"

Poi prese la mano di Luna e la tirò via mentre questa rivolgeva un sorriso soddisfatto a Basta rivolgendogli un pensiero talmente osceno di lei e la dottoressa che lo avrebbe capito anche se non fosse stato un betazoide.



USS Hope, Alloggio del Tenente Jones - 21/04/2397, Ore 07:21


Dopo aver passato la notte con Melanne - una meravigliosa notte... chi l'avrebbe mai pensato che la dottoressa fosse capace di certe mosse - Luna era tornata al suo alloggio con un rinnovato buonumore. Aveva fatto una doccia e si era arresa all'idea di affrontare i suoi nonni. Era l'ora di svuotare il sacco.

=^=Catalunya! Dios Mios! Non ci dici niente per mesi! e poi mi racconti tutto questo?=^= Marysol la nonna di Luna la stava guardando allibita, scioccata e sconvolta dall'altro lato dello schermo. Affianco a lei Fedh'Klaa la guardava serio, come se stesse concentrandosi per non esplodere in una delle sue risate piene.

"Nonna non sono mesi, sono solo due mesi... nello spazio. E in due mesi abbiamo affrontato diversi problemi...inoltre questa cosa dell'alieno non la sapevo nemmeno prima..." disse Luna provando a calmarla sentendosi a disagio come sul punto di essere punita come quando era piccola.

=^=Ma che alieno e alieno!=^= disse la nonna sbuffando e alzando la voce =^=Sei stata sposata per due mesi e non hai detto niente! E ora mi vieni anche a raccontare che hai già divorziato! Lo sai quanto ci tengo ad avere dei nipotini!!! Avresti potuto sceglierti che so, il giovane Ferris...=^= Marysol non si accorse dello sguardo dubbioso di suo marito che pur avendo in simpatia il ragazzo non lo aveva mai considerato particolarmente affidabile e continuò come un treno inarrestabile =^=Ma anche una giovane comandante Andoriana andava bene...anzi quasi meglio... potevano esserci due nipotini nello stesso momento... il giovane Ferris credo che si sarebbe offerto volontario per dare il suo contributo... non è vero caro?=^=

Fedh'Klaa annuì dando ragione alla moglie ben sapendo che non avrebbe potuto opporsi.

=^=Gli andoriani sono onorevoli...=^= Fece per proseguire, ma venne subito interrotto da Marysol che riprese la parola.

=^=E invece... neanche il tempo di conoscerla!!! Presentarla alla famiglia... No Catalunya! Non si fa così... ti voglio tanto bene, ma mi strazi il cuore... sono vecchia e non so quanto mi resterà ancora...=^= erano arrivati all'ultimo atto della sfuriata: i sensi di colpa per un cuore malato. Beh in ottima salute per la verità, ma in certe occasioni la nonna di Luna sfoggiava un repertorio collaudato di secoli. Marysol si alzò andandosene in lacrime lasciando il collegamento aperto tra Luna e suo nonno.

=^=Beh nipotina mia... questa volta mi sa che non te la cavi facilmente...=^= disse Fedh'Klaa solennemente

"Comunque vorrei sottolineare che con la bella andoriana non mi sono arresa... è una ritirata tattica" disse lei furbescamente.

Il vecchio klingon scoppiò a ridere "Brava nipotina... sono orgoglioso di te... comunque farai meglio a dare un contentino a tua nonna..."

"Una settimana di licenza con lei?" propose Luna con serietà

Il nonno le fece segno di alzare la proposta

"...giro completo dei parenti..." aggiunse sbuffando

Ancora segno a salire

"...con tutte le cene..." il tono di luna cominciò a farsi esasperato

Ulteriore segno di aumentare il carico

"...e può presentarmi UNA persona!" il tono di Luna era definitivo e tristemente rassegnato.

=^=Brava nipotina, fai contenta tua nonna... ora invece parliamo di quell'alieno...=^=

Luna si rilassò sulla poltrona

"Nonno.... C'è poco da dire... a quanto pare abbiamo un alieno incorporeo che sta riparando il nostro cervello dopo averlo danneggiato per errore. Però dato che vivevo benissimo prima di saperlo e dato che non posso farci nulla.... posso tranquillamente ignorare questa faccenda... tutti qui sembrano sconvolti dalla cosa e io invece non vedo cosa ci sia da parlare... ok potevano dircelo prima, ma avrebbe cambiato qualcosa? No...oltretutto è anche una presenza amichevole e non invadente... manco fosse un verme dulvano... i problemi sono altri! Tipo la mia navetta distrutta!!!"

La grassa risata del nonno non si fece attendere =^=Una vera Klaa... interessarsi solo di quello su cui si ha il controllo e sfruttare quello su cui non si ha il controllo. Brava! E ti sei dimostrata una vera klingon per la vendetta che ti sei presa ...Quindi... visto che sono tanto orgoglioso di te...ti risolverò io l'altro problema...=^= disse lui con una voce profonda.

Per la prima volta dalla distruzione della sua amata navetta, parte della tensione che Luna sentiva cominciò a dissiparsi lasciando spazio a una frenesia gioiosa

"Davvero? O grazie nonno!!! Se ti mando le specifiche me lo riesci a fare a vere così?" Luna cominciò a rovistare la stanza cercando un padd su cui aveva scritto tutte le specifiche e le migliorie che intendeva fare sull'Akesh e di cui non aveva avuto possibilità di fare, mentre suo nonno se la rideva alla grande.

=^=Ahahaha nipotina, manda pure. Avviso i cantieri dei Klaa di costruirti una nuova navetta... avrà la priorità. Ma nel frattempo... fai visita a tua nonna. La farò portare sulla Terra così io mi potrò occupare di questa faccenda...=^=

"Grazie Nonno!!!" disse lei saltellando

=^=Beh ti serve una gloriosa nuova navetta per gloriose nuove avventure=^= concluse lui solennemente.


Torna all'indice


12.04 - Rabbia repressa

Autore: Tenente Ferris Bueller

USS Hope, Plancia - 21/04/2397, Ore 08:00


"Signor Jones, tempo di arrivo ai cantieri lunari?" Chiese Xyr
"Per domani a quest'ora. Tempo di parcheggiare e potremmo fare un salto al Quantum Cafè... mi sembrano secoli che non ci vado." rispose Luna frizzante
"Al Quantum Cafè di mattina?" chiese Rodriguez sorpreso.
"Beh è un bar, la mattina fanno anche ottime colazioni... sei mai riuscito a svegliarti prima delle dieci?" domandò Tucci in uno dei suoi rari momenti di lucidità.
"Certo che no... e mi stupisce che Luna l'abbia fatto. Pardon, il Signor Jones!" Si affrettò a precisare Paulo sentendo lo sfrigolare dello sguardo di Xyr sulla sua schiena.

"Basta chiacchere inutili." Tutti si voltarono sorpresi e guardarono Ferris come se fosse un alieno. "Signor Xyr a lei la plancia." Ordinò dopo qualche secondo di silenzio alzandosi in piedi e dirigendosi verso il turbo ascensore.
"Signor Rest, lascio a lei il comando." Si affrettò a dire l'andoriana seguendo il giovane nell'ascensore con sguardo preoccupato.

"Capitano?" Chiese quando le porte si chiusero con un sibilo.
"Si?" Rispose lui con lo sguardò perso nei suoi pensieri.
"Ferris che ti succede?" Il Primo Ufficiale della Hope poggiò una mano sul braccio del giovane umano. Un evento estremamente raro.

Lui guardò la mano di lei per alcuni secondi senza dire niente, poi: "Ieri sera ho incrociato il guardiamarina Winter nell'hangar navette... sai quello con i capelli rossi, le lentiggini e i denti sporgenti?"
"So chi è il guardiamarina Winter. E oltre quello che ha detto lei è anche il miglior tecnico d'ingegneria bioneurale degli ultimi vent'anni... cosa ci faceva lei invece nell'hangar?"
"Volevo staccare un pezzo d'Akesh per ricordo e portarlo nel mio alloggio... a parte quello, il suo miglior tecnico d'ingegneria bioneurale degli ultimi vent'anni, se ne stava al centro dell'hangar con sguardo perso nel vuoto."

Le porte si aprirono e i due uscirono sul ponte sette.

"Volevo accompagnarlo nel suo alloggio ma non sapeva dirmi dov'era... quindi l'ho portato nel mio." continuò Ferris camminando con calma lungo il corridoio.
"Ma il Signor Winter è un maschio!" Vedendo che Bueller non era in vena di battute, Xyr continuò in tono più serio. "Il guardiamarina Winter abita sul ponte sei come tutto l'equipaggio. Poteva chiedere al computer."
"Lo so che è un maschio, si vede anche senza una laurea in medicina. Comunque ho preferito non disturbare gli altri coinquilini di Winter, soprattutto non volevo mettere in imbarazzo lui. Comunque alle quattro di notte se lo sono venuti a prendere da soli... il Guardiamarina Tak ha detto che nell'ultimo periodo Winter ha lavorato troppo ed è molto stanco. Poi se lo sono portati via promettendo di portarlo in infermeria oggi."
"Farò controllare alla dottoressa Graahn." si offrì Xyr
"Tu non farai nulla invece. Guarda lì." Bueller indicò all'andoriana una giovane che stava controllando un condotto eps. Continuava a muovere avanti e indietro lo strumento con gli occhi persi nel vuoto. "Il guardiamarina Fexer è un ottimo ingegnere, riesce a capire il motivo di un guasto solo guardando un pannello. Doohan l'ha raccomandata più di una volta per una nota di merito. Sono passato di qui alle sette ed era già lì a lavorare su quel condotto. I casi sono due: o c'è un problema insormontabile o..."
"O non sta prestando attenzione al suo lavoro. Non è ammissibile!" commentò Xyr
"Piantala Xyr! Non te ne accorgi? Sono tutti sfasati, persino tu..." Il Primo Ufficiale sbuffò ma non commentò ulteriormente.

"Cosa ci facciamo qui?" il percorso li stava portando verso l'ufficio del responsabile dell sicurezza "Hai intenzione di attaccar briga con Basta?"
"Tzè... sempre a pensar male di me." Rispose il giovane.

