Impero e dovere










DS16GAMMA

presenta


DS16GAMMA

Impero e dovere

Missione 13






Basato sulla saga di Star Trek di Gene Roddenberry, questa opera amatoriale è il prodotto della DS16GAMMA,
simulazione appartenente all'universo narrativo del Gioco di Narrazione PBeM


Starfleet Italy

Gli autori/giocatori hanno creato un proprio alter ego narrativo con il quale sono entrati a far parte della squadra
di comando della DS16GAMMA, quindi a turno hanno scritto i brani di questa avventura fantascientifica,
creando appunto questa opera amatoriale inedita e originale basata su Star Trek.




Questo racconto lungo è un'opera amatoriale che puó essere liberamente
riprodotta, purché integralmente, in ogni sua parte, e non a fini di lucro.



Anno pubblicazione 2014



www.starfleetitaly.it | DS16GAMMA








Equipaggio

Ambasciatore Romulano Ambasciatore Romulano Lamak K'Jad D'Kran

Ambasciatore Vulcaniano Ambasciatore Federale T'Lani

Capitano Capitano Sherja T'Jael Spini

Capo SEC/TAC Tenente Comandante Alessandro Riccardi

Consigliere Tenente Shanja Xar

Ambasciatore Romulano
Lamak K'Jad D'Kran
Ambasciatore Romulano

Ambasciatore Federale
T'Lani
Ambasciatore Vulcaniano

Capitano
Sherja T'Jael Spini
Capitano

Tenente Comandante
Alessandro Riccardi
Capo SEC/TAC

Tenente
Shanja Xar
Consigliere

Ingegnere Capo Tenente Comandante Shivhek

Ufficiale Medico Capo Tenente Comandante Dal-amar Sonx

Tenente Comandante
Shivhek
Ingegnere Capo

Tenente Comandante
Dal-amar Sonx
Ufficiale Medico Capo


DS16GAMMA

Autori

Ambasciatore Romulano
Lamak K'Jad D'Kran
Enrico Malavasi

Ambasciatore Vulcaniano
T'Lani
Elena Fuccelli

Capitano
Sherja T'Jael Spini
Martina Tognon

Capo SEC/TAC
Alessandro Riccardi
Fabio Manuello

Consigliere
Shanja Xar
Sara Rinaldo

Ingegnere Capo
Shivhek
Travis Rex

Ufficiale Medico Capo
Dal-amar Sonx
Ermes Cellot






Sommario


Sinossi
13.00 - Solo una questione di famiglia
13.01 - Il blues dei ricordi
13.02 - Nodi Klingon
13.03 - Il nodo di Gordio
13.04 - Sabotaggio
13.05 - Alla deriva...
13.06 - Salvate la Faerless!
13.07 - Le armi di agosto
13.08 - I suoni del silenzio
13.09 - Ricordi e falsi segreti
13.10 - A Viso Scoperto
13.11 - Chiedere aiuto...
13.12 - La fortuna degli Audaci
13.13 - False mosse e... mosse false
13.14 - La fine del Branco

Sinossi

Una piccola Colonia distrutta nel Quadrante Gamma ed un ostaggio importante spingono l'Impero Romulano a schierare una flotta d'assalto presso il Tunnel Spaziale. L'equipaggio di DS 16 dovrà agire in fretta per evitare una nuova guerra!



13.00 - Solo una questione di famiglia

Autore: Ambasciatore Romulano Lamak K'Jad D'Kran

IRS Devoras, Plancia - 1° aprile 2392, ore 09:00

"Lo sapevi che i terrestri hanno una tradizione che si chiama 'pesce
d'aprile'?" chiese sottovoce Rain al marito. Quando lui si voltò a guardarla
continuò "Il primo giorno del quarto mese del loro calendario si fanno
scherzi, a volte divertenti a volte pesanti, per celebrare il ritorno della
bella stagione... Continuo a sperare che anche questa situazione sia solo
uno scherzo, ma non è così, purtroppo..."
Lamak avrebbe voluto poter alleviare l'insolita paura che avvertiva nella
voce solitamente allegra della moglie, ma le sue doti telepatiche le
avrebbero senza dubbio rivelato che si trattava di una bugia bianca.
Tornavano a DS 16 sapendo di lasciare dall'altra parte del tunnel spaziale
una task force romulana forte di diciannove navi, guardata a vista da un
comitato di accoglienza formato da una flottiglia combinata klingon-federale
quasi altrettanto consistente e non tanto bendisposta nei loro confronti, e
pronta a piombare nel quadrante gamma in ogni momento... Sospirò, e si
chiese nuovamente come fosse iniziata quella follia.

Romulus, sala conferenze del Senato Imperiale - 32 giorni prima

Lamak ne era certo: sarebbe morto in quel posto.
Da ormai undici giorni combatteva eroicamente contro la noia che la riunione
plenaria del corpo diplomatico romulano, con le sue interminabili - e spesso
inutili - conferenze, gli stava scagliando contro, ma ormai sentiva
approssimarsi la sconfitta: si sarebbe addormentato, avrebbe iniziato a
russare sonoramente e sarebbe stato giustiziato sommariamente per l'offesa
arrecata a quel luogo sacro.
Proprio quando la testa stava iniziando a ciondolargli pericolosamente, un
applauso sommesso segnò la fine dell'ultimo intervento della giornata e
quindi la sua salvezza. L'ambasciatore si unì ai suoi colleghi che stavano
uscendo dalla sala conferenze, ma aveva fatto solo pochi passi quando una
mano si posò sulla sua spalla. Si voltò e vide un impiegato del senato, il
quale con voce sommessa lo informò che la sua presenza era richiesta
urgentemente. Lamak non ebbe bisogno di domandare chi lo desiderasse come
tutti gli ambasciatori lì riuniti sapeva perfettamente chi serviva quel
segretario e, sentendo svanire noia e stanchezza, lo seguì nei corridoi più
interni del palazzo.

IRS Devoras, plancia - presente

"Ambasciatore, ci chiamano dalla stazione" il Riov della nave ammiraglia si
voltò a osservare l'illustre ospite, chiaramente impaziente di cedergli
l'onore e - soprattutto - l'onere di convincere i federali e i loro alleati
klingon a concedere un passaggio pacifico alla loro flotta.
"Li metta sullo schermo" ordinò Lamak, chiedendosi come avrebbe avviato la
conversazione. 'Capitano Spini, gradirebbe unirsi all'Impero Romulano in una
piccola guerra nel pomeriggio? Oh, dimenticavo, potrebbe intervenire anche
il Dominio' era un approccio forse troppo diretto, ma avrebbe riassunto bene
la situazione.

Colonia romulana di Benghal IV, quadrante gamma - 35 giorni prima

Jekal ne era certo: sarebbe morto in quel posto.
Quando tre ore prima i sensori avevano rilevato quelle navi in avvicinamento
gli scienziati a capo della colonia avevano inviato messaggi di benvenuto,
pensando che qualche civiltà di quella sezione di spazio fosse venuta a fare
conoscenza con loro, gli ultimi arrivati: solo quando i primi siluri erano
piovuti sul centro ricerche avevano capito quanto fosse stato tragico il
loro errore. Sfuggendo a un bombardamento a tappeto si erano trincerati
all'interno delle grotte che avevano scoperto il giorno del loro arrivo e
trasformato nel magazzino principale della comunità.
Il giovane Erein lasciò vagare lo sguardo nella semioscurità: quaranta
scienziati sconvolti e una dozzina di soldati - tutto quello che rimaneva
delle 1247 persone che si erano stabilite su quel pianeta sette mesi prima -
attendevano l'ennesimo assalto dei loro sconosciuti nemici. Jekal si
concesse uno sbuffo ironico, ricordando quanto avesse imprecato quando aveva
letto, il giorno del suo diploma all'accademia, la sua prima assegnazione.
Era certo, sebbene non potesse provarlo e lui dal canto suo lo negasse
strenuamente, dell'identità di colui che lo aveva fatto assegnare come
scorta a quel gruppo di scienziati, a trasformare l'inizio di quella che
avrebbe dovuto essere un'eccitante carriera nello spazio di frontiera in una
noiosa passeggiata con degli ancor più noiosi vecchietti.
Suo padre, che si ostinava a proteggerlo, a trattarlo come un bambino, a
considerare ogni suo desiderio come una minaccia alla sua brillante
carriera... Avrebbe voluto che fosse lì, ora, a vedere come le sue intricate
manovre avessero portato il suo unico figlio incontro alla morte.
*Sarai contento papà, ora non dovrai più preoccuparti di me!*
Un'esplosione segnò l'inizio di un nuovo attacco, e Jekal imbracciò il
disgregatore quasi esaurito e cominciò a sparare con feroce determinazione
contro le sagome indistinte dei loro assalitori, ignorando la paura e le
grida dei suoi compagni che cadevano uno dopo l'altro. Riuscì anche ad
abbatterne qualcuno prima che una granata esplodesse a pochi passi da lui e
lo gettasse verso una benevola oscurità.

Corridoi di DS 16 - Presente

Se non altro era riuscito a strappare un colloquio con il capitano Spini e i
suoi colleghi ambasciatori prima che qualcuno si facesse male, pensava Lamak
mentre si dirigeva verso la sala riunioni scortato da un tenente comandante
Riccardi dall'aria quanto mai truce. Il romulano poteva bene immaginare
quali fossero i pensieri che affollavano la mente dell'ufficiale tattico, e
si chiese quale sarebbe stata la sua reazione se avesse scoperto che tutto
quel pandemonio era stato scatenato a causa di un unico uomo.

Senato Imperiale Romulano, sala riunioni ad alta sicurezza - 32 giorni prima

L'ambasciatore romulano abbassò il padd sul quale erano riportate le poche
informazioni disponibili sull'attacco a Benghal IV, e si rivolse
direttamente alle tre persone che aveva di fronte.
"Vi avevo avvisati che impiantare una colonia, sia pure una semplice colonia
scientifica, così vicino ai territori del Dominio e del Protettorato di Uria
era un azzardo." Se Lamak non avesse conosciuto così bene l'uomo che aveva
indetto quella riunione, e soprattutto se la riunione stessa non fosse stata
strettamente confidenziale, non avrebbe mai osato esprimersi così
chiaramente. "E' già tanto che siano riusciti ad inviare una richiesta di
soccorso prima di essere sopraffatti."
"PIANTALA DI FARE IL SAPUTELLO!!! Non lo sopportavo quando eravamo entrambi
studenti e di certo non ho intenzione di sopportarlo ora!!!" L'ambasciatore
ebbe l'impressione di essere stato schiaffeggiato in pieno viso: era vero,
si conoscevano dai tempi dell'università, da quando erano entrambi giovani
di belle speranze, e aveva visto il suo amico superare le sue origini tutto
sommato modeste e farsi strada dai ranghi della piccola nobiltà romulana
fino a raggiungere un potere quale Lamak stesso non avrebbe mai potuto
nemmeno avvicinare. E in tutti quegli anni non gli aveva mai parlato in quel
modo, nemmeno nei giorni terribili seguiti all'evacuazione della loro antica
patria. Fissò sconcertato il suo interlocutore mentre questi riprendeva a
parlare, in tono più pacato
"Dopo aver ricevuto la richiesta d'aiuto, la nostra nave di stanza sulla
stazione federale, la... Menkent... è salpata immediatamente, ma al suo
arrivo ha trovato solo macerie e cadaveri. Tuttavia circa duecento romulani
mancano all'appello, quindi non si può escludere che siano stati presi come
prigionieri. Tu ti imbarcherai sulla nave ammiraglia della flotta che stiamo
per inviare nel quadrante gamma e farai in modo che i federali e i klingon
non si intromettano quando andremo a riprendere la nostra gente e
infliggeremo la giusta punizione ai responsabili di questa vigliacca
aggressione."
Lamak non riusciva a credere alle proprie orecchie. Quello che il suo
interlocutore stava descrivendo era un incubo diplomatico, un incubo che
avrebbe vanificato anni di suoi sforzi su DS 16 e isolato politicamente
l'impero mandandolo in rotta di collisione con le principali potenze dei
quadranti alfa e beta: di certo non poteva essere vero, doveva aver capito
male!
"La Federazione non acconsentirà mai a lasciare che una nostra flotta se ne
vada in giro nel quadrante gamma per una spedizione punitiva che corra il
rischio di scatenare una nuova guerra contro il Dominio, e tu lo sai! In
nome del Vortavor, Sellok, non puoi fare sul serio, non puoi non essere
consapevole di quello a cui l'impero andrebbe incontro se proseguissimo su
questa strada! Non sei mai stato un estremista, cosa può esserci di così
importante in un cumulo di rocce ai confini dello spazio da spingerti a
rischiare tanto?! COSA non mi stai dicendo?!"
Sellok lo fissò, come se fosse pronto a ordinare la sua esecuzione o a
saltargli alla gola per eseguirla lui stesso, poi prese un padd e lentamente
lo porse al suo vecchio amico. Furono necessarie solo poche righe prima che
Lamak alzasse su di lui uno sguardo di genuino sgomento, mormorando "C'era
anche lui? Per gli déi, Sellok, non dirmi che c'era anche lui!"

DS 16, corridoi - Presente

Fu svoltando un angolo che Riccardi e Lamak per poco non andarono a
scontrarsi contro un ufficiale romulano che giungeva dalla direzione
opposta. L'ufficiale tattico stava per scostarlo bruscamente quando si rese
conto della sua identità.
"Sub Comandante Liven" lo salutò a denti stretti. Il nuovo primo ufficiale
romulano della stazione lo guardò, leggermente accigliato.
"Comandante Riccardi, cercavo proprio lei. Dopo che avrà scortato
l'ambasciatore in sala riunioni si presenti subito a rapporto in plancia. Ci
sono alcune procedure delle quali dobbiamo discutere."
"Sissignore!"
"Molto bene, la aspetto. Ambasciatore, buona giornata"
" Erei Riov" Lamak ricambiò il saluto usando il suo grado romulano, in segno
di rispetto, e quasi si concesse un sorriso dubitava profondamente che
Liven si fosse addentrato nei corridoi della stazione semplicemente per
cercare un suo sottoposto, incombenza che poteva essere sbrigata via
comunicatore. Più probabilmente aveva voluto fare sapere al suo ambasciatore
che era sempre al suo posto, e che in caso di bisogno lo avrebbe aiutato.
Lamak ricordava quando aveva letto la sua scheda, prima di approvare il suo
trasferimento in sostituzione del comandante Auloh. Un veterano della guerra
contro il Dominio, con esperienza di operazioni dietro le linee nemiche...
Forse un ufficiale un po' a corto di capacità diplomatiche, ma di certo in
possesso di qualità che sarebbero state particolarmente preziose nella
situazione attuale, se solo Sellok si fosse lasciato convincere a fargli
risolvere questo problema a modo suo invece di ostinarsi a mandare una
flotta in assetto da guerra! Almeno, si disse, era riuscito a convincerlo
che per il momento era meglio portare nel quadrante gamma la sola Devoras,
ma sapeva bene che la pazienza del suo potente amico si sarebbe esaurita
piuttosto in fretta.
Se voleva evitare una guerra, doveva fare presto.

Da qualche parte nel quadrante gamma - presente

Jekal si svegliò di soprassalto. Da oltre un mese conduceva la vita del
prigioniero in quella fetida cella, una vita fatta di giornate vuote,
intervallate da duri interrogatori, fatti di percosse e domande assurde. I
suoi carcerieri sembravano convinti che l'impero romulano avesse intenzione
di invadere il loro mondo, e che la colonia su Benghal IV fosse in realtà
una base operativa avanzata. Invano il giovane Erein aveva provato a
convincerli, nei primi terribili giorni della prigionia che non sapeva nulla
di nessuna invasione e che la loro colonia era solamente quello che
sembrava, un avamposto scientifico.
Non gli avevano creduto, e anzi si erano accaniti con ancora maggiore
ferocia su di lui, tanto che in alcune occasioni era stato tentato di dire
loro chi fosse in realtà, ma aveva conservato abbastanza buon senso da
capire che avrebbero pensato che gli interrogatori lo avessero reso pazzo, e
quindi lo avrebbero giustiziato, oppure che gli avrebbero creduto, nel qual
caso lo avrebbero usato come un'arma contro la sua gente. No, doveva stare
zitto, e sopportare ogni dolore da vero romulano.
Dolore... Il dolore peggiore veniva di notte, dai sogni, soprattutto da
quelli nei quali era ancora libero, su Romulus, con la sua famiglia. Sorrise
mestamente, ricordando di avere letto all'accademia alcuni saggi scritti
dopo la distruzione di Romulus nei quali gli psicologi riferivano di come i
sogni come i suoi, fatti di piccola quotidianità, fossero un tratto molto
frequente, quasi distintivo, nella vita dei profughi scampati alla
distruzione del loro mondo natale. All'epoca li aveva considerati, con il
disprezzo e l'arroganza tipiche della gioventù, un segno di debolezza, di
resa al passato... Solo ora capiva che erano invece un serbatoio, una fonte di
dolore sì, ma anche di forza alla quale attingere per andare avanti, giorno
dopo giorno, nell'attesa di un'occasione di redenzione o di salvezza.
La porta si stava aprendo, il suo carceriere veniva a prenderlo per portarlo
ad un ennesimo interrogatorio. Jekal fisso i suoi gelidi occhi alieni e
decise che nemmeno questa volta lo avrebbero piegato.

DS 16, sala riunioni - presente

Lamak entrò nella sala, e la prima cosa che percepì furono tre paia di occhi
fissi su di lui. La scena gli ricordava vagamente un tipico processo
romulano, anche se non avrebbe mai immaginato in vita sua di ritrovarsi a
fare la parte dell'imputato in stoica attesa della sentenza capitale.
"Capitano, ambasciatrice, ambasciatore" lì salutò, ma anche il suo tono più
cordiale non riuscì ad ottenere qualcosa di più di un leggero cenno del capo
dei suoi colleghi, mentre il capitano Spini lo invitava a sedersi.
"Ambasciatore Lamak" esordì T'Lani, mettendo fine a quella patetica parvenza
di convenevoli "credo che lei si renda conto che la situazione in cui ci
troviamo è altamente problematica: potrebbe cortesemente chiarirci..."
"...se il suo governo è completamente uscito di senno?!" la interruppe K'ooD
*Caro il mio klingon* pensò Lamak *non sei il primo che me lo chiede...*

IRS Devoras, alloggi dell'ambasciatore Lamak - 31 giorni prima

"Sellok è uscito di senno?!"
*Abbassa la voce, mia cara, è probabile che non abbiano messo cimici in
questo alloggio, ma non posso esserne sicuro*
"Conserva la tua paranoia romulana per qualcosa che la merita davvero! Se
l'impero va avanti lungo questa strada il siluro quantico rischia di
esplodere in mano a te, te ne rendi conto?"
*Lo so* Lamak abbracciò la moglie, e sentì l'irritazione di lei evaporare,
lasciando posto solo ad una sincera preoccupazione per la situazione lui si
trovava. Gli prese la faccia tra le mani, e accarezzandogli le orecchie
insisté "E allora?"
*E allora no, Sellok non è uscito di senno, anche se potrebbe essere sulla
buona strada...*
"E perché reagisce così allora? Perché non lascia che sia tu a gestire la
situazione? Non si fida più delle tue capacità?"
*Data la situazione, non si fida di nessuno, e non posso biasimarlo...*
"Non puoi biasimarlo? Beh, io posso invece! Ora spiegami con precisione
quale sarebbe questa 'situazione', perché ti giuro che non la capisco!"
Lamak esitò. Si fidava della moglie e non le aveva mai nascosto niente, ma
questa volta metterla al corrente di tutto significava esporla ad un serio
pericolo nel caso le cose fossero andate male, com'era del resto molto
probabile. Lei percepì la sua preoccupazione e sollevò graziosamente un
sopracciglio, come per chiedergli "cos'è, credi che non sappia badare a me
stessa?"
Sospirando, Lamak si alzò, e raggiunta la scrivania prese un padd, lo stesso
che Sellok gli aveva dato nella fatidica riunione tenutasi il giorno prima,
e lo lanciò alla moglie.
"E questo cosa sarebbe?"
*La scheda di uno dei soldati dispersi durante l'attacco alla colonia*
La betazoide abbassò gli occhi sullo schermo, ma le bastò guardare la foto
che ritraeva il giovane Erein per alzarli di scatto, sbigottita.
"Je... Jekal?"
*Già, proprio lui: Jekal, il figlio di Sellok. Il figlio del Pretore.*


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13.01 - Il blues dei ricordi

Autore: Ambasciatore Federale T'Lani

Deep Space 16 - Sala riunioni - Presente

Macerie e cadaveri. La panoramica abbracciò per un tempo angosciosamente lungo la devastazione delle rovine, soffermandosi sulle sagome annerite dei corpi sparsi in pose innaturali.
"Quello sulla sinistra dello schermo è il cadavere di Laren, seconda moglie di Franek, capo scienziato della spedizione. Laren occupava un incarico amministrativo. Avevano portato con loro i due figli, che non sono stati rintracciati tra le vittime"
Nel silenzio si udì un clic. La olocamera zoomò su verdi lingue di sangue secco che macchiavano le rovine di una installazione, le seguì per cadere sulle unghie eleganti di una mano tranciata dal corpo.
"E' stata identificata come appartenente a Makali, terzo assistente geologo. Era alla sua prima spedizione... Aveva appena ventitré anni" - Lamak premette di nuovo il telecomando, e sullo schermo apparve il volto sorridente ed un po' imbarazzato di una giovane donna dai capelli scuri tagliati a caschetto, in ginocchio su una roccia, con in mano quello che sembrava un tricorder - "Il resto del corpo non è stato trovato" - aggiunse l'ambasciatore, a voce bassa - "Nel suo caso, è stato emesso un verdetto di morte presunta. Mancano invece, come vi ho già riferito, le tracce di circa duecento persone. Quasi tutti civili" - sospirò - Computer, riaccendere le luci in sala."
L'ambasciatore Lamak chinò il capo, e andò a posare il telecomando sul tavolo, di fronte alla sedia che gli era stata riservata, per dare agli astanti il tempo di digerire le immagini che aveva appena mostrato.
"Non c'è nessun onore in un attacco del genere - mormorò, corrucciato, l'ambasciatore K'ooD - Non c'erano abbastanza soldati per proteggere quella colonia"
"Sono d'accordo, ambasciatore. Comunque sia, è inutile che vi dica che, se ci sono superstiti, li rivogliamo" - aggiunse. Era la verità, dopotutto. Il Prefetto non aveva dato disposizioni al riguardo degli scienziati scomparsi, ma se fossero riusciti a ritrovare anche qualcuno di loro, tanto di guadagnato. La spedizione sarebbe stata solo un po' più giustificata.
"E se fossero morti?" - la voce piana di T'Lani ruppe il silenzio - "Sono costretta a dirlo chiaramente: la Federazione non può tollerare l'eventualità di una spedizione punitiva."
Lamak lanciò un'occhiata verso l'ambasciatore K'ooD. Il klingon non avrebbe accettato con facilità una presenza militare romulana in quel Quadrante. Almeno, non finché i klingon non avessero avuto eguale possibilità. Nemmeno lui, Lamak, l'avrebbe accettato, se fosse stato al suo posto.
"Chi ha parlato di una spedizione punitiva?" - ribatté Lamak, con asprezza. Sollevò una mano, per prevenire la reazione - "Per favore, capitano, mi lasci finire. Posso prendere un istante per ricordarle da dove veniamo?"
Sherja Spini fece per rispondere, ma T'Lani l'anticipò:
"Dubito che la memoria del capitano Spini abbia bisogno di essere sollecitata, ambasciatore - ribatté la vulcaniana - Come non lo è la mia. Ricordo infatti di averle chiesto di sconsigliare al suo governo, a suo tempo, la installazione di una colonia così presto."
"E' vero - riconobbe Lamak - Ma difficilmente sapremo abbastanza di questo Quadrante se non inviamo spedizioni di ricerca ed esplorazione. La colonia avrebbe dovuto essere il nostro punto di appoggio per le future ricerche. Si trattava di una installazione scientifica, niente di più. Comunque, questo è materia per una discussione accademica. Il mio governo ha preso le sue decisioni, l'installazione scientifica di Benghal IV è stata discussa ed accettata sia dal Supremo Consiglio Klingon che dalla Federazione. E' stato un errore? Sono d'accordo. Ma credo che tutti, qui, conosciamo la politica abbastanza da sapere che ci sono errori dai quali non si può semplicemente tornare indietro. Una nostra colonia è stata distrutta. E' comunque un atto di guerra, al quale dobbiamo rispondere"
"E come vorresti procedere, Lamak? - K'ooD parlò, facendo brillare i denti sul volto cupo - O meglio: come vorresti che ti lasciassimo procedere?"
Lamak rilassò la schiena sulla poltrona e lasciò affiorare un sorriso prima di rispondere. Sapeva che li avrebbe spiazzati:
"Insieme a voi, naturalmente" - rispose - "Con il vostro aiuto"

Deep Space 16 - Sezione alloggi - Tre settimane prima.

Non aveva ancora indossato la camicia, per non avere uscendo un aspetto sciupato. Il comandante Shivhek si sorprese ad osservare il gioco delle ombre che scivolavano sul dorso di Shanira, incuneandosi nel gancio del reggiseno nero per scomparire alla cintura della gonna, mentre lei si piegava ad infilare le ultime cose nella valigia sul letto.
Non aveva avuto reazioni quando lui era entrato nell'alloggio, come se non si fosse neppure accorta che lui si trovava lì. Oppure, come era più logico, che non le importasse affatto che lui fosse lì.
Shanira andò a prendere le ultime cose dall'armadio, quindi uscì dal suo campo visivo per entrare nel bagno. Shivhek si avvicinò, senza fare rumore. Stava spazzolandosi i capelli. Mise la spazzola nel beauty case, dove aveva già sistemato le matite del trucco, quindi lo chiuse, prima di voltarsi a guardarlo.
Shivhek non resistette:
"Sei sicura?"
"Ne abbiamo già parlato"
"Abbiamo parlato, ma non mi avevi detto di aver sollecitato per quel posto su Tanos VII - disse il comandante - Se non sbaglio, mi avevi accennato che ti era stato offerto e che lo avevi accettato. Non che lo avessi chiesto tu"
"Non era necessario - Shanira sollevò le spalle - Sapevi che la mia situazione qui era terminata. Era logico che cercassi un altro posto"
"Avresti potuto riottenere il tuo posto come xenobiologa qui su Deep Space 16 in ogni momento, se lo avessi chiesto. E' tuttora vacante, fra l'altro"
"Ma non era quello che volevo"
"Un posto su Tanos VII, era quello che volevi? Nel Quadrante Beta, a più di sei settimane di viaggio da qui?"
"Più o meno. E' semplicemente il posto più lontano da qui che sono riuscita a trovare"
Shivhek inghiottì. Shanira ne approfittò per scansarlo e tornare verso il letto. Afferrò la camicia, infilandola, quindi si chinò sulla valigia per chiuderla.
"Tutto questo non è logico" - disse Shivhek.
"Davvero?" - fece Shanira - "In che punto, dimmi, la mia logica sarebbe fallace?"
"Non era necessario affrontare un viaggio così lungo e... Si, così pericoloso, con tutti i pirati ed i banditi che si trovano su quelle rotte, solo per lasciarmi" - disse - "Avresti potuto restare qui... Facendoti assegnare un altro alloggio, se lo desideravi. "
"No, non avrei potuto - replicò Shanira - La tua logica non comprende i rapporti con i colleghi... E le colleghe... Che si trovano a bordo di questa Base"
Shivhek aggrottò la fronte:
"Non mi avevi mai detto di avere cattivi rapporti con le colleghe della sezione di xenobiologia"
"Non ne ho, infatti - disse lei, andando a sedersi sul letto - Se possibile, è ancora peggio."
"Peggio?"
"Si. Perché essendo di razza umana, hanno un forte sistema emotivo, che non riescono a reprimere. Provano pena per me. E questo distrugge i rapporti sociali con loro."
"Continuo a non capire"
"E' naturale... Perché rifiuti di guardare." - Shanira si alzò, andando a chiudere l'anta dell'armadio.
"Cosa dovrei guardare?"
Shanira alzò lo sguardo, per incrociare il suo, attraverso lo specchio dell'armadio:
"Te stesso. L'uomo che sei diventato"
Si girò verso di lui:
"Quando quella nave arriverà a destinazione, io sarò a sei settimane di distanza da te. Ma tu sei già a mesi di distanza da me... Da quando Gladia..."
"Non voglio parlare di lei - ribatté Shivhek.
"Non ne hai mai voluto parlare - disse lei - Puoi continuare a reprimere il suo ricordo. Puoi respingere il pensiero, puoi evitare di pronunciare il suo nome. Ma in qualche modo, Gladia è dentro di te... E ti ha cambiato."
"Non è vero" - disse Shivhek.
Shanira alzò le spalle:
"Come vedi, era inutile parlarne - disse, sospirando. Andò a raccogliere il beauty case ed a prendere la valigia dal letto, fermandosi a contrassegnarla:
"Ti accompagno all'imbarco?" - mormorò Shivhek.
"Non è necessario - disse Shanira, senza voltarsi - Conosco la strada"
I tacchi delle sue scarpe risuonarono sull'impiantito, quindi Shivhek udì l'aprirsi e chiudersi della porta dell'alloggio.

