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DS16GAMMA - MISSIONE 24 RSS DS16GAMMA - Missione 24

24.02 "L'urlo"

di T'Lani , Pubblicato il 21-07-2020

DS16 Gamma - Infermeria
17/06/2400 - Ore 19:00


"Ancora?" - fece Nammo Ch'Idrani, staccandosi dal paziente che stava aiutando a rimettersi in piedi. Le porte dell'infermeria si erano spalancate e il tenente Riccardi era entrato sorreggendo a braccia una donna bruna con l'uniforme da guardiamarina, con l'aiuto di un altro uomo della sicurezza. Indicò un bioletto ancora libero e li aiutò a farla stendere, iniziando immediatamente a controllare il suo stato.
Il bioletto scansionò il suo DNA, lo comparò con il database delle persone presenti a bordo della Base e la identificò come Aleyana Bolen, guardiamarina. Il medico ignorò la olofoto che corredava la scheda e iniziò a scorrere i dati della cartella clinica.
"Non so che cosa sia successo" - fece l'uomo della sicurezza. Nammo gli dette un'occhiata di traverso. Era un umano dall'aspetto pesante, con capelli scuri che cominciavano a ritrarsi dalle tempie.
"Un mercante ci ha chiamato - aggiunse Riccardi - La guardiamarina era nel suo negozio, sulla Passeggiata. Ha detto di aver sentito la guardiamarina gridare e di averla vista cadere a terra, svenuta. Non ha saputo dirci altro. Abbiamo chiamato un teletrasporto di emergenza, ma..."
"Ma vi hanno detto che era occupato" - completò Nammo. Sul biomonitor iniziavano a comparire le letture sullo stato della donna.
"Esatto... - rispose Riccardi - Per questo l'abbiamo portata noi qui..." Tacque, guardandosi intorno. Nammo per un momento seguì il suo sguardo. I bioletti erano stati occupati quasi tutti. Da un capo all'altro della sala si sentivano ordini concitati e battute decise.
Alcuni pazienti si erano riavuti e venivano aiutati a mettersi seduti sul bioletto, con ancora sulla fronte gli stimolatori neurali che li avevano fatti rinvenire.
"Ma che sta succedendo qui? Un'altra epidemia?" - domandò l'umano.
"Direi di no. È troppo selettiva con le sue vittime" - borbottò Nammo, tornando a concentrarsi sulla giovane guardiamarina.
"Che vuol dire?" - domandò Riccardi, sbalordito, ma il dottore non aveva tempo per rispondere alle sue domande. Mentalmente, comparava i dati che scorrevano sul monitor del bioletto con quelli che aveva appena visto negli altri. Aprì un cassetto, e prese un'altra coppia di stimolatori neurali, che andò ad applicare sulla fronte della guardiamarina, regolò la portata dell'impulso e premette il contatto.
I muscoli della ragazza si contrassero, le labbra si ritrassero scoprendo i denti in una smorfia di dolore, quindi si abbatté di nuovo sul bioletto. Il medico aumentò la portata dell'impulso, pregando mentalmente che fosse sufficiente.
"Coraggio, ragazza..." - mormorò, premendo di nuovo il contatto. I muscoli si contrassero di nuovo, si mossero, quindi la smorfia si trasformò in un gemito. In un altro momento, pensò Nammo, avrebbe pensato che era una bella ragazza e avrebbe cercato di agganciarla sulla Passeggiata. In quel momento, il rossetto si era sciolto intorno alla bocca e le lunghe ciglia nere erano intrise di lacrime. La mano si sollevò alla fronte: "Che... che mi è successo?" - mormorò.
"Stavo per farle la stessa domanda - disse il dottor Ch'Idrani - Considerando che non ho trovato alcun motivo fisico perché tutti i betazoidi che si trovano sulla Base abbiano gli stessi identici sintomi"
"Tutti i betazoidi? - interloquì Riccardi, guardandosi di nuovo intorno - Vuol dire che tutti i pazienti, qui...?"
"Sono tutti betazoidi, si. E tutti hanno avuto una sorta di svenimento, connessa ad un improvviso forte dolore... Un dolore che non sembra avere alcuna causa fisica, in Aleyana come in tutti gli altri.
E che sembra essere intervenuto nello stesso momento, per tutti."
"Ha ragione... - iniziò Aleyana - Ora ricordo... Quello che ho sentito.
Era dolore, un dolore feroce, come se mi avessero appena strappato un fianco... Ma non era mio. Non è un mio dolore... Veniva da fuori. Da qualcuno fuori di me"
"Potrebbe essere..."- mormorò il dottor Ch'Idrani.
"Potrebbe essere, cosa?" domandò Riccardi.
"I betazoidi sono notoriamente telepati... Chi più, chi meno. La crisi potrebbe essere stata indotta da un'ondata psichica... Se qualcuno, dotato di capacità telepatiche, avesse provato un grande dolore, come quello che ha appena descritto la guardiamarina, potrebbe averlo trasmesso psichicamente a tutti i telepati presenti a bordo della Base. Come posso spiegare? È come un urlo molto potente... Talmente potente, da tramortire quelli in grado di sentirlo."
Riccardi si guardò intorno: "Tra tutti questi betazoidi, ce n'è per caso qualcuno che possa aver causato l'ondata di cui parla?"
"No - rispose il medico, scrollando il capo - Se davvero una persona ha causato questa ondata, potrebbe non essere in grado di chiamare aiuto in altro modo... Ma non so in che modo rintracciarla."
"Io... - iniziò Aleyana - Credo di poter fare qualcosa. Lo sento ancora..." - La ragazza si tirò su, a sedere sul bioletto. Nammo l'aiutò, continuando a controllare i suoi segni vitali.
"Cosa? Che vorrebbe fare, guardiamarina?"
"Rintracciare quella persona. Il dottore ha ragione, chiunque abbia provato quel dolore, è in pericolo... Dobbiamo trovarlo. Io posso sentirlo, sentire il suo dolore... Userò quel dolore, per trovarlo"
"Non posso permetterle di lasciare l'infermeria, guardiamarina - disse il dottor Ch'Idrani - Né a lei, né a qualcuno dei suoi conterranei ricoverati qui. Una nuova ondata psichica come quella che ha appena provato potrebbe farle perdere di nuovo conoscenza... Una ondata appena più potente potrebbe anche danneggiare i suoi ricettori"
"Una nuova ondata psichica potrebbe colpirmi anche stando qui in infermeria. Non ci sono scudi in grado di fermare una cosa del genere!"
"Dottore, la guardiamarina qui ha ragione - intervenne Riccardi - Dobbiamo trovare la persona che ha... Come ha detto lei? Urlato di dolore. Io e il tenente Volk, qui - accennò al pesante uomo della sicurezza che era rimasto in silenzio accanto a loro - Noi accompagneremo la guardiamarina dove ci guiderà e troveremo la fonte dell'ondata psichica. E la porteremo qui."
Nammo strinse le labbra, quindi riprese dalla fronte della ragazza gli stimolatori neurali: "Va bene - disse - Prendo la valigetta - ammiccò - Si, ha capito bene. La condizione per dimettere il guardiamarina è che io vengo con voi!"