"Capitano!" la voce proveniva da un giovane che stava correndo verso di loro con un pacchetto in mano.
"Ben fatto Alexios!" lo salutò Ferris prendendogli l'oggetto dalle mani.
"Andreios signore." lo corresse il giovane col fiatone.
"E' uguale... grazie puoi andare Alessandros." Il giovane tentò una nuova correzione ma poi scosse le spalle e se ne andò.

"Andreios è una foza della natura... riesce a tenere testa persino a Rodriguez. L'ho incaricato di assicurarsi che Paulo non esageri, ma ha abbastanza cervello da dargli corda se la necessità lo richiede. E' piena di ragazzi in gamba questa bagnarola..." borbottò Ferris guardando il giovane che si allontanava.
"E' quello che penso?" chiese Xyr guardando l'oggetto che l'umano teneva in mano.
"Si... hanno accettato immediatamente. Di solito servono mesi perché la Flotta Stellare ratifichi una richiesta simile."
"Probabilmente si sentono in colpa!" commentò acida Xyr
"Dici? E io che pensavo che fosse palesemente meritata..." Ferris non fece ulteriori commenti ma si avvicinò all'area della sezione Sicurezza. Le porte si aprirono immediatamente.

La sala era spaziosa e molto pulita. Gli uomini della sicurezza erano tutti visibilmente impegnati, chi facendo attività fisica in una piccola palestra attrezzata, chi seduti alle proprie scrivanie per compilare rapporti. Immediatamente tutti scattarono sugli attenti quando videro chi aveva invaso il loro santuario.
"Tranquilli ragazzi, continuate pure!" ordinò Ferris, poi si rivolse a Xyr con un sorrisetto "Di solito non succede mai tutto questo trambusto quando vengo da Basta... dev'essere la tua presenza che semina il panico." l'andoriana sbuffò infastidita.

Il Capitano della Hope suonò il campanello dell'ufficio privato di Basta ed entrò quando la porta si aprì con un sibilo.

"Capitano, Comandante..." salutò Basta senza nemmeno alzare la testa dai documenti che stava leggendo.
"Com'è la situazione?" chiese Ferris buttandosi su una delle poltroncine davanti alla scrivania mentre Xyr faceva lo stesso con l'altra, ma con molta più classe.
"Tutto sotto controllo." ribattè il betazoide
"Bene, mi fa piacere... e a parte le cazzate, com'è la situazione?" chiese di nuovo l'umano.

Basta alzò lo sguardo e sospirò "Cinque risse immotivate e una decina di provvedimenti disciplinari per i motivi più disparati."
"E' inammissibile! Cos'è il mese della ribellione?" eclamò Xyr drizzando le antenne.
"Veramente è il rapporto della settimana scorsa..." borbottò Basta facendo spallucce.
"E il mese precedente?" chiese Ferris facendo tamburellare le dita sulla scatoletta che teneva in mano.
"A parte le risse scatenate da Luna o le richieste di provvedimenti disciplinari fatte dal comandante Xyr nei tuoi confronti?" chiese il capo della sicurezza senza alcuna traccia di umorismo.
"Esatto..." rispose Ferris lanciando un occhiataccia alla collega.
"Zero da quando abbiamo iniziato il progetto Hope."
"Capisco..." terminò il Capitano con un sospiro.

Bueller appoggiò la scatoletta sul tavolo e la allungò verso Basta con il dito indice facendola scorrere sul piano lucido. Lon fece scattare l'apertura e aggrottò le sopracciglia.
"Non la voglio." disse dopo aver richiuso la scatola.
"Non puoi rifiutare..." ribattè Ferris incrociando le braccia al petto.
"Dica all'Ammiragliato che la rifiuto." Basta spinse la scatola verso Bueller
"Non è stato l'Ammiragliato a dartela. Siamo stati noi due a richiederla." Ferris si rifiutò di toccare ulteriormente il contenitore.
"Confermo... qualsiasi cosa abbia o meglio abbiamo contro l'Ammiragliato, una cosa ci è ben chiara: lei ha meritato ampiamente quella medaglia e la prenda come un gesto di ringraziamento e affetto di tutto l'equipaggio della Hope" terminò Xyr spingendo di nuovo la scatola verso Basta.

Il Betazoide aprì di nuovo il porta medaglie. Al suo interno un rettangolino con strisce verticali di due tonalità diverse di verde e tre stelle poste al centro, lanciò uno scintillio.
"Ordine Eroico di Kragite? Non è un po' esagerato?" chiese Basta un po' imbarazzato.

"Ti sei infilato in uno strappo dimensionale al di là del quale una creatura potentissima, che aveva appena annientato qualsiasi forma di vita della sua dimensione, stava cercando di passare nel nostro piano materiale al solo scopo di mangiare sia noi che il nostro universo. Il tutto portando un ordigno tanto potente da aprire squarci nel subspazio... ma soprattutto rubando l'akesh di Luna. La medaglia è per questa ultima parte."
"Un normale venerdì." Concluse Basta.
"Te l'abbiamo portata noi perché sapevo che non avresti apprezzato una consegna formale." Il capo della sicurezza fece un cenno di ringraziamento.

"Come va con la dottoressa?" chiese Ferris interessato... anche lui aveva sentito parecchie voci in giro.

Di colpo il volto di Basta si fece glaciale. Ai due ufficiali sembrò di sentire distintamente il suono di un portone di duranio che veniva chiuso con forza e sbarrato.

"Ok, come non detto." I due si alzarono e strinsero la mano al Capo della Sicurezza poi uscirono.


"L'Ammiragliato ha combinato un bel guaio..." commentò Xyr con rabbia dopo alcuni minuti in cui erano rimasti in silenzio mentre camminavano lungo i ponti della Hope. Attorno a loro c'erano molte facce cupe e preoccupate.

Bueller sbuffò irritato e continuò a camminare.

"Niente di quello che ci è stato detto finora era vero. La nave, la promozione per merito, ogni parola che un Ammiraglio della Flotta ha proferito da quando ha cominciato ad esistere il progetto, persino i nostri risultati all'Accademia possono essere stati costruiti per costringerci sulla Hope. Guarda il male che hanno fatto a questa nave!" si sfogò Xyr.

Bueller la agguantò per un braccio trascinandola nella prima stanza che aveva a portata di mano.

"Tutti fuori! Adesso!" i giovani presenti nella stanza si volatilizzarono in un batter d'occhio.
"Che diavolo ti salta in mente!" gridò Xyr digrignando i denti.
"Sai chi c'era in questa stanza?" chiese Ferris dandole una leggera spinta che la fece indietreggiare di un passo.
"Quelli erano Osji, Illuran e Tajd... sono tra i migliori botanici dell'Accademia. Due di loro hanno persino scritto dei saggi che sono stati pubblicati e premiati."
"Premi e pubblicazioni che sono certamente stati pilotati dall'Ammiragliato per tenerli a bordo della Hope!" la voce di Bueller grondava rabbia repressa "Ora dimmi uno sulla Hope che reputi incapace o non adeguato al suo compito! Chi non ha dimostrato di essere il migliore nel suo campo! Chi è la dimostrazione vivente della tua teoria del complotto dell'Ammiragliato?" gli occhi del giovane sembravano due tizzoni ardenti, le diede di nuovo una spinta.

"A parte te?" ribattè l'andoriana sarcastica
"Uno qualsiasi! Anche me! Avanti, dillo che mi ritieni inadeguato al compito di Capitano!" di nuovo le diede una spinta. "Puoi anche nominare te stessa se non ti vengono altri nomi in mente! Sei tu quella inadeguata Xyr? I tuoi voti sono una farsa?" l'ennesima spinta la mandò a sbattere contro il tavolo.

La mano del Primo Ufficiale agguantò il davanti della divisa di Ferris e il pugno destro si sollevò per colpire. Ma Bueller non mosse un muscolo per difendersi.

"Hai visto ciò che hanno fatto a questa nave? Guarda in che stato sono tutti!" le antenne dell'andoriana esprimevano rabbia a stento trattenuta.

"Il loro stato è colpa nostra! Siamo stati noi a rivelare la verità all'equipaggio!" il Capitano della Hope si liberò dalla presa del suo Primo Ufficiale e afferrò a sua volta Xyr portando il suo viso ad un centimetro da quello dell'andoriana "Guarda come li abbiamo ridotti! Perché eravamo convinti di saperne di più dell'Ammiraglio Lennox! Hai idea di quello che sarebbe successo se l'avessimo saputo fin da subito? Sarebbero stati cinque anni d'inferno in balia di ospedali, laboratori medici e, solo se molto fortunati, con forse la possibilità di girare per San Francisco sotto sorveglianza! Io ho deciso di rivelare tutto! Io ho distrutto i loro sogni! Io ho fatto in modo che dubitassero di tutto il lavoro svolto in questi anni, delle loro stesse capacità!" Ferris spinse via Xyr mandandola di nuovo a sbattere contro il tavolo.

"Che stai dicendo! Non è stata colpa tua..." Xyr tentò di avvicinarsi ma il giovane le voltò le spalle.

"Signor Xyr, può andare." La voce del Capitano aveva il tono di comando che non ammetteva repliche. La ragazza uscì dalla porta lanciando un'ultima occhiata dispiaciuta verso l'umano che tanto la faceva impazzire.

Dopo alcuni momenti Ferris si voltò e saltò sul banco di lavoro, raccolse uno strano frutto e lo sfregò contro l'uniforme.

"Speriamo abbia funzionato... Xyr ti prego torna in te." disse rivolto alla cosa che teneva in mano per poi addentarla con soddisfazione. "Che schifo!" esclamò sputando la polpa dello strano frutto.

Si guardò attorno per un attimo e aggrottò la fronte "Da quando abbiamo un laboratorio di botanica?"


Torna all'indice


12.05 - Frammenti di betazoide

Autore: Tenente JG Lon Basta

USS Hope - Ufficio del Capo della Sicurezza, 23/04/2397, ore 07:00


Lon Basta camminava a passo deciso verso il proprio ufficio. Non c'era nulla di insolito nel fatto che vi si stesse recando o che avesse in mano un d-padd, non era la prima volta che accadeva, né sarebbe stata l'ultima. Non c'era nemmeno nulla di strano nell'orario perché non era insolito che il capo della sicurezza passasse per quel corridoio a quell'ora (anche se erano fermi ai cantieri lunari per le riparazioni). Quello che non tornava era il modo chi lo incrociava reagiva deviando il proprio cammino per allontanarsi da lui non appena ne scorgeva il volto.