Deep Space 16 - Sala riunioni - Presente

"Vuole spiegarsi meglio, ambasciatore? - disse il capitano Spini - Non mi sembra che le navi che si trovano al di là del tunnel spaziale siano lì a seguito di un accordo con gli alleati, vero?"
"No. Almeno, non per il momento" - Lamak si sporse sulla poltrona, cercando di incontrare gli sguardi dei tre - "Ma sono qui appunto per trovare un accordo"
"Che tipo di accordo?" - grugnì K'ooD.
"Il suo governo sarebbe disposto a ritirare le navi se vi aiutassimo a cercare i superstiti?" - domandò Sherja Spini.
"Non possiamo ritirare le navi da dove si trovano - rispose il romulano - Non in questo momento, almeno. Siamo in guerra con chiunque abbia distrutto la nostra colonia. E se gli aggressori decidessero di continuare la guerra? Siamo stati colti impreparati già una volta. Non accadrà una seconda" - si interruppe un istante, prima di calare l'asso:
"Tuttavia..."
T'Lani aggrottò le sopracciglia:
"Tuttavia...?"
"Tuttavia, non abbiamo intenzione di proseguire una guerra, se non è strettamente necessario. E potrebbe, sottolineo potrebbe, essere considerato dal mio governo un atto di buona volontà se gli aggressori della colonia decidessero di riconsegnare i superstiti."
"Continua, romulano!" - sibilò K'ooD.
T'Lani gli pose una mano sul braccio, attirando l'attenzione del Klingon:
"Credo di aver capito, ambasciatore... Il nostro amico Lamak ci sta chiedendo di offrirci come mediatori nella crisi"
K'ooD si girò di nuovo verso il romulano, osservandolo con attenzione, quindi inaspettatamente rise:
"Ma certo! Molto astuto, ambasciatore... Se la nostra mediazione dovesse avere successo, voi avreste i superstiti. E anche qualcosa come risarcimento per danni di guerra. Mentre se, come è probabile, la mediazione dovesse fallire, noi alleati saremmo comunque coinvolti nel conflitto, vero?"
Lamak si limitò a rilassare la schiena sulla poltrona, senza rispondere. Sapeva quello che stava pensando il klingon: se la mediazione avesse avuto successo, non sarebbe cambiato niente: le navi militari romulane avrebbero continuato a non avere libero accesso a questo Quadrante. Se invece non avesse avuto successo, gli alleati sarebbero stati coinvolti nel conflitto e questo avrebbe portato anche le forze militari klingon nel Quadrante. Gli unici a perdere sarebbero stati i federali, che, a questo punto avrebbero invece avuto tutto da guadagnare da un successo nella mediazione. O da una vittoria personale nella guerra, prima e senza che le navi alleate arrivassero nella zona.
"Ho solo un piccolo appunto da fare..." - intervenne il capitano Spini.
"Sarebbe?"
Il capitano accennò allo schermo:
"In tutta la ricostruzione, non ho visto un solo elemento che mi dicesse chi era stato ad aggredire la colonia. Lei sa a quale porta dobbiamo andare a bussare per richiedere indietro i superstiti dell'attacco, Lamak?"
"Credo di sì"
Le punte delle dita di T'Lani si congiunsero di fronte alle labbra:
"Chi, allora?" - pronunciò, con voce esangue.
"Il contingente a protezione della colonia era piccolo... Inadeguato, evidentemente - iniziò Lamak - Ma questo non vuol dire che non ci sia stata una resistenza... Eroica, considerato le forze che abbiamo calcolato devono aver attaccato la colonia" - si fermò per cogliere una luce di riconoscimento negli occhi del klingon, quindi proseguì:
"C'erano dei cadaveri. Altri cadaveri, intendo: persone che non facevano parte del personale della colonia scientifica." - afferrò di nuovo il telecomando dello schermo centrale:
"Ve li faccio vedere. Computer, abbassare le luci del settanta per cento"
Lo schermo si illuminò. Lamak scelse una cartella dal menu, quindi premette il telecomando. L'immagine si precisò, mostrando il corpo disteso di un corpo umanoide bruciato a metà, disteso sul pavimento della roccia. L'olocamera aggirò il corpo, andando a inquadrare il volto circondato da creste parallele che si staccavano dalle arcate delle sopracciglia per salire e confondersi fra i capelli.
Nel silenzio, Lamak udì la voce del capitano Spini:
"Ma... Quello è un kroger!"
"Uriani - confermò Lamak - Sono stati loro"

Deep Space 16 Gamma - Ufficio del consigliere Xar - Tempo presente

"Sua moglie le ha fatto avere la richiesta di divorzio?" - domandò il consigliere Xar.
"No. Non ancora, almeno - rispose il comandante Shivhek - In realtà, non mi aspetto molto presto sue notizie. A quest'ora, lei si trova all'incirca a metà del viaggio."
Shanja non perse tempo a studiare il volto del vulcaniano. Sapeva che in ogni caso lui avrebbe represso qualsiasi emozione. Ed era inutile chiedere a lui come si sentisse: non avrebbe nemmeno capito la domanda.
"Perché è venuto da me adesso?" - chiese infine.
Shivhek sollevò lo sguardo:
"Se non erro, il suo lavoro è quello di consigliare ed aiutare il personale" -
"Non stiamo parlando di me, in questo momento - rispose Shanja - Stiamo parlando di lei. Tre settimane fa, sua moglie ha deciso di lasciarla. Non mi avrebbe sorpreso vederla arrivare qui da me tre settimane fa. O anche due settimane fa. Perché è venuto nel mio ufficio solo adesso?"
"Comprendo. E' il mio ritardo nel presentarmi a rapporto da lei a turbarla"
"Non sono turbata" - fece Shanja - "Sono sorpresa. Anche di trovarla sulla difensiva, in realtà"
"Difensiva...?" - Shivhek rifletté un istante - "Si, immagino che possa essere considerata in questo modo la mia reazione. Deve capire che un vulcaniano non è abituato ad offrire ad estranei parti della sua esistenza"
Shanja decise di lasciar cadere l'argomento. Doveva stabilire un contatto, e non ci sarebbe riuscita se Shivhek si fosse rinchiuso dentro la sua impassibilità vulcaniana.
"Va bene - concesse - Ma adesso torniamo alla domanda che le ho ho fatto prima: perché è venuto da me adesso?"
Shivhek si morse le labbra. Prese qualche secondo prima di rispondere:
"Io... Ho usato la meditazione - rispose - Ho meditato a lungo, in queste tre settimane. Molto più di quanto non avessi fatto in tutto lo scorso anno"
"Su sua moglie? Ed il risultato...?" - l'incoraggiò Shanja.
"Non su mia moglie. Su qualcosa che lei mi ha detto, prima di andare via - esitò - Mi ha detto che lei era ancora dentro di me. -
"Lei? Shanira?"
"No...- esitò - ...Gladia"
"Gladia?" - Shanja si smarrì per un istante, quindi comprese:
"Nel mio lavoro, comandante, è considerato un errore cercare di reprimere i ricordi, per quanto dolorosi possano essere, perché in un modo o nell'altro riaffiorano."
Sul volto del vulcaniano comparve un'ombra, talmente rapida che Shanja pensò di averla immaginata.
"E' questo che è successo, vero?"
"Si. Ho fatto tutto il possibile per reprimere i ricordi su di lei. Su Gladia. Non posso negare che nutrivo vergogna per la febbre del sangue che mi aveva colto all'improvviso e... Per il mio comportamento conseguente"
"Nessun vulcaniano ha responsabilità quando si trova nel plak tow. Per di più, si è trattato di un fenomeno indotto dai ferormoni di Gladia"
Shivhek scosse la testa:
"E' quanto mi sono ripetuto per molto tempo... - rispose - Ma tutto sommato, non ha importanza. Il vero problema, è che, nonostante l'uso delle tecniche di soppressione, non riesco ad avere ragione del suo ricordo"
"Mi parli di lei, allora" - Shanja si distese più comodamente sulla poltrona.
Shivhek parve riflettere:
"A volte mi sembra di avvertire una sorta di profumo, che riconosco come il suo. Quando medito, per quanto cerchi di orientare il pensiero, all'improvviso di fronte a me vedo volti di persone che sono sicuro di non aver mai incontrato in vita mia, e che tuttavia... So di conoscere. Per questo, nell'ultimo anno avevo dedicato sempre meno tempo alla meditazione."
"Ha detto che nelle ultime tre settimane ha meditato molto - disse la trill - Si è presentato il ricordo di Gladia?"
"Sempre. Ogni volta. - rispose lui - Non sempre si tratta di persone. A volte sono luoghi. Un giardino con delle statue, ai cui piedi sono state poste delle offerte e dei fiori profumati. Il sole che filtra tra i rami di un albero antico. Avverto il profumo di quei fiori, il calore del sole, e so che è estate. Allora interrompo la meditazione, cerco di riprendere il controllo e di orientare i miei pensieri ad altro... Ma il giardino riappare, con tutti i suoi profumi."
"Quello che mi sta raccontando, assomiglia a qualcosa che conosco molto bene"
Shivhek parve confuso:
"Cosa?"
"Sono una trill congiunta, comandante - Shanja passò una mano sul proprio ventre, dove sentiva muoversi il simbionte - Dentro di me, ho i ricordi di vite che contemporaneamente sono e non sono la mia"
"Comprendo. Ma io non sono un trill"
"I vulcaniani hanno qualcosa di molto simile nella loro cultura"
"Lei pensa che io abbia dentro di me il kadra di Gladia? - domandò l'ingegnere - Ma Gladia non era vulcaniana"
"Ci sono stati nella storia casi di kadra conservato in ospiti alieni, comandante - obiettò Shanja - Ma questo non ha importanza. In realtà non sappiamo molto della razza di Gladia. Sappiamo però che è stata in grado di effettuare una fusione mentale con lei. E' possibile che quello che lei ha dentro di sé sia conseguenza di quella fusione. Lei condividerebbe quindi solo i ricordi di Gladia, non la sua intera anima, come avviene nel kadra dei vulcaniani o nel rapporto simbiotico trill"
Nella stanza si udì un cicalino. Shanja lo ignorò, aggrottando la fronte.
"Qualcuno la sta chiamando, consigliere?" - accennò Shivhek.
"Niente e nessuno deve disturbare una seduta" - rispose lei. Il cicalino suonò un'altra volta. Controllò l'ora:
"Ma vedo che abbiamo finito, per oggi" - aggiunse - "Comandante, vorrei che tornasse qui nel mio studio martedì prossimo alla stessa ora. Vorrei inoltre che mi scrivesse in un dipad tutti i ricordi che associa a Gladia. Me li consegnerà martedì, d'accordo?"
Shivhek assentì lentamente, alzandosi dalla poltrona. Il cicalino suonò ancora, insistente. Shanja si alzò, seccata, andando alla porta.
Si trovò di fronte il tenente Riccardi:
"Tenente, sono sicura che deve dirmi qualcosa di importante, ma quando ho una seduta non posso essere disturbata da nessuno, nemmeno dal capo della sicurezza"
Riccardi alzò lo sguardo per accennare un saluto guardingo in direzione del comandante Shivhek, quindi tornò alla trill:
"Mi dispiace comandante, ma sarà meglio che venga con me"
"Con lei?"
"Nelle celle della sicurezza. C'è qualcuno che vuole parlare con lei e sembra che non possa aspettare che lei finisca le sue sedute"
Shanja lo guardò sconcertata. Si scostò per lasciar passare il capo ingegnere, quindi domandò:
"Di chi si tratta?"
"E' un trill. Il suo nome è Kiro Ayn."


Da qualche parte nel Quadrante Gamma - Presente

Doveva respirare. Doveva respirare. Il cuore gli batteva all'impazzata, cercando disperatamente aria nella carotide stretta dal dolore.
La pressione si allentò. Jekal sentì che lo stavano rimettendo in posizione. Spalancò la bocca, afferrando l'aria a sorsi. Tutto il suo corpo gli mandava segnali di dolore attraverso un ottundimento che non riusciva a trasformarsi in perdita di sensi. Ormai lo sapeva, avrebbero lasciato che respirasse quel tanto da non ucciderlo - da non permettersi di ucciderlo - quindi avrebbero ricominciato a soffocarlo, facendogli domande che non avevano senso.
"Chi sei, piccolo bastardo?"
Jekal non poteva ancora rispondere. Il colpo sul viso gli fece sbattere la testa all'indietro.
"Erei Danyt - pronunciò, a fatica - Comandavo la sicurezza della Base Scientifica" C'era del liquido caldo sulla sua fronte. Forse era sangue. Attraverso un velo verde, inquadrò a fatica l'uomo che gli parlava. Un uomo piccolo, quasi privo di capelli, con l'aspetto rotondo e tracagnotto di un burocrate di bassa levatura.
"Perché menti, piccolo bastardo?" - la voce del suo torturatore era bassa e dolce, priva di rabbia. Aveva imparato a conoscerla, quella voce. Non era un pazzo sadico, quell'uomo. A quest'ora si sarebbe stancato, se lo fosse stato.
"Erei Danyt. Erei Danyt. Non c'è altro. Non sono altro. Non c'era altro in quella dannata colonia!"
"Voi. Avete. Disperso. Il Branco. Voi stavate attentando alla nostra purezza"
Jekal avrebbe voluto avere ancora la forza di ridere, per ridere in faccia a quel piccolo stolido burocrate, per sputargli addosso. Purezza, ma quale purezza!
Una mano gli afferrò i capelli, lo costrinse ad alzare la testa. L'omino rotondo gli stava soffiando in faccia il suo mefitico fiato, talmente vicino che lui non riusciva a capire che cosa stava dicendo. Tutto gli arrivava attraversando un lungo tunnel fatto di dolore. Sentì qualcosa colpirlo ancora e miracolosamente svenne.

Deep Space 16 Gamma - Sezione sicurezza - Tempo presente

"Ayn? - domandò Shanja, sconcertata - Ayn, sei tu?"
L'uomo nella cella si alzò, avvicinandosi al campo di forze. Lei lo studiò per un istante. A prima vista, sembrava appena un ragazzo, pensò Shanja guardando le efelidi rossicce che maculavano la fronte e le guance dell'uomo. I capelli erano biondi, di un biondo chiarissimo, un po' lunghi sul collo. Gli occhi erano verdi e brillanti, incisi in un volto pallido e nervoso.
"Xar! - esclamò lui - Quanto tempo!"
Il tenente Riccardi era rimasto in fondo al corridoio delle celle. Shanja si accorse che la stava fissando con lo sguardo diffidente.
"Come conosce quest'uomo, comandante Xar?" - domandò Riccardi.
"Scommetto che non capisce - fece Ayn dalla cella - Alzò le mani con fare studiato:
"Giuro che non è perché la ritenga poco intelligente. E' solo che lei è umano, e gli umani in genere trovano complicato capire la cultura trill"
"Le spiego io - intervenne Shanja - Quest'uomo è un trill congiunto, come lo sono io, tenente. Ayn è il simbionte che si trovava precedentemente in Oda Ayn"
"E Oda Ayn sarebbe...?"
"E' stata la moglie di Marab Xar. Un precedente ospite del mio simbionte"
"Un ospite che era anche un avvocato - precisò Kiro, chinando il capo - Sa il cielo se in questo momento non avrei bisogno proprio di lui"
"Non mi sembra particolarmente difficile da capire. In altre parole, i vostri simbionti sono stati sposati, in una delle vostre precedenti vite, giusto?"
"Giusto! - rise Kiro - "Punto per lei, tenente! In genere, ci vuole molto di più per far capire cose del genere a persone della sua razza"
Riccardi gli vibrò un'occhiataccia, quindi si rivolse al consigliere:
"In quanto moglie o ex moglie del trill, lei può chiedere un colloquio. Il colloquio sarà tuttavia registrato dalle olocamere del servizio di sicurezza. Lo vuole?"
Shanja assentì nervosamente, quindi aspettò che Riccardi avesse riguadagnato l'uscita del corridoio delle celle prima di rivolgersi di nuovo all'uomo oltre il campo di forze.
Shanja guardò l'uomo al di là del campo di forza:
"Qual è l'accusa? Perché ti trovi qui dentro?"
"Sono innocente! - sogghignò - No, immagino che questa sia proprio la parola da non usare in queste circostanze. Ma purtroppo è vero, sono davvero innocente..."
Shanja si stava irritando:
"Di cosa? Innocente di cosa?"
Kiro sospirò e tornò serio:
"Contrabbando d'armi. Io sono capitano di una nave commerciale. La mia nave si chiama La Seconda Stella. Avevamo attraccato da poco qui su Deep Space 16: uno scalo tecnico in direzione del pianeta degli Wadi, quando ci è arrivata addosso la sicurezza, dicendo che ad un controllo di routine è stata trovata della merce di contrabbando."
"Armi?"
"Non ne so niente! - esclamò Kiro - Tutto quello che so è che quel comandante Riccardi mi ha sbattuto qui dentro senza permettermi di andare a guardare di che diavolo si trattava. Non so niente di nessuna arma. Le sole armi a bordo sono quelle regolarmente denunciate all'albo della navigazione commerciale, per la lotta contro la pirateria."
"Che cosa trasporta la tua nave?"
"Componentistica da costruzione. Il carico proviene dal Quadrante Alfa, ed è stato già ispezionato per due volte. Una alla partenza, e la seconda durante la navigazione, quando siamo stati abbordati da una vedetta federale. E' tutto inciso nei diari di bordo. Non so niente di nessuna arma!"
Shanja non commentò.
"Come sapevi che io ero qui?"
L'uomo sorrise. Shanja si accorse che alcune piccole rughe increspavano i lati degli occhi dell'uomo, dandogli un aspetto più maturo di quello che sembrava a prima vista.
"In realtà, lo so da molto tempo. - confessò lui, piano - Siamo stati sposati... Ma è stato molto tempo fa. Non mi sarei mai permesso di invadere la tua vita se non mi fossi trovato in questa situazione. Adesso ho bisogno di te..."
"Non sono più un avvocato, Ayn - disse lei - Sono un consigliere"
L'uomo la guardò supplichevole.
"Vedrò quello che posso fare - cedette lei - Quantomeno, posso chiamarti un avvocato. Vedere che prove ha il capo della sicurezza per arrestarti"
"Grazie"
Shanja assentì:
"Non ho ancora fatto niente."
"E' già qualcosa che tu mi abbia concesso il tuo interessamento" - rispose lui. Shanja gli fece un cenno di saluto, quindi si girò verso il corridoio delle celle.
"Xar!" - la richiamò Kiro. Lei si voltò - Tornerai a trovarmi?"
"Certo" - rispose, chiudendosi la porta alle spalle.
Non la sorprese trovarsi di fronte la figura solida del tenente Riccardi.
"Ho sentito" - disse lui.
"Perché ha arrestato Ayn?" - domandò la trill.
"E' il capitano di quella nave - rispose lui - Ho arrestato anche gli altri membri dell'equipaggio. Tutti si proclamano innocenti. Ma quelle armi non si sono caricate da sole a bordo della Seconda Stella. Le vuole vedere, consigliere?"
"Se può mostrarmele"
"Si trovano ancora a bordo della nave. Ho messo degli uomini di guardia. Venga con me"
Shanja seguì l'uomo, che si incamminò velocemente lungo i corridoi della Base. Dopo qualche minuto, raggiunsero l'attracco 9. Due uomini della sicurezza si irrigidirono e fecero il saluto vedendo arrivare il tenente, che li salutò a sua volta con un breve cenno. Infilarono il gancio d'attracco e salirono a bordo della nave.
La trill si accorse che la nave brulicava di personale della sicurezza. Alcuni passavano e ripassavano con tricorder lungo le paratie, sui pavimenti e sui tetti della nave, alla ricerca di scomparti nascosti. Altri controllavano le consolle di navigazione, scaricavano i diari ed esaminavano i programmi.
Riccardi si fermò di fronte ad una ragazza, una bajoriana che alzando lo sguardo dalla consolle di comando fece tintinnare i ciondoli del suo orecchino:
"Trovato niente, guardiamarina Marren?"
"Niente di interessante, finora, signor tenente - rispose la ragazza, scrollando le spalle - A parte quello che abbiamo trovato nella stiva"
"Scendo laggiù con il comandante Xar" - le disse, quindi si voltò verso Shanja accertandosi che lo seguisse.
Shanja infilò la botola, scivolando sui gradini di metallo della scaletta, quindi si inoltrò nei ponti inferiori della nave, raggiungendo il capo della sicurezza alla porta della stiva.
Gli uomini della sicurezza erano anche lì. Sembrava che la perquisizione stesse avvenendo spaccando letteralmente ogni contenitore. Il fracasso rimbombava nella sala. La trill si premette le dita sulle orecchie.
"Le armi erano nel contenitore numero trenta" - urlò Riccardi per darsi udire sopra il frastuono, indicandole una cassa aperta al centro della stiva. Scese, schivando gli uomini, e andò a pescare qualcosa all'interno.
Shanja si avvicinò, quindi spalancò gli occhi, fissando l'oggetto che Riccardi aveva in mano. Ne aveva visto uno simile soltanto una volta, ma lo ricordava bene, come ricordava bene la distruzione che quell'oggetto solo per un soffio non aveva causato alla sua Base. Il tenente accennò all'interno della cassa, dove, in bell'ordine, avvolti in plastica trasparente, giacevano gli uni sopra gli altri centinaia di oggetti tutti uguali. Li riconosceva, e riconoscendoli ne articolò il nome.
"TOBER!"


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13.02 - Nodi Klingon

Autore: Capitano Sherja T'Jael Spini

Deep Space 16 - Quartieri personali Ambasciatore Lamak - Ore 11:45


"Come è andata?"
"Ammetto di avere una certa difficoltà a rispondere a questa domanda, cosa che non ripeterò mai al di fuori di qui come puoi facilmente intuire. Diciamo che è andata."
"Quindi hanno capito..."
"Oh... di sicuro T'Lani ha capito esattamente. È una vecchia volpe della diplomazia. Lei ha letto perfettamente cosa c'era dietro la mia difficoltà, e sono certo che proprio ora ne sta parlando con il suo Capitano."
"Cosa che noi non possiamo fare con il Sub Comandante giusto?"
"Prima di parlare con lui dovremo capire alcune cose Rain."

Durante quel breve scambio Rain aveva compreso esattamente quale fosse il livello di nervosismo del marito. Normalmente si sarebbe rivolto verso di lei, le avrebbe sorriso, le avrebbe fatto qualche cenno affettuoso... non quel giorno.
Aveva passato gli ultimi minuti a fissare ostinatamente lo spazio esterno, verso il tunnel. Anche senza percepire i suoi pensieri, era certa che fossero tutti incentrati sulla flotta al di là... in attesa.
Si avvicinò a lui senza sfiorarlo neppure, limitandosi a stare al suo fianco, fissando la stessa cosa che fissava lui. Dopo molti lunghi minuti Lamak le mise un braccio attorno alle spalle, stringendola a sé.
Prese forza dal contatto con il corpo della moglie.

"Non ho detto niente del figlio del Pretore ovviamente. Non credo però ci vorrà molto perché lo scoprano, e nel momento in cui lo scopriranno il nostro gioco sarà palese."
"Non hai giocato 'sporco', quindi non mi preoccuperei. Non hai mentito... Tu ti stai preoccupando sia politicamente, sia emotivamente. Queste persone, con cui ti confronti giornalmente, per le quali provi rispetto e che provano egualmente rispetto per te... li consideri amici. Quindi ti preoccupi che cambi la loro opinione di te... oltre che quella nei confronti dell'Ambasciatore Lamak."

Non rispose subito.
Si domandò per un breve momento se fosse necessario risponderle, vista la loro capacità di comunicare ad altri livelli. Abbracciandola più strettamente diede voce solo ad una parte della verità.

"Non si mente mai direttamente nel mio lavoro. Si omette..."


Deep Space 16 - Ufficio del Capitano Spini - Ore 11:55


"Mi sembra chiaro che dobbiamo dare il nostro supporto a Lamak."

T'Lani era seduta di fronte a lei come molte volte era stato in quegli anni. Era un notevole punto di equilibrio per lei, riusciva ad incanalare i suoi pensieri e chiarire la logica quando lei non la vedeva.

"Quello è l'ovvio in effetti. C'è molto altro dietro a quella richiesta. Lamak non fa richieste così gravose a vuoto, soprattutto non le fa senza citare ordini, personalità... dati..."
"Presumo mi stia per chiedere di scoprire quale sia la reale motivazione."

T'Lani scostò leggermente il cappuccio prima di guardare il Capitano.

"Lamak non può dircela. È un diplomatico troppo esperto per non sapere che a noi servono le informazioni che lui non può darci. Ugualmente lui sa che noi le cercheremo. Conosco quel giovanotto da molto tempo e sono certa che ci ha detto esattamente tutto quello che 'poteva' dirci... e forse anche qualcosa di più. - prese tempo - A volte mi domando se il Pretore ed il Senato si rendono conto di quanto Lamak stia facendo per l'Impero..."

Sherja sorrise della definizione che T'Lani aveva appena dato di Lamak... praticamente un 'giovanotto' molto promettente nel campo della diplomazia.

"Potrei chiedere a Lamak il permesso di condurre un'indagine... ma non credo ce lo concederebbe. La posizione dell'Impero mi pare oggettivamente più vicina alla guerra di quanto lui voglia farci credere."
"Concordo Capitano, però quelle informazioni non dette ci servono."

Il Capitano Spini si appoggiò allo schienale della sua poltrona.

"Intanto abbiamo quei video che Lamak ci ha mostrato, chiederò al Tenente Comandante Khish di esaminarli... potrebbe trovarci qualcosa che noi non vediamo. Gli affiancherò il Comandante Shivhek. C'è però anche una seconda strada percorribile Ambasciatrice. K'ooD ha un canale preferenziale utilizzabile, lei lo sa meglio di me, perché non chiedergli di condividerlo con noi?"
"Lei si sta riferendo alla Dottoressa Stern, può essere un canale difficile quello. La Dottoressa è sulla stazione come 'ospite' dell'Ambasciata Klingon in quanto madre di un capo clan. Potrebbe avere delle difficoltà a capire da che parte debba andare la sua lealtà."

Sherja scosse il capo.

"Anche se pensasse salomonicamente di doverla 'solo a sé stessa' credo sarebbe comunque una buona linea da tenere aperta. Già in passato ha dimostrato di essere una donna corretta..."
"Vedrò se sarà possibile muovere quella pedina. Per quanto riguarda le indagini le lascio a lei. Capitano suppongo abbia valutato l'opportunità di utilizzare il Comandante Shivhek in questo periodo."

La donna rimase stupita. A volte l'Ambasciatrice sembrava una specie di fantasma che raramente si vedeva in giro per la base quando non era strettamente necessario. Risultava quasi avulsa dalla vita di bordo. Poi improvvisamente faceva un commento legato alla recente separazione di Shivhek dalla moglie, cosa oramai nota al personale, e ci si rendeva di colpo che aveva molte occhi e molte orecchie non necessariamente noti o visibili.

"Sul lavoro, a parte quel momento specifico quando Gladia è stata a bordo, il rendimento del Comandante non è mai calato né è stato intaccato dagli accadimenti della sua vita privata. Quindi penso sia una buona scelta."
"Va bene. Confido che il Signor Khish comprenda che può non essere il momento migliore per i soliti piccoli screzi tra andoriani e vulcaniani."

Detto questo, senza palesare lo sforzo che cominciava a costarle alzarsi dopo un lungo periodo seduta, T'Lani si mise in piedi. Dopo un breve cenno di commiato, tirando il cappuccio in avanti a meglio coprire il volto e soprattutto il capo, si avviò all'uscita.


Deep Space 16 - Ufficio del Comandante Shivhek - Ore 12:30


Quando era arrivata la chiamata a rapporto del Capitano si era ritrovato a tamburellare nervosamente con le dita sul ripiano del tavolo. Ogni volta che si avvedeva di qualcosa del genere ne prendeva mentalmente nota, ma nel contempo accantonava il problema.
Diede uno sguardo di conferma all'ora indicata sul suo computer personale.
Non gli serviva.
Sapeva che erano esattamente le 12:32:54 secondi, ma per automatismo preferì controllare. Era atteso per le 13:15 dal Capitano. Le voci le sentiva, anche se poi preferiva non dare loro alcun peso, e quindi sapeva già quale sarebbe stata l'ordine che avrebbe ricevuto e questo gli permetteva di iniziare a lavorarci per qualche minuto prima di andare a rapporto.


Deep Space 16 - Ambasciata Federale - Ore 12:35


Il corpo di T'Lani quasi spariva nella poltrona del suo studiolo. Quando il Consigliere entrò si fermò per un momento stupita della sensazione che stava provando.
Nonostante quell'apparente fragilità, del corpo, l'energia che quella vulcaniana trasmetteva era enorme. La fermezza dello sguardo, la postura non rigida... come molti avrebbero detto... ma eretta e con un'innata grazia, le mani nascoste nella tunica... tutto il complesso dava un senso di autorità... no non autorità... autorevolezza estrema.

"Consigliere... - la voce bassa e ferma la accolse mentre un cenno la invitava ad accomodarsi - ...a cosa devo l'onore della sua visita."
"Ho bisogno di parlare con la vecchia amica che può capire un mio dilemma."
"Xar... cosa posso fare per te."

Shanja, o Xar, o semplicemente entrambi, sospirarono.

"Ricorderai sicuramente il mio ospite più recente... Marab Xar. È stato un avvocato abbastanza noto."
"Conosco il tuo passato Xar, anche se non ho avuto il piacere di conoscere Marab. Ricordo anche che era sposato con una donna affascinante, un'ottima pittrice se non ricordo male."

Shanja sorrise. Pochi nella Federazione potevano accettare con la stessa facilità dei vulcaniani che lei in una 'sua' vita precedente avesse avuto una moglie.
Sentì dentro di lei Xar agitarsi. Quel 'sentire' era l'altra cosa non facile da spiegare.

"Sì... Oda Ayn. Ora c'è Kiro Ayn. Al momento in una cella del nostro settore detentivo."

Lo sguardo di T'Lani si fece improvvisamente attento.

"Il trafficante d'armi?"
"Lui si dichiara innocente. Chiede il mio aiuto. Visto che siamo stati sposati il Tenente Comandante Riccardi ci ha dato la possibilità di avere un colloquio. Il problema è che io non sono più un avvocato... e per quanto io abbia anche Marab, non sarei mai in grado di reggere un procedimento di alcun genere. Inoltre... per quanto sia stata mia moglie... ora non lo è ovviamente più."
"Come Consigliere cosa ne pensi di questa situazione Xar?"
"Come Consigliere... Kiro è stato molto aperto, ma non mi ha dato le giuste sensazioni. Probabilmente è per questo che sono in realtà restia ad accettare la sua richiesta di aiuto."
"Il Consigliere chiede consiglio quindi... se ti fidi di me, gestirò io la situazione. Ho, ovviamente, un giovane avvocato nel mio staff. Affiderei a lui la questione."
"Giovane in termini vulcaniani suppongo..."
"Alla mia età, amico mio, un vulcaniano giovane ai miei occhi può tranquillamente superare i 90 anni."
"Non sei così vecchia amica mia..."
"...giochi su un piano diverso amico mio. Ora vai. Lasciami sistemare le cose... dovrò anche avvisare il Capitano Spini di questo."
"Grazie T'Lani... ti sono ancora una volta debitore."


Deep Space 16 - Ambasciata Romulan - Ufficio Ambasciatore Lamak - Ore 14:00


Lamak stava scorrendo per l'ennesima volta tutti i dati riguardo a quel caos assoluto che lo stava circondando, e del quale cercava di tirare le fila una alla volta. Uno dei nodi che non gli era per nulla chiaro era il Senatore Hamak.
Quando il Pretore gli aveva detto di interfacciarsi con lui era rimasto perplesso. Niente da dire. Buona famiglia, buon passato... ma fin troppo privo di macchie. Dubitava sempre dell'eccessiva pulizia delle persone. Preferiva avere a che fare con chi aveva qualche macchia nella propria vita, e non solo perché questo permetteva qualche 'aggancio' in più.
L'altra cosa che non gli era piaciuta per nulla, indagando a fondo, era l'amicizia di vecchia data tra la famiglia del Senatore Hamak e quella del Sub Comandante Leven.
I terrestri avrebbero detto di sentire 'puzza di bruciato'... qua non stava semplicemente bruciando qualcosa in cucina, c'era un vero e proprio incendio e lui ancora non riusciva a circoscriverlo.
Qualunque cosa stesse succedendo, non voleva finire cotto vivo e mangiato... doveva tirare un paio di fili, e forse poteva iniziare dall'Ambasciata Klingon...


Deep Space 16 - Sezione Scientifica - Ore 14:30


I due ufficiali stavano lavorando fianco a fianco da quasi un'ora oramai.
Avevano sezionato i filmati in parti, li avevano analizzati da un punto di vista di suoni, di luci, di posizione dei corpi, di colori, di continuità ed integrità.
Niente.

"Non capisco cosa vorrebbe che trovassimo il Capitano in questo massacro."

Shivhek non rispose.
Aveva guardato e riguardato molte volte quelle immagini oramai, ed ogni volta che arrivava alla fine e vedeva il kroger sentiva un fiotto di puro odio che reprimeva violentemente perché sapeva che non era sua quell'emozione.

"Signor Shivhek pensa che sia stato il branco?"

Shivhek si sforzò di rispondere mentre il video ripartiva per l'ennesima volta.

"Non credo. Se fosse stato il branco l'evoluzione dell'azione sarebbe stata meno lineare da un punto di vista temporale."
"Credo di capire cosa intende. Se un commando di pochi membri fa un massacro del genere inizia a sparare e poi continua muovendosi verso persone che scappano. Se fosse stato il branco ci sarebbero stati più aggressori e quindi meno persone in fuga."
"Esatto Signor Khish. Qui si nota chiaramente l'evoluzione temporale dell'azione, - interruppe l'immagine - vede qui? E qui? Osservi le posizioni dei corpi. I primi sono stati questi... e poi questi si son resi conto degli eventi ma non sono stati in grado di reagire abbastanza in fretta... mentre questi già stavano iniziando a scappare."
"Quindi per ora dopo aver visionato questo massacro un numero imprecisato di volte sappiamo solo questo, e che il decapitato in realtà non è romulano."

Shivhek si voltò di scatto verso di lui.

"Quale decapitato?"
"Si vede appena al limite del video. Sull'estrema destra... c'è un corpo di cui manca la testa."
"Sì... i romulani dicono che è uno dei membri dello staff scientifico."
"I romulani mentono. Non so se Lamak lo sa o meno, ma sicuramente quello... - e ribadì la cosa puntando il dito azzurro sul monitor - ...non è assolutamente un romulano."
"Mi spieghi."
"Il sangue nella zona del collo reciso è sicuramente in linea con quanto possiamo aspettarci da un romulano. Verde cupo, deossigenato e chiaramente seccatosi da tempo. Però... se ingrandiamo altre porzioni di pelle scoperta... vediamo le mani ad esempio... - le mani esperte dell'Ufficiale Scientifico inserirono i comandi adeguati rapidamente - ...osservi il colore della cute. Il livore... mi spiace ma non è tipico di voi sangue verde."
"Ha ragione. - confermò Shivhek soprassedendo sul commento - Questo però non ci dice con esattezza la razza... sembra a sangue rosso, ma ce ne sono molte che rientrano in questa categoria."
"Io mi sbilancerei Signor Shivhek... ho provato a fare una valutazione dell'altezza... è nettamente sopra i 202cm... visto che manca della testa."

Il vulcaniano si voltò verso di lui.

"Klingon."
"Possibile... non certo ovviamente, ma possibile."
"Questo complica molto le cose da un punto di vista diplomatico. Dobbiamo avvisare il Capitano e l'Ambasciatrice T'Lani."


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13.03 - Il nodo di Gordio

Autore: Tenente Comandante Shivhek

Deep Space 16 Gamma - Sala riunioni - 01/04/2392 ore 15.10

"......vorreste dirmi che nella colonia romulana c'erano degli infiltrati?" chiese il capitano dalla cui voce traspariva una punta di stupore.

" La qualità delle immagini non é eccezionale - rispose l'andoriano - ma il fenotipo analizzato da me e dal comandante Shivhek ci porta alla conclusione che il cadavere decapitato possa essere un Klingon."

"Signor Shivhek?" disse il capitano, ma lo sguardo del vulcaniano seppur fisso sulle immagini sembrava focalizzato altrove.

"Signor Shivhek?" incalzò nuovamente il capitano.
"Chiedo scusa capitano - rispose il vulcaniano come se fosse stato destato da un torpore quasi innaturale - non saprei spiegarle ma c'è qualcosa che ancora mi sfugge. E' evidente che con i dati a nostra disposizione possiamo solo fare delle congetture."

" E le congetture sono le nostre peggiori nemiche in una situazione delicata come questa - chiosò T'Lani guardando dritto negli occhi l'ingegnere che sorprendentemente cercò di sfuggire al suo sguardo - con i romulani pronti a scatenare un conflitto trascinando la Federazione con sé."

"Signori - disse il capitano ai suoi ufficiali - vi voglio pronti a partire tra un'ora. Proprio per far capire al nostro ambasciatore romulano che stiamo appoggiando le sue istanze, la spedizione sarà comandata dal sub comandante Liven, ma confido nel fatto che i miei ufficiali - soffermandosi a guardare ora l'andoriano ora il vulcaniano, - sappiano agire discretamente ......"

