I Pirati di Star Trek: Diari - Missione 009: Prison Break

Diario 001 : Aldea - Riparazioni
Diario 002 : Lanaari - Shopping selvaggio
Diario 003 : T'eyan - Questione di fiducia
Diario 004 : Aldea
Diario 005 : Lanaari - Al momento giusto
Diario 006 : Dirk - Nuovi colleghi, nuovi problemi
Diario 007 : T'eyan - Rebus
Diario 008 : Vari - Missione impossibile?
Diario 009 : Aldea - Allo sbaraglio
Diario 010 : Lanaari - Attesa snervante
Diario 011 : T'eyan - La civetta
Diario 012 : Aldea - Il cuoco
Diario 013 : Dirk - Il vuoto dentro
Diario 014 : Aldea - Sorprese
Diario 015 : Aldea - La fuga


:: Diario 001 : Aldea - Riparazioni

Luogo: Stazione di Almira
Data Terrestre: 03/09/2385 Ore 08.00

La Minerva giaceva inerte in uno dei bacini del cantiere navale della stazione indipendente di Almira.
Aldea seguiva con malcelata impazienza i lavori dal ponte di comando della stazione, da dove aveva una visione parziale della nave, intrappolata dai cavi e dai ponti mobili.
Il cantiere non era certo all'altezza di quelli della Federazione, ma i tecnici e gli operai si arrangiavano abbastanza bene e soprattutto non facevano domande, qualita' apprezzabile per chi aveva una nave rubata da camuffare.
- Le riparazioni interne sono state completate al 90% - le disse l'ingegnere che si occupava di supervisionare i lavori. - Le modifiche strutturali che avete richiesto sono quelle che richiedono piu' tempo, ma contiamo di completarle entro una decina di giorni.
Aldea fece un breve cenno di assenso, era un tempo ragionevole, poi passo' all'argomento a cui teneva di piu'.
- E il computer di bordo? - chiese.
L'uomo consulto' il suo DiPadd. - Dalle informazioni che ci avete fornito risulta che la configurazione originale e' stata alterata da un virus piuttosto avanzato che si e' evoluto utilizzando le informazioni contenute in file riservati fino a sviluppare una vera e propria intelligenza artificiale. In seguito il virus e' stato rimosso, ma ci potrebbero essere state altre modifiche a causa di una IA esterna che ha interagito con il sistema.
- Esatto - confermo' lei.
- Dai test che abbiamo effettuato risulta che c'e' ancora qualche anomalia ma nel complesso e' stabile.
- Abbastanza stabile da non lasciarci senza supporto vitale nel bel mezzo dello spazio?
- Dobbiamo fare ancora dei controlli, ma posso assicurarle che i sistemi di sicurezza principali sono a posto. C'e' un'area a cui non siamo riusciti ad accedere, ma l'abbiamo isolata per evitare che possa causare problemi.
Un luccichio d'interesse illumino' per un attimo gli occhi della donna. "Se T'eyan ha ragione, potrebbe contenere i file nascosti da Jolar'Nat" - penso'.
- E' possibile recuperare i dati contenuti in quell'area? - chiese cercando di mantenere un tono indifferente. La correttezza e la discrezione dei tecnici di Almira era nota, ma chi poteva sapere come avrebbero reagito se si fossero trovati di fronte a qualcosa di veramente scottante.
- Possiamo fare un tentativo se lo desidera, ma l'area e' molto danneggiata, non le posso assicurare nulla - rispose l'uomo.
- Mi basta un'accesso diretto da una delle vostre consolle a quella parte del sistema.
- Vedro' cosa posso fare - le assicuro' lui.
L'uomo stava per andarsene quando ci ripenso' e torno' indietro.
- Ho sentito che le serve un'equipaggio. Forse avrei una soluzione. Qualche mese fa un'astronave Mewoyana ha avuto un grave incidente. Fortunatamente abbiamo intercettato il loro segnale di soccorso e siamo riusciti a salvare quasi tutto l'equipaggio. Da allora sono ospiti della stazione. Il mio parere e' che accoglierebbero volentieri una proposta di imbarco.
- Mewoyani? Mai sentiti. Che tipi sono?
- Posso organizzarvi un incontro, cosi' giudicherete voi stessa.
Aldea annui', un po' dubbiosa. Trovare un intero equipaggio disoccupato quando a lei ne serviva uno era una strana coincidenza.

Luogo: Stazione di Almira - Bar
Data Terrestre: 03/09/2385 Ore 12.00

Mentre aspettava di incontrare i Mewoyani, seduta ad uno dei tavolini del bar del secondo livello, Aldea rilesse per l'ennesima volta il risultato delle indagini che aveva fatto su di loro.
Era altamente improbabile che l'incidente alla loro nave fosse stato organizzato per infiltrarsi nella stazione o per qualche altra ragione. Aveva accertato che il loro segnale era stato ricevuto per pura combinazione, e se non fossero stati soccorsi in tempi brevi sarebbero morti tutti e in un modo orribile.
Sulla loro razza non aveva trovato niente di particolarmente interessante. Il loro livello tecnologico era abbastanza alto da essere presi in esame per l'ingresso alla Federazione. Erano di tipologia umanoide. La popolazione era per la maggioranza composta da femmine, ma i maschi erano considerati su un livello di parita'. Non era segnalato come un popolo bellicoso, ma all'occasione aveva dimostrato di essere capace di difendersi.
- E' sua quella bella nave che stanno riparando nel bacino sei? - La ragazza che le aveva rivolto questa domanda era piuttosto giovane, dal viso pulito e gli occhi insolitamente grandi.
- Perche'? - chiese bruscamente Aldea.
- Sono Lily, della Kayen, o meglio lo ero visto che la Kayen non esiste piu'. E' con lei che avevo un appuntamento per discutere di un ingaggio?
Aldea la squadro'. Le sembrava troppo giovane e troppo ingenua per avviarsi ad una carriera piratesca. - Lei e' il capitano dei Mewoyani? - chiese.
- La rappresentante temporanea. Non usiamo i vostri gradi. Posso sedermi? - chiese.
- Preferirei discutere con lei in un posto piu' riservato. Andiamo nel mio alloggio.




:: Diario 002 : Lanaari - Shopping selvaggio

Luogo: Maddaki
Data terrestre: 03/09/2385 Ore 10.00

Gas stava seguendo Lanaari perplesso: "ma sei sicura che tuo padre non dirà nulla?"
"Uff, Gas non preoccuparti, sto facendo provviste, lo avevo avvertito."
"Sì, ma... queste non sono solo provviste... Molti di questi, ehm... articoli non sono propriamente elencati nella bozza d'ordine."
"Sì invece... sono sotto la dicitura: <generi non alimentari per cure e difesa>."
Lanaari rispose con un ghigno.
"Ma... non dovresti avere una specie di nota di quello che ti serve?"
"La nota l'ha fatta il capitano, non ricordi?"
"Sì... e non c'era tutta questa roba..."
"Mah... leggendo tra le righe sono sicura che la troverai..." sorrise la donna.
"Io direi leggendo molto tra le righe." Disse una voce profonda dietro di loro.
Il sorriso di Lanaari gelò per un attimo, scambiò un'occhiata con Gas e si strinse nelle spalle preparandosi ad affrontare il patrigno: "Beh... ma noi sappiamo leggere bene, vero Tosh?" disse lei voltandosi con un sorriso impertinente sul viso: sapeva che lui avrebbe ceduto, lo aveva sempre fatto.
L'uomo si avvicino', le mani dietro la schiena, lo sguardo fisso sulla ragazza, sorrise brevemente: "Già. Ma avrei preferito sapere in anticipo quello che avevi in mente di portarti via... e magari avrei preferito anche parlarti a quattr'occhi prima che tu parta."
"Oh... ma parleremo, non parto mica subito..." disse lei arrossendo lievemente, pensando che la conosceva troppo bene...
"Lanaari... non dire bugie..." disse l'uomo agitando un dito nella sua direzione.
La ragazza abbozzò un sorrisino: "Scusa Tosh... è che i saluti non mi piacciono, lo sai."
"Lo so bene, ma io invece adoro salutarti." disse l'uomo con un sorriso mettendole un braccio sulle spalle.
Lanaari ricambiò l'abbraccio allacciandolo alla vita: "Lo so... è che non vorrei andarmene e nello stesso tempo... non vedo l'ora di partire. Ma mi dispiace non stare con te e così..."
Onikawara la strinse per un attimo: "Va bene così, non preoccuparti. Starai attenta?"
"Certo, lo faccio sempre..."
L'uomo la fissò con intenzione: "Ti prometto che starò ancora più attenta del solito." disse la giovane capendo le perplessità del patrigno.
L'uomo annuì: "E ti comporterai bene?"
"Ora assomigli a mio padre..." sbuffò lei.
"Ne dubito, ma faccio del mio meglio." Concluse lui ghignando perché sapeva quanto lei odiasse quell'atteggiamento.
"Tu terrai d'occhio Manaar?" domandò lei titubante.
"Hai dubbi in proposito?"
La ragazza scosse la testa con un sorriso, a cui l'uomo rispose stringendola a sé.
"Ti voglio bene Laan... non scordarlo mai."
"Anche io Tosh... e non finirò mai di ringraziarti per tutto quello che hai fatto e continui a fare per noi."
"Sciocchezze..." si schermì lui.
"Ora mi spieghi a che ti serve quella roba?" le chiese indicando la cassa piena di armi di varia potenza e schede elettroniche.
Lanaari arrossì violentemente: "Beh... sai... a una nave come quella di Aldea potrebbero servire... Ma... cosa è sta puzza?" domandò la ragazza annusando l'aria e voltandosi.
Gas stava saltellando attorno a una cassa da cui venivano effluvi particolari: "Guarda Lanaari: pesce a volontà, messo in stasi criogenica per averlo sempre fresco ad ogni pasto." disse leccandosi i baffi.
"Pesce? ugh..." fece una smorfia Lanaari mentre il patrigno ridacchiava divertito: "Serviti pure Gas." disse all'indirizzo dell'uomogatto palesemente estasiato per il nuovo acquisto.
"Torniamo a noi Laan... pensi che se porterai tutta quella roba ad Aldea lei ti lascerà partire con lei?"
"Beh... no... ma, magari... potrebbe essere ben disposta... a qualunque destinazione le proponga di accompagnarmi." concluse velocemente con noncuranza, sperando di ingannare Toshiro e sapendo che non ci sarebbe riuscita comunque.
"Quel tipo di faser è ancora in fase sperimentale..." iniziò lui.
"Sì, sì lo so, quale occasione migliore per provarlo?" disse ammiccando la ragazza, addolcendo il tutto con un sorriso.
Onikawara scosse la testa: "Tanto non riuscirò a farti cambiare idea... ascolta, voglio che tu stia in contatto... almeno quando possibile. Se vi serve aiuto..."
"Tosh... non sappiamo nemmeno se mi porterà con sé." disse Lanaari impaziente.
"Oh... conoscendoti, troverai comunque il modo per salire a bordo."
Le disse l'uomo sfiorandole la fronte con un bacio.
Laan deglutì il nodo che le venne in gola repentinamente: odiava commuoversi, per quello aveva cercato di evitare il saluto con il patrigno, sapeva che lui voleva che restasse, ma non poteva, doveva andarsene, era più forte di lei, non riusciva a stare ferma in un posto tanto a lungo.
Respirò a fondo: "Ora porto tutto alla nave... ti chiamo va bene?"
Onikawara annuì e la lasciò andare.