A Lon non importava quello che pensavano di lui, la sua mente era occupata da altri pensieri. Più importanti, pressanti. Fondamentali. E fra questi non rientrava occuparsi delle preoccupazioni del resto dell'equipaggio. Fu per questo che la sua espressione si fece, se possibile, ancora più scura, quando, svoltato l'angolo, vide il gruppetto radunato davanti all'ingresso dell'ufficio.

Ucciderò Rodriguez.

Dodici paia di occhi si girarono a guardarlo e la sua mente, che istintivamente aveva valutato l'umore generale delle persone in attesa, fu invasa da una moltitudine di colori tutti venati da strisce di grigio scuro.

Di sicuro lo ucciderò.

Nel silenzio che seguì, mentre Lon si avvicinava lentamente al proprio ufficio, gli sguardi lo seguirono, impietriti e, nello stesso tempo speranzosi.

"Guardiamarina Mil"

"Signore!" Il boliano uscì dall'ufficio e si fermò accanto a Basta spostando lo sguardo preoccupato dal gruppetto al capo della Sicurezza.

"Immagino ci sia una spiegazione".

"Certo che c'è", rispose pronto Mil, "sono qui per lei signore", e poi, come spesso era accaduto negli ultimi giorni, il boliano, che aveva imparato a gestire l'umore di Basta, si zittì portando le mani dietro la schiena e attese.

"Lo uccido di certo", sibilò in tono appena udibile il betazoide serrando la mascella. Mil, nel frattempo, aveva assunto l'espressione di chi, con piena fiducia, attende la decisione del proprio superiore. "Porti questo d-padd in infermeria direttamente alla dottoressa Grahan," ordinò secco Basta porgendogli l'oggetto prima di girarsi verso il gruppetto.

Aveva commesso l'errore di dire a Rodriguez che, dopo diversi tentativi, era riuscito a capire come identificare la presenza dell'alieno ed il capo operazioni aveva diffuso la voce. Ora tutti lo cercavano per ottenere conferme e subito dopo dubitavano delle sue risposte.

Il silenzio si fece più pesante, ma il gruppetto persistette come un battaglione pronto allo scontro, e alla fine fu lui a cedere. Si fece circondare da tutte le tonalità dei colori, ognuna distintamente caratteristica, ognuna unica, speciale. Tutte con qualcosa in comune: una singola debole luce, appena percepibile, ma comunque lì.

"Si, c'è, no, non influenza i vostri pensieri e no, non vi controlla," disse fissandoli uno ad uno. "Si sono proprio io che parlo e non l'alieno. No, non potete sapere se è vero, dovrete fidarvi delle mie parole e se non lo fate, per i problemi di paranoia c'è il consigliere Caytlin." Fece per girarsi, ma interruppe il movimento tornando a guardarli: "Si anche lei ha l'alieno e nemmeno in quel caso lui influenza il suo umore. Ora andatevene."

Cogliendo la minaccia nelle ultime parole, il gruppetto si disperse, tranne un'unica persona che fissò Basta a braccia conserte.

"Si lo ha anche lei, comandante, e no non influenza le sue decisioni."

Xir arretrò appena le antenne prima di dire: "Ero solo curiosa di sapere che ci facessero tutte queste persone qui fuori."

Basta ebbe la decenza di arrossire imbarazzato prima sparire nel suo ufficio.



San Francisco, Quartier Generale della Flotta Stellare, Palestra Ufficiali, 25/04/2397, ore 22:55


Lon Basta picchiava il sacco cercando di tenere lontani pensieri che si rifiutavano di obbedirgli. Lo colpiva con ferocia, come se fosse un nemico da abbattere evitando i suoi rimbalzi e andando nuovamente all'attacco. Era solo da un po' e gli stava bene. In quel periodo tutto gli dava fastidio e non era certo di riuscire a mantenere il controllo se qualcun'altro gli avesse fatto le congratulazioni per la medaglia.

Melanne non aveva risposto al dipadd. Menò un diretto con la mano destra contro il sacco. Non aveva lasciato messaggi per dire che era troppo impegnata per rispondere.

Pugno al fianco sinistro.

Non rispondeva a nessuno dei suoi messaggi.

Calcio frontale, diretto.

Era andata via con Luna.

Raffica di pugni contro il sacco.

Con Luna.

"Se fosse un sacco vero, a quest'ora chiederebbe pietà."

Non reagire, tu hai il controllo, non reagire. Senza smettere di sferrare colpi Lon rispose: "si, hai l'alieno, no non ti influenza."

"Se mi influenzasse, avresti qualcuno cui dare la colpa."

A quelle parole, il betazoide si fermò di colpo girandosi. Non reagire, non reagire! Tu hai il con....

"No, non l'ho costretta, si è venuta di sua spontanea volontà ed è stato bello." Ribatté Luna.

Con un suono inarticolato Lon si lanciò verso di lei sollevandola di peso e sbattendola contro il muro, Luna perse il fiato tutto d'un colpo e scivolò a terra. Il betazoide si allontanò di scatto come se si aspettasse una reazione. Che ci fu. Inaspettata. Luna rise.

"Sai come si eccitano le donne klingon?" Gli disse rialzandosi. "Il mio sangue ribolle, Lon," con un unico gesto la pilota si sfilò la giubba dell'uniforme e la gettò a terra, "e se tu fossi del sesso giusto ora saresti in guai seri." Concluse lanciandosi verso di lui, il braccio destro piegato indietro per colpirlo al volto. Basta alzò la mano per bloccarle il polso, ma non fece in tempo a fermare il taglio della mano sinistra al fianco. Con un grugnito di dolore si piegò e arretrò aumentando la distanza dalla mezza-klingon.

"Cosa vedo," sussurrò Luna ridacchiando mentre girava attorno a Basta, "ecco qui un bel po' di furia incontrollata che se ne stava nascosta dietro la maschera di impassibilità del bel betazoide."

Lon allungò la mano per afferrarla, ma lei lo schivò e rispose con un pugno ben assestato alla mascella. Il betazoide accusò il colpo e si chinò di scatto in avanti afferrandola per la vita, sollevandola di peso e spingendola nuovamente contro il muro. Li, faccia a faccia si fissarono entrambi furibondi.

"Dimentichi una cosa," sibilò la pilota, "io non combatto lealmente," e lo morse sulla spalla. Con un grido Lon la lasciò di scatto e lei si allontanò trionfante.

"Nemmeno io," risposte il capo della sicurezza spingendo verso di lei il sacco e, quando Luna si spostò per evitarlo era già su di lei, con tutto il peso del corpo e la schiacciava a terra. Con un colpo di reni la mezza-klingon gli strinse entrambe le gambe attorno al fianco e ribaltò le loro posizioni. "Questa è la mia preferita," annunciò leccandosi il labbro inferiore mentre le braccia di entrambi erano un unico groviglio intricato alla ricerca della supremazia. "Se vuoi ti dico qual è quella preferita di Melanne..."

Di nuovo un ringhio, Lon la staccò a forza da se e la sbatté di fianco. Luna atterrò con una smorfia di dolore.

Nel silenzio della sala ologrammi, per alcuni secondi, si sentirono solo i loro respiri affannati.

"Sai qual è la cosa che mi da più fastidio?" gli disse alla fine la pilota.

Luna era un sole rosso fuoco che bruciava con tale forza da accecarlo.

"Cosa?" Chiese Lon rimproverandosi subito dopo per non essere stato zitto.

"Che sei così vigliacco da non andare da lei."

Il betazoide serrò la mascella per impedirsi di urlare per la rabbia perché Luna aveva ragione e gli bruciava. Si mise a sedere.

Luna lo guardò.

Lon si alzò in piedi e si diresse verso la porta.

"Vai a prenderla ragazzone!"

Per tutta risposta il betazoide le mostrò il dito.



USS Hope - Ufficio dell'Ufficiale Medico Capo, 25/04/2397, ore 23:20


Quando le porte del suo ufficio si aprirono e chiusero, Melanne Grahan non sollevò nemmeno lo sguardo dalla console . Il verde della foresta era venato di scuro pur mantenendosi brillante come al solito. "Lo so, me ne sto andando, finisco solo di controllare questi dati," disse distrattamente la dottoressa.

Senza dire nulla, Lon si appoggiò alla parete a braccia conserte e attese che lei sollevasse lo sguardo e mettesse a fuoco la sua figura. Il buio aumentò attorno a loro quasi avvolgendolo, ma, essendo un uomo con un obiettivo, il betazoide si fece coraggio e mantenne la posizione.

"Ti ho mandato un dipadd."

"E hai dovuto lottare per venire fin qui a dirmelo?" Fu il commento sarcastico di risposta. Unico segno che lei avesse notato il suo aspetto malconcio.

"C'erano informazioni utili su come identificare l'alieno." Insistette Lon.

"Ah!"

Basta ebbe un momento di smarrimento alla reazione, "ah?"

"Credi che non siamo in grado di fare il nostro lavoro?" Il tono dolce della dottoressa era pericoloso come il morso di un serpente.

"No, ma..."

"Ah!"

Lon non conosceva questa Melanne che non si comportava come al solito e gli rispondeva più del solito. Questa Melanne combattiva lo spiazzava. Totalmente. Completamente.

"Volevo solo essere utile..."

"Come lo sei stato con il capitano?"

"Che c'entra il capitano?" Le chiese lui sempre più smarrito.

"Hai voluto salvargli la vita sostituendolo?"

"No!" Esclamò sulla difensiva, "cioè si, ma non in quel senso!"

"Ah!"

Il betazoide era sommerso dalla furia della tempesta che si abbatteva sulla foresta, contro di lui. Contò fino a dieci prima di chiedere con cautela: "C'è qualcosa che non va?"

Fu un grosso errore. A quella domanda la dottoressa di alzò di scatto, aggirò la scrivania e vi si appoggiò imitando la sua posizione, a braccia conserte. "Non lo so Lon, tu cosa pensi che ci sia che non vada? La tua empatia che ti dice?"

Che è meglio scappare, pensò subito Lon, ma non sarebbe fuggito come un codardo e farsi gridare addosso era sempre meglio del silenzio con cui lei lo aveva punito. "Forse avrei dovuto dirtelo," ammise in tono a mala pena udibile, con difficoltà, "dirti quello che avevo intenzione di fare."