I due uomini annuirono.

"Signor Khish, lei sarà il secondo in comando e coordinerà le ricerche su Benghal IV". Il capitano fu interrotto dall'ambasciatrice: " credo che lei Signor Khish capisca quale possa essere l'importanza di un incarico fiduciario del genere...."

"Certamente."

"Bene, potete andare".




Poco dopo, sempre in sala riunioni



"Capitano, ha notato qualcosa di strano nel comportamento di Shivhek?"
"Vuole dire che la separazione da sua moglie possa essere la causa di qualche momento di calo del rendimento del nostro ingegnere?"
"Capitano, ho qualche anno sulle spalle che mi permette di essere molto più attenta a certi segnali lanciati dai nostri uomini."
Quell'affermazione stupì Sherja che però cercò di non darlo a vedere.
"Shivhek potrebbe non essere al 100%"
"Capisco cosa vuole dire, ambasciatrice se vogliamo essere tempestivi e stare un passo avanti ai nostri amici romulani, dobbiamo rischiare così come voglio giocare un'altra carta."
T'Lani guardò il capitano incuriosita ed un mezzo sorriso si dipinse sulle labbra di Sherja. "Voglio chiedere all'ambasciatore K'ooD l'assegnazione temporanea della dottoressa Stern come medico di bordo."
"Speriamo solo che sappia a chi dovrà essere fedele in primis - si alzò dalla poltrona e raggiunse la porta - arrivederci capitano."



Sezione ingegneria - ufficio dell'ingegnere capo - ore 15.30

In occasione delle missioni Shivhek era un minimalista: nessun oggetto personale se non lo stretto indispensabile. Preferiva semmai abbondare nella strumentazione di lavoro, ritenendo che qualsiasi altro oggetto potesse essere ottenuto tramite i replicatori di bordo.
Quella volta però non riusciva a decidersi.
Inspirò profondamente per espirare con una lentezza quasi innaturale.
Perchè quella donna era ancora nella sua mente: ora anche l'odore pungente dell'olio lubrificante glilela ricordava....o meglio gli faceva tornare alla mente tutti i circuiti degli androidi, quegli schemi di componenti così perfettamente incastrati, ma soprattutto lei.....Il profumo della sua pelle, quei capelli vaporosi, il suo sorriso ed i suoi occhi.
Gli sembrò per un fugace attimo di essere accarezzato in volto dalla sua mano tiepida e delicata, proprio lui che mal sopportava il contatto fisico con altre persone.
Un breve tremore si impadronì di lui.
Rabbrividì.
Non poteva abbandonarsi a quella follia, non ora almeno.
La mente tornò alla sua infanzia, quando suo padre Sovlok iniziò a spiegargli i meccanismi fisiologici alla base della loro specie.

* Padre, vuoi dirmi che noi ogni sette anni ci comportiamo come gli uccelli anguilla di Regulus IV ?*
* Purtroppo sì, cerchiamo di tornare con tutte le nostre forze nella nostra terra natale perdiamo tutto ciò che acquisiamo con la disciplina e l'esercizio in un batter d'ali di farfalla, ma terminato quel periodo torniamo ad essere quello che siamo ed abbiamo conquistato grazie a nostro padre Surak *
* Ma se è così spiacevole, non possiamo evitarlo? *
* Purtroppo no figlio mio. Consideralo come un piccolo tormento passeggero che rafforza in noi la nostra essenza nel Noh *


=^= Khish a Shivhek, la attendo al molo d'attracco 2 tra 10 minuti =^=


Shivhek tornò alla realtà finendo rumorosamente l'espirazione fissando il terminale sul suo tavolo, immaginando la figura di suo padre sullo schermo.

*In parte avevi ragione, Padre: è un tormento ma nè piccolo nè passeggero....credo.*

=^= Qui Shivhek. la raggiungo =^=




Ambasciata Romulana - contemporaneamente

Lamak era seduto al suo tavolo mentre leggeva distrattamente i rapporti sullo stato della flotta inviata dal suo amico Sellok.
Pur comprendendo il gesto di un padre disperato che aveva cercato in ogni modo di proteggere il proprio unico figlio, non ne approvava l'operato.
In quel momento pensò di avere più senso dello stato rispetto a Sellok.
Lamak aveva anteposto gli interessi di Romulus a quelli familiari e la storia di suo fratello ne era la prova più lampante.
Era anche vero che in quell'occasione l'appoggio di Sellok, seppur non evidente, aveva contribuito a mantenerlo a galla.
Parimenti, un uomo della sua posizione, era detentore di alcune informazioni che potevano, se fruttate a dovere, far tremare parecchi polsi ai dignitari romulani.
Di fatto si era creata una situazione di equilibrio.
Almeno fino a poco tempo prima.
Ora anche la sua posizione lo poneva in una situazione nuovamente pericolosa per sè e per i suoi cari e solo l'amicizia che nonostante tutto nutriva per Sellok, piuttosto che la vendetta per un attacco proditorio ad una loro colonia, animava le sue azioni.

Bussarono alla porta.

"Avanti".

Il subcomandante Liven si avvicinò al tavolo e Lamak fece cenno di sedersi.
Il primo ufficilale rifiutò "Eccellenza ....."
Lamak guardò l'ufficiale. Non era ancora riuscito a capire se fosse un uomo della Tal Shiar e la cosa lo infastidiva non poco. Perfino sua moglie in passato non era riuscita a leggere in profondità nella mente di quell'uomo, lasciando Lamak ancora nel dubbio se Liven fosse un semplice ufficiale imperiale od un agente condizionato a resistere perfino alle torture di una sonda mentale di livello 4.
"Sub comandante Liven, so che partirà a breve con la Fearless per un'ispezione su Benghal IV."
L'uomo annuì.
"Devo affidarle un compito riservato ed un piacere personale."
"Che immagino richieda particolare discrezione."
"Vedo che con lei servono poche parole, sub-comandante - rispose Lamak con un tono compiaciuto - e credo che capirà cosa possa significare avere come amico un ambasciatore......"
L'uomo lo fissava, Lamak gli porse un padd.
"Legga questi dati e fissi nella sua memoria la fotografia della persona sulla sinistra"
Lamak lasciò del tempo all'ufficiale per memorizzare i dati, poi porse la mano per farsi restituire il padd e ne cancellò tutti i dati.
"Voglio quante più informazioni possibili su questa persona.- Poi gli porse un biochip. - questo è un biochip di riconoscimento con i dati dell'uomo che stiamo cercando.Se è morto, voglio il suo corpo, se è vivo la sua priorità è contattarmi e riportarlo da me."
"Tutto chiaro Eccellenza."
"Può andare, Liven. Buona caccia."


Ambasciata Kingon. Ore 15.30



K'ooD porse una tazza di raktajino alla dottoressa Stern.
"Elizabeth, mi è stato chiesto di farti imbarcare come medico sulla Fearless per una missione su Benghal IV"
"La colonia romulana distrutta"
"So benissimo che non posso obbligarti ma..."
"se andrò, renderò un servigio all'impero ed anche a te, immagino"
K'ooD si sentì un attimo spiazzato "Beh, sì."
"Ed ovviamente, a parte i soliti rilievi medici, devo tenere occhi ed orecchie aperte."
"Eh già, sapevo che il mio amico Goroth aveva scelto sua moglie con senno. Tu sei una degna capo Clan."
Elizabeth sorrise.
" Allora Elizabeth, devi sapere che questa è una missione delicata. Confido nella tua provata fedeltà a Klingon ed al Casato di Goroth. I romulani stanno cercando di coinvolgerci in un'azione di ritorsione contro un nemico che non conosciamo. Oggi per Q'nos una guerra avrebbe un effetto devastante i romulani poi sono stranamente accecati da una vendetta che seppure emotivamente accetto, non capisco razionalmente. Non si può combattere un nemico che non conosci."
" La vicinanza con l'ambasciatrice T'Lani ti sta plasmando, amico mio? Oppure stai iniziando ad apprezzare gli insegnamenti dell' "Arte della Guerra" di Sun Tsu? "
"Stupidaggini! Khaless l'indimenticabile aveva elaborato le regole dell'arte della guerra molto prima del terrestre! - tuonò K'ooD - e la frequentazione della vulcaniana - aggiunse con tono mellifluo avvicinando il viso a quello della donna - di certo serve solo a prenderne le misure.....le battaglie si combattono in tanti modi, non sempre fisici."
"Non devi dirlo a me K'ooD. E sappi che ti aiuterò, per quel che potrò."
"Bene, vai e fatti onore."


La dottoressa uscì e K'ooD si lasciò cadere pesantemente sulla sua poltrona e richiamò alla memoria le parole di Elizabeth..... "ti aiuterò, per quel che potrò".

* Per quel che potrò *
E la perplessità fece aggrottare la pelle sulle sue creste.




Pilone d'attracco 2 - ore 15,25


#^# ......Mi senti? .....mi senti ? #^#

passarono degli interminabili secondi di silenzio

#^# Stupido! - una voce sibilò in risposta, disturbata da scariche elettrostatiche- non dovevamo osservare il silenzio radio? #^#
#^# La situazione è cambiata. Non parte il contingente ma solo una nave in esplorazione ed hanno anche trovato i Tober. #^#
Un' imprecazione via radio fece sussultare la figura umanoide vicino al pilone.
#^# la missione degli invasori deve fallire. Imbarcati anche tu e passa al sabotaggio #^#
#^# E le armi? #^#
#^# a quele ci penseremo noi. Ora vai. Sbrigati.#^#


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13.04 - Sabotaggio

Autore: Tenente Comandante Dal-amar Sonx

Deep Space 16 Gamma - Infermeria - 01 aprile 2392 - Ore 15:18

Mancavano ancora due ore alla fine del suo turno, Sonx stava osservando una delle sue
culture di muffa arturiana, in questi giorni stava leggendo alcuni libri scritti dal
dottor Phlox, ufficiale medico della prima Enterprise, il quale utilizzava alcuni metodi
alternativi per curare i propri pazienti, era famoso per utilizzare animali, piante
esotiche o organismi come muffe e insetti. Secondo gli scritti il muco erogato dalla
muffa di arturiana era un ottimo rimedio contro il raffreddore ferenghi. E dato che sulla
stazione si vedevano spesso quei "mercanti" intenti a fare affari nel settore gamma,
probabilmente prima o poi qualche ferenghi raffreddato sarebbe arrivato sulla stazione
e Sonx era intenzionato ad evitare fastidiose epidemie, magari la muffa l'avrebbe aiutato.

Le porte dell'infermeria si aprirono per fa passare l'ufficiale scientifico, l'andoriano
entrò in infermeria con passo spedito.
"Comandante Khish, buon pomeriggio, cosa posso fare per lei?"
"Salve dottore" l'andoriano si guardò attorno "Mmmm non c'e' nessun paziente oggi?"
"Giornata magra in effetti a parte due visite stamattina, non ho nessun paziente in
degenza oggi, me ne aspetto di più stasera o domani, a causa di quei 'pesci d'aprile'
che gli umani faranno sicuramente durante la giornata.."
L'ufficiale scientifico non sembrava aver capito, ma non perse altro tempo "Dottore sono
passato da lei per alcune vaccinazioni"
"Vaccinazioni? Lei dovrebbe essere a posto secondo i miei registri, vedo di controllare..."
"Non serve che controlli dottore, sono vaccinazioni extra: stiamo partendo per una
missione su un pianeta alieno, dalle indagini di routine ho rilevato nell'atmosfera
particelle para-analettiche, alquanto fastidiose per noi andoriani anche se non mortali"
"Particelle para-analettiche... mmm bhe sarà sufficiente una profilassi a base di
irraggiamenti di particelle analettiche, attenda un minuto mentre preparo gli strumenti,
ci vorranno al massimo cinque minuti per l'applicazione"
"Nessun problema"
"Mi dica Khish, dove andate di bello? A che fare con il movimento che c'e' lì fuori?"
così dicendo indicò con il pollice una paratia alle sue spalle.
"Dottore mi stupisce che lei sia sempre così informato, anche se la sua infermeria non
ha oblò che danno sull'esterno"
"Comandante siamo una stazione, e siamo sempre fermi nello stesso punto, le informazioni
ufficiali o meno, fanno presto ad arrivare al capo medico della stazione" un sorriso
apparve sul volto del denobulano "Ah ecco fatto pronti, sarà sufficiente irradiare
soltanto la sua corteccia cerebrale alla base del collo, si volti prego"
Il medico iniettò una soluzione di colore verde alla base del collo dell'ufficiale
scientifico poi preso un tricorder iniziò ad irradiare l'andoriano, la procedura
richiese all'incirca tre minuti.
"Ecco fatto" Sonx diete una pacca benevola sulla spalla di Khish "ora può andare, buon
lavoro"
"Grazie dottore"



Deep Space 16 Gamma - Pilone d'attracco 2 - 01 aprile 2392 - Ore 15:39

A quanto pare era ancora in tempo, la nave federale stava terminando di caricare alcune
merci, probabilmente destinate a Benghal IV, si guardò attorno con circospezione: nessuno
stava guardando verso lui, c'erano diversi federali in uniforme proprio come lui che si
muovevano portando casse o facendo gli ultimi controlli alla nave, prese una cassa che era
posata a terra e si diresse verso lo sportello di accesso della Fearless, un andoriano si
piazzò davanti a lui lo osservò per alcuni istanti e poi guardò il suo carico "questa cassa
la porti al laboratorio astrale, e faccia attenzione ci sono attrezzature delicate, grazie"
Un brivido freddo corse lungo la schiena di Volot "Sì signore" disse simulando un
sorriso di circostanza.
Mentre Volot saliva a bordo per la sua missione di sabotaggio alle sue spalle Shivhek girò
l'angolo facendo un cenno del capo all'ufficiale andoriano.
"Eccola qui Shivhek praticamente mancava solo lei"
"L'equipaggio è al completo?"
"Sì, sia il subcomandante Liven che la dottoressa Stern sono già a bordo"
"Bene allora non facciamoli aspettare, prego dopo di lei" l'ingegnere capo fece segno al
suo collega di precederlo.
Arrivarono sul piccolo ponte della nave dove il subcomandante li salutò appena entrati
"Bene signori se ci siamo tutti, io direi che è ora di partire"
Khish prese posto vicino al romulano "Guardiamarina iniziare le procedure di distacco,
impostare la rotta per Benghal IV, massima curvatura appena pronti"
"Sì, signore, rotta impostata abbiamo il nullaosta a sganciarci dalla stazione"
"Bene, attivare!"



Deep Space 16 Gamma - Infermeria - 01 aprile 2392 - Ore 16:25

"Dove ha detto che l'avete trovato?" chiese il dottore.
"In uno dei tubi di Jeffries del pilone di attracco 2"
"Ed era in queste condizioni?"
"Se intende stordito sì"
"Intendo, i vestiti"
L'uomo della sicurezza era imbarazzato "Sì l'abbiamo trovato così, abbiamo cercato la sua
divisa e il comunicatore, ma a quanto pare non e' rilevabile"
"Allora non ci resta che risvegliarlo e chiedergli cosa e' successo" Sonx iniziò a
trafficare con le sue attrezzature disponendo diversi hypospray su un vassoio vicino al
letto biomedico.
La porta alle spalle del medico si aprirono.
"Situazione?" Riccardi entrò nella stanza.
"Stiamo iniziando ora a svegliare il tenente Wu"
"Vediamo di farlo in fretta dottore, Wu deve dirci cosa è successo"



Quadrante Gamma - Fearless - 01 aprile 2392 - Ore 16:35


*Questi alieni sono degli stupidi* Volot si aggirava per l'astronave *Sono così promiscui
che non si sono accorti che non sono uno della loro specie, devo completare la mia missione*
Era riuscito a bypassare alcuni controlli di sicurezza ed accedere ai sensori a corto raggio
della nave, da li avrebbe potuto disabilitare le comunicazioni e poi guadagnare tempo
per i motori.
*Non raggiungeranno mai il pianeta, non avrebbero mai raggiunto il pianeta, non devono
indagare, non devono sapere*

"A che punto siamo tenente comandante?"
"Mancano cinquanta minuti all'uscita dalla curvatura, subcomandante"
"Se avessimo usato uno dei nostri falchi, saremmo quasi arrivati, ma vedremo di farci
bastare questa nave"
"Se mi consente" il secondo in comando si avvicinò al romulano "credo che questa nave
abbia abbattuto più navi nemiche di qualsiasi vascello romulano in questo settore, quindi
non sottovaluti la Fearless"
Liven fece un sorriso, quasi tirato, in risposta a Khish "vedremo se saprà mantenere la
propria nomea"



Deep Space 16 Gamma - Infermeria - 01 aprile 2392 - Ore 16:42

"Diciassette minuti!" Sonx guardava Riccardi "Non avevo mai impiegato diciassette minuti
per far rinsavire un pazienze... almeno un paziente vivo!"
"Non importa dottore, è in grado di parlare?"
"Gli dia ancora un minuto, e si sarà ripreso quel tanto che basta, io passo in laboratorio
analisi voglio capire che razza di tossina è questa" così dicendo indicò alcuni vetrini di
campioni che aveva recuperato durante il suo intervento.
Riccardi si avvicinò all'ufficiale scientifico "Tenente Wu, mi sente?"
L'uomo scosse ancora intontito la testa, poi aprì gli occhi "Comandante...?"
"Wu, cosa diavolo è successo?"
"Mi trovavo al pilone d'attracco 2, dovevo consegnare dell'attrezzatura per la Fearless.."
"Poi?" lo incalzò il capo della sicurezza
"Qualcosa o qualcuno mi ha colpito alle spalle, poi non ricordo altro, mi sono risvegliato
qui"
"Maledizione!" Imprecò Riccardi, premette il suo badge "Riccardi a ponte"
=^= Qui ponte, mi dica Comandante =^=
"Mettetevi subito in contatto con la Fearless, molto probabilmente hanno un clandestino
a bordo! Fatelo subito!"
=^= Si comandante =^=



Quadrante Gamma - Fearless - 01 aprile 2392 - Ore 16:41


*Ecco fatto! Stupidi alieni* Volot sistemò la consolle che aveva aperto *Ora siete muti e
sordi, tra poco sarete anche zoppi*
L'alieno richiamò la mappa della nave, individuò la sala motori, quella sarebbe stata più
difficile da manomettere ma aveva ancora tempo prima di raggiungere il sistema di Benghal.



Deep Space 16 Gamma - Ponte di Comando - 01 aprile 2392 - Ore 17:00


Riccardi era piazzato vicino al guardiamarina addetto alle comunicazioni.
"Allora è riuscito a ristabilire il contatto?"
"No, signore niente da fare abbiamo provato su tutte le frequenze ma nessuna risposta"
Il capo della sicurezza batté un pugno sulla consolle.
"Riccardi non è così che risolverà i problemi" la Spini era comparsa sul ponte mantenendo
la sua solita calma "E' sicuro che ci sia qualche ospite non invitato sulla Fearless?"
"Non ne ho la certezza, ma il fatto che non rispondano alle nostre chiamate mi fa
preoccupare, credo sia il caso di mandare qualcun'altro ad indagare"
"Ne parlerò con l'ambasciatrice T'Lani e gli altri ambasciatori, per ora non voglio che
questa notizia esca da questo ponte, siamo intesi?"
"Sì, signore" rispose all'unisono l'intero equipaggio presente sul ponte.



Quadrante Gamma - Fearless - 01 aprile 2392 - Ore 17:12


"Signore" il guardiamarina chiamò Shivhek "la diagnostica dei sistemi mi segnala problemi
al sistema di comunicazione"
"Ha provato con una diagnostica di secondo livello?" chiese il vulcaniano
"Sì poi sono passato ad un terzo, ho anche tentato di comunicare con la Flotta ma nulla,
a quanto pare il problema è sia in ricezione che trasmissione"
"Individui il problema, sicuramente è saltato qualche sistema secondario, vediamo di
trovare il guasto e prepariamo una squadra, non possiamo permetterci di rimanere senza
comunicazioni"
Khish si avvicinò ai due e quasi sussurrando chiese "Problemi?"
"Il sistema di comunicazione, forse è saltata qualche connessione"
"Provvedete" l'andoriano si riportò alla destra del subcomandante nello stesso istante
un'esplosione investì diverse consolle, le luci della plancia si spensero subito
sostituite da quelle di emergenza.
"Rapporto!" urlò Chelak
Shivhek si rialzò dopo essere stato sbattuto a terra dall'esplosione, si portò alla
consolle più vicina ed iniziò a digitare comandi "Abbiamo perso la gondola di sinistra,
quella di destra sta compensando ma c'e' un calo di energia in sala macchine, il
quaranta percento dei sistemi di armi e scudi sono disabilitati"
Una seconda esplosione.
Il vulcaniano era nuovamente tramortito "Abbiamo perso anche la gondola di destra!Siamo
alla deriva!"


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13.05 - Alla deriva...

Autore: Tenente Shanja Xar

Deep Space 16 Gamma - Sala Riunioni- 01 aprile 2392 -
Ore 18:00


"Allora Comandante Riccardi, ci aggiorni sulla situazione."

Ordinò la Spini, tutti gli ufficiali presenti alla riunione d'emergenza
convocata pochi minuti prima, e gli ambasciatori, si volsero verso di
lui che digitando sul suo padd inviò allo schermo le informaizoni che
aveva:
"La Fearless ha perso i contatti con noi, e dopo l'esplosione
avvenuta abbiamo ragione di credere che siano alla deriva nello spazio
e completamente soli. Abbiamo controollato la documentazione in nostro
possesso di tutto il personale e degli ospiti nella stazione, e uno
solo, non corrisponde, questo soggetto qui - disse indicando lo
schermo- vi ricorda qualcuno?" domandò quasi ironico.
"Il branco!"
mormorò Shanja senza nascondere la preuccupazione nella voce: non
bastava il problema legale con il Trill... (ex di Xar oltretutto) ora
ci voleva anche Khish alla deriva nello spazio chissà dove e forse
ferito... scosse la testa e scacciò l''apprensione che la attanagliava
risoluta.
"A quanto pare... siamo incappati di nuovo in loro... le armi
trovate, in fondo ce lo avevano detto, ma questo conferma che dietro a
tutto ci sono loro..." disse la Spini.
"Sì, ma... cosa vogliono?"
domandò il dottore.
"Che non troviamo qualcosa, è evidente... non
sappiamo ancora cosa però." disse K'ood, anche lui preoccupato vista
la presenza della dottoressa Stern a bordo della Fearless.
"Forse hanno
a che fare con l'attacco alla base Romulana..." azzardò Lamak.
"E forse
il loro esercito è ben nascosto, da qualche parte sul pianeta, e la
base romulana rovinava i loro piani." concluse Riccardi.
"Queste sono
solo congetture signori, dovremmo concentrarci su quello che possiamo
fare al momento per recuperare la navetta." disse T'lani calma.
"Giusto
ambasciatrice: direi di mandare un paio di navi a soccorrere i nostri,
magari con un paio di navi da appoggio in caso di attacco." disse
K'ood.
"Forse quattro navi in soccorso di una sono troppe, ma una della
federazione e un falco Romulano in appoggio potrebbe essere un'idea."
Disse Lamak.
"Signori vi ringrazio, cerchiamo di organizzare al meglio
la cosa: Riccardi, procuri l'ultima posizione certa della Fearless, e
organizzi la spedizione. Sono sicura che i nostri ufficiali si stanno
già organizzando per lasciare delle tracce e per sopravvivere fino
all'arrivo dei soccorsi." disse la Spini, guardando le facce
preoccupate dei presenti.
"Comandante Xar, rimanga per favore devo
chiederle una cosa." disse poi la Spini rivolgendosi a Shanja, mentre
gli altri si alzavano.



Quadrante Gamma - Fearless - 01 aprile 2392 -
Ore 18.15


"Allora dottoressa?" Domandò Khish alla Stern guardando
preoccupato Shivhek che faticava a rinvenire.
"Ecco, ora si riprende,
ha preso una bella botta comandante, gli dia tempo." mormorò la donna
mentre esaminava l'ufficiale con il suo tricorder.
"Sì certo, ha
ragione, mi scusi. E' che ho bisogno di lui vista la situazione..."
sussurrò per non farsi sentire dall'equipaggio.
"Non si fida di nessuno
ora, vero?" sussurrò di rimando la Stern.
"Esattamente, prima dobbiamo
trovare il sabotatore... perché sono sicuro che c'è stato un
sabotaggio, avevo controllato poche ore fa e tutto funzionava a
meraviglia." disse stizzito.
"Penso anche io che ci sia un sabotatore a
bordo, solo che non sappiamo chi sia."
"Io forse ho una mezza idea di
chi potrebbe essere, ma non lo vedo in plancia, e non posso andarmene
se Shivhek non si riprende."
"Capisco. Mi dia ancora un paio di
minuti."
"Si signora, grazie." Disse Khish alzandosi e guardando il
comandante Liven.
Si fissarono seri per un po' poi si appartarono e
Khish espresse le sue perplessità in merito alla situazione.
Liven
annuì e confermò i dubbi dell'Andoriano.
"Che facciamo ora?" Domandò il
Romulano guardandosi intorno per cercare di individuare qualunque
fisionomia che non gli fosse familiare.
"Cerchiamo di rimanere vivi,
comandante e magari... rilasciamo dei segnali per l'arrivo dei nostri."

"E se il sabotatore fosse ancora all'opera?"
"Tendiamogli una trappola
comandante." sogghignò l'Andoriano tornando verso Shivhek che iniziava
a dar segni di ripresa.

Intanto dentro la stiva di carico Volot
cercava di comunicare con i suoi invano, l'esplosione aveva mandato in
tilt anche il suo comunicatore: era solo anche lui, almeno per il
momento.
"Il mio sacrificio non sarà invano." mormorò tra sé pensando a
che altro fare per dare il colpo di grazia alla missione.


Deep Space 16 Gamma - Sezione sicurezza - Ore 1835

"Xar, gentile a venire a
trovarmi." disse Kiro Ayn alzandosi dal giaciglio.
"Non è proprio una
visita di cortesia, vengo per conto del capitano. Hai detto che tu non
sapevi nulla della merce trovata nella tua stiva...."
"Vero, e come ti
ho detto era stata controllata due volte."
"Da una nave della
federazione, anche, giusto?"
"Sì, te l'ho detto."
"Hai visto qualcuno a
bordo o hai preso qualcuno come equipaggio che aveva queste sembianze?"
domandò mostrando l'immagine estratta da Riccardi, con il suo padd.

"No... io... questo non fa parte del mio equipaggio... ne sono certo.
Però... è come se lo avessi già visto da qualche parte... aspetta..."

Il Trill scosse la testa socchiudendo gli occhi, come per mettere a
fuoco un ricordo.
"So che l'ho già visto, ma non ricordo dove. O
forse... forse non lui direttamente, ma qualcuno che gli assomigliava,
che aveva le stesse caratteristiche somatiche..."
"Più di uno?" domandò
Shanja deglutendo.
Il Trill aprì la bocca, poi annuì sospirando: "La
vedetta Federale... io sono sicuro che qualcuno di quella razza era in
quell'equipaggio..." mormorò sconcertato.


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13.06 - Salvate la Faerless!

Autore: Tenente Comandante Alessandro Riccardi

Deep Space 16-Sala comando- ore 20:00

Lo schermo principale si attivò di colpo restituendo l'immagine del tunnel spaziale in apertura. Poco dopo la Majestic uscì dal tunnel con la tipica maestosità e eleganza di una nave stellare di classe Nebula. Il vascello si allontanò rapidamente dal portale e si avvicinò alla stazione.
"Capitano, la Majestic è appena uscita dal tunnel spaziale." Annunciò l'ufficiale al tattico.
"Bene." Spini, si alzò dalla poltrona, raggiunse l'ufficiale alle comunicazioni e disse: "Augurate alla Majestic buon viaggio e buona fortuna."
"Sì, capitano."
La Majestic virò a dritta, raggiunse tutto impulso e, quando fu sufficiente lontana, entrò in curvatura.



Deep Space 16-Sala riunioni- ore 19:13

Il comandante Riccardi e il dottor Sonx entrarono a riunione finita. Si sedettero sul lato più corto del lungo tavolo, ansiosi di conoscere l'esito dell'incontro.
Dopo alcuni istanti di silenzio Spini disse: "Hanno approvato."
"Bene." Rispose l'ufficiale tattico cercando di nascondere la propria soddisfazione.
T'Lani annuì e, osservando attentamente i due ufficiali, disse: "Gli ambasciatori hanno avuto alcune perplessità ma hanno convenuto che il piano di salvataggio proposto ha buone possibilità di riuscita. Il problema è trovare una nave federale da usare per la missione."
"Come nave appoggio suggerirei la Majestic." Disse Spini poi, digitando alcuni comandi sul d-padd, aggiunse: " Attualmente è rientrata su DS9 dopo una missione nelle Badlands. Contatterò al più presto il comando di flotta e chiederò di assegnare la Majestic alla missione di salvataggio." Il capitano Spini attese alcuni secondi poi, rivolta verso l'ufficiale medico capo, aggiunse: " Dottore, lei salirà a bordo della Majestic come rinforzo ai medici della nave. Non sappiamo se sulla Faerless ci sono ferititi gravi, ma preferisco essere prudente."
"Si capitano." Rispose prontamente Sonx.
"Comandante Riccardi, voglio che lei accompagni la scorta della Majestic . Voglio che ricordi loro che questa è una missione di salvataggio e nient'altro." Aggiunse il capitano Spini.
"Sì, ricevuto."
"Bene, ora andate. C'è una navetta che parte per DS9 tra circa 10 minuti. Buona fortuna."


Uss Faerless - Plancia- ore 19:13

"Come si sente?" Chiese Kish chino sull'ingegnere.
"Devo aver preso un forte colpo... anzi due." Rispose pacatamente Shivhek mentre cercava di rimettersi in piedi aiutato dalla dottoressa Stern.
"Non faccia sforzi eccesivi." Si raccomandò la dottoressa.
"Si certo." Rispose l'ingegnere mettendosi a sedere contro una paratia. Poi puntò un piede a terra e facendosi leva cercò di alzarsi. Il primo tentativo andò a vuoto, ma prima che la dottoressa o l'andoriano potessero intervenire, il vulcaniano riprovò con successo. Shivhek barcollò leggermente ma recuperò quasi subito l'equilibro.
"Qual è la situazione?"
Kish rimase sorpreso della capacità di recupero del collega, poi indicando la plancia, disse: "Siamo stati sabotati. I sistemi primari e secondari sono attualmente fuori uso. Stiamo cercando il sabotatore. "
"Cosa devo fare?"
"Voglio che tieni sotto controllo la pancia e che cerchi di rimettere in funzione qualche sistema. Io e il sub comandante Liven cercheremo il sabotatore."
La dottoressa Stern s'intromise nel discorso dicendo: "Si fida di quel romulano?"
"No. Ma, vista la situazione non abbiamo scelta." Rispose Kish, poi puntando le antenne verso la dottoressa, aggiunse:" Dottoressa, la faccio subito scortare in infermeria... l'equipaggio ha bisogno dei suoi servizi medici."
"Lo so, andiamo allora." Rispose pragmatica Stern.
Shivhek aveva approfittato della discussione tra la dottoressa e Kish per riattivare un monitor accanto a lui e visualizzò lo stato dei sistemi della nave. In poco tempo si fece un'idea dello stato della nave e, quando i due finirono di parlare, disse: "Ci sono danni estesi, inizio subito una diagnostica più approfondita per valutare i malfunzionamenti."
"Bene." Rispose Kish compiaciuto dall'efficienza del vulcaniano. "E' un piacere riaverla di nuovo fra noi."
Detto ciò l'andoriano e la dottoressa Stern uscirono dalla plancia seguiti dal sub comandante Liven.


Nave Romulana - Plancia- ore 20:00

Riccardi era a disagio. Non per la presenza degli ufficiali romulani, anzi stava ammirando la rapidità e l'efficienza con cui gestivano la nave da guerra. Ad infastidirlo era il silenzio e la strana atmosfera cupa che si respirava sulla plancia della nave occultata. Si sentiva come se fosse stato assegnato a uno degli antichi sottomarini utilizzati sulla Terra. Aveva studiato queste antiche macchine da guerra durante un corso opzionale all'accademia della Flotta Stellare. L'istruttore aveva detto più volte che durante l'immersione anche il minimo rumore poteva essere fatale. La sua mente lucida gli suggeriva che si trovava su una nave stellare e che non c'erano cacciatorpedinieri nemici sopra il falco da guerra ma il suo inconscio lo tormentava con l'analogia sottomarino-nave da guerra occultata.
"Comandante?"
Riccardi non rispose.
"Comandante?" Lo incalzò il capitano Jerril, un vecchio lupo dello spazio.
"Ehm... sì mi dica, capitano." Rispose Riccardi riemergendo dai suoi pensieri.
Il romulano sorrise pazientemente, si alzò dalla poltrona e, facendo alcuni passi verso il visore, disse: "Siamo appena usciti dal tunnel spaziale."
Riccardi osservò lo schermo e, con la coda dell'occhio, gli parve di vedere DS16.
"Non vedo la Majestic."
Il capitano Jerril fece un gesto al navigatore il quale rispose prontamente: "La nave federale si trova alla nostra destra a circa 300 metri."
Riccardi annuì e, dopo alcuni istanti di esitazione, chiese: "Siamo riusciti a passare inosservati?"
"Ovviamente sì!" Rispose con eccessiva arroganza l'ufficiale addetto all'occultamento, poi voltandosi verso l'umano, aggiunse: "I dispositivi di occultamento romulani sono molto sofisticati."
Il capitano Jerril fulminò con lo sguardo il sottoposto, poi rivolto verso Riccardi spiegò: "L'occultamento ci sta mascherando molto efficacemente, inoltre eventuali emissioni residue sono mascherate dalla traccia energetica dalla Majestic."
Riccardi annuì, poi ripensando al modo in cui avevano lasciato DS9, sorrise. "Curioso il metodo che avete usato per lasciare la stazione."
Jerril contraccambiò al sorriso e, dirigendosi alla poltrona assieme al comandante, aggiunse:"Sì vero. Questa manovra è conosciuta come l'inganno alla remana. Si tiene una nave sempre occultata e, facendo occultare e disoccultare di continuo navi della stessa classe, si può far partire una nave senza che un potenziale avversario possa capire che una nave stellare è appena partita."
"Ingegnoso."
"Sì." Rispose il capitano sedendosi. " Ricorda il gioco terrestre delle tre carte."