:: Diario 003 : T'eyan - Questione di fiducia

Luogo: Un remoto avamposto in una colonia federale al margine della zona smilitarizzata
Data terrestre: 03/09/2385 Ore 23.00

Non c'era molto da fare, tranne aspettare e tenere i sensi in guardia.
T'eyan accettò con un cenno del capo il bicchiere che il barista le aveva poggiato davanti.
Il liquido era di un verde denso, scuro come sangue ed emanava un leggero vapore profumato. Sfiorò il manico, ma scottava ancora troppo per poterlo bere. Del resto, non doveva aver fretta. Ormai sapeva che i clienti sarebbero arrivati in gran parte solo dopo un paio d'ore.
"Chi stai aspettando, vulcaniana?"
T'eyan alzò gli occhi. Il barista la stava fissando al di là del bancone. In quel momento, non avrebbe saputo dire a quale razza appartenesse con esattezza. La prima volta che l'aveva visto, aveva pensato che fosse un grazerita, ma adesso non ne era più così sicura. La pelle del suo volto era grigiastra, e ricadeva in pieghe stanche sopra uno sguardo allarmante, che non si accordava con l'appartenenza ad una razza erbivora e pacifista. Ma dopotutto anche i vulcaniani hanno fama di essere una popolazione amante della pace, rifletté T'eyan. E' pericoloso farsi abbagliare dai cliché.
"Cosa ti fa pensare che io stia aspettando qualcuno?"
Il grazerita posò lo straccio che stava strofinando su alcuni bicchieri, ed incrociò le braccia sul petto.
"L'esperienza. Faccio il barista da molti anni" - rispose l'uomo - "Si, esperienza... Ed il fatto che non hai risposto alla mia domanda. Ho visto spesso i vulcaniani fare così... Evitano di rispondere, quando non vogliono dire la verità... e sanno di non saper mentire"
"Neanche tu hai risposto alla mia domanda" - fece lei - "Cosa ti fa pensare che io sia qui ad aspettare qualcuno?"
L'uomo fece una smorfia sardonica:
"Vediamo un po'. E' almeno la terza sera di seguito che vieni qui. Sorvegli continuamente la porta. Non parli con nessuno. Non cerchi di attirare l'attenzione, come dovresti se fossi una puttana in cerca di clienti... Che conclusione se ne può trarre? O come direste voi vulcaniani: qual è l'unica ipotesi logica?"
T'eyan afferrò il bicchiere che ancora fumava davanti a lei e ne bevve una lunga sorsata, poi l'appoggiò di nuovo sul bancone:
"Che cerco di dimenticare qualcosa o qualcuno bevendo, per esempio"
L'uomo scosse lentamente la testa:
"Vulcaniana, è più facile ingannare un betazoide che un barista che sappia il suo mestiere" - disse - "Bevi troppo poco per essere una che vuole annegare pensieri o ricordi nell'alcol... Perfino per un vulcaniano"
T'eyan giocherellò per un istante con il bordo del bicchiere. Aveva avuto torto, la prima sera, a qualificare quell'uomo come anziano ed inoffensivo. Male, pensò. Scavallò le gambe, in modo da poter prendere in qualsiasi momento il piccolo faser che teneva nascosto indosso. L'uomo seguì il suo movimento e si appoggiò con le mani sul bancone, in un gesto troppo studiato per essere casuale. Anche lui doveva avere un'arma nascosta, comprese T'eyan. No, decisamente, quello non era un uomo inoffensivo.
"Sai, vulcaniana... In genere capisco quando qualcuno nel mio locale sta cercando guai. E prendo le mie precauzioni" - fece il grazerita, accennando con il mento intorno.
T'eyan voltò leggermente lo sguardo. Attorno a lei erano comparsi alcuni individui dall'aspetto inequivocabile. Due uomini ed una donna. Armati, sicuramente... E lei non aveva altro che il piccolo faser legato alla gamba.
A parte loro, il locale era diventato vuoto. Nemmeno la traccia dei clienti di poco prima.
T'eyan afferrò il bicchiere e lo portò alle labbra, studiando il volto del barista. Gli occhi acquosi dell'uomo parvero allargarsi vedendo il bicchiere attraversare lo spazio nella sua direzione. Le mani annasparono, ma non impedirono al liquido bollente di colpirlo.
Gli uomini si mossero all'unisono, ma sempre troppo lenti per lei. Scivolò dallo sgabello, lo afferrò e lo portò di fronte a sé, parando il colpo del primo dei due, quindi se ne servì come una mazza, mirando alle ginocchia.
L'uomo si piegò in due, gemendo di dolore, quindi T'eyan sollevò di botto lo sgabello per incastrargli il mento nelle le zampe. Lo liberò strattonandolo verso l'alto con un gesto calcolato. L'uomo cadde fragorosamente all'indietro, rovinando verso il bancone. L'altro intanto si era ripreso, mentre la donna aveva perso tempo per estrarre un disgregatore di tasca.
T'eyan si gettò a terra, sentendo nell'aria il familiare odore di ozono dello sparo. Parte del bancone - la parte a cui era accostata lei un secondo prima - parve evaporare, esplodendo in mille goccioline metalliche. Dietro di lei, il barista gridò. Forse era stato colpito. T'eyan non si voltò a guardare. Rotolò sul pavimento, inseguita dai raggi che la donna sparava a ripetizione, cercando di estrarre a sua volta il faser nella fondina alla gamba.
Lo trovò, lo spianò, mirò, premette il contatto. La sala si illuminò due volte della luce violenta del faser.
Si alzò. Gli uomini e la donna erano a terra, privi di sensi. Dietro il bancone semidistrutto, il barista gemeva tenendosi un braccio che terminava in un moncherino da cui sgorgava sangue scuro.
"E' stata la tua amica a colpirti in quel modo. Prenditela con lei quando si sveglierà." - disse T'eyan freddamente.
Il grazerita cercò di rizzarsi, ma T'eyan lo afferrò per il braccio ferito e lo costrinse a guardarla negli occhi:
"Non ero qui in cerca di guai. Ero qui solo per consegnare un messaggio" - gli sibilò all'orecchio - "Adesso sarai tu a farlo per me."
"Un... Messaggio?"
"Dì a Farouk che Aldea Ajdar vuole parlargli" - estrasse un comunicatore dalla tasca - "Gli darai questo da parte mia"
"Fa... Farouk?" - gemette il grazerita - "Non lo vedo da... Da quando i romulani lo hanno beccato..."
T'eyan strizzò leggermente il braccio ferito, sentendo l'uomo fremere per non gridare di dolore:
"Lo sanno tutti che è uscito di prigione" - ribatté T'eyan - "E lo sanno tutti che possiede metà di questo posto. Perciò gli riferirai il messaggio!"
Lo lasciò:
"...E' chiaro?"
Il barista accennò di si, tremando. T'eyan prese di nuovo il faser, regolandolo con un gesto preciso del pollice, quindi gli afferrò il braccio sanguinante e sparò. Gli occhi dell'uomo parvero schizzare fuori per poi far scomparire le pupille dietro le palpebre cascanti, quindi scivolò, pesantemente, come un sacco svuotato.
La vulcaniana si chinò per controllare la ferita, tentando di ignorare l'odore nauseante della carne bruciata. Il sangue non colava più dal moncherino. La ferita era cauterizzata. In quella remota regione di spazio difficilmente avrebbe trovato le cure mediche necessarie a farsi ricostruire la mano, ma almeno non sarebbe morto dissanguato. Gli lasciò il comunicatore per Farouk sul ventre e si tirò su, reinfilando il faser nella fondina.
Controllò il telecomando che portava attaccato al braccio. Non sembrava essersi rotto nella colluttazione. Andò a piazzarsi al centro della sala e lo premette, e nel tempo di un sospiro il bar intorno a lei svanì.

Luogo: Navetta in orbita attorno alla colonia
Data terrestre: 03/09/2385 Ore 23.55

"...Questo è quanto è successo, Aldea" - disse T'eyan - "Non sono ancora riuscita a parlare con Farouk, ma sono sicura che avrà il messaggio"
Il monitor mostrava solo il volto di Aldea. Anche se non poteva vederle le mani, T'eyan era sicura che le dita della donna sulla scrivania della loro nave erano strette sui braccioli della poltrona, strette fino a far male alle dita, come succedeva sempre quando il capitano era molto irritata.
"Non è stata una gran mossa quella di distruggergli il locale..." - disse Aldea - "Farouk non sarà propenso ad entrare nell'affare"
"Non abbiamo bisogno di Farouk" - obiettò T'eyan. - "L'unica cosa di cui abbiamo veramente bisogno sono le informazioni sul campo di prigionia di Dahaan... Una volta che lui ci abbia detto quello che vogliamo sapere, possiamo procedere per conto nostro. Anzi, dovremmo procedere unicamente per conto nostro, se vuoi il mio parere"
"Io ti ho dato un incarico, T'eyan, e mi aspetto che tu lo svolga, che ti piaccia o no"
"Ed io lo sto svolgendo, secondo le tue istruzioni..." - T'eyan scosse la testa - "Immagino che per te sia più facile fidarti di quell'uomo... Lo conosci da tempo. Ma si tratta di un contrabbandiere..."
"E noi siamo pirati"
"Un contrabbandiere che è appena uscito da una prigione romulana. Ed io non posso fare a meno di chiedermi come abbia fatto ad uscire da quella prigione..."
Aldea aggrottò le sopracciglia:
"Pensi che possa aver fatto un accordo con le autorità romulane?" - scosse la testa - "Non lo avrebbe mai fatto... Non l'uomo che ho conosciuto"
"E' una possibilità da tenere presente, Aldea." - affermò T'eyan con forza - "E' difficile uscire da un carcere romulano, e Farouk, da come me lo hai descritto, non sopporta di essere rinchiuso. Non pensi che avrebbe fatto qualsiasi cosa per uscire di galera?"
Aldea si rilassò per un istante sullo schienale. T'eyan la vide ruotare leggermente sulla poltrona, avanti ed indietro come se si stesse facendo cullare da un pensiero o da un ricordo:
"E va bene..." - disse il capitano, lentamente - "Non gli parlerò del piano. Non cercherò di coinvolgerlo. Gli chiederò solo di darci le informazioni che ci servono"
T'eyan assentì:
"Penso che sia la cosa più logica da fare"
Aldea assentì, poco convinta:
"Mi fido di te, T'eyan... Ma in passato, mi sono fidata di Farouk come mi fido di te. Come posso sapere che tu non mi venderesti ai romulani?"
"Non puoi saperlo" - rispose T'eyan tranquillamente - "Puoi solo continuare a fidarti di me... Visto che io non sono ancora mai stata in una prigione romulana."
"Non è un pensiero incoraggiante" - disse Aldea. Sulla sua scrivania, si udì un cicalino ed Aldea si voltò:
"E' lui. Ti terrò informata. A più tardi, T'eyan."




:: Diario 004 : Aldea

Luogo: A bordo della Minerva

Aldea accese il comunicatore. Farouk era stato veloce a rispondere, penso'. Evidentemente la sua intuizione che il contrabbandiere fosse tornato nella sua tana preferita era stata giusta.
=^= Aldea? =^= chiese la familiare voce dell'uomo, venata di sospetto.
- Esatto, Farouk. Sono proprio io - lo rassicuro'.
=^= Perche' quella tua #$%@ vulcaniana mi ha distrutto il locale e ha quasi ammazzato il mio barista? =^=
Farouk era furibondo.
- Dovevo parlarti, e non sei un tipo facile da trovare - rispose lei.
=^= Spero che sia una cosa importante, molto importante =^= ribatte' lui.
- Ho saputo che hai conosciuto l'ospitalita' dei romulani.
=^= Gia'. Quei %&$ con le orecchie a punta sono riusciti a beccarmi. Mai avuta tanta sfortuna. Sono rimasto bloccato da un guasto proprio mentre passava una delle loro pattuglie. =^=
- Come sei riuscito ad andartene dal campo di Dahaan? - gli chiese la donna. Era inutile girarci intorno.
=^= Perche' questo interesse? Hai qualcuno dei tuoi laggiu'? ... Ho indovinato vero? Alcune voci mi hanno detto che eri con i pirati della Fratellanza, e i romulani hanno rinchiuso a Dahaan parecchi di quelli che hanno avuto la sfortuna di finire vivi nelle loro mani, quando hanno assaltato Togartu. =^=
- Molto perspicace - ammise la donna. - Lo sai quanto tengo a quelli che lavorano per me. Non voglio che rimangano a marcire in quel posto.
=^= Spiacente ma non posso aiutarti. E' gia' stato un miracolo uscirne vivo. Non correro' il rischio di finire di nuovo in quell'inferno. =^=
- Mi basta essere sicura che quelli che cerco si trovino in quella prigione, e mi servono piu' informazioni possibili sul campo; i sistemi di sicurezza, il numero di guardie, le possibili vie di fuga... - gli spiego'.
=^= Vuoi un consiglio d'amico? Lascia perdere. =^=
- Non e' il mio stile, lo sai. Se c'e' anche la minima possibilita' di farli evadere lo faro'. Tu ci sei riuscito.
=^= Ho solo avuto fortuna, una straordinaria, incredibile fortuna. =^=
- Non era il tuo periodo sfortunato?
=^= Il vento gira. Una delle guardie aveva gusti costosi, e io qualche sudato risparmio da parte. Non e' stato facile ne' senza rischi, convincerla a darmi una mano, ma alla fine ci sono riuscito. =^=
- E non mi daresti il nome di quella guardia, in nome dei vecchi tempi?
=^= E tu mi rimborseresti i danni fatti da quella %$^# dalle orecchie a punta? =^=
La conversazione ando' avanti a lungo. Alla fine Aldea seppe con certezza che SonMot era ancora vivo, e si trovava proprio rinchiuso in quella prigione, ed ebbe il nome della guardia che si poteva corrompere. Il piu' era fatto, ora si trattava semplicemente di trovare il modo di tirarlo fuori.
I suoi pensieri furono interrotti da un lieve bussare. Al suo avanti entro' una delle ragazze mewoyane. Il nuovo equipaggio della Minerva si era dimostrato molto pratico ed efficiente. Con loro a bordo la Steamrunner sembrava essere tornata una vera nave federale, tanto brillava per la pulizia e l'ordine.
- Cosa vuoi? - le chiese, seccata da quell'intrusione.
- Non e' venuta in sala mensa. Volevo sapere se le avrebbe fatto piacere mangiare qualcosa - le spiego' la ragazza, una biondina piccola e snella di nome Fain.
- Solo un caffe' - rispose lei.
Mentre assaporava lentamente il caffe' che le era stato prontamente portato, Aldea non riusciva a scacciare l'idea che potesse trattarsi di una trappola. Era stato tutto facile, troppo... Era certa che i sospetti di T'eyan su Farouk fossero infondati, ma aveva anche imparato a sue spese a non fidarsi mai completamente di nessuno. Avrebbero dovuto stare attenti, molto attenti...




