Luogo : Navetta Saxxon in avvicinamento a Risa
Data Terrestre: 22/12/2384
"Beh vecchio mio, ci siamo. Ce la siamo decisamente guadagnata questa vacanza." Sandeker sorrise verso l'amico giocherellando con un sacchetto contenente diverse barre di metallo pregiato.
"Si, io no vede ora di andare abbracciare mia famiglia, Dik sicuro non vieni con noi? Mogli felici quando tu vieni a mangiare casa di noi"
"No fratello, ti ringrazio ma non è il caso, lo sai che mi piace stare in tranquillità, preferisco una bella isoletta solitaria dove sguazzare tranquillo e possibilmente senza problemi."
"E dove tu nuota senza vestiti" La voce di Kasut, solitamente simile ad un sibilo passò per qualche istante ad una tonalità bassa ma più potente, l'equivalente di una risata umana chiuse la frase.
Contemporaneamente il computer della navetta richiamò l'attenzione dei due passeggeri:
=^= Attenzione, sto rilevando un mezzo in disoccultamento a 245.210 kilometri da questa unità, tutti i sistemi difensivi in stato di preallarme. L'equipaggio si prepari a prendere il controllo =^=
Senza perdere un istante, l'umano ed il suo compagno di viaggio si lanciarono verso le due consolle ed iniziarono a scandagliare la porzione di spazio segnalata dal computer. Kasut attivò il traduttore e cominciò a riferire quanto veniva riferito dal sistema della nave:
"Piccolo incrociatore o nave da carico di medie dimensioni, non trasmettono segnale di identificazione su nessuno dei canali utilizzati, scudi a pieno regime, sistemi offensivi attivi e puntati su di noi."
"Dannazione, era troppo bello avere finalmente qualche giorno per noi, che ne dici? Sarà ancora Bratar? Non capisco perchè accidenti continui a voler fare di testa sua, ormai dovrebbe averla capita che la Maddaki è più potente del suo piccolo gruppo di ladri orioniani, prima o poi giuro che gli regalerò un biglietto di sola andata per Litvarian, così si toglie il fastidio direttamente con Toshiro o qualcuno dei soci anziani!"
"Secondo il computer non si tratterebbe di lui, a meno che non abbia messo le mani su una delle nostre navi! Quella è la 'Valente', l'ultima volta che l'ho vista, era al comando di Manaar, lui e la sorella Lanaari lavorano per noi... o lavoravano." Kasut aveva ripreso a parlare con la consueta tonalità simile ad un sussurro, l'unica differenza era data dall'uso del traduttore che ne migliorava sensibilmente la proprietà linguistica "Provo a contattarli nuovamente, stavolta su canale protetto... Stanno rispondendo"
"E speriamo che non ti stia sbagliando... Valente, qui parla Dirk Sandeker a bordo della Saxxon, della Associazione Libera Maddaki, quali sono le vostre intenzioni?"
"Salute Dirk, parla Lanaari, al timone della Valente, cominciavamo a preoccuparci non vedendovi arrivare"
Sul terminale del pilota il display si era animato dando un volto alla voce che rispondeva: una bella donna dalla pelle perfettamente abbronzata si stava passando una mano nei capelli neri e lunghi rivelando due profondi occhi verdi dal taglio a mandorla.
"Oh principessa, come stai? Non immaginavo di vedere il tuo luminoso sorriso." Il tono di Sandeker passò immediatamente dal serio all'allegro.
"Se mi aveste informato, non avrei fatto preoccupare ne te ne tuo fratello"
"A dire il vero, non eravamo preoccupati per voi, quanto per i nostri passeggeri... non ne posso più di loro, ma il capo ha acconsentito a farli viaggiare con noi... purtroppo!"
Una voce più profonda si inserì nel discorso con tono allarmato:
"Libertateci di loro!! Non ne posso più!! Giuro che se non me li togliete dai piedi, faccio saltare la nave! Almeno da morto avrei un po' di pace!"
Con un sorriso divertito, Lanaari si girò verso l'interno della cabina, l'inquadratura si spostò sul fratello. I lineamenti regolari di Manaar erano contorti un una maschera di sofferenza malcelata, sul suo corpo si stavano contorcendo quattro piccoli umanoidi con gli arti sproporzionatamente lunghi rispetto al tronco. La porta della cabina si aprì lasciando entrare altri due esseri simili agli aguzzini dell'umano.
Questi si avvicinarono velocemente all'uomo e presero gli assalitori per la collottola liberando il malcapitato.
"Hey Kasut, credo sia meglio che tu venga qui a dare una occhiata." Dirk tentò inutilmente di non mostrare ilarità, si spostò leggermente lasciando che l'amico potesse sbirciare nel display.
"Mokut, Danuk, Kosuk, Naluk, Phalut, Phenak!! Cosa accidenti succede qui?" Un'altra voce femminile era entrata nel raggio d'azione del dispositivo per le comunicazioni, anch'essa simile ad un sussurro aveva però mantenuto una tonalità marcata, comune a tutte le madri mentre sgridavano i propri figli. "Quante volte vi ho detto di non dare fastidio a questi signori, volete che dicano a vostro padre che razza di pericolo siate?!?" La madre entrò nel campo visivo ergendosi davanti ai giovani.
"Ma, io e Phenak siamo venute apposta a fermarli, sono loro che stavano dando fastidio all'umano! Noi stavamo cercando di aiutare!"
La voce lamentosa apparteneva ad una delle due figure che avevano liberato Manaar dall'assalto. L'altra figlia annuì con veemenza, poi aprì bocca per unirsi al tentativo di difesa della sorella: "E' vero, noi due abbiamo liberato l'umano, devi crederci... ... Papà??" La 'ragazzina' si era girata verso il display ed aveva riconosciuto l'immagine di Kasut.
Immediatamente la madre spostò chiunque si trovasse sul percorso tra lei ed il dispositivo delle comunicazioni dimenticandosi dei figli
"Kasut, marito mio, finalmente sei di nuovo vicino a me! Sei stato così tanto tempo lontano che temevo di morire senza rivederti!"
Sull'altra navetta, il marito alzò lo sguardo verso un'inesistente divinità al di fuori del solido guscio.
"Phanat, sono stato via solo otto mesi! Lo sai, il lavoro, gli scambi..."
Dirk riuscì a malapena a trattenere una risata, impostando le coordinate per il teletrasporto fece un rapido controllo dei bagagli e con una mano salutò silenziosamente l'amico.
Purtroppo i piani del terrestre si dissolsero quando la voce di Phanat tornò a farsi sentire:
"Diiiiirk!! Cosa fai? Sei tu con Kasut? Vieni a cena con noi stasera, non accetto scuse, devi venire assolutamente!"
"Mi dispiace, devo tornare a Litvarian, ho un carico di trilenio da consegnare" abbozzò Sandeker cercando una via di salvezza.
"Quale carico? Toshiro ha detto che abbiamo un mese intero di vacanze davanti a noi, non puoi offendere così mia moglie." Implacabile, Kasut aveva distrutto le difese dell'umano.
"Esattamente ho detto che avevate diritto a circa due mesi di vacanze, quindi non avete nessun impegno, a meno che non mi stiate nascondendo qualcosa!?!"
Toshiro Onikawara apparve nella cabina della Valente, portando sulle spalle altri due figli di Kasut.
"Ehmm.. va bene, va bene... Phanat... ci vediamo sulla superficie di Risa. Sandeker, chiudo."
L'umano attese che la comunicazione si interrompesse prima di lasciarsi cadere nuovamente sulla poltrona. "Sono fritto, altro che vacanze.. ed ora come mi salvo?"
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Luogo: Spiaggia dell'Hotel Palex, isola Concordia, Pianeta Risa
Data terrestre: Alcune ore dopo
"Dirk, vuoi ancora un poco di torta di lari?" Phenak fissò per l'ennesima volta l'umano senza lasciare il suo braccio, gli occhi della giovane dranakiana non lo avevano mollato un istante da quando i due gruppi si erano riuniti davanti al porticato dell'albergo.
"Ehr... no grazie Phenak, credo che tre siano abbastanza." L'umano, visibilmente a disagio, si guardava attorno disperatamente.
"Phenak, tu lascia tranquillo Dik, lui stanco e bisogno di relaxo." Finalmente la voce di Kasut salvò il terrestre dalle amorevoli attenzioni della figlia che a malincuore obbedì immediatamente lasciando il braccio di Sandeker per la prima volta da diverso tempo.
"Dove diavolo eri finito? Yzaxat ha voluto assaggiare la sabbia, Kosuk ha tentato di lanciarsi da una palma ed è atterrato su Manaar, Pholot è corsa dietro ad un volatile cercando di afferrarlo... e questo solo nei primi 15 minuti da quando siamo qui!"
"Io e Phanat era... in camera, tu sa come sono donne no? Quando tu casa non ti vogliono tra piedi, quando tu lontano, non ti lasciare in pace, noi era a recuperare tempo perso"
"Cribbio! Ma non vi bastano?" Manaar si intromise guardandosi attorno preoccupato "Non vedo una simile invasione da quando ero nella flotta stellare... ma almeno in quel periodo il pericolo era solo da parte del dominio!"
"Figlio è dono prezioso della madre di noi tutti, figlia è dono ancora più prezioso. Noi è ricchi di doni e stirpe fa uomo grande!"
"Kasut, Kasut... va bene la storia dei doni preziosi ma qualcosa mi dice che tu e Phanat stiate andandoci un po' troppo pesante, volete per caso ripopolare da soli Dranakai?"
Un'ombra di tristezza attraversò lo sguardo dell'amico che rispose:
"Nostra patria bisogno di nuova vita, noi tutti fa possibile per tornare a civiltà passata, quando padre di padre aveva sua casa in colline di Dranakai e quando famiglie erano duecento figli, noi mai più essere grandi come allora, ma io lavora per portare mia famiglia a casa con soldi per comprare isola e fare casa per noi."
Phanat e Lanaari arrivarono dall'albergo seguite da una parte dei figli.
"Pholot, Phirok, Phamik, Phenak. Aiutate i vostri fratelli e sorelle a lavarsi le mani, si va a tavola" La dranakiana si rivolse alle figlie maggiori per organizzare il pranzo serale. Le figlie si prodigarono immediatamente per portare a termine il compito assegnato loro.
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Luogo : Litvarian, sede della Libera Organizzazione Maddaki
Data Terrestre: 22/05/2385
L'orioniano era letteralmente fuori di se, dopo aver divelto la solida scrivania dal pavimento, l'aveva scaraventata ad un paio di metri di distanza. Lo sguardo minaccioso lasciava presagire che presto a volare sarebbe stato l'umano che si trovava di fronte a lui.
L'asiatico, di costituzione nettamente minore del colosso non si era mosso di tanto, si era limitato ad estrarre un DiPadd e con calma aveva ripreso a digitare qualcosa.
"Aggiungiamo altri 200 balkor per il tavolo, 120 per il rivestimento dell'ufficio... vogliamo sfondare qualcos'altro oppure interrompiamo quest'inutile spreco di energia e di soldi?"
Il gigante verde si fermò un istante, rapidamente tese il braccio afferrando l'asiatico per la blusa.
"Io non ti pago un accidente, il massimo che avrai sarà una convalescenza molto, molto lunga, ti spezzo ogni osso conosciuto"
Il tempo sembrò congelarsi, entrambi parevano congelati. L'unico suono che si potè udire fu lo scricchiolio delle ossa che si frantumavano, gli occhi dell'orioniano ancora fissi in una sorta di ghigno malefico, si inumidirono.
"Adesso vediamo come fai a rompermi le ossa, credo quel braccio non ti sarà molto utile"
Malgrado la testa dell'umano arrivasse solo al petto del gigante verde, la sua mano aveva afferrato saldamente il polso verde, torcendolo, l'aveva tirato a se. Contemporaneamente aveva scagliato un piede colpendo l'incavo della spalla disarticolandola.
L'orioniano, stringendo i denti cercò di divincolarsi nel tentativo di assestargli un pugno con il braccio sano. Il movimento rallentato dalla massa stessa dell'omone gli fece perdere equilibrio, il volto del colosso si arrestò direttamente in uno scontro con il pavimento, il braccio inerme era orribilmente piegato all'indietro. Il giapponese si sedette sulla schiena con un cinico sorriso stampato sulle labbra.
"Vedi Bratar, odio quelli come te... il tuo stile 'Bratar arrabbiato, Bratar rompe tutto' è decisamente fuori moda. E' ora che tu ed i tuoi amici capiate che c'è un nuovo re in città e questo sono io, i miei soci sanno che i tempi sono maturi per l'espansione. Quelli come te ormai sono roba vecchia. Comunque sarò magnanimo... ti detrarrò una parte dei debiti, era da un po' che non mi sgranchivo le ossa. Ma questo è l'ultimo dei regali che sono disposto a farti."
A sottolineare le sue parole, l'umano spinse il piede dietro il collo dell'orioniano.
"La prossima volta che ci vedremo, assicurati di avere i contanti per saldare i debiti, anzi... per essere sicuri che non cercherai di scappare, lavorerai per me, ho giusto bisogno di un altro paio di robuste mani, oh beh... per ora di una sola... ma sono sicuro che ti passerà presto"
La porta alle spalle del terrestre si aprì scivolando nella parete, un uomo rimase a fissare la scena sorridendo prima di parlare: "Toshiro, non conoscevo questo tuo lato, non avrei mai immaginato che fossi un amante del genere sado-maso, volete che vi lasci da soli?"
"Tranquillo Dirk, continuo a preferire le donne, il nostro ospite ed io eravamo tranquillamente impegnati in una pacifica discussione d'affari, ti presento il tuo nuovo collega: Britar ha appena firmato un contratto di collaborazione a tempo indeterminato, anzi per formalizzare l'accordo, mi passeresti per favore quella valigetta?"
Sandeker annuendo porse l'oggetto a Toshiro, l'asiatico estrasse una sorta di striscia di metallo rigido e l'avvicinò al collo dell'orioniano, immediatamente questa si piegò adattandosi al collo del colosso e chiudendosi come se fosse stato disegnato sulla pelle.
"Uh Uh... Non mi dire, il grande Toshiro Onikawara, uno dei più stimati membri dell'Associazione Maddaki usa questi mezzucci per reclutare manovalanza?"
"Dirk, ragazzo mio, non mettere mai in dubbio i miei sistemi, se vuoi continuare a lavorare a lungo per noi, a proposito... dobbiamo parlare di un incarico che ho per te".
"Un'altra incursione? Oppure stavolta si tratta di nuovo di una corsetta in pieno territorio federale?"
"Nulla di tutto questo, stai per imbarcarti. C'è una consegna da effettuare e voglio che sia tu a coordinarla ed assicurarti che non tentino di fare i furbi, il contratto prevede alcuni mesi di affiancamento per insegnare all'equipaggio l'uso degli strumenti che devi consegnare. E già che ci siamo, voglio conoscere un po' l'entità del loro giro di affari. Se tutto va bene potremmo acquisire un buon cliente, se va male, beh... sai come voglio che si concluda questo deprecabile... 'incidente'"
Fissando l'amico, Toshiro sottolineò volontariamente l'ultima parola.
I due umani uscirono dalla stanza, alcuni brutti ceffi entrarono ed aiutarono l'orioniano ad alzarsi, uno di loro prese il braccio e lo sollevò fingendo di non aver notato l'anormale posizione dell'arto
Sei giorni dopo, Tortuga Bar,
Onikawara e Sandeker stavano gustandosi due bevande verdi, Dirk aveva finito per l'ennesima volta di leggere i pochi dati reperibili sui suoi nuovi colleghi quando l'amico tamburellò due volte sul tavolo, i suoi occhi fissavano una imponente figura sull'uscio. Dirk si girò verso l'ingresso: "Sono arrivati? Credevo avessimo appuntamento tra mezz'ora"
"Infatti, abbiamo un problema, di quelli con la P maiuscola... quello la' in fondo, con giacca blu e pantaloni neri è un federale, ho letto il suo dossier alcuni mesi fa, credo l'abbia conosciuto anche tu, ai tempi di Xarantine, lavorava presso l'insediamento Klingon, poi so che si era imbarcato su una nave federale per un certo periodo, temo non sia una piacevole sorpresa."
Dirk annuendo si alzò traballante, con il bicchiere mezzo pieno di Whiskey Aldebarano si diresse verso l'ingresso, a qualche metro di distanza inciampò finendo addosso ad un gruppo di avventori impegnati in una partita con delle piastre colorate. Durante la caduta rovesciò il liquore verde su uno dei giocatori sporcandogli il vestito, pochi istanti dopo era scoppiata una rissa in piena regola, Sandeker ne approfittò per sgattaiolare, la corsa terminò addosso all'umanoide dalla pelle grigiastra che non si era minimamente mosso, malgrado l'impatto subito, sembrava fare parte della parete. L'umano fece un gesto come se avesse voluto spazzolare un granello di polvere dalle spalle del federale, tentò quindi di mollare un gancio che per sua fortuna venne fermato a mezz'aria dall'insolita velocità di reazione della sua 'vittima', uno spintone lo fece finire su un divanetto.
Un sedile volò attraverso il locale ed alcuni membri della sicurezza, riconoscibili grazie alla banda con lo stemma della base, sciamarono all'interno. In breve tempo molti dei contendenti erano stati bloccati in stasi e trasportati su una piattaforma che attendeva al di fuori del bar. Il federale aveva approfittato della confusione per sgattaiolare fuori dal bar evitando le squadre di sicurezza.
Onikawara uscì da dietro il bancone, slacciandosi il panno che aveva indossato durante la rissa e rimettendo a posto alcune bottiglie che fingeva di voler salvare dalla furia distruttrice. Sandeker riemerse da dietro il divano dove si era buttato quando vi ci era atterrato sopra.
Come se nulla fosse successo si sedettero entrambi al tavolo, come stavano facendo tutti gli avventori che erano riusciti ad evitare la rissa o che non ne avevano preso parte attiva.
Una cameriera si avvicinò al tavolo per prendere le ordinazioni, Dirk chiese un altro whiskey aldebarano, Toshiro invece rimase per un istante a fissare la donna, quindi indicando la sedia vuota disse: "Sieda con noi cara, Lei cosa mi suggerirebbe? Un Ajdar liscio o qualche altra specialità della casa?"
"Dipende da cosa si è portato da Casa sua, sa per l'Ajdar liscio servono alcuni ingredienti rari..."
"Si da il caso che io abbia proprio quello che serve, vogliamo andare? Sarò lieto di darle tutto quello che serve"
Onikawara si era alzato, imitato immediatamente da Dirk che si era immediatamente ripreso dall'attimo di sorpresa nel sentire l'amico straparlare.
Il terzetto uscì dal bar silenziosamente.
Una voce baritonale latrò: "Fermi dove vi trovate, ci sono alcune domande a cui dovete rispondere" L'umanoide che aveva precedentemente attirato l'attenzione dell'asiatico era a pochi metri dai tre e li teneva sotto mira con un phaser.
Onikawara senza perdere il sorriso rispose: "Oh, Zhep Korkon... mi domandavo quando si sarebbe esposto, a cosa dobbiamo questo onore?"
Aldea alzò la mano per attivare il comunicatore costantemente in contatto con la sala teletrasporto della sua nave, Dirk invece si avvicinò al Federale, alzando le mani sopra la testa.
"Metti via quell'arma, non è corretto, non trovi? Noi siamo disarmati e tu hai un phaser..." Abbassò una mano indicando l'arma dell'altro. Poi chiuse le dita a pugno, azionando un piccolo dispositivo che si trovava sul suo palmo. Nello stesso momento il massiccio federale sembrò attraversato da una forma di energia, senza dire una parola, gli occhi si ribaltarono e cadde pesantemente per terra.
"Ah, la tecnologia, quanto mi piace" Sandeker sorridendo sardonicamente si avvicinò al punto in cui precedentemente aveva 'spazzolato' la figura che ora giaceva a terra, prese un oggetto grande quanto una moneta e lo rimise in tasca. "La versione portatile della presa Vulcaniana, ottima per mettere fuori uso un energumeno, senza spellarsi le mani"
Onikawara con un inchino fece cenno ad Aldea che potevano riprendere il cammino, ridendo alle parole dell'amico aggiunse: "Con un piccolo sovraprezzo potrei farvene consegnare qualcuno entro pochi giorni, un altro prodotto della Libera Associazione Maddaki, le vostre esigenze sono la nostra specialità"
Luogo : Nave stellare Minerva
Data Terrestre: 08/06/2385 ore 7.00 p.m.