"Forse?!" Lo scatto di Melanne lo colse totalmente di sorpresa, fece appena in tempo a ripararsi il viso con le mani prima che il d-padd lo colpisse. "Però lo hai detto a Rest," un altro d-padd partì nella direzione del betazoide, "e a Rodriguez! A Rodriguez!"

"Mi serviva il loro appoggio!" Cercò di difendersi Basta mentre i d-padd, con un'impressionante precisione, che l'avrebbe reso orgoglioso in altre circostanze, continuavano a colpirlo. Quando finalmente la scrivania fu libera, Lon ne approfittò per raggiungerla. "Hai finito?"

"Tu..." Sibilò ancora furibonda la donna puntandogli l'indice contro il petto, più volte, insistentemente, "non sei degno dell'amicizia che ci lega."

"Lo so," ammise Basta e fece l'unica cosa possibile in quel momento. La baciò.


Torna all'indice


12.06 - A destinazione

Autore: Tenente JG Melanne Graahn

USS Hope - Bar di prora - 25/04/2397, ore 23:26


"Che cosa hai fatto alla faccia?" domandò Bueller, posando il bicchiere, in precedenza già a metà strada verso le labbra, mentre Luna si metteva a sedere.
"La domanda giusta è che cosa hai fatto alla faccia di Basta," commentò Paulo, prendendo un sorso dal suo.
"L'hai visto?" Luna si sedette, poi prese un sorso dal bicchiere di Bueller.
"No, ma il fatto che possa essere visto in giro è un fatto positivo, immagino."
Ferris alzò gli occhi al cielo e si appoggiò allo schienale della poltroncina. "Va bene, hai avuto la tua vendetta. Abbiamo finito ora con questa storia?"
Luna sorrise soddisfatta. "Direi di sì."
"Era messo male?"
"Naaa, non troppo. Il giusto. L'ho spedito in infermeria, ma ci è arrivato con le sue gambe."
Bueller fece cenno ad un cameriere di portare un altro drink, visto che il suo era stato requisito da Luna. "Almeno quello. Capisco che avessi la necessità di sbatterlo come un tappeto, ma mi serve, possibilmente ancora in grado di svolgere il suo lavoro. Forse lui e la Graahn hanno trovato un modo per rilevare la presenza dell'alieno."
"A che serve rilevarla? Sappiamo già che ce l'abbiamo."
"Ogni informazioni in più può essere utile."
"Meglio ancora," si inserì Rodriguez, "se c'è qualcosa che ho imparato durante i miei... studi..."
"Si chiamano così, adesso?"
"... è che la conoscenza è potere... "
"Non parli davvero dei tuoi studi, vero?"
"... e che maggiore è il numero di informazioni che hai, maggiore è il tuo vantaggio. E che questo alieno sia davvero altruisticamente disinteressato, del che io dubito...
"Quanto sei malfidato."
"... o no, che ci abbiano mentito o no, abbiamo bisogno di tutto il vantaggio che possiamo mettere assieme."
Ferris tirò un leggero sospiro. "Su questo non c'è dubbio."



USS Hope - Ufficio dell'Ufficiale Medico Capo - 25/04/2397, ore 23:32


Lon fissava la porta chiusa dell'ufficio di Melanne con l'aria un po' stupita di chi ha appena ricevuto un colpo inatteso e ancora non ha capito cosa è successo.
Non era esagerato dire che lei lo aveva fisicamente sbattuto fuori dalla porta.
Ora, Basta era uomo di un certo spessore, abituato allo scontro, addestrato, difficile da sorprendere. Eppure non riusciva a capire la sequenza temporale degli eventi.
Un attimo prima le sue labbra erano premute contro quelle di lei (e non gli sembrava affatto che Melanne ne fosse dispiaciuta, né emotivamente né fisicamente) e un attimo dopo (in realtà, un bel po' dopo, o così gli era sembrato) fissava la porta chiusa del suo ufficio.

Labbra.
Porta.
Labbra.
Porta.
Labbra.
Porta.

Non era sicuro di cosa fosse successo, ma ora si trovava in corridoio e stare lì impalato non sembrava una buona idea. Tanto più che la gente in infermeria cominciava a guardarlo.
Nessuno sembrava particolarmente sorpreso.
Si chiese brevemente se la gente fosse abituata ultimamente a farsi sbattere fuori dall'ufficio di Melanne.
Sempre un po' confuso sulla realtà delle cose, si voltò per andarsene.
"Lon?"
Lui si voltò. Melanne aveva messo fuori la testa dalla porta del suo ufficio. La tempesta si stava schiarendo.
Basta si limitò ad inarcare le sopracciglia, in attesa.
"Che non ti venga in mente che la cosa sia finita qui."
La gente in infermeria si fece improvvisamente molto impegnata. Una guardiamarina in fondo alla sala fissava con grande attenzione il padd che aveva in mano. Al contrario. Lon irrigidì la mascella, ma non disse nulla.
"Però, ti aspetto domani per colazione," disse lei, l'espressione che si apriva in un sorriso, il mare che si calmava.
L'infermeria stessa si lasciò andare a quello che, assai stranamente, sembrava un sospiro di sollievo collettivo.
Lon annuì una volta ed uscì.
Dieci minuti netti e lo avrebbe saputo tutta la nave. Ma in quel momento non gli importava.



USS Hope - Infermeria - 26/04/2397, ore 7:43


L'infermiera Nudges accettò un cioccolatino dalla Graahn con l'aria un po' guardinga di un coniglio che accetta una carota da un ippopotamo.
Era straordinario come la dottoressa avesse acquisito la tendenza ad esplodere a sorpresa e con una certa violenza negli ultimi tempi. E pensare che prima era una persona così tranquilla, così a modo, così disponibile, tanto che in alcune occasioni, si vergognava ad ammetterlo, se ne era anche un po' approfittata per avere un cambio turno extra o una serata libera in più.
A partire dalla Grande Rivelazione, però, era diventata tutto d'un tratto Miss Camice d'Acciaio, come l'aveva soprannominata di nascosto Raines, del turno beta. Due giorni prima aveva ordinato allo staff di ribaltare, letteralmente parlando, l'infermeria alla ricerca di un tricorder perduto che poi era stato ritrovato dentro un armadietto la mattina dopo. Aveva persino fatto piangere l'infermiera Dreell, anche se poi era parsa sentirsi un po' in colpa per averlo fatto.
Quella mattina, improvvisamente, sembrava di ottimo umore. Si era messa a distribuire in giro cioccolatini e. nonostante Raines avesse fatto un battuta sul fatto che, in realtà, distribuendo dolci intendesse sterminarli tutti, pareva quasi quella di prima.
Quasi.
Nudges non si spiegava perché. Aveva sentito delle voci su una lite avvenuta la sera prima tra lei e quel povero disgraziato di Basta, notoriamente oggetto del suo livore, ma per quanto lei adorasse i pettegolezzi non sapeva nulla di preciso.
La Nudges accettò cautamente il cioccolatino e se lo mise in bocca.
Per fortuna sopravvisse e la necessità di dire qualcosa le fu risparmiata dall'ingresso imprvovviso di Luna.
La Graahn intascò i cioccolatini rimasti e si voltò per accoglierla. Aggrottò le sopracciglia osservandola avvicinarsi. "Che ti è successo?"
Il timoniere della Hope aveva tutta l'aria di una a cui è caduto addosso un carico di mattoni. Aveva persino un occhio nero, roba che Melanne non vedeva dai primi tempi della scuola di medicina.
Fece automaticamente cenno verso un lettino e infilò una mano nell'altra tasca per prendere il tricorder medico.
Luna si issò a sedere, fece spallucce e sorrise. "Sai com'è quando ci si allena..."
"Veramente no," rispose l'altra ondeggiandole il sensore del tricorder davanti al viso. "In questo tuo allenamento c'era anche Lon, immagino. Aveva un'aria decisamente malconcia."
"Davvero?" la mezza klingon parve deliziata alla notizia.
La Dottoressa le gettò un'occhiata a metà tra il rimprovero e il perplesso e Luna assunse un'espressione angelica, pochissimo adatta al suo bel viso. Su di lei qualunque espressione innocua sembrava perdere molto del suo mordente.
"Oh, dai, sono cose che capitano. E poi credo che avesse bisogno di una, come dire, spintarella nella giusta direzione."
"Ma se non vedevi l'ora di dargli una lezione."
"Diciamo che la spintarella è stata un interessante effetto secondario," le disse, mentre la dottoressa le passava il dermorigeneratore sullo zigomo, con un mezzo sorriso sulle labbra.
Quando ebbe finito, Luna scese dal lettino. "Comunque, nel caso ti stancassi di lui, sai dove trovarmi."
Le strizzò l'occhio e si avviò alla porta, lasciandosi dietro una Melanne leggermente rossa in viso, ma non del tutto contrariata.



USS Hope - Plancia - 26/04/2397, ore 8:07


La USS Hope si trovava in orbita geostazionaria su San Francicso già da una decina di minuti.
"Comunicazione in entrata dal Quartier Generale," annunciò l'addetto alle comunicazioni.
"Sullo schermo."
Ferris si alzò, raddrizzandosi appena. Sapeva già chi stava chiamando e, onestamente non vedeva l'ora di parlarci.
Sullo schermo principale la vista del pianeta, sempre uno spettacolo gradito, venne rimpiazzata dal volto dell'Ammiraglio Lennox. Non sorrideva, ma non sembrava neppure contrariata. Più contrariata del solito, quantomeno.
"Tenente Bueller, ben tornati sulla Terra."
"Buongiorno ammiraglio."
"Immagino che abbiate diverse domande."
"In effetti, sì."
La Lennox annuì un paio di volte. "Lo immaginavo. Raduni il suo staff di comando. Vi aspetto nel mio ufficio tra 15 minuti. Abbiamo alcune cose di cui discutere."


Torna all'indice


12.07 - A new Hope

Autore: Tenente JG Caytlin

SOL III - Comando della Flotta Stellare - Ufficio Contrammiraglio Lennox - 26/04/2397, ore 8:22


La Lennox stava nuovamente discutendo con i parigrado Crom e Maelstrom sul caso Hope. Aveva preteso che entrambi i colleghi fossero presenti a quella imminente riunione per consentire a Bueller ed ai suoi ufficiali di comprendere appieno l'operato dell'Ammiragliato.

