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DS16GAMMA - MISSIONE 24 RSS DS16GAMMA - Missione 24

24.07 "Di prigioni e paradisi"

di T'Lani , Pubblicato il 30-09-2020

DS16 Gamma, Studio dell'ambasciatrice T'Lani
18/06/2400, ore 23:40


"Si. Mi ricordo l'evento..." - mormorò T'Lani- O gli eventi, per essere precisi. La Federazione ha avuto a che fare con il Nexus almeno due volte" - Il capitano Aymane la vide rilassare la schiena sulla poltrona alle sue spalle. Il suo sguardo era perso nel vuoto.
"Cosa ricorda di quegli avvenimenti?" - osò domandare Steje, dopo qualche istante di silenzio. L'ambasciatrice si riscosse: "Non sono un testimone diretto, capitano - rispose lei - Sono sicura che le banche dati della Flotta Stellare sono piene di rapporti dettagliati sul fenomeno del Nexus e su quanto è successo all'epoca... E se non bastasse, ricordo che sono stati pubblicati molti libri sugli eventi e sui personaggi che vi furono coinvolti. Anche perché in alcuni casi, si trattava di personaggi già molto noti alle cronache"
"Personaggi che lei ha conosciuto - sottolineò Steje - Vede, ambasciatrice, io ho letto qualcuno dei rapporti sui fatti di quasi trent'anni fa... Mi piacerebbe avere il tempo di leggerli tutti! Ma lei è..."
"Stava per dire: molto vecchia?" - domandò l'ambasciatrice - "Stavo per dire: una testimone, sia pure indiretta. Sono sicuro che se anche leggessi tutti i rapporti, guardassi tutti i video e tutte le registrazioni degli eventi dell'epoca, non riuscirei a capire esattamente gli eventi, le reazioni che ci furono e quali sedimenti hanno lasciato nelle varie culture... Soprattutto quelle che sono a bordo di questa Base. E io devo sapere... Ho bisogno di tutti gli elementi possibili per capire come tirarci fuori da questa situazione"
"Una situazione che minaccia di diventare pericolosa ogni momento di più... Onestamente, non capisco perché voglia perdere tempo a frugare tra i ricordi di una vecchia signora come me, ma ritengo di dovermi fidare di lei..." - si aggiustò la veste sulle ginocchia, quindi tornò a guardare il capitano - Quindi risponderò alle sue domande. Ma facciamo presto!"

*Dovermi fidare...* notò Steje. L'ambasciatrice non era tipo da utilizzare i verbi a caso, pensò. Doveva guadagnarsi la sincerità nelle risposte... Era possibile che la nuvola stesse influenzando anche la vulcaniana? Come reagivano i vulcaniani alla paranoia?

Si schiarì la voce e iniziò: "Secondo i dati raccolti dal tenente comandante Riccardi, la nuvola potrebbe essere stata creata da un El Auriano prigioniero del Nexus, in cerca di una via di fuga..." Si accorse che T'Lani aveva inarcato le sopracciglia e si interruppe: "Che c'è che non va?" - si decise a chiedere.
"È abbastanza evidente che la banca dati consultata dal comandante Riccardi è... Come dire? Manchevole. Forse chi ha scritto il rapporto non ha interpretato correttamente gli avvenimenti dell'epoca. O non ha saputo descriverli"
"Perché?"
"Nessuno, e sottolineo nessuno, vorrebbe realmente abbandonare il Nexus... Il Nexus è un luogo privo di tempo, in cui si può vivere o rivivere come si vuole i momenti felici della propria esistenza, o crearsi una esistenza felice a propria misura. O meglio, a misura della propria fantasia e dei propri desideri. Nessuno, nemmeno il più disperato degli El Auriani cercherebbe una via di fuga dal Nexus. Non gli importerebbe di nulla, al di fuori della stringa, perché nulla avrebbe senso al di fuori di essa."
Steje batté il pugno contro il bracciolo della poltrona: "Ma allora... È questo che cerca la Nuvola! Non il suo creatore... Anzi, in un certo senso si, se il suo creatore è in qualche forma all'interno del Nexus! Va a caccia della stringa di energia. E sulla strada, cerca ogni fonte di energia che le sembra simile, se ne nutre... e quando si accorge che non è quello che cerca... La distrugge!"
T'Lani seguì la sua reazione: "Quanto le ho detto, le è stato di aiuto?"
Steje si alzò in piedi: "Credo di si... Anche se credo lo sarebbe stato anche di più se potessi avere con me il mio capo Ops e il mio ufficiale tattico! E invece sono bloccate all'interno della delegazione Klingon..." - strinse rabbiosamente lo schienale della poltrona - A non fare niente!"