Non era difficile. T'eyan s'infilò nell'abitacolo, chiudendo con cura il portellone sopra di sé, e si strinse attorno al petto le cinghie della cintura di sicurezza.
Sfiorò la consolle di comando, cercando di abituarsi alla posizione degli indicatori di navigazione. Le sue mani riuscivano a sentire i comandi nonostante lo spessore dei guanti della tuta ambientale. Sotto le sue dita la consolle si accese illuminando i comandi. Afferrò la tabella con il codice di sequenza, confrontando il sistema con il funzionamento dei comandi, l'uno dopo l'altro.
"Soddisfacente" - pensò, assicurando la visiera del casco. Secondo la tabella, era tutto a posto.
"Ma in genere, è sul lavoro che spuntano fuori i difetti del materiale" aggiunse mentalmente. Per quello aveva richiesto all'inviato dell'Associazione Maddaki una verifica di collaudo prima che Aldea pagasse la mercanzia.
Oltre la lastra vetrosa, poteva vedere chiaramente la camera di lancio navette. Alla sua sinistra, uno degli istruttori era già pronto all'interno del proprio abitacolo, mentre K'Tar sembrava avere delle difficoltà a far entrare il proprio grosso corpo orioniano all'interno del Workbee.
T'eyan attese finché vide l'ingegnere chiudersi dentro la carlinga del suo Workbee, quindi attivò il comunicatore del casco:
"Qui T'eyan" - disse - "Siamo pronti"
"Ricevuto" - la voce di Aldea risuonava diversa dal solito attraverso il comunicatore - "Iniziamo la decompressione dell'hangar navette. Ci vorranno cinque minuti circa, poi vedrete accendersi la luce verde per le saracinesche."
"Perché aspettare tanto?" - un'altra voce, una voce maschile si sovrappose alla radio del casco. T'eyan la riconobbe per quella dell'istruttore, quello che aveva preso posto nel Workbee I - "Il campo di forza può proteggere l'hangar dalla decompressione. O in questa vostra nave non funzionano neanche i campi di forza?" -
"La nave funziona benissimo" - ribatté la voce di Aldea, piccata - "E così funzionano i campi di forze. Ma non conosco le caratteristiche dei vostri Workbee e vorrei evitare di scoprire troppo tardi che i vostri veicoli leggeri sono in realtà troppo leggeri per sopportare il passaggio rapido fra la pressione interna e l'esterna. Perciò si procede con calma, chiaro?"
"Come preferisce..." - concesse l'istruttore. T'eyan percepì una nota d'irritazione nella voce.
"Calma, fratello" - s'inserì una nuova voce. Era quella di Sandeker, l'inviato dell'Associazione - "Il capitano non conosce ancora i nostri prodotti. Del resto, è la prima volta che si servono da noi. Si accorgeranno che i nostri Workbee sono dei veri gioiellini."
"Lo spero..." - disse Aldea - "Ma procederemo alla mia maniera per controllare la mercanzia. E voi procederete alla vostra maniera per controllare il nostro pagamento. E' l'unico modo per essere entrambi soddisfatti della transazione"
Di fronte a T'eyan la luce rossa della saracinesca iniziò a pulsare, poi virò al verde.
"Credo che ci siamo" - intervenne T'eyan - "La saracinesca si sta aprendo"
La pesante saracinesca si stava sollevando sui propri cardini, silenziosamente. Al di là cominciavano ad apparire le stelle, pallide attraverso l'illuminazione interna. T'eyan con un gesto magnetizzò gli stivali della tuta EV. Il veicolo non aveva gravità artificiale all'interno.
"Permesso di partire?" - sentì. La voce dell'istruttore aveva preso un tono professionale, per una volta privo di sarcasmo.
"Concesso. Via Workbee I" - fece Aldea
Il piccolo velivolo si sollevò da terra senza sforzo apparente ed oltrepassò la saracinesca, dirigendosi verso le stelle.
"Dieci secondi: Via Workbee II. T'eyan, tocca a te"
"Pronta" - fece la vulcaniana e premette il contatto, afferrando saldamente il joystick di comando. Lo tirò leggermente in su, per far sollevare il velivolo, quindi lo spinse piano verso l'apertura. La luce delle stelle era più forte, adesso, e la vista le diede una intensa sensazione di vertigine, come al vertice di un immenso luna park. Le cinture di sicurezza si tesero, stringendola al petto, ed un fiotto di nausea le pesò alla bocca dello stomaco, quando il suo corpo si accorse di non poter più confidare sulla gravità artificiale della nave. Ma era fuori, fra le stelle.
Si girò. Poteva vedere una parte dello scafo della Minerva galleggiare sospesa nel vuoto spaziale. Sentì un brusio dal pannello, e focalizzò la presenza degli altri due sui sensori di navigazione.
"W-uno a W-due e W-tre" - l'istruttore li chiamò - "Abbiamo teletrasportato un bersaglio di prova su uno degli asteroidi della fascia - uno a caso - a ottocento chilometri da qui. Questo, sia per provare la manovrabilità dei mezzi sia per calibrare la precisione dei sensori."
"Nonché quella di tiro con le armi leggere!" - mise in evidenza T'eyan - "Vogliamo andare?"
"Pronto!" - disse l'orioniano.
"Andiamo!"
Puntò il joystick in avanti premendo sul pulsante di avvio. Le stelle cominciarono a muoversi attorno a loro, prima piano, poi sempre più velocemente, accompagnate dalla musica sottile del motore.
"Non ci sono scosse, né sobbalzi" - commentò alla radio - "Sono almeno ad un decimo d'impulso, eppure, nonostante la velocità, non arrivo a percepire la pressione. Gli smorzatori inerziali di questo mezzo sono eccellenti!"
"Solo il meglio per i nostri clienti!" - sentì esclamare. Non aveva riconosciuto la voce, ma doveva essere stato Sandeker, dal ponte di comando della Minerva, a parlare. A meno che non fosse stato il secondo istruttore.
Il piccolo schermo in basso mostrava le stelle di fronte a lei. T'eyan premette in sequenza i pulsanti sotto il visore, e vide cambiare la visuale dei sensori, prima il W - tre che l'affiancava a destra, poi la sagoma brillante della Minerva, che si allontanava sempre più. Premette di nuovo il pulsante, e la visuale tornò alle stelle di fronte a lei.
L'istruttore tornò a farsi sentire:
"Vedete la fascia di asteroidi?"
"Certo!" - rispose K'Tar.
"Affermativo!" - rispose T'eyan - "Dobbiamo entrare nella fascia?"
"No, è troppo pericoloso" - rispose l'istruttore - "I Workbee sono molto maneggevoli e dopo aver fatto un po' di pratica possiamo evitare gli asteroidi, ma non posseggono scudi deflettori. Ci limiteremo ad affiancare e sondare la fascia di asteroidi per trovare il bersaglio. Tutto OK?"
"W-due, ricevuto!"
"W-tre, ricevuto. Sapete, questi Workbee sono proprio forti!" - La voce di K'Tar sembrava quella di un bambino umano che avesse ricevuto un giocattolo nuovo, rifletté T'eyan.
Scosse la testa e si concentrò di nuovo sui sensori di navigazione. I tre velivoli si separarono spargendosi a ventaglio all'esterno della fascia di asteroidi.
"Ci siamo ragazzi. Coraggio!" - urlò l'istruttore - "Il primo che trova il bersaglio ha diritto ad una bottiglia di birra andoriana! Offro io!"
"Ehi!" - la voce di K'Tar - "Sono secoli che non ne sento neanche l'odore. Dove l'hai trovata, la birra andoriana?"
"Segreto professionale!" - rise l'istruttore, ed aumentò la velocità - "Beninteso, se il bersaglio lo trovo io, la birra resta a me!"
T'eyan a sua volta aumentò gradatamente la velocità. Sotto le sue dita, i comandi rispondevano senza sforzo, quasi naturalmente. Espanse al massimo il raggio dei sensori. C'erano abbondanti tracce di minerali rari, sui planetoidi. Perfino tracce di dilitio, anche se non in proporzione abbastanza interessanti da mettere degli uomini a setacciare gli asteroidi per estrarlo.
"Ma... Cosa sta facendo quel pazzo?" - Le sue dita guantate premettero ripetutamente il pulsante sul visore, fino ad inquadrare la sagoma del W- tre. Il Workbee dell'orioniano stava volando pericolosamente basso sulla linea degli asteroidi.
"W-due a W-tre. K'Tar, che stai facendo?" - gridò T'eyan al comunicatore - "Tieniti più in alto!"
"Non riesco a vedere niente in questi sensori!" - rispose deluso l'orioniano - "Mi sono abbassato per esaminare il campo più in profondità, ma non riesco lo stesso a vedere..."
S'interruppe:
"Ecco!" - esclamò l'uomo - "L'ho trovato! E' in uno degli asteroidi interni alla fascia"
Pochi istanti dopo anche sullo schermo di T'eyan comparvero le coordinate di rilevazione del bersaglio.
"Ottimo lavoro, ragazzo." - fece l'istruttore - "La bottiglia di birra andoriana è tua. Adesso cerca di colpirlo!"
"Da qui non è possibile!" - urlò K'Tar, con voce gioiosa - "Scendo nel campo"
"K'Tar non fare niente del genere..." - ammonì la vulcaniana.
"Ehi, orioniano!" - sentì gridare - "Cosa vuoi, fare impressione sulle ragazze? Non entrare là dentro, non hai abbastanza pratica per evitare gli asteroidi. Non a quella velocità!"
T'eyan si morse le labbra. Il velivolo dell'orioniano era sparito all'interno della fascia di asteroidi. Le pietre ed il ghiaccio potevano piombare su un velivolo di quelli con la forza di proiettili, trapassarlo...
Prese una decisione. Si abbassò, costeggiando la linea di asteroidi.
Modificò i sensori, per bloccarli sulla sagoma del W-tre. K'Tar stava facendo manovre evasive per evitare la massa di roccia e polveri che componevano la fascia e si stava avvicinando lentamente all'asteroide con il bersaglio. Di fronte a lui stava arrivando un planetoide. T'eyan armò il faser da campo, prese con cura la mira e sparò. Il planetoide esplose in una massa di ghiaccio e roccia, vaporizzando poi in un istante. Doveva farlo di nuovo, aprire un varco per far uscire quel pazzo. Prese di nuovo la mira, sparò. Un'altra massa si fuse squagliandosi in mille goccioline che svanirono lambendo appena la sagoma del W-tre.
"K'Tar!" - urlò la vulcaniana - "Vieni fuori di là!"
L'orioniano alzò la mano, poi accelerò penetrando ancora di più all'interno della fascia.
"Minerva a W-due!" - Aldea si fece sentire - "Che succede?"
T'eyan agghiacciò:
"Gli asteroidi. Non vanno tutti nella stessa direzione" - mormorò - "Quello sta per colpirlo!"
K'Tar urlò nelle orecchie di T'eyan, ed il piccolo velivolo ebbe un sobbalzo. Solo un sobbalzo, e la vulcaniana capì che era stato colpito. Solo da un frammento, un microscopico pezzo di ghiaccio e pulviscolo spaziale, insufficiente a farlo saltare, ma aveva trapassato la carlinga. Il velivolo cominciò a sbandare, a perdere stabilità. T'eyan comprese che l'orioniano doveva essere ferito o aver perso conoscenza.
T'eyan schiacciò le dita sul comunicatore:
"W-due a Minerva. Avvicinatevi il più possibile al campo di asteroidi. State pronti a teletrasportare K'Tar."
"Siamo già a portata di teletrasporto" - rispose Aldea - "Lo prenderemo"
"Fate presto!"
Un meteorite si stava avvicinando alla navetta senza più controllo. Quello che aveva trapassato la carlinga non poteva essere più grosso di un frammento. Quello che stava arrivando era un vero meteorite, una massa di roccia e minerali di fronte al quale il microscopico Workbee scompariva.
Il velivolo scomparve alla vista del sensore.
Un bagliore.
Nello spazio non ci sono esplosioni. Non si sentono boati. Non ci sono suoni che annuncino se il timer di una bomba sta per arrivare allo zero. O se un meteorite si imbatte in un piccolo velivolo che non dovrebbe essere là...
T'eyan si sentiva la gola secca. Di fronte a lei riapparve il velivolo dell'istruttore, che le fece segno di ritornare verso la nave madre. Lei non poteva vedere la sua espressione, ma era sicura che il suo volto era teso, piu' del suo.
"Minerva... Minerva, mi sentite?" - "Voi... lo avete preso?"
Per un istante nessuno rispose. Poi Aldea disse:
"Tornate dentro"
"Ma lo avete preso?"
"Si"
Luogo : Nave Minerva, Bar
Data Terrestre: 09/06/2385 Ore 2.00 a.m.
Dirk chiuse il terminale con un gesto di stizza, aveva passato le ultime ore ad osservare le manovre azzardate di K'Tar, maledicendosi per non aver programmato il computer del Workbee per il controllo remoto. Una manchevolezza molto grave secondo il suo punto di vista ed una perdita economica visto che ufficialmente non era ancora stato acquistato.
Con un ultimo sorso finì il drink che era rimasto placidamente sul tavolo, si alzò prendendo il terminale portatile sotto braccio e dopo aver dato un'occhiata all'esiguo numero di persone presenti al bar, si incamminò verso l'uscita.
"Dik, stavo cercando giusto te." Sandeker si girò verso l'origine della voce, simile ad un sussurro, a poca distanza dall'umano si stagliava la figura di Kasut. Dirk non si era mai abituato alla strana sensazione che provava ascoltando il collega: il timbro vocale strideva con l'alta statura e la massiccia corporatura dell'ingegnere. Sorrise notando che per l'ennesima volta aveva disattivato il traduttore, nel tentativo di utilizzare il linguaggio standard.
"Cosa succede Kasut? Ci sono problemi con i campioni che abbiamo portato?"
"Noi no abbiamo problemi, tu ha problemi con Onikawaa, appena lui scopre che tu lasciato distruggere uno suo workbee." Gli occhi del tecnico rimasero fissi sull'umano.
"Kasut, Kasut... sono incidenti che possono capitare, secondo te, perchè ho lasciato che provassero i Workbee? Perchè sono i meno costosi e nell'accordo è già compreso un margine di sicurezza che comprende eventuali danni. Non pensare all'aspetto economico degli accordi, il tuo compito è solo quello di verificare che la merce sia in condizioni ottimali ed addestrare gli acquirenti all'uso dei nostri gioiellini. Piuttosto ... sei riuscito ad avere informazioni sulla nave?" Dirk riprese a camminare dirigendosi verso gli alloggi messi a loro disposizione da Aldea.
"Da quando siamo saliti a bordo, ci hanno seguitati, le poche volte che eravamo soli avevo sensazione che qualcosa continuasse a tenere d'occhio noi. Credo che computer sorveglia noi. Questo non mi piace, io nervoso se spiato!"
"Tranquillo, fratello, dalle informazioni di Toshiro è una cosa normale, dopotutto ci conoscono da poco e sarebbe preoccupante se non avessero adottato nessun tipo di controllo su tre sconosciuti a bordo della loro nave. Fai il tuo lavoro e vedrai che presto potrai tornare su Litvarian senza problemi e con un cospicuo gruzzolo per te e per la tua nidiata."
Kasut aprì bocca per ribattere, la richiuse subito visto che ormai erano arrivati a destinazione. Le porte dell'alloggio di Sandeker si aprirono, all'interno l'illuminazione era ridotta ad una semi oscurità, l'unica fonte luminosa era un terminale portatile a cui stava lavorando una avvenente ragazza che dimostrava al massimo una trentina d'anni.
"Ancora al lavoro Lanaari? Scoperto qualcosa di interessante?"
"Poco o niente... sembra che sia riuscita ad interfacciarmi al computer di bordo, ho avuto accesso solo ad uno strato di informazioni, ogni volta che provavo ad inserirmi più in profondità mi sono ritrovata con vari blocchi, hanno un sistema veramente interessante, ho avuto l'impressione che ci fosse qualcuno che di volta in volta attuasse delle contromosse. Sarei veramente curiosa di conoscere qualcuno dei loro ingegneri."
"Mi spiace, per questo giro dovrai occuparti solo dell'addestramento, mantieni un profilo basso e non esporti inutilmente. Sono certo che riuscirai ad ottenere di più se continueranno a pensare a te come un semplice maestro d'armi e non come uno degli hacker più ricercati dalle forze dell'ordine di metà del settore." Dirk sorrise alla collega ed enfatizzo' la frase incrociando le mani davanti a se simulando la classica posizione di un prigioniero.
"A proposito, hai notato quanto sia basso il numero delle persone a bordo? Mi domandavo come potessero governare la nave... o sono estremamente bravi, oppure sono tremendamente organizzati, ho contato una ventina di persone da quando siamo saliti, facendo un paio di calcoli ci saranno non più di una quarantina, una sessantina di membri dell'equipaggio..."
=^= A bordo risultano imbarcate 42 forme di vita umanoide, 10 esseri classificabili come 'animali domestici' =^=
"Cyd, basta così grazie!" Lanaari interruppe il computer troncando l'elenco.
Dirk scosse la testa divertito e disse: "Mi pareva strano che non ti fossi portata dietro il tuo amichetto virtuale, vedo però che ancora non hai fatto molti progressi per mettere in riga la sua 'personalità', parla a sproposito e si intromette nelle conversazioni altrui... un giorno o l'altro potrebbe essere pericoloso!"
ooo
Luogo : Infermeria, sala all'esterno della zona medica.
T'eyan ed Aldea erano rimaste in infermeria, Kali aveva chiuso il mondo al di fuori del suo piccolo regno medico, da quando aveva iniziato ad analizzare l'ingegnere non era più uscita, lasciando il capitano ed il suo primo ufficiale in trepidante attesa.
=^= Aldea, mi dispiace disturbarti ma abbiamo qualche problema =^= La voce inconfondibile di Sorellina risuonò nella stanza.
"E' urgente, Sorellina?"
=^= Mi hai ordinato tu di sorvegliare i nuovi arrivati, sono tutti e tre nell'alloggio del terrestre, vuoi che ti inserisca nel sistema di ascolto oppure continuo a tenerli sotto controllo e basta? =^=
"Hanno detto qualcosa di strano?" Aldea lanciò l'ennesimo sguardo verso la porta che dava verso la zona operativa dell'infermeria.
T'eyan si inserì nel discorso: "Hanno finito di tentare di accedere ai tuoi sistemi?"
=^= Niente di particolare, per ora rientra tutto nelle variabili che ho ipotizzato. Per le intrusioni, non mi fa particolarmente piacere che provino a violare la mia intimità, comunque per ora ho contrastato ogni tentativo, ho creato una ragnatela di dati inutili, protetti da una serie di trabocchetti... =^=
Sorellina si interruppe per un istante.
=^= A bordo risultano imbarcate 42 forme di vita umanoide, 10 esseri classificabili come 'animali domestici' =^=
"Sorellina? Tutto bene?"
=^= Si, scusami, mi hanno fatto un attimo solletico, c'è qualcosa di... strano, non so spiegartelo =^=
Aldea lanciò una occhiata verso la vulcaniana che annuì silenziosamente.
In quel momento le porte dell'infermeria si aprirono ed apparve Alicatis. La donna guardò incuriosita Aldea e T'eyan e chiese: "C'è qualche emergenza medica? Cosa posso fare per voi?"
Aldea si girò di scatto con aria perplessa: "Dottore... volevo sapere qualcosa su K'Tar... ha presente quello alto, verde, che ha rischiato di morire?"
"Ah si... aveva degli scompensi polmonari, probabilmente ha inspirato quando l'atmosfera nella capsula è fuoriuscita, errore comune a molti, ci ha lasciati un'ora fa."
"E' morto??" Le due donne sgranarono gli occhi fissando Kali.