Uss Majestic- Infermeria- ore 20:00

Il dottor Sonx entrò in infermeria a passi rapidi. Prontamente gli venne in contro l'ufficiale medico capo della Majestic, un dottore sui quarant'anni, alto e slanciato con qualche ruga sul visto e alcuni capelli bianchi.
"Ben arrivato dottore." Si presentò stringendogli affettuosamente la mano. "Sono il dottor Shaft."
"Grazie." Rispose Sonx leggermente imbarazzato dal troppo caloroso benvenuto."Io sono il dottor Sonx."
Il dottor Shaft mise una mano dietro la schiena del collega per invitarlo a entrare nel locale. "Pochi minuti fa ci hanno informato della missione, ma io e il mio staff siamo pronti a intervenire."
"Bene." Poi, notando una certa esitazione nel collega, Sonx aggiunse: "Ha qualche domanda?"
"Eh... sì." Rispose Shaft, poi schiarendosi la voce, aggiunse: "Abbiamo ricevuto l'ordine di soccorrere una nave stellare ma non ci hanno fornito informazioni dettagliate su cosa sia successo."
L'ufficiale medico capo della stazione annuì e, capendo i dubbi del collega, rispose:"Purtroppo non lo sappiamo anche noi. Non siamo riusciti a comunicare con la nave. L'equipaggio potrebbe essere gravemente ferito o illeso. Ed è per questo che sono stato inviato qui, sono il medico curante di quell'equipaggio e sono qui per aiutarvi nel caso in cui ci siano dei feriti gravi."
"Si capisco." Poi, per drammatizzare, Shaft aggiunse: "Speriamo che siano tutti illesi, almeno non avremo nulla da fare."
Tutti i medici e gli infermieri presenti scoppiarono a ridere.

Ambasciata Romulana - Ufficio dell'ambasciatore Lamak - ore 20:00

Lamak era davanti alla finestra del suo studio. Per una strana coincidenza vide la Majestic uscire dal tunnel spaziale ed entrare in curvatura. Cercò in tutti i modi di vedere il falco da guerra ma, a causa dell'occultamento, non vide nulla.
"Pensieri?" Gli chiese una voce femminile e famigliare.
"Sì." Rispose il romulano voltandosi verso Rain.
"Temi che il piano di salvataggio possa fallire?"
"No, la nave federale è in grado di recuperare la Faerless e in caso di problemi il nostro incrociatore fornirà fuoco di copertura."
"Il capitano Jerril potrebbe non rispettare gli ordini che tu gli hai dato." Propose Rain.
"No." Rispose il romulano avvicinandosi alla moglie. "Gli ho dato ordini molto precisi."
Rain si avvicinò al marito e lo abbracciò. "Temi la conseguenza dei tuoi ordini?"
"Sì, in parte sì." Il romulano guardò dritto negli occhi la moglie e, ricambiando all'abbraccio, aggiunse: "Spero che questa situazione finisca al più preso."


Uss Faerless - Stiva 1- ore 20:20

Khish era meravigliato. Il comandante Liven stava dimostrando una notevole capacità tattica abbinata ad un'elevata capacità di dirigere una caccia all'uomo. In poco tempo aveva individuato i possibili nascondigli del sabotatore e, con metodo e istinto, era riuscito ad escluderli tutti tranne uno. Solo una cosa infastidiva l'andoriano: Liven si stava muovendo con troppa facilità e sembrava che conoscesse troppo bene una nave stellare di classe Defiant. Si appuntò a mente di informare il capitano Spini.
"Pronto?" Chiese Liven appostato accanto alla porta d'accesso alla stiva 1.
"Sì." Rispose l'andoriano stringendo a sé il phaser.
"Le squadre di sicurezza stanno bloccando tutte le uscite, è nostro!"
Il romulano aspetto che i federali si schierassero, poi, con un gesto fulminò, aprì la porta ed entrò rapidamente seguito da Khish e da 4 sottoufficiali.
Khish prese posizione dietro una cassa vicino all'entrata, con la coda dell'occhio vide un umanoide muoversi rapidamente verso un riparo: doveva essere il sabotatore. Prese la mira e urlò: "Alto là. Fermo o sparo."
L'umanoide accelerò la corsa verso il riparo ma fu investito quasi subito da una scarica di phaser.
"Abbiamo il sabotatore. Ora non ci resta che interrogarlo." Disse Liven ponendo nella fondina il suo phaser.


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13.07 - Le armi di agosto

Autore: Ambasciatore Romulano Lamak K'Jad D'Kran

USS Majestic, infermeria - 1° aprile 2392, ore 21:50

Volot rinvenne circa novanta minuti più tardi e la prima cosa che vide furono due figure in camice da chirurgo che si affaccendavano attorno al suo letto.
Ancora sotto gli effetti dell'anestesia com'era non gli riusciva di mettere a fuoco i dettagli della scena nella penombra dell'infermeria.
"Come si sente?" chiese una voce, in lingua uriana.
"Io... Cosa mi è successo?" rispose nella stessa lingua il prigioniero.
"E' rimasto coinvolto nell'esplosione di una paratia, non si ricorda? Beh, certo, è comprensibile visto la botta che ha rimediato..."
"Cosa?" rispose Volot, con voce impastata da ubriaco "No, io stavo solo..."
si interruppe spalancando gli occhi, mentre sul suo volto si dipingeva un'espressione orripilata.
*Fregato!* esultò il subcomandante Liven. Farsi mandare via subspazio qualche frase in lingua uriana dal custode Borok si era rivelata una mossa azzeccata.
Certo, sapevano già che il loro ospite era un kroger, ma ora lui
avrebbe avuto l'impressione di essersi tradito da solo, come uno stupido, e questo lo avrebbe demoralizzato e reso nel contempo più collaborativo.
"E' finita per te, amico" gli disse l'ufficiale romulano tornando alla propria lingua "sappiamo chi sei e cosa hai fatto. E non darti pena di cercare il tuo dispositivo di terminazione alla base del collo" proseguì,notando che il prigioniero cercava di alzare un braccio "i nostri dottori lo hanno reso in operativo mentre eri sedato. Quello che voglio sapere da te è cosa c'è di così importante su Benghal IV da far rischiare alla tua gente
una guerra con l'Impero Romulano e soprattutto quali difese avete
predisposto attorno al pianeta per tenerci lontano."
"Volot, ered'Harad, quarta haradai, secondo branco. Non ho altro da dire."
*Secondo branco? Ma quanti ne hanno?* si chiese il romulano "E' un po' tardi per recitare questa parte, sai? Per come la vedo io sei in un bel guaio. Sei stato trovato con addosso un'uniforme che non è la tua, imbarcato illegalmente su una nave stellare che hai sabotato, e questo a poche
settimane di distanza da un attacco immotivato che ha distrutto una nostra colonia. Nella migliore delle ipotesi passerai in una prigione romulana il resto della tua vita. Nella peggiore verrai giustiziato come spia.
E prima di tutto questo le droghe dei nostri dottori" uno dei chirurghi si avvicinò
maneggiando un ipospray "ti renderanno ansioso di dirci tutto quello che sai
Sii serio, nessuno può resistere se viene interrogato in queste condizioni.
Se collabori, vivrai, e forse riuscirai anche a tornare a casa potremmo
perfino dire al tuo governo che hai fornito informazioni solo sotto
l'influsso di droghe, in modo che tu non abbia a temere ritorsioni. Se non
collabori, morirai a seguito delle conseguenze del tuo sabotaggio."
Volot scosse la testa, cercando di ricordare cosa gli imponeva il dovere. La
combinazione di paura e stordimento causato dall'anestesia gli rendeva
difficile stabilire come comportarsi, e non era da escludere, si disse, che
gli alieni non avessero già usato qualcuna delle loro droghe contro di lui.
Inoltre non era addestrato a resistere a questo tipo di interrogatorio
psicologico. I suoi istruttori su Uria gli avevano sempre detto che se un
impuro lo avesse catturato gli avrebbe inflitto atroci torture fisiche per
estorcergli informazioni, e lo avevano preparato a resistere al dolore, ma
non a una voce gentile. "Ho famiglia" mormorò, quasi tra sé.
"Crede che il suo governo se la prenda con tutte le famiglie dei suoi
soldati che falliscono una missione?" chiese il romulano, addolcendo appena
la voce "se così fosse presto non ci sarebbe nessuno disposto a indossare
un'uniforme." Il kroger lo guardò smarrito e Liven sorrise. Presto gli
'anestetici' avrebbero fatto effetto, e lui pacatamente, con dolcezza,
avrebbe ottenuto le informazioni che gli servivano. Senza la benché minima
violenza. In effetti, nonostante le numerose dicerie sulla brutalità degli
interrogatori romulani - alle quali evidentemente credeva anche il suo
equipaggio, a giudicare dagli sguardi che gli erano stati rivolti quando
aveva annunciato l'intenzione di interrogare personalmente il kroger - non
gli era mai capitato di malmenare un prigioniero e, anzi, disprezzava coloro
che ricorrevano a simili metodi, ritenendoli dei dilettanti che non si
rendevano conto di ottenere in quel modo informazioni come minimo dubbie e
inaffidabili.
Lui invece era un professionista, e avrebbe mostrato ai federali di cos'era
capace.

DS 16 Gamma, sala riunioni - 2 aprile 2392, ore 07:54

Sherja Spini era arrivata come sempre per prima in sala riunioni, e ora
stava ingannando il tempo in attesa dell'arrivo degli altri partecipanti
alla riunione rileggendo i sommari rapporti redatti dai suoi ufficiali
subito dopo essere rientrati sulla stazione. Doveva ammettere che
inizialmente non era stata entusiasta all'idea che il suo nuovo primo
ufficiale romulano avesse deciso di interrogare il kroger, ma si rendeva
conto che era Liven l'ufficiale al comando della Fearless in quel momento e
se lo avesse scavalcato minando la sua autorità i successivi due anni di
convivenza sulla stazione sarebbero stati oltremodo... problematici. Sia il
dottor Sonx che la dottoressa Stern però erano stati presenti al colloquio
ed entrambi giuravano che Volot non era stato maltrattato in alcun modo.
Certo, dopo essere stato stordito dai phaser non era al massimo della forma,
certo, l'anestetico che avevano usato per mantenerlo sedato mentre la
Majestic li raggiungeva era piuttosto forte e forse non strettamente
necessario, ma in ogni caso non erano stati commessi abusi.
Ora il kroger stava smaltendo gli ultimi postumi dell'anestesia in una cella
e la Fearless era in riparazione e secondo Shivhek sarebbe stata nuovamente
operativa entro trenta ore. A questo punto restava solo da decidere quali
sarebbero state le loro prossime mosse. Lamak avrebbe preteso risposte in
merito al contrabbando di armi - non dubitava che Liven lo avesse già
informato in proposito, in un modo o nell'altro - che era stato la causa
dell'attacco kroger alla colonia romulana.
La donna si concesse uno sbuffo tra l'ironico e lo spazientito. Era già la
seconda volta che i contrabbandieri minacciavano di scatenare una crisi
diplomatica tra la Federazione e l'Impero Romulano Lamak aveva spostato il
capitano della prima nave, forse poteva convincerlo ad adottare il secondo..


DS 16 Gamma, ambasciata romulana - 4 ore prima

"E così stiamo rischiando una guerra per colpa di qualche cassa di armi?"
chiese l'ambasciatore, non sicuro di aver capito bene.
"A quanto pare sì, eccellenza" rispose Liven "Benghal IV era usato dai
kroger come luogo d'incontro. Le armi provenienti dal tunnel spaziale
venivano scaricate sul pianeta da dove venivano poi prelevate da altre navi
provenienti da Uria."
"Allora deve parlare quanto prima con il contrabbandiere che i federali
hanno in custodia. Senza dubbio riuscirà a farlo parlare."
"Con tutto il rispetto, eccellenza, ne dubito. Secondo quanto ci ha riferito
il prigioniero, questo equipaggio era inconsapevole del carico che
trasportava: dopo il clamore causato dall'attacco alla nostra colonia, i
contrabbandieri hanno pensato che questo sistema fosse più sicuro. In
realtà" proseguì il subcomandante in tono vagamente ironico "l'equipaggio di
quella nave deve probabilmente la vita all'efficienza del comandante
Riccardi nel suo lavoro. Non dubito infatti che se le armi non fossero state
scoperte anche loro sarebbero stati vittime di un misterioso attacco nello
spazio profondo."
"Ed è sicuro che le informazioni che le ha dato quel kroger fossero
attendibili?"
Liven si concesse un sorriso tirato "Date le sue condizioni ritengo
improbabile che sia riuscito ad inventarsi una storia coerente, quindi sì,
le informazioni sono attendibili. Il prigioniero ha anche confermato la
presenza di prigionieri romulani su Uria. Non so dirle se tra loro ci sia
l'ufficiale che le interessa."
Lamak ringraziò il suo interlocutore e lo osservò uscire dall'ufficio,
quindi si alzò e prese a camminare avanti e indietro davanti alle finestre
*Dei fottuti contrabbandieri! E proprio sotto al naso dei federali! E ora
come faccio a tenere a freno Sellok?!*

DS 16 Gamma, ambasciata klingon - contemporaneamente

"C'ERA CHI?!" Il ruggito di K'ooD, che avrebbe fatto tremare più di un
guerriero avvezzo agli orrori della guerra, non intacco minimamente
l'imperturbabilità del suo interlocutore. Se non fosse stato ad anni luce di
distanza, l'ambasciatore avrebbe seriamente considerato l'eventualità di
aprirgli la testa a pugni.
=^= Un operativo del Pegh'Jad =^=
"E che diavolo ci faceva un agente dei nostri servizi su di una colonia
scientifica romulana ai confini dello spazio?!"
=^=Raccoglieva informazioni.=^= fu la succinta risposta. Con poche brevi
frasi, l'ufficiale dei servizi klingon informò il suo interlocutore sulla
situazione. I carichi di armi diretti verso Uria scoperti per puro caso da
uno sparviero, l'apparente inerzia dei servizi federali e infine la
decisione dei romulani di impiantare una colonia proprio nel luogo scelto
dai contrabbandieri per lo scambio. =^=A causa dei campi minati non potevamo
sapere se le armi fossero destinate ai kroger o agli uriani, ma certo la
scelta del pianeta era sospetta, quindi abbiamo mandato qualcuno ad
indagare=^=
"Per essere certi che i romulani non stessero cercando di armare gli uriani
a nostra insaputa" interiormente K'ooD dovette riconoscere che i sospetti
dell'alto comando klingon non erano privi di logica: con una colonia sul
punto di scambio e un primo ufficiale romulano sulla stazione i sangueverde
sarebbero stati nella posizione ideale per tentare un colpo del genere "E
non avete pensato di informarmi? Se l'avessi saputo mi sarei mosso subito
dopo l'attacco per cercare il nostro uomo!"
=^=Abbiamo perso i contatti con lui dal giorno dell'attacco probabilmente è
morto=^=
"Probabilmente, eh? E cosa succede se i federali o i romulani trovano il suo
corpo e scoprono che è un klingon? E se invece non fosse morto e a scoprire
la sua identità fossero i kroger? Vi rendete conto in che razza di guaio
avete cacciato l'impero?!" K'ooD chiuse con un pugno la comunicazione. La
cantonata presa dal Pegh'Jad rischiava di essere disastrosa quanto quella
presa in occasione dell'invasione di Cardassia.

DS 16 Gamma, sala riunioni - ore 08:05

Dal modo in cui T'Lani entrò nella sala, nessuno degli altri partecipanti
alla riunione avrebbe potuto capire quanto fosse difficile la partita che si
accingeva a giocare la scoperta che la crisi attuale era stata almeno
parzialmente causata dall'incapacità della Flotta Stellare e della
Federazione di individuare e arrestare tempestivamente i contrabbandieri
kroger, cosa che la metteva in una posizione destramente delicata. Sapeva
che Lamak avrebbe presto preso la parola per annunciare loro che la flotta
romulana avrebbe attraversato quanto prima il tunnel spaziale diretta al
pianeta Uria. Per quanto fosse contrario a questa linea di condotta - e
conoscendolo la vulcaniana era fermamente convinta della sua contrarietà -
sapeva fin troppo bene che se si fosse rifiutato di assecondare i suoi
superiori questi lo avrebbero semplicemente rimosso mettendo al suo posto un
sostituto temporaneo che non sarebbe stato altro che il loro pappagallo.
Raggiunto il suo posto, si sedette. Se voleva evitare una guerra doveva
prendere subito la parola e convincere sia Lamak che K'ooD a seguire i suoi
consigli. Era la sua unica e ultima possibilità.
Con un sospiro impercettibile, chiese la parola al capitano Spini e iniziò
ad esporre il suo piano.


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13.08 - I suoni del silenzio

Autore: Ambasciatore Federale T'Lani

Hello darkness my old friend,
I\'ve come to talk with you again
Because a vision softly creeping
left it\'s seeds while I was sleeping
And the vision that was planted in my brain
still remains, within the sounds of silence


Deep Space 16 Gamma
Corridoio alloggi
2 aprile 2392 - ore 02:30 del mattino



Il corridoio alloggi era oscuro e deserto, a quell\'ora. Il comandante
Shivhek lo percorreva a grandi passi, sentendo risuonare
sull\'impiantito i tacchi dei propri stivali. Avrebbe preferito
rimanere a controllare le operazioni di riparazione sulla Fearless, ma
il dottor Sonx, coadiuvato per l\'occasione dal medico della Majestic,
aveva apertamente minacciato di sollevarlo dall\'incarico se non avesse
rispettato i turni di riposo del personale. O meglio, il suo turno di
riposo. Aveva dovuto quindi lasciare il lavoro nelle mani dei suoi
sottoposti del terzo turno, per dirigersi verso l\'alloggio.
Arrivò alla porta, armeggiò con l\'apertura, quindi entrò. Shanira
doveva trovarsi ancora sulla nave che la stava trasportando verso
Tanos VII, ma il suo profumo impregnava ancora le stanze in cui aveva
abitato. Entrando, aveva quasi l\'impressione che l\'avrebbe trovata a
dormire nella loro stanza, come era successo tante volte negli anni
del loro matrimonio.
Forse avrebbe dovuto cambiare alloggio, pensò. Un posto un po\' più
piccolo, adatto al suo recente celibato. O futuro celibato, visto che
ancora non gli erano arrivate notizie da avvocati.
Si ripromise di parlarne al primo ufficiale. Liven probabilmente non
ne avrebbe compreso il motivo, ma appunto per quello non avrebbe avuto
ragioni di negargli il trasloco.
Perse un istante per sfilarsi gli stivali, quindi si distese sul letto.
Ricordava gli ordini del consigliere Xar. Martedì avrebbe dovuto dirle
di non avere avuto tempo di...
Si interruppe. Sapeva che sarebbe stata una menzogna. Peggio ancora,
il consigliere avrebbe capito che si trattava di una menzogna... Anche
il consigliere Xar, come il dottor Sonx, aveva il potere di sollevarlo
dal proprio incarico. Con la differenza che, dopo un rapporto del
consigliere, sarebbe stato molto più difficile ritornare in servizio
che dopo una sospensione per ragioni mediche.
Sospirò. Si era abituato a respingere in un angolo recondito della sua
mente il pensiero della donna che gli era costata così tanto.
Si alzò, andando a prendere un DiPad. Gli ordini erano quelli di
annotare tutti i ricordi che associava a Gladia.
Le ore che avevano passato chini sulla ricostruzione olografica
dell\'androide. Il colore dei suoi capelli, il gesto distratto con cui
scostava una ciocca caduta di fronte agli occhi. Il bacio che aveva
rubato alle sue labbra...
Congiunse le dita di fronte a sé. Visualizzò mentalmente una struttura
armonica e cominciò a pronunciare le formule rituali:
"La logica è il fondamento della funzione. La funzione è l\'essenza del
controllo. Io possiedo il controllo..."
La struttura si aprì come un fiore dai colori brillanti, ed iniziò a
ruotare su sé stesso, mostrando ogni angolo dei suoi ragionamenti.
"Io possiedo il controllo..." - mormorò. Il fiore era la sua mente, i
suoi pensieri che si concatenavano e si incastravano in logica
perfetta secondo linee assolutamente razionali.
"Io possiedo il controllo..." - ripeté.
Le linee si fusero in una nuova struttura. La sua mente scivolò
frugando fra i ricordi. Infine arrivò al volto di Gladia, ma stavolta
era preparato ad affrontarlo. Doveva affrontarlo.
Provò un tepore dolce, simile a quello di una giornata d\'estate su
Vulcano. Ma non era Vulcano. Il cielo era di un azzurro profondo,
quasi turchese in fondo, vicino all\'orizzonte, dove si congiungeva
con il mare. La luce lo abbacinò, ed istintivamente chiuse le doppie
palpebre per proteggere gli occhi.
*Si, in questo settore del pianeta è piena estate - sentì la voce
risuonare dentro di sé. Si voltò, riaprendo gli occhi. Di fronte a sé
c\'era il volto grave dell\'androide Giskaard - Ma non possiamo restare
qui, Gladia. Siamo in pericolo...*


02 aprile 2392 - ore 02:30 del mattino
Nave romulana

Da qualche parte nel sistema Benghal



Ci sono silenzi di molti tipi. C\'è un silenzio dell\'efficienza, che sa
di concentrazione e di orgoglio. Il capitano Jerril lo amava, al punto
da farne quasi il distintivo del personale che sceglieva per la sua
plancia. Anche il federale se ne era accorto quando era stato ospite a
bordo, ricordò Jerril, non senza una punta di compiacimento.
Ma c\'erano silenzi anche di altro tipo, come quello che stava udendo,
adesso, nella sua plancia. Un silenzio tombale, piombato nel momento
in cui era comparso sullo schermo quel mondo morto e inospitale. Morto
come i cadaveri che avevano dovuto raccogliere durante la loro prima
missione su quella rotta e che, Jerril ne era sicuro, in quel momento
stavano occupando le menti di tutti i membri del suo equipaggio. Forse
aveva sbagliato a non tornare indietro insieme alla Majestic ed alla
Fearless. L\'umore dell\'equipaggio sarebbe stato migliore con la
prospettiva di una facile licenza su una Base dei federali. Ed anche
il suo.
Ma aveva resistito alla tentazione. I suoi ordini erano abbastanza
ambigui da permettergli di fare una ricognizione più approfondita di
quella che avevano eseguito durante la prima missione, quando avevano
recuperato i corpi. In effetti, c\'era molto che gli sfuggiva, in quel
maledetto planetoide, rifletté.
Perché, si chiese, il Senato Romulano aveva deciso di mettere una Base
scientifica proprio su quel pianeta? E poi...
"C\'è una traccia"
Jerril sobbalzò. Si girò verso la persona che aveva parlato.
"Che genere di traccia, Osha?"
La ragazza alzò gli occhi dalla consolle scientifica, un po\'
imbarazzata dal fatto di aver attirato gli sguardi di tutti.
"Una traccia di curvatura"
Jerril cercò conferma negli occhi del tattico, che però scosse la testa:
"Non ci sono navi sui sensori"
"Non è sui sensori a corto raggio - disse Osha - Qualcosa si sta
allontanando dal pianeta, a velocità curvatura 3.2..." -
Il tattico mosse le dita sulla tastiera del suo terminale e si irrigidì:
"Confermo. E\' qualcosa di molto piccolo, quasi al limite della portata
dei sensori a lungo raggio... E si sta allontanando"
Jerril aggrottò la fronte. Non aveva partecipato allo scontro con il
Branco di qualche tempo prima, ma aveva letto i rapporti:
"Piccolo? Come un caccia, ad esempio?" - domandò, avvicinandosi alla
consolle scientifica.
"Quasi sicuramente, signore" - confermò il tattico. L\'uomo gettò
un\'occhiata di apprezzamento alla piccola collega al suo fianco, che
l\'accettò con un lieve sorriso.
La ragazza tornò a rivolgersi al capitano:
"Stavo ricalibrando i sensori per registrare le scie ioniche delle
navi intorno al pianeta, quando mi sono accorta che ce ne era una più
fresca delle altre... Eccola" - premette un pulsante e sullo schermo
il pianeta quasi scomparve dietro una nebbiolina di tracce biancastre.
La ragazza evidenziò un tracciato. Una doppia linea di un bianco più
brillante correva sull\'equatore del pianeta, per poi allontanarsi su
una rotta ellittica che si spingeva verso l\'esterno del sistema.
"Seguendola, ho trovato la traccia di curvatura" - continuò Osha.
*Come dicevano i terrestri? Il colpevole che torna sul luogo del
delitto...?* - pensò il capitano, permettendosi un sorriso cattivo.
"Non siamo mai usciti dall\'occultamento, quindi non possono essersi
accorti di noi. Seguiamoli, stando sempre appena al limite dei sensori
a lungo raggio - decise, facendo un cenno al timoniere - Vediamo dove
stanno andando..."
Si guardò intorno. Il silenzio teso di qualche istante prima era
sparito. Adesso, i volti del personale di plancia trasmettevano solo
determinazione.
*Bene - pensò - A caccia!*


Deep Space 16 Gamma
Sezione alloggi
2 aprile 2392 - ore 03:40 del mattino


Bolok, terzo custode di Uria, in esilio ormai da più di un anno dal
proprio pianeta, aveva compreso che per lui era arrivata la vecchiaia
nel momento in cui si era reso conto di avere molto meno bisogno di
dormire di quanto ne avesse avuto in gioventù. Le notti erano ormai
per lui una sequenza di brevi assopimenti, intervallati da veglie
tormentate da pensieri angosciosi.
In queste circostanze, preferiva alzarsi e andare a prendere al
replicatore una tisana dolce che beveva poi a piccoli sorsi seduto in
poltrona. Nell\'angusto alloggio che gli era stato assegnato non c\'era
la sua solita poltrona, ma quella che vi aveva trovato era abbastanza
comoda da sostituirla.
La tazza con la tisana scottava. Ne afferrò il manico usando un lembo
della sua vestaglia.
Si paralizzò, udendo il cicalino della porta.
Prese la precauzione di poggiare di nuovo la tazza all\'interno del
replicatore, prima di andare ad aprire.
Corrugò la fronte, riconoscendo l\'ambasciatrice T\'Lani:
"Vorrei parlarle, se non la disturbo" - disse la donna.
L\' uriano si fece da parte per farla entrare. Nell\'ombra del corridoio
colse un movimento e tutta una serie di pensieri cominciò a
turbinargli dentro.
L\'ambasciatrice andò a sedersi sulla poltrona. Bolok si appoggiò
lentamente sul bordo del letto:
"Come faceva a sapere che non dormivo? - domandò - Mi sta spiando?"
"Non è necessario. Prima di venire qui, ho fatto controllare
l\'assorbimento di energia nel suo alloggio. In una Base stellare, i
consumi di energia sono continuamente sotto controllo - accennò al
replicatore, sul quale era rimasta la tazza fumante - Da non credere
quanto consumi, vero? Per cosa, una tisana?"
Borok annuì, distrattamente:
"Ne gradisce una tazza?"
"Non adesso, grazie"
"A che cosa devo il piacere di questa visita... A quest\'ora?"
"Innanzi tutto, vorrei ringraziarla... - la voce di T\'Lani era bassa,
insinuante. C\'era qualcosa... Una sfumatura ironica? Probabilmente si
sbagliava: vulcaniani ed ironia non potevano esistere nella stessa
frase. Decise di non raccogliere:
"Ringraziarmi?" - disse.
"Per essere venuto qui, su Deep Space 16 non appena l\'abbiamo chiamata..."
"Non c\'è di che - si tranquillizzò Borok - Ho trascorso l\'ultimo anno
su Bajor: non è un viaggio così lungo. Quando ho saputo dei tober..."
- si interruppe - "E\' per questo che è venuta qui, stanotte? C\'è stato
qualcos\'altro? Un altro attacco del Branco?"
La vulcaniana scosse la testa:
"Non abbiamo notizie del Branco, a parte che sono stati i kroger ad
attaccare la base scientifica romulana - disse - "No. E\' dei tober che
voglio parlarle"
Borok si limitò a guardarla con aria interrogativa.
Le mani dell\'ambasciatrice si aggrapparono ai braccioli. Gli occhi
della donna si puntarono, neri e profondi direttamente nei suoi.
Scandì con precisione le parole:
"Dove sono stati replicati? - domandò - E soprattutto... Perché lo ha
fatto, Borok?"


02 aprile 2392 - ore 03:40 del mattino
Nave romulana


Silenzio. Il silenzio giusto, quello che sa di energia, popolato del
ronzio dei motori e dei sistemi di raffreddamento delle postazioni.
Jerril ricordava quando da ragazzo andava con suo padre a caccia nelle
montagne del suo paese: piano, per non far fuggire gli animali, con le
dita pronte a scattare sul pulsante di sparo. Suo padre non c'era più,
ma lui era di nuovo a caccia.
La preda, quel piccolo ricognitore, stava puntando direttamente verso
la fascia di asteroidi che il Branco aveva minato un anno prima.
Alzando lo sguardo verso lo schermo notò che adesso la scia ionica del
ricognitore iniziava a confondersi con altre dozzine di tracce
biancastre, per la maggior parte meno evidenti o meno fresche di
quella lasciata dalla loro preda.
"Passiamo in preallarme - ordinò - Questa zona di spazio sembra troppo
frequentata. Sicuramente, sono le tracce del passaggio di altri navi
nemiche"
Tuttavia, decise di ordinare al timoniere di impostare una rotta più
ravvicinata al caccia.
"Siamo in vista della fascia di asteroidi?" - domandò, senza
indirizzarsi a nessuno in particolare. Il tattico rispose mandando
l\'immagine degli asteroidi sullo schermo.
La nave era solo un piccolo punto luminescente sullo sfondo nero
punteggiato di masse rocciose, ed il tattico di sua iniziativa
ingrandì il particolare.
Il capitano Jerril tutto sommato provava una certa delusione. Per un
momento aveva sperato che seguendo il ricognitore, sarebbe riuscito a
scoprire qualcosa di più. Lamak non sarebbe stato contento, pensò il
capitano, strofinandosi rabbiosamente il mento con il pugno, e meno
ancora di lui il senatore... Per non parlare del Pretore. Certo,
avevano salvato la nave federale, ma non ne avevano ricavato alcun
vantaggio. Avrebbe dovuto catturare la nave nemica finché si fosse
trovata lontano dal Branco. Facendo parlare l\'equipaggio avrebbero
forse scoperto di più...
"Ma cosa stanno facendo?"
Jerril si strappò alle sue riflessioni con un moto di fastidio, ma si
accorse che tutto l\'equipaggio di plancia stava guardando verso lo
schermo centrale.
Il piccolo punto luminoso non era entrato nella fascia attraversando
il varco più grande, come avrebbe fatto qualsiasi capitano che tenesse
alla propria nave. Stava puntando una zona più intensamente popolata
di bolidi rocciosi, ad una velocità folle per una nave così piccola.
Jerril la vide improvvisamente scarrocciare a dritta per infilarsi in
uno stretto pertugio. Si rivoltò su sé stessa e corse per pochi
istanti quasi in parallelo alla fascia di asteroidi.
Jerril sbatté le palpebre perdendo il contatto visivo, ma poi il
ricognitore riemerse da dietro una massa rocciosa. Il caccia cabrò,
avvitandosi due volte come una danzatrice sulle punte e poi si bloccò,
in arresto totale, quasi ignorando le migliaia di rocce che la
circondavano.
Uno, due... Istintivamente Jerril contò i secondi.
La nave precipitava, senza energia, all\'interno della fascia di
asteroidi. Se si fossero accorti che loro erano lì? Li avrebbero
affrontati? Oppure avevano deciso per un suicidio rituale, non potendo
competere con le armi della loro nave?
Quattro. Cinque...
La nave ridiede energia. Pochi istanti dopo, era svanita.