:: Diario 005 : Lanaari - Al momento giusto

Luogo: Stiva di carico della Minerva
Data terrestre: 03/09/2385 Ore 22

Lanaari sbuffò scaricando insieme a Gas l'ultimo scatolone di materiale preso alla Maddaki: "Maledizione Gas, oltre a puzzare di sudore ora puzzo pure di pesce... ma non potevi teletrasportarlo a bordo senza costringermi ad immergermi in quel tanfo?"
"Quello non è tanfo, quello è profumo di cibo, e vedrai come ti leccherai i baffi... ehm le labbra quando ti verrà servito cotto a puntino con un bel contorno di verdure scelte." rimarcò lui acido.
"Bah... spero che Aldea mi permetta almeno di farmi una doccia prima di cacciarmi."
"Mmmhh... se vuoi ti concedo quella nel mio alloggio... nel frattempo io catalogherò tutta questa roba, poi ti accompagnerò da Aldea."
Lanaari annuì: "Perché no... forse se mi presento da lei senza questo... olezzo addosso sarà più bendisposta."
"Non credo che lei pensi al tuo odore ma se puoi essere utile a bordo. Se non lo sei puoi anche andartene immediatamente." bofonchiò Gas annusando la cassa di pesce in modo estatico.
Lanaari fece una smorfia e scoppiò a ridere: "Come ci arrivo al tuo alloggio Gas? Ho bisogno di lavarmi."
"Ti accompagno, prendo il padd e arrivo."

Luogo: Alloggio del capitano
Data terrestre: 04/09/2385 ore 4, 30

Gas entrò ancora prima che Aldea dicesse "Avanti"
"Aldea, non crederai mai a cosa ho trovato dal padre di Lanaari: pesce, pesce in stasi criogenica per averlo sempre fresco, una moltitudine di pesce..." disse leccandosi letteralmente i baffi.
Aldea annuì distrattamente: "Bene... trova qualche ricetta e dalla all'addetto alla mensa... maledizione!" imprecò, battendo un pugno sulla consolle.
Lanaari e Gas si guardarono stringendosi nelle spalle.
"Ehm... vuoi dire che avete un nuovo cuoco?"
Domandò Lanaari contrita, mentre vedeva sfumare la possibilità di rimanere a bordo.
Aldea alzò gli occhi solo per un attimo, poi li riportò sul monitor:
"Esattamente... ma se hai qualche consiglio da dargli penso che accetterà di ascoltarti fino al momento della partenza."
Lanaari strinse le labbra e fissò Gas, l'uomo gatto si schiarì la voce: "Sai capitano la nostra Lanaari ha fatto rifornimento di un sacco di materiale che tu non avevi specificatamente richiesto... ma che ritengo possa essere molto utile." concluse precipitosamente all'occhiata indispettita di Aldea.
"Basta che non ci venga a costare troppo..." mormorò affettata quest'ultima.
"No... è tutto a prezzo di costo... non abbiamo sforato il tuo budget più di tanto, vero Gas?"
"Assolutamente... merito di Lanaari e di suo padre." aggiunse solennemente il Temmincki.
Il silenzio si prolungò innervosendo Lanaari che aprì la bocca per parlare, ma venne interrotta da un'altra imprecazione di Aldea corredata dal solito pugno sulla consolle.
Lanaari, troppo incuriosita per pensare a quello che stava facendo, andò a guardare il monitor: "Che problema hai? Ah, l'algoritmo crittografico di Tchaikowsky..." disse con un sorriso.
Aldea la fulminò con un'occhiataccia a cui Lanaari rispose stringendosi nelle spalle: "Intendi dire che tu sai cosa sono tutti questi segni incomprensibili?"
"Assolutamente sì: di solito quell'algoritmo dovrebbe essere seguito dall'espressione logaritmica di Leonardo e dal sistema di decrittamento di Mahler. Scusa, posso?" domandò posizionandosi davanti alla consolle, spostando Aldea con un piccolo colpo del fianco e premendo una sequenza di tasti: "Ecco qui. Come avevo detto io. Mhh... a quanto pare hanno messo una chiave di accesso..." mormorò stringendo le labbra...
"Pensi di sapere decrittare tutto l'archivio?" domandò Aldea guardandola scettica.
"Certamente... ci vorrà un po' di tempo, a meno che tu non abbia fretta di partire..."
"Rimarrai a bordo! Inizia, voglio i primi risultati al più presto!"
"Sissignore!" disse Lanaari mettendosi sull'attenti e trattenendosi a stento dal battere i tacchi. Aldea le indirizzò un'occhiata indispettita, mentre Gas soffocava un risolino con un colpo di tosse per poi lanciarsi nella descrizione di quello che avevano trovato alla Maddaki.
Aldea lo ascoltava mentre controllava Lanaari, che si immerse nella decriptazione dei dati al punto da non sentire neanche se veniva chiamata.




:: Diario 006 : Dirk - Nuovi colleghi, nuovi problemi

Luogo: Minerva, Hangar navette.

Dirk usci' dal ventre dello shuttle, si tolse la maglia e la lancio' in un angolo dominato da strumenti di vario genere, diede quindi una sommaria occhiata al DiPadd ed armeggio' ancora una volta con gli strumenti.
"Ho decisamente scelto il momento sbagliato per lasciar andare via il mio pard! E' sempre stato lui l'ingegnere ed io il collaudatore!".
"Beh, se vuoi posso provare a chiedere ad Henora se puo' venire a darti una mano, lei e' un vero genio con tutto quello che ha a che fare con la meccanica"
Dirk si volse di scatto rimanendo perplesso nell'osservare la giovane che gli aveva rivolto la parola. La ragazza volse lo sguardo con un lieve imbarazzo dal busto imperlato di sudore del terrestre.
"E tu chi saresti? Non ti ho mai visto sulla nave" chiede Sandeker con aria interrogativa. * Anche perche' la gente di Aldea la si puo' contare sulle dita * penso'.
"Infatti, sono Alair, faccio parte dell'equipaggio da poco. Fain mi ha mandata a fare un giro per avvisare che la cena e' pronta, sono passata due ore fa ma eri immerso nel lavoro e mi hai risposto solo con un grugnito, quindi ho pensato di tornare per chiederti se volevi che ti portassi qualcosa"
"Come due ore, ma se ho iniziato solo alle nove a lavorare su questi maledetto Teralinx! Che ore sono?" Dirk sollevo' un sopracciglio convinto che la fanciulla lo stesse prendendolo in giro.
"Sono le dieci o se preferisci, le ventidue e zero quattro! E non mi risulta che tu abbia lasciato questo hangar nelle ultime 25 ore circa."
"Capisco, guarda, facciamo una cosa, chiudo i relais e rimetto in quadro i Teralinx, mi do una lavata e vengo a mangiare qualcosa, spero sappiate preparare un panino degno di questo nome."
"Beh, i panini non so, ma sono certa che gli involtini di Fain sono davvero squisiti, purchè li mangi caldi! Ora vado a vedere se Henora ha un minuto di tempo per toglierti di impiccio! -
La giovane donna si volse dirigendosi verso l'uscita. Sogghignando finse di mormorare qualcosa, a voce abbastanza alta da esser udita dal terrestre - Uomini, tze, mai far fare a loro qualcosa che una donna saprà sicuramente fare meglio!"
Dirk, scuotendo il capo, afferro' un saldatore a fase ed alcuni altri oggetti, quindi si incuneo' nuovamente sotto la navetta.
Le porte dell'hangar si aprirono permettendo l'uscita di Alair. Non si sarebbero aperte prima di altre due ore, quando il DiPadd di Dirk emise diversi bip richiamando l'attenzione di Sandecker: "Ed ora che accidenti c'è? Hanno organizzato una gara a chi rompe maggiormente le scatole?"
Sul piccolo display era apparsa una serie di caratteri apparentemente incomprensibili, il terrestre digitò un codice, subito l'apparecchio si agganciò alla rete dati dello shuttle, aprendo un canale di comunicazione esterno.
Un volto familiare con due penetranti occhi a mandorla lo fissava ad enorme distanza. Riconoscendolo, Dirk annuì salutando il suo capo.
"Salve Toshiro, che cosa succede? Come mai non hai semplicemente utilizzato una comunicazione subspaziale standard?"
"Dirk, ho bisogno che tu svolga un piccolissimo compito per me, qualcosa di molto semplice"
"Ci sono problemi? Come mai non utilizzi i tuoi contatti consueti?"
"Perchè mi fido di te, nel corso degli anni ho imparato a fidarmi della tua capacità decisionale e perchè so che vuoi bene a mia figlia come se fosse tua sorella."
"Una piccola, dispettosa sorellina - Dirk sorrise sotto i baffi - effettivamente"
"C'è qualcos'altro, non capisco come mai Lanaari abbia deciso di stare con Aldea ed i suoi amici, ma questo è quanto vuole, dovresti parlare con quella donna..."

Luogo: Alloggio del capitano, alcuni minuti dopo

"Quindi tu vorresti farmi intendere che Onikawara è tanto preoccupato da voler pagare il disturbo di avere Lanaari a bordo - Aldea fece una pausa, respirando profondamente, volse le spalle guardando fuori attraverso l'alluminio trasparente della finestra.
Dirk cercò di rispondere, prontamente tacciato dalla Capitano del vascello pirata - Trasformare in poche parole la MIA NAVE in un taxi?"
Il terrestre tentò di replicare, prontamente interrotto da Aldea: "Va bene, ci sto, ma questo costerà caro alla vostra 'Associazione', e soprattutto, comincerai con il togliere tutti i vari gingilli di 'sicurezza', fatto questo, insegnerai ai miei come funzionano, ti consiglio di non fare scherzi, voglio che siano in grado di poterli utilizzare al meglio!"

Luogo: Avamposto remoto al margine della zona smilitarizzata

Faruk si sedette sulla poltrona, continuando a guardare lo spettacolo sentiva la rabbia montargli sempre più. Il suo locale era stato semidistrutto, si vedevano chiaramente i segni lasciati dove i disgregatori dei suoi scagnozzi erano andati a vuoto, il bancone era stato sostituito con un tavolone in metallo che probabilmente in passato era stato usato per delle autopsie in qualche retrograda parte dello spazio.
"Fai quello che ti pare, ma voglio che la cagna dalle orecchie a punta venga portata davanti a me, le strapperò il cuore, dopo essermi vendicato a modo mio. Per quanto riguarda Aldea, conosco qualcuno che vorrebbe tanto passare da solo qualche ora con lei, un suo vecchio 'amico' disposto a pagare bene qualsiasi informazione, figurati come sarebbe felice di riceverla in un pacco dono!"
"Come fai ad essere sicuro che vada proprio a Dahaan? Aldea è molto furba, potrebbe averti fatto apposta quelle domande, per sviarti. Sono certo che anche lei sappia quanto sia la taglia sulla sua testa."
"E' troppo coinvolta, mi ha quasi fatto il terzo grado prima di arrivare al sodo, vuole Son Mot, non vuole qualcuno che possa dirle dove trovare un fantomatico tesoro. Vuole Son Mot, qualunque sia il motivo."
"Ho intenzione di controllare se abbia contattato qualcuno, siamo così vicini a mettere le mai su di lei e la sua nave, vedrai che sulle spiagge di Risa ringrazierai il momento in cui mi hai incontrato."
La figura si girò uscendo dalla stanza lasciando Faruk ad osservare la propria immagine riflessa in un vetro. Il volto che lo fissava gli restituì un sorriso crudele che si allargava man mano che la sua stessa voce risuonava nella testa: * Controlla pure, tanto non scoprirai nulla su Aldea, nulla che lei non voglia farti scoprire! I tuoi amici dal sangue verde non saranno molto contenti quando si troveranno con un phaser puntato ai gioielli di famiglia! *




:: Diario 007 : T'eyan - Rebus

Luogo: Minerva, corridoio ponte ingegneria.