DS16 Gamma - Hangar navette 3
17/06/2400 - Ore 19:00


"Novità?" - domandò il capitano Aymane. L'uomo dovette piegarsi in due per infilare il capo nel pertugio aperto sul fianco della capsula di salvataggio - Steje si rifiutava di considerarla una navetta vera e propria. L'interno era ottagonale, con due piccoli cubicoli situati uno al polo opposto all'altro. La cabina era interamente rivestita da congegni e led di navigazione, con delle scritte di cui non tentò nemmeno di intuire il significato. Notò che non c'era uno schermo centrale, né - apparentemente - altri mezzi per controllare lo spazio circostante.
"Abbiamo dovuto aprirla come una scatoletta di razioni di guerra - sbuffò Durani, in piedi con le braccia conserte - E questo soltanto per guardarci dentro"
"Non possiamo sempre pretendere che degli alieni abbiano sempre delle corporature simili alle nostre - commentò Steje, ritirandosi dal pertugio e rimettendosi in piedi - Almeno, abbiamo qualcosa su cui lavorare?"
Tara Keane si avvicinò agli altri due: "Forse. Abbiamo fatto entrare una olocamera per registrare l'interno e abbiamo ripreso le scritte e i simboli accanto ai congegni... E poi, abbiamo trovato questo!"
Mostrò l'oggetto che aveva in mano. Si trattava di un piccolo casco integrale, evidentemente modellato sull'anatomia dei piccoli alieni.
Steje lo prese in mano: "Fatto così, doveva coprirgli interamente la testa" - disse. La parte sopra la testa e la nuca era in materiale plastico color cuoio, morbido al tatto. Sbirciò all'interno. Davanti agli occhi c'era invece una fascia nera costellata di punti, che a Steje ricordavano gli schermi di una sala ologrammi spenta.
"Era collegato alla consolle dei comandi... E non le dico, capitano, che genere di acrobazia è stato prenderlo! Credo che i comandi di navigazione e lo schermo siano interamente all'interno del casco."
"Interessante... Chissà se all'interno del casco c'è anche una memoria, un diario di bordo, un diario personale, qualunque cosa che ci dia qualche informazione in più sui due naufraghi, sulla nuvola e su quello che li ha portati qui... È il caso di esaminarlo con cura."
Porse di nuovo l'oggetto a Tara: "Lo porti alla sezione scientifica, comandante. Lo so che il comandante Roberts è assente, ma qualcuno dei suoi potrebbe aiutarci a
tirare fuori qualche informazione... Qualcosa che quei due alieni, poveretti! non hanno potuto dirci. Tenente Durani, lei venga con me in sala comando. Dobbiamo continuare a monitorare quella nuvola... Qualunque cosa sia"