Flashback
Luogo e tempo non definito



"Che cosa hai sentito, Giskaard?" - la voce proveniva da dentro di
lui, ma non era la sua. Non ebbe bisogno di udirla di nuovo per capire
che si trattava della voce di Gladia.
Si guardò le mani, non riconoscendole. Erano mani più piccole delle
sue. L\'abito che indossava era leggero, senza maniche, di una fattura
simile a quello che la donna aveva indossato su Deep Space 16.
"Non posso dirlo con precisione. Ma so che qualcuno, in mezzo a questa
folla, ci ha riconosciuto e ci sta sorvegliando"
Gladia si guardò intorno, istintivamente. Shivhek, dentro di lei,
assorbì le immagini di gruppi di giovani che ridevano appoggiati alla
ringhiera di una rotonda protesa sul mare, bambini che gridavano
rincorrendosi sulla battigia, anziani che chiacchieravano seduti ai
tavolini di un locale...
"Non capisco... - sussurrò Gladia - Come potrebbero averci trovato
qui? Non siamo su Uria, né..."
"Non lo so. Fidati di me" - Giskaard cercò di prenderla per mano, ma
lei si sottrasse:
"Non possiamo andare via. Dobbiamo aspettare Daneel" - protestò.
"Quando non ci troverà all'appuntamento, cercherà alla navetta - la
rassicurò l'androide ?? Andiamo, non possiamo restare qui"
Gladia dette un'ultima occhiata intorno. Si accorse che uno dei
giovani appoggiati alla ringhiera era vicino al gruppo, ma non parlava
con gli altri. Il ragazzo, con lunghi capelli biondi, alzò lo sguardo
verso di lei, poi subito si voltò. Lui, si disse Gladia. Lui, confermò
l'androide con lo sguardo.
"Hai ragione. Andiamo via"
Giskaard si mise alle spalle della donna, tenendosi sempre fra lei ed
il ragazzo biondo. Gladia voltandosi lo vide staccarsi dalla ringhiera
e muoversi rapidamente nella loro direzione. Con il cuore in gola,
Gladia superò di corsa i tavolini del locale, incespicando nel
deambulatore di un vecchio. Non perse tempo a scusarsi. Giskaard la
sostenne, quindi la guidò attraverso la siepe fiorita che separava il
locale dalla spiaggia, cercò l'angolo della strada coperta, ingombra
delle bancarelle del mercato.
"Ma chi è? Non è un kroger! - gridò Gladia. Le bancarelle offrivano
poco riparo. La strada era stretta, affollata di persone che si
fermavano all'improvviso a guardare e contrattare le merci. Il fiato
ansimante le riempiva i polmoni d'odore di spezie misto ad aria di
mare, zaffate di troppi respiri alieni, di frutta troppo matura - Non
è nemmeno uriano!"
"Potrebbe essersi fatto una plastica al viso, per confondersi con gli
alieni di questo pianeta"
"Se fosse un kroger, a quest'ora avrebbe già tirato fuori lo zaran!"
"Forse non ha lo zaran con sé - disse Giskaard - Comunque, non intendo
fermarmi a chiederglielo. Di qua!"
La folla stava trattenendo indietro l\'inseguitore. Gladia scivolò
agilmente fra le stoffe appese di un banco, chinandosi per infilarsi
nello stretto pertugio sotto le assi. Giskaard tirò le stoffe in modo
da offrire uno strano riparo.
"Lo senti ancora?" - sussurrò Gladia, sfinita.
L\'androide scosse la testa:
"C\'è troppa gente qui... Troppi pensieri. Non riesco..." - Gladia
vide l\'androide irrigidirsi - "Lo sento. Non è un uriano, è veramente
uno di qui. Sta pensando... Sta pensando..."
"Cosa?"
Il volto dell\'androide imitava a perfezione i tratti di un uriano. Per
Shivhek risultava difficile comprendere la forte emozione che emanava.
Forse era... Paura?
"Sta pensando che ci ha perso di vista, che deve ritrovarci, perché
siamo un pericolo"
"Noi?" - Gladia era stupita.
"Si, perché per lui non può essere una coincidenza se siamo qui, su
questo pianeta. Che la nostra presenza deve avere a che fare con la
fabbrica che i suoi amici stanno costruendo. Lui... Il suo gruppo...
Fanno affari con i kroger."
"Che tipo di fabbrica?"
Giskaard assentì, lentamente. Riaprì gli occhi.
"Una fabbrica di tober - disse - Forse il ragazzo sa dove si trova,
non sono riuscito a capirlo"
Gladia rabbrividì. L\'aria era calda, soffocante sotto il banco di
stoffe, ma Gladia si strinse le braccia attorno al corpo:
"E\' quasi buffo... Non lo avremmo mai scoperto se non ci avesse
braccato" - mormorò, sognante.
Giskaard la fissò:
"Cosa facciamo adesso, Gladia?"
Shivhek spalancò gli occhi, ritrovandosi di nuovo nel suo alloggio.
Sapeva che cosa aveva risposto Gladia: lo sapeva e non riusciva a
crederci. Eppure erano quelle le parole che aveva sussurrato
all\'orecchio dell\'androide, nascosta, in fuga dai kroger...
Risuonavano nella sua mente, come un\'eco lontana che non poteva
ignorare.
Gladia aveva detto:
"Dobbiamo distruggere la fabbrica"

Deep Space 16 Gamma
Alloggi
02 aprile 2392 - ore 03:42 del mattino



"Come?" - Borok sussultò.
"Mi ha sentito benissimo. Dove sono stati replicati quei tober? Su
Bajor? Su Cardassia?" - il cappuccio del mantello le era scivolato di
dosso. Sulle tempie brillavano le luci dei suoi impianti Borg:
"Mi sta accusando?"
"No. Le sto dando la possibilità di non essere arrestato come spia,
Borok - disse T\'Lani - Le sto dando la possibilità di non trascorrere
in una prigione quello che, ad una età come la sua, potrebbe essere
tutto il resto della vita. Non mi faccia il torto di continuare a
negare! So che è stato lei a far riprodurre quei tober. L\'unica cosa
che non so ancora, è la logica alla base delle sue scelte. I kroger
hanno minacciato qualche membro della sua famiglia? Perché si è
accordato con loro?"
"Non è vero! - protestò Borok, alzandosi in piedi - Sono venuto su
questa Base solo perché voi mi avete chiamato! E non resterò qui un
minuto di più, se l\'unico ringraziamento che ricevo è quello di venire
accusato di essere una spia!"
"Lei è tornato qui, certo. Ma non è stato perché noi l\'abbiamo
chiamata, Borok. Si è precipitato su Deep Space 16 perché ha saputo
che i tober, che erano stati fatti riprodurre da lei con tanta fatica
ed a caro prezzo nel quadrante Alfa, erano stati sequestrati ed erano
rimasti qui, su questa Base. E voleva recuperarli... Vero?"
"No! Non è vero!"
"Forse lei non è una spia... - insinuò T\'Lani - Forse è soltanto un
uomo disperato, che ha lasciato indietro degli individui che le sono
cari. Quando è stato contattato dai kroger?"
"IO NON SONO STATO CONTATTATO DA NESSUNO!" - urlò Borok - Meno che mai
dai kroger!"
T\'Lani lasciò cadere le sue parole. Da una tasca del mantello,
estrasse un oggetto. Borok si sentì venire meno. La vulcaniana
premette un pulsante, e dopo alcune scariche, si sentirono delle
parole:

#^# ...mi senti? ...mi senti? #^#
#^# Stupido! - una voce sibilò in risposta, disturbata da scariche
elettrostatiche - Non dovevamo osservare il silenzio radio? #^#
#^# La situazione è cambiata. Non parte il contingente ma solo una
nave in esplorazione ed hanno anche trovato i Tober. #^#
Un'imprecazione via radio fece sussultare la figura umanoide vicino al pilone.
#^# La missione degli invasori deve fallire. Imbarcati anche tu e
passa al sabotaggio. #^#
#^# E le armi? #^#
#^# A quelle ci penseremo noi. Ora vai. Sbrigati. #^#


T\'Lani premette di nuovo il pulsante. Borok per un lungo istante udì
solo il suono del suo respiro. "Come...?" - Non riuscì a continuare.
"Il vostro amico avrebbe dovuto osservare il silenzio radio, come gli
era stato ordinato. I nostri servizi segreti usano tenere sotto
controllo certe frequenze che sono state segnalate come utilizzate dal
nemico, anche una sola volta - spiegò - Questa frequenza era stata
individuata più di un anno fa. La usò il kroger che tentò di uccidere
Gladia ed i due androidi, qui su Deep Space 16. E\' un peccato che
questa intercettazione mi sia stata trasmessa in ritardo. La Fearless
era già partita, ed era già stata sabotata, quando è stata portata
alla mia attenzione" - tacque un secondo, poi riprese, sferzante -
"La seconda voce, quella che parla della missione degli invasori, è la
sua, Borok. Il kroger che si è imbarcato sulla Fearless proveniva dal
pianeta degli Wadi... Dove lei è stato quattro mesi fa. E\' stato
allora, che ha individuato la Seconda Stella? E\' stato allora che ha
deciso di tradire i suoi amici, tradire noi che l\'avevamo accolta, per
tornare tra le braccia dei kroger?"
Borok si sentì improvvisamente stanchissimo. Aveva troppi anni
addosso, pensò. Non si era mai reso conto con tanta chiarezza di
quanta vita gli era passata accanto.
Dette un\'occhiata verso la porta. Adesso capiva il senso delle ombre
che aveva visto muoversi in corridoio:
"Immagino... - iniziò - Immagino che il corridoio sia pieno di uomini..."
"Si... - mormorò T\'Lani con tono assorto - Anche se non del tipo che
potrebbe aspettarsi. Non è stata interessata la sicurezza di questa
Base"
"Perché?"
"Se avessi chiamato la Sicurezza della Base, il nostro comandante
Riccardi non avrebbe potuto fare a meno di arrestarla: sarebbe stato
il suo dovere"
Borok tornò a sedersi:
"Non... Non volete arrestarmi?"
"Io si... Vorrei farlo - disse T\'Lani - Ma non sarebbe negli interessi
della Federazione. Sono stata incaricata di farle una proposta. Se
l\'accetterà, non sarà arrestato. Altrimenti..." - alzò le spalle.
Borok si guardò le mani:
"D\'accordo... - disse, infine - Ma non... non sono stato io a
individuare la Seconda Stella"
"Chi, allora?"
"Non lo so... Io ho solo fatto replicare i tober, usando i disegni che
mi hanno mandato"
"Chi è stato a contattarla?"
"L\'harad del secondo Branco, in via subspaziale. E\' giovane, poco più
di un ragazzo... Il suo nome è Chani."
"Dove sono state replicate le armi?"
"I tober non sono armi. Sono una sorta di comunicatori - la corresse
Borok - Ma si... Sono stati replicati in una fabbrica situata in una
zona isolata sul Monte Kola, nella provincia di Dahkur"
"Sono stati replicati solo i tober?"
Borok scosse la testa:
"No... Anche pezzi di ricambio per le navi ed armamenti sia pesanti
che leggeri - disse - E\' passato il primo carico di zaran - che sono
armi leggere, da combattimento corpo a corpo. Anche la prima volta è
stata usata una nave con l\'equipaggio inconsapevole di trasportare
merce di contrabbando: i kroger hanno paura di incappare in
aberrazioni..."
"Aberrazioni?"
"E\' così che chiamano i telepati... Ma il carico con i pezzi di
ricambio per le navi non è ancora partito. Ci sono stati dei ritardi
nella produzione. Anche per questo l\'attacco dei kroger è stato
ritardato..."
"Perché sono stati replicati nel Quadrante Alfa?"
L\'uriano fece una smorfia:
"Un anno fa, i membri del mio partito hanno provato a ribellarsi,
approfittando del fatto che il primo Branco era stato distrutto nella
battaglia che c\'era stata qui, vicino a questa Base. Non avrebbero
dovuto farlo: era troppo presto, erano impreparati..."
"La ribellione è stata repressa"
Non era una domanda, ma accennò ugualmente di sì:
"I morti sono stati migliaia - rispose - I kroger hanno massacrato e
distrutto alla cieca, laboratori e fabbriche. Hanno ucciso scienziati
e tecnici... E si sono ritrovati, ad un certo punto, con un pianeta
devastato, con armi che non funzionavano più, e nessuno che sapesse
più costruirne di nuove."
"E\' per questo che si sono rivolti a lei, Borok?"
Borok si limitò ad annuire, poi chinò il capo:
"Voi non sapete che cosa voglia dire vivere in esilio. Se solo fossi
stato lì... Avrei combattuto anche io, avrei sofferto, magari sarei
morto anche io! - disse. La sua voce suonava stridula anche alle sue
orecchie. Quella donna maledetta lo fissava senza alcuna espressione,
senza alcuna pietà:
"...Invece io, io! ero dall\'altra parte di quel maledetto campo
minato, impegnato a fare una vita comoda e inutile... Con il pensiero
fisso a quello che avevo lasciato alle spalle! Mentre tutti i miei
amici, tutti i membri del mio partito, tutti... Venivano distrutti..."
- la voce si spense in un sussurro:
"Io... Volevo solo tornare a casa..."


Deep Space 16 Gamma
Alloggi
02 aprile 2392 - ore 04:50 del mattino

Quasi le cinque del mattino. Non c\'era alcuna ragione logica per
cercare di riposare per il poco tempo che rimaneva prima di dover
riprendere le riparazioni della Fearless.
Il comandante Shivhek si chiese se avesse senso continuare ad indagare
nei ricordi di Gladia. Qualunque cosa fosse successa, apparteneva al
passato: lui non aveva alcun mezzo per influire sugli avvenimenti.
Poteva solamente essere testimone di essi, da un solo particolare
punto di vista.
Il consigliere Xar avrebbe sicuramente risposto di si. E forse non
avrebbe avuto torto: finora, rifletté Shivhek, i ricordi di Gladia non
gli avevano rivelato di che pianeta si trattasse, ma solo che era
abitato da una razza umanoide. Cosa ne era stato della fabbrica di
tober: era stata distrutta? Il gruppo di alieni che collaborava con i
kroger, che fine aveva fatto?
Di nuovo congiunse le dita di fronte a sé, cercando di concentrarsi
sul pensiero di Gladia. Il volto della donna gli apparve quasi
naturalmente, in un riflesso trasparente che non oscurava le stelle.
Shivhek comprese di essere in una navetta, in orbita stazionaria
attorno al pianeta. Il posto di pilota era stato preso da Daneel.
"Gladia?" - sentì Giskaard chiamare e si voltò.
"Si?"
"Credo che il nostro ospite si sia svegliato"
Gladia si alzò, tornando verso l\'interno della navetta. L\'androide era
chino su una forma allungata sul pavimento. Shivhek riconobbe il
biondo inseguitore del mercato, legato ed imbavagliato. Il ragazzo
aveva gli occhi spalancati e si agitava nei suoi legacci.
"Adesso ti toglierò il bavaglio. Siamo nello spazio... - gli disse -
Puoi urlare quanto vuoi: nessuno può sentirti tranne noi."
Fece un cenno a Giskaard, che strappò il bavaglio, ottenendo un breve
lamento dal prigioniero
"Come ti chiami?"
Il ragazzo ansimò:
"Siete pazzi... Si accorgeranno che manco!"
"Può darsi, ma non così in fretta" - Giskaard gli tenne una mano sul
petto, all\'altezza dello sterno.
"Come ti chiami?" - ripetè l\'androide
"C-Collem" - farfugliò il ragazzo - Sono solo un tecnico. Non mi
interessa la politica!"
"Sai chi siamo, vero?" - domandò Gladia.
Il prigioniero assentì:
"I kroger ci avevano avvisato. Ci hanno mostrato le vostre olografie -
lo sguardo del prigioniero passò dall\'uno all\'altra, come cercando
scampo - Sentite... A me non interessa la vostra maledetta
rivoluzione. Per me, si tratta solo di affari e niente altro!"
"Un vero campione - commentò secca Gladia - Cosa sai dirmi dei tober?"
"I kroger sono venuti dal mio capo, un paio di klig fa... Abbiamo il
miglior replicatore industriale del pianeta. Hanno offerto barre e
barre di latinum per poter replicare degli oggetti"
"Vi hanno fornito i disegni degli oggetti?"
Collem scosse la testa:
"No. Non si fidavano di noi. Hanno chiesto l\'uso del replicatore
industriale e l\'impiego del relativo personale tecnico, ma le
cianografie se le sono tenute strette"
"Quanti sono i kroger sul pianeta?"
"Io ne conosco cinque... Tre si occupano della sicurezza degli altri
due, che sono i veri tecnici"
"Quanti tober sono stati replicati?"
"State scherzando... Avete una vaga idea della quantità di lavoro che
c\'è dietro una cosa del genere? Non si possono semplicemente prendere
i disegni e dire alla macchina di replicarli... Occorre programmare la
macchina, stabilire una organizzazione del lavoro, una catena di
montaggio ed assemblaggio dei pezzi... E\' complicato!"
"Non sono ancora pronti?"
Il prigioniero scosse la testa, terrorizzato:
"Cosa... Cosa volete fare di me?"
Gladia scambiò un\'occhiata con Giskaard. Sta dicendo la verità, le
comunicò mentalmente l\'androide. Lei inanellò una ciocca di capelli su
un dito, quindi tornò a fissare il prigioniero e gli sorrise,
dolcemente:
"Nulla..."
"N-nulla?" -
"Vedi, Collem... Noi non siamo i pericolosi ribelli che i kroger hanno
dipinto..." - la voce di Gladia era di nuovo bassa, insinuante -
Vorrei avere il tempo di farti capire le nostre posizioni... Ce lo
permetterai?"
Gladia sapeva, comprese Shivhek tornando al presente. Conosceva le
possibilità date dai suoi ferormoni e li usava per manipolare i suoi
interlocutori. Tutti... Come quel ragazzo. E come lui stesso...



DS 16 Gamma, sala riunioni - ore 08:05

Dal modo in cui T'Lani entrò nella sala, nessuno degli altri partecipanti
alla riunione avrebbe potuto capire quanto fosse difficile la partita che si
accingeva a giocare la scoperta che la crisi attuale era stata almeno
parzialmente causata dall'incapacità della Flotta Stellare e della
Federazione di individuare e arrestare tempestivamente i contrabbandieri
kroger, cosa che la metteva in una posizione destramente delicata. Sapeva
che Lamak avrebbe presto preso la parola per annunciare loro che la flotta
romulana avrebbe attraversato quanto prima il tunnel spaziale diretta al
pianeta Uria. Per quanto fosse contrario a questa linea di condotta - e
conoscendolo la vulcaniana era fermamente convinta della sua contrarietà -
sapeva fin troppo bene che se si fosse rifiutato di assecondare i suoi
superiori questi lo avrebbero semplicemente rimosso mettendo al suo posto un
sostituto temporaneo che non sarebbe stato altro che il loro pappagallo.
Raggiunto il suo posto, si sedette. Se voleva evitare una guerra doveva
prendere subito la parola e convincere sia Lamak che K'ooD a seguire i suoi
consigli. Era la sua unica e ultima possibilità. Con un sospiro
impercettibile, chiese la parola al capitano Spini e iniziò ad esporre
il suo piano.



Sapeva da tempo immemorabile di non aver bisogno di alzare la voce per
attirare l\'attenzione su di sé. Aveva imparato molto presto a modulare
l\'intonazione in modo da indurre gli ascoltatori a prestare ascolto
alle sue parole... Oggi non avrebbe avuto bisogno di trucchi, ma perse
lo stesso qualche istante a studiare i volti degli astanti, fissi su
di lei, come le avevano insegnato molto tempo prima.
Il capitano la guardava con il consueto aspetto di efficienza e
rigore. Accanto a lei era seduto il comandante Liven. Peccato che i
rapporti sul romulano fossero ancora così lacunosi, pensò T\'Lani in un
lampo. Si annotò mentalmente di richiedere al suo staff un
aggiornamento sul conto del primo ufficiale. Il comandante Khish era
stato l\'ultimo ad arrivare alla riunione, ma adesso teneva le sue
antenne ben tese verso di lei. Si soffermò a soppesare più a lungo
l\'aspetto del comandante Shivhek. L\'uomo aveva gli occhi iniettati di
sangue, come se non avesse riposato a sufficienza. Il suo aspetto
sembrava attirare gli sguardi indagatori sia da parte del consigliere
Xar che del medico, il dottor Sonx. Anche Riccardi mostrava occhiaie
profonde, ma non sembrava riscuotere lo stesso interesse professionale
da parte del personale medico della Base.
Era su Lamak e su K\'ooD che adesso doveva concentrarsi. Il romulano
manteneva in volto una smorfia che era solo una pallida ombra del
sorriso ironico che gli aveva visto indossare come una comoda divisa
perfino nei frangenti più complicati. Anche K\'ooD pareva stranamente
meditativo, come gli succedeva solo quando le sue pedine di klin\'tza
si trovavano in una brutta situazione. Doveva chiedere aggiornamenti
anche sulla situazione presso la delegazione klingon?
"Non perderò tempo a riassumere una situazione che conoscete quanto me
- iniziò - Non ho chiesto la parola per dirvi quello che già sapete,
ma per offrire la mia opinione sulla situazione che si è creata. E la
mia opinione è che, allo stato attuale, la guerra con i kroger non
possa essere evitata"
"Cosa?" - Il capitano Spini perse l\'abituale compostezza. Le antenne
di Khish si erano drizzate sopra la testa. Gli occhi di K\'ooD erano
spalancati per la sorpresa, mentre Liven si era lasciato sfuggire una
interiezione in lingua romulana.
"Se qualcuno me l\'avesse detto, non ci avrei mai creduto..." - sentì
Lamak mormorare tra sé.
"Mi permetta di dissentire sulla sua ultima affermazione...
Soprattutto se quel qualcuno fosse sua moglie Rain - replicò T\'Lani.
"No, neanche a lei avrei mai creduto, se mi avesse detto che lei,
T\'Lani, stava per permettere alle nostre navi di attaccare i kroger!"
"Infatti è così" - disse l\'ambasciatrice, soave - Non ho nessuna
intenzione di permettere al nobile impero romulano di mettere a
repentaglio le vite dei suoi uomini e le sue navi in una guerra che
saprei rovinosa..."
La fronte di Lamak si era corrugata:
"Non capisco"
"Neanche io... - intervenne Khish - Sta dicendo che ha intenzione di
proporre al Consiglio della Federazione di impegnarsi in una guerra in
prima persona? Una guerra che... Come diceva prima? Sarebbe rovinosa?"
"Dal punto di vista strettamente legale, non c\'è molto che il
Consiglio della Federazione debba deliberare - disse. Le antenne di
Khish si abbassarono di alcuni gradi - La guerra con i kroger non è
mai stata legalmente dichiarata. Hanno attaccato questa Base e di
conseguenza la Flotta Stellare ha provveduto a proteggere i beni ed i
cittadini della Federazione dei Pianeti Uniti che si trovavano a
rischio. Non ci hanno attaccato più, limitandosi a minare la fascia di
asteroidi che si trova sulla rotta per il loro sistema, e noi
l\'abbiamo considerata una tregua... Ma nessuno, nemmeno il Presidente
della Federazione potrebbe obiettare qualcosa se alla fase di tregua
mai proposta e mai sottoscritta, succedesse una fase di guerra,
semplicemente perché la guerra con i kroger non è mai terminata. Detto
questo..." - si interruppe per un istante, per accertarsi di avere
sempre l\'attenzione dei presenti.
"Detto questo?" - incalzò il comandante Riccardi, cupo in volto.
"Detto questo, non ho nemmeno intenzione di mettere a repentaglio le
vite degli uomini e le navi della Flotta Stellare della Federazione."
"Vuol fare una guerra senza vittime?" - l\'ambasciatore K\'ooD si fece
udire per la prima volta. Parve voler ridere, poi si alzò allungandosi
sulla scrivania per alitarle in faccia - No, nessuno può dire una
idiozia del genere, quindi hai in mente qualcos\'altro, donna. Tira
fuori una buona volta quello che hai da dire!"
T\'Lani non si lasciò sfuggire alcun cenno di soddisfazione, anche se
in realtà non attendeva altro. Senza perdere di vista il grosso
ambasciatore, la sua mano si alzò, poi con gesto calcolato la infilò
nella tasca interna del suo mantello. K\'ooD seguì la manovra come se
stesse per estrarre un d\'k tahg.
"Signor Riccardi, vuol dire che cosa è questo?" - disse, mostrando
l\'oggetto che aveva in mano.
Il comandante Riccardi non fece in tempo a reagire. Fu Shivhek a parlare:
"E\' un tober" - disse, quieto.
K\'ooD si tirò indietro di nuovo verso la sua poltrona, come studiando
il nuovo fattore dell\'equazione.
"Come diavolo fa ad averlo? - domandò Riccardi - I tober che abbiamo
sequestrato sono stati messi in una cassaforte della sicurezza. Chi
glie lo ha dato? Come lo ha avuto? "
"Non pensi male dei suoi uomini, comandante - rispose T\'Lani - Questo
arnese non è mai stato sulla Seconda Stella. Non viene da lì"
"Il tober che trovammo sul corpo del kroger che tentò di uccidere i
tre uriani un anno fa, è stato spedito ai laboratori federali per le
analisi di rito - ricordò Khish - Come ha fatto a riaverlo indietro?"
"Non ha nessuna importanza come sono entrata in possesso di questo
oggetto" - in effetti, aveva avuto il tober da Borok, ma non aveva
certo intenzione di rivelarlo - Quello che importa, invece, è che
nessuno, tra i kroger che si trovano al di là della fascia di
asteroidi sa che noi siamo in possesso di questo e dei suoi simili
trovati sulla Seconda Stella. Solo chi doveva ricevere la merce,
all\'arrivo sul pianeta degli Wadi sa che i tober sono stati
intercettati e quest\'uomo si trova attualmente nelle celle della
Sicurezza di questa Base.
"Qual è il suo piano, ambasciatrice?" - domandò il dottor Sonx.
"E\' semplice. Usarli"
"In che modo propone di usarli?" - fece il capitano Spini.
"Io credo di aver capito - intervenne, quieto, il comandante Shivhek.
Gli sguardi degli partecipanti alla riunione si fissarono sul
vulcaniano. Lui invece guardò verso il capitano:
"Un tober non è un\'arma propriamente detta, anche se può essere usato
come arma. Serve a richiamare il Branco ovunque si trovino quelle che
chiamano impurità, o aberrazioni, per distruggerle e con loro
distruggere chiunque si trovi in mezzo"
"Lei vuole usarli per richiamare il Branco?" - domandò Sherja Spini,
rivolgendosi a T\'Lani.
"Si. Ovviamente, non qui e non in un punto qualunque dello spazio:
devono essere richiamati in un luogo dove possano essere facilmente
imbottigliate e catturate le navi del nemico - rispose - La situazione
attuale del pianeta Uria non è facile. Oltre alla distruzione del
primo Branco, cui questa Base ha partecipato, i kroger hanno dovuto
affrontare una ribellione rovinosa... Capite quello che intendo? Non
sono preparati ad una nuova guerra. Non ancora, almeno. Per questo
dobbiamo agire subito, se vogliamo che le vittime, tra i nostri, siano
il minor numero possibile"
Khish alzò una mano:
"Quanto sono attendibili le sue informazioni su Uria?"
"Abbastanza. Provengono da due fonti indipendenti l\'una dall\'altra" -
quello che le aveva detto Borok era stato in parte confermato da un
rapporto dei Servizi Segreti della Flotta. Tornò a fissare Lamak:
"Le navi del Branco dovranno essere catturate e non distrutte. In
questo modo, i prigionieri potranno essere utilizzati come merce di
scambio... Se non sbaglio, è questo, quello che volete, non è vero?
Che i prigionieri superstiti ritornino a casa"
Gli occhi di Lamak lampeggiarono:
"E\' vero. Ma se dovesse fallire, ci potremmo ritrovare i kroger giusto
al portone di casa"
"In questo caso, le nostre flotte sarebbero pronte ad intervenire,
giusto al di là del tunnel spaziale" - sottolineò la vulcaniana - Ma
in prima battuta, se vogliamo che gli scienziati siano liberati,
dobbiamo organizzare la trappola per il Branco e per il suo Harad." -
tacque un istante - "Allora? Ho la sua approvazione, ambasciatore?"
"Dovrò parlare con il mio governo. Ma appoggerò questo piano" - cedette.
"Chiedo scusa... - intervenne il dottor Sonx. T\'Lani inarcò
leggermente un sopracciglio, guardando verso di lui - In questa sede,
sono la persona meno qualificata per parlare, ma non vi sembra che
abbiamo saltato un passo?"
"Quale passo ritiene che sia stato saltato, dottore?" - domandò Sherja Spini.
"I tober. Se il piano è usarli, la mia domanda è questa: qualcuno,
qui, sa come usarli?" - il dottore si appoggiò di nuovo allo
schienale.
"Si. Io" - il comandante Shivhek si alzò - Dentro di me, ho i pensieri
ed i ricordi di... Di tre uriani, dottore. I due androidi non solo
sapevano come usarli, ma sapevano anche come mandare in risonanza gli
impulsi, in modo da trasformarlo in un\'arma."
"Molto bene" - T\'Lani non lasciò trasparire la sua soddisfazione.
Aveva pensato di costringere Borok a mostrare il loro funzionamento,
ma il comandante Shivhek era naturalmente una opzione molto più
accettabile - Ci sono altre domande?"
"Io ne ho una" - K\'ooD si alzò, torreggiando in tutta la sua statura -
"Sei veramente tu, T\'Lani?"
"Come?"
Dalla cintura, il klingon sfilò lentamente il pugnale rituale. Con uno
scatto, affondò verso la vulcaniana. Il pugnale si fermò ad un
millimetro dal suo volto.
Senza perdere la compostezza, la donna offrì la guancia. Il pugnale
incise un lungo solco sottile, che iniziò a spillare sangue. K\'ooD
ritirò l\'arma, facendo colare verdi gocce sul tavolo della riunione.
"E\' soddisfatto, ambasciatore?"
K\'ooD annuì, con un ghigno in volto:
"Abbastanza da dare la mia approvazione. Sono dei vostri" - proclamò,
e strinse fra le dita la lama del pugnale, fino a mescolare gocce
color amaranto al sangue verde della vulcaniana.


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13.09 - Ricordi e falsi segreti

Autore: Capitano Sherja T'Jael Spini

Deep Space 16 Gamma - Sala riunioni - Ore 08:45

Aveva faticato a trattenersi poco prima, quando T'Lani aveva porto la
guancia alla lama di K'ooD, però aveva compreso esattamente quello che
il klingon provava. L'Ambasciatrice quel giorno era diversa dal
solito, li aveva spiazzati tutti.
Nella sala riunioni era rimasta sola con Shivhek e Khish, li stava
osservando in silenzio ormai da qualche minuto. Due uomini così
diversi che avevano non solo imparato a lavorare insieme, ma anceh a
capirsi... più di quando lei stessa avrebbe potuto immaginare.
In tal senso una notevole scossa in avanti era stata, anche se nessuno
ne aveva apertamente parlato, la particolare situazione 'emotiva' del
Comandante Shivhek. Incredibile a dire, ma la percezione della
situazione aveva spinto il loro rapporto ad una collaborazione più
spinta.

"Cosa mi proponete Signori?"

Khish scosse le antenne.

"Credo che in questo caso solo Shivhek può dirci come muoverci. Io
sono qui a dare tutto il mio appoggio di Ufficiale e collega."

Il vulcaniano non batté ciglio a quell'affermazione. Si limitò a
prendere la parola spiegando la situazione e le sue affermazioni
durante la riunione.

"I ricordi che ho dentro di me... sono evidentemente i ricordi dei tre
uriani che abbiamo conosciuto ed ospitato a bordo. Il problema è che
non sono ancora tutti chiari. Molti sono soppressi dal mio controllo
emotivo e forse semplicemente dal fatto che sono ricordi di una mente
con percorsi cognitivi ed emotivi molto diverse da tutte quelle che io
abbia... toccato negli anni."
"Comandante mi sta dicendo che ha anche i ricordi dei due androidi?"
"Non precisamente Capitano. Gladia era in contatto con gli androidi... e
di conseguenza i loro ricordi, i loro punti di vista delle situazioni
che hanno vissuto, erano presenti nei ricordi di Gladia. C'è però da
tenere conto che proprio per questo è come se passassero attraverso un
doppio filtro. Io non ho il contatto diretto con i ricordi dei due
androidi, ma solo con quelli di Gladia."
"Se ho compreso quello che vuole dirmi è che non può essere certo che
lei abbia involontariamente reso i loro ricordi in modo diverso perché
filtrati dalla sua stessa emotività."
"Precisamente Capitano. Ciò nonostante credo di poter portare alla
superficie più dettagli..."

Khish scosse le antenne perplesso. Sherja capì esattamente a cosa
stesse pensando l'andoriano.

"Comandante, non ho intenzione di sacrificarla sull'altare della pace
senza avere certezze di riuscita. Posso anche concederle che per il
bene dei molti spesso bisogna sacrificare i singoli... ma quando il
sacrificio è totalmente campato in aria onestamente ho delle
difficoltà ad accettare questa teoria."
"Non ci sono molte altre opzioni Capitano."

Khish prese la parola.

"Mi permetto di dissentire. L'Ambasciatrice T'Lani non sapeva nulla
della sua specifica situazione, e se ha detto quello che ha detto
durante la riunione, vuol dire che doveva avere una soluzione che non
fosse quella da lei proposta."