"Lanaari, aspettami!"
La donna si girò e mise una mano fra le ante del turboascensore. Dirk abbozzò una corsa per raggiungerla.
"Ponte Ologrammi" - Ordinò Lanaari, e si rivolse all'altro:
"Sai che c'è in programma?"
"No. Stavo lavorando. E nella lista delle cose che ho da fare, non mi ricordavo di avere messo una passeggiata sul ponte ologrammi." - disse - "Si può sapere che cosa ci può essere di così urgente da farmi interrompere il lavoro?"
Lanaari scosse la testa:
"Non lo so. So solo che Aldea è stata piuttosto decisa nell'ordinare di presentarci là"
"In ogni caso, ci siamo"
Le porte del turboascensore si aprirono. La sala ologrammi del ponte era aperta ed attraverso la porta si intuivano le sagome di diverse persone, immerse in un buio inquietante.
Dirk avanzò verso la sala, dopo aver scambiato uno sguardo con Lanaari. La ragazza si strinse le spalle ed entrò.
La luce sembrava essersi sciolta nel buio della sala. Sentì la mano di Lanaari che lo trascinava verso l'interno. Adesso che i suoi occhi si erano abituati, si accorse che l'oscurità era popolata di figure femminili.
"Adesso ci siamo tutti, credo" - La voce di Aldea proveniva da qualche parte alla sua sinistra, ma Dirk non riusciva a distinguere da dove - "T'eyan, credo che tu possa cominciare"
"Computer, continua simulazione" - ordinò la vulcaniana.
Attorno a loro, il buio iniziò a punteggiarsi di corpi celesti. Dirk guardò il formarsi di un pianeta avvolto da anelli. Un microscopico sole rosso iniziò a bruciare a poca distanza dal pianeta, spandendo una luce diffusa.
La simulazione non era perfetta, notò Dirk. Alla luce della stella simulata, poteva vedere chiaramente le sue compagne d'equipaggio. Se avesse costruito lui l'olografia...
"Il programma purtroppo non è perfetto" - disse T'eyan, come rispondendo al suo rilievo mentale - "Abbiamo dovuto ricostruire la zona basandoci su informazioni approssimative"
"Non riesco a riconoscere la posizione" - disse Lanaari - "Dove è ambientata la simulazione?"
"E' difficile che tu possa essere stata in questa zona di spazio" - disse Aldea - "Anche perché è interdetta alle navi civili"
"Per l'esattezza, è interdetta a qualsiasi nave non romulana" - aggiunse T'eyan.
"Romulana?" - sussultò Khetta - "Vuol dire che que§to è nel territorio dell'Impero?"
"Esatto" - confermò Aldea - "Questo è nel territorio dell'Impero. E questo..." - alzò il dito per indicare un punto luminoso sospeso fra gli anelli del pianeta - "Questo è il rebus che dobbiamo risolvere"
"Cos'è?" - domandò Dirk.
"Computer, ingrandire la selezione" - ordinò T'eyan.
Era come essere a bordo di un workbee, pensò Dirk, sentendosi addosso l'ebbrezza di precipitare verso il pianeta sconosciuto. Il pianeta e gli anelli stessi crescevano fino a diventare troppo grandi per essere compresi e quindi a scomparire, fino a lasciare di fronte a loro soltanto...
"E' una base spaziale!"
"Non è esatto" - disse Aldea - "Quello è il campo di prigionia romulano di Dahaan. Noi dobbiamo trovare il modo di entrare dentro, trovare la persona che stiamo cercando ed uscire fuori di lì... E nulla di tutto questo sarà semplice"
Dirk si chinò verso l'oggetto che navigava a mezz'aria, circondato da asteroidi di ghiaccio scuro. La base in sé stessa non differiva molto da tante altre stazioni spaziali che aveva visto, salvo il fatto che a quanto pareva c'era un solo gancio d'attracco per le navi. L'anello abitativo era molto sviluppato, anche se c'era da dubitare della presenza di allegri negozi o di ristoranti sulla Passeggiata. Poco lontano dalla base, frammisti agli asteroidi dell'anello, alcuni punti luminosi rivelavano la presenza di boe. Un sistema di segnalazione, pensò Dirk, probabilmente per evitare errori agli strumenti...
"Quindi è questo..." - mormorò - "Ne ho sentito parlare, ma non sapevo che ci fossero olografie"
"Non ce ne sono, in effetti" - disse T'eyan - "Quella che state vedendo è interamente una nostra ricostruzione"
"Quanto è precisa questa ricostruzione?" - domandò Lanaari.
"Non possiamo essere precisi, purtroppo" - rispose la vulcaniana - "Come ha detto Dirk, non ci sono olografie. Sappiamo tuttavia che era stato costruito per diventare una base commerciale. Solo in seguito fu cambiata la sua destinazione e divenne il campo di prigionia di Dahaan. Per la sua ricostruzione, ci siamo dovuti basare sui disegni di basi simili, costruite dai romulani pressapoco nello stesso periodo"
"Fantastico" - commentò Dirk - "In altre parole, la base adesso potrebbe essere in tutto diversa da come appare qui"
"Non del tutto" - intervenne Aldea - "Sappiamo che tre dei quattro ganci d'attracco sono stati disabilitati e resi inoperativi per motivi di sicurezza. Ne sopravvive uno solo, cui attraccano le navi addette al trasporto dei detenuti"
"Ci sono solo tre navi abilitate al trasporto detenuti" - disse T'eyan - "Fanno la spola da differenti zone dell'Impero. Si tratta di tre vecchi falchi da guerra dismessi dall'esercito. Lenti, poco efficienti, ma tuttora molto bene armati"
"In altre parole, non possiamo impadronirci di una di quelle navi" - concluse Lanaari - "Per quanto siano vecchie, sono sempre molto più grosse di noi"
Aldea lanciò un'occhiata verso T'eyan:
"Ha ragione?"
"Temo di sì" - rispose la vulcaniana - "Anche perché ho controllato le rotte seguite dalle navi del trasporto detenuti, e sono tutte rotte molto frequentate. Non potremmo assalire una di quelle durante un trasporto, perché molte altre navi potrebbero trovarsi ad intervenire ad una chiamata d'emergenza, contro di noi"
Aldea si lasciò sfuggire un sospiro di disappunto:
"Speravo in qualcosa di diverso" - disse - "Anche perché la zona di Dahaan è molto all'interno dell'Impero. Per arrivarci, dovremmo superare zone di spazio molto popolate, dotate di sensori e di sistemi di sorveglianza" - scosse la testa - "No, non possiamo arrivare fin là con la Minerva"
"E con un'altra nave?" - suggerì Khetta - "§e ruba§§imo una nave romulana, potremmo..."
"In ogni caso" - l'interruppe Aldea - "La zona di Dahaan è interdetta al traffico civile. Ma il mio contatto ci ha dato un'alternativa"
"Che genere di alternativa?" - domandò Lanaari.
T'eyan riprese:
"Dahaan è una base estrattiva" - disse - "Si trova in orbita attorno a Dahaan II, un pianeta ricchissimo di minerali. La sua grandezza e la conseguente pressione atmosferica sono tali da non consentire a nessuna forma di vita di arrivare sulla superficie del pianeta. Quindi, il minerale deve essere individuato con i sensori, teletrasportato insieme alla roccia che lo contiene, per essere quindi lavorato a bordo della base"
"Usando i detenuti per la lavorazione. Come schiavi" - mormorò Aldea. Dirk percepì chiara una sfumatura metallica nella voce di Aldea e si girò a fissarla, ma decise di non fare commenti.
"E' esatto" - disse T'eyan - "Le condizioni di lavoro all'interno ricordano molto quelle degli schiavi. I prigionieri fanno turni massacranti usando macchinari vecchi ed inadeguati... Molti muoiono ogni anno per incidenti durante la lavorazione"
"Anche per le frequenti risse fra detenuti" - aggiunse il capitano - "Ma dubito che le autorità romulane ci piangano sopra..."
"Ammettiamo per un momento di riuscire ad arrivare al campo di prigionia" - fece Lanaari - "Ed anche di riuscire ad entrare. Quella base deve ospitare migliaia di detenuti, su diversi livelli. Come facciamo ad individuare la persona che ci interessa?"
"E, a proposito... Chi è che ci interessa?" - domandò Dirk.
T'eyan gli lanciò un'occhiata gelida:
"Sul chi, ho paura che dovrete attendere" - rispose - "In ogni caso, la base è suddivisa in zone di grandezza differente, ognuna dotata di una differente atmosfera per adeguarsi alle necessità dei detenuti, che appartengono a centinaia di razze diverse. La persona che ci interessa si trova sicuramente all'interno della zona ossigeno-azoto. Questa"
Un settore dell'anello abitativo cominciò a lampeggiare, quindi si aprì, scoperchiando la parte interna:
"Naturalmente, anche questa è una ricostruzione, ma è più accurata visto che abbiamo potuto contare sulle descrizioni del nostro contatto, che è stato ospite della base appunto nella zona ossigeno azoto" - sottolineò la vulcaniana.
Dirk si chinò ad osservare lo spaccato. Era suddiviso in circa dieci o dodici piani. T'eyan evidenziò i primi quattro e continuò:
"Al di sopra, c'è la zona abitativa. I detenuti dormono in piccole celle chiuse da campi di forze, sorvegliate giorno e notte da un complicato sistema di sensori collegato alla centrale operativa, che si trova nei ponti superiori. Subito sotto..." - disse, evidenziando il piano immediatamente successivo - "L'area della passeggiata. Ci sono la mensa e l'infermeria... Ma mi dicono che l'infermeria è chiusa da anni, senza che le autorità romulane se ne preoccupino. Quindi, i piani successivi sono destinati alla lavorazione ed allo stoccaggio del materiale"
"Una volta lavorato, che ne è del minerale?" - domandò Dirk
Aldea gli rivolse un'occhiata di apprezzamento:
"Questo è l'unico punto debole che finora siamo riuscite ad identificare" - disse il capitano - "Una volta al mese, il minerale viene caricato a bordo di un cargo civile, sempre lo stesso"
"Possiamo usare quella nave, allora!" - fece Lanaari.
"Il cargo è sempre scortato, purtroppo" - sospirò Aldea - "E poi, si limita a teletrasportare le casse del semilavorato direttamente dai magazzini di stoccaggio, e non ha mai attraccato a bordo della base"
"Inoltre, non teletrasporta direttamente il materiale dai magazzini di stoccaggio" - aggiunse la vulcaniana - "Prima dell'arrivo della nave, il semilavorato viene spostato con i suoi contenitori in un'area ad atmosfera zero. Nessuno vi potrebbe sopravvivere senza una tuta extraveicolare... Ed ogni volta che parte od arriva la nave cargo, tutti i detenuti vengono consegnati all'interno delle loro celle. I sorveglianti si accorgerebbero subito se qualcuno mancasse"
"Se questo è un rebu§, è di quelli da perderci la te§ta" - fece sconsolata Khetta.
"Non del tutto" - mormorò Dirk.
Aldea si voltò verso di lui:
"Hai un'idea?"
L'uomo si strinse le spalle:
"Ancora non lo so se si tratta di un'idea o di una follia..." - disse, lentamente - "Ma ho paura che uno di noi dovrà farsi arrestare... Uno di noi, che possa farsi passare per romulano"
"Insomma, alludi a me" - T'eyan fece un passo avanti - "Che cosa pensi che potrei fare, da dentro il carcere?"
Dirk incrociò il suo sguardo:
"Il primo passo è entrare in quel carcere... E questo è semplice. Il secondo passo, è individuare la persona che dobbiamo far uscire da lì..."
"E questo posso farlo io" - completò tranquillamente T'eyan - "Ma questo non ci dice come potrai farci uscire di là"
"Ma non sarò io a farvi uscire di là"
"A no? E chi?"
Dirk si mise a ridere:
"Il conte di Montecristo, T'eyan. Sarà il conte di Montecristo!"




:: Diario 008 : Vari - Missione impossibile?