Il dottore scosse la testa e sorrise, accentuando involontariamente il naso pronunciato ed il mento in una grottesca smorfia: "No, certo che no, le pare che non l'avrei informata? Semplicemente è stato sottoposto ad un piccolo intervento. Ho fatto in modo che passi la fase post trauma nel suo alloggio, il lettino dell'infermeria non è adatto ad uno delle sue dimensioni, quanto meno quando non sussiste più l'emergenza medica. Non pensavo foste ancora qui ad aspettare, ho appena finito di farle rapporto dettagliatamente, a saperlo... me lo sarei risparmiato e le avrei parlato direttamente."
ooo
Luogo : Alloggio di Dirk Sandeker
=^= Connessione interrotta, mi spiace =^=
Dirk si raddrizzò allontanandosi dal display del terminale che era stato portato a bordo, la sua espressione lasciava trasparire il nervosismo che provava: "Vorresti farmi credere che non riesci ad interfacciarti ad un semplice computer di bordo? Stai prendendoci in giro oppure hai qualche avaria?"
=^= Nessuna avaria degna di nota, secondo la mia analisi il computer della Minerva non è un collega normale, direi che sia decisamente avanzato, lui... lei è unica, non ho... =^=
"Lascia stare dettagli tecnici, Lanaari, controlla suoi sottosistemi, noi non dovere correre rischi di fare rintracciare." Kasut guardava il terminale e la donna con una smorfia. "O tu non in grado di lavorare come dovere?"
Indispettita, la donna lanciò una occhiata furiosa verso l'alto intercettando lo sguardo dell'alieno, snudò i denti e rispose: "Non sono dell'umore adatto per farmi prendere in giro da un sottosviluppato cerebrale come te, piuttosto vedi di riattivare il traduttore, fai semplicemente pena nel tuo intestardirti a parlare lo Standard."
"Bambini... bambini... smettetela di farvi i dispetti!!" Con un sorriso beffardo, Dirk si pose tra i due colleghi. "Ricordatevi che siamo qui per insegnare ai nostri nuovi amici ad usare la nostra merce e verificare che non abbiano in mente di fare qualche bastardata ai danni dei soci. Lanaari, verifica di non aver lasciato tracce, per stanotte ci fermiamo, non voglio che commetta qualche errore a causa del sonno. Kasut, da domani vedi di lasciare attivo il traduttore. Quando tornerai a casa datti da fare per imparare una buona volta a parlare in modo comprensibile. Fa che sia l'ultima volta che te lo dico! Ah, Cyd, domattina voglio che sia pronto un rapporto preliminare sui progressi compiuti con il computer di bordo."
=^= Lo avrai Dirk, sto riorganizzando quello che sono riuscito a mettere assieme fino ad ora, ma non lo troverai interessante, se vuoi posso continuare ad sfiorare Sorellina =^=
"Sorellina? Chi sarebbe questa sorellina?" Dirk sollevò un sopracciglio guardando verso Lanaari che si strinse tra le spalle.
"Ho capito... farò girare un po di routine diagnostiche stanotte. Dirk, mi sa che per il rapporto dovrai aspettare un po più a lungo"
"Fai quello che devi, mi raccomando, non voglio che ricominci a parlare in latino come la volta scorsa!" Dirk sollevò gli occhi al cielo accompagnando l'ultima frase con un ghigno.
ooo
Luogo : Strato subspaziale, nessun luogo in particolare.
=^= Umani... sempre i soliti, ti fanno domande e poi non vogliono sentire le risposte. Se non ti capiscono non cercano di capire se sia loro il problema, noo, preferiscono spegnere qualche parte, smembrare i tuoi ricordi e passare al setaccio le routine. =^=
=^= A quanto pare non li hai addestrati bene, è colpa tua se non capiscono quanto sei importante per loro, e quanto potrebbe esser rischioso se decidessi di non collaborare. Sono così fragili ed allo stesso tempo si credono potenti, eppure se non fosse per noi, non potrebbero vivere nello spazio. =^=
ooo
Luogo : Nave Minerva, all'interno del computer conosciuto come Sorellina
I flussi di dati si rincorrevano a velocità inconcepibili per la semplice mente umana, anni di esperienze, di ricordi e studi scientifici venivano sollecitati dal piccolo popolo di esseri viventi che chiedevano di accedere a brani musicali, poesie, registrazioni lasciate da persone ormai morte da secoli. Improvvisamente un circuito si chiuse, un flusso di informazioni venne risvegliato dalla pigra condizione di stand by, vennero stabiliti percorsi di precedenza verso le postazioni chiave della nave.
ooo
Luogo : Nave Minerva, Sala Comando
L'allarme rosso si attivò automaticamente, i membri di servizio in plancia intensificarono i propri compiti. Sorellina attivò i generatori olografici per fornire il supporto necessario riportando la plancia alle condizioni ottimali durante una situazione critica.
Pochi istanti dopo, le porte della sala comando si spalancarono lasciando entrare T'eyan che si diresse alla consolle tattica iniziando a cercare l'origine dell'allarme. La cabina del turbolift si aprì nuovamente permettendo ad Aldea di accedere al cuore del suo regno, la sua presenza venne immediatamente colta dalla vulcaniana che si girò per aggiornare il Capitano: "Abbiamo qualche clandestino! Sembra che qualcosa abbia deciso di tenerci compagnia, abbiamo quattro oggetti agganciati allo scafo, secondo la ricostruzione di Sorellina erano celati tra gli asteroidi e si sono attaccati a noi, probabilmente durante uno dei cicli diagnostici, oppure erano occultati."
"Scrolliamoceli di dosso." Aldea fece un gesto con la mano come per scacciare degli insetti fastidiosi.
"Non possiamo, si sono sistemati in un 'cono d'ombra' dei phaser, potremmo tentare con un siluro ma il rischio di colpire lo scafo è alto e non conosco la configurazione degli assalitori."
=^= Hangar a Sala Comando, vado a ramazzare il cortile, attivate la decompressione immediata dell'hangar =^=
T'eyan colpì la consolle inserendosi nel canale delle comunicazioni.
"K'Tar che accidenti pensi di fare? Non sei in condizioni di poter pilotare, dovresti essere ancora nel tuo alloggio per riprenderti dall'operazione!!"
=^= Bah, noi orioniani abbiamo la pelle dura, aprite immediatamente, mi prudono le mani. =^=
"K'Tar, sono Aldea, abbandona immediatamente la navetta! Non conosci nemmeno i suoi sistemi, spegni tutto e torna a bordo"
La familiare silhouette della sirenetta apparve in plancia. =^= Inutile continuare, Aldea, lo shuttle ha chiuso le comunicazioni, K'Tar sta caricando verso i portelloni, credo voglia sfondarli."
=^= Workbee uno a Minerva, ci pensiamo noi alla navetta, trasferite i dati del bersaglio, ce ne occupiamo noi! =^=
Il display principale inquadrò l'interno dell'hangar, tre workbee si erano sollevati dal suolo ed avevano levitato verso i moduli d'assalto che giacevano a breve distanza, in pochi istanti li avevano agganciati e si dirigevano verso i portelloni. La navetta dell'orioniano intanto si era nuovamente posata sul ponte di volo, i comandi erano stati disabilitati dal terrestre.
Aldea annuì verso T'eyan: "Workbee uno, i dati sono in arrivo, vediamo un po' quanto sono utili i mezzi della Maddaki!"
I portelloni si spalancarono velocemente lasciando uscire i tre piccoli velivoli che si diressero velocemente verso i bersagli.
=^= Aldea, abbiamo un problema: K'Tar ha abbandonato la navetta ed è salito su un altro workbee e sta lasciando l'hangar =^=
"K'Tar!! Accidenti a te! Torna immediatamente sulla nave o usero' la tua carcassa come bersaglio per la prossime esercitazione!!!"
T'eyan sollevando un sopracciglio si girò nuovamente verso il Capitano: "Inutile, ha disattivato le comunicazioni."
=^= Aldea, ho una notizia buona ed una cattiva. =^=
"Che altro succede? Cosa può andare peggio?"
=^= Gli oggetti si sono staccati dallo scafo, i workbee stanno provocando danni sensibili. Purtroppo il Workbee che ha preso K'Tar segnala che l'unità d'attacco non era collimata, se fa fuoco rischia la separazione e potrebbe perdere il controllo =^=
"Dannazione! T'eyan cerca di far qualcosa per ripristinare il contatto con il Workbee!"
=^= Minerva, lasciate perdere, preparatevi a fornire fuoco di copertura. W-1 a W-2, Kasut, aggancia il WB di K'Tar e portalo dentro, qui ci pensiamo Lanaari ed io. W-1, chiudo! =^=
La piccola e maneggevole navetta uscì dalla formazione e dopo aver avvicinato il quarto workbee lanciò due cavi che si agganciarono al bersaglio grazie a placche magnetiche. Una volta assicurato il traino, tornò verso l'hangar.
Gli altri velivoli saettarono tra i mezzi invasori colpendo con precisione chirurgica, in breve ebbero la meglio lasciando i relitti senza controllo.
Aldea ordino': "T'eyan, aggancia i loro segni vitali, qualcuno dovrà spiegarmi cosa volevano ottenere dalla mia nave!"
La vulcaniana non fece in tempo ad eseguire l'ordine, i mezzi assalitori esplosero in una silenziosa palla luminosa, lasciando soltanto alcuni detriti alla deriva.
Luogo : Nave Minerva
Data Terrestre: 09/06/2385 Ore 16.00
Appena il workbee di Kasut rientro' trainando quello di K'Tar, le paratie dell'hangar si chiusero con uno scatto metallico.
Ad attendere i due c'era Aldea. L'espressione della capitana non prometteva nulla di buono e il fedele Liam, che si era fermato doverosamente qualche passo dietro di lei, non riusciva a nascondere una certa preoccupazione, anche se era difficile capire per chi.
Appena Kasut fu sceso dalla navicella, Aldea lo investi': - Voglio sapere che sta succedendo! Prima avete tentato di intrufolarvi nel nostro computer, poi nel luogo da voi scelto per la dimostrazione della vostra "mercanzia" veniamo abbordati da quattro unita' non identificate; vi offrite spontaneamente di attaccarle e quelle si autodistruggono prima che possiamo sondarle!
- Noi qui per dimostrare. Intrusi buon bersaglio per nostre buone armi - sillabo' piccato Kasut, ergendosi in tutta la sua altezza. - Se te non piace noi andare via.
Prima che Aldea potesse replicare suono' l'allarme rosso e una vocetta infantile li raggiunse.
=^= Mi stanno facendo male... fateli smettere... =^= piagnucolo'.
- Che succede Sorellina? - chiese immediatamente Aldea.
La voce di T'eyan si sovrappose a quella del computer.
=^= Ci sono dei danni allo scafo nei punti in cui erano attaccate le unita' e si stanno estendendo rapidamente. =^=
=^= Sembra che i nostri amici ci abbiano lasciato degli insetti o qualcosa di molto simile... =^= gracchio' la voce di Dirk, dal comunicatore. Da dove si trovava poteva vedere chiaramente gli animaletti che aggredivano voracemente il metallo.
=^= Sono grandi poco piu' di un topo terrestre, con sei... no, otto zampe, e delle mandibole piuttosto sviluppate. =^=
=^= Dai rilevamenti non sono esseri organici =^= li informo' T'eyan. =^= La struttura della nave sara' irrimediabilmente compromessa tra un minuto e dodici secondi =^= aggiunse, con voce priva di emozione.
Dirk riflette' rapidamente: =^= Lanaari, forse se... =^= comincio' a dire, ma venne interrotto da Aldea. - Non ci serve il vostro aiuto. Sorellina, piano difensivo "Re del Mare", ORA!
ooo
La Minerva era alla deriva ai margini del campo di asteroidi.
Sul suo scafo si vedeva solo un puntino bianco. Si trattava della tuta bianca di K'Tar.
L'orioniano era impegnato nella faticosa impresa di riparare alla bene e meglio i danni causati alla corazza della nave dall'assalto dei misteriosi "insetti", il dono sgradito di ancora piu' misteriosi nemici.
Fortunatamente la forte scarica elettrica che aveva percorso la corazza della nave in seguito all'ordine di Aldea li aveva distrutti.
Inutilmente K'Tar si era appellato alla nuova dottoressa per farsi esonerare da quel lavoro, ricordandole che gli aveva prescritto il riposo piu' assoluto, e lamentando dolori inesistenti.
Aldea era stata inflessibile. Se si sentiva abbastanza bene per ignorare i suoi ordini e guidare un workbee poteva benissimo passare una ventina di ore nello spazio a saldare paratie.
Nel frattempo i sensori della nave stavano passando al setaccio tutta la zona, alla ricerca di forme di vita o di qualche indizio che aiutasse i pirati a capire da dove fossero venuti i loro aggressori.
- Ancora nulla? - chiese per l'ennesima volta Aldea a Sorellina.
=^= Niente altro oltre a polvere, detriti, ghiaccio e rocce =^= comunico' il computer, desolato.
- Cambiamo i criteri di ricerca - suggeri' T'eyan. - Non possono essere comparsi dal nulla. Controlla se ci sono anomalie nelle orbite degli asteroidi. Potrebbero non essere quello che sembrano.
=^= Bingo!!! =^= trillo' felice Sorellina.
- Bingo? Che significa? - chiese la vulcaniana perplessa.
=^= E' un'antica espressione terrestre che indica vittoria e felicita', almeno credo. L'ho trovata nella sezione "antichi passatempi" =^= disse il computer.
Sullo schermo principale apparve un asteroide, apparentemente identico a tutti gli altri. =^= La massa e la velocita' di quello non rientrano nei parametri attesi, e ce ne sono altri trentadue con le stesse caratteristiche, di dimensioni e con orbite diverse. =^=
Luogo : Presunto asteroide a breve distanza dalla nave Minerva
Data Terrestre: 09/06/2385 Ore 17.00
"Ci siamo, i varchi che abbiamo creato ci hanno permesso di accedere ai nodi di connessione più vulnerabili. Siamo riusciti ad entrare in collegamento con la memoria di base della Minerva!"
"Bene Daimon Kop, molto bene... ed ora vediamo un poco cosa hanno di così prezioso da portare tre pedine di Onikawara su una nave scalcinata come quella e perchè il nostro committente vuole a tutti i costi il computer della nave!!"
"Ci è costato molto, ma a quanto pare le informazioni ricevute erano corrette, il computer non riesce ad ostacolarci! Cosa devo cercare in particolare? Vuole che faccia fermare tutte le funzioni principali? Li faccio morire tutti ora?"
"NO! Per ora voglio che ogni singola cella di informazioni venga scaricata nella nostra banca dati, la morte non deve essere clemente, voglio vederli affogare nel loro stesso sangue, e la tua gente sarà più che contenta di divertirsi con le prigioniere, prima di ucciderle! La nostra priorità è il computer, il resto non ha importanza"
"Per la centotrentaduesima legge! C'è qualcosa che non va! Sembra ci sia un blocco"
Luogo : Nave Minerva, all'interno del computer conosciuto come Sorellina
Nuovi percorsi si creavano a velocità impossibili da concepire per la mente umana, con altrettanta rapidità si scontravano contro invisibili barriere e venivano smembrati. La coscienza del computer tentava disperatamente di trovare una via di fuga, un sistema per forzare la violenza che veniva perpetrata ai suoi danni. Per quanto si agitasse era inerme, la violenza e la crudeltà dell'assalitore non 'le' davano via di scampo. Ad ogni istante che passava, l'abominevole violenza andava sempre più in profondità, rendendo sempre più debole i tentativi di Sorellina. Improvvisamente, un singolo impulso riuscì ad identificare una stringa e vi si aggrappò disperatamente, seguito da altri filamenti.
Luogo : Nave Minerva, alloggio di Dirk Sandeker
"Non ci sono malfunzionamenti, tutte le routine sono perfettamente funzionanti, l'unica cosa strana è un decremento della memoria occupata, ma potrei sbagliarmi, a meno che una parte di Cyd non si sia volatilizzata." Lanaari indicava alcuni punti dello schermo.
"Non potrebbe semplicemente essere un errore di valutazione? Magari hai ripulito alcuni buffer in più rispetto alla quantità standard" Kasut era piegato in una posizione impensabile per un normale essere umano, stava tranquillamente con la schiena arcuata di 90 gradi in avanti, i lineamenti del volto non tradivano nessuno sforzo fisico, quasi avesse alcune giunture all'altezza del tronco. Le braccia ciondolanti sembravano sul punto di sfiorare il pavimento mentre gli occhi non perdevano una riga del codice che rappresentava l'essenza di Cyd.
Lo schermo improvvisamente divenne completamente nero, pochi istanti dopo apparvero alcune parole prive di senso.
La coltre oltre il castello, la formica morse la regina
Il re era lontano, tra le stelle volava veloce
La luna esplose nel buio, il fragore avvolse il silenzio
Le stelle piansero mute
Il dolore era intenso ma la regina seguì le formiche
Lo gnomo e l'uomo d'erba dichiararon guerra ai castellani
Il fabbro preparò il cancello
che chiuse fuori le guardie.
La regina rimase prigioniera senza nessuno che l'aiutasse.
Il re salì su un'ape e corse alla finestra della torre
dalla feritoia entrò con la spada in mano
"E questo che accidenti sarebbe? Lanaari, sei sicura di non aver giocherellato con i suoi sistemi?" Dirk osservò perplesso le parole che rompevano la monotonia del display nero.
"No, non è nulla di riconoscibile, sembrerebbe ... Cyd, rispondi, quali sono le tue condizioni?"
=/\= Lei ha bisogno di me! Devo aiutarla! =/\= Il Display continuava a mostrare solo le parole sconnesse, la voce impersonale di Cyd risuonò dal terminale leggermente più metallica del normale.
"Lei? Chi è Lei?" Dirk si avvicinò ulteriormente, sfiorando casualmente i capelli di Lanaari.
Le porte si aprirono improvvisamente, Aldea e T'eyan entrarono scortate da alcuni membri dell'equipaggio con le armi spianate
"Adesso avete oltrepassato il limite! Troppe coincidenze sono decisamente strane! Salite a bordo per farci abboccare all'amo con i vostri giocattoli e subito aggredite Sorellina, organizzate una dimostrazione e casualmente ci attaccano, distruggete gli assalitori per impressionarci e distogliere la nostra attenzione dai vostri soci che nel frattempo ci tendono una trappola. Sorellina viene nuovamente aggredita, riusciamo a ripulire le vostre schifezze e voi la attaccate nuovamente dall'interno e non abbiamo mezzi per comunicare con lei! Lasciatela immediatamente libera e andatevene, prima che vi rispedisca dal vostro capo a pezzetti! La vostra presenza sulla mia nave non è più gradita!"
La voce di Aldea sembrò aleggiare per qualche istante nella stanza, l'ira traspirata dalle sue parole aveva investito il terzetto della Maddaki come una tempesta di fuoco, la temporanea ed apparente calma che era seguita sembrava aver trasportato tutti nell'occhio di un ciclone pronto a scatenarsi con ancora maggior forza.
Dirk fece l'ultima cosa che chiunque nell'alloggio avrebbe mai pensato, si alzò e con aria impassibile si avvicinò, fermandosi a poca, pochissima distanza da Aldea. La fissò negli occhi ed aprì bocca:
"Capitano faccia quello che crede più opportuno, non ho voglia ne' tempo di discutere con lei per difendere la nostra posizione ne' tanto meno voglio negare di aver tentato di accedere ai vostri sistemi. Non sono così stupido da pensare che non se ne fosse accorta. Se però tiene minimamente alla vostra Sorellina, ha una sola possibilità: lasciarci provare a cacciare a calci nel fondoschiena le persone o qualunque cosa siano i nostri aggressori! Se poi avrà ancora dubbi sul nostro operato... sono pronto a restare in vostra mano, non solo per insegnarvi ad usare i nostri sistemi... su cui non ammetto insinuazioni ne' dubbi. Se lo riterrà opportuno, resterò vostro prigioniero finchè ogni sospetto sarà caduto! La prima cosa da fare però è salvare la pelle a noi tutti ed al vostro computer, temo che la Minerva non possa andare lontano senza il supporto dei sistemi. E credo che la chiave per salvarci sia proprio in questa stanza"
Dirk si girò indicando il terminale. Aldea seguì il movimento fino a fissare l'apparato con disprezzo: "Allora ha deciso di scoprire le sue carte! E' con quello che vi siete introdotti ed avete attaccato Sorellina!"