DS16 Gamma, Ambasciata Klingon - Stanza adibita ad ufficio
18/06/2400, ore 23:58


Il fendente spazzò l'aria sibilando, per terminare in un colpo secco metallico quando la lama incontrò l'arco rivale. Tara e Durani rimasero per un lungo istante ferme, con i volti induriti dallo sforzo a pochi centimetri l'una dall'altra, per poi ritrarsi, con un balzo all'indietro fino all'estremo della stanza, ai poli opposti, con le gambe allargate per avere maggiore sostegno.
Durani bilanciò con maestria la sua bat'leth, senza perdere di vista un istante le mosse di Tara, dall'altra parte della stanza. Individuò i muscoli sotto la divisa, cercando di indovinare, da una improvvisa tensione o rilassamento, da quale parte sarebbe arrivato il prossimo attacco. Tara scelse di manovrare, spostandosi lungo le pareti del piccolo ufficio, mentre Durani si spostava in conseguenza, sempre scegliendo la parte opposta in modo da avere una frazione di secondo in più per parare l'attacco dell'altra. La scrivania era stata spostata verso il centro della stanza a dividere i campi della lotta.
Almeno due fendenti erano piombati sul legno della scrivania incidendola fino al metallo di sostegno, ma né Durani né Tara, in quel momento, sarebbero state in grado di dire chi avesse colpito che cosa.
Vicino alla porta, i due uomini della scorta dell'ambasciatore Rogal lasciati a sorvegliarle, guardavano le mosse delle donne con curiosità sportiva, ma senza perderle di vista un istante.

Tara scelse il momento.
Con un balzo, saltò sopra la scrivania, con la bat'leth alzata a martello, mentre Durani scartava a sinistra, piegando il ginocchio per rotolare vicino alla porta e rialzarsi in piedi scattando come una molla per incastrare la lama avversaria nel lato dell'arma, quindi reagì spostando l'altro lato verso il fianco lasciato scoperto da Tara, ma il colpo finì, come altri, sul legno traballante della scrivania. Le lame si toccarono ancora, lanciando scintille metalliche. Tara da sopra la tavola picchiò con l'arma contro quella di Durani che fece un balzo all'indietro con l'arma orizzontale, colpendo i due uomini di guardia insieme con il manico ricurvo. Tara
aggiunse un fendente che ferì l'uomo a sinistra prima che potesse dare l'allarme, mentre Durani inseriva la punta della lama nella parte scoperta della gola dell'altro e rapidamente si impossessava del disgregatore nella fondina dell'uomo. Tara scese con un salto dalla scrivania, afferrò il disgregatore dell'altro e si ritrasse puntandolo verso i due. Quindi, regolò l'arma al minimo e sparò due colpi diretti. Gli uomini si accasciarono senza un lamento.
"Te l'avevo detto che ci sarebbero cascati! - disse Durani, trionfante - Nessun Klingon riesce a staccare gli occhi da un bel combattimento!"
"C'è voluto un bel po' a convincere Rogal che avevo bisogno di scaricare un po' la tensione e di concederci l'uso di un paio di bat'leth da allenamento... Ma ne è valsa la pena!" - fece Tara, massaggiandosi il fianco, dove Durani aveva messo a segno un colpo che non era riuscita a intuire in anticipo. Ma anche di quello era valsa la pena: avevano dovuto andarci pesanti, o non sarebbero state credibili.
"Stai bene?" - le chiese Durani, notando il gesto. Tara scostò con un calcio la miserabile bat'leth da allenamento: "Sbrighiamoci ad andare via di qui. Non possiamo combattere contro tutte le guardie di Rogal, se si accorgono che stiamo cercando di scappare".
Durani non aggiunse niente. Sapeva che cosa stava costando a Tara quella fuga, ma sapeva anche che, non avrebbe potuto rispettare sé stessa se avesse accettato di vivere la vita che lui le aveva prospettato: da prigioniera. Come lei del resto.
Durani afferrò il comunicatore dal petto del klingon che le era più vicino, mentre Tara faceva lo stesso con l'altro, quindi - tenendo pronto il disgregatore - passò la mano sul sensore d'apertura della porta. Si sporse nel corridoio: "Via libera! - sibilò - Fai strada!" Tara avanzò nel corridoio. Conosceva tutti gli anfratti della delegazione Klingon e sapeva muoversi lì come nel suo alloggio.