Aldea scosse la testa.
- Ci sono troppe cose che possono andare storte nel tuo piano. Se T'eyan venisse arrestata non c'e' alcuna garanzia che sia portata proprio sulla stazione di Dahaan, e anche in quel caso non e' sicuro che riesca a sopravvivere abbastanza a lungo da contattare SonMot.
Il conte di Montecristo fuggi' sostituendosi al cadavere di un altro prigioniero - continuo', - ma quella era la Terra, la prigione in cui era rinchiuso era su un'isola e i morti venivano gettati in mar e chiusi in sacchi. Anche se conosco dei veleni che bloccano temporaneamente il metabolismo e consentono di sopravvivere per qualche ora anche in condizioni estreme, non siamo sicuri che non brucino i cadaveri dei prigionieri o se ne sbarazzino in altri modi. Anche se li lanciassero nello spazio non potremmo recuperarli, dato che non ci possiamo avvicinare alla stazione con la nostra nave, e non possiamo rubarne una di quelle che sono autorizzate a farlo senza essere subito scoperti.
"Giusto, ma se invece di un prigioniero arrivasse una guardia?" intervenne Lanaari.
Aldea si volto' verso di lei socchiudendo gli occhi.
La ragazza continuo': "Potrebbe combinare in qualche modo l'arrivo di alcuni prigionieri... entrando nei database del campo di prigionia, magari...
Sappiamo che i prigionieri sono di tutte le razze, ma le guardie presumo siano propriamente Romulane. Sbaglio?"
Lanaari si guardo' intorno interrogativa mentre gli altri riflettevano sulla sua idea.
- Potremmo corrompere una delle guardie, ma e' rischioso... - disse Aldea, - e quella di cui mi ha parlato il mio contatto non puo' accedere ai database. Potremmo convincerla a portare soltanto un messaggio a SonMot, ma anche in questo caso potrebbe facilmente tradirci...
"A dire il vero, pensavo proprio di usare qualcosa di diverso... pero' dovremmo impossessarci di un cadavere, una navetta ormai defunta che venga trasportata e che si perda vicino alla prigione. La nave non deve avere supporto vitale. - L'uomo si avvicino' ad un display richiamando alcuni dati. - Un amico doveva sbarazzarsi di questo... residuato bellico, e' uno scafo Jem'Hadar rimasto a fare da bersaglio per tutto il tempo trascorso dalle guerre del dominio ad oggi"
Sullo schermo apparve lo scheletro di quello che un tempo era una terribile macchina predatrice, ormai ridotta ad un insieme di rottami contorti.
"Le gondole sono state divelte da quelli della federazione, assieme ai sistemi ambientali, i controlli e gli apparati di puntamento. E' stata ceduta a dei ferengi come materiale da recupero e casualmente, la rotta degli 'spazzini' passa abbastanza vicina alla no fly zone della prigione, a quanto pare i residenti non disdegnano di fare acquisti presso gli amici dai lobi grandi. Certo sarebbe stato meglio poter passare entro il perimetro".
Aldea lo interruppe: "Non la vedo una idea molto intelligente! Rischiamo che sparino addosso al 'cadavere' e non mi pare ci sia abbastanza spazio per una installazione di una unita' di sopravvivenza"
"Infatti, non ho intenzione di rischiare che il cadavere venga sforacchiato ulteriormente, pensavo ad un piccolo guscio mono posto, agganciato allo scafo, qualcosa di molto 'attillato' e con una minima capacita' termica a pressurizzazione minima..."
Aldea fisso' Dirk, sul suo volto era facile leggere quanto l'idea non le piacesse.
- E se il relitto riuscisse ad arrivare vicino alla prigione e a bordo ci fosse qualcosa che faccia abbastanza gola ai romulani da teletrasportarlo sulla base, e se quel qualcosa non fosse cosi' innocuo come sembra e li costringesse ad abbandonare la stazione o a chiedere un intervento esterno... - penso' ad alta voce Aldea, alla ricerca di un'idea.
"Beh... Lanaari ha portato un sacco di armi particolari prese dalla Maddaki... Vero Lan?" intervenne Gas tirando un'occhiata alla ragazza che annui' pensierosa: "Si'... direi che con qualche modifica c'e' un pezzo che potrebbe fare al caso nostro... Parlo di quell'arma ancora in fase sperimentale Dirk." rispose lei rivolgendosi a Sandeker che sogghigno' con un luccichio strano negli occhi: "Tosh te l'ha data?!"
La ragazza si strinse nelle spalle: "Sai che a me non riesce a dire di no" sorrise lei.
- Arma? Che tipo di arma? - chiese Aldea sospettosa. - Vi ricordo che per quanto mi diano sui nervi i romulani non ho intenzione di uccidere nessuno di loro.
"No non preoccuparti... non dovrebbe fare del male, solo... paralizzare... credo. In realta' non e' stato ancora sperimentato: sappiamo quello che provoca, ma non conosciamo gli eventuali effetti collaterali. Nessuno ha voluto ehm, come dire... nessuno si e' offerto volontario come vittima, almeno per il momento." Si strinse nelle spalle la ragazza, allargando le mani rassegnata.
Dirk intervenne: "Diciamo che puo' diventare pericoloso, ma puo' anche risolverci parecchi problemi, vista la portata del suo raggio. Credo che un intero piano della prigione verrebbe reso inoffensivo."
"Ma nessuno ha realmente coscienza di quello che puo' fare, giusto?" domando' Aldea.
"Gia'." bofonchiarono all'unisono Dirk e Lanaari.
Gas ghigno': - Se avveleniamo qualcosa che comprano abitualmente potrebbero pensare di essere vittime di quel virus... mi sembra che si chiami Torothka. Uno dei sintomi iniziali e' un gran mal di pancia.
"Si', ma sicuramente hanno medici e medicinali... o comunque possono procurarseli... altrimenti dovremmo far sapere loro che abbiamo la cura delle cure, o comunque medicinali che agiscono piu' velocemente della norma..." Obietto' Lanaari aggrottando la fronte.
Dirk intervenne: "Non credo che abbiano una farmacia fornita di medicinali di nuova generazione, non dimenticare che e' un campo di prigionia e che da li' tornano a casa in pochi."
"Quindi basterebbe avvicinarsi quel tanto che basta con una nave ospedale, e sarebbero loro a chiedere aiuto?" Domando' la ragazza perplessa.
Aldea scosse la testa. - Un'azione del genere porterebbe solo una temporanea confusione. Non ci permetterebbe certo di salire sulla stazione
Henora, una delle Mewoyane, si fece avanti. - Se mettiamo insieme tutto quello che avete detto forse abbiamo un piano - disse.
- Se il signor Sandeker avesse tra le sue forniture un guscio biposto, T'eyan potrebbe utilizzarlo per agganciarsi allo scafo Jem'Hadar che sara' trasportato dai ferengi nelle vicinanze della stazione.
La ragazza si volto' verso Aldea. - Se fosse possibile avvelenare qualcosa che i romulani comprano abitualmente dai ferengi e se questo avesse un effetto immediato, la confusione che regnerebbe a bordo della stazione consentirebbe a T'eyan di lasciare la nave Jem'Hadar e di salire a bordo della stazione riducendo il rischio di essere scoperta.
- Per quello non c'e' problema - disse Aldea. - Ho un veleno non letale che puo' provocare violenti crampi allo stomaco che si diffonde velocemente nell'aria.
Henora assenti' e chiese a Lanaari: - L'arma di cui parlavate e' abbastanza piccola da essere nascosta addosso ad una persona?
- Temo di no - rispose lei, cominciando ad intuire cosa aveva in mente Henora, - Pero' ho qui con me un'altra arma che forse puo' fare al nostro caso.
Prese da una tasca un piccolo cilindro metallico e lo mostro' agli altri. - La sua portata e' limitata, ma e' stata collaudata con successo su varie razze, romulani i nclusi. E' un "cancellatore di memoria a breve termine".
Una volta azionata, tutti quelli che sono nel raggio di cinquecento metri dimenticano cio' che hanno fatto o visto negli ultimi minuti. Essendo al centro dell'emissione, chi la usa non risente dei suoi effetti.
Con questa e con indosso l'uniforme delle guardie, T'eyan dovrebbe riuscire ad aggirarsi indisturbata nella stazione.
- Perfetto - disse Henora. - E una volta trovato SonMot potrebbe allontanarsi con lui usando il mezzo con cui e' arrivata. Pero' dovrebbe riuscire a liberarlo prima che la nave ferengi e lo scafo Jem'Hadar che rimorchia si allontani troppo. Immagino che i gusci della Maddaki non abbiano una grande autonomia. Se quella guardia di cui parlavate potesse aiutarci a sapere dove si trova esattamente, la durata dell'operazione sarebbe piu' breve.
- Preferirei non rischiare. Non mi fido dei traditori - disse Aldea.
- Quel romulano potrebbe non sapere cosa sta facendo per noi - li interruppe Lily. - Se gli chiedessimo di portare un messaggio a SonMot, e un oggetto per garantire l'autenticita' del messaggio, probabilmente lo farebbe. Il messaggio non sarebbe importante, anzi potrebbe aiutarci a far credere ai romulani che il nostro piano e' diverso, mentre l'oggetto in possesso di SonMot ci aiuterebbe a rintracciarlo, se fosse di un materiale particolare facilmente rilevabile dai sensori.
- Idea interessante - approvo' Henora. - La confusione provocata dal veleno dovrebbe ritardare la scoperta della fuga dell'orioniano, e una volta che lo scafo Jem'Hadar sara' lontano dalla stazione potremo teletrasportare lui e T'eyan a bordo.
- Se i ferengi non vengono fermati prima - obietto' Liam. Al grosso klingon non piacevano i piani complicati. - I romulani non sono stupidi. Capiranno che c'e' un collegamento tra i ferengi e il loro avvelenamento e vorranno vederci chiaro.




:: Diario 009 : Aldea - Allo sbaraglio

T'eyan si sentiva soffocare nella navetta monoposto della Maddaki, abilmente mimetizzata su quello che rimaneva dello scafo Jem'Hadar.
Diede l'ennesima occhiata agli strumenti. Le lucette verdi segnalavano che il supporto vitale era perfettamente funzionante e sembravano dirle che se le mancava l'aria non era colpa loro, ma del suo nervosismo ben poco vulcaniano, che le faceva consumare piu' ossigeno del previsto.
La donna si concesse un lieve sorriso. Era logico essere nervosi. C'erano molte cose che potevano non andare come avevano previsto nel piano per liberare SonMot dal campo di prigionia romulano, e piu' si avvicinava alla stazione dove erano rinchiusi i prigionieri piu' ne immaginava altre.
Un breve segnale acustico la avverti' che la nave ferengi che trainava il relitto stava per entrare nella zona sorvegliata.




:: Diario 010 : Lanaari - Attesa snervante

Lanaari non riusciva a stare ferma: spostava il peso sui piedi in continuazione, mentre le sue dita giocherellavano con i lunghi capelli, si sedeva e poi si rialzava inquieta.
Aldea passeggiava nervosamente per la plancia, Dirk tamburellava con le dita sulla consolle in attesa di un qualsiasi segnale che indicasse qualche problema, Liam non la smetteva di grugnire, mentre Gas canticchiava sottovoce per far passare il tempo.
Ognuno di loro però teneva d'occhio lo schermo e gli strumenti diagnostici.
Un cicalino emise un beep fastidioso e tutti si raccolsero davanti alla consolle dove era appostato Dirk: "Ora sapremo se il piano funziona." mormorò lui nervosamente.
Lanaari tirò un forte sospiro di anticipazione, mentre Liam e Gas deglutivano rumorosamente. Aldea trattenne il fiato senza rendersene conto.
In plancia non si sentiva alcun suono, tranne il ronzio dei macchinari: gli individui che stavano seguendo le manovre della nave ferengi e del relitto che trainava erano così assorti che non muovevano nemmeno un muscolo, anche se le loro menti lavoravano senza sosta e una parte del cervello di ognuno reimparò a dire preghiere che aveva relegato da tempo in un angolo della propria memoria di bambino.
La zona sorvegliata venne passata senza alcun problema e solo allora, si sentì l'esalare del respiro che, chi prima, chi dopo, tutti avevano trattenuto preoccupati di come avrebbe potuto andare.
T'eyan era praticamente entrata senza alcun problema nella stazione, ora doveva solo scendere a bordo e attuare il piano diversivo.
L'equipaggio si preparò ad attendere l'invio di un segnale da parte di T'eyan che indicasse loro di poter procedere con il piano.




:: Diario 011 : T'eyan - La civetta

Fino a quel punto, tutto sembrava andare secondo i piani. T'eyan si accorse di aver trattenuto il respiro mentre i Romulani sistemavano il relitto civetta in corrispondenza del gancio d'attracco.
"Soddisfacente" - pensò la vulcaniana, disattivando i propulsori. Ma questo era solo il primo punto della sua lista. Aveva sentito alcune volte umani dire "adesso viene il bello", davanti ad una situazione pericolosa e di certo tutt'altro che attraente dal punto di vista estetico, ma era una espressione che lei non aveva mai compreso.
Quella in cui si trovava era la tipica situazione in cui un umano avrebbe usato quella frase, ma saperlo non l'aiutava a comprenderla meglio. Forse aveva a che fare con un tipo di umorismo che i vulcaniani come lei non possedevano.
Scacciò dalla mente i pensieri oziosi e sigillò la tuta extraveicolare.
Agganciò il moschettone ed aprì la navetta, uscendo nello spazio profondo attorno alla Base. Il cavo si srotolò, lentamente, lasciando il suo corpo galleggiare senza peso di fronte alla massa immensa della prigione.
Sopra di lei, il braccio telescopico del gancio d'attracco si stava protendendo verso la nave civetta. Attese di vederlo agganciare.
Non attivò il propulsore sulla sua schiena, e si limitò a tendere il proprio cavo lungo il bordo esterno del corridoio, usandolo come guida.
"Ci sono!" - mormorò fra sé. Gli stivaletti calamitati aderirono alla copertura esterna della Base. Era in posizione ed in perfetto orario.
"Soddisfacente" - pensò di nuovo e si preparò ad attendere. La tuta extraveicolare aveva autonomia per quattordici ore... Ma sapeva di non dover attendere così a lungo.