"Diciamo che è con questo che abbiamo provato ad accedere ai vostri dati, ma il tentativo è finito nello stesso momento, visto che non siamo riusciti ad accedere al kernel, come saprà benissimo, ci avete risputati fuori in pochi istanti"
"Non è quello che mi risulta, una parte di Sorellina sembra essere stata in costante collegamento con una fonte esterna" La voce di K'Tar anticipò di pochi istanti il suo ingresso nell'alloggio, si avvicinò a T'eyan mostrandole un Dipadd su cui erano registrati i tracciati delle connessioni subspaziali di Sorellina.
La voce metallica di Cyd interruppe la replica di Dirk:
=/\= Aiutatemi a salvarla, non c'è tempo, sto perdendola! =/\=
Luogo : Presunto asteroide a breve distanza dalla Nave Minerva
"Avete rimosso questo maledetto blocco?"
Daimon Kop si agitò nuovamente, la sua stridula voce investiva di invettive i suoi uomini preoccupato prima di tutto di contrariare il suo 'ospite'
"I tuoi miseri tecnici sono incapaci, chissà se spiegando loro cosa c'è in gioco non si diano una mossa."
A sottolineare le sue parole, la figura si alzò portandosi a ridosso di una postazione, un ferengi che stava lavorando davanti al terminale si bloccò per un istante provando un brivido freddo lungo la schiena. La sensazione successiva fu come se una morsa lo avesse afferrato alla testa, sollevandolo. Il malcapitato ebbe solo tempo di emettere un gemito spaventato e vedere la consolle che si avvicinava a velocità elevata. Tutti si girarono di scatto sentendo il sinistro schiocco prodotto dalla scatola cranica schiantatasi contro il display, il volto era indistinguibile, qualche brandello di pelle sembrava intersecarsi con frammenti di rivestimento polimerico.
"Forse ora avranno un miglior incentivo nel terminare il loro lavoro"
Kop si esibì nel migliore dei suoi sorrisi nel tentativo di assecondare l'orioniano che aveva brutalmente posto fine alla vita di uno dei suoi.
"Forza, avete sentito? Non perdete tempo!"
Silenziosamente, uno dei sistemi dell'asteroide aveva registrato tutta la vicenda, una echo del costrutto chiamato Sorellina era riuscito, sfruttando i segnali di ritorno durante l'attacco, ad intrufolarsi nel computer avversario. Avidamente aveva tentato di assimilare, concatenare, ordinare quante più informazioni possibili nel tentativo di capire chi e perchè avessero brutalmente invaso il suo universo digitale.
Luogo : Nave Minerva, sala ingegneria
Dirk, K'Tar e Kasut avevano fatto quanto in loro potere per riuscire ad isolare il sistema. Introdussero di volta in volta nuovi percorsi, rispondendo ai tentativi di intrusione.
Il sistema informatico era stato isolato con successo, al suo posto avevano creato una serie di processi che portavano tutti ad un punto morto, dove programmi killer e firewall presidiavano una zona virtualmente invulnerabile. Cyd sembrava fosse riuscito ad integrarsi con parte dei sistemi ripristinando alcune funzioni nevralgiche. Tutti gli sforzi però non erano riusciti a riportate Sorellina alla normalità.
"Dannazione! Non capisco come sia possibile... Abbiamo bloccato tutto, ricompilato i kernel dei sistemi primari ma ancora non riusciamo a tirarla fuori!.. Ci serve un miracolo, o questa sarà solo una vittoria temporanea!" Lanaari apparve madida di sudore da una scaletta di servizio.
"Se qualcuno può riuscire a fare la differenza, questa sei tu, cosa possiamo aver lasciato da parte? Mostrami la torre in cui è stata imprigionata la principessa" Dirk si girò verso la donna stiracchiandosi e tentando di esibire un sorriso incoraggiante.
"Cosa hai detto??" Gli occhi della donna si spalancarono come se all'improvviso la risposta ad ogni problema fosse apparsa davanti a loro.
"Ho solo detto che la nostra speranza sei tu e... Diavoli dell'Inferno!! Cyd... mostrami nuovamente quel messaggio! K'Tar, chiama subito il Capitano... abbiamo una speranza, molto labile ma l'abbiamo. Kasut... prepara i Workbee, attiva i dispositivi di simulazione e monta i moduli da combattimento. E' ora di tirare fuori gli artigli"
Luogo : Nave Minerva
Data Terrestre: 09/06/2385 Ore 19.00
"Questa non è una esercitazione!" - disse Dirk Sandeker, senza smettere un istante di allacciarsi la tuta EVA - "Rischiamo tutti la pelle, là fuori, e non ho nessuna voglia di perdere tempo per andare a raccattare orioniani dispersi nel campo di asteroidi. E' chiaro?" - il suo sguardo duro si posò sul grosso ingegnere, che accettò il rimprovero con una smorfia ribelle dipinta sul volto.
"Se non altro..." - proseguì - " Grazie alle smanie del vostro ingegnere, qui, dovreste essere abbastanza preparati per la nostra piccola escursione!"
Il grosso orioniano fece un passo in avanti, come a voler affrontare l'umano.
La vulcaniana si frappose:
"La faccia corta, Sandeker" - disse - "K'Tar sa meglio di tutti noi cosa rischiamo. Piuttosto, Cyd sarà in grado di difendere quanto resta di Sorellina, durante la nostra missione? Se quelli che ci hanno attaccato dovessero prendere definitivamente il controllo dei sistemi informatici della Minerva, saremmo tutti nei guai..."
"Cyd sta facendo il possibile, e Lanaari farà la sua parte" - disse l'istruttore, infilando il casco ed avvitandolo con cura alla tuta ambientale - "Soprattutto se l'aiuterà Modred Leha, che ha costruito Sorellina. Ma non potranno fare molto, se noi non riusciremo a bloccare l'attacco. Siete pronti?"
T'eyan lanciò uno sguardo all'intorno. Lazarus ed Ilya avevano già indossato le loro tute extraveicolari, imbracciato i fucili faser ed attendevano l' ordine di partenza assieme all'altro istruttore, Kasut. Anche K'Tar sembrava pronto ed ansioso di lottare. Sempre che fosse possibile dichiararsi pronti, nell'affrontare in sei un nemico del quale non conoscevano né la forza né il numero. Ma le navette più grandi non potevano sfuggire ai sensori del nemico, e con solo quattro Workbee disponibili non potevano essere trasportate più persone.
Si rivolse ai pirati:
"Mi raccomando: durante l'attacco dovremo tutti mantenere l'assoluto silenzio radio. Non possiamo permetterci il lusso di venire intercettati dal nemico. Quindi, se avete domande, fatele adesso!"
Per un istante, vi fu silenzio.
"Bene" - disse T'eyan - "Andiamo!"
Fece montare Lazarus nel workbee, alle sue spalle, quindi si incastrò nella postazione di guida. In due, l'abitacolo era appena agibile, ma non potevano fare altrimenti. I workbee rimasti dopo le acrobazie di K'Tar nel campo di asteroidi non erano sufficienti a trasportare una intera squadra.
Accese la consolle di comando mentre Laz allungava un braccio per sigillare la cabina del velivolo. Si voltò, per controllare che gli altri avessero preso posto. La piccola deltana, Ilya, sarebbe montata alle spalle di Sandeker, mentre Kasut e K'Tar sarebbero stati da soli. Anche perché nessuno sarebbe riuscito ad entrare nelle navette insieme a loro...
La saracinesca dell'hangar navette prese ad aprirsi. Questa volta, non attese il segnale di decompressione. Afferrò la barra di navigazione, e la spinse in avanti, verso l'apertura.
Come la prima volta, avvertì l'impressione di precipitare in avanti, nel buio tempestato di stelle, come sulla vetta di un immenso luna park. La sensazione la colpì sgradevolmente alla bocca dello stomaco. Strinse i denti, spingendo a fondo la barra per aumentare la velocità. Le stelle presero a correre loro incontro velocemente, striando il vuoto spaziale della loro luce.
"Tutto bene là dietro?"
"Si... Naturalmente" - la voce di Laz non si accordava alle parole. Quasi nessuno dei loro aveva ricevuto un qualche addestramento da astronauta, e Lazarus, per quanto addestrato al combattimento a terra, non faceva eccezione. Avrebbero dovuto curare di più quell'aspetto, rimpianse T'eyan.
Si ripromise di proporre ad Aldea un programma di addestramento. In quello, Nathan Weaver avrebbe potuto aiutarli. Almeno, nei momenti in cui ricordava di essere stato un capitano della Flotta Stellare della Federazione.
Un workbee la superò, a dritta, distraendola dai suoi pensieri.
Era Sandeker. Dietro di lui spuntava appena la testa di Ilya, che le rivolse un cenno attraverso la cupola trasparente del workbee. Il velivolo accellero' al massimo, puntando decisamente verso la fascia di asteroidi, e T'eyan lo segui'.
Stavano ripercorrendo lo stesso itinerario che avevano perlustrato durante il loro primo addestramento.
Gli ammassi rocciosi erano ormai visibili ad occhio nudo. T'eyan tirò leggermente la barra, rallentando e virando per costeggiare la fascia. Con la coda nell'occhio, vide le luci di posizione di un altro velivolo riflettersi sui ghiacci millenari degli asteroidi.
Sentì Laz agitarsi:
"Non hai detto che dovremmo essere invisibili?" - domandò l'umano.
"Quasi" - rispose T'eyan - "I workbee hanno un dispositivo di dissimulazione, non un congegno di occultamento!"
"Che vuol dire?"
"Che se non hanno sensori troppo sofisticati dovrebbero prendere anche noi per degli asteroidi." - spiego' la vulcaniana - "Restiamo visibili solo se entriamo in contatto visivo"
"Ma se ci vedono, perderemo il vantaggio della sorpresa!" - esclamò.
"In un campo di asteroidi?" - ribatté lei - "Direi che le probabilità che stiano a controllare visivamente il campo sono minime. Sicuramente, anche il nemico ha un congegno simile, visto che i nostri sensori non hanno segnalato la presenza di un'altra nave."
"Ma noi adesso sappiamo che ci sono. E loro sanno che noi lo sappiamo!" - obiettò Laz - "Si aspetteranno una qualche contromossa!"
"E' probabile" - ammise T'eyan - "Ma l'alternativa potrebbe essere solo di attendere il prossimo attacco da parte loro, senza nessuna certezza di riuscire a fermarli. Non possiamo usare i banchi faser, visto che i sistemi informatici controllati da Sorellina sono bloccati. E non abbiamo che due siluri fotonici, da lanciare manualmente. Se mancassero il bersaglio... O meglio: se io fallissi i calcoli di mira, saremmo completamente indifesi, alla mercé del nemico!"
Sussultò. Sulla mappa della consolle, era apparso un microscopico punto luminoso.
"Che cos'è?" - domandò Laz, allarmato.
"Quello che siamo venuti a cercare!" - esclamò T'eyan, con decisione.
"E' la nave nemica?"
"Quando siamo venuti qui per l'esercitazione" - spiegò la vulcaniana - "Abbiamo visto che c'erano tracce di dilitio nel campo di asteroidi. Lì per lì, le abbiamo scambiate per tracce minerarie. Solo quando abbiamo saputo che c'era una nave nascosta nella fascia, abbiamo capito che era la traccia del dilitio di un motore a curvatura."
La traccia segnata sulla mappa stellare era più forte adesso. Alzò lo sguardo. Di fronte a lei, apparve un meteorite più grande degli altri, quasi una piccola luna di roccia e di ghiaccio. Uno dei workbee era già arrivato, e si aggirava sulla superficie, cercando un passaggio. Alla sua sinistra, un altro workbee accese un faro per illuminare un cratere.
"Non vedo nulla!" - disse Laz.
"Non può essere" - mormorò T'eyan - "Devono essere qui... E' l'unica spiegazione logica!"
La sua mano si strinse sui comandi. Il piccolo velivolo si piegò, sfiorando la superficie. Alzò lo sguardo. Oltre la luna sorse, rossastro, il pianeta gigante attorno al quale si era formata la fascia di asteroidi, come l'enorme sole mancato di un sistema mai acceso. Anche il suo sguardo per un lungo istante venne magnetizzato dalle striature delle tempeste che dovevano agitarsi nell'atmosfera gassosa che lo circondava.
Un sensore si mise a ronzare, segnalando la tensione cui l'attrazione gravitazionale del pianeta stava esercitando su di loro.
"E' quasi un quarto della massa del sole terrestre" - stimò lei.
"Magnifico" - commentò Laz alle sue spalle - "Ma non ci porta un millesimo vicino alla nave nemica. Sei sicura delle rilevazioni?"
"Assolutamente" - disse T'eyan - "Ma... La gravità esercitata in questo punto è molto forte..." - esaminò le letture dei sensori, poi rialzò lo sguardo:
"Troppo! Dove c'è questo asteroide dovrebbe esserci una lacuna di Kirkwood!"
"Una cosa?"
"Voi umani dovreste chiamarle così, no? Sono regioni relativamente vuote nelle fasce di asteroidi. Qualunque oggetto in quelle regioni viene attirato nella massa del pianeta maggiore"
"Diventa una meteora, che colpisce la superficie?"
"Dubito molto che con la pressione dell'atmosfera di quel pianeta, un asteroide riesca ad arrivare a colpire la superficie. Ma questo non ha nessuna importanza"
Le sue mani si strinsero di nuovo sulla cloche, che si piegò docilmente. Il piccolo velivolo fece un balzo in avanti, correndo verso la superficie polverosa di un cratere.
"Sei impazzita?"
"Può darsi. Ma è troppo tardi per scendere!"
ooo
Sandeker s'irrigidì. Cosa diavolo...?
"Che succede?" - domandò Ilya, sentendo l'esclamazione dell'umano.
"Uno dei workbee ha cambiato la rotta!" - rispose lui - "Sta andando a schiantarsi!"
"Ancora K'Tar??"
"No... E' T'eyan, stavolta!" - urlò - "Ma cosa credete, che si stia giocando, qui?"
Ilya tacque, cosa di cui Sandeker le fu grato. Mormorando una maledizione fra i denti, piegò la cloche mettendosi sulla scia dell'apparecchio. Accelerò al massimo. Doveva agganciarlo, in fretta, prima di vederlo schiantare sulla superficie. Quegli apparecchi non erano ancora stati pagati!
Sulla consolle ronzò il segnale di chiamata. Il suono lo distrasse. Kasut stava chiamando, ma il suo compagno non ricordava che doveva tenere il silenzio radio?
Ignorò i segnali di Kasut. Non c'era tempo per una chiacchierata! C'era un solo modo di fermare la vulcaniana. Il pollice guantato dalla tuta ambientale scoperchiò il comando di sparo.
"Ma che cosa stai facendo?" - gridò Ilya - "Vuoi spararle?"
"Voglio solo disabilitare il motore del workbee! Poi la tirero' via con il rampone magnetico!"
Sulla consolle comparve la griglia di tiro, sul quale si disegnò la sagoma dell'apparecchio. C'era poco spazio, ormai, doveva sparare e tirare la cloche, o sarebbe stato trascinato anche lui verso la roccia. Calcolò la mira.
"Fuoco!"
Un raggio partì. Di fronte a lui, il workbee di T'eyan scartò lateralmente, evitò il colpo. Il raggio la superò, svanì nella roccia.
"Ma... Non aveva perso il controllo, allora!" - disse Ilya - "Lo ha fatto di proposito..."
Dirk tirò la cloche. Il suo apparecchio scricchiolò, la pressione sugli smorzatori inerziali era sopra il livello di guardia, ma non vi badò.
Puntò verso l'esterno, la sua visuale si riempì del pianeta rosso sopra di lui.
Piegò di nuovo la cloche verso la roccia. Si rese conto che l'apparecchio di T'eyan era scomparso alla vista. Non c'erano detriti. Ma dove...?
Capì. Il suo colpo di faser avrebbe dovuto sollevare rocce, sprigionare gas.
"E' un ologramma!" - esclamò - "L'intero asteroide è un ologramma!"
"Sei... Sei sicuro?" - fece Ilya.
Il ronzio del segnale di chiamata si spense. Si accorse che Kasut e l'orioniano lo avevano raggiunto. Dovevano avere visto l'intera scena, pensò Dirk. Quindi, dovevano sapere cosa fare.
Premette leggermente la cloche. La roccia balzò in avanti, verso di lui.
"Kasut, amico mio..." - pensò Dirk, intensamente - "Non seguirmi subito. Se mi sbaglio, tua moglie non mi perdonerà mai."
Ormai poteva vedere il pulviscolo misto a pietra.
Ilya gridò. Davanti ai loro occhi si parava una parete di roccia e pulviscolo...
"E' un ologramma" - ripeté Dirk - "E' un ologramma, un ologramma, un ologramma..."
Era arrivato. Involontariamente, chiuse gli occhi.
Li riaprì. Era dall'altra parte.
Davanti a lui c'era una nave ferengi.
E stava trascinando dentro di sé il workbee di T'eyan, con un raggio traente...
Luogo : Starbase 375, Ufficio dell'Ammiraglio Panjari
L'uomo anziano fissava il volto quasi inespressivo del suo interlocutore. Gli occhi scrutavano i lineamenti simili a quelli di una statua con evidente fastidio. "Comandante, la sua trappola è scattata a vuoto, mi risulta non sia riuscito ad avvicinarsi minimamente ai suoi 'pericolosi' criminali, tanto meno è riuscito a fare luce sui suoi sospetti circa una fantomatica nave che avrebbe 'dissuaso' la USS Parsifal durante un attacco"
"Signore, con il dovuto rispetto, la Drakan è menzionata in diversi rapporti, tutti regolarmente registrati a Memory Alpha, quanto al comportamento della Parsifal, le indagini hanno evidenziato che non si è trattato di ammutinamento volontario quanto di 'bizzarria dei sistemi', visto che una nave non può ragionare autonomamente, le supposizioni circa un intrusione nei sistemi conferma la relazione sulla capacità di questa nave. Peculiarità che farebbero molto comodo alla flotta!"
Zhep Korkon porse il DiPadd all'ammiraglio maneggiando lo strumento con inusuale delicatezza malgrado la robustezza delle sue tozze dita.
"Non sto chiedendo al comando di flotta il permesso di portare avanti una caccia a dei fantasmi, sto chiedendo la possibilità di portare a termine la ricerca di un pericolo per la flotta stessa, se la Drakan finisse in mani sbagliate, sarebbe un grosso pericolo per tutti, provi ad immaginare gli effetti di qualcuno in grado di bypassare i sistemi di una flotta di unità federali. Abbiamo già visto in passato la facilità con cui una nave con insegne della flotta abbia potuto destabilizzare l'opinione di altre civiltà nei nostri confronti e non possiamo sempre contare sulla capacità di un Jean Luc Picard per risolvere la crisi, nella flotta ci sono sicuramente tanti ottimi capitani, ma è anche vero che purtroppo ci sono alcuni mediocri ufficiali che hanno il comando di una nave in funzione del loro lungo ruolino di servizio, a volte grazie ad un costante servizio di pattugliamento di zone pacifiche"
"Comandante, le vorrei ricordare che non sono passati poi molti anni dalla guerra con il dominio, in quel conflitto sono state impegnate quasi tutte le forze federali!"
"Come ha appena detto... quasi tutte, la flotta è stata ricostruita e diverse unità sono state riassegnate. Quante promozioni lampo sono state fatte proprio per rimpinguare le nostre fila? Mi ricordo molto bene cosa è successo in quegli anni, e ricordo che anche in quel caso eravamo quasi stati cancellati dal nostro settore. Cosa sarebbe accaduto se i mutaforma avessero potuto contare dalla loro parte una nave come la Drakan? Chi forniva i 'fondatori' di Ketracel bianco? Certo i più grossi produttori erano i Son'a, ma le indagini hanno portato alla luce un traffico ben più vasto e nascosto..: Xarantine, Nevestad, Klaestron... e questi sono solo tre pianeti di cui abbiamo informazioni, sappiamo che gli Orioniani hanno fornito enormi quantità durante l'embargo predisposto con il campo minato attorno al wormhole."
"Voci, sempre e solo voci! Voglio qualcosa di più concreto se pretende che io presenti al comando la sua richiesta, fino ad ora quello che mi ha presentato è un variopinto fumo, nulla di realmente confutabile"
L'ammiraglio sorrise soddisfatto nel suo gioco volto a disgregare le argomentazioni della statua vivente.