Il vulcaniano annuì brevemente, ma non concesse spazio a quel ragionamento.

"Concordo pienamente con lei, ma abbiamo visto tutti quanto al di la
del suo normale modus operandi si stesse muovendo l'Ambasciatrice. Se
ha colto con tanta prontezza la via d'uscita che la mia affermazione
le ha fornito, è perché l'alternativa poteva essere più difficile, più
pericolosa o più semplicemente meno 'corretta' da gestire."

Khish sbuffò.

"E cosa c'è di corretto, facile e non pericoloso nel suo tentativo di
catturare quei ricordi che le sfuggono Comandante?"
"Pericoloso e difficile potrebbe esserlo... - sospese la voce brevemente
scambiano un lungo sguardo con il Capitano, conscio che lei poteva
capirlo forse meglio dell'andoriano - ...ma è la cosa più corretta per
me."

Khish stava per ribattere nuovamente, ma Sherja lo fermò con un cenno
della mano.

"Capisco Comandante. Non so se questo le porterà quello che si aspetta
o qualcosa di diverso, ma se questa è la sua scelta allora non posso
che accettarla. Detti lei le regole."
"Ci ho pensato a lungo Capitano, potrebbe essere una cosa difficile,
come ha fatto notare il Signor Khish, vorrei farlo nei miei alloggi... e
gradirei la sua presenza."

Sherja capì al volo. Comprendeva sia il suo bisogno di intimità e
riservatezza che la logica che lo aveva spinto. Gli serviva un
vulcaniano, qualcuno di cui fidarsi, qualcuno che potesse tenergli
testa da un punto di vista fisico. Se non fosse stato per quell'ultimo
punto probabilmente avrebbe chiesto a T'Lani di presenziare, ma in
caso di violente reazioni fisiche l'Ambasciatrice probabilmente non
sarebbe stata in grado di difendersi.

* ...capisco ma non so se merito la fiducia che sta dietro questa richiesta... *

Lo pensò ma non lo disse. Non poteva minare il tentativo prima ancora
di iniziare.
Osservandolo attentamente vide oltre il ragionamento logico, l'ombra
negli occhi dell'uomo davanti a lei parlava più di fiducia e paura... di
emozioni quindi, più che di logica. Forse per questo si permise un
suggerimento.

"C'è la possibilità di un'altra presenza Comandante. Dovrebbe essere... un amico..."
"Ci ho pensato Capitano... ma non è una cosa facile né da chiedere né da
accettare."

Khish continuava ad agitare le antenne e saltò in piedi senza poter
più contenere il fastidio che ancora, nonostante quell'uomo gli
piacesse, per quel suo modo vulcanianamente algido di affrontare
tutto... o quasi.

"Vulcaniano se c'è qualcuno che possa aiutarla chieda dannazione! Non
faccia l'eroe duro e puro anche quando non è necessario. Dove è questa
persona? Devo andare a prenderla per portargliela di persona?"

Shivhek si voltò verso l'uomo al suo fianco fronteggiando la sua esplosione.

"Per la verità pensavo a lei."

Per una volta Khish restò senza parole e si lasciò sprofondare
nuovamente nella sedia. Lasciò vagare lo sguardo verso Sherja che
stava mal celando un lieve sorriso per poi riportare l'attenzione su
Shivhek... cosa aveva detto il Capitano prima? Amico???
Le antenne si drizzarono di colpo.

"Ci sto."


Prigione - Da qualche parte nel Quadrante Gamma

Ansimi.
Li sentiva ma non capiva chi fosse. Si concentrò. Trattenne il fiato
per sentire meglio.
Niente.
Poi di nuovo... ansimi.
Fu allora che comprese, capì di essere lui ad ansimare. Il respiro
rotto, singhiozzante quasi.
Doveva essere stato quell'ultimo colpo allo sterno, se provava a
respirare a fondo per stabilizzare il ritmo sentiva una fitta
lancinante a destra. Evidentemente una costola aveva ceduto.
Evitò di respirare di nuovo a fondo e provò con una tecnica diversa.
Respiri superficiali e rapidi per ossigenare il corpo.
Dopo qualche minuto la nebbia che gli avvolgeva i pensieri sembrò diradarsi.
E la porta si aprì.

"Non pensavamo proprio che tu avessi tanta resistenza romulano."

Jekal era accecato dalla luce. Non riusciva a mettere a fuoco.
Continuò a respirare preparandosi al dolore. Perché sicuramente il
dolore sarebbe arrivato.
Arrivava sempre quando arrivava lui.

"Come hai detto di chiamarti? Daneel?"
"Danyt. Erei Danyt."
"Sei sicuro romulano? Non è che vuoi cambiare versione questa volta?
Perché lo sappiamo entrambi che stai mentendo."
"Danyt. Erei Danyt."

Lo ripeté come una filastrocca per cercare in sé la forza per
resistere ancora... e ancora... e ancora... fino a che sarebbe stato
necessario.

"Bene Danyt. Erei Danyt... ti presento Chani, il nostro Hadar."

E la figura si spostò di lato per lasciare il vuoto abbacinante della
porta libero. Se fosse stato in altre condizioni fisiche Jekal si
sarebbe lanciato in quel vuoto, ma tutti sapevano che non ridotto in
quelle condizioni...
...gli occhi si stavano abituando alla luce e mise a fuoco l'uomo davanti a lui.

* Quanto è giovane... fino a pochi giorni fa anche io ero così giovane...
non lo sarò mai più... *

Un solo singolo fugace pensiero. E nel silenzio che seguì a quella
presentazione attese...


Deep Space 16 Gamma - Alloggio Comandante Shivhek - Ore 09:15

Aprì la porta e si spostò per fare entrare i suoi due ospiti.
Il Capitano Spini aveva scelto per indossare una veste civile ed aveva
suggerito al Comandante Khish di fare altrettanto.
Avevano fatto bene... voleva provare ad uscire con la meditazione da
quella situazione, sarebbe stato più facile se non avesse vissuto la
cosa come 'lavoro' o 'dovere' probabilmente.

Sentiva forte il profumo della moglie, ma un vago sentore, quasi
impercettibile lo sormontava a momenti.
Gladia.
Quando il Capitano entrò nella stanza a quei profumi si miscelò quello
della donna al comando di quella stazione, ed anche Khish aveva un suo
'profumo' che gli colpì le narici. Era chiaramente in uno stato di
sovraeccitazione sensoriale.
Quel miscuglio lo stordì per un momento.

"Tutto a posto Comandante?"

Si riscosse.

"Sì... sì... vi prego accomodatevi. Ho pensato che il salottino andrà più
che bene per questo tentativo. Io prendo posto qui per la meditazione,
e voi potete stare o qui di lato oppure sulle poltroncine."

Il basso tavolino che Shivhek chiaramente era solito usare per la
meditazione era stato posizionato al centro del salottino. Dei
tappetini attorno. Candele al centro del tavolinetto.
Il divano era stato spostato distante, due poltroncine erano state
avvicinate al tavolino.

"Io non ho problemi a partecipare alla meditazione stando qui accanto
a lei... - così dicendo Sherja spostò una delle due poltroncine - ...anche
se non sono razza pura anche io medito con regolare frequenza."

Khish non aveva mai avuto modo di partecipare in modo così diretto a
quella che per i vulcaniani era una cerimonia molto intima. Osservò i
due orecchie a punta e poi decise di seguire l'esempio del Capitano.

"Se dobbiamo farlo facciamolo bene."

Spostò l'altra poltroncina e si accomodò a terra come gli altri due
avevano già fatto.

=^= Computer abbassare le luci. Livello 0.5. =^=

Da quel momento in poi Khish assistette a qualcosa che non avrebbe mai
creduto di poter vedere nella vita. Osservò Shivhek cambiare davanti
ai suoi occhi mentre si spingeva dentro sé stesso fino a raggiungere i
ricordi sopiti e nascosti.
Mentre Shivhek sembrava tranquillizzarsi scendendo nelle profondità
del suo animo, il tumulto emotivo in lui saliva. Per un attimo si
trovò a pensare che se anche lontanamente quello era l'intensità
normale per un vulcaniano capiva la loro necessità di controllo e
soppressione.
Guardò per un momento verso il Capitano e si domandò come potesse fare
una mezza vulcaniana a trovare l'equilibrio. Doppia dose di emozioni,
mezza capacità di controllo.
Un mix potenzialmente esplosivo.

Si riscosse d'improvviso quando Shivhek iniziò a tremare violentemente.

"Gladia..."

La mano di Shivhek scattò verso l'avambraccio del Capitano
arpionandolo in una stretta violenta. Sherja non si scompose al
contrario di Khish che era sempre più stupito del livello di violenza
repressa nel vulcaniano.
Non era preparato a sentire la voce di Shivhek cambiare intonazione,
raccontare quello che viveva nella sua mente, dentro di lui... dentro
altri...

"Collem... non sai quanto io ti sia grata."
"Non voglio la tua gratitudine Gladia... lo sai cosa desidero, non posso
pensare di non restare con te."
"Collem io ho dei doveri..."
"Permettimi di essere al tuo fianco come tuo sostegno mia adorata..."

Shivhek spinse il busto verso il Capitano e Khish era già pronto a
lanciarsi contro di lui, ma la donna scosse il capo. Non era il caso,
non ancora almeno. Per lui il vulcaniano stava già superando i limiti,
evidentemente il limite per Sherja non era ancora stato superato.
La vide assecondare il movimento di Shivhek, posandogli il capo sulla spalla.
Stava chiaramente interpretando quello che secondo lei Gladia avrebbe
fatto, voleva impedire all'uomo di uscire dal livello di meditazione
che aveva raggiunto. Era una situazione surreale.
Si era accoccolata sulla spalla di Shivhek come una giovane donna
innamorata, ma teneva gli occhi fissi nei suoi, parlandogli con lo
sguardo, pronta a tutto eppure perfettamente rilassata.

"O come vorrei fosse possibile Collem..."

Shivhek fu scosso da un altro violento brivido.

"Collem... come possiamo spiegarti quanto il tuo aiuto sia importante
per noi... per me..."
"Gladia quando mi hai spiegato... mostrato... come avrei più potuto fare
altro che quello che sto facendo?"
"Giskaard, vieni. Mostra al mio caro Collem come modificare il tober.
Mostragli come potrà aiutarci quando sarà il momento."

Un altro violento brivido e improvvisamente Shivhek afferrò il
Capitano alla nuca attirandola verso il suo volto. Khish scattò in
piedi per fermarsi alle spalle del Comandante bloccato nel suo slancio
da una mano alzata di Sherja.
Shivhek era come congelato, il volto vicinissimo a quello del suo
Capitano. Le labbra quasi si sfioravano. Khish avrebbe giurato di
vedere i muscoli agitarsi sotto la camiciola che il vulcaniano
indossava, come preda di spasmi.
Non poteva vedergli il volto.
Sherja osservava il suo ufficiale con gli occhi chiusi ed il volto
rilassato, nonostante sentisse la violenza che il suo corpo stava
frenando.
Doveva rompere il ricordo di Gladia, era l'unico modo. Non sapeva se
quello avrebbe aiutato Shivhek a ricomporre tutti i dettagli della sua
vita, ma sperava lo portasse almeno al suo solito livello di controllo
e serenità.
Ricambiò la stretta di Shivhek attirandolo contro di sé, sforzandosi
di vincere la sua resistenza, ci mise tutta la forza che aveva, fino
ad arrivare a poggiare le labbra sulle sue.
Fu un attimo un solo attimo.
Shivhek sembrò rilassarsi, ma Khish alle sue spalle non era ancora tranquillo.
Il vulcaniano si staccò dal Capitano aprì lentamente gli occhi e cercò
l'andoriano. Quando il suo sguardo incontrò quello color ghiaccio
dell'amico iniziò a parlare lentamente, spiegando nei dettagli come si
sarebbe dovuto intervenire sui tober.
Che circuiti modificare, che livelli starare, che feedback
interrompere e quali chiudere.

"Tutto chiaro?"
"Sì Shivhek."
"Bene."

E crollò afflosciandosi a terra.

=^= Capitano Spini a Dottor Sonx, immediatamente nell'alloggio del
Comandante Shivhek! =^=
=^= Capitano qual è il problema? =^=
=^= Si muova... non c'è tempo. =^=


Prigione - Da qualche parte nel Quadrante Gamma - Nel frattempo

"Quindi il tuo nome sarebbe Erei Danyt."

Jekal non ebbe esitazioni.

"Sì."
"Qualcuno qui non è convinto di questo... eppure nonostante ti sia stato
chiesto numerose volte ed in molti modi, tu non cambi versione."
"Non c'è un'altra versione. Io sono Erei Danyt."
"Potrei quasi crederti romulano. Se non fosse che io so esattamente
chi sei. Perché non ammetti che ti chiami Jekal?"


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13.10 - A Viso Scoperto

Autore: Tenente Comandante Dal-amar Sonx

Deep Space 16 Gamma - Alloggio Comandante Shivhek - Ore 09:25

Sonx entrò nell'alloggio seguito a ruota da due assistenti. Appena entrato si
trovò davanti il capitano e Khish inginocchiati davanti al capo ingegnere,
Sherja teneva la testa di Shivhek sulle proprie gambe, l'andoriano era in piedi
di fronte ai due, impassibile e silenzioso guardava il vulcaniano.
"Ditemi cosa è successo?" il denobulano si lanciò, tricorder in mano, sul suo
paziente.
Khish parve scuotersi "Una sorta di fusione mentale, abbiamo
recuperato dei ricordi che il capo aveva ottenuto tramite Galia..."
"Signor Wu, un neuro stimolatore di classe beta, Wilmington torni in infermeria
e prepari una delle camere di stasi, dobbiamo stabilizzare il comandante"
Nel frattempo Khish aveva terminato il suo breve resoconto.
"Va bene così Comandante, credo che il dottore abbia capito" Sherja si alzò in
piedi "lei ha un compito di cui occuparsi: voglio un'analisi dei dati che ci ha
dato Shivehek, ora lasciamo fare al Sonx il suo lavoro"
L'andoriano guardò per alcuni istanti il capo ingegnere e poi infilò la porta
diretto ai laboratori scientifici della stazione.
=^= Wilmington a dottor Sonx, qui siamo pronti per il teletrasporto =^=
"Bene, ho stabilizzato il paziente, trasportatelo direttamente nella camera di
stasi, io sarò subito da voi"
=^= Ricevuto, trasporto in 3..2..1... ora =^=
Il corpo del vulcaniano iniziò a dissolversi, nel giro di un paio di secondo,
nell'alloggio erano rimasti solo il dottore e il capitano.
"Allora dottore se la caverà?
"Non so di preciso cosa abbia colpito il comandante Shivhek, potrebbe trattarsi
solo di uno shock dovuto allo sforzo del vostro, chiamiamolo così, "rito"
oppure essere qualcosa di più grave per ora non posso dirlo, avrò bisogno di
fare alcune analisi e tenere sotto osservazione il paziente. Adesso è
stabilizzato e spero che la camera di stasi mi sia di aiuto" raccolse i suoi
strumenti "Ora se vuole scusarmi, come ha detto lei ho un lavoro da fare" il
denubolano lasciò l'appartamento, dove per alcuni istanti anche il capitano
della stazione rimase per fare mente locale su quanto stava succedendo.


Prigione - Da qualche parte nel Quadrante Gamma


"Potrei quasi crederti romulano. Se non fosse che io so esattamente chi sei.
Perché non ammetti che ti chiami Jekal?"

Il roumlano per un attimo perse la sua maschera di indifferenza, poi ripresosi
rispose al suo aguzzino "Non so di cosa lei stia parlando, per l'ennesima
volta... le ripeto che mi chiamo Erei Danyt!"
"Questo è quanto ripete da giorni, ma ora mi sono stancato" disse Chani "voglio
solo che lei mi confermi ciò che già so, le do un'ultima possibilità lei si
chiama Erei Danyt?"
"No" rispose sicuro il romulano.
L'Hadar si rivolse ai secondini "Prendetelo e portatelo sulla sedia,
supervisionerò io stesso l'intervento, a quanto mi dicono le piccole creature
che useremo sono efficaci anche su questa razza di aberrazioni dalle orecchie a
punta"
Due membri del branco sollevarono di forza il romulano trascinandolo fuori
dalla cella. La stanza in cui lo portarono era illuminata quasi a giorno, le
pareti
bianche e una sedia di acciaio, o di un materiale simile, era posta al centro,
i kroger sbatterono Jekal sulla sedia e lo immobilizzarono con alcune cinghie.
L'uomo cercò di divincolarsi ma inutilmente.
Chani si avvicinò, ponendosi di fronte al prigioniero e allo stesso tempo
estrasse un contenitore che avvicinò al volto di Jekal "Li vede?" l'Hadar non
attese risposta "Questi piccoli vermi, provengono da un pianeta del vostro
settore un pianeta chiamato da voi Ceti Alpha 5 o 6, non ricordo bene come i
nostri scout hanno riportato il nome del sistema...ah ma sto divagando" scosse
leggermente i vermi "come le dicevo, queste creature hanno la proprietà di
convincere gli inferiori come voi a fare quello che vogliono i superiori come
noi, quindi Jekal figlio di Sellok, vuoi dirmi come ti chiami o ti dovrò
'unire' a questo simpatico essere?"
Jekal sputò in faccia all'Hadar "Erei Danyt, comandate della sicurezza, base
scientifica..." non riuscì a finire la frase, Chani lo colpì in pieno volto
poi si rivolse ai suoi sottoposti "Iniziate l'innesto, voglio che sia pronto al
più presto, le nostre spie ci hanno riferito che gli inferiori si stanno
muovendo sul pianeta Bajor al di là del tunnel, Borok non ci è più utile forse
grazie a lui..." con un cenno del capo indicò Jekal "...potremmo trovare nuovi
e più affidabili alleati"


Deep Space 16 Gamma - Ponte - Ore 11:05

Il capitano Spini si trovava in plancia ormai da quasi due ore, non aveva avuto
ancora notizie dall'ufficiale scientifico, ma si era ripromessa di non
disturbare Khis almeno per un paio di ore.
Si alzò in piedi poi premette il suo comunicatore "Spini ad ambasciatore T'Lani"
=^= Qui T'Lani, mi dica capitano =^=
"Dove si trova? Posso raggiungerla?"
=^= Mi trovo all'ambasciata, se vuole tra dieci minuti possiamo trovarci alla
mensa del livello 2 =^=
"Con piacere ambasciatrice, a dopo" la mezza vulcaniana si rivolse ad uno degli
ufficiali di plancia "Tenente Lax, novità dall'infermeria?"
"Nessuna capitano, il dottor Sonx ha fatto rapporto più di venti minuti fa, il
comandante è stato stabilizzato ma non si è ancora ripreso, il dottore ha detto
che se ci dovessero essere dei cambiamenti ci contatterà"
"Bene mi avverta se ci sono novità, mi potete trovare in sala mensa livello 2"
Così dicendo si diresse ai turboascensori.


Deep Space 16 Gamma - Laboratori scientifici - Ore 11:15

L'andoriano aveva completato due studi di fattibilità e almeno quattro
simulazioni le indicazioni di Shivhek su come modificare i Tober avrebbero
funzionato.
"Khish a capitano"
=^= Qui Spini, novità comandante? =^=
"Sì, le istruzioni ci sono state utili, possiamo iniziare il processo di
modifica dei tober, attendo solo il suo ok"
=^= Proceda pure, mi sono appena incontrata con l'ambasciatrice T'Lani, veniamo
da lei vorremmo assistere se possibile =^=
"Certo capitano, non ci sono problemi vi aspetto per iniziare il procedimento"
=^= Bene arriviamo, Spini chiudo =^=
L'ufficiale scientifico, iniziò ad impostare le attrezzature: le modifiche da
apportare ai dispositivi di comunicazione del branco avrebbero richiesto non
meno di un'ora, e almeno un'altra mezz'ora per verificarne il funzionamento.


Deep Space 16 Gamma - Turboascensori livello 2 - nello stesso momento

"Allora Capitano, sembra che il piano che abbiamo studiato, stia per
realizzarsi"
La vulcaniana come sempre non tradiva alcuna emozione, neanche agli occhi di un
altra vulcaniana, o mezza vulcaniana, come nel caso della Spini.
"Così sembra, ma spero che non ci costi troppo"
"Si riferisce al comandante Shivhek?"
"A lui e alle altre vite che sono in gioco, se falliamo non avremo perso solo
il nostro capo ingegnere ma anche questa stazione se non di peggio, attirare
l'intero branco alle porte del tunnel potrebbe essere un disastro per la
Federazione e l'intero quadrante alfa"
"Per la vita di Shivhek se c'è un modo di salvarlo, il nostro dottore
sicuramente lo troverà ho fiducia nel denobulano, per le altre vite dovremo
essere noi a pensare ad un modo sicuro per salvarle"
"Detto così sembra facile, ambasciatrice"
"A volte la semplicità è tutto" T'Lani abbozzò un sorriso stanco.


Deep Space 16 Gamma - Ambasciata Romulana - ore 11.30

Uno degli attendenti di Lamak, entrò trafelato nel suo ufficio.
Il romulano finì di scrivere alcuni appunti e poi alzò lo sguardo verso il
nuovo venuto.
"Sirrok, le sembra il modo di entrare nel mio ufficio?" puntò i suoi occhi sul
giovane attaché.
"Mi...mi perdoni signore, ma è urgente, c'è una comunicazione per voi"
"Da parte di chi?"
"Non lo sappiamo signore, e non riusciamo neanche a capire da dove provenga,
hanno solo detto che devono parlare con lei"
"Perché dovrei perdere tempo con qualche sconosciuto? Se neanche sappiamo da
dove chiama...."
Sirrok interruppe con una mano il suo superiore poi proferì due sole parole
"Erei Danyt.... Questo è quanto ci hanno comunicato fino ad ora, oltre al suo
nome ambasciatore"
Lamak si irrigidì, aveva già sentito quel nome, ma non ricordava dove.
"Passa qui la chiamata, e di a quegli stolti dei servizi segreti di tentare
sotto controllo le frequenze e di trovare un punto di origine.
Alcuni istanti dopo sullo schermo comparve la figura di un romulano, c'era
qualcosa di strano nello sguardo di quell'uomo: sembrava per alcuni versi
tranquillo, ma qualcosa nei suoi occhi lo facevano apparire assente o peggio
apatico.
Il prigioniero guardò verso la telecamera ed iniziò a parlare
*** Il mio nome è Jekal figlio di Sellok, del pianeta Romulus, con altri
romulani ho invaso lo spazio dei .... ***
Per un paio di secondi la comunicazione sembrò interrompersi poi un'altra
figura prese il posto di Jekal di fronte alla telecamera.
*** Buongiorno, ambasciatore, io sono l'Hadar Chani, e da come può aver capito
sono in possesso di una persona che sta molto a cuore al suo Impero e lei ha
accesso a qualcosa che io voglio...credo dovremmo discutere di un possibile
accordo ***
Lamak, come raramente capitava, era completamente impietrito...


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13.11 - Chiedere aiuto...

Autore: Tenente Shanja Xar

Deep Space 16 Gamma - Ambasciata Romulana - ore 12.00

Lamak andava da un
lato all'alto del suo ufficio, riflettendo, pensando, rimuginando e
borbottando tra sé in varie lingue.
Cosa poteva fare? Come poteva
fermare quello che sarebbe stato un conflitto che avrebbe portato
disordini nell'intero quadrante? Sellok rivoleva il figlio, lo capiva,
ma scatenare una guerra in quel modo... come avrebbe potuto fermare
quella pazzia?
Come poteva fare una cosa simile? Le armi, le armi erano
in mano loro, erano lì, alla base, se le avesse consegnate... no non
poteva... non arbitrariamente almeno, sarebbe stato tradire, tradire...
da qualunque lato guardasse la cosa, comunque avrebbe tradito: doveva
solo capire chi avrebbe dovuto tradire e quale sarebbe stato il male
minore... si prese la testa tra le mani con disperazione: cosa doveva
fare ora?
Non si era reso conto di mandare segnali mentali a sua
moglie, ma Rain apparve improvvisamente nella stanza: era talmente
assorto che non si era reso conto delle paratie che si aprivano.
Rain
lo fermò prendendolo per le braccia: "Fermati o consumerai il pavimento
e farai scoppiare il mio cervello. Ora respira, calmati e respira a
fondo. Bravo, così! Ora dimmi che hai intenzione di fare!"
Ordinò al
marito con tono fermo.
Lamak la fissò, aprì la bocca per parlare, poi
la richiuse e scosse il capo sconfortato, allargando le mani.
Rain fece
un sorriso storto e lo abbracciò stretto, confortandolo per quanto
poteva.

Bar di prora - ore 12.15

Shanja raggiunse Khish al tavolo e
si sedette, portando una bibita analcolica per entrambi: erano ancora
in servizio, si erano presi una pausa per pranzare e riordinare i
pensieri: la situazione era a dir poco esplosiva.
"Allora? Pranzo
leggero?" domandò l'Andoriano ironicamente.
"Tranquillo, ora ci portano
le due insalate che ho ordinato, volevi anche un dolce?" ribatté lei
sullo stesso tono.
"No, vorrei poter pranzare come dico io, nei nostri
alloggi ma non ne ho il tempo..." sbuffò lui frustrato.
"Se è per
questo credo che nessuno sulla base abbia tempo per sé stesso in questo
periodo... come va?"
"Direi che siamo a buon punto, devo solo
controllare un paio di parametri, ah sembra che Shivhek si stia
riprendendo, lentamente, ma sta reagendo bene alla terapia."
"Ottimo,
sono ancora preoccupata per lui e il suo stato emotivo, speriamo che si
rimetta del tutto, altrimenti... dovrò consigliargli una vacanza."
Shanja storse il naso all'idea, ma non sapeva che altro fare per il
vulcaniano.
"Credo che affrontare il ricordo di Gladia possa essere
stato terapeutico, comunque." affermò convinta.
"Sì, lo credo anch'io,
come va con il tuo ex?" cambiò discorso lui.
"Bene direi, dopo che
abbiamo appurato che non era a conoscenza del contrabbando."
Khish
annuì: "Lo vedrai ancora?"
Shanja alzò lo sguardo che aveva puntato sul
portatovaglioli: "Io... lui me lo ha chiesto." rispose sincera.
"E?"
chiese l'Andoriano seriamente.
"E... non lo so, non ho molto da
dirgli... e non ho nemmeno voglia di rivangare ricordi che non sono
miei ma di Xar.... Sei geloso?"
Gli chiese perplessa nel vedere la sua
espressione.
"No, anch'io ho delle ex, non per questo ho voglia di
riallacciare una relazione con una qualsiasi di loro." rispose
noncurante.
Shanja annuì: "Bene, nemmeno io!"
"Bene!" Rinfocolò lui
serio e accanendosi sull'insalata che nel frattempo gli avevano
portato.
Shanja lo guardò con un mezzo sorriso: "Ehm... quella che hai
in mano è una forchetta... non una bat'leth."
Khish alzò il viso a
guardarla perplesso, poi guardò nel suo piatto e alla confusione che vi
aveva creato e strinse le labbra prima di ridacchiare e dire:
"D'accordo... lo sono... ma solo un po'."


Ufficio del capitano Spini - ore 13.00

Il capitano e i due ambasciatori osservavano Lamak che da
quanto aveva iniziato a parlare non aveva smesso un attimo di camminare
su è giù per la stanza, faticava a stare fermo e la sua abituale
diplomatica compostezza, si stava frantumando sotto il peso della
responsabilità che sentiva. Rain lo aveva convinto a chiedere aiuto ai
suoi 'amici'... era strano ma aveva ragione sua moglie, era così che li
considerava, dopo anni di lavoro fianco a fianco, e rivolgersi agli
amici nel momento del bisogno non era sbagliato. Aveva chiesto e
ottenuto che la riunione fosse segreta e che nulla di ciò che lui
avesse rivelato sarebbe uscito da quelle pareti.
"Ecco... questa è la
situazione, ora come possiamo agire?" domandò alla fine appoggiandosi
allo schienale della sua poltroncina.
Ci fu un momento di silenzio nel
quale tutti parvero riflettere, poi T'lani prese la parola: "Una
spedizione punitiva è da escludere, ma liberare i prigionieri è nostro
dovere... il ricatto, è una bieca forma di contrattazione ma molto
efficace... possiamo agire in due modi: accettare l'accordo, con la
quasi certezza che il ragazzo e gli altri ostaggi, se ce ne fossero,
verrebbero uccisi, oppure... far finta di accettare e prendere tempo
per organizzare un piano di azione."
"E andare da loro a riprenderceli
e basta?" domandò K'ood
Lamack roteò gli occhi sbuffando, ma intervenne
il capitano Spini: "Il fatto è che non sappiamo dove siano dislocati,
almeno per il momento, quindi rimarrebbe il piano di attirarli da
qualche parte e agire."
"Ma non portaranno con loro i prigionieri!"
esplose Lamak.
"No non lo faranno di sicuro, ha ragione Ambasciatore,
però potremmo usare le armi in nostro possesso per attirarli allo
scoperto e seguirli con navi occultate e..."
Lamack distolse lo
sguardo, T'lani sorrise tra sé: "Lo ha già fatto vero Ambasciatore?"
Il Romulano tentennò poi annuì secco sedendosi pesantemente sulla
poltrona.
La Spini e T'lani si guardarono per un attimo, la prima prese
la parola: "Ed è stato scoperto qualcosa?"
"Non ancora o almeno... non
ho ancora avuto notizie." mormorò Lamak facendo un gesto che avrebbe
voluto essere noncurante, se l'espressione del viso non lo avesse
smentito: era preoccupato dal silenzio radio dei suoi. La nave era
occultata ma... era comunque una missione pericolosa e se fossero
caduti in una trappola?
L'ambasciatrice si rivolse a K'ood: "E lei
K'ood? Ha fatto lo stesso?"
il Klingon si agitò sulla sedia: "Beh...ho
lasciato un paio di Sparvieri in occultamento, - indicò Lamak - ero
sicuro che lui lo aveva fatto, così... però sembra che fino ad ora non
si sia verificato nulla di particolare."
Il capitano respirò a fondo:
"Ha a che fare con il corpo Klingon che si vede nel video
Ambasciatore?"
Il Klingon ebbe la buona grazia di non negare, ma annuì
seccamente con un grugnito.
La Spini guardò i due ambasciatori: "Dove
avete lasciato le navi in ricognizione?"
"Nelle vicinanze del
pianeta..." mormorarono all'unisono.
"Beh, potranno tornarci utili,
se scopriranno qualcosa." disse T'lani.
Lamack si schiarì la voce:
"Sembra che avessero una traccia, e che siano andati a verificarla, ma
non ho più avuto notizie dal falco..." disse stringendosi nelle spalle .

"Posso mandare gli sparvieri in ricognizione..."
"Ambasciatore K'ood,
sicuramente lo farà e la ringrazio, ma ora dobbiamo decidere cosa fare:
le armi devono essere consegnate. E' l'unico modo di prendere tempo per
salvare il ragazzo." Disse Lamak angosciato.
I quattro si guardarono,
poi T'lani parlò: "Dove si trova la flotta Romulana?"


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13.12 - La fortuna degli Audaci

Autore: Tenente Comandante Alessandro Riccardi

Laboratorio, sezione ingegneria - Ore 14:00

Il regolatore di fase cadde sul tavolo generando una piccola scintilla appena entrò in contatto con la superficie. Kish riprese lo strumento e ne controllò il corretto funzionamento. Poi, con un rapido e preciso gesto lo infilò all'interno di un circuito del tober.

La modifica del tober aveva privato l'andoriano di ogni energia sia mentale sia fisica ma finalmente il lavoro stava dando i risultati sperati: era riuscito a modificare il tober.

Kish era concentrassimo sul proprio compito ma si accorse subito di una presenza alle sue spalle.

"Ciao, come mai da queste parti?" Chiese l'ufficiale scientifico.

La persona alle sue spalle si bloccò di colpo e, sospirando, aggiunse: "Come mi hai scoperta?"

"Ho gli occhi dietro la testa io. Anzi più che occhi sono antenne e sono mobili, ma il significato è lo stesso."

Xar decise di stare al gioco e, con passo furtivo, si avvicinò al tavolo dicendo: "Se hai voglia di scherzare sulle tue antenne significa che hai finto."

"Se vuoi posso scherzare sulle tue macchie." Kish abbracciò la compagna e, indicando il tober, aggiunse: "Sì, è pronto."

"Allora dovresti informare..."

"Il capitano è già stato informato poco fa." Aggiunse Kish.

"Ma che bravo!" Esclamò Xar con un vasto sorriso. "Bè allora ti meriti una ricompensa da parte mia."

"Eh sì."

Passeggiata sezione 35 - Ore 14:40

"E' una buona posizione per osservare la stazione." Esordì T'Lani.

Il capitano Spini era appoggiata alla ringhiera della passeggiata e stava osservando la vita sulla stazione quando le improvvise parole dell'ambasciatrice della Federazione la fecero trasalire.

"Vero." Spini si voltò verso la nuova arrivata e le si avvicinò dicendo: "Questo è un buon posto per osservare la passeggiata. Si vede tutto cosa succede senza essere visti."