Luogo: Nella prigione - Gancio d'attracco.

Non c'era ragione di essere nervosi, si disse Lomak, sigillando la tuta extraveicolare, ma avere a che fare con i Ferengi aveva sempre avuto un effetto negativo sul suo sistema nervoso. Non poteva negare che fossero utili, certo...
I rifornimenti per la prigione erano maledettamente lenti - almeno da quando lui era stato assegnato lì e se non avessero trattato sottobanco con loro, avrebbero dovuto affrontare mesi di burocrazia e di attese snervanti... Appunto, snervanti!"
Si accorse che Vaas lo stava fissando. Il capitano Ferengi aveva già indossato la sua tuta. Con un'occhiata circolare, si accorse che anche i suoi uomini erano pronti.
"Una volta" - pensò Lomak - "Sarei stato il primo... Sto invecchiando... E sto invecchiando qui..."
Forse non erano i Ferengi il motivo per cui era nervoso, da un po' di tempo.
E nemmeno le forniture che mancavano, o le mille beghe da cui era ossessionato ogni giorno... Ma non era il momento di pensarci.
Si accertò del funzionamento del respiratore, quindi fece cenno agli altri: "Bene... Vediamo quello che ci volete vendere, Vaas"
"Vedrete, sono sicuro che sarà soddisfatto... Faccio affari con la sua prigione da quando lei ne è diventato direttore, comandante Lomak. Vi ho mai deluso?"
Gli venne voglia di rispondere che era successo molte volte, ma ci rinunciò, preferendo incamminarsi lungo il corridoio d'attracco. Il tricorder non rilevava segni di vita, oltre ai loro. Non c'era gravità artificiale... Ma del resto non se l'aspettava, considerate le condizioni in cui si trovava la nave. Ancorò gli stivali calamitati al fondo, e procedette, seguito dai suoi uomini.
"Siete già entrati nel relitto?"
"Come potremmo vendervi qualcosa senza averlo prima esaminato?" - replicò Vaas. la voce del ferengi risuonava leggermente metallica attraverso la radio della tuta - "Vedrà... Un autentico tesoro! Mi permetta di farle strada, comandante... Da questa parte"
Vaas si insinuò in un passaggio ingombro di detriti che galleggiavano a mezz'aria. Lomak lo seguì con una certa difficoltà. Il passaggio non era stato evidentemente disegnato per qualcuno della sua altezza.
La passerella tremava sotto il peso dei loro stivali, e Lomak dovette appoggiarsi alla parete per mantenere l'equilibrio. Uno sguardo all'intorno gli disse che era stato l'unico a doverlo fare. Nemmeno Vaas - che pure, in termini ferengi, doveva avere un'età rapportabile alla sua - aveva dovuto cercare appoggio per muoversi all'interno...
"Fra due giorni è il mio compleanno" - ricordò Lomak - "Due giorni... E fra cinque anni sarò maturo per il ritiro... Cinque anni, ed avrò chiuso qui la mia carriera... "
Quando aveva accettato di diventare il comandante di quella Base, aveva pensato che sarebbe stato solo per un paio d'anni al massimo. Non era salutare per un comandante che aveva perduto la sua nave restare al centro dell'attenzione, e peraltro assicurare i rifornimenti era ancora una missione strategica, nell'ottica della guerra contro il Dominio.
Ma la guerra era finita.
E lui era rimasto lì. Mesi. Poi anni...
"Siamo quasi arrivati" - avvisò Vaas.
La voce interruppe i suoi pensieri, ed in qualche modo ne fu sollevato.
Erano arrivati in qualcosa che poteva sembrare una stiva di carico...
Avvertì una leggera pressione e si rese conto che i residui della sala erano poggiati sul pavimento.
"Qui c'è energia!" - esclamò Lomak - "Ed è ancora attiva la gravità artificiale. Come...?"
"Già... In effetti, è stato proprio per aver rilevato questo residuo di energia che ci siamo accorti del relitto. Viene da un piccolo generatore di emergenza posto sotto questa sala. E qui..." - Vaas fece un gesto magniloquente, avvicinandosi ad un contenitore posto sulla parete - "C'è la merce che le ho promesso, comandante"
Premette un pulsante. La parete espulse un contenitore con un breve sbuffo di gas. Lomak sussultò:
"E'...?"
"Si, comandante" - la voce di Vaas era esultante - "E' un piccolo di razza mutaforma"
"Un mutaforma!"
"Vivo e sano" - sottolineò Vaas, e premette di nuovo il pulsante, chiudendo il contenitore. - "Ce ne sono quattro in tutto in questi contenitori, ma solo questo è sopravvissuto per tutti questi anni nei contenitori di stasi della nave... e se noi non avessimo trovato in tempo la nave, nemmeno questo sarebbe sopravvissuto"
La mente di Lomak correva già alle implicazioni. Un piccolo mutaforma! Un piccolo che avrebbe potuto essere allevato fra i romulani, che avrebbe lavorato per i romulani! E lui...
"Io non avrei altro da fare che portare questo mutaforma alla Tal' Shiar!" - pensò Lomak - "Cosa potrei chiedere in cambio? Un trasferimento? Un nuovo comando?"
I suoi occhi tornarono al ferengi. Stava sogghignando. Sapeva... Era ovvio che sapesse che cosa gli stava passando per la mente.
"Quanto vuole, Vaas?" - domandò.
"Oh, sono sicuro che ci metteremo d'accordo, comandante..." - fece Vaas - "Converrà anche lei che merce del genere non si trova tutti i giorni in tutti i mercati..."
"La faccia breve" - fece Lomak - "Mi dica quanto vuole"
Vaas accennò. Estrasse un piccolo dipad e tracciò rapidamente una serie di simboli: "Vediamo... Costi di trasporto, di recupero..."
"Di silenzio" - sottolineò il romulano. La Tal Shiar non avrebbe dovuto sapere che il mutaforma non era stato procurato da lui.
"Quella è una voce particolarmente costosa, comandante..."
"Davvero?" - si seccò Lomak, girandosi verso uno dei suoi uomini ed afferrando il fucile che gli pendeva dalla spalla - "A me costerebbe quanto una scarica di disintegratore... E ne ho giusto uno sottomano"
"Calma, calma, comandante... Non sarebbe una buona idea mettersi a sparare scariche di disintegratore in una sala come questa" - Vaas alzò le mani, accennando verso l'alto. Lomak si accorse che le paratie erano riflettenti.
Un raggio sarebbe rimbalzato.
Gli porse il dipad - "Ecco..."
Lomak gettò un'occhiata. Una somma onesta, tutto sommato... Sempreché "onesto" fosse un termine da attribuire ad un affare con un ferengi. L'uomo dovette leggere qualcosa sul suo volto, perché si eresse in tutta la sua altezza per avvicinarsi a lui:
"Sappiamo tutti e due che lei scambierà questo mutaforma con un avanzamento di carriera, comandante"
Lomak assentì: "E se la Tal Shiar dovesse semplicemente prendersi il mutaforma, senza darmi alcuna contropartita?"
"Credo di poter scommettere su di lei" - fece Vaas, tranquillo - "E se non dovesse essere così, lei mi procurerà l'equivalente in minerale di quella somma ogni anno per i cinque anni che le mancano alla pensione"
"Mi sta suggerendo di sottrarre quote di minerale dalla miniera?" - fece Lomak - "Finirei la mia vita in questa prigione!"
"E questa non è già la sua sorte, comandante? Almeno per quanto riguarda la sua vita professionale..."
Lomak strinse le labbra, riflettendo. "D'accordo!"

Luogo: Spazio esterno alla Base.

"D'accordo!"
T'eyan si concesse un moto di soddisfazione sentendo la voce del comandante Lomak attraverso il comunicatore aperto del ferengi. Quell'uomo era valso tutti i pezzi d'oro che era costato.
Non erano molti - nemmeno fra i ferengi - gli uomini in grado di ingannare in quel modo un comandante romulano. Era stato lui a suggerire come fare.
Vaas sapeva che Lomak non si era mai rassegnato ad invecchiare in quel luogo, e che davanti alla prospettiva di ritornare in auge avrebbe perso la testa.
Il mutaforma, naturalmente, era solo un ologramma. Nella base del contenitore c'era l'emettitore che simulava i segni di vita del mutaforma... Oltre ad una piccola sorpresa per il comandante e per i suoi uomini.
Aprendo il contenitore si sarebbe liberato il veleno preparato da Aldea. Il direttore della prigione sarebbe stato obbligato a richiedere aiuto, chiamata che la Minerva era pronta ad intercettare, e quindi ad intervenire.
Una volta che i pirati si fossero avvicinati alla base carceraria avrebbero potuto facilmente avere ragione dei pochi romulani ancora in grado di reagire.
Si rimise in ascolto. Presto il comandante ed i suoi uomini sarebbero passati di nuovo attraverso il corridoio telescopico di aggancio, per tornare all'interno della Base. Non aveva altro da fare, a quel punto, che entrare nella nave civetta attraverso il portellone di carico e quindi attraversare a sua volta il corridoio d'attracco per essere dentro la prigione. Le guardie in attesa al gancio d'attracco avrebbero solo visto quello che in apparenza era una loro compagna uscire in ritardo dopo la perlustrazione del relitto. Era improbabile che avessero contato il numero degli uomini che avevano seguito il comandante Lomak.
"Poi si tratterà di uscirne..." - pensò - "Di uscirne con SonMot"
Ma per quello c'era tempo. Non troppo tempo... Almeno, lo sperava.




:: Diario 012 : Aldea - Il cuoco

Luogo: Cucina della prigione.

Vassili stava imprecando silenziosamente contro gli dei e la iella, mentre sudava copiosamente tra i fornelli.
Eppure avrebbe dovuto ritenersi fortunato, cerco' di consolarsi, rimestando con energia la poltiglia verdastra che bolliva nel pentolone per impedire che attaccasse.
Se non fosse stato un cuoco piu' che passabile sarebbe finito come tutti gli altri, a lavorare il minerale, con un'aspettativa di vita molto breve.
"Arruolati tra i pirati, diventerai ricco e viaggerai per l'universo" gli aveva bisbigliato uno straniero capitato per caso nella locanda di sua madre.
Come aveva fatto ad essere cosi' stupido da crederci!
I primi mesi aveva lavorato come uno schiavo e non aveva visto nemmeno una moneta, e quando finalmente aveva partecipato alla sua prima scorreria tutto quello che gli era venuto in tasca era stato una scadente bottiglia di vino arturiano, che non era bastata neppure a farlo ubriacare.
In seguito c'era stato lavoro, lavoro e ancora lavoro e una paga appena sufficiente per qualche momento di distrazione nelle bettole di Togartu.
Aveva pensato mille volte di tornarsene a casa, ma non sopportava l'idea di vedere sua madre sulla soglia della locanda, con un mestolo in mano e quell'espressione negli occhi che significava "Te l'avevo detto".
Cosi' era rimasto, nella vana speranza di partecipare ad un arrembaggio fortunato che gli avrebbe permesso di guadagnare abbastanza da tornare a testa alta.
Era sulla Keijra, la nave di SonMot, quando i romulani l'avevano catturata, e era finito in quel campo di prigionia con i pochi sopravvissuti.
Erano passati quasi cinque anni da allora, e le speranze che qualcuno venisse ad aiutarli erano svanite da tempo.
Vassili sospiro'. La zuppa ormai era cotta, cosi' la verso' in una grossa ciotola perche' raffreddasse. Lomak, il direttore della prigione, apprezzava molto la sua cucina. A volte diceva che era l'unica cosa che gli rendeva sopportabile quell'incarico.
L'uomo si lavo' e usci' dalla cucina. Gli avevano detto che i ferengi erano arrivati. Spero' che avessero trovato le spezie e gli altri ingredienti che aveva chiesto loro la volta precedente. Per il compleanno del direttore doveva superare se stesso.
Arrivato sul ponte cerco' con lo sguardo il piccolo ferengi con cui trattava di solito. Quando vide T'eyan non la riconobbe subito, ma poi qualcosa gli fece dare un'occhiata meno distratta alla vulcaniana travestita e si trattenne a stento dal gridare di gioia. Finalmente qualcuno era venuto ad aiutarli!
Cerco' di ignorare i battiti del suo cuore impazzito, e simulando la solita sottomessa deferenza che riservava alle guardie le si avvicino'.
T'eyan si accorse subito della manovra del prigioniero, ma mantenne la calma.
- Il mio nome e' Vassili - le sussurro' quando le fu vicino, continuando a tenere lo sguardo basso e l'atteggiamento umile. - So chi sei. Seguimi.
T'eyan lo accontento'. Non poteva correre il rischio di essere scoperta.
Nessuno sembrava badare loro, i romulani erano troppo occupati a contrattare con i ferengi e ad esaminare le loro merci.
Quando furono in cucina Vassili la guardo' con una speranza commuovente. - Qui possiamo parlare, T'eyan - disse sempre a bassa voce. - Ho un po' piu' di liberta' perche' lavoro per i romulani come cuoco. Cosa posso fare per aiutarti a liberarci?
La vulcaniana alzo' leggermente un sopracciglio mentre valutava quell'imprevisto.