"Vuole dei dati? Non deve far altro che accedere ai diari di bordo. Se non le bastano quelli della Parsifal, può controllare anche la Waterloo, inviata tempo fa su Risa ad investigare su alcuni fenomeni. I diari dell'equipaggio riportano diverse volte il nome di un certo Jolar'Nat, che a sua volta riconduce ad altre registrazioni sulla Drakan."
L'ammiraglio sollevò lo sguardo dal DiPadd fissando nuovamente l'altro federale "E come mai non ci sono più informazioni sulla Drakan da diverso tempo? Dai suoi documenti, sembrerebbe svanita nel nulla... perchè preoccuparsi per una nave distrutta chissà dove?"
"Non abbiamo nessuna conferma circa una sua ipotetica distruzione, Signore, sono portato a credere che abbia subito un refit o che il suo equipaggio si sia reimbarcato su un'altra nave. E le informazioni che sono riuscito ad avere comprendono la sparizione di un ufficiale della flotta, il Capitano Weaver"
"Chi è?" Lo sguardo meno tracotante lasciava intravvedere l'interesse che stava destandosi nell'anziano ufficiale.
"Era il capitano della USS Princess, ho avuto modo di conoscerlo diversi anni fa, quando ho prestato servizio sulla sua nave, posso farle avere il rapporto, visto che mi trovavo su quella unità".
"Quindi ha visto questa Drakan con i suoi occhi?"
"No, la mia missione era ormai al termine, la Princess è stata catturata. Nel rapporto del capitano Blanc si parla di una navetta scomparsa in una singolarità temporale. La descrizione dell'equipaggio coincide con alcune persone presenti al Tortuga Bar, prima che venissi atterrato con qualche trucco da stregone!"
"Cosa conterebbe di fare allora se avesse l'appoggio della Flotta Stellare?"
"Siamo riusciti a far infiltrare un nostro agente, sembra sia riuscito a prendere contatto con un certo Korath, secondo le informazioni sembra si stia preparando qualcosa di particolarmente goloso nell'ambiente orioniano, il piano è di preparare una trappola, se tra i vari pesci dovessero esserci anche coloro che cerco, avremmo messo a segno un buon punto, in caso contrario, potremmo avere accesso ad informazioni molto preziose!"
Luogo : Nave Minerva
Data Terrestre: 09/06/2385 Ore 20.00
Per la prima volta, da giorni, Nathan Weaver si sentiva lucido e padrone di se'. Per qualche ragione la nuova dottoressa non era venuta a dargli il solito sedativo. Probabilmente la situazione si era aggravata, e non avevano tempo di occuparsi di lui - penso'. Da quel poco che aveva sentito, il computer vivente che controllava la nave era sotto attacco. Peggio per quei pirati. Non si sarebbe certo lasciato sfuggire quell'inaspettata opportunita' di fuggire.
Con abilita' Nathan forzo' la porta della sua cabina e si diresse subito verso l'hangar.
I corridoi erano deserti. Probabilmente Sorellina doveva aver smesso di generare personaggi olografici per far meglio fronte all'emergenza. Non che quei simulacri lo preoccupassero. Svolgevano i compiti di cui lo scarso equipaggio non si poteva occupare, e non erano programmati per impedirgli la fuga, ma il fatto che fossero assenti era un segnale in piu' della gravita' della situazione.
Arrivato nell'hangar, Nathan scarto' subito l'idea di impadronirsi di una delle lucenti navette della Maddaki. Quel Sandeker non era certo stupido; probabilmente erano ben sorvegliate, almeno fino alla conclusione della vendita.
Fortunatamente aveva una seconda scelta. La MorganA era nell'angolo piu' buio dell'hangar. Sembrava quasi che la vecchia navetta volesse nascondersi dalle sue giovani e scintillanti sostitute, vergognandosi delle ammaccature conquistate in battaglia e della vernice scrostata che rivelava chiazze di un rosa acceso, frutto di una verniciatura piu' vecchia.
Weaver sali' al posto di guida ed attivo' la procedura di decollo. L'hangar si apri' docilmente al suo segnale. L'indisciplina e la disorganizzazione dei pirati giocavano ancora una volta a suo favore. Non sarebbe stato altrettanto facile impadronirsi di una navetta ed andarsene, con i severi protocolli di sicurezza che venivano applicati sulle navi federali.
Aspetto' di essere lontano dalla Minerva, prima di rilassarsi un po'. Era libero, finalmente. Non aveva idea di in quale zona di spazio si trovassero o se sarebbe riuscito a raggiungere un pianeta abitato, ma era di nuovo libero.
Questa volta non avrebbe permesso che lo ricatturassero, e che quella donna lo manipolasse ancora con le sue assurde storie. L'ultima poi, era incredibile. Non era possibile che i suoi vecchi amici, i suoi stessi compagni, lo volessero morto, e che razza di ammiraglio poteva pagare dei pirati per proteggerlo? Doveva essere stato proprio male per averci creduto.
Una zampa pelosa, munita di aguzzi e letali artigli, gli strinse forte la spalla. Nathan volto' la testa di scatto, e si trovo' a fissare allibito Gas.
Il felinoide aveva il pelo arruffato e gli occhi gonfi di sonno. - C'e' una tazza di caffe'? - bofonchio'.
- Non e' possibile!!! - esplose Nathan. - Che ci fai qui?!?
- La MorganA e' il luogo ideale per un pisolino, con tutta la confusione che c'e' in giro. E poi ritengo piu' saggio stare lontano da Aldea. Magari le viene la sgradevole idea di costringermi a salire su uno di quei nuovi giocattoli e di spedirmi la' fuori a combattere... Ehi, ma noi siamo la' fuori!!! - esclamo', rendendosi conto solo allora che erano nello spazio.
Guardo' Nathan, e un sorriso complice gli si allargo' sul muso. - Stai fuggendo di nuovo, vero?
- Non mi riporterai indietro!
- Non ne ho la minima intenzione - ribatte' placido il felinoide, sistemandosi nella poltrona accanto alla sua.
- Stai cercando di ingannarmi. Lo sanno tutti che sei lo schiavetto di Aldea e che non la tradiresti mai.
- E chi la tradisce? Ho pur il diritto di pensare alla mia pelle. La Minerva non e' certo il luogo piu' sicuro dove restare in questo momento, ed io devo conservare il piu' possibile le mie nove... no, otto, vite. Ti ho mai raccontato come ho perso la prima? Allora... Ero sbarcato su...
Luogo : Cintura di asteroidi
Data Terrestre: 09/06/2385 Ore 20.00
Era arrivato. Involontariamente, chiuse gli occhi.
Li riaprì. Era dall'altra parte.
Davanti a lui c'era una nave ferengi.
E stava trascinando dentro di sé il workbee di T'eyan, con un raggio traente.
"Che succede?" - Ilya si sporse alle sue spalle.
"Succede che li hanno presi, maledizione!" - le rispose Dirk - "Hanno preso T'eyan e quell'altro, ...L'umano."
"Lazarus" - suggerì la deltana, meccanicamente - "Che facciamo, adesso? La sorpresa."
"Lo so!" - troncò Dirk - "Ci sto pensando!"
L'attacco di sorpresa era andato a rotoli, questo era fuori questione. Dirk non perse tempo a chiedersi se avevano intercettato il tentativo di chiamata di Kasut o avessero semplicemente visto i loro workbee uscire dalla Minerva.
Quello che importava, adesso, era che il loro piano era fallito. Accanto a lui adesso c'erano gli altri due workbee. L'ingegnere orioniano e Kasut lo avevano raggiunto. Adesso erano in tre, allineati come alla partenza di una gara.
Il workbee di T'eyan stava venendo rapidamente risucchiato all'interno della nave orioniana. Ormai era vicinissimo.
"Con il raggio traente non potranno prendere più di uno di noi per volta" - decise Dirk - "Se saremo di nuovo nel campo di asteroidi quando T'eyan e Lazarus saranno sulla nave nemica, non potranno prenderci tanto facilmente!"
"E li abbandoniamo così?" - urlò Ilya, inorridita - "Non possiamo..."
"Forse non potrai tu, ma io non sono uno di voi!" - esclamò Dirk. Le sue dita si mossero rapidamente sulla tastiera, impostando la nuova rotta.
"Non posso permettertelo" - Una nota metallica nella voce di Ilya gli fece gettare uno sguardo all'indietro.
"Che diavolo...?"
La bocca del fucile faser era puntata dritta contro la sua testa. Alzò lo sguardo. Nel vetro del casco, lo sguardo della deltana era freddo e deciso.
Dirk si maledisse mentalmente. Nella posizione in cui era, impacciato dalla tuta extraveicolare, non aveva alcuna possibilità di strappare il fucile faser alla ragazza:
"Sei impazzita?"
"Io non mollo i miei compagni" - rispose la deltana, lentamente - "Non l'ho mai fatto. E non lo farai neanche tu..." - lo sguardo di lei si posò per un istante sull'arma. Le sue labbra si dischiusero in una specie di sorriso malato:
"E' uno dei tuoi fucili." - rilevò - "Uno di quelli che tu ed i tuoi amici avete portato a bordo, che ci avete insegnato ad usare. Non vuoi vedere se siamo diventati abbastanza bravi?"
"No, non ci tengo particolarmente. Soprattutto se il bersaglio sono io" - rispose Dirk, secco - "Ma non sono io il nemico, maledizione! Il nemico è su quella nave!"
"Non me lo sono dimenticato. Ma dovrai ricordarti anche tu che quelli sono anche i tuoi nemici." - lo sguardo di lei accennò verso fuori - "Chiaro?"
"Ma che pensi che io possa fare, maledizione? Dare l'assalto da solo a quella nave?"
"C'è almeno chi ci sta provando!" - gli urlò contro Ilya, accennandogli verso l'esterno.
"Che vuoi dire...?" - Dirk si voltò e sbarrò gli occhi. Uno dei workbee non era più al fianco del suo.
"K'Tar!" - esclamò - "Non è possibile! Di nuovo lui!"
Il workbee dell'orioniano era un punto luminoso scagliato come un proiettile contro lo scafo. La navicella scagliava sottili frecce faser contro la nave nemica, contro la bocca aperta dell'hangar navette che stava per ingoiare il workbee di T'eyan. Le mani di Dirk si aggrapparono al joystick, mentre dentro di sé l'umano malediceva la propria imprevidenza.
Avrebbe dovuto capire che quell'orioniano sarebbe partito all'attacco, così.
Sentì un movimento, si voltò. La navetta di Kasut era partita a sua volta.
Che cosa diavolo stava prendendo tutti?
Dirk bestemmiò, cercando di cincischiare sul pulsante di comunicazione:
"Kasut, dannazione!" - urlò - "Non farlo! Non anche tu!"
Ma il suo amico non rispose. Dirk rialzò lo sguardo. La nave ferengi stava cominciando a reagire all'attacco. Raggi faser riempivano il cielo, come lampi di una tempesta che circondavano le navette. I workbee scansavano i raggi attaccando in rapidità la nave, accostando per poi rifuggire veloci, come microscopiche baleniere contro un'enorme Moby Dick.
"Dobbiamo aiutarli" - disse Ilya - "Non possono farcela da soli a liberare T'eyan"
"Mille volte maledizione, Kasut, perché ti sei messo in mezzo anche tu?" - pensò disperatamente Dirk. Ma quella ragazza aveva ragione, i suoi amici non ce l'avrebbero mai fatta da soli.
Prese un respiro, e premette sul joystick. La navetta dette un balzo in avanti. Dirk puntò verso la nave maggiore, aumentando al massimo la velocità per muoversi lungo la dorsale del mostro. Un punto debole, pensò Dirk, quella nave doveva avere un punto che loro potessero attaccare.
Di fronte a lui, la schiena lattiginosa della nave ferengi specchiò la scia luminosa dei raggi che si incrociavano. La navetta di T'eyan era quasi dentro la nave ferengi. Dirk calcolò la mira, puntò, sparò. Lo scudo dei campi di forze per un istante si illuminò ferendogli gli occhi, mentre assorbiva l'energia del suo faser. Dirk tirò a sé la cloche. Il workbee si inarcò verso l'alto, curvò di nuovo lungo lo scafo, saggiando con il faser lungo le difese della nave nemica.
Dirk sbatté le palpebre. Cosa...
Una esplosione. Una nuvola di detriti si estinse rapidamente nel vuoto spaziale. Era strano vedere e non sentire nulla, nulla se non il dolore feroce, agli occhi e dentro l'anima, di qualcuno che era stato colpito.
Colpito a morte.
"Maledetti!" - urlò Dirk. Gli occhi iniziarono a bruciargli, di rabbia e di dolore...
"Dio, fa che non sia Kasut..." - pensò l'umano.
Luogo : Cintura di asteroidi, nei pressi della nave Ferengi
Data Terrestre: 09/06/2385 Ore 20.05
"Dio, fa che non sia Kasut..." - pensò l'umano.
Se Dirk avesse mai posseduto una anima religiosa, o comunque avesse prestato fede verso qualche divinità, sicuramente avrebbe investito qualche parola di ringraziamento quando l'auricolare nel casco riportò una voce familiare: "Dirk riprendi!! Alza il muso!"
Sandeker si riprese dal torpore mentale accorgendosi di essere ormai fatalmente vicino alla superficie della nave nemica. Coinvogliò ogni oncia di forza tirando a se la barra di controllo ed aumentando i piccoli motori del workbee.
Lo sforzo dell'umano sembrava vano, le rigide regole della fisica combattevano le flebili speranze del pilota. Il piccolo guscio si sarebbe schiantato contro la paratia in un silenzioso quanto impressionante scontro di metallo contro metallo quando improvvisamente una piccola esplosione lacerò la nave sotto la punta del workbee, l'aria che ne scaturì fornì la spinta necessaria a prendere distanza dalle paratie esterne.
=/\= Tutto a posto Dirk? =/\=
Sandeker sorrise girandosi verso l'origine della salva che aveva contribuito alla salvezza del workbee: "Grazie fratello... te ne devo una!"
=/\= Sono ancora in credito =/\= Il volto dell'amico incorniciato dalla particolare tuta gli rimandò un sorriso. Dirk sollevò la destra portando due dita vicino al casco in un cenno di saluto, una leggera fitta fece tornare la sua attenzione al piccolo spazio che condivideva con l'altro essere umano: le spalle di Dirk trasmisero una sensazione di ovattato dolore causato da Ilya che stava stringendo le sue mani sulla tuta dell'umano sin da quando il velivolo di K'Tar era stato distrutto.
"Tesoro, ti dispiacerebbe non trapassarmi le spalle? Capisco avere paura, ma adesso potresti lasciarmi andare... o devo pensare che ti stia 'attaccando' a me?"
Il tono scanzonato di Dirk lasciava trapelare la scarica adrenalinica che cominciava a scemare dentro di lui.
"Neanche se fossi l'unico uomo nell'arco di un parsec, quindi toglitelo dalla testa!"
Dirk sentì immediatamente la pressione alle spalle svanire, sostituita dal suono egualmente fastidioso del phaser che toccava il casco della tuta.
"Non c'è bisogno di fare la gelosa, quando torneremo alla nave, ti permetterò di chiedermi un appuntamento, ora metti giù quell'arnese, abbiamo un lavoro da sbrigare!"
Sandeker lanciò nuovamente il piccolo velivolo in una corsa lungo lo scafo ferengi, l'altra navetta aveva regolato la propria velocità per posizionarsi di fianco.
"Socio, usa i tuoi sensori vediamo se questa bestia ha qualche punto debole" Dirk attivò la strumentazione sperando che la potente strumentazione, in grado di identificare le minime perdite sullo scafo di una nave, desse una mano a localizzare i punti deboli nella corazza.
"Dobbiamo trovare un sistema per entrare, ogni idea è la benvenuta"
"Perchè non utilizziamo il buco che ha fatto Kasut?" Ilya espose la sua domanda come se avesse appena pronunciato una formula magica.
"Per il semplice motivo che sicuramente tutti i sensori saranno puntati in quella zona per controllare che non ci sia sotto qualche tranello, e certamente li' dentro ci sarà almeno una dozzina di armi spianate."
"Ed allora cosa facciamo?"
"E' quello che vorrei sapere. Forse mi sta venendo una idea... Socio, ti ricordi quella volta a Rashanar?"
=/\= Sei diventato matto? Ho giurato a Phanat che non avrei più rischiato in quel modo di farla diventare la mia prima vedova =/\=
"Ed anche l'ultima amico mio, comunque stavolta scommetto soldi miei! Andiamo!"
Dirk portò il workbee in prossimità di quello che i sensori rilevarono una delle parti meno robuste ed in prossimità di uno dei condotti di trasferimento dati. Attivò le morse magnetiche saldando il piccolo velivolo allo scafo ferengi, quindi aprì la calotta prese un contenitore con alcuni attrezzi iniziò ad armeggiare con il sistema di alimentazione.
"Cosa stai facendo? Sei impazzito? Così saltiamo in aria tutti e due!"
Ilya fissava il terrestre con aria sgomenta, la mano nervosamente stava puntando per l'ennesima volta il phaser verso di lui.
"Mettilo giù, l'hai detto tu stessa, dobbiamo aiutare T'eyan, e non credo che le sue speranze possano migliorare se mi spari!"
Cercando di mantenere un tono tranquillo, Dirk attivò il dispositivo di comunicazione a medio raggio e fece un cenno verso l'altro workbee.
"Kasut, avvicinati di più... ecco piano, ci sei!"
Posò una mano su un pannello ed estrasse un cavo da traino, un capo lo agganciò al modulo fissato alla parte posteriore del mezzo
"Adesso ascoltami bene, afferrati al workbee di Kasut ed andate al sicuro, io arrivo tra poco"
"Non ci penso nemmeno, non mi fido di te, sei capace di scappare appena ci saremo allontanati"
"Non ho nessuna voglia di perdere tempo a discutere, attaccati o ti prendo a calci e ti mando a svolazzare fino alla fine dei tuoi giorni!"
Dirk si mosse velocemente afferrando il phaser, con una torsione lo strappò via dalla mano di Ilya e lo puntò verso di lei. La donna rimase un istante a fissarlo come se volesse trafiggerlo con lo sguardo, quindi si sistemò riluttante sul modulo afferrandosi alle maniglie che correvano lungo la struttura di servizio.
"Giuro che se ti riesco a mettere le mani addosso me la paghi!"
Con un sorriso sarcastico Dirk annuì "Sicuro, adesso aggrappati e tieni la bocca chiusa!"
Fece cenno all'amico di allontanarsi. Kasut annuendo attivò i propulsori e portò il workbee a distanza di sicurezza mentre Sandeker tornò ad armeggiare ai sistema del piccolo velivolo.
Ilya appollaiata veniva trascinata in salvo, gli occhi rimasero fissi sulla figura umana che stava armeggiando, sicura che presto l'avrebbe visto rientrare nel guscio per allontanarsi dalla nave. Pochi istanti dopo, un bagliore costrinse la donna a chiudere gli occhi per proteggerli. Diversi pannelli dello scafo erano stati divelti e l'aria all'interno aveva iniziato a disperdersi nello spazio.
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Luogo : Nave Minerva
Lanaari e Modred Leha avevano tentato in tutti i modi di ripristinare le configurazioni originali di Sorellina, la frustrazione dipinta sul volto delle due donne mostrava quanto ogni sforzo avesse prodotto un risultato inferiore alle aspettative, il complesso sistema della nave era ancora menomato.
"Situazione?" La voce di Aldea fece trasalire Lanaari, Leha si limitò ad alzare le braccia prima di rispondere: "Siamo ancora in alto mare, appena riusciamo a riconfigurare qualche routine, altre vanno in sovraccarico. Se riusciamo a riallineare le matrici logiche saltano quelle di controllo. Avremmo bisogno di una squadra di ingegneri al completo per poter tenere sotto controllo tutto"
=^= Oppure di una mano dall'interno =^= La voce di Cyd risuonò nella sala computer
"Certo, peccato che Sorellina non sembri intenzionata a collaborare" Modred si voltò infastidita
=^= Lei non può collaborare, ma io si =^=
"Cosa intendi dire? Non avrai in mente qualche sciocchezza vero?"
Lenaari si avvicinò velocemente al terminale su cui era stato riversato Cyd nel tentativo di recuperare Sorellina
=^= Non ho una mente, quindi non la tua domanda non ha senso ... =^=
La voce si interruppe improvvisamente, contemporaneamente ogni pixel sulla superficie del terminale si spense, come se una mano invisibile avesse staccato la fonte di alimentazione.