T'Lani annuì. "Anche io a volte vengo qui. Lo trovo rilassante ." Poi l'ambasciatrice cambiò tono della voce, diventando più formale e decisa al punto da farla sembrare un cyborg. "Ho sentito che il tober è stato modificato."

"Sì, il primo tober è stato modificato. La sezione ingegneria sta modificando altri 10 tober sotto la supervisione del comandante Kish." Il capitano Spini fece alcuni passi verso un corridoio interno seguita dall'ambasciatrice. "In questo modo se l'esca non dovesse funzionare o se fosse troppo debole, avremo delle ridondanze a nostra disposizione."

"Bene, siete stati previdenti."

"Si, orami è quasi tutto pronto."Il capitano Spini si bloccò di colpo e, con voce grave, disse:" Se falliamo, questa stazione si ritroverà a dover fronteggiare un attacco nemico. In ogni caso ci stiamo preparando a resistere. Ho parlato con la flotta Stellare: stanno inviando alcune navi come rinforzo per proteggere da una possibile invasione il sistema di Bajor e il quadrante Alfa."

"E i civili?"

"Non si preoccupi, stiamo deviando il traffico mercantile. Mentre il personale non necessario e i civili stanno ripiegano verso DS9." Le due donne ripresero a camminare e, quando furono davanti alla porta di un turbo ascensore, il capitano disse: "Ora se vuole scusarmi vado a supervisionare i preparativi sulla Faerless."

"Certamente." Poi mentre le porte del turbo ascensore si chiudevano, T'Lani, aggiunse" Buon lavoro."

Ambasciata Romulana - Ore 17:00

=^=... . Queste sono le nostre richieste.=^= Chani parlava con la voce irritante e presuntuosa di chi si sente superiore e può dettare legge.

Lamak non lo sopportava, ma era un diplomatico esperto e riusciva a dominare perfettamente i suoi sentimenti. Quel ragazzino arrogante gli aveva appena lanciato un provocazione ma Lamak controbatté con un tono di voce così gelido e distaccato da farlo sembrare più un vulcaniano che un romulano.

"Bè sono un po' eccessive e, anche se il mio governo le accetterà, ci vorrà tempo per preparare tutto."

=^= NON mi prenda in giro, ambasciatore.=^= Poi Chani puntò una specie di coltello alla gola del romulano tenuto prigioniero. =^= So di chi è figlio questo romulano e so quanto è importante per voi.=^=

"Se lo uccidi non avrai mai quello che vuoi. Ma... va bene. In fondo le tue richieste non sono COSI' eccessive. Ma prima voglio un gesto di buona volontà da parte tua."

=^= Io non accet... .=^=

"Niente gesto di buona volontà niente accordo." Taglio corto l'ambasciatore.

=^= Che cosa vuole?=^=

"Liberate alcuni degli ostaggi. Jekal basta e avanza per farvi ottenere quello che mi hai chiesto."

=^=D'accordo la richiamerò tra due ore per i dettagli.=^=

Rimasto solo Lamak capì di aver vinto un round, era una piccola vittoria ma pur sempre una vittoria. Almeno è riuscito a liberare una parte degli ostaggi. Il problema erano le richieste di Chani: quello che chiedeva era troppo e troppo pericoloso per gli equilibri geopolitici del quadrante Alfa. Inoltre sapeva che questi negoziati andavano contro agli accordi presi con gli altri ambasciatori.

Era in una brutta situazione e il piano che stava mettendo in atto era rischioso e aveva poche possibilità di riuscire, ma,per il momento, tutto sembrava funzionare e ciò gli migliorò considerevolmente il suo morale.

Nave romulana - Da qualche parte nel sistema Benghal - Ore 17:10

Quel giorno le preghiere di Lamak furono esaudite.

Un' antico proverbio romulano diceva che la fortuna sceglieva gli audaci e l'ambasciatore di Romlus lo sapeva bene. Quando era stato contattato da Chani aveva inserito nel messaggio di ritorno una specie di marcatore permettendo, in questo modo, a chiunque conoscesse i codici romulani di identificare la conversazione. L'aveva fatto nella speranza che la nave romulana che era nei pressi del sistema Benghal identificasse la comunicazione e agisse di conseguenza.

Osha, l'ufficiale scientifico della nave, identificò subito la mollica di pane lasciata dall'ambasciatore. Con l'aiuto delle squadre di decrittazione, decodificò la conversazione.

Il capitano Jerril aveva seguito le trattative tra Chani e l'ambasciatore Lamak provando un certo astio e nervosismo ma aveva ammirato come l'ambasciatore aveva gestito la situazione.

Quando il canale subspaziale fu chiuso, Jerril, rimase alcuni istanti in silenzio poi, con una certa ansia e voglia di rivalsa, chiese:"Osha, novità?"

Tutti in plancia si voltarono verso la romulana. Tutte le speranze di successo ora erano nelle sue mani.

Con una nota di orgoglio, Osha disse:" Ho analizzato la comunicazione, ho la posizione dei nostri nemici. La nostra vicinanza al bersaglio mi ha permesso di triangolare la posizione del nemico."

La tensione in plancia si smorzò di colpo e i presenti esultarono silenziosamente.

"Bene. Invii la posizione al navigatore." Jerril si alzò e raggiunse il tattico. "Preparate armi e squadre d'assalto. Questi alieni la pagheranno cara. Ma ricordate: la priorità è recuperare Jekal."

"Si signore." Rispose l'ufficiale tattico mentre un sorriso compiaciuto apparve sul suo volto.

Jerril si sedette sulla sua poltrona e, all'interfono, disse: "Posti di combattimento. Per la gloria e la potenza di Romulus."


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13.13 - False mosse e... mosse false

Autore: Capitano Sherja T'Jael Spini

Ambasciata Romulana - 02 aprile 2392 - Ore 17:10

Stava godendosi quella piccola vittoria, pensando di andare a godersi un po' sua moglie, quando ricevette una visita inaspettata.

"Ambasciatore Lamak... c'è il Sub Comandante Liven per lei."
"Il Primo Ufficiale?"
"Sì Signore."

E così l'uomo di scopriva... interessante...

"Lo faccia entrare..."


Nave romulana - Da qualche parte nel sistema Benghal - 02 aprile 2392 - Ore 17:15

Osha era pronta.
Fremeva nell'eccitazione del momento come non avrebbe reputato possibile. Come non sarebbe stato giusto fare. Però era quello che aveva sempre desiderato... quella nave... quella posizione... quelle possibilità di far valere quello che era...

L'arrivo di una chiamata sub spaziale la lasciò interdetta.

"Comandante... l'Ambasciatore Lamak ci chiama... riservato."

Jerril si alzò, palesemente innervosito, per lasciare la plancia. Dove rientrò pochi minuti dopo con uno sguardo che non presagiva nulla di buono.
Nessuno osò chiedere.
Solo quando ebbe ripreso il suo posto ed atteso qualche secondo, comunicò al personale gli ordini.

"Avviciniamoci e teniamoli d'occhio. Pronti ad agire non appena riceveremo l'ordine dall'Ambascitore Lamak in persona."

Osha si sentì come se l'occasione della vita le fosse sfuggita dalle mani.


Ufficio del Capitano Spini - 02 aprile 2392 - Contemporaneamente

"Tutto a posto Comandante?"
"Tutto secondo gli ordini suoi e dell'Ambasciatrice Capitano."
"Qualche spiffero?"

Khish scosse il capo lasciando ondeggiare lievemente le antenne.

"Nessuno Capitano. Non c'è stato nessuna fuoriuscita di notizie se non quelle da noi 'autorizzate'..."

Sherja sospirò appoggiandosi alla sedia lasciandosi andare per qualche secondo al desiderio di poter essere qualche volta solo una madre o solo una donna sincera e diretta quale sarebbe stata la sua natura... ma negli anni i sotterfugi erano entrati così tanto nella sua vita che a volte non riusciva a liberarsene nemmeno quando la sera rientrava nel suo alloggio.
Per l'ennesima volta si ripromise di chiarire alcune cose mai dette... per l'ennesima volta si domandò se ci sarebbe mai riuscita...

"Il Consigliere?"
"Non sospetta neppure che il Comandante Shivhek stia già meglio."
"Mi spiace averla costretta a... - agitò una mano cercando la parola migliore - ...a questo."
"Forse non è una cosa che farà piacere a Shanja, ma io resto per prima cosa un Ufficiale della Flotta. Il giorno in cui non sarà più così sarà mia cura informarla perché possa gestire al meglio il mio contributo come membro del suo equipaggio."
"La ringrazio Comandante. - Sherja si alzò in piedi - Vado in infermeria come previsto, se non succede niente l'orario di inizio operazioni resta invariato."
"Va bene Capitano. Torno in Ingegneria."


Deep Space 16 - Infermaria - 02 aprile 2392 - Ore 17:20

Shivhek stava decisamente meglio, meglio di quanto avesse potuto supporre solo poco tempo prima. Ciò nonostante, come da accordi presi in modo alquanto avventuroso nel tentativo di mantenere una segretezza assoluta, manteneva sé stesso in quello che all'esterno poteva sembrare tranquillamente uno stato di autocura vulcaniana.
Il Dottor Sonx, con l'innegabile supporto di Khish, aveva regolato il bioletto in modo da mostrare parametri fisici adeguati a questo suo stato simulato.
Tutto sommato stare lì a riflettere senza dover interagire con il mondo esterno, soprattutto con il Consigliere, gli era servito più che non lo sforzo lavorativo assoluto a cui si era costretto e che non lo aveva aiutato in alcun modo a superare il suo stato 'emotivo' indotto.
Approfittando di quella quiete obbligata sprofondò lentamente in sé stesso cercando residui della presenza di Gladia e la trovò. Era però una presenza diversa, la analizzò come se fosse una statua a cui girare in torno per apprezzarne ogni singolo colpo di cesello. Non c'era dolore, né sofferenza, né tensione alcuna. Gladia era un ricordo come molti altri, non era più importante né meno importante. Forse diverso, perché comunque quanto accaduto gli aveva insegnato molto, ma non cercava più con brama e desiderio quegli attimi nella sua memoria.
Cercò Shanira e la trovò. Qui un sentimento di fondo c'era, una specie di rimorso... o senso di sconfitta per la fine del suo matrimonio. Nonostante le dicerie i vulcaniani non erano cyborg insensibili al mondo attorno a loro. La stessa Shanira andandosene lo aveva dimostrato.
Un pensiero però gli attraversò la mente, non parlava con suo figlio da almeno... due anni...

Fu in quel preciso momento che sentì la voce del Capitano Spini insinuarsi nei suoi pensieri.

"Dottor Sonx, come sta il paziente? Quando potrò riavere il mio Ufficiale in servizio?"

Il momento si stava avvicinando.


Deep Space 16 - Ingegneria - 02 aprile 2392 - Ore 17:30


Il Comandante Khish non poteva ancora riposare.
Ogni singolo tober modificato passava successivamente per le sue mani. Il personale che lo stava affiancando pensava chiaramente ad un eccesso di responsabilità, dovuto probabilmente al fatto che stava sostituendo il Capo Ingengere, ma anche al fatto che la situazione era molto più grave di quanto potesse sembrare.
Tra le poche informazioni che erano trapelate, sicuramente la parola che più aveva creato ansia a tutta la stazione era 'guerra'. Il ricordo della Guerra con il Dominio era ancora fin troppo vivo.
Anche per questo nessuno osava dire all'Ufficiale Scientifico che forse stava esagerando.

I pensieri di Khish erano molto diversi.

Doveva fare lui l'ultima modifica ai tober. Quella che nessuno doveva vedere, quella che aveva concordato con uno Shivhek molto più in forma di quanto si era voluto far sapere sulla stazione.
La difficoltà vera non era 'mentire', perché più che una menzogna era un'omessa comunicazione con il fine ultimo della sicurezza di tutti. La difficoltà vera era reggere il ritmo di lavoro di quelle ultime ore.
Non avrebbe ammesso nulla nemmeno sotto la tortura più feroce, ma in quel momento invidiava la capacità... almeno apparente... dei vulcaniani di tirare avanti come se nulla fosse fino a che serviva.

Accantonò un altro tober. Ancora pochi pezzi.
Diede un'occhiata al monitor poco distante, dove il tempo disponibile era scandito da un count-down lento ed inesorabile. Erano perfettamente in tabella di marcia.
Ancora un po' di fatica e presto avrebbe potuto riposare. Anzi meglio. Avrebbe potuto chiudersi nel suo alloggio con Shanja, al riposo avrebbe pensato dopo.


Deep Space 16 - Ambasciata Federale - 02 aprile 2392 - Ore 18:15

T'Lani non parlava con il suo ospite. Muoveva le pedine del loro eterno gioco riflettendo su quanto fosse particolare la situazione in quel momento.
La vicinanza di intenti che ultimamente c'era con l'Impero Klingon in fondo la stupiva. Se qualche tempo prima le fosse stata chiesta la sua opinione riguardo l'evoluzione diplomatica su quella base... non avrebbe potuto presupporre quella che era la situazione in essere in quel momento.

"Lei è troppo silenziosa oggi."
"Riflessioni."

Il possente corpo dell'Ambasciatore K'ooD si appoggiò all'indietro sulla scomoda sedia che gli era sempre riservata quando andava in visita all'Ambasciatrice.
Poco distante da loro due ragazzini molto diversi tra loro stavano parlottando in tono così basso che K'ooD non riusciva a sentire una singola parola di quanto si stavano dicendo.

"Che hanno tanto da dirsi quei due?"

T'Lani alzò lo sguardo su di lui.

"Cosa la preoccupa del rapporto tra Goroth ed il giovane O'Riordan?"
"Domanda sbagliata Ambasciatrice. Non mi preoccupa Sorik, mi preoccupa quello che sarà in futuro Sorik."
"Credo che in questa sua affermazione si nasconda la risposta alle mie riflessioni precedenti."

K'ooD rise rumorosamente attirando per qualche momento l'attenzione dei due ragazzini all'altro capo della stanza, che rapidamente si concentrarono di nuovo sulle loro chiacchiere.

"Sta cercando di capire perché ultimamente ci troviamo così spesso in sintonia."
"Touché."
"Non è solo Sorik così come non è solo Goroth... e prima che lo dica, non è nemmeno per Elisabeth."
"Quindi è tutto."
"Quindi è... direi logico. Perché quando la strada è così chiara che non può che essere seguita... allora la si deve seguire."

T'Lani lo osservò in silenzio piazzando lo sguardo nel suo. K'ooD era forse uno dei pochi in grado di reggere quello scambio, forse per questo pensò gli concesse una gentilezza. Una di quelle che centellinava per non perdere il controllo della situazione.

"Stanno parlando solo di lei. Di che nonno meraviglioso sia e di quali incredibili storie lei abbia sempre da raccontare."

K'ooD annuì.

"Grazie Ambasciatrice. Anche per aver accettato di tenerli qui da lei. Non avrei affidato Goroth ad altri."
"Più o meno quello che il Capitano Spini mi ha detto quando ho accettato di ospitare qui Sorik e Shanna O'Riordan. - nascose le mani nelle maniche... era finito il tempo - È ora Amabasciatore."


Deep Space 16 - Ambasciata Romulana - 02 aprile 2392 - Contemporaneamente

^ Siamo pronti Ambasciatore. Il suo Governo ha deciso suppongo... ^

Lamak si sforzò di mantenere il necessario distacco, la supponenza di quell'uomo era troppo, semplicemente troppo.

^ Ho carta bianca. ^
^ Notevole Ambasciatore... davvero notevole. Quasi quasi non me lo sarei aspettato. Quindi ora mi darà quello che le ho chiesto. ^
^ No. ^

Se Chani fu stupito da quella risposta non lo diede a vedere.

^ Che vuol dire con questo no Ambasciatore. ^

Il tono era freddo, falsamente calmo, quello fu l'unico segno esteriore che si permise. Lamak apprezzò la bravura nel gioco che stavano portando avanti.

^ Quello che ho detto. No. Io ho carta bianca. Le ho chiesto uno sforzo di buona volontà. ^
^ Due ore. ^
^ Un'ora. ^
^ Ambasciatore sta giocando sulla lama di una spada... DUE ORE! ^

Lamak sapeva che non sarebbe stato possibile di meno, ma doveva spingere, almeno una volta. Farlo due volte sarebbe stato eccessivo. Quindi non spinse ancora.

^ Vada per le due ore. Ma senza il suo sforzo di buona volontà... eviti di chiamarmi. ^

La comunicazione si chiuse improvvisamente ed il romulano stette a fissare lo schermo scuro a lungo prima di alzarsi ferocemente in piedi.

* Ora tocca ai Federali! *


Deep Space 16 - Corridoio zona delle Ambasciate - 02 aprile 2392 - Ore 18:25

Lamak stava camminando in fretta, ma senza esagerare. Si trattava pur sempre di stile da mantenere.
Sapeva esattamente dove andare.
T'Lani.
Quando svoltò l'angolo vide l'Ambasciatore K'ooD allontanarsi dall'Ambasciata Federale... rallentò.
Prima di fare la sua mossa aveva studiato tutte le possibili evoluzioni successive. Pensava di aver esaminato tutto, ma qualcosa gli era chiaramente sfuggito.
Quell'attimo di stupore per quello che ora gli sembrava un evidente doppio gioco gli fu fatale.
Quel piccolo rallentamento al suo incedere era stato quasi pesato.

Una mano uscì dal buio e lo afferrò alla base del collo.
Altre braccia lo afferrarono impedendogli di cadere.

"Bella presa Comandante Shivhek."
"Naturale. Complimenti a lei Signor Riccardi. L'Ambasciatore Lamak non è sicuramente leggero. Prego... - e si spostò di poco - ...abbiamo poco tempo e siamo attesi nell'alloggio del Capitano Spini."


Deep Space 16 - Ambasciata Federale - 02 aprile 2392 - Contemporaneamente

"Signora..."

T'Lani era ancora seduta, con lo sguardo fisso apparentemente nel vuoto, in realtà stava ripercorrendo tutti i passi che dovevano essere compiuti.

"Dimmi Sorik."
"Tu sa che se fallite dovremo chiudere il Tempio Celeste."

La vulcaniana concentrò tutta la sua attenzione su quello che sembrava essere il figlio del Capitano Spini, ma che stava dando voce a qualcuno molto distante da lui.

"Non falliremo."
"Tu pensi in modo lineare come tutti voi. Eppure riesci a vedere in modo più completo. Tu ci incuriosisci."
"Voi avete visto la fine."
"Noi abbiamo visto molte fini diverse. Alcune più probabili di altre."

T'Lani osservava gli occhi di Sorik, luminosi e cupi allo stesso tempo. Con uno sguardo saggio ed antico dietro essi.

"Non correrete rischi."
"Non permetteremo che i vostri nemici si espandano. Il rischio per il Tempio Celeste e per coloro che vivono al di la di esso non deve esistere."
"Non si espanderanno."
"Tu sei convinta di questo e vedi molti futuri possibili. Strano per una della vostra specie. Però ce ne sono altri. In alcuni di questi fallirete."
"Non falliremo."

Gli occhi azzurri ed ancora ingenui di Sorik la guardavano con attenzione.

"Cosa non falliremo Signora?"

T'Lani capì che i Profeti se n'erano andati. Cedette ad un gesto che nessuno avrebbe mai creduto.
Allungò una mano lieve, diafana e fragile segno di tutti gli anni e le esperienze che avevano minato il suo corpo, e la posò su quella di Sorik.

"Il futuro Sorik. Non falliremo nel costruire il futuro..."


Deep Space 16 - Alloggio del Capitano Spini - 02 aprile 2392 - Ore 18:40

Lamak scosse il capo cercando di districare la nebbia che avvolgeva i suoi pensieri ed i suoi ricordi.
Cercò di spostare il suo corpo, ma si rese immediatamente conto di essere immobilizzato.

"Non si agiti Ambasciatore."

Lamak cercò di mettere a fuoco, anche se aveva riconosciuto perfettamente quella voce.

"Che accidenti sta succedendo qui..."
"Succede che lei è gradito ospite mio Ambasciatore... - il Capitano Spini si fece avanti - ...segua il consiglio della Dottoressa Stern. Non si agiti, e cerchi di non coinvolgere sua moglie... sono sicura che sa come non darle informazioni."
"Rain sa sempre tutto quello che c'è da sapere..."
"Questa volta è meglio se si scherma Ambasciatore. Questo... - Sherja volse lo sguardo attorno a sé - ...è sicuramente solo il mio alloggio, ma sono pur sempre il Capitano di questa stazione."

Dall'ombra dietro di lui si fece avanti Elisabeth Stern. Aveva sottovalutato la sua presenza ed il suo peso diplomatico. Un ex-ufficiale della Flotta Stellare che viveva nell'Ambasciata Klingon con il figlio... e secondo le voci di corridoio... che stava per portare il lustro di un'unione tra il suo clan e quello dell'Ambasciatore...
Non avrebbe più commesso quell'errore in futuro.

"Chi è che mi ha messo KO. Lei Capitano? nonostante il suo poco sangue vulcan ha eseguito una perfetta presa."
"Sono stato io."

Solo allora Lamak si avvide della presenza del Comandante Shivhek seduto alla scrivania personale della Spini, poco distante da loro.

Due errori su due. Stava invecchiando o cosa? Aveva dato credito alle informazioni sulla salute di quel vulcan... ma perché avevano costruito quella macchinazione? Sicuramente non solo per catturare lui. Che ruolo doveva giocare.
Stava riflettendo rapidamente cercando di mettere insieme i pezzi mancanti con quello che lui già sapeva. Odiava essere in svantaggio, ma in quel frangente chiaramente lo era.

"Ripeto la domanda. Cosa sta succedendo?"

Il Capitano Spini si accomodò sul tavolinetto davanti a lui.

"Mettiamola in questi termini. Quando tutto sarà finito lei potrà affermare in modo totalmente sincero nei confronti del suo Governo di essere stato... impossibilitato... ad agire secondo quanto concordato."
"E secondo voi come reagirà il governo romulano al rapimento da parte dei Federali e dei Klingon del suo Ambasciatore?"

Elisabeth fece qualche passo avanti.

"Ambasciatore qualche anno fa mi chiese di fidarmi di lei. Io lo feci. Rischiai tutto, non solo la mia carriera, lo feci e fu la cosa giusta da fare."
"Quello che la Dottoressa Stern vuole dire, Ambasciatore, è che lei non è prigioniero qui... - fece un gesto e Lamak sentì improvvisamente di essere libero - ...però sono convinta che se ci riflette un attimo capirà che non siamo così sciocchi da agire senza aver pensato a tutto."
"Continui..."
"Per prima cosa non ci sono prove che il Comandante Shivhek stia bene. Poi non ci sono prove che la Dottoressa Stern sia uscita dall'Ambasciata Klingon dopo il rientro della Fearless. Una presa vulcaniana non lascia tracce... e poi perché rischiare la guerra Ambasciatore?"
"Il Sub Comandante Liven è venuto in Ambasciata..."
"Sì. Su richiesta del Capitano della Stazione, dell'Ambasciatrice Federale, dell'Ambasciatore Romulano... o della Tal'Shiar?"

Lamak iniziò a vedere una via di uscita diversa.

"Sono tutto orecchie Capitano." e l'ironia della frase non era nemmeno tanto velata.
"Lasci agire noi. Se le cose andranno male... lei potrà dire con assoluta sincerità di essere stato impossibilitato ad agire, ma le cose non andranno male. Dato che tutto andrà bene, lei potrà semplicemente prendersi il merito di aver volutamente concesso a Federali e Klingon di muoversi per tenere l'Impero fuori dalla mischia..."
"...per tutelare la nostra posizione facendo scoprire voi."
"Touché."


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13.14 - La fine del Branco

Autore: Ambasciatore Federale T'Lani

DS 16 Gamma
Passeggiata

02/04/2392
ore 15:00



Non sarebbe stato un giorno come un altro. Bastava guardare la Passeggiata, per capirlo. I negozi erano in gran parte chiusi. Passanti dagli abiti scuri attraversavano l'area a piccoli gruppi. Parlavano fra loro a voce bassa, con brevi frasi staccate, gettando ansiose occhiate alle vetrate esterne o agli uomini della Sicurezza che stazionavano ad ogni angolo con le mani appoggiate ostentatamente sulle impugnature delle armi.
Shanja Xar si appoggiò alla ringhiera della Passeggiata, sentendosi inutile. Era passato troppo poco tempo per far dimenticare ai commercianti ed ai frequentatori abituali della Base il rischio corso la prima volta che il Branco era apparso. Così, da quando si era sparsa la voce di un nuovo arrivo dei kroger, la maggior parte di loro avevano deciso spontaneamente di andare ad affollare i moli di partenza, senza aspettare un ordine di evacuazione che il capitano non aveva ancora emanato.
Si tirò su, dirigendosi all'infermeria. Probabilmente era già tutto pronto per le probabili vittime della guerra, ma forse avrebbe trovato ancora qualcosa da fare. Entrò, non sorpresa di trovare il dottor Sonx al suo posto. L'uomo alzò uno sguardo penetrante sulla nuova entrata:
"Sono contento di vederla, consigliere - la salutò il denobulano, andandole incontro - Lei ha qualche notizia?"
"Nessuna - ammise Shanja - Non riesco nemmeno a parlare con Khish. Al comunicatore non risponde e quando provo a contattare la sua sezione, i suoi assistenti mi rispondono che è troppo occupato. Allora, ho provato a venire a vedere se c'era qualcosa da fare qui, tanto per ammazzare il tempo in attesa dell'arrivo del Branco... " - lanciò uno sguardo alle spalle del medico. Gli assistenti avevano accumulato vicino ad ogni bioletto decine di kit di emergenza, poi dovevano essere andati in turno di riposo, in attesa del momento di intervenire. L'infermeria appariva completamente vuota.
"Qui siamo pronti... Non c'è niente che in questo momento possa fare. Quando saranno iniziate le danze, ovviamente, le cose potrebbero essere molto diverse e sarò molto onorato di avere anche la sua assistenza per feriti e traumatizzati..." - c'era una specie di tensione nel volto del medico, notò Shanja. L'uomo continuò:
"...Perché non va a riposare o a mangiare qualcosa? Potrebbe non avere il tempo di farlo, più tardi" Shanja aggrottò la fronte, rendendosi conto che il dottore la stava respingendo.
"Che sta succedendo?"
"Succedendo? - Sonx arrischiò un sorriso - Non ha appena detto lei stessa che non ci sono notizie? Non sta succedendo proprio nulla... "
La trill respirò a fondo, cercando di calmare la collera che sentiva montare dentro di sé. Era fin troppo chiaro che stava nascondendo qualcosa! Gli rivolse un ampio sorriso che sperava non sembrasse troppo falso:
"Forse potrei aiutarla a sistemare meglio quei kit di emergenza..." - con un rapido passo lo aggirò,
"Non c'è bisogno..." - fece in tempo a dire il medico, ma si interruppe. Shanja stava fissando l'infermeria, contando i letti pronti per accogliere i pazienti che la guerra avrebbe portato.
Pronti. Vuoti.
Ma erano tutti vuoti...
Si girò di nuovo verso il denobulano, che aveva adesso una espressione colpevole dipinta sul viso.
"Che cosa è successo? - domandò il consigliere - Dov'è Shivhek?"
"Lo sapevo... Era troppo presto per spegnere l'ologramma!" - borbottò il dottor Sonx. Si morse le labbra, ma Shanja aveva già sentito:
"Ologramma!" - esclamò.
"Calma, calma... - la prese per un braccio e l'attirò verso il proprio ufficio, chiudendo la porta dietro di sé. Si sedette con un sospiro dietro la propria scrivania:
"Non c'è da farne un dramma. E' stato solo un piccolo escamotage" - confessò il dottor Sonx.
"Che ne è di Shivhek?" - domandò la trill.
"Sta bene. Meglio, molto meglio di quanto non abbiamo fatto credere in giro - disse il medico - Buffo, vero, che nessuno si ricordi che in una infermeria federale ci sono sempre dei proiettori olografici. In genere, servono al medico di emergenza... Ma in questo caso, ci sono serviti per replicare una immagine del corpo del capo Shivhek in modo da far credere a... - esitò - Ad alcune persone... Che il nostro vulcaniano preferito era ancora in un ciclo di autocura. Mentre il vero Shivhek in realtà era tornato al lavoro. Un lavoro estremamente delicato, devo aggiungere."
"E fra queste persone da tenere all'oscuro, c'ero anche io? Perché?"
"No, no, no! - Dal-Amar Sonx balzò di nuovo in piedi - Per evitare qualunque tipo di indiscrezione, il capitano ha ordinato che il piano fosse al corrente solo delle persone incaricate di metterlo in esecuzione. Fra queste, c'ero anche io, ma solo per la parte che consisteva in procurare un alibi al comandante Shivhek prima del suo imbarco. E per quel che mi riguarda, non so altro. Il capitano non mi ha detto altro. Non avrei dovuto spegnere i proiettori olografici, ma ho pensato che dovevo riprogrammarli per tempo, in modo da avere sottomano il MOE quando fossero arrivati i feriti."
"Capisco - la voce non poteva uscirle più asciutta.
"Le assicuro, consigliere, che il capitano ha la massima fiducia in lei - disse il medico - Non le avrei detto nulla altrimenti. Sono altre le persone che devono a tutti i costi essere tenute all'oscuro"
"Vuol dire, i romulani?"
Il medico assentì.
"Ma certo... Se non altro, adesso mi spiego perché il piano sia stato tenuto segreto anche a me... - disse Shanja, come a sé stessa - La moglie dell'ambasciatore romulano è una betazoide. Una telepate come lei avrebbe potuto scoprire il piano facilmente. Le bastava leggere il pensiero nella mente delle persone coinvolte" -
"Sono contento che abbia capito" - disse l'altro.
"Forse ho capito più di quanto vorrei... - ribatté Shanja - Perché Khish si trova con Shivhek, non è vero?"


Plancia Fearless
02/04/2392
ore 15:32



"Comandante... Non trova strano questo tipo di comportamento?" - L'ingegnere capo Shivhek si scostò dalla postazione di ingegneria per avvicinarsi alla poltrona del capitano. La luce azzurra dell'occultamento pervadeva la plancia dando l'impressione di muoversi in un acquario. Accennò allo schermo centrale, dove campeggiava in distanza la poppa della IRS Menkent. Khish si girò a sua volta verso lo schermo prima di rispondere:
"Si, ho notato anche io. Teoricamente, la loro è una missione segreta, ma non sono entrati in occultamento"
"E' come se volessero essere seguiti." - continuò Shivhek.
"O come se avessero deciso di farci deliberatamente da apripista..." - replicò il comandante.
"Potrebbero sapere che li talloniamo - affermò l'ufficiale scientifico. Le sue antenne piegarono in avanti, in direzione della nave sullo schermo - Potrebbe anche essere un depistaggio, ma per quanto la situazione sia complicata, penso che i romulani vogliano sinceramente che la loro gente torni a casa. E comunque, la rotta è coerente con le informazioni che ci hanno dato. Quanto manca all'arrivo nel sistema di Benghal?"
"Meno di quaranta minuti, a questa velocità" - rispose Shivhek, dopo aver controllato sul monitor - In linea con i tempi previsti. Saremo puntuali all'appuntamento con il Branco"


Fascia di asteroidi
Nave Harad
ore 16:00


Le due ore di dilazione erano quasi trascorse, ma Chani, primo della sua famiglia ad arrivare alla carica di Harad, ancora non si risolveva a dare l'ordine di partenza per il rendez vous con i romulani. Gli alieni erano già stati caricati a bordo delle navi, a gruppi di due o tre persone per ciascuna. Tutti, tranne il pezzo pregiato della collezione, quel Jackal che era il figlio del... come si chiamava, nella loro lingua? Chani alzò le spalle, rendendosi conto troppo tardi che il gesto era stato notato dal personale di plancia... E che non poteva sapere che cosa ne avrebbero pensato. Chani si guardò intorno. Gli occhi dei suoi uomini si abbassarono di colpo sugli strumenti, evitando di incontrare il suo sguardo. Tutti tranne quelli di Naul, che sostenne il suo sguardo per un lungo istante prima di voltarsi di nuovo verso gli strumenti.
Gli erano arrivate alle orecchie le voci che circolavano sul suo conto sul pianeta: che era arrivato troppo giovane al comando, che era troppo arrogante o altezzoso... Anche quello che aveva dovuto fare per reprimere la rivolta su Uria gli aveva causato più nemici che approvazione. Era stato sanguinoso, certo, ma non aveva potuto fare altrimenti...
Tornò a fissare dritto avanti a sé, fingendo di leggere i rapporti che comparivano sul piccolo monitor della poltrona.
Tutte quelle voci sarebbero scomparse quando avesse avuto una definitiva vittoria in battaglia. Quella colonia romulana, posta sfacciatamente al limite della loro zona d'influenza, era stata per lui una vera fortuna. Da una parte, perché distruggerla aveva significato dare un segnale ai suoi nemici su Uria, insufficiente a metterli a tacere una volta per tutte, ma pur sempre un segnale. Aveva dimostrato di essere deciso a difendere i confini da chiunque. E poi, c'era stato il secondo colpo di fortuna di Chani: Jeckal.
*Se su Uria sapessero che mi sono accordato con i romulani... O almeno, con qualcuno di quegli alieni...*
Sarebbe stato molto più semplice, pensò l'Harad, se lui non avesse avuto bisogno di loro.
Anche a lui ripugnava la sola idea di quel contatto. Secondo la storia che tutti gli Uriani imparavano a scuola, i contatti con le popolazioni provenienti da altri pianeti all'inizio erano stati amichevoli, facili, perfino proficui per l'avanzata delle scienze... Ma poi gli alieni a mano a mano che la storia procedeva, avanzavano insidiosamente sul loro pianeta, infilandosi nelle menti degli uomini e delle donne con le loro usanze estranee, con le loro tecniche abnormi che arrivavano a mutarne i corpi, favorendo la nascita di orrende aberrazioni... E di fronte alle proteste, arrivavano perfino a sostenere che loro avevano solo fatto venire fuori qualcosa di connaturato negli Uriani stessi!
"Signore...?" - Chani si voltò, fulminando con lo sguardo lo sventurato che aveva osato distrarlo dai suoi pensieri. Naul, naturalmente! Il timoniere era un anziano, uno dei pochi superstiti del Primo Branco. Si era sempre sentito a disagio in sua presenza. Nei suoi occhi percepiva il confronto inevitabile con gli Harad che l'avevano preceduto. L'avrebbe messo a terra volentieri, ma era un buon pilota ed era difficile da rimpiazzare... Cosa che l'altro sapeva molto bene.
"Cosa?" - sbraitò.
"La rete è pronta, mio Harad. Attendono solo il suo comando per partire" -
La frase era rispettosa, in apparenza, pensò Chani furioso. Naul non gli avrebbe mai dato il pretesto di accusarlo di insubordinazione, ma era chiaro quello che stava dicendo in realtà: che cosa stiamo aspettando? Dubiti del tuo stesso piano, ragazzino?
Non poteva più tornare indietro. Doveva dare l'ordine.
"Sia - disse - Prima formazione. Coordinazione tober. Rotta sicura attraverso la fascia di meteoriti. Andiamo!"
Gli rispose il diffuso ronzio dei motori che aumentava sensibilmente di volume. Avvertì la lieve pressione sul petto che gli smorzatori inerziali non potevano cancellare del tutto. Lo sfondo nero dello schermo si punteggiò di microscopiche stelle che scivolavano armoniose da un riquadro all'altro della griglia di navigazione, accostandosi le une alle altre come uno stormo di uccelli migratori nel cielo d'autunno.
Il Branco si stava muovendo. Ogni volta che vedeva quello spettacolo, Chani non poteva fare a meno di ricordare le parole del suo antico maestro di pilotaggio. Il Branco non è un insieme di navi, ragazzo. Il Branco è uno stormo di creature viventi, una unica schiera mistica che si muove e respira insieme ed insieme muore...
Muore? Aveva chiesto il ragazzo che era stato Chani. Allora, ricordò con una punta di amarezza, nessuno - lui, meno di tutti - avrebbe potuto concepire anche solo l'idea che il Branco potesse essere sconfitto. Era successo un anno prima, per la prima volta nella storia di Uria.
Ma non sarebbe successo mai più. Chani l'avrebbe potuto giurare.