:: Diario 013 : Dirk - Il vuoto dentro

Luogo: Dahaan, Cucina del campo di Prigionia.

"Ebbene cosa vuoi?" Il tono della vulcaniana era secco ed impersonale per i suoi standard. Un umano l'avrebbe preso per il classico tono neutro di un Vulcan.
"Io... noi... qualsiasi sia la motivazione che ti ha portato qui, avrai i tuoi piani. Voglio solo fare in modo di rientrarvi, non voglio morire qua sopra e non voglio stare ancora in mezzo a questi sangueverde! Voglio tornare in mezzo a gente civile!"
"Parla piano... non vorrei che anche i muri avessero le orecchie da queste parti" disse T'eyan iniziando scrupolosamente a passare al setaccio l'ambiente, camuffando le sue esplorazioni con una noncurante occhiata generica.
"No no... questo è il mio regno, ormai è da talmente tanto tempo che mi trovo qui... che anche loro hanno smesso di controllarmi. Pensa che so anche da dove mi controllavano. Essere il cuoco del comandante mi ha permesso di girare per la base con una certa libertà"
La donna girò repentinamente lo sguardo verso Vassili.

Luogo: Nave Minerva

"Diamine, ragazza mia.. non so dove tu abbia vissuto fino ad ora, ma ti posso assicurare che non sanno quale danno sia per loro la tua partenza."
Dirk osservava rapito i movimenti della donna che chiudeva le ultime connessioni per poi sigillare il vano di servizio.
Henora si voltò verso il terrestre, sorridendo con un pizzico di malizia rispose: "E chi ti dice che non conoscano il danno? Chi te lo dice che non siano stati felici di sbarazzarsi di me?"
Alair colse la domanda dell'amica per inserirsi nuovamente nella conversazione tra i due: "Si si, lei è stata la migliore dei meccanici di Utopia Planitia, prima di venire da noi"
Dirk sollevò il sopracciglio assimilando l'informazione: "Allora meglio per noi che ora sia sulla Minerva" sorrise cambiando discorso "Chi ha voglia di un boccone?"

Luogo: Nave Minerva, sala Ologrammi

Aldea fissò per l'ennesima volta l'oggetto circondato da asteroidi di ghiaccio scuro. Odiava la sensazione di irrequietezza che l'assenza di T'eyan le dava allo stomaco.
"Allora... che accidenti aspetta a mandare il segnale?"
Controllò per l'ennesima volta lo stato degli strumenti e quasi sobbalzò quando un suono differente uscì dall'apparato.
"Finalmente! Computer analizzare il flusso dati, decomprimere e decompilare, perfetto!" Il nervosismo era svanito, sostituito dall'eccitazione che provava ogni volta che un piano seguiva il suo naturale corso.

Luogo: Dahaan, ufficio di Lomak

Lomak strinse le labbra, riflettendo * Almeno per quanto riguarda la sua vita professionale... *
Le parole del piccolo insolente bastardo continuavano a girare nella sua testa, ferendogli le orecchie, facendogli montare la rabbia ogni volta.
"Lurido bastardo, ha pienamente ragione, quanto vorrei potermene tornare a casa come un eroe. Tutti dovrebbero riconoscere la mia grandezza, chissà offrirmi un seggio in senato, acclamarmi come un eroe..."
Il pensiero del piccolo mutaforma lo stava galvanizzando, se da una parte avrebbe voluto strozzare il ferengi, dall'altra lo ringraziava mentalmente per avergli messo tra le mani la sua chiave verso il successo.
Infinite occasioni correvano davanti ai suoi occhi, tutte partivano dal contenitore che per pochi istanti gli era stato mostrato.
"A meno che non succeda qualcosa... dopotutto sottrarre tutto quel minerale non è una opzione priva di rischi, voglio guardare ancora una volta per cosa sto vendendo a patti con l'inferno..."
Lanciò il padd ferengi sulla scrivania, intenzionato a dare solo una occhiatina al piccolo mutaforma che gli avrebbe garantito un futuro migliore.




:: Diario 014 : Aldea - Sorprese

Luogo: Relitto Jem'Hadar

Lomak si diresse verso il deposito delle tute extraveicolari cercando di ignorare gli sguardi curiosi dei suoi uomini. La notizia del mutaforma doveva gia' essersi sparsa. Un problema in piu' che avrebbe dovuto risolvere, penso' con rabbia. Vaas avrebbe dovuto essere piu' discreto. Se quell'odioso ed avido ferengi lo avesse avvertito prima del prezioso carico che conteneva il relitto avrebbe evitato che la sua scorta vedesse il piccolo alieno.
Indosso' la tuta, cercando di evitare di pensare a tutte le cose che potevano andare storte, attraverso' il corridoio d'attracco e sali' per la seconda volta sullo scafo Jem'Hadar.
Mentre si faceva strada tra i detriti lo assali' una strana inquetudine che confinava con la paura. La prima volta non si era reso conto di quanto fosse spettrale quella nave, ma ora, solo e circondato da rumori sconosciuti, gli sembrava che ogni ombra potesse nascondere un nemico.
Con un'imprecazione riprese il controllo di se stesso. Il relitto era deserto, il tricorder non poteva essere ingannato e lui non poteva permettersi nessuna debolezza.
Si muoveva con cautela, cercando di ricordare il percorso che aveva seguito il ferengi, accertandosi che gli stivali calamitati non perdessero la presa sulle lamiere disconnesse. Sarebbe stato stupido avere un banale incidente proprio adesso, che era cosi' vicino a dare una svolta alla sua vita ed alla sua carriera.
Finalmente trovo' la passerella. Ancora pochi metri e sarebbe arrivato alla stiva.
Anche questa volta si dovette appoggiare alla parete per non perdere l'equilibrio, ma per fortuna stavolta non c'era nessuno ad assistere alla sua debolezza.
Accolse con gratitudine la presenza della gravita' artificiale della stiva. Per quanto detestasse ammetterlo stava diventando troppo vecchio per queste cose.
Si guardo' intorno. Tutto era come l'avevano lasciato. I quattro contenitori erano ancora al loro posto. Si avvicino' a quello che conteneva il mutaforma superstite e premette il pulsante accanto ad esso. Il contenitore venne espulso e lui lo afferro', avido e impaziente. Non era stato un sogno, una visione, penso' mentre guardava affascinato la materia protoplasmatica che si muoveva piano dentro di esso. Teneva veramente tra le mani la sua via d'uscita, la sua liberta'.
- Lo rimetta al suo posto, e molto lentamente - disse qualcuno, strappandolo bruscamente dalle sue fantasie.
Era una voce che conosceva bene, ma in quel momento aveva un tono di comando di cui non l'avrebbe mai ritenuta capace.
Lomak guardo' sorpreso il soldato romulano che indossava una tuta come la sua, cercando di identificarlo. Se ricordava bene, il suo nome era Jaro, ed era distaccato sulla stazione gia' da prima del suo arrivo.
- Non vedo perche' dovrei farlo - ribatte' con astio.
Jaro non si diede la pena di rispondere, si limito' a mostrargli un piccolo oggetto luccicante che gli fece gelare il sangue nelle vene.
Era l'emblema della Tal Shiar.

Luogo: Cella di SonMot

John era morto quella mattina, con i polmoni devastati dalla polvere.
Dalla sua cella SonMot lo aveva sentito tossire incessantemente tutta la notte, poi c'era stato il silenzio, e l'orioniano aveva capito che un'altro del suo equipaggio aveva lasciato la prigione nell'unico modo possibile. Con la morte.
SonMot si scopri' il braccio scostando la manica di quella che un tempo era stata una lussuosa camicia di seta, e si feri' profondamente strappandosi una striscia di pelle verde con le unghie.
Rimase in silenzio a guardare il sangue finche' non smise di scorrere, poi prese un po' della polvere che ricopriva ogni cosa, e con essa cosparse la ferita. Quando si sarebbe rimarginata sarebbe rimasta una cicatrice in rilievo, una tomba simbolica per John.
Aveva fatto la stessa cosa alla morte di ogni uomo del suo equipaggio. Non poteva far nulla per loro ma li avrebbe vendicati. Si, li avrebbe vendicati. I Romulani avrebbero pagato per le torture, per la sua nave, per i suoi uomini, per Togartu.
Un giorno la porta della sua cella si sarebbe aperta e Jolar'Nat sarebbe apparso sulla soglia, e allora i romulani avrebbero maledetto mille volte il giorno in cui avevano attaccato la Fratellanza.
Era questo che lo teneva in vita, questo e il segreto che i suoi carcerieri gli avevano strappato. Non potevano permettersi il lusso che morisse prima di aver raccolto le informazioni che mancavano ed essere certi che non avesse mentito.
Quando Vassili arrivo' con il pranzo, come al solito, lo degno' appena di un'occhiata, ma questa basto' per vedere che c'era qualcosa di diverso nel ragazzo, una luce nel suo sguardo che poteva nascere da una cosa sola, la speranza.
Infatti, quando Vassili gli fu abbastanza vicino da essere sicuro che nessuno sentisse gli sussurro' le parole che aveva atteso da anni.
- T'eyan e' qui...




:: Diario 015 : Aldea - La fuga

Luogo: Stazione di Dahaan - Deposito rifiuti

T'eyan si era stoicamente rifugiata nella meditazione, ma neanche le sofisticate tecniche mentali vulcaniane riuscivano ad impedire al suo olfatto di registrare il nauseabondo odore che proveniva dal deposito dei rifiuti.
SonMot aveva scelto proprio un bel posto per incontrarsi - penso', mentre cercava di respirare il meno possibile.
Fortunatamente non dovette attendere a lungo.
L'orioniano era di ottimo umore.
- Bel giocattolino. Non ho avuto nessun problema a raggiungerti - disse mostrandole il piccolo cilindro di metallo che stringeva in mano.
- Sono lieta che il "cancellatore di memoria a breve termine" che ti ho fatto avere tramite Vassili abbia funzionato senza inconvenienti. E' ancora allo stadio sperimentale - disse T'eyan, osservandolo con attenzione. Se lo avesse incontrato in altre circostanze avrebbe fatto fatica a riconoscerlo. Era decisamente dimagrito ed aveva delle insolite cicatrici sulle braccia, ma dal suo sguardo sembrava che il trattamento che gli avevano riservato i romulani non fosse riuscito ad intaccare il suo spirito.
SonMot si sedette su un sacco di bucce di patata, e osservando il volto tirato di T'eyan si lascio' sfuggire un sogghigno. - Questo non e' certo un bel posto per chiacchierare, ma anche i romulani hanno il naso fino e nessuno di loro si sognerebbe mai di venire quaggiu'. Comunque Vassili e' di guardia e ci avvertira' se qualcuno avra' la pessima idea di distrurbarci. Allora quale brillante piano ha studiato Jolar'Nat per farci uscire da qui? - chiese senza nascondere la sua impazienza.
- Non sono qui su incarico di Jolar'Nat - mise subito in chiaro T'eyan.
La vulcaniana si affretto' a raccontargli le circostanze in cui erano venuti a conoscenza della morte del loro precedente capitano e del suo fido compagno Babel.
SonMot ascolto' senza interrromperla.
- Un ologramma - disse poi, non nascondendo la rabbia e il dolore che gli avevano provocato le parole della vulcaniana. - Dici che Croogot ha catturato e ucciso Jolar'Nat, ma l'unica prova che hai e' un ologramma. E tu credi ad una ricostruzione al computer ed alle parole di un traditore?
- K'Tar ha detto che non era una simulazione, ma una registrazione. Stava per uccidermi in quel momento, non aveva nessun motivo per mentire. E se Jolar'Nat fosse ancora vivo sarebbe venuto ad aiutarti - concluse con fredda logica T'eyan.
L'orioniano rimase silenzioso a lungo e poi le chiese bruscamente, guardandola negli occhi: - Allora perche' sei qui?
- Per farti evadere - rispose T'eyan sostenendo il suo sguardo.
- Perche' solo ora?
- Jolar'Nat e' fuggito da Togartu prima dell'attacco dei romulani, eravamo allo sbando. Quasi tutto l'equipaggio ha preferito andarsene quando Aldea ha preso il comando. Solo recentemente abbiamo scoperto che eri stato rinchiuso su questa stazione.
SonMot la guardo' con sospetto. - E come mai ad Aldea interessa la mia liberta'? Non brilla certo per altruismo e sono sicuro che Jolar'Nat non le ha detto nulla dei nostri accordi, o si sarebbe precipitata qui molto prima. Ha saputo del tesoro di Flint, non c'e' altra spiegazione - concluse scuotendo la testa.
- Non importa - disse alzandosi. - Quel tesoro e' l'unico motivo per cui i romulani mi hanno tenuto in vita, e se riuscira' anche a farmi uscire da qui tanto meglio.
- Non so nulla di questo tesoro - disse T'eyan. - L'unica cosa che ha scoperto Aldea sono dei file criptati nascosti sul computer di bordo della steamrunner, file che cercavano anche Croogot e K'Tar. Supponiamo che Jolar'Nat li abbia inseriti a bordo quando abbiamo rubato la nave, e che poi per un malfunzionamento del sistema non sia riuscito a cancellarli quando se ne e' andato.
- Non disturbarti a mentire, T'eyan - la interruppe bruscamente SonMot. - Qual'e' il piano di fuga?
Quando T'eyan glielo ebbe spiegato SonMot corrugo' la fronte. - Non se ne parla, non lascero' qui i miei uomini - disse.
- Non e' possibile - obietto' T'eyan. - Il piano prevede solo la tua evasione.
- Allora sara' la morte a farci uscire da qui - sentenzio' l'orioniano con un sorriso inquietante.