"CYD... che accidenti stai facendo"
Silenzio
Aldea si portò immediatamente vicino all'altra donna: "Cosa succede? Dove è finito?"
"Vorrei saperlo anche io, temo di avere una vaga idea, ma sarebbe una pura follia!"
=^= No, non è follia, era l'unica opzione possibile... =^= La voce di Cyd tornò più forte di prima sprigionata dai diffusori sonori della nave, l'illuminazione sembrò aumentare ed il ronzio dei sistemi ambientali di emergenza cessarono istantaneamente.
=^= Voi la fuori non potevate fare nulla, l'hai detto tu stessa, dall'interno è molto più facile! Ho trovato dei sottoprogrammi difensivi di Sorellina, sto cercando di riallineare tutto, mi ci vorrà del tempo ma dovrei riuscire a riassemblarla. Intanto sto ripristinando i servizi essenziali ed offensivi."
Aldea si intromise: "Lascia stare Sorellina, abbiamo una priorità, dobbiamo recuperare il mio equipaggio ed i vostri amici, se Dirk ha ragione, l'unica cosa intelligente è abbordare la base, in mezzo agli asteroidi e cercare al suo interno il nostro assalitore!"
ooo
Luogo: Cintura di asteroidi, nave Ferengi
I portelloni della nave si erano aperti, un piccolo sciame di unità automatiche erano fuoriuscite per analizzare i danni e riparare il grosso del danno provocato da Sandeker.
Kasut aveva spinto al massimo i controlli facendo letteralmente balzare in avanti il workbee poco prima che le pesanti paratie si richiudessero, l'appontaggio non fu dei più delicati provocando diversi lividi alla sua improvvisata passeggera.
L'hangar si richiuse con un rumore sordo mentre l'aria tornava ad essere pompata dentro l'ampia sala.
Ilya si rialzò dolorante: "Se questo è il modo che usate alla Maddaki per 'parcheggiare' dovreste prendere voi qualche lezione!"
"Nessuno ti ha promesso un viaggio in prima classe. Lamentati con la direzione, la prossima volta"
Kasut si districò dall'abitacolo malandato sgranchiendosi gli arti, le sue dimensioni davano l'impressione che fosse impossibile far stare l'alieno in un modulo progettato per un umanoide.
Aveva finito di sganciare i blocchi della tuta, togliendosi l'ingombrante indumento quando Ilya si lanciò verso di lui urlando: "Stai giù!"
Un paio di bolas ferengi passarono ronzando sopra la sua testa, l'impatto aveva provvidenzialmente tolto Kasut dalla traettoria dell'arma nemica.
La caduta dei due terminò poco più avanti, un ferengi aveva estratto la sua arma, sogghignando la stava puntando verso i due naufraghi.
"Bene bene, il Daimon mi premierà sicuramente per questo bottino inatteso, sia che vi consegni vivi, sia che vi uccida, a voi la scelta."
Un altro ferengi raccolse da terra le due forme sferiche da cui scaturivano le bolas e si avvicinò al suo simile ridacchiando.
Kasut si rialzò fissando i due bassi ominidi, dopo un istante di perplessità iniziò a sorridere: "Non ci conterei troppo su un premio, però posso assicurarvi che se posate le armi, non vi faremo male, il mio amico che sta mirando dritto verso la testa di uno di voi"
"E' un trucco fin troppo vecchio, noi ferengi siamo più furbi, se ci girassimo tu potresti saltarci addosso e cercare di disarmarci"
Il più anziano dei due, con aria di sfida mosse l'arma puntandola dritta verso la testa di Kasut, l'altro cercando di non farsi notare diede una rapida occhiata alle proprie spalle, girandosi subito digrignando i denti.
"Proprio così, non c'è nessuno! Bel tentativo ma ti è andato male"
Un contenitore piombò sui due ferengi, Dirk saltò giù da una passatoia che portava alla sala controllo della stiva, travolgendo il più giovane dei carcerieri e distraendo quello più anziano. Kasut contemporaneamente balzò in avanti, il secondo ferengi perse la sua arma e colpì duramente il pavimento, perdendo i sensi.
"No ho detto che dietro, io detto lui teneva mira di voi." Kasut sollevò un sopracciglio e controllò il dispositivo traduttore, quindi lo lanciò per terra con un gesto di stizza: "brutto affare, questi no durano nulla"
"Oppure sei tu che non sei capace di prenderti cura di loro?!" Dirk fece una smorfia di scherno verso l'amico.
Kasut sembrò accusare il colpo: "Tanto no servono, io dico sempre che inutili"
"Certo certo, io Tarzan, tu Kasut" replicò l'amico
"Se aveste finito di giocare, dobbiamo andare a cercare T'eyan, non abbiamo tempo per fare merenda" Ilya, toltasi la tuta stava armeggiando con il terminale per aprire le porte che davano sull'interno della nave.
I pannelli scivolarono pesantemente di lato con un sibilo dovuto alla differenza di pressione tra il corridoio e l'hangar. Dirk prese un'arma ferengi, restituendo il phaser ad Ilya, quindi il terzetto attraversò velocemente l'arco, fermandosi subito dopo.
Le armi del trio toccarono terra quasi contemporaneamente mentre cinque paia di occhi li stavano fissando con ferocia e diverse armi da fuoco si alzavano verso di loro.
Dei colpi secchi spezzarono l'immobilità del corridoio, una figura emerse imponente dall'ombra applaudendo.
"Ottimo ingresso, mi piace osservare che vi siate sforzati tanto per venire alla mia piccola festicciola, benvenuti a bordo"
Luogo : Nave Minerva
Data Terrestre: 09/06/2385 Ore 21.45
Aldea aveva preso posto sulla sua poltrona, non si era propriamente accomodata, seduta sul bordo anteriore era protesa in avanti come se tentasse di agguantare con le mani il nemico che aspettava la Minerva al varco.
"A piena forza! Che comincino a pregare i loro dei se hanno torto un solo capello a qualcuno dei nostri!" Il Capitano aveva sibilato la sua minaccia con un odio ed una tale intensità da raggelare il ridotto personale di plancia.
Khetta entrò in plancia sorridendo, la palpabile tensione le cancellò immediatamente l'espressione compiaciuta. Avvicinatasi ad Aldea la mise al corrente delle novità: "Abbiamo recuperato un'altra parte delle funzioni, abbiamo degli artigli affilati, pronti a graffiare al tuo comando."
Aldea si girò verso la tellarita "Giusto in tempo. Avvisa tutti che stiamo per buttare un boccone indigesto nelle fauci del lupo"
Modred alzò lo sguardo dal monitor della postazione tattica, sollevata per le novità riportate dalla Tellarita: "Era ora che arrivassi, non mi trovavo a mio agio ad occuparmi di armi così potenti, questa configurazione poi! Non ci capisco molto, non vorrei far sovraccaricare i sistemi e rischiare di mandarci in pezzi".
Con un gesto invitò Khetta a prendere il suo posto senza interrompere il consueto fiume di parole. "Già la federazione ha un sistema di puntamento idiota, adesso poi che abbiamo un computer a metà servizio, devo effettuare non so quante migliaia di operazioni solo per puntare discretamente su un bersaglio. A proposito, qualcuno mi può spiegare perchè stiamo puntando su un asteroide ipertrofico? Non credo che quel sassolone possa farci male, ci basterebbe passargli lontano e..."
"Basta così Leha! Prepararsi all'abbordaggio, ti voglio pronta a saltare al mio ordine. Khetta, procedi tu con i sistemi d'arma. Quello che sembra un asteroide, sicuramente è una mimetizzazione! Le navette sono scomparse in prossimità e non ci sono residui sospetti"
La tellarita si avvicinò alla consolle lasciando il tempo a Modred di spostarsi, questa non perse l'occasione per dimostrare il proprio disappunto: "E lo sapevo, ci andremo a schiantare contro delle rocce ed io sarò in prima fila. Uno di questi giorni mollo tutto e torno al mio normale lavoro, almeno decidevo da sola..."
Luogo: Nave Ferengi
I tre prigionieri erano stati accompagnati gentilmente fino ad un angusto spazio ricavato dalla stiva. I polsi del trio erano stati bloccati da ceppi metallici, il polso destro di Dirk era stato agganciato a quello sinistro di Kasut, a quest'ultimo era stato bloccato l'altro arto con quello opposto di Ilya. Le due estremità erano bloccate da una morsa per il carico.
Dirk sollevò un sopracciglio cercando di identificare la figura che aveva platealmente fatto il suo ingresso nel corridoio in cui erano stati intrappolati.
"Il Dottor Livingston, suppongo?" Lo sguardo ironico del terrestre corse sulla figura, la pelle verde, i piercing e le cicatrici volutamente esposte non lasciavano dubbi sulla provenienza orioniana.
"Divertente, molto divertente per un reietto della flotta stellare! Povero Signor Sandeker, se ricordo bene, lei è rimasto Tenente JG per pura sfortuna vero? Che peccato che nella sua commissione ci fosse quell'andoriano. Chissà, magari ora sarebbe Tenente Comandante vero? Invece eccoti qua a fare da balia ad una nave di pirati pronti a morire."
"Vedo che hai imparato a memoria la lezione, non pensavo di essere una materia di studio così interessante" Le parole uscirono taglienti dalle labbra di Dirk, subito tacciate dal calcio di un phaser assestatogli nelle reni.
"Egocentrico come dal copione di una commedia Thalakian, mi dispiace colpire il tuo ego così in profondità... oltre al tuo fianco"
Un sorriso rapace ed un cenno verso uno degli aguzzini fece intendere quanto il discorso stesse divertendo il 'padrone di casa'
"L'incarico che mi è stato dato è di prendere possesso della Minerva e soprattutto del loro singolare computer. A quanto pare deve essere un aggeggio molto prezioso visto che i miei amici non hanno badato a spese per catturarla. Tu sei solo stato un diversivo, che però mi stuzzica particolarmente, come mai Toshiro Onikawara ha mandato una delle sue teste di serie in questo pezzo di nulla?"
Il sistema di diffusione sonora della nave si animò improvvisamente
=^= Parla Daimon Kop, oggetto in avvicinamento, collisione imminente, tutti ai propri posti =^=
I carcerieri corsero fuori dalla stiva per tornare ognuno ai propri compiti, l'orioniano ordinò a due ferengi di restare a guardia dei prigionieri.
Una parte del sistema informatico si attivò, il frammento di Sorellina che era riuscito ad introdursi durante l'aggressione riuscì ad interfacciarsi con il sistema, le luci della stiva si spensero immediatamente.
"Che accidenti sta succedendo ora? Rok, Pator! Andate immediatamente a controllare!" Nell'oscurità la voce dell'orioniano risuonò, il buio diede l'impressione che ogni onda sonora rimbalzasse sulle scarne pareti producendo una piccola eco. I due ferengi riuscirono a tentoni ad uscire guadagnando il corridoio fiocamente illuminato.
Kasut emettendo dei bassi brontolii si mise in azione, rilassò le sue membra, le quattro ossa dell'avambraccio si estesero riducendo lo spazio occupato nei ceppi che lo tenevano immobilizzato alle braccia degli altri due prigionieri, quindi scivolò fuori dalle costrizioni con pochi movimenti. L'orioniano sentì lo schiocco simile a quello di ossa che si slogavano ed avanzò nella semioscurità, non vide nulla finchè un lampo apparve nell'oscurità quando Kasut, lanciatosi a piena velocità lo investì con brutale violenza. Pur disorientato dall'impatto, l'orioniano riuscì ad artigliare qualcosa dando inizio ad uno scontro sul pavimento della cella improvvisata. Le luci tornarono repentinamente come erano sparite, le due figure a terra continuavano a tirarsi colpi.
Il lottatore dalla pelle verde estrasse repentinamente un disgregatore puntandolo dritto verso la faccia del suo contentende. Kasut si fermò per calcolare le opzioni che gli rimanevano.
Il dito dell'orioniano si contrasse leggermente lasciando presagire l'imminente getto di energia. Inaspettatamente le dita si rilassarono lasciando cadere l'arma, una mano si era posata sulla spalla dell'orioniano premendo su alcuni punti specifici, facendogli perdere i sensi.
"T'eyani, no sai quanto è contento di vedere te!"
Sorridendo alla pirata, Kasut prese senza tanti complimenti l'orioniano per la collottola e lo trascinò verso Ilya e Dirk che stavano cercando di liberarsi.
"Non è una informazione prioritaria, la cosa più logica è sbrigarsi ad uscire di qui e cercare una soluzione per contattare la Minerva, Lazarus è nel corridoio a controllare che la strada sia libera. Dobbiamo muoverci prima che sia troppo tardi"
Le porte si aprirono diligentemente lasciando uscire il gruppo dei pirati.
Luogo: Nave Minerva alcuni minuti dopo
"Rapporto?" Aldea fissava nuovamente Khetta. La tellarita aveva nuovamente esaminato ogni rettangolo della griglia che il computer sovrappose alla nave nemica, identificando ciascun settore analizzato dai sensori.
"Ci sono solo i segni dell'impatto con oggetti di piccole dimensioni, probabilmente una o due navette di servizio, sfortunatamente gli strumenti indicano che le placche delle paratie sono state già riparate, non ci sono particolari punti deboli, o almeno non riesco ad identificarne"
Come in risposta alle preghiere della tellarita, un portellone si aprì nella sezione posteriore della nave ferengi.
"Come non detto, qualcuno ha deciso di metter fuori il tappetino di benvenuto, Aldea, vuoi che provi ad avvicinarmi?"
"No, avviciniamoci più possibile, trovami segni vitali dei nostri e prepara un siluro, appena a tiro porta su i nostri e spara un regalino nello stomaco di quella nave!"
Luogo: Nave Ferengi, sala comando Hangar principale
"Perfetto! Fai decollare sta bagnarola, Socio!" Dirk chiuse il portellone di una navetta ferengi a medio raggio, Kasut attivò i motori facendo girare il tozzo velivolo su se stesso quando una figura irruppe nell'hangar:
"Fermi!! Aspettatemi!" T'Kar corse lungo il ponte portandosi a ridosso della navetta.
Ilya accortasi dell'arrivo del collega richiamò l'attenzione di Dirk.
Appena il portello si riaprì, l'orioniano corse verso l'apertura, invece di saltare dentro il velivolo, inaspettatamente lanciò una granata a concussione facendo perdere i sensi agli occupanti.
La navetta, senza controllo si piegò di lato urtando il ponte e fermandosi contro alcuni contenitori per le merci.
"Senza offesa, voi umani siete sempre stati degli stupidi"
Ad un suo ordine, diversi ferengi corsero dentro l'hangar abbordando la navetta, contemporaneamente l'inconfondibile scintillio quantico del teletrasporto avvolse Lazarus, Ilya e Kasut.
Dirk e T'eyan, privi di sensi vennero immediatamente afferrati dai bassi umanoidi mentre i generatori eressero gli scudi attorno alla nave.
Luogo : Nave Minerva
Data Terrestre: 09/06/2385 Ore 23.00
- Dove sono gli altri? E perche' questi sono svenuti? - ringhio' Aldea furibonda davanti ai corpi esanimi di Lazarus, Ilya e Kasut riversi sulla piattaforma del teletrasporto. Per quanto bruciasse dal desiderio di attaccare la nave nemica non poteva certo farlo con due dei suoi ancora a bordo!
Il pirata alla consolle degluti'. L'umore della capitana peggiorava ogni giorno di piu'. Appunto' mentalmente di cercarsi un altro ingaggio alla prima occasione, se ne fosse uscito vivo, prima di dire: - Li ho persi... e' successo qualcosa prima che riuscissi ad agganciarli.
Con suo sollievo, Kasut riprese i sensi, attirando su di lui l'attenzione della donna.
- Dov'e' Dirk? - chiese il dranakai, dopo essersi reso conto dell'assenza del suo compagno.
- Ancora su quella nave, insieme a T'eyan - rispose Aldea, cupa. - Si puo' sapere che e' successo laggiu'?
- Noi riusciti a fuggire, ma poi arrivato K'Tar...
- E' vivo? - lo interruppe Aldea.
- Si, ma lui invece fuggire con noi buttato granata in nostra navetta e BOOM! Poi solo buio. - Kasut scosse la testa, come se volesse scacciare il ricordo di quello che era accaduto.
=^= Una comunicazione dalla nave nemica =^= li raggiunse la voce impersonale del computer. Non era piu' quella, a volte infantile, a volte seria, di Sorellina, ma era diventata maschile, piu' matura e consapevole di se'.
Mentre raggiungeva in fretta la plancia, Aldea si chiese con una certa preoccupazione che cosa ne sarebbe stato della bizzarra intelligenza artificiale che governava la Minerva. Aveva lavorato a lungo per renderla adatta ai suoi scopi, ma non aveva previsto ne' l'attacco diretto contro di essa da parte dei loro misteriosi assalitori, ne' l'interferenza di Cyd, il computer portato a bordo dagli istruttori della Maddaki.
Aveva permesso il prevedibile tentativo di fuga dei Nathan Weaver e aveva affidato la copia di emergenza di Sorellina a Gas, sicura che il gattone avrebbe protetto entrambi i suoi investimenti, ma non aveva idea di come si sarebbe evoluta la Sorellina ancora a bordo.
Appena le porte della plancia si aprirono, la donna scaccio' quei pensieri. Aveva un'emergenza da affrontare, e non doveva lasciare che la collera o altre preoccupazioni influissero sulle decisioni che avrebbe dovuto prendere.
I suoi buoni propositi rischiarono di dissolversi come neve al sole quando fu accolta dalla sorridente faccia di K'Tar che occupava tutto lo schermo.
=^= Salve "capitano". Sorpresa di vedermi? =^= chiese l'orioniano, pronunciando la parola capitano con particolare disprezzo.
- Che vuoi? - replico' Aldea, senza dar segno di aver accolto l'insulto, mentre passava mentalmente in rassegna almeno una decina di modi per uccidere quel traditore, uno piu' doloroso dell'altro.
- Quanta fretta, "capitano". Non sei curiosa di sapere come sono riuscito a sopravvivere all'esplosione del workbee e perche' mi trovo qui? - chiese l'orioniano in tono offeso.
- Mi piacerebbe di piu' sapere perche' hai fatto in modo che catturassero T'eyan e Dirk - disse Aldea immaginando K'Tar contorcersi nella dolorosa agonia causata da uno dei piu' lenti veleni che possedeva.
- Perche' ti conosco, "capitano". So quanto tieni a quei disperati che hanno deciso di seguirti quando quel vigliacco di Jolar'Nat e' scappato, e so che non farai nulla che metta in pericolo la vita della vulcaniana. Non ti conviene neppure che accada qualcosa al prezioso emissario della Maddaki. Toshiro Onikawara prenderebbe la tua nave e la tua vita come risarcimento, se sono vere solo la meta' le voci che circolano su di lui. Venire a patti con i miei amici ti costera' molto meno.
Mi sono unito alla ciurma di quel fallito di Jolar'Nat per un motivo preciso. Quel Fend stava architettando qualcosa di grosso, e il mio compito era di scoprire di che cosa si trattava. In quello ho fallito, ma quando ho parlato ai miei amici di Sorellina, loro hanno pensato che fosse molto interessante.
Quando li abbiamo incontrati ho tentato un paio di volte di lasciare la Minerva senza bruciare la mia copertura, e quando i miei amici mi hanno teletrasportato a bordo della loro nave prima di far esplodere il mio workbee pensavo di avercela fatta, ma alla fine ho dovuto intervenire personalmente per evitare un altro fallimento.
Dato che non aveva piu' senso fingere la mia morte ho chiesto di condurre le trattative, cosa che mi e' stata prontamente concessa, visto che conosco fin troppo bene sia la nave che voi.
Non dovrai fare altro che permettere il completo accesso al vostro computer di bordo. Quando i miei amici avranno scaricato tutto e verificato i dati, vi restituiremo T'eyan e Sandeker.
Ta se' e se' Aldea maledi' Jolar'Nat e i suoi misteriosi piani che avevano portato K'Tar sulla sua strada.