Crom, come responsabile addetto agli approvvigionamenti, aveva dovuto dar fondo a molte energie per permettere un supporto continuo alla USS Hope.

Certo, quell'equipaggio si era sempre riuscito a districare da solo nei problemi che aveva contribuito a creare, ma il Denobulano aveva messo in atto una rete di sostegno in grado di fornire assistenza alle attività dei cadetti, prima, e dei giovani ufficiali, poi.

La USS Ammard, al netto dell'incapacità del non troppo rimpianto Capitano, era l'emblema di quella scorta silenziosa che aveva vigilato e protetto alcune delle più giovani e promettenti nuove leve che l'Accademia avesse sfornato negli anni più recenti.

La necessità, palesata dall'alieno, di avere tutti i suoi ospiti il più possibile vicini e, comunque, mai oltre un sistema di lontananza, aveva comportato una complessa attività sotterranea di vigilanza ed aiuto.

Ciò che, però, era sembrata a tutti come un'ottima mossa per aiutare Bueller ed i suoi a sopravvivere, poteva essere facilmente letta, in senso contrario ed opposto, come una totale mancanza di fiducia nei loro confronti che, a sua volta, poteva minare ancor di più l'umore già pessimo dell'equipaggio della USS Hope.

Il perché non fosse dei migliori era facile immaginarlo: era indubbio che ognuno si fosse posto forti domande sulle proprie reali capacità.

Scoprire di non avere un completo proprio libero arbitrio, di essere posseduti da un'entità aliena i cui fini potevano non essere così limpidi come sembrava, di essere stati ingannati anche da coloro i quali dovevano tutelarli e difenderli... era palese come potesse aver destabilizzato l'ambiente a bordo.

La scoperta della verità aveva disintegrato ciò che faticosamente avevano costruito: l'insicurezza si rifletteva senza dubbio non solo sulla coesione dell'equipaggio, ma anche attraverso profonde variazioni dei comportamenti abituali.

La consueta faccia tosta di Bueller e la sua innata abilità a disobbedire agli ordini, pur mascherando tale tendenza sotto inappuntabili motivazioni in grado di mantenerlo un gradino più in basso delle violazioni regolamentari più gravi, erano sfociate in aperta insubordinazione.

Aveva imposto alla sua unità un rientro sulla Terra, senza attendere disposizioni o autorizzazioni in merito, e troncando ogni qualsivoglia trasmissione con il Comando di Flotta.

Un atteggiamento che, in ambito normale, avrebbe fatto drizzare le antenne al Tenente Xyr, con conseguenze immediate.

Insolitamente, invece, gli oltre quattromila rapporti dell'Andoriana si erano fermati: tutto ciò che la Facente Funzione di Primo Ufficiale aveva immancabilmente sottolineato in quegli anni come non consono, incorretto, non funzionale, inadeguato, non confacente, si era ora tramutato in un silenzio assordante del tutto stupefacente.

Lo stesso Strauss si era allineato a quel silenzio: il rapporto di affetto che legava lei e Nicholas era stato messo a dura prova da quell'inaspettata presenza. Come se ciò non bastasse, il suo essere paranoico era stato aggravato in maniera esponenziale dalla scoperta di un'entità aliena in grado di generare puro terrore nello sgradito, ma momentaneamente amichevole, ospite.

Le tempistiche della permanenza di quest'ultimo dentro i loro corpi, per permetterne la cura, erano state calcolate in via ipotetica... poteva ancora perdurare un anno, forse due... cosa sarebbe successo dopo?

L'arrivo di una potenziale nemesi aggressiva, infestante e apparentemente letale, era stato da poco provvisoriamente scongiurato, ma quanto sarebbe durato?

Erano realmente riusciti a debellarne la presenza o avrebbe trovato altri modi per tornare e sfidare l'alieno ospite, mettendo in pericolo la vita di duecento giovani ufficiali?

Non era dato saperlo, ma era stata la causa scatenante di quella situazione: senza di essa, la verità sarebbe rimasta sopita il tempo necessario per curare tutti gli elementi della USS Hope permettendo loro di riprendere in mano consapevolmente le proprie vite.

Invece, la Lennox si era trovata costretta a raccontare loro la cruda realtà dei fatti... era l'unico modo per aiutarli, ma, al momento, li aveva persi... non avevano più alcuna fiducia in lei o in nessuno del Comando di Flotta.

Non ne aveva la controprova, ma aveva perso l'appoggio anche dell'ultima degli ufficiali superiori della Hope su cui pensava di fare affidamento, ossia la Risiana Caytlin.

La Consigliera di bordo era sempre stata anomala, il suo voler apparire sciocca faceva a pugni con la sua essenza intuitiva, il suo puntare sulla bellezza esteriore non poteva nasconderne la profondità interiore, era sempre stata l'anima dell'equipaggio... colei cui, per motivi spesso non professionali, tutti si aggrappavano.

La bomba che la Lennox aveva sganciato sulla USS Hope aveva investito pienamente anche Caytlin: l'ultima comunicazione che avevano avuto era stata pessima.

In tutto il non verbale della Risiana, la Lennox aveva potuto percepire rabbia, delusione, sconcerto, umiliazione...

Probabilmente permeava e resisteva quell'incrollabile capacità di quel popolo nel cercare il lato positivo delle cose, di spronare a migliorarsi, la volontà di trovare il modo per godersi la vita pur non trascurando i propri doveri... ma le dava l'idea di una fiammella debole, circondata da forze oscure preponderanti.

Alla Lennox venne in mente Forte Alamo... quell'episodio storico vecchio di secoli eppure fondante per la cultura terrestre del continente Nord Americano.

Un pugno di volontari e soldati irregolari aveva resistito in un piccolo fortino all'attacco di migliaia di militari addestrati. Avevano perso, ma il loro eroismo aveva permesso di fermare l'invasione.

L'aura più profonda della Risiana le era apparsa come rinchiusa ad Alamo circondata dalla cruda realtà dei fatti, oppressa da sentimenti contrastanti, suoi e di tutto l'equipaggio, cui non sapeva se era in grado di far fronte.

La Lennox l'aveva quasi supplicata di tenerla aggiornata: non se la sentiva di darle ordini dopo che l'aveva così tradita, anche se lo aveva fatto per il loro bene.

Non era servito a nulla: tutti i rapporti sull'integrità psicoattitudinale dei vari membri a bordo della nave si erano interrotti.

La Consigliera di Bordo ed il suo staff avevano del tutto rifiutato di inviarle aggiornamenti sulla salute mentale dell'equipaggio.

Per farla breve, le uniche notizie che il Comando di Flotta aveva della Hope, dopo il suo ultimo scontro, erano indirette e dovute, appunto, all'infaticabile sistema protettivo messo in campo dal Contrammiraglio Crom.

Se da un lato, ciò era un bene, dall'altro era una cosa pessima: mentre la USS Hope tornava a casa, le voci erano circolate... su ciò che erano stati capaci di fare... su ciò che erano... sulla loro situazione...

Il Contrammiraglio Maelstrom sosteneva come la segretezza, che aveva avvolto l'intero progetto sin dalle sue origini, avesse subito una falla... non vi erano stati ancora spifferi alla stampa o agli organi di informazione, ma sussurri, dicerie, blaterazioni varie si moltiplicavano.

Qualche Capitano ne era stato informato, altri lo avevano saputo, altri ancora lo avrebbero scoperto presto.

Erano stati tutti invitati al massimo riserbo, ma la voce rischiava di diventare incontrollabile. Se fosse divenuta di pubblico dominio, la Flotta Stellare avrebbe dovuto dare pubbliche spiegazioni, probabilmente sarebbero cadute delle teste.

La Lennox sentiva che la sua era una di quelle, proprio lei che non era mai stata una grande fautrice del progetto Hope. Vi ci era stata costretta, presa fra due fuochi, da un lato le pressioni ricevute ed un incarico mai troppo amato e, dall'altro lato, la consapevolezza che quel progetto poteva servire realmente a non perdere del capitale umano preziosissimo.

Quelle ragazze e quei ragazzi, ognuno per qualche caratteristica predominante, era quanto di meglio era uscito dall'Accademia nell'anno 2394.

La sorte, il destino, la sfortuna... qualunque cosa fosse che muoveva le loro vite, li aveva portati a scontrarsi con quell'alieno.

Quell'incontro non voluto, a sua volta, aveva permesso loro, e solo a loro, di essere in grado di accorgersi dell'entità aliena nemesi del primo, probabilmente in grado di invadere l'intero universo con una facilità disarmante.

Per fare un paragone, al confronto, i Borg erano stati un banale piccolo meteorite incontrato sulla propria rotta.

Eppure l'equipaggio che lei tanto aveva protetto, prendendosela con loro quando riuscivano a mettersi nei guai anche nelle missioni più tranquille, stava diventando un problema: l'essere fuori controllo, non voler collaborare, il rischio concreto che avessero informato famigliari e amici troppo chiacchieroni o apprensivi, metteva tutti loro ancor più in pericolo.

Qualche parente con amicizie poco raccomandabili o, al contrario, con contatti troppo potenti... qualche scienziato disponibile a fare esperimenti o ad usarli come cavie, medici senza scrupoli o animati da intenti rivoluzionari, per non parlare dei Servizi di Intelligence della Flotta stessa o di qualche divisione deviata come la famigerata e mai appurata Sezione 31.

Bueller ed i suoi compagni dovevano capire che la Lennox, Crom e Maelstrom, ossia il trittico di Ammiragli presenti in quella sala, erano i loro principali alleati e protettori, non avversari da combattere.

Impegnati a discutere fra loro, non si accorsero del leggero ronzio della porta che si apriva, così come quasi non si stavano accorgendo che non erano più soli.

Furono le urla di uno degli attendenti della Lennox a richiamare la loro attenzione

"Uno le dice che non può entrare, ma no... qua orecchie a punta fa come vuole! E certo lei è Vulcaniana, ha la sua logica, ma non ci sente... ha le orecchie piene di cerume? O è così fuori dal mondo da non comprendere la frase banale che non si può entrare? E' in corso una riunione e v'è l'ordine tassativo non di non far passare nessuno?? Ma no! Questa alza mezzo sopracciglio e la mano e può passare! Ci manca solo che mi dica che non sono i cyborg che state cercando, ma per chi mi ha preso? Contrammiraglio o no io le rifaccio i connotati!"