Nave romulana
ore 16:00



"Dobbiamo contattarli, ri'ov?" domandò Osha.
"Siamo sicuri dell'identificazione?" - chiese lui di rimando.
"Confermato. Si tratta della IRS Menkent, di stanza presso DS 16 Gamma"
Se c'era qualcosa che Jerril non si era aspettato, era la comparsa di una nave romulana proprio lì, nel sistema Benghal. La seguì sullo schermo mentre usciva dalla curvatura per andare ad immettersi nell'orbita di Benghal IV. Lamak non gli aveva parlato di quella nave... Perché si trovava lì?
"No - decise - Se provengono da DS 16 Gamma, sicuramente sapranno che noi siamo qui. Se la loro missione prevede di contattarci, saranno loro a farlo"
"Signore... Credo che non siano soli" -
Jerril si alzò dalla poltrona, andando a fissare la consolle tattica, alle spalle dell'uomo che aveva appena parlato:
"Navi in occultamento?"
"Non posso esserne sicuro" - rispose l'uomo, puntando con il dito ai dati che scorrevano sulla consolle - Ma rilevo delle tracce. C'è almeno un'altra nave insieme alla Menkent"
Una nave in avanscoperta, almeno un'altra in copertura, rifletté Jerril. Non gli risultava che i federali avessero dato il permesso alla loro Flotta di passare attraverso il tunnel spaziale bajoriano. Se Lamak era riuscito a strappare quel permesso alla Federazione, era un ambasciatore anche più bravo di quanto lo avesse ritenuto fino a quel momento. Forse era per questo che Lamak aveva loro imposto di aspettare: stava mandando rinforzi...
"Signore! - la voce di Osha lo richiamò - Dalla parte della fascia di meteoriti!"
Jerril si voltò di scatto verso lo schermo:
"Ingrandire!" -
Dalla fascia di meteoriti stavano sbucando dozzine di piccole navi, anche più piccole di quella che avevano inseguito poche ore prima. Scivolavano fra le masse rocciose, una dietro l'altra, con regolarità, allontanandosi e riavvicinandosi le une alle altre come uno sciame di insetti in volo dietro la regina.
"Spostiamoci - ordinò Jerril - Tattico, massima energia agli schermi. Timoniere, fissi la rotta, un quarto impulso: ci mettiamo in orbita interna, il più possibile vicino al sole del sistema. Quelle navi non possono avere una schermatura come la nostra... Non ci raggiungeranno e per quante tracce possiamo aver lasciato da queste parti, le radiazioni solari le copriranno."
"Rotta impostata" - rispose il timoniere.
"Un quarto impulso, via!" - non poté fare a meno di provare un senso di urgenza. Le piccole navi emergevano dalla fascia di meteore con le medesime mosse danzanti che Jerril aveva già visto. Una, due, tre, la terza nave emergeva puntando il muso a ore undici, quindi stallava per dodici secondi prima di ridare energia ai motori e riunirsi alle altre ricomponendo la parata.
"Ho scansionato qualcuna delle navi - riemerse Osha - A bordo delle navi del Branco risultano in media dai tre ai cinque Uriani. E due o tre romulani..."
"Romulani?" -
"Confermo, signore - rispose il tattico, al posto di Osha - I nostri non si trovano su tutte le navi del nemico, ma sono a bordo"
"Non capisco... - mormorò tra sé il capitano - I kroger hanno commesso una strage per impadronirsi degli scienziati di Benghal IV... Adesso, li restituirebbero senza combattere?"
"Se posso osare, signore... - azzardò il tattico - Non sappiamo se sia stata promessa ai kroger una qualche contropartita in cambio di quelli dei nostri che sono stati prelevati su Benghal IV."
"Può darsi... - sospirò. Jerril detestava dentro di sé l'idea di essere arrivato fin là solo per stare a guardare. Sullo schermo centrale, nonostante le interferenze delle radiazioni solari di Benghal, continuavano ad apparire le piccole navi del Branco, attraverso gli spazi lasciati dalle masse rocciose.


DS 16 Gamma
Alloggio del capitano Spini
Ore 16:00



"Sono stanco di aspettare qui!" - l'ambasciatore Lamak stava schiumando di rabbia. Il perimetro dell'alloggio del capitano Spini assumeva ai suoi occhi la superficie di una gabbia di leoni in un antico circo terrestre.
*Con Elisabeth Stern nel ruolo del domatore * pensò il romulano.
"Stia calmo, ambasciatore - disse Elisabeth - In questo momento, è tutto nelle mani del comandante Khish e del comandante Shivhek..."
"Un momento... Vuol dire che sono già partiti? - domandò lui - Quel vostro assurdo piano è già operativo?"
"Naturalmente. Si, sono già partiti. Anzi, a quest'ora devono essere già arrivati nei pressi del sistema Benghal"
Lamak quasi si mise a ridere:
"Ma che bel piano! - commentò - Due sole navi, anzi: chiedo scusa... Saranno ben tre, con la Menkent. Tre navi, di fronte a quella pioggia di piccoli bastardi che si fanno chiamare il Branco! Come se non avessimo visto che cosa sono capaci di fare!"
"Esatto. Il capitano lo ha visto. L'ambasciatrice lo ha visto. Il comandante Khish lo ha visto..." - ribatté, polemica, Elisabeth Stern - Eravamo tutti qui quando il Branco ha assaltato la Base, l'anno scorso. Sappiamo chi sono... Sappiamo come pensano. Che tipo di armi hanno. E sappiamo come contrastarli... E del resto, anche se non lo sapessimo, non c'è la vostra flotta appena oltre il tunnel spaziale, pronta ad intervenire?"
"Certo che è lì... Bloccata dagli assurdi veti della vostra Federazione!" - disse Lamak.
"E resterà lì - disse Elisabeth con sicurezza - La Base non verrà assalita. Le nostre navi riprenderanno i vostri scienziati"
* Ma solo loro * - pensò Lamak sempre più esasperato - *Jekal non faceva parte dell'accordo con quel piccolo bastardo che si fa chiamare Harad... Quindi non verrà liberato e la guerra non sarà scongiurata dal vostro brillante piano, dannazione! Ed io, intanto, sono bloccato qui...*
Il cicalino della porta iniziò a suonare. Elisabeth Stern si irrigidì.
"Che succede? - domandò Lamak - Il capitano aspetta altri ospiti? O magari le ha spedito il cambio della guardia?"
"No, ambasciatore. Nessuno è autorizzato ad entrare qui dentro, fino a nuovo ordine"
Il campanello suonò ancora. Elisabeth si accostò alla porta, sfilando dalla fondina un piccolo faser. Tenendosi dietro lo stipite, sbloccò con un gesto l'apertura. La porta si aprì su un corridoio vuoto. Lamak percepì un movimento alle sue spalle e fece appena in tempo a gettarsi a terra, mentre un raggio di energia colpiva alle spalle la dottoressa Stern...


DS 16 Gamma
Ponte di comando
ore 16:03



"La Menkent ha trasmesso di essere entrata in contatto in questo momento con il Branco - il tenente Riccardi si girò verso il capitano Spini, che si alzò dalla sua postazione - Sembra che ci siamo..."
"Siamo in grado di collegarci ai loro sensori?" - domandò l'ambasciatrice T'Lani. Sherja fece un cenno verso il tenente Givi, che assentì:
"Con un ritardo di qualche secondo rispetto al tempo reale, capitano. Posso mettere sullo schermo la trasmissione della Menkent, ma non abbiamo l'audio. E' troppo disturbato"
"Penso che potrebbe essere una buona idea rimandare la stessa trasmissione anche allo schermo del suo alloggio, capitano Spini - suggerì in un soffio la vulcaniana, avvicinandosi al capitano - L'ambasciatore Lamak di sicuro apprezzerebbe il fatto di essere informato della situazione"
"Temo non sia possibile... - sussurrò a sua volta il capitano Spini - Il terminale del mio alloggio è stato temporaneamente disabilitato... Purtroppo, il comandante Shivhek non è disponibile per la riparazione"
"Capisco... - si ritrasse l'ambasciatrice. Sullo schermo centrale intanto erano apparse - fra disturbi e distorsioni - le sagome delle navi del Branco.
"Secondo la trasmissione della Menkent, i romulani sono sparsi a piccoli gruppi in un numero molto alto di navi... Il capitano sta trattando in questo momento con l'Harad" - aggiunse Riccardi
"La Menkent è in grado di identificare la nave sulla quale si trova l'Harad?" - domandò vivacemente l'ambasciatrice. La Spini accennò al tenente Riccardi di rispondere:
"Si, ambasciatrice" - fece il capo sicurezza.
"Hanno iniziato lo scambio" - disse Riccardi dopo un secondo - "I tober vengono messi uno ad uno sulla piattaforma del teletrasporto. Stanno trasferendo... Ecco, hanno appena confermato che i primi prigionieri sono stati trasportati a bordo della Menkent"
I tober, pensò Sherja Spini. Shivhek li aveva definiti insieme il loro punto di forza ed il loro punto debole. Ricordava di avere chiesto al capo ingegnere perché dei comunicatori erano così vitali per la strategia dei kroger. Il vulcaniano le aveva risposto che non erano semplici comunicatori: erano innanzi tutto estremamente potenti. Ogni singolo tober con un solo impulso concentrato era in grado di raggiungere tutti e contemporaneamente i computer di navigazione delle navi del Branco, in modo da far loro elaborare le coordinate di attacco. In secondo luogo, occorreva ricordare che i kroger, appunto, attaccavano in Branco... Ossia con gruppo numeroso di navi in formazione serrata, che necessitava di una coordinazione estremamente precisa, che veniva data appunto da quei computer di navigazione, che consentivano anche di ridurre la consistenza dell'equipaggio per ogni nave.
A voce alta chiese:
"Quanto ci vorrà per lo scambio?" -
"I prigionieri superstiti sono centonovantadue - rispose Riccardi - Sulla Menkent stanno adoperando anche le piattaforme di teletrasporto d'emergenza, quindi vengono trasportati una dozzina di prigionieri per volta. Direi non più di un quarto d'ora..."
Il suono acuto dell'allarme la fece sussultare:
"Che succede?" - gridò il capitano.
"E' un allarme di sicurezza, capitano - rispose Riccardi - Qualcuno ha sparato un colpo di faser"
"Dove?"
Riccardi fissò lo schermo della sua consolle:
"Nel suo alloggio, capitano!"


Alloggio del capitano Spini
Ore 16:07



L'aria sapeva di ozono e di polvere bruciata. Elizabeth Stern era a terra, e Lamak avvertì mani che lo afferravano per un braccio, costringendolo a rialzarsi.
"Liven! - gridò, riconoscendo il primo ufficiale - Che sta facendo?"
"Il mio dovere! - rispose l'altro - Libero il mio ambasciatore dalla prigionia! Venga con me!"
Liven trascinò Lamak attraverso la porta. Il corridoio era ancora libero, ma sapeva che gli uomini della sicurezza non avrebbero tardato ad arrivare.
Il primo ufficiale attraversò il corridoio, diretto ad una paratia. Puntò di nuovo il faser e sparò. Nella paratia comparve un largo squarcio dai bordi arroventati. Proteggendosi con un lembo della tuta, Liven si infilò nello squarcio. Lamak esitò, pensando alle conseguenze. Oltre il suono dell'allarme avvertì grida di uomini e rumore di passi di corsa, quindi si insinuò a sua volta nella breccia.
*Un tubo di Jeffries! - pensò Lamak - * Ma non ci metteranno molto ad inseguirci...*
Il tubo era quasi privo di luce. Avvertì, più che vedere, i pioli di una scala ed iniziò a scendere.
"Dove stiamo andando? - gridò l'ambasciatore, per farsi sentire oltre l'allarme - Questo tubo non può portare alla delegazione romulana!"
"Non andiamo alla delegazione romulana. Basterà arrivare alla piattaforma di carico" - rispose Liven - Un teletrasporto ci porterà all'interno di una navetta della Flotta Imperiale, la stessa da cui mi sono trasportato direttamente nell'alloggio del capitano Spini, dopo aver scoperto che fine aveva fatto lei. I federali non possono bloccarla senza rischiare una rottura con l'Impero... Ma dobbiamo arrivarci, prima"
Lamak continuò a scendere lungo la scaletta, meccanicamente, mentre i suoi pensieri prendevano un'altra direzione. Una navetta della Flotta Imperiale? C'erano due sole navi romulane in questo momento nel Quadrante Gamma, che lui sapesse, e si trovavano entrambe nel sistema Benghal. Il grosso della Flotta Imperiale era ferma al di là del tunnel spaziale. Chi aveva dato l'ordine di muovere un pezzo dello scacchiere? Liven? Non ne aveva l'autorità. Il pretore Sellok? Se avesse saputo che il suo ambasciatore veniva trattenuto nell'alloggio del capitano, lo avrebbe ritenuto una violazione del trattato e avrebbe fatto attraversare il tunnel non ad una sola nave, ma a tutta la Flotta.
Si bloccò, dandosi dello stupido. Lo stress degli ultimi giorni doveva avere sul serio compromesso le sue facoltà cerebrali se era stato così lento a capirlo.
"Presto, ambasciatore! - sentì sibilare Liven - Si riposerà più tardi!"
Non era il momento di far capire a Liven che aveva capito, così riprese a scendere. Liven aveva un faser: quello che aveva appena usato su Elisabeth. Un faser, non un disintegratore romulano. Se in quella scala gli avesse sparato vaporizzandolo, i residui di emissione energetica avrebbero spinto a sospettare i federali dell'omicidio. Sellok - che da quando il figlio era andato perduto in quella disgraziata colonia non ragionava più - avrebbe considerato anche quello un affronto degno di violazione del trattato di alleanza.
Non aveva altra scelta. Doveva fuggire.


Sistema Benghal
Ore 16:15



La Menkent sullo schermo sembrava un cetaceo circondato da squali luminescenti, che le navigavano intorno a cerchi concentrici.
"Manca poco" - mormorò Khish, concentrato.
Pochi prigionieri ancora. Pochi tober da consegnare. Poi sarebbe cominciata la partita vera...
"Sta succedendo qualcosa!" - Shivhek esclamò, facendolo sussultare.
"Cosa?"
"Ho intercettato una comunicazione - disse rapidamente il vulcaniano - I primi tober ad essere stati consegnati sono stati controllati. Hanno capito che sono stati modificati! Comandante, dobbiamo agire subito!"
"Maledizione!- urlò Khish, furioso - Presto, Shivhek... Attivi i tober!"
Il capo ingegnere non si fece ripetere il comando. Un lungo sibilo attraversò la plancia mentre il comandante Shivhek girava una manopola posta sulla propria consolle.
"Eseguito!"
Khish si girò di nuovo verso lo schermo centrale, cercando nella rotta degli squali il cenno che il piano stava funzionando.
E d'improvviso, lo vide. Vide le piccole navi che iniziavano a sbandare, perdendo la linearità della rotta che avevano tenuto fino ad allora. Un sorriso aleggiò sulle labbra dell'andoriano, vedendo che lo sciame ordinato perdeva consistenza, si sfaldava, mentre qui e là, cominciavano ad apparire dei lampi lì dove le navi troppo vicine collidevano le une con le altre.
"Rapporto!" -
"Le navi del Branco sono disabilitate. Tutte!" - Khish avrebbe giurato di aver sentito una vena di esultanza nella voce del vulcaniano.
"Questa passerà alla storia come la battaglia meno combattuta della storia della Flotta Stellare..." - commentò l'andoriano.
"La Menkent ha alzato gli scudi. - segnalò il timoniere - E... Signore, un'altra nave romulana si sta disoccultando"
"Dev'essere quella di cui ci ha parlato l'ambasciatore Lamak Le mandi i miei saluti. Usciamo dall'occultamento. Scudi alzati. Andiamo a prendere l'Harad, presto!"


Nave Harad
Ore 16:16



"Non funziona più niente!" - urlò Naul - Tutti i sistemi sono disabilitati!"
"Abbiamo perso anche l'energia del supporto vitale!" - gli fece eco un'altra voce.
La plancia di comando era piombata in una oscurità quasi totale. Chani si aggrappò al bracciolo della poltrona, cercando alla cieca un mezzo per riavviare le strumentazioni di bordo. Riuscì ad aprire lo sportello della consolle. Sentì sotto le dita i cavi della fibra ottica. Li strappò, ottenendo una scintilla azzurra.
Un urto lo scagliò lontano dalla poltrona. Si ritrovò sul pavimento. Il suo volto era bagnato di qualcosa di caldo e appiccicoso. Non aveva bisogno di vedere per capire che si trattava di sangue.
"Cosa è stato?" - biascicò, cercando di tirarsi a sedere.
"Siamo alla deriva, signore!" - rispose l'altro - Dobbiamo aver urtato un'altra nave..."
"Ci stiamo distruggendo tra di noi!" - mormorò Chani. Non doveva finire così!
C'era luce nel corridoio. Per un attimo sperò che il sistema di sicurezza fosse riuscito a riavviarsi, ma si rese conto che si trattava di torce, di uomini, di teletrasporti.
"Proteggete l'Harad!" - sentì Naul urlare di nuovo. Lampi schizzarono da un lato all'altro della plancia, illuminando per brevi istanti la rovina che era stata la sua nave, il suo orgoglio.
"Non c'è più nulla da proteggere, Naul" - non aveva bisogno di luce per trovare la posizione dell'impianto che avevano tutti i kroger. Nessun alieno avrebbe messo le mani su di lui.
"Per l'Epurazione!" - gridò, mentre il veleno diffondeva il gelo nel suo corpo.



DS 16 Gamma
Ore 16:20


L'eco trasportava le voci degli inseguitori. Lamak si fermò a guardare indietro, ma venne strattonato dal sub comandante:
"Ci stanno alle spalle, ambasciatore. Dobbiamo fare in fretta, prima che possano tagliarci la strada"
Lamak assentì, sperando di farlo in modo convincente. Si chiese se sarebbe riuscito a trattenere Liven abbastanza da ricadere nelle mani degli uomini della sicurezza della Base. Qual era il destino peggiore?
La scala li aveva portati ad uno snodo tra tubi di Jeffryes. Il sub comandante imboccò decisamente una delle derivazioni, quindi si fermò all'altezza di una grata di ventilazione:
"Siamo arrivati" - disse Liven, scostando la grata ed infilandosi nell'apertura. Un tonfo leggero disse a Lamak che l'altro aveva toccato terra. Fece per imitare il primo ufficiale, ma un lampo illuminò il riquadro come una finestra. Sentì il rumore sordo di un corpo che piombava a terra. Lamak si ritrasse:
"Liven? - provò, vedendo una sagoma scura inquadrata dalla cornice della grata - E' lei?"
"Devi farti correggere la vista, se adesso mi scambi per Liven!" -
"Rain!" - Lamak si buttò nell'apertura. La luce improvvisa della sala di carico gli fece battere le doppie palpebre. Atterrò vicino al corpo inerte del primo ufficiale - Tu qui? Come hai fatto?"
"Ho seguito i pensieri di Liven" - gli rispose la betazoide, abbracciandolo - Ma come hai fatto a fidarti di lui? Perché lo hai seguito fino qui?"
"Mi stava facendo fuggire..." - si interruppe - Un momento..."
Rain si accorse che il marito si irrigidiva. Si scostò da lui, fissandolo con occhi preoccupati.
"Non giungere a conclusioni affrettate, tesoro" - disse la betazoide.
"Tutte quelle chiacchiere che ha fatto T'Lani a proposito di bloccarti fuori dai miei pensieri... Erano tutte fatte per depistarmi, vero? Ma certo... Non avrebbero mai potuto farlo senza di te. Non avrebbero mai potuto sequestrarmi. Tu l'avresti sentito prima e mi avresti avvertito. Ma non l'hai fatto. Non l'hai fatto perché eri d'accordo con loro. Con i federali" - L'afferrò per le spalle:
"Sei sempre stata d'accordo con i federali?"
"Sempre? No. Solo per questo affare" - rispose tranquilla Rain.
"Tu... Non sai neanche negare?
"Perché dovrei? E' per te che l'ho fatto." - si sciolse dalle mani del marito.
"Per me? Sei complice del mio sequestro nell'alloggio del capitano... E l'hai fatto per me?" -
"Certo che l'ho fatto per te - si passò una mano fra i capelli - Tu eri bloccato tra la tua lealtà nei confronti di Sellok e la necessità di preservare l'alleanza tra l'Impero Romulano ed i Federali. Sapevi che seguire gli ordini di Sellok significava bruciare l'alleanza. Ma io non ho avuto ordini da seguire... Così, ho fatto un patto con l'ambasciatrice."
"Le hai detto di Jekal?"
"Lo sapeva già... Anche se non da molto, a quello che ho potuto leggere nella sua mente"
Un mugolio lo fece voltare. Il corpo di Liven si stava muovendo di nuovo.
"Si sta svegliando. Sarà meglio continuare questa conversazione a casa" - propose la donna, aggiungendo un bacio in punta di labbra al suggerimento.
"Liven?"
La donna accennò al tubo di Jeffries da cui era emerso pochi minuti prima:
"Se ne occuperanno gli uomini della sicurezza della Base. Saranno qui fra poco - disse Rain prendendolo per mano. Si avviarono attraverso la porta della sala, inoltrandosi nei corridoi - Dopotutto, lui è assegnato ufficialmente a questa Base, no?"
"Già. Immagino che la Tal Shiar sia diventata poco selettiva, in questi tempi di crisi" - e con questa battuta acida, Lamak chiuse la porta della sala dietro di sé.

Nave Harad
Ore 16:20




"Maledizione, maledizione, maledizione! - gridò Khish, fissando il corpo del giovane Harad riverso per terra - Siamo arrivati troppo tardi!"
La scena era illuminata dalle torce della squadra di sbarco. I kroger erano in ginocchio, disarmati e circondati. Ma non erano loro l'obiettivo dell'operazione. Il vero, unico obiettivo dell'intera operazione era il mucchio di stracci che era stato il comandante supremo di quel loro dannatissimo Secondo Branco. L'operazione era perfettamente riuscita, ma il paziente... Il paziente era lì.
Lo toccò: era caldo. Il sangue che era colato dalla fronte dell'uomo si stava appena rapprendendo. Khish si chiese quanti anni avesse.
"Era giovane" - uno dei kroger interloquì con i suoi pensieri. Khish si girò, sorpreso.
"Si stava chiedendo quanti anni avesse, vero?" - domandò l'altro. L'uomo che aveva parlato sembrava sicuramente più anziano del comandante che aveva avuto.
"Era giovane. Non avevo molto rispetto di lui, lo devo ammettere. Ma ha fatto il suo dovere fino in fondo."
"Dov'è Jekal?"
"Chi?" - rispose l'altro, sarcastico. C'era da aspettarselo, pensò Khish, furioso.
"Portateli via - ordinò - Teletrasporto diretto in cella di detenzione."
Uno degli uomini della squadra di sbarco assentì, e si piegò per mormorare qualche parola al comunicatore.
L'ufficiale scientifico osservò il gruppo che svaniva nella luminescenza del teletrasporto, quindi si guardò intorno, cercando di intuire il ruolo e la funzione delle strumentazioni di bordo. Da uno sportello sotto la consolle di fronte alla poltrona centrale pendevano delle fibre ottiche. Khish si chinò sullo sportello, cercando di individuare i comandi dei diari di bordo.
Sentì vibrare il proprio comunicatore e lo premette:
"Qui Khish"
=^= Ho parlato con il comandante dell'altra nave romulana.=^=
"Jerril?"
=^=Si - rispose - Mi ha spedito una registrazione fatta dalla sua nave qualche ora fa. Hanno seguito un ricognitore del Branco dal sistema Benghal fino alla fascia di asteroidi...=^=
"Lo sapevamo. Ce l'ha detto l'ambasciatore Lamak, no?" - rispose Khish, continuando a frugare fra i contatti.
=^=Il ricognitore ha seguito una condotta anomala nel tornare all'interno della fascia degli asteroidi. Ritengo di avere individuato la rotta attraverso la fascia di asteroidi.=^=
"Io invece credo di aver individuato i diari di bordo di questa nave... - disse Khish, prelevando i chip di memoria dalla consolle di comando - Torno a bordo. Uno da teletrasportare!"


Sistema Benghal
Ore 16:31


Il capo ingegnere si piazzò ai comandi della navetta.
"Pronti?" - Gli uomini della squadra di sbarco si sedettero sulle poltrone dietro di lui, agganciando le cinture di sicurezza, quindi dettero il segnale di ok.
Di fronte a lui si spalancò il portellone dell'hangar. Attese il via della plancia, quindi iniziò la manovra di allontanamento. Dovette settare al massimo i deflettori di navigazione, visto che lo spazio intorno alla nave era cosparso di detriti delle navi entrate in collisione le une con le altre. Le tre navi in zona si stavano impegnando a raccogliere il maggior numero possibile di naufraghi nemici, ma era impossibile dire se fossero stati salvati tutti... Tutti tranne l'Harad, naturalmente.
*Tober... - pensò Shivhek, guardando la scena attraverso il vetro della navetta - Il punto di forza dei kroger era anche il loro punto debole. Tu lo sapevi, non è vero, Gladia? *
Non aveva pensato di meditare mentre attraversava il campo di battaglia, ma gli era venuto quasi spontaneo. Sentì nelle narici il profumo che le ricordava, e l'ombra di Gladia gli apparve di nuovo, come se fosse stata seduta al suo fianco.
* Si, lo sapevo * - rispose l'ombra. Gladia non aveva più l'effetto devastante che aveva avuto le prime volte. Era riuscito a separare sé stesso dall'impronta che aveva lasciato su di lui.
*Probabilmente è perché adesso so...* - si disse il capo ingegnere, tenendo salde le dita sui comandi della navetta - * So che tu adoperavi i tuoi ferormoni come un'arma. L'hai adoperata su un uomo che poi hai spedito a distruggere una fabbrica sul pianeta degli Wadi. L'hai adoperata su di me...*
*E' vero - gli rispose l'ombra di Gladia - Ma sai anche perché ho fatto tutto questo...*
Con una manovra evitò una massa metallica che era stata probabilmente la gondola di una nave kroger, quindi puntò verso l'apertura nella fascia di asteroidi. Le mine poste dai kroger non erano né occultate né autoreplicanti come sarebbero state quelle federali, ma questo non le rendeva meno letali. Gli uriani avevano posto le mine a grappolo, nascondendole ai sensori grazie ai residui metallici contenuti nei bolidi rocciosi che formavano la fascia.
Infilò il corridoio, così come lo aveva individuato, girando due volte su sé stesso per evitare che i pattini della navetta s'incastrassero nei cavi di un gruppo di mine. Un nuovo muro di mine gli apparve di fronte all'improvviso. Shivhek spense di colpo i motori e la navetta stallò, precipitando per vari metri grazie all'attrazione magnetica di un meteorite più grande degli altri.
Contò i secondi, come aveva visto fare all'equipaggio di plancia della nave romulana nel filmato. Nel muro di mine si spalancò un pertugio. Shivhek riaccese i motori e si diresse in quella sorta di pericoloso tunnel cosparso di masse rocciose.
Le mine si diradarono, scomparvero. E dopo qualche istante tornò ad apparire uno spazio libero immerso nella fascia di asteroidi.
"Signore... Che cos'è quello?"
Il tenente Parson si era alzato dalla sua postazione per guardare affascinato la manovra. Stava puntando il dito attraverso il vetro della navetta, ad ore undici, dove era spuntato un oggetto oblungo, luminescente.
"Sembra una piccola base provvisoria, nascosta nella fascia di asteroidi. Credo che sia la nostra destinazione" - il capo ingegnere corresse la rotta della navetta, quindi sondò l'oggetto con i sensori - Individuo... solo una quindicina di esseri senzienti di razza uriana. E..." - non nascose un certo compiacimento - un essere di razza romulana. Ho le coordinate, signori... Andate a prenderlo".
Era rimasto solo, salvo che per l'ombra di Gladia ancora seduta al suo fianco nella postazione di pilotaggio. Shivhek la guardò, ricordando la piega dei suoi capelli vicino alla fronte, gli occhi profondi, le labbra... Non provava nulla.
"Addio, Gladia" - disse. L'ombra svanì.




Pochi giorni dopo.

Ufficio dell'ambasciatore romulano
ore 17:00



Lamak si alzò in piedi, stupito per la visita:
"Ambasciatrice... E' una sorpresa"
La vulcaniana non attese di essere invitata ad accomodarsi. Prese posto nella consueta poltrona di fronte alla scrivania del collega romulano, quindi gli porse una scatola:
"Té verde vulcaniano della qualità migliore. Per lei..."
"Un dono di riappacificazione?" - fece Lamak, accettando la confezione.
"Può darsi. Spero che non serbi troppo rancore per il piccolo... trattenimento che le abbiamo organizzato presso l'alloggio del capitano Spini qualche giorno fa"
Lamak appoggiò la scatola pesante sulla scrivania, quindi si sedette sulla propria poltrona:
"Mia moglie mi ha già parlato a lungo. Del resto, sono dell'opinione che l'esito della situazione con i kroger - per quanto ottenuto in maniera a mio parere rischiosa ed avventata - sia stato abbastanza accettabile da passar sopra anche a... piccole indelicatezze"
"Sarebbe stato ancora più rischioso ed avventato, a mio parere, rompere il trattato di alleanza tra noi, i Klingon e l'Impero Romulano, spedendo senza richiesta una flotta nel Quadrante Gamma... Non trova?" - chiese T'Lani - "A proposito... Ha notizie del senatore Hamak?"
Il romulano sogghignò:
"E' uno dei nostri più eminenti uomini politici. Gode di ottima salute... Anche se temo che negli ultimi giorni la stima in cui lo teneva il Pretore Sellok sia un po' diminuita. Soprattutto da quando gli sono stati recapitati i diari di bordo prelevati alla nave dell'Harad."
"E... a proposito di salute... - la donna esitò, cercando le parole - Può dirmi come sta il giovane Jekal?"
La fronte di Lamak si corrugò:
"Le sue ferite fisiche stanno guarendo... Per il resto, penso che sia questione di tempo. Ma è giovane. Ha tempo."
L'ambasciatrice si rialzò dalla poltrona:
"Le visite improvvise dovrebbero essere sempre molto brevi. Spero di rivederla presto, ambasciatore Lamak"
"Io sarò sempre qui, ambasciatrice"


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FINE MISSIONE