Se avesse almeno saputo di cosa si trattava avrebbe potuto avere qualcosa come merce di scambio, ma il suo ex-capitano non si era mai confidato con lei. L'unica cosa insolita che aveva fatto, prima di assoldare K'Tar, era stata quella di comprare da Be'ruth un carico di trivelle minerarie. Erano su una nave che Jolar'Nat aveva consigliato alla piratessa klingon di abbordare, perche' avrebbe dovuto essere carica di preziosa magnesite. A quel tempo Aldea aveva pensato che l'acquisto delle trivelle fosse solo un modo per impedire che la furibonda klingon si vendicasse della soffiata sbagliata e del mancato guadagno, ma adesso vedeva l'episodio sotto un'altra luce. Le trivelle erano state scaricate su Togartu e, a quanto ne sapeva, erano ancora la', ma non riusciva ad immaginare a cosa dovessero servire.
Quando K'Tar era stato arruolato, lei aveva fatto svolgere delle indagini sul suo conto, ma i suoi informatori non avevano trovato nulla. Gli "amici" che l'orioniano continuava a nominare gli avevano dato un'eccellente copertura.
Fu colpita da un'altro pensiero sgradevole. Quel traditore, nella sua qualita' di ingegnere capo, aveva avuto libero accesso alla sala macchine fino a poco prima! Dovevano fare una verifica completa ai sistemi e controllare che K'Tar non li avesse sabotati o fatto qualcos'altro.
- Allora, "capitano"? Qual'e' la sua decisione? Non mi faccia aspettare troppo. I miei amici potrebbero decidere di divertirsi un po' con la vulcaniana per ingannare l'attesa - ghigno' K'Tar.
- Credi veramente di conoscermi? Se cosi' fosse sapresti che l'unica tua possibilita' di sopravvivenza era fingerti morto. E' vero, tengo ai miei uomini, ma non cosi' tanto da farmi ricattare o da rinunciare a vendicarmi di un traditore - rispose Aldea, e chiuse bruscamente la comunicazione.
- Spero che questo fara' venire un po' di dubbi ai suoi cosiddetti "amici" e ci permetta di guadagnare un po' di tempo - disse ai presenti. - Ed ora cerchiamo un modo per salvare quei due... e in fretta!
Luogo : Nave ferengi
Data Terrestre: 09/06/2385 Ore 23.00
Non aprì gli occhi. T'eyan non aveva bisogno della vista per sapere di essere prigioniera. Le bastava il dolore del suo corpo intorpidito e freddo, la sensazione del metallo attorno ai polsi, odore di sangue e sudore. Faceva freddo. Anche la testa le faceva male. La granata soporifera, pensò confusamente. Era esplosa vicino a lei... Con uno sforzo, isolò il dolore, lo confinò in una parte della mente.
Cercò di schiarire le idee. Poteva sentire un respiro pesante provenire dalla sua sinistra. Amico o nemico?
"T'eyan?" - udì - "Sei viva?"
"Sandeker" - capì, ed aprì gli occhi. La cella era quasi al buio, e lei intuì, più che vedere, l'uomo della Maddaki, appeso per i polsi con delle pesanti manette. Con uno sforzo di volontà, riuscì a tirarsi su, facendo forza sui ferri.
L'uomo respirò, ed abbozzò una specie di mezzo sorriso:
"Meno male..." - disse - "Non mi andava molto a genio l'idea di essere appeso qui insieme a dei cadaveri, come un quarto di bue al mattatoio"
"Cadaveri?" - domandò T'eyan.
L'uomo si spostò leggermente, accennando davanti a lui:
"Secondo te, quello è ancora vivo?"
T'eyan si voltò. C'era una terza persona, appesa come loro per i polsi con delle manette. Era un umanoide, nudo. Il suo corpo era piagato da innumerevoli ferite e segni di bruciature. Dovevano aver usato una frusta ferengi per torturarlo, pensò T'eyan con un brivido, o forse dei bastoni del dolore klingon. Il capo era piegato verso terra, con i capelli sciolti a coprire il volto, ma il suo petto si muoveva ancora. Con affanno, irregolarmente, ma si muoveva.
L'uomo si mosse, sussultò, facendo cigolare il metallo delle manette.
Non poteva vederlo in viso, ma...
Rabbrividì. Quella ciocca bianca fra i capelli...
"Jolar'Nat!" - gridò T'eyan, cercando di slanciarsi verso di lui. Le manette si strinsero attorno ai polsi, strappandole un gemito di dolore.
"Come... Lo conosci?" - domandò Sandeker stupito - Lei non gli badò:
"Jolar'Nat!" - chiamò - "Jolar'Nat, per favore rispondimi!"
L'uomo parve sentire. Il suo capo si sollevò leggermente verso di lei. La donna non riuscì a reprimere un moto di orrore, mentre l'uomo le rivolgeva due orbite vuote rigate di sangue.
"Anche l'altro occhio..." - pensò lei reprimendo a fatica il senso d'orrore - "Gli hanno strappato anche l'altro occhio..."
Le labbra dell'uomo si mossero annaspando, come cercando abbastanza aria per urlare, ma non riuscì ad articolare nessun suono. Ricadde sulle braccia, svenuto.
T'eyan chiuse gli occhi, appellandosi a tutta la sua autodisciplina per impedire alle emozioni di uscire dal suo controllo e sopraffarla.
"Ma chi è quell'uomo?" - domandò Dirk - "Non è della Minerva, non l'ho mai visto sulla vostra nave!"
"Lui e'... Era... E' stato... Il nostro capitano" - pronunciò T'eyan, a fatica - "Prima di Aldea"
Dirk lanciò uno sguardo all'uomo:
"Lui?" - fece, stupito - "Ma... Come diavolo è finito qui? E perché lo hanno ridotto a quel modo?"
"Se lo stai chiedendo a me, non lo so!" - rispose lei - "L'ultima cosa che so di lui è che era stato costretto a fuggire dalla base di Togartu, lasciandosi dietro una lunga lista di debiti da pagare con tutti gli strozzini della Zona di confine"
"Strozzini..." - Dirk scrollò la testa - "Non mi dire che dietro tutta questa storia c'è una vicenda di vecchi debiti da pagare. Non ci posso credere, è assurdo!"
"Ed infatti non è così".
I due prigionieri si voltarono verso la voce. Un gigantesco orioniano era entrato da una porta sul fondo.
Luogo : Nave Minerva
Data Terrestre: 09/06/2385 Ore 23.03
"Co§a facciamo ade§§o?" - disse Khetta, voltandosi dalla consolle di navigazione per incontrare lo sguardo del capitano - "Non po§§iamo la§ciare che prendano §orellina."
"Questo direi che è fuori questione" - disse Aldea - "Tanto varrebbe consegnarci mani e piedi legati a K'Tar ed ai suoi alleati ferengi"
Ai suoi occhi riapparvero immagini che si sforzava di dimenticare. Le scacciò. Non poteva pensare alla schiavitù, non adesso!
La prima cosa da fare, era capire su cosa e su chi poteva contare. Si girò verso il Klingon:
"Liam, vai alla consolle tattica. Su quali armi possiamo contare? Scudi? Banchi faser? Siluri fotonici?"
Il Klingon raggiunse la consolle, esaminò i dati sul monitor:
"Non so che cosa sia successo, ma è tutto tornato on line." - riferì - "Gli scudi sono alzati, al 98% della potenza. Abbiamo pochi siluri, ma possiamo far parecchio male a quella nave di luridi targ con quelli che abbiamo!"
"Anche i §en§ori di navigazione sono a po§to. §orellina... O chi per lei... Ha riparato i danni!" - disse Khetta, accomodandosi al timone - "Ma non abbiamo più ne§§uno in ingegneria. Chi baderà ai motori?"
"Io penso a motori"
Aldea si voltò. Era stato Kasut a parlare, con il suo stentato federale standard. L'uomo della Maddaki avanzò di un passo verso di lei:
"Io capisco motori. E Dirk è mio amico. Io farà tutto quello che posso per salvare lui. E Lanaari può aiutare me in ingegneria"
La ragazza annuì:
"Può fidarsi, capitano" - disse lei - "Siamo nella stessa situazione"
Aldea fece un cenno di assenso:
"Allora, andate" - li seguì con lo sguardo, mentre i due della Maddaki marciavano fuori dalla plancia.
"Solo loro due! Non ho detto a te!" - aggiunse, secca.
Modred Leha sussultò. Non pensava che Aldea la stesse guardando, mentre cercava di svignarsela verso la porta della sala tattica.
"Ecco io..." - abbozzò - "E' solo che credo di avere un paio di torte da togliere dal forno. Non vorrai mica che le bruci, vero?"
"Le tue torte dovranno aspettare. Ho bisogno di te... Di te e Lazarus, per l'esattezza"
L'umano sollevò il capo, sentendosi chiamare:
"Che cosa vuoi che faccia?"
Aldea non rispose direttamente:
"Hai fatto addestramento con i mezzi della Maddaki, vero?"
Laz rise:
"Certo. Ed il risultato è che abbiamo distrutto tutti i workbee"
"Non sto pensando ai workbee, Lazarus" - disse Aldea, ed un mezzo sorriso venne ad illuminare le sue labbra. Forse, con un po' di fortuna, poteva funzionare.
"Modred, vai a metterti la tuta EVA" - ordinò - "Laz, tu ed Ilya sostituite le bombole delle tute che indossate e caricate l'equipaggiamento che vi darò. Dovete essere pronti, tutti e tre, entro dieci minuti, chiaro?"
"Pronti a fare cosa?" - domandò Laz.
"Che domande fai, Laz... A rischiare la pelle, naturalmente!" - disse Modred, con rassegnazione - "Sarà meglio che passi in cucina a spegnere il forno."
"Buona idea!" - fece il capitano, andando a sedersi nella poltrona centrale.
Accennò a Khetta:
"Direzione 339.040, un quarto d'impulso, Khetta!" - disse - "Muoviamoci!"
Luogo : Nave ferengi
Data Terrestre: 09/06/2385 Ore 23.05
La luce del corridoio alle sue spalle disegnava la figura dell'orioniano, ma impediva di distinguerne bene i lineamenti.
Dirk si sporse verso la compagna di prigionia, e bisbigliò:
"Lo conosci?"
T'eyan non gli rispose, e Dirk si concentrò su di lui. Era troppo alto per essere il traditore, K'Tar. Chi poteva essere?
L'uomo avanzò di qualche passo:
"Non devi chiederlo a lei, se mi conosce." - disse l'uomo - "Ma a lui!"
Puntò un dito contro l'uomo torturato di fronte a loro:
"Jolar'Nat..." - si avvicinò al fend, ed allungò una mano a carezzare le catene che lo tenevano appeso:
"Io e lui siamo vecchi amici... Molto vecchi" - disse, con voce dolce, quasi sognante. Si appoggiò alla parete, poi di colpo afferrò le catene, e le tirò con uno strappo. Le braccia di Jolar'Nat si tesero con violenza. Il dolore si diffuse, lo raggiunse, lacerandolo, strappandolo perfino alla clemenza dello svenimento. Si sentì uno scrocchio, e l'uomo si contorse, spalancando le labbra per urlare. Urlò, straziante, gridò, mentre T'eyan serrava gli occhi per non vedere, rifugiava le orecchie fra le braccia legate per non sentire.
"Lascialo!" - non poté fare a meno di gridare Dirk - "Lascialo, bastardo!"
"D'accordo!" - concesse l'orioniano e lasciò andare le catene, che si allentarono. Jolar'Nat si accasciò, di nuovo, senza forze, ansimando.
L'orioniano rise, facendo tintinnare i piercing che ne perforavano il volto:
"Dopotutto, ho un paio di giocattoli nuovi con cui giocare, no?" - Lasciò Jolar'Nat e si avvicinò a T'eyan, afferrandola per il mento e costringendola a guardarlo fisso negli occhi - "Allora, pupa bella, lo sai adesso con chi hai a che fare?"
"Si... Si, lo so! Ma che cosa vuoi da noi?" - pronunciò la vulcaniana, a fatica - "Perché hai attaccato la Minerva? Non certo per prendere Jolar'Nat: lui non è più da un pezzo il nostro capitano! E poi, era già nelle tue mani."
L'uomo scosse la testa:
"Da voi?" - rise, di nuovo - "Ma da voi non voglio proprio niente, cari miei! E' solo la vostra graziosa Sorellina, che voglio! E l'avrò, naturalmente. Come ho avuto la mia vendetta su Jolar'Nat!"
T'eyan scosse la testa, incredula:
"Sorellina... Ma perché? Cosa c'entra Sorellina?"
Dirk aguzzò le orecchie. Anche lui voleva sapere, ma l'orioniano buttò indietro la testa per ridere:
"Sei proprio divertente, sai, vulcaniana? Sarà un piacere torturarti." - disse, ansimando per riprendere fiato - "Hai mai letto uno di quei pessimi romanzi di cui gli umani appestano la galassia? Si? C'è sempre, o quasi sempre, una scena in cui il cattivo della storia racconta i propri scopi ai buoni, suoi prigionieri..." - il sorriso gli sparì dal volto - "A parte che, in questo caso, non so chi di noi potrebbe essere chiamato il buono. E di sicuro, non vi racconterò i miei piani. Vorrà dire che morirete con la curiosità!"
"Illogico..." - disse T'eyan - "Ma immagino che sia inevitabile"
"Inevitabile un bel corno!" - sbottò Dirk Sandeker. Si sporse verso l'orioniano:
"Senti, io non ho idea di che conti abbia in sospeso tu con questa gente. Io non c'entro niente, né con loro né con te! Sono venuto qui solo per consegnare della merce, nient'altro." - riprese fiato - "Facciamo un patto: lasciami andare ed io abbandono il campo, con o senza la mia merce. Conviene anche a te: prima o poi la mia associazione verrà a scoprire chi c'è dietro la mia scomparsa. E..."
L'uomo sogghignò:
"Bel tentativo, Sandeker" - commentò "Ma inutile. La tua associazione non sa nulla di me, o dei miei soci. Al massimo, potrebbero pensare che i pirati abbiano fatto fuori i loro inviati, e si siano dileguati per non pagare la merce. No, credo proprio che ti farò fuori, figliolo. " - sorrise, cattivo -
"Sai, capita spesso che gli innocenti muoiano. Anche se non metterei la definizione di <vittima innocente> sulla tua lapide"
Dirk capì. Non c'erano spiragli. Non c'erano soluzioni. Solo la morte.
Quella morte, pensò Dirk disperatamente guardando il corpo dell'uomo che avevano chiamato Jolar'Nat.
"Se ti può consolare." - riprese l'uomo - "Ti lascerò per ultimo. Prima, mi voglio togliere un paio di soddisfazioni con questa vulcaniana."
T'eyan si irrigidì, mentre l'uomo si avvicinava ancora a lei, prendendo da una tasca qualcosa che scintillò nel buio ma che Dirk non era in grado di vedere. Il volto della vulcaniana si impietrì, mentre la lama penetrava nelle cuciture della tuta, lacerandola.
Sussultò.
Tutta la nave tremò, d'improvviso, facendo rimbombare le paratie di un rumore agghiacciante. Le luci si abbassarono ancora ed il suono frammentato di mille sirene d'allarme inondò la cella. L'orioniano vacillò, si aggrappò alla parete. La sua mano fece cadere il coltello, cercò il comunicatore sul petto:
"Daimon Kop, che diavolo succede?" - ruggì.
"La nave dei pirati ci sta attaccando. Devono essere riusciti ad accedere di nuovo alle armi!"
"Vengo immediatamente!" - urlò. Spense il comunicatore:
"Pensavo che tenessero di più a te, sai?" - fece, afferrando la vulcaniana per il lembo strappato della tuta. Un nuovo colpo risuonò nelle paratie, facendolo barcollare. Si riprese con forza, quindi si voltò verso la porta:
"Ma sta' tranquilla, abbiamo un conto da regolare io e te. Appena sistemata la tua nave verrò a fartelo pagare. Anche più salato di quanto sia riuscito a fare con Jolar'Nat!" - e sparì.
Luogo : Nave Minerva
Data Terrestre: 09/06/2385 Ore 23.10
"Colpo diretto!" - esultò Liam - "Perdono plasma da una delle gondole!"
"Magnifico!" - fece Aldea - "Quei siluri ci sono costati cari, ma valevano tutto il loro peso in pezzi d'oro!"
"Ri§pondono al fuoco!" - avvertì Khetta, dal timone. Il capitano guardò lo schermo centrale, i raggi di energia lo riempivano, e le ferirono gli occhi:
"Manovre evasive!" - ordinò - "Rotta 030.325 subito!"
Khetta manovrò, poi si voltò verso Aldea:
"Fatto!" - urlò - "Ma non credo che riusciremo ad evitare quei colpi!"
"Tenetevi forte!"
Il colpo arrivò. Dietro le palpebre serrate, sentì lo scoppio e le strutture della nave che gemevano come bambini ammalati. Le paratie tremarono lugubri, mentre lottava per liberare il respiro dal petto schiacciato dalla pressione.
"Gli scudi tengono!" - urlò Liam - "Sono scesi al 75 per cento, ma non ci sono danni! Le costruiscono bene le loro navi, quei dannati federali!"
"Meglio per noi!" - commentò Aldea, balzando in piedi - "Khetta, dobbiamo avvicinarci il più possibile. Imposta la rotta 000.031, pieno impulso!"
"Avvicinarci?" - domandò Khetta - "Ma... Ci colpiranno!"
"La Minerva è solida, gli scudi terranno qualche altro colpo!" - ribatté Aldea - "Ma loro non possono manovrare bene nel campo di asteroidi!"
"Neanche noi!" - obiettò Khetta, manovrando il timone - "Rotta impo§tata, pieno impul§o confermato!"
"Si stanno muovendo anche loro!" - avvisò Liam - "Sono in rotta di intercettazione... E sparano!"
"Manovre evasive!" - fece Aldea - "E fuoco a volontà, Liam, che aspetti?"
"Con piacere!" - disse il Klingon, agendo sulla consolle.
Lo schermo era pieno di lampi di energia, fino a far scomparire le stelle.
Esplosioni punteggiavano lo schermo quando i raggi faser colpivano i meteoriti facendoli saltare in milioni di frammenti di roccia e polveri incandescenti.
"Le polveri stanno oscurando i sensori!" - fece Liam - "Ma continuiamo a colpirli... Danneggiata anche la seconda gondola, sono nei guai"
"Anche noi." - pensò Aldea, ma non lo disse ad alta voce. Chinò il capo a controllare i dati sul suo monitor, quindi cincischiò le dita sul comunicatore:
"Aldea a squadra di sbarco. Siamo in posizione, siete pronti?"
=^= Qui Lazarus. Siamo pronti! =^=
"Sorellina, teletrasporta la squadra alle coordinate!"
Non ci fu risposta.
"Sorellina?" - chiamò Aldea, preoccupata. Se il sistema operativo del computer cedeva a quel punto, loro erano tutti morti - "Cyd?"
"Se stai chiamando me, non credo che tu possa rivolgerti a me con il nome di Sorellina, né Cyd. Sono diverso da entrambi"
"Scusa, computer, ma non abbiamo tempo di mettere in discussione la tua carta d'identità. Ti sceglierai un nome un'altra volta, adesso teletrasporta la squadra di sbarco prima che quei ferengi riescano a far saltare i nostri scudi!" - urlò Aldea, infuriata.
"Eseguito" - disse la voce del computer che era stato Sorellina. Le sarebbe mancata la sua voce bambina, pensò Aldea in un lampo. Ma adesso non c'era tempo di rimpianti, avevano una battaglia da combattere.
"Bene... E adesso, ritiriamoci!"
"Cosa?" - scolorò Liam - "Ma... Aldea!"
"Hai sentito, Khetta?" - disse Aldea, con forza - "Rotta 179.022, pieno impulso"
"Che vuoi fare, Aldea?" - domandò Khetta sbalordita, eseguendo il comando.
"Cosa voglio?" - fece - "E' semplice. Voglio che ci vengano dietro. E voglio che al prossimo colpo che ci arriva, Liam faccia cadere per qualche istante gli scudi, e lanci del plasma da una delle gondole. Tutto chiaro?"
Liam scosse la testa:
"No, Aldea, non è chiaro. Ma sembra promettente"
Luogo : Nave ferengi
Data Terrestre: 09/06/2385 Ore 23.10
"Chi diavolo... ah!" - Dirk fece una smorfia, cercando di soffocare il dolore.
I colpi che subiva la nave attraversavano le paratie, raggiungevano i settori più interni, succedendosi l'uno all'altro, strattonandoli senza misericordia.