Prima ancora che Evelin Lennox potesse fermare il suo attendente, la neo entrata T'Li figlia di Vorak abbozzò un mezzo sorriso, niente più che un leggero incresparsi delle labbra, prima di voltarsi ad affrontare il Tellarite

"Guardiamarina Barc, nato a Tellar in data stellare 41538.25, ossia il 16 luglio 2364, mai promosso dal grado di diploma in Accademia per l'incredibile capacità a generare risse e occasioni di scontri fisici, sbarcato da ben quattro unità della Flotta Stellare per inidoneità a fare team, le posso garantire che, in caso di attacco fisico da parte sua, finirebbe sul pavimento del corridoio da cui siamo entrati in meno di cinque secondi... 4,87 per l'esattezza... a nulla le servirebbe la sua altezza di un metro e settantatre centimetri, la folta barba che tanto porta con orgoglio e tutto il suo smisurato ego oltre alle proverbiali zampate dure come badilate... le rinnovo l'invito a tornare alla sua postazione e di non curarsi di me, come le ho detto poco fa"

L'attendente della Lennox si mantenne ad una spanna dalla Contrammiraglia T'Li, l'atteggiamento fisico non era cambiato, ma nei suoi occhi si percepiva il dubbio ed il dilemma... quella Vulcaniana sapeva praticamente tutto di lui e, probabilmente, poteva anche essere in grado di fare concretamente quello che aveva affermato in caso di scontro fisico.

Lui, però, aveva ricevuto un ordine perentorio dal suo capo e non avrebbe mollato la lotta tanto facilmente.

Prima che potesse fare qualcosa di stupido, il Tellarite udì il richiamo della Lennox

"Va bene così Barc, la collega può restare... informami quando arrivano Bueller e gli altri ufficiali superiori della USS Hope"

Il Tellarite grugnì, mormorò una serie di insulti intellegibili che fecero sorridere Maelstrom e Crom sotto i baffi, ma, alla fine, annuì in senso di assenso.

Stava per andarsene, quando sentì un tocco delicato, ma fermo sulla spalla sinistra.

"Sono venuta per questo... la USS Hope è in orbita geosincrona con SOL III, ma non vi è nessuno a bordo... nemmeno l'equipaggio base per le operazioni di routine. Risultano molteplici tracce di teletrasporto, ma la nave è sguarnita. Il controllo volo ha inviato in ricognizione una squadra di sicurezza, la situazione è tranquilla... nessuna anomalia... ma, ripeto, nessuno a bordo"

"Avevano un appuntamento con me... li ho sentiti quindici minuti fa"

"E' quello che risulta dal piano di volo e dalla penultima comunicazione del Primo Ufficiale della USS Hope, il Tenente Bueller"

"Penultima?" domandò Crom

"Esatto, l'ultima è stato l'ordine di abbandono nave dato dal Capitano Strauss"

"Nicholas? Non è possibile, mi avrebbe avvertita" esclamò stupita la Lennox

"E' successo qualcosa? Un pericolo imminente?" chiese Maelstrom

"Niente di tutto ciò"

"L'abbandono immotivato di una nave della Flotta è una grave violazione, si finisce sotto corte marziale... non è possibile!"

"Sono conscia della situazione... per quello, non appena ho saputo dell'anomalia, vi ho informati"

"Chi sa della cosa?"

"I colleghi del controllo volo. Il loro responsabile ha dato ordine di mantenere tutto sotto seclar, ha dato disposizioni a riguardo... le squadre di sicurezza e di ingegneri oltre ai piloti impegnati nella gestione ordinaria della USS Hope in orbita sono tenuti al silenzio..."

"E posso chiedere come mai la notizia la so da te T'Li?"

"Il problema dei cadetti del 2394, in un numero stimato fra i centocinquanta ed i duecento, lo conosco bene Evelin, insegno all'Accademia e questa anomalia l'ho avvallata e tentato di proteggerla. Il controllo volo ha informato, seguendo i canali ordinari, il nostro collega Often che, come sapete, è uno dei referenti per le possibili minacce interne alla sicurezza. E Steven mi ha fatto la gentilezza di avvisarmi, delegandomi l'onere di coordinare la cosa e tenerlo informato nel massimo riserbo. Nessuno ha l'interesse che un fatto del genere trapeli all'esterno. Una nave abbandonata senza motivo non è un biglietto da visita che la Flotta Stellare ha piacere che venga adoperato"

"Uhm ok... cosa suggerisci di fare?"

"La stessa cosa che pensate voi, non è difficile tracciare i teletrasporti. Possono essersi divisi, ma è logico ponderare che vi stiano aspettando. Ritengo, con buona approssimazione, che siano in un punto preciso, raggruppati, o, per lo meno, lo sono gli ufficiali superiori"

"Concordo" intervenne Maelstrom "dopotutto sparendo e cercando attivamente di far perdere le loro tracce, rischiano tutti, dal primo all'ultimo, un'accusa di diserzione e per quello sono perseguibili e punibili... è più probabile che sia una mossa diretta e finalizzata a noi tre"



SOL III - Mount Rushmore National Memorial - 26/04/2397, ore 15.38
Dopo ore di ricerche, non potendo mettere in allarme ulteriormente altri colleghi, alla fine, il Denobulano Crom aveva annunciato trionfante che la totalità dell'equipaggio della USS Hope era stato ritrovato.

Come supposto, si erano radunati tutti in un unico luogo: il parco di fronte al Mount Rushmore National Memorial.

Erano suddivisi in gruppetti di massimo quattro o cinque persone, con ogni probabilità si stavano confondendo assieme alla moltitudine di visitatori che ogni giorno visitava quell'attrazione vecchia di secoli.

Su uno dei versanti del Monte Rushmore, infatti, erano scolpite le sembianze di cinque dei più memorabili Presidenti degli Stati Uniti d'America.

Originariamente, ossia attorno alla prima metà del ventesimo secolo, ne erano state scavate, nel granito della montagna, soltanto quattro: Abramo Lincoln, Theodore Roosevelt, Thomas Jefferson e George Washington.

Ad un certo punto, prima del 2287, si decise di aggiungere l'immagine della prima Presidente donna afroamericana, ossia Sarah Susan Eckert, subito alla sinistra dell'effigie dedicata a George Washington.

Un luogo denso di richiami storici... un riferimento, nemmeno troppo velato, a personalità del passato che si erano dimostrate degne di fiducia e di rispetto su cui fare completo affidamento.

L'esatto contrario dei tre Contrammiragli ritenuti, con ogni verosimiglianza, dall'equipaggio della Hope come i maggiori responsabili della carenza di fiducia nei loro confronti.

Non che a Crom o a Maelstrom potessero addebitare particolari colpe, ma la palese mancanza di rispetto nelle decisioni del Comando si era evidentemente estesa a tutti i membri di grado elevato appartenenti alla Flotta Stellare.

Vista l'assenza di comunicazioni relative alla presenza di duecento ufficiali ai piedi del Monte Rushmore, la Lennox aveva optato per recarsi in loco in abiti civili come un trio di novelli campeggiatori.

Se lei e Rick Maelstrom potevano passare sufficientemente inosservati, la presenza di un Denobulano in carne ed ossa aveva interessato molti bambini di passaggio ed alimentato la loro curiosità.

Quel vociare divertito per poter vedere di persona, in carne ed ossa, un appartenente ad una specie, per quell'età, soltanto studiata sugli olo libri di scuola, fu come il classico allarme che partiva nel momento più inopportuno.

Nel giro di dieci minuti, ogni membro della USS Hope era stato informato che la Lennox stava arrivando... che l'ora delle spiegazioni era giunta... avrebbero rischiato tutti la corte marziale? O sarebbe stato il Comando a doversi scusare?

L'ansia non era poca, anche se il Capitano Strauss aveva rassicurato tutti che la decisione di abbandonare la nave era stata sua e loro avevano solo obbedito agli ordini.

L'ansia era covata anche dalla Lennox... come poteva evitare che quel pasticcio le scoppiasse in mano come una bomba ad orologeria il cui timer stava pericolosamente arrivando allo zero?

Ad un certo punto, Evelin si accorse di essersi persa anche Rick Maelstrom... il volpone aveva approfittato di una sua disattenzione per darsela a gambe... anche se si sarebbe giustificato in seguito sostenendo di essere andato a dar man forte al povero Crom.

La Lennox scrollò le spalle e continuò sul sentiero secondario, allontanandosi da quello più battuto dai turisti. Sapeva che l'equipaggio della Hope, che aveva imparato a considerare come i suoi ragazzi, si era accampati lungo il crinale opposto a quello generalmente percorso dai visitatori di giornata.

Percorse altri trecento metri, lentamente, avanzando in salita.

Man mano che si avvicinava, poteva percepire le loro auree...

Ve n'erano alcune bianche... non più di cinque... appartenevano a coloro che erano talmente terrorizzati dalle possibili conseguenze del loro ammutinamento da perdere ogni colore.

Molte, al contrario, erano nere... i suoi sensi Betazoidi, per quanto enormemente sollecitati, non potevano darne un conto esatto, ma stimava che una quarantina di giovani fossero molto pessimisti per la loro situazione, senza speranze, al punto che non vedevano nessun colore nel loro orizzonte, nessuna via d'uscita alla presenza dell'alleno nei loro corpi e nelle loro menti.

Altre auree, non più di venti, emanavano un verde caratteristico dell'invidia... non la odiavano per le menzogne che aveva detto loro, ma la invidiavano per essere lei libera e loro prigionieri di quell'assurda situazione.

Il grosso dei suoi ragazzi, una cinquantina, invece, irradiava il rosso... un rosso rabbioso... erano molto arrabbiati con lei, con quell'assurda presenza nei loro corpi, per essere impossibilitati a scegliere di testa propria cosa fare delle proprie esistenze... erano puro fuoco che ardeva sotto la superficie.

Un altro numero non indifferente, non meno di una trentina, diffondeva un'aura blu... tipica della paura, della fifa, nell'oscurità indefinita di un futuro tutto da decifrare, tutto li spaventava.