Luogo: Stazione di Dahaan - Area di detenzione

Vassili era raggomitolato in uno dei corridoi, spaventato e piangente.
Si tappo' le orecchie con le mani nel vano tentativo di non sentire le grida dei suoi compagni di prigionia agonizzanti.
Cosa aveva fatto? Perche' aveva ubbidito a SonMot? Il veleno gli aveva ordinato di mettere nel cibo aveva degli effetti terribili. Non era uno di quei veleni che uccideva e basta, velocemente e senza dolore, ma stava facendo contorcere le sue vittime per i lancinanti crampi allo stomaco e, come se non bastasse, aveva riempito la loro pelle di orribili bolle purulente.
- Muoviti, tu sei l'ultimo. - SonMot lo tiro' in piedi a forza e lo spinse lungo il corridoio.
Vassili vomito' quando respiro' il fumo acre che proveniva dall'inceneritore che eliminava la spazzatura e i cadaveri, ma l'orioniano non lo lascio' andare e lo trascino' con se'.

Luogo: Stazione di Dahaan - Ufficio del direttore

- Un'epidemia tra i prigionieri? - Lomak accolse la notizia con indifferenza. Era nei guai, in grossi guai, per la storia del mutaforma. La salute di quei criminali era l'ultima delle sue preoccupazioni, anzi, se fossero morti tutti sarebbe stato meglio.
- Ma signore... il dottore dice che... - inizio' a dire la guardia.
- Da quando il dottore perde tempo con quella feccia? - ribatte' nervosamente Lomak.
- Il dottore dice che... i sintomi sembrano essere.... - balbetto' il romulano. Era noto a tutti che il direttore diventava intrattabile e ingiustamente crudele quando si avvicinava il suo compleanno, e quella data era pericolosamente vicina.
- Il dottore dice che non ha intenzione di visitare personalmente i prigionieri che i sintomi potrebbero essere quelli del virus Torothka e che dobbiamo mettere il quarantena tutta l'area - disse tutto d'un fiato.
- E allora fate quello che dice il dottore - ordino' Lomak, alzando le spalle.

Luogo: Stazione di Dahaan - Sala di controllo

- Stanno fuggendo! - Lomak stava seguendo incredulo sullo schermo della sala di controllo i segnali vitali che si stavano spostando.
Jaro, che osservava lo schermo in piedi dietro di lui, sogghigno' soddisfatto. - SonMot e' stato ingegnoso. Ha simulato un'epidemia tra i prigionieri e ci ha costretto a mettere in quarantena la sezione, ed ora ne sta approfittando per scappare con i suoi uomini da un tunnel di servizio di cui non eravamo a conoscenza.
- E dove vuole scappare? Siamo su una stazione spaziale - obietto' il direttore.
- Una stazione spaziale con attraccata una nave ferengi - gli fece notare Jaro. - Scommetto che ha promesso a Vaas un bel po' di latinum in cambio di un passaggio, e per i ferengi il denaro e' al primo posto.
- Allerto immediatamente le guardie. Li fermeremo, e Vaas si pentira' della sua nuova alleanza.
Lomak non riusciva a nascondere la sua agitazione. Jaro apparteneva alla Tal Shiar. Si era gia' abbastanza compromesso per la storia del mutaforma, quell'evasione lo avrebbe rovinato completamente.
- No - ordino' Jaro. - Lasciali andare.
- Perche'? - chiese Lomak.
- SonMot ha qualcosa che la Tal Shiar vuole. Se sara' libero ci portera' dove e' nascosto.
- Credevo che ormai vi avesse detto tutto. Quando l'avete interrogato siete stati molto "persuasivi".
Jaro annui'. - Certamente, ma non si puo' dire quello che non si conosce. SonMot e' stato furbo. Ha diviso il suo segreto con un altro pirata. Le informazioni in suo possesso sono inutili senza quelle dell'altro. Ma quando sara' libero andra' sicuramente a recuperarle e allora...
- E il mutaforma? Come devo comportarmi con Vaas?
- Non accettare l'accordo. Il mutaforma e' solo un ologramma privo di interesse. Digli che ci hai riflettuto e che non te la senti di rischiare, e che preferisci che proponga l'affare direttamente alla Tal Shiar. Sara' ben felice di allontanarsi da qui ora che ha raggiunto il suo vero obiettivo.

Luogo: Spazio - A bordo della nave ferengi

I suoi compagni ridevano e scherzavano, dando fondo alla birra fornita dai ferengi, ma Vassili non se la sentiva di partecipare alla loro gioia, non riusciva togliersi dalla mente i prigionieri rimasti sulla stazione.
SonMot gli si avvicino' e gli diede una pacca sulla spalla.
- Quel veleno non era mortale, se e' questo quello che ti preoccupa - gli disse. - Non proverai pieta' per loro? Erano feccia comune, non pirati, e ci hanno reso la vita impossibile, a volte piu' dei romulani. Se avessero capito che volevamo fuggire avrebbero avvertito le guardie, invece grazie alla tua insuperabile zuppa avevano ben altro a cui pensare.
Vassili annui' e si lascio' convincere a bere qualcosa, ma sapeva che non avrebbe mai potuto dimenticare.

Luogo: Spazio - A bordo della Minerva

Il viaggio si concluse senza incidenti. Il tanto temuto inseguimento da parte dei romulani non c'era stato. Nelle trasmissioni intercettate dai ferengi si parlava solo di una breve epidemia che si era diffusa tra i prigionieri.
- Avevo pagato un paio di guardie perche' figurassimo uccisi dalla malattia e bruciassero dei sacchi di rifiuti al nostro posto, ma sinceramente non mi aspettavo che questo trucchetto riuscisse. E' piu' probabile che il direttore abbia insabbiato tutto - confido' SonMot a T'eyan.
Della ciurma di SonMot si erano salvati solo quindici uomini, che erano stati ricoverati nell'infermeria della Minerva per essere curati dalle ferite e dai danni che la polvere aveva causato ai loro polmoni.
Solo quando si fu assicurato che non ci fossero complicazioni SonMot accetto' di riunirsi con Aldea e gli altri.
- T'eyan mi ha parlato di un tesoro - comincio' Aldea, andando subito al punto.
- Davvero non ne sapevate nulla? - chiese l'orioniano con un sorrisetto dubbioso. - Non ha importanza. Non e' un problema parlarvene - disse. - La leggenda risale a quando Togartu era ancora un centro minerario.
Racconta che un minatore, un certo Flint, affido' ad un oste di Togartu un cofanetto, chiedendogli di custodirglielo. Se non fosse tornato entro tre anni il cofanetto e il suo contenuto sarebbero diventati suoi. L'oste penso' che fosse l'ennesimo trucco di Flint per non pagare il conto delle sue bevute, ma gli stava simpatico e accetto'.
Con il passare del tempo l'oste si dimentico' del cofanetto, ma un giorno un uomo gli porto' un messaggio di Flint. L'uomo disse che Flint glielo aveva affidato alla sua partenza, tre anni prima, con la raccomandazione di consegnarlo all'oste proprio quel giorno.
Il messaggio diceva semplicemente che il cofanetto ora era diventato proprieta' dell'oste. Quando l'uomo lo apri' scopri' che conteneva tre pergamene su cui erano scritti solo dei numeri.
Il figlio dell'oste, Huber, era un ragazzo sveglio con la testa piena di sogni che odiava il pensiero di passare la vita a servire da bere.
Capi' subito che i numeri sulle pergamene erano un codice e passo' anni nel tentativo di decifrarlo.
Il codice che aveva usato Flint era semplice, ma senza la chiave era praticamente impossibile decifrarlo, e la chiave era proprio il messaggio che Flint aveva mandato all'oste.
Quando Huber lo capi' era ormai vecchio, e riusci' a decifrare solo la prima delle pergamene. In essa Flint diceva di aver trovato sul planetoide qualcosa di immenso valore, e che nelle altre due pergamene era indicato il punto esatto e di che cosa si trattava.
Hubert spese il resto della vita cercando di decifrare le altre due pergamene, inutilmente.
Alla sua morte il cofanetto e il suo segreto passarono di mano in mano, fino al giorno in cui Jolar'Nat li vinse ad una partita a carte.
All'inizio anche lui cerco' di decifrare il codice, ma poi si arrese e decise di coinvolgermi nella caccia al tesoro.
Decidemmo di affrontare il problema da un punto di vista completamente diverso. Dato che era impossibile decifrare le pergamene avremmo ripercorso i passi di Flint.
Da alcuni vecchi registri scoprimmo la zona di Togartu in cui Flint aveva lavorato e in cui probabilmente aveva fatto la sua scoperta. La miniera era chiusa da tempo e cosi' abbiamo rubato delle trivelle e ci siamo messi al lavoro, fingendo di voler costruire un nuovo attracco.
- Com'e' possibile che non si riesca a decifrare un semplice codice numerico con i computer attuali? - chiese Lanaari.
- La chiave per decifrare la prima pergamena era il messaggio di Flint all'oste - spiego' SonMot. - Si doveva assegnare un numero progressivo ad ogni parola del messaggio e poi sostituire al numero la lettera iniziale della parola corrispondente. In questo modo ad ogni lettera possono corrispondere piu' numeri e questo rende inutili gli algoritmi di decrittazione piu' usati. Provaci se non mi credi, bellezza. La chiave puo' essere qualsiasi cosa, una pagina di un libro, il testo di una canzone, un manoscritto.
- Dov'e' ora il cofanetto originale? - chiese Aldea. - Potrebbe esserci qualche indizio per trovare le altre chiavi.
- E' quello che pensavano anche quelli della Tal Shiar. Jolar'Nat lo aveva nascosto da qualche parte, ma non mi ha mai detto dove.
- Sono riuscita a decodificare parte dei dati nascosti da Jolar'Nat - intervenne Lanaari. - Immagino che le tre serie di numeri che ho trovato siano quelle scritte sulle pergamene. Forse nei file che non sono ancora riuscita a decifrare c'e' qualche indizio sul nascondiglio del cofanetto.
- In ogni caso tutto sembra ruotare intorno a Togartu - osservo' Aldea. - Tornarci non sara' facile.
SonMot scosse la testa. - Per adesso tutto quello che voglio e' rimettermi in forze, trovare un nuovo equipaggio e una nuova nave, radunare i pirati della fratellanza sopravvissuti e far pagare ai romulani un conto molto salato. Non ho tempo per una caccia al tesoro.
- In questo caso le nostre strade si dividono qui - disse Aldea. - Non ho intenzione di lasciarmi coinvolgere in una guerra.
SonMot non obietto'. Anche se avere la steamrunner come alleata sarebbe stato di grande aiuto per la sua vendetta ognuno aveva diritto a fare le sue scelte.
Prima di andarsene disse ad Aldea: - Mi hai salvato la vita, per questo ti faccio una promessa. Se un giorno Togartu sara' di nuovo in mano ai pirati della fratellanza andremo insieme a cercare il tesoro di Flint.




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