Attenta ad ogni rumore, arrivò ad una paratia. Fece segno a Durani di restare di vedetta, quindi introdusse le unghie in una sottile frattura e con un gesto la scostò, posandola a terra. Si infilò nell'intercapedine, seguita da Durani che si richiuse la paratia alle spalle. L'interno era buio e Durani capiva in che direzione muoversi solo dal suono soffocato che faceva Tara camminando curva di fronte a lei.
Da fuori arrivavano rumori di passi, il rimbombo di voci pesanti.
Tara, di fronte a lei, si fermava quando le voci o i passi si facevano più vicini, per poi riprendere in fretta, come per recuperare i preziosi momenti che avevano dovuto perdere. Durani sapeva che ad ogni istante una guardia o un impiegato della delegazione, o l'anziano Volk, o Rogal stesso, sarebbe potuto entrare in quel piccolo ufficio dove lei e Tara avevano trascorso tante ore. E le avrebbero cercate.
Capì che Tara si era fermata. Non si udivano passi o voci e Durani si morse le labbra per non chiedere alla collega che cosa le impediva di continuare. Non potevano fare rumore, pensò. Almeno, fino a quando non le avessero trovate.
Finalmente, udì un cigolio. Da un lato si intravide un filo di luce, che Tara dopo qualche istante spalancò completamente. Durani emerse dietro la compagna in una saletta dall'aspetto spartano, fortunatamente vuota. La saletta era un ottagono privo di mobili, ma con un tappeto sagomato a coprire l'intera superficie del pavimento.
In alto, la luce era fornita da otto lampade laterali. Un'altra lampada, più grande, era spenta al centro della stanza- Durani doveva avere in volto tutte le domande che le giravano in testa, perché Tara le impose il silenzio mettendosi un dito sulle labbra con una espressione imperiosa. La donna si chinò a sollevare il tappeto da un angolo, scoprendo un meccanismo sul quale compose una sequenza.
Durani alzò lo sguardo: dal tetto della saletta era scesa la lampada centrale, andandosi a collocare sopra un punto specifico del pavimento. Durani comprese e sollevò il tappeto fino a scoprire la parte centrale, dove era una piccola pedana da teletrasporto, incastrata tra le mattonelle come in un nido d'api.
Tara si avvicinò: "Dobbiamo andare insieme - le sussurrò all'orecchio - possiamo fare un solo teletrasporto prima che Rogal se ne accorga e lo blocchi."
"Sei sicura che non sia già bloccato?" - domandò Durani, con lo stesso tono di voce.
"No - rispose Tara - Ma non abbiamo alternative."

Tornò al pannello di comando e terminò di comporre la sequenza. Usando uno dei comunicatori preso alle guardie, ritardò il segnale di comando di dieci secondi, quindi tornò al centro della stanza per collocarsi sulla stretta pedana assieme a Durani.
"Otto... - sussurrò Tara - Sette... Sei..."
Durani avvertì il suono lancinante di un allarme sopra il sussurro di Tara. Capì che avevano scoperto la loro fuga. Capì che non avrebbero avuto altre possibilità. Si strinse di più a Tara, chiudendo gli occhi e aspettando che la sala si smaterializzasse attorno a loro.