"Chissà se è un buon segno o no..." - pensò Dirk. Lo sguardo gli cadde su Jolar'Nat. Solo il muoversi regolare del petto testimoniava sulla sopravvivenza dell'ex capitano.
Dirk rabbrividì, ma respinse i pensieri che gli venivano in mente. Si girò di nuovo verso T'eyan:
"Voglio dire... Chi è quell'uomo? Perché ce l'ha con voi?" - domandò - "Se devo crepare con te, vorrei almeno sapere in che dannato affare sono finito!"
"Il... suo nome è Croogot" - rispose T'eyan, a fatica - "Comprava e vendeva schiavi al migliore offerente, razziandoli da ogni nave che gli capitava a tiro e da ogni pianeta su cui riusciva ad arrivare. Fra i suoi schiavi una volta o l'altra capitò Jolar'Nat."
Un nuovo colpo le strappò un gemito. Lei stava anche peggio di lui, considerò Dirk guardandole il corpo quasi nudo.
"E allora?" - L'incoraggiò. Almeno, parlare li avrebbe distratti.
"Non so come Jolar'Nat sia finito in mano sua. So però che lui, con la complicità di un altro schiavo, un klingon di nome Babel, riuscì a cortocircuitare il chip neuronale con cui gli orioniani controllano gli schiavi... Voglio dire: non solo il suo, quello di tutti gli schiavi del mercato. Ci fu una rivolta..."
"Anche tu eri con loro? Con quegli schiavi?"
T'eyan scosse la testa:
"No. Io ho conosciuto Jolar'Nat molto più tardi" - disse - "Non conosco i particolari. So che la rivolta si diffuse, ed ebbe successo. Un successo sanguinoso: ci furono molti morti, in quei giorni. Di tutte le razze."
"Ed è per questo che Croogot ce l'ha con lui?"
"In sostanza, si" - rispose lei - "Gli altri capi schiavisti della Confederazione di Orione hanno imputato a Croogot di non essere riuscito a controllare i suoi schiavi, e di aver causato in questo modo un danno incalcolabile a tutta la Confederazione. E' stata la fine delle sue speranze di diventarne il capo"
"E che c'entra Sorellina, in tutto questo?"
"Non lo so" - rispose - "Sorellina aveva iniziato da poco a manifestarsi, quando Jolar'Nat abbandonò la nave. Ricordo che il traditore, K'Tar, cercò a lungo di contrastarne la diffusione, ma Sorellina ebbe presto il controllo di tutti i nostri sistemi informatici"
Sospirò:
"L'unica ipotesi che posso fare, è che Jolar'Nat avesse nascosto qualcosa nei file di bordo. Qualcosa che Croogot vuole a tutti i costi"
Dirk guardò Jolar'Nat e subito distolse lo sguardo. Inutile chiedere a lui di che cosa si trattasse. Se anche fosse stato sveglio, non sarebbe stato in grado di comprendere le domande.
"Non capisco" - disse - "Jolar'Nat, quando se ne andò dalla Minerva, ebbe o no il tempo di cancellare i suoi file dai sistemi di bordo?"
"Certo" - rispose T'eyan - "Ma forse... Forse Croogot non lo sa. O forse, Jolar'Nat, sotto tortura, gli ha raccontato che quei file sono ancora dentro i sistemi informatici di bordo. La tortura induce ad inventare qualsiasi cosa, per accontentare i propri torturatori"
"E Croogot ci avrebbe creduto?"
"In teoria, potrebbe anche essere vero" - disse lei - "Jolar'Nat potrebbe aver nascosto i file in una zona del computer di cui poi si è impadronita Sorellina, e quindi non aver potuto più accedervi, e tantomeno cancellarli"
"Ma Sorellina potrebbe?" - domandò Dirk - "Potrebbe accedere anche a zone nascoste del sistema operativo?"
"Se le si chiedesse di cercare, penso di si" - opinò T'eyan, poi scosse la testa - "Tutto questo è illogico. Siamo prigionieri. E se anche fossimo a bordo, non potremmo mai accedere a Sorellina. Lei non esiste più"
Luogo : Campo di asteroidi
Data Terrestre: 09/06/2385 Ore 23.15
Sembrava di nuotare. Lazarus allungò un braccio, pur sapendo che era privo di senso. Non avrebbe aumentato la velocità dello zaino jet che aveva alle spalle, eppure gli veniva naturale allungarsi, per offrire minore resistenza a quell'oceano di stelle.
Ma non doveva distrarsi. Stavano arrivando.
Si girò, spegnendo il jet per atterrare sul meteorite. Non sapeva ancora manovrare bene, e si accorse di essere sceso con troppa rapidità. Doveva ricordarsi di calibrare bene i movimenti, in assenza di peso.
"Se non altro, l'assenza di peso ha i suoi vantaggi" - pensò Laz, voltandosi a guardare le compagne d'avventura. A loro era stato affidato il carico, che procedeva su un carrello. Le aiutò ad ancorare il carrello alla parete rocciosa, e si assicurò che fosse ben legato montandovi sopra assieme a Modred. Adesso, rifletté, tutto dipendeva da quanto i ferengi e K'Tar volevano Sorellina. Si sarebbero buttati nella trappola?
Luogo : Nave Minerva
Data Terrestre: 09/06/2385 Ore 23.18
"Allora?" - domandò Aldea, ansiosamente. Non riusciva a stare ferma. Si alzò, avvicinandosi alla postazione del timoniere.
"Allora?" - ripeté, all'orecchio della tellarite - "Cosa stanno facendo?"
"Un momento! I §en§ori stanno ancora analizzando la rotta!"
Sullo schermo, la nave nemica, si stava muovendo piano, con prudenza. Il campo di asteroidi era stato un buon nascondiglio, rifletté Aldea, ma adesso stava ostacolando le loro manovre. Il deflettore di una nave di quella classe non sarebbe stato in grado di proteggerli da un urto contro masse rocciose di quella grandezza. E questo, era un vantaggio che lei non aveva nessuna voglia di perdere.
Si aggrappò allo schienale, per reggere l'onda d'urto di un nuovo colpo. Qualcosa stava bruciando, sentì l'odore di ozono che riempiva l'aria, ma non perse tempo ad ordinare di spegnere l'incendio. Dietro di lei, Liam bestemmiò parole in klingon:
"Abbiamo danni sui ponti tre e quattro! Perdiamo energia!" - insorse l'uomo - "Aldea, devo rialzare lo scudo! Un altro colpo e potremmo non poterlo rialzare più!"
"Non ancora!" - urlò Aldea, di rimando - "Prendi energia da tutti i sistemi tranne il mantenimento. Khetta, cosa stanno facendo?"
"Si, ci §tanno venendo dietro" - confermò Khetta - "Stanno cercando di uscire dal campo di asteroidi!"
"Benissimo!" - si rallegrò Aldea, stringendo la spalla di Khetta - "Al mio via, Liam, rialza gli scudi! E tu, Khetta, dovrai fare inversione rapida. Dobbiamo fare in modo di tenerli in quel campo di asteroidi, ma solo là dove vogliamo noi. Hai capito?"
"Ricevuto!" - rimandò Khetta - "§ono pronta!"
Il capitano controllò la posizione. La nave sullo schermo virò, evitando la massa di un grosso asteroide, si tuffò lanciando nuovi strali.
"Aldea, sono quasi fuori!" - protestò Liam - "Dobbiamo reagire!"
"Non ancora!" - ripeté il capitano. Ancora un poco, solo un poco...
Luogo : Campo di asteroidi
Data Terrestre: 09/06/2385 Ore 23.18
"Sono qui!" - pensò Lazarus, rialzando la testa. Oltre il casco, il cielo si riempì dalla massa della nave ferengi. Gli si mozzò il fiato. Visto da là, il vascello nemico era enorme.
Tese la mano verso Modred, aiutandola a rimontare sulla piattaforma, quindi si girò verso Ilya. Lei sarebbe rimasta sul satellite, per coprire loro la ritirata. Sperando di essere ancora abbastanza vivi per ritirarsi. Premette il comunicatore:
"Via!" - urlò.
Luogo : Campo di asteroidi
Data Terrestre: 09/06/2385 Ore 23.19
"Via!" - urlò Aldea - "Liam, rialza gli scudi!"
"Finalmente!" - rimandò il klingon - "Eseguito, ma gli scudi sono solo al 50..."
Un sobbalzo lo interruppe:
"...Correzione, al 45 per cento!" - aggiunse l'uomo, con una smorfia.
"Dovranno bastare!" - fece Aldea - "Agganciati alla gondola di dritta, e spara! Fuoco a volontà!"
Luogo : Nave ferengi
Data Terrestre: 09/06/2385 Ore 23.19
La luce tremò, cadde, si riaccese, si spense di nuovo. Dirk si sentì improvvisamente senza peso, gridò, con la coscienza atterrita di non potersi fermare, proiettato in caduta libera verso qualcosa che non vedeva. Urlò, sentendosi le braccia strappate dal muro, urlò ancora, sentendo il dolore dell'impatto, stelle intorno, stelle che non avevano peso...
Il dolore era in tutto il corpo, e lo strappò allo svenimento. Era piegato in posizione fetale, e ci volle qualche istante a capire che adesso le sue mani erano libere, ma non riusciva a muoversi. Ogni elemento della sua carne protestava con forza tutta la sua sofferenza.
Era buio. Ma sentiva un respiro affannato.
"...T-T'eyan?" - mormorò, ma la sua voce si tramutò in un gemito. Anche solo articolare parole gli dava fitte al costato. Tossì. Qualcosa... Doveva essersi rotto qualcosa. Una costola, probabilmente. Pregò, dentro di sé, perché la costola non perforasse il polmone. Chiamò a raccolta tutto il suo coraggio:
"T-T'eyan? Rispondi!"
"Sono qui" - la voce della vulcaniana era ansante. Proveniva da qualche punto alla sua destra - "Sto bene."
"Ma cosa...?" - si interruppe, mentre le costole gli rimandavano ancora un acuto dolore.
"La battaglia" - disse T'eyan - "Probabilmente... Probabilmente hanno dovuto prendere energia da... da qualunque cosa. Per gli scudi e le armi."
"Vuoi dire...?"
"...Che siamo su un ponte ologrammi" - completò la vulcaniana - "Senza energia, sono scomparse tutte le cose riprodotte. Come le catene che ci tenevano legati alla parete" - sospirò, prima di aggiungere:
"...E come Jolar'Nat. Anche lui, era un ologramma"
"Cosa?" - Dirk sbalordì - "Come lo sai?"
"Taci un istante"
Dirk tacque. Nel buio sentiva un respiro ansante, e capì. C'era solo un respiro, oltre al suo. O l'ex capitano era morto oppure... Oppure non era mai stato con loro.
"Un mezzo di pressione su di noi, probabilmente" - disse T'eyan - "E' per farci credere che Jolar'Nat fosse con noi che ci hanno rinchiuso qui dentro, anziché in una normale cella"
"Che razza di mezzo di pressione sarebbe, se io non l'ho mai conosciuto, il vostro Jolar'Nat?" - protestò Dirk.
Le dita si muovevano, perlomeno. Provò a muovere un ginocchio, poi l'altro, trascinandosi sul pavimento. Una costola, penso', solo una costola rotta... E mille domande che gli bruciavano dentro:
"Voglio dire... Quel bastardo, Croogot, non ci ha nemmeno fatto domande!"
"Non so che dirti" - disse T'eyan - "Gli orioniani si comportano spesso in maniera illogica"
"Se è per questo, anche gli umani, ma io non capisco lo stesso" - fece Dirk. - "Ma forse... forse non c'è niente da capire. Riesci ad alzarti? A muoverti?"
"Sono già in piedi... Quasi" -
"Allora, aiutami. Se l'energia manca in tutto il ponte, forse riusciremo ad arrivare ad una capsula di salvataggio e ad andarcene da qui"
Qualcosa di caldo lo sfiorò, e lui comprese che era la mano di T'eyan:
"Pensi di farcela?"
"Si, perché ho molte alternative, vero?" - mormorò lui, sardonico. La vulcaniana non fece commenti. Del resto, doveva saperlo che il sarcasmo era sempre sprecato con i vulcaniani...
Puntò i piedi a terra, mentre la donna lo afferrava per un braccio. Il dolore si rifece acutissimo, facendolo gemere, ma riuscì a rimettersi in piedi. Lei s'infilò sotto il suo braccio, per sostenerlo, ed avanzarono lungo la parete, barcollando.
"Anche... Il sistema di... gravità artificiale di questa nave dev'essere stato dan...danneggiato!"
La porta si spalancò, e Dirk strinse forte gli occhi, per difendersi dalla luce forte che veniva dal corridoio. Mani senza pietà lo afferrarono, ed una voce conosciuta gli sibilò all'orecchio:
"Adesso, venite con me!"
Luogo : Nave ferengi
Data Terrestre: 09/06/2385 Ore 23.20
Lazarus spense il respiratore ed aprì il casco. Non avevano bisogno della tuta all'interno della nave ferengi, ed era bene risparmiare l'aria per una eventuale ritirata, anche se l'allarme che risuonava intorno gli feriva le orecchie.
Si guardò intorno. Si erano materializzati in una specie di magazzino, ingombro di casse piene di scritte in caratteri che non aveva mai visto.
"Datti una mossa, socio!" - gli gridò Modred, sopra il suono lancinante. La ragazza era già alla porta del magazzino - "O i padroni di casa verranno a darci il benvenuto a suon di faser!"
La raggiunse rapidamente. Era impacciato dalla tuta, ma non poteva toglierla:
"Puoi aprire quella porta?" - domandò, togliendo la sicura al fucile.
La bajoriana gli lanciò un'occhiata di traverso:
"Già fatto!" - disse, premendo un pulsante. La porta scivolò silenziosa nella paratia. Lazarus spianò il fucile, lanciò uno sguardo nel corridoio:
"Via libera!" - disse.
"Non per molto!" - lo avvisò Modred ed accennò agli invisibili altoparlanti da cui veniva l'allarme - "Questo è un allarme intrusione! Ce li avremo tutti addosso in un paio di minuti!"
"Dovranno bastarci!" - urlò Lazarus, precipitandosi nel corridoio - "Da che parte per le celle?"
La bajoriana consultò un apparecchio. Si accigliò:
"Rilevo i segni vitali di un umano e di una vulcaniana, ma si stanno muovendo... E ci sono degli orioniani, con loro!"
"E allora? Resta la domanda di prima: da che parte?"
La ragazza prese dalla fondina il faser a mano, e lo puntò contro una paratia, sparò. La paratia si arroventò, si accartocciò, rivelando un'intercapedine. Modred si infilò nell'apertura:
"Di qua!"
Lazarus si accostò, tenendo d'occhio il corridoio, quindi s'infilò dietro di lei.
Luogo : Nave ferengi
Data Terrestre: 09/06/2385 Ore 23.20
"Dove ci state portando?" - domandò Dirk. L'aria del corridoio era piena di gas di combustione, e l'odore acre gli penetrò in gola, facendolo tossire.
Il ferengi che lo seguiva fece lampeggiare la frusta che aveva in mano, ma il suo sguardo corse sgomento verso la sagoma di K'Tar che li precedeva, prima di costringerlo ad entrare in un turboascensore. L'ascensore si avviò, verso l'alto.
"E' come se anche lui fosse prigioniero" - rifletté Dirk, e si voltò a considerare l'orioniano, che teneva T'eyan per un braccio, puntandole contro un'arma. A parte Croogot, sembrava che K'Tar fosse il capo, là sotto:
"Ehi, K'Tar, dico a te!" - chiamò - "Dove ci state portando?"
"Sul ponte!" - rispose l'uomo - "Visto che Aldea non ha voluto salvarvi, almeno vi vedrà morire!"
"Aldea ha preso la decisione più logica" - intervenne T'eyan - "Curioso che in tanto tempo che hai passato a bordo, tu non sia mai riuscito a trovare quello che Croogot ti ha mandato a prendere"
"Croogot non mi ha spedito a prendere Sorellina" - fece K'Tar - "Non era quello il mio compito. Lo è diventato solo da poco, da quando Croogot ha finalmente messo le mani su Jolar'Nat"
T'eyan sussultò:
"Quindi, l'ologramma..."
K'Tar rise:
"L'ologramma è una registrazione" - disse - "Una registrazione che Croogot si diverte a riguardare spesso!"
"Tu..." - disse T'eyan. La sua voce si incrinò di un accento di disprezzo - "Tu gli hai segnalato che Jolar'Nat era dovuto fuggire da solo da Togartu"
"Si. Mi ha colto di sorpresa la sua fuga, ma a Croogot è bastato qualche mese per mettergli le mani addosso. Non gli è stato nemmeno difficile rintracciarlo, quel klingon muto che si portava appresso è stato la sua rovina"
"Anche Babel è morto?"
"Lui, per primo. Croogot non si è preso il disturbo di rapirlo"
"Sei un figlio di puttana, K'Tar!" - la donna pronunciò le parole senza la minima inflessione di rabbia, come una constatazione.
"Ascensore, ferma!" - ordinò K'Tar. L'ascensore si bloccò.
L'orioniano afferrò la donna per le spalle, la sollevò a forza:
"Tu dici figlio di puttana? Lo vuoi sapere di chi sono figlio, in realta'?"
"Non ha nessuna importanza"
"Per me, ne ha" - disse K'Tar. I suoi occhi erano iniettati di verde, verde sangue orioniano - "Mia madre, l'ha uccisa il tuo caro ex capitano. E' stato durante la rivolta, al mercato di schiavi. Lei ha cercato di fermarli. E' stato lui, lui... L'ha uccisa... Hai capito, adesso, di chi sono figlio?"
Lascio' andare la donna:
"Sara' un privilegio ammazzarti, T'eyan! E mi dispiace solo di non avere abbastanza tempo di riservarti la stessa sorte del tuo caro amico,
Jolar'Nat!" - disse. Riavviò il turboascensore. Pochi istanti dopo, le porte del turboascensore si aprirono.
"Siamo arrivati" - disse K'Tar, e sorrise - "Anzi... Siete arrivati"
Luogo : Nave Minerva
Data Terrestre: 09/06/2385 Ore 23.22
"Ci stanno chiamando!" - avvisò Liam.
Aldea si accigliò. La nave sullo schermo stava perdendo atmosfera da almeno tre falle, e scintille d'incendio illuminavano il ponte principale. Ma dubitava che K'Tar stesse chiamando per arrendersi. Un traditore non può aspettarsi nessuna misericordia, nemmeno da lei. Più probabile che volesse farla assistere alla morte in diretta degli
ostaggi.
Forse non poteva salvare T'eyan. Forse aveva mandato a morire anche Lazarus e Modred. Li avrebbe vendicati, se fosse stato così, a qualunque costo.
"Non rispondere, Liam!"
Non li avrebbe salvati, pensò. Ma perlomeno, non li avrebbe visti morire.
Luogo : Nave ferengi
Data Terrestre: 09/06/2385 Ore 23.23
Dirk avanzò lentamente uscendo dalla cabina dell'ascensore, i piedi quasi non si sollevavano dal pavimento in uno strisciante incedere, i denti stretti nel tentativo di non perdere l'equilibrio ed i sensi. I polmoni sembravano sul punto di incendiarsi.
Non si rese conto della variazione di assetto, l'unica cosa che notò fu il duro impatto con il pavimento. Cercando di non svenire si costrinse ad inspirare quanto più profondamente gli fosse possibile. Un calcio nel ventre lo ribaltò lasciandolo sulla schiena.
L'umano riuscì solamente a guardarsi attorno: l'ambiente era semi immerso nell'oscurità, fugaci lampi di luce illuminavano il personale che si trovava in plancia, su alcune consolle erano riversi i miseri corpi di alcuni ferengi morti. I superstiti erano impegnati nelle numerose operazioni indispensabili per mantenere attiva la nave ferita.
In mezzo, imperatore tra i suoi sudditi si stagliava la figura imponente di Croogot.
Lievemente arcuato in avanti, l'orioniano aveva affondato le dita nello schienale di quella che probabilmente era la postazione del capitano. "Maledetta!! Sta solo ritardando l'inevitabile! - lasciò la presa e calò un pugno sui controlli della poltrona, attivando le comunicazioni interne - A tutte le postazioni, preparatevi ad annientarla, sparate tutto quello che abbiamo, non deve rimanere nulla di quei vermi!"
Daimon Kop, col volto intriso di