Escludendo i Vulcaniani, solo in cinque emanavano auree non così oppositive: Strauss, Bueller, Caytlin, la Jones e Rodriguez.

Gli ultimi due emettevano una multi cromia la cui prevalenza però esprimeva indifferenza, non preoccupazione, la presenza dell'ospite non era considerata come un pericolo, ma come un'opportunità di crescita ed uno stimolo, pur non mancando rabbia ed insofferenza per il modo che erano stati trattati tutti quanti.

I primi tre avevano tonalità cangianti, su cui spesso faceva capolino il rosa, in varie gradazioni.

Nicholas emanava affetto nei confronti di Evelin: sapeva di averla fatta grossa, ma il suo non verbale trasmetteva tranquillità. Era consapevole che non potevano incorrere nella Corte Marziale se il Comando non voleva che venisse resa pubblica la questione alla base dell'intero progetto Hope.

Erano venuti lì per trattare e così avrebbero fatto.

Bueller emanava ottimismo, qualunque cosa avesse avuto in mente, sapeva che la Lennox difficilmente avrebbe potuto ergere una barricata su tutta la linea. Era stato tradito, profondamente umiliato, ma quell'esperienza lo aveva fatto crescere e non si sarebbe fermato per nulla al mondo...

Caytlin emanava più puramente l'aurea rosacea rispetto agli altri due: amorevolezza, ottimismo, fiducia... erano presenti anche tutte le altre tonalità: dal nero, al bianco, dal verde al rosso, passando attraverso il blu... ma tutti quei colori erano gli assedianti... dentro l'anima della Risiana resisteva Fort Alamo.

La Lennox, per la prima volta da giorni, si sentì sollevata.



SOL III - Comando di Flotta - Ufficio Contrammiraglio Lennox - 22/10/2398, ore 09.27


"E' ora di avviare il progetto New Hope... potete procedere con l'estrazione dell'ospite"

=^=Ricevuto=^=

Evelin Lennox chiuse quella chiamata proveniente da Parigi.

Era passato un anno e mezzo dall'accordo sancito con l'equipaggio della USS Hope ai piedi del Monte Rushmore.

La prima bozza informale era dovuta passare al vaglio di una commissione ristretta ed attendere il via libera dal Presidente stesso della Federazione... l'identica persona che ora le aveva dato l'ordine imperativo di richiamare tutti ai propri doveri.

Non che Bueller ed i suoi avessero trasgredito l'accordo: nessuno di loro si era mosso dalla Terra, nessuno di loro aveva detto più del dovuto di quanto stavano passando a parenti e amici, tutti si erano sottoposti a sedute con un ristretto team di Consiglieri e psicologi e tutti avevano trovato l'occupazione migliore per passare quell'anno di franchigia.

Dai primi di giugno del 2397 alla fine di settembre avevano beneficiato di un periodo di vacanza.

Nessuna imposizione, tranne quella di non abbandonare il pianeta o rivelare la verità, era stata loro imposta. Ognuno di loro aveva potuto sfogare le proprie emozioni predominanti nel modo ritenuto migliore da ciascuno...

Ciò aveva comportato, nuovamente, grandi attività da parte del Contrammiraglio Crom... certi comportamenti avrebbero potuto avere conseguenze dannose senza la vigilanza del Denobulano.

Terminato il periodo di vacanza, ad ognuno era stata proposta una triplice scelta di assegnazione temporanea: dovevano prendere la decisione che ritenevano più opportuna per trascorrere quell'anno sabbatico.

Luna Jones aveva optato per l'Accademia: istruttrice di volo amatissima dai cadetti per via delle sue rocambolesche tecniche al timone, aveva anche fatto strage di cuori e ciò l'aveva rimessa a nuovo. La situazione le piaceva, ma aveva un dannato bisogno di tornare al vero pilotaggio di una nave stellare. Ne aveva una ottima che la stava aspettando, non appena fosse stata richiamata, avrebbe firmato di corsa pur di riprendere la guida della USS Hope.

Edison Ray Tucci aveva scelto uno dei centri di ricerca più avanzati che c'erano sulla Terra: si era immerso in calcoli teorici, matematica pura, aveva. Inconsapevolmente o meno, aiutato decine di colleghi a trovare soluzioni ai loro dilemmi scientifici. Continuava a vivere in un mondo tutto suo, ma era benvoluto da tutti proprio per via di questa disponibilità ad aiutare, senza gelosie, sul lavoro elaborato. Tutto ciò lo aveva rigenerato, come confermato dagli psicologi a suo supporto, ma gli mancavano le reali amicizie, quelle che aveva sviluppato sulla USS Hope.

James Doohan lavorava presso uno dei cantieri navali della Flotta. Aveva scelto di prender parte ad un team di ingegneri Tellariti... al loro interno vi era solo una donna, ma non si distingueva dagli esemplari maschili. Ciò, a James, piaceva nel profondo: poteva dedicarsi solo all'amata meccanica senza doversi guardare le spalle dall'abituale nugolo di donzelle infatuate. Nello stesso tempo, però, proprio come Luna, anche lui stava iniziando a manifestare insofferenza e desiderio nel tornare ad occuparsi dei motori di una nave nel bel mezzo della navigazione: avrebbe firmato volentieri per ritornare il prima possibile a bordo della USS Hope.

Paulo Rodriguez aveva scelto di essere assegnato presso la sezione approvvigionamenti della Flotta. In quell'anno e mezzo si erano decuplicate le richieste di intervento, la movimentazione all'interno dei magazzini si era come centuplicata, ma non v'era Capo Operazioni che non fosse pienamente soddisfatto del suo lavoro. Certo, negli ultimi tempi, Paulo aveva dei problemi a mantenere i sei magazzini che aveva preso in affitto in un giro non propriamente pulito di ogni sorta di ben di Dio. Motivo per cui, anche lui, non vedeva l'ora di tornare sulla USS Hope per poter finalmente piazzare parte della mercanzia che tanto abilmente aveva accantonato.

Melanne Graahn aveva preferito lavorare presso il Sacred Heart Hospital di San Francisco. Aveva selezionato come meta il pronto soccorso: lei non temeva turni massacranti, ma li ambiva. A detta di tutti, era forse una delle migliori dottoresse mai avute in quel reparto. Non era antipatica, era metodica, ma non perdeva la calma in caso di imprevisti, cercava sempre la soluzione migliore puntando sul lavoro di equipe e non su colpi di testa personali. I primi mesi al Sacred Heart erano stati per lei un autentico toccasana per non pensare continuamente a Lon Basta negli ultimi, invece, bramava le occasioni di incontro con gli psicologi giusto per poterlo incrociare, vedere e parlare. Con lui aveva accennato che sarebbe tornata volentieri a bordo della USS Hope per condividere assieme una nuova missione.

Rest aveva scelto di essere assegnato presso l'Ambasciata Vulcaniana sulla Terra, in realtà niente di meno che un'istituzione di alta rappresentanza facendo parte Vulcano della Federazione. Il continuo contatto con i suoi simili aveva, da un lato, rilassato il giovane Vulcaniano, dall'altro aveva acuito quel senso di malessere che già percepiva in presenza del padre. Lui amava la logica, adorava la logica, bramava la logica, tutto era logica e la logica era tutto. Ma il padre gli aveva negato anche quel minimo di affetto che, a modo loro, ogni genitore Vulcaniano riversava nei figli. Aveva bisogno di tornare a fungere da punto fermo e logico all'interno di una struttura illogica come la USS Hope.

Lon Basta lo aveva seguito. Pur essendo i due non molto dissimili da un cane ed un gatto che litigano, al Betazoide serviva assentarsi da quella moltitudine emozionale che lo aveva devastato dopo la scoperta dell'alieno. Oltre al fatto che doveva trovare un posto in cui poter non pensare continuamente a Melanne. Non ci era riuscito, in un anno non era uscito con nessuna donna, nemmeno per una cena, pensava solo alla bella dottoressa. La logica Vulcaniana lo aveva, però, aiutato a comprendere perché lei fosse profondamente offesa con lui e bramava di tornare sulla USS Hope per poterle dimostrare di aver compreso il suo affetto coi fatti e non soltanto a parole.

Xyr aveva richiesto di essere assegnata presso l'evoluzione del JAG nella Flotta Stellare. Lo studio dei regolamenti, l'attenzione riposta sulle inesattezze, sulle intemperanze, sugli errori commessi sulle varie navi le permetteva di mantenere la mente concentrata... di comprendere comportamenti, di studiare modi di approcciarsi ai problemi disciplinari, imparando qualche trucco utile a contrastare le marachelle di Rodriguez e, allo stesso tempo, di rivalutare molte delle annotazioni che aveva inviato alla Lennox nei primi anni a bordo della USS Hope. Bueller era pur sempre Bueller, ma molte cose che a lei sembravano irregolarità gravissime, aveva imparato a capire che non lo erano... erano meccanismi di autodifesa che ogni membro di qualsiasi equipaggio metteva in atto per affrontare lo stress della vita a bordo di una nave stellare. Col passare dei mesi, Xyr si rese conto che le mancava essere a bordo della USS Hope, le mancava non far a meno di notare le inefficienze altrui e, soprattutto, che le mancavano i suoi compagni di avventura.

Bueller aveva trascorso quell'anno presso l'ufficio della Lennox. Era stata una sua scelta, non ricompresa fra quelle a lui proposte, ma Evelin aveva acconsentito. Gli aveva affiancato il Guardiamarina Barc e ciò aveva letteralmente sfiancato a più riprese il giovane umano. Ciò nonostante, l'obiettivo prefissatosi dalla Lennox era stato raggiunto. Convivere con lo scontroso Tellarite aveva immancabilmente fatto notare a Bueller l'importanza non solo di creare un buon team affiatato, ma che essere un buon Capitano voleva dire condividere con i propri uomini non solo le gioie, ma anche i periodi bui. Fu così che Ferris iniziò a non perdere nessuna delle sedute di gruppo con gli psicologi... quale che fosse il gruppo di lavoro chiamato ad esternare i propri stati d'animo, Ferris era presente. Ciò gli aveva permesso di rinsaldare la mai cessata consapevolezza di avere uno dei migliori equipaggi della Flotta e non vedeva l'ora di ritornare a bordo della sua amatissima USS Hope.

A Caytlin, la Lennox aveva praticamente concesso carta bianca. Era stata inserita in decine di commissioni di psicologi chiamate a valutare cadetti, a riabilitare personale colpito da qualche evento traumatico e via dicendo. Erano tutte occasioni per apprendere, imparare, accrescersi personalmente e professionalmente, senza avere il peso della responsabilità unica di decidere della vita altrui. Il resto del tempo, la Risiana aveva deciso di passarlo presso una delle strutture della Flotta che si occupava dei figli di ufficiali impegnati lontani da casa. Una sorta di asilo, in cui la gioia e la spensieratezza dei bambini erano contagiosi. A partire da metà ottobre, poi, aveva rivisto una sua vecchia fiamma... il fratello più grande di una sua amica d'infanzia... uno splendido esemplare maschile di Capitano Risiano.

Anche la sua nave era sottoposta a refit ed anche il suo equipaggio era in franchigia. Era evidente che qualcosa lo turbasse, così come lei era ancora preoccupata di ciò che stava accadendo nel periodo di guarigione di tutti i ragazzi della USS Hope. Dopo un paio di serate assieme rivangando i vecchi tempi, avevano entrambi convenuto che il modo migliore per scrollarsi di dosso le preoccupazioni fosse sfinirsi in estenuanti nottate di Jamaharon. Avevano iniziato solo loro due, ma, negli ultimi tempi, si era dimostrata interessata anche una psicologa Andoriana tutta curve di nome Tallao Sh'qarril.

Strauss, alla fine, aveva scelto di non abbandonare la nave. Dopo il finto ammutinamento, era risalito a bordo della Hope e lì vi era rimasto, impegnato in un progetto ambizioso quanto importante, di cui condivideva le informazioni, fra l'intero equipaggio della nave, con la sola Caytlin.

L'obiettivo era quello di convogliare, una volta terminato il periodo di cura, l'essenza dell'alieno in un contenitore in grado di proteggerlo fino all'eventuale ritorno nella sua dimensione o universo di appartenenza.

Aveva messo all'opera un team di esperti in ingegneria bioneurale. Alla fine di quell'anno di esperimenti erano riusciti ad ideare una sorta di entità olografica strettamente collegata al computer della USS Hope, rendendolo, pertanto, in qualche modo senziente.

La forma estetica definitiva doveva essere ancora valutata, seguendo anche le indicazioni fornite dall'alieno, ma avevano già denominato il progetto New Hope e presto, col rientro di tutti gli ufficiali a bordo della nave, sarebbe stato operativo.



Utopia Planitia - Bacino di attracco 14 - 20/12/2398, ore 12.12


"Quindi l'hanno messa a nuovo." borbottò Rodriguez leggendo le informazioni tecniche della nave.

"Un refit durato un anno... anche lei è tornata in forma." rispose Basta guardando fuori dall'oblò della navetta.

"La sua affermazione è alquanto illogica signor Basta..."

"Signor Rest non prenda tutto alla lettera." sorrise la dottoressa Graahn lanciando un'occhiata al Betazoide che appariva rilassato e con un leggero sorriso sul volto.

"So che il Signor Doohan e il Signor Tucci hanno aiutato ad installare e elaborare alcune migliorie, ma sono state tenute segrete. Signor Jones la può smettere con tutte queste giravolte per favore?" ringhiò Xyr all'indirizzo del timoniere della navetta che stava facendo ruotare lo shuttle come un cavatappi.

"La mia bambina è tornata! Sono così felice che potrei anche baciare Lon!" rispose lei voltandosi e facendo l'occhiolino alla dottoressa.

"Su bambini, fate i bravi o la maestra ci sgrida quando arriviamo." Ferris Bueller afferrò il volto dell'amica e lo riportò nella giusta direzione.

Era stato un anno difficile, ma anche importante per ognuno di loro. Lui aveva seguito le vicissitudini di ogni altro membro dell'equipaggio cercando di conoscerli meglio durante le sedute di gruppo con gli psicologi, ma, allo stesso tempo, rimanendo alla larga da loro per tutto il resto del tempo per non vanificare gli sforzi che ognuno metteva in pratica per superare il trauma subito.

Adesso poteva dire di conoscere veramente tutti i suoi uomini, e non solo le belle ragazze, li considerava una famiglia e quella... quella era la loro casa.

=^=Attracco consentito=^= avvertì la voce del computer mentre la navetta si infilava agile fra le porte dell'hangar per poi adagiarsi al suolo.

Il gruppo scese guardandosi intorno. Dal lato opposto dell'hangar l'inconfondibile sagoma di una nave klingon sembrava riposare nella semi oscurità come un predatore.

"Nave nuova! Ci fai fare un giro?" chiese Basta lanciando un'occhiata divertita verso Luna.

Non si sa da dove, apparve nel pugno del timoniere un d'k tahg. Le lame laterali del pugnale scattarono all'esterno.

"Dovrai passare sul mio cadavere..." borbottò Luna prima che il pugnale le fosse tolto di mano.

"Questo viene requisito perché arma non autorizzata." esclamò Xyr intascando l'oggetto "E lei Signor Basta non toccherà l'Akesh senza permesso almeno per i prossimi cinque anni!"

"Ehi sì ma... quello è mio! Ridammelo... dai Xyr che stavo scherzando!" riprese Luna seguendo il gruppo in uscita dall'hangar.

Tutto sembrava funzionare a meraviglia. L'odore di nuovo era palese... dava l'impressione che fosse appena uscita dal concessionario. Bueller, in fondo al chiassoso gruppo di ufficiali, faceva scorrere la mano lungo la paratia intanto che camminava.

Quando entrarono dentro il turbo ascensore che li avrebbe portati in plancia stava apertamente sorridendo... Xyr lo guardò e sorrise a sua volta.

Dopo pochi secondi, le porte dell'ascensore si aprirono. Rivedere la plancia fu un emozione per tutti... persino Rest ebbe un attimo di titubanza prima di fare un passo avanti e dirigersi alla sua postazione.

La porta sul lato destro si aprì e dall'ufficio del Capitano uscirono l'Ammiraglio Lennox insieme a Strauss, Tucci e Doohan. Gli ultimi due sorrisero entrambi in direzione dei compagni.

"Bene, vedo che ci siete tutti!" commentò il vero Capitano della Hope tirando fuori il petto "Siete sopravvissuti ai complotti orditi alle vostre spalle, anche se erano a fin di bene."

Xyr e Ferris sollevarono gli occhi al cielo, la Lennox sospirò.

"Non fate caso a Nicholas, non è cambiato di una virgola." intervenne la Betazoide scuotendo il capo "Vi ho riuniti qui per mostrarvi alcune migliorie... ormai manca solo un mese alla vostra partenza. Avrei voluto farvi partecipi prima della cosa, ma è stato tutto secretato."

"Ma ci dirà tutto, dato che non vuole ricadere negli errori del passato..." commentò Paulo con la sua consueta faccia tosta.

"La Flotta Stellare non commette errori!" sentenziò l'Ammiraglio Lennox, poi si schiarì la voce imbarazzata "Ma visto che sarete voi a dover navigare su questa bagnarola..."

"Ehi!" esclamarono all'unisono Luna, Ferris e Doohan.

=^=Ammiraglio, le dispiacerebbe non riferirsi a me con il termine bagnarola?=^= la voce del computer di bordo dava l'impressione di essere leggermente offesa.

"Chi ha parlato?" chiese Xyr guardandosi attorno.

Al centro dei parapetti frontali, proprio alle spalle della postazione del timoniere, c'era una pedana luminosa dalla quale si sprigionò una colonna di luce azzurrina. Un essere simile ad una medusa terrestre, fluttuava in quel campo di luce dando l'impressione di osservare il volto degli ufficiali che intanto la guardavano basiti.

=^=E' un piacere rivedervi...=^= disse ancora l'essere fra il divertito e l'emozionato.

"Sei lui vero?" chiese Ferris avvicinandosi.

"Lui è il nuovo membro del vostro equipaggio. E si, si tratta proprio dell'alieno che fino a poche settimane fa ancora abitava nei vostri corpi." rispose Evelin Lennox portando le mani dietro la schiena.

"E cosa ci fa lui qui?" chiese Lon, ma nella sua vece non c'era astio ma solo curiosità.

"Affascinante, immagino che la nave sia il nuovo contenitore per la sua energia." si intromise Rest voltandosi poi verso Tucci continuò "Come ha fatto a convertire le gelatine bioneurali della Hope per accogliere la sua forma di energia?"

I due iniziarono a parlare di caratteristiche tecniche talmente avanzate che ben presto tutti gli altri si disinteressarono di loro.

"Perché proprio qui?" chiese Melanne

"Perché anche lui considera questa nave come una casa..." rispose Caytlin che fino a quel momento era rimasta in silenzio.

"Ha fatto espressamente richiesta per rimanere con voi e chi meglio di voi può testare le nuove possibilità di un computer senziente!" commentò l'Ammiraglio entusiasta.

"Un nuovo complotto?" borbottò Paulo rivolgendosi al Capitano Strauss e l'ufficiale annuì sorridendo.

"Cosa comporta il fatto che lui sia all'interno del computer della nave?" chiese Xyr

=^=Niente di così eclatante. I tempi di risposta saranno nettamente superiori e riuscirò a comprendere meglio le vostre richieste. Per il resto non posso fare miracoli... però sono un eccellente giocatore di scacchi tridimensionali.=^= Il sopracciglio di Rest si sollevò interessato.

"Naturalmente sta a voi decidere" intervenne la Lennox "il Capitano Strauss ha il comando ufficiale della nave e tutti voi avete la possibilità di tornare a bordo con le stesse mansioni che avete lasciato un anno e mezzo fa. Se decidete di optare per altri incarichi, la Flotta Stellare ha sempre dei giovani cadetti da addestrare... magari i prossimi combineranno meno guai di voi" commentò ironicamente l'Ammiraglio

Ferris la ignorò e fece un passo avanti.

"Come ti dobbiamo chiamare?" chiese sorridendo.

=^=Non ho un nome nella vostra lingua, ma, data la situazione, il Signor Tucci me ne ha dato uno.=^= tutti si voltarono verso il giovane ufficiale scientifico.

"Hope..." disse commosso.

"Hope... siamo a casa." mormorò Bueller

=^=Bentornati.=^=


Torna all'indice

FINE MISSIONE