IKS Pagh Jegh - Alloggio ospiti
17/06/2400 - Ore 19:31


L'ultimo verme rossastro si contorceva nel piatto, cercando forse una via d'uscita che non c'era. Rerin Th'Tharek lo afferrò con una mano, consapevole dello sguardo ironico del Klingon che era con lui e se lo cacciò in gola, masticando lentamente perché tutti i succhi del verme si dissolvessero nella bocca emanando il loro sapore. Si pulì la bocca: "Con i replicatori che qui hanno solo ricette Klingon, sono contento che almeno il gagh sia fresco!"
"Il cuoco di bordo tiene una piccola riserva di gagh in stasi - disse Okado - Solo per gli ufficiali superiori e gli onorevoli ospiti. Il capitano Angron ci tiene a fare bella figura"
"Dica al capitano che mi sento onorato!" - rispose Rerin. Anche lui, pensò, ci teneva a fare bella figura in quella missione. Era la prima occasione che gli era capitata di mettersi in luce con il capitano da quando era stato assegnato a DS 16 Gamma e non voleva farsela sfuggire.
"Glielo dica lei! - ribatté Okado - Il capitano ha appena chiamato. La pausa è finita!"
Rerin poggiò il piatto e si alzò in piedi, seguendo Okado nel corridoio. Dopo pochi minuti, approdò in plancia. Il capitano si girò appena, rivolgendogli un cenno della testa. Rerin rispose al saluto, ma il suo sguardo fu attirato dallo schermo centrale. La Base era adesso appena visibile attraverso l'apertura prodotta dal colpo con i deflettori della IKS Pagh Jegh.
"La nuvola, o quel che è, si sta ricompattando" - notò.
"Anche molto in fretta - annuì cupo Angron - Con questa progressione, la vostra Base Stellare sarà di nuovo completamente avvolta in meno di quanto un targ ci metta a mangiare un nido di raHt."
"Possiamo sempre ripetere il colpo di deflettore" - fece notare Rerin.
"Oh, certo - ribatté sardonico il Klingon - Bisogna vedere però fino a quando potremo utilizzare lo stesso trucco!"
"Lo sapremo solo provando" - disse Rerin Th'Tharek.
Angron grugnì un ordine in Klingon, e Okado si accostò ad una consolle.
"Colpo di deflettore pronto!"
Il capitano si accarezzò la barba, accigliato.



DS16 Gamma - Passeggiata
17/06/2400 - Ore 19:34


Riccardi seguì Aleyana Bolen verso la Passeggiata. La ragazza camminava esitante, con le mani che premevano su un fianco come se fosse ferita. Si accorse che il dottor Ch'Idrani la stava guardando con espressione preoccupata: "Stia tranquillo... Ce la faccio!"
"Sono assolutamente convinto della sua forza, guardiamarina! Non deve dimostrare niente." - disse il medico.
"Non è quello che sta pensando in questo momento, dottore... - ribatté la betazoide - So che siamo vicini..."
Indicò la vetrina di una bottega: "Ero lì dentro quando l'ho sentito per la prima volta - disse - È stato terribile. Improvviso e feroce."
"Potrebbe essere un altro betazoide?" - domandò Riccardi.
La guardiamarina scosse la testa: "No. Sono sicura di no. La trasmissione sarebbe più chiara, definita. Non so come spiegare una cosa del genere a non telepati. Sarebbero pensieri, parole... Quello che mi arriva è molto più confuso. Emozioni, paure, dolore, misto a qualcosa che sembra senso di perdita... Come se gli mancasse qualcosa di importante. O gli fosse stato portato via qualcosa di importante"
"Forse, la vittima di una rapina" - ipotizzò Riccardi, cupo. Sulla sua Base, non doveva avvenire una cosa del genere!
"Ma dove può essere? - domandò l'umano - Di sicuro non qui! Sulla Passeggiata non ci sono punti ciechi. Le olocamere della Sicurezza avrebbero visto un'aggressione e i miei uomini sarebbero intervenuti immediatamente!"
Si guardò intorno. La Passeggiata appariva quasi normale, con le sue botteghe, i mercanti e i passeggeri. Un gruppo di persone di varie razze parlottava a voce bassa di fronte alle grandi vetrate. Alcuni gesticolavano, puntando verso il cielo nero e privo di stelle.
La betazoide si era fermata, come in sospeso.
"È qui!" - disse, a bassa voce.
"Qui?" - il dottor Ch'Idrani la guardò confuso. La ragazza si riprese, si girò: "Non capite?" - puntò un dito verso la grande vetrata. Non si vedeva nulla, solo un fondo nero, più profondo della notte.
"È lui... È la nuvola. Ed è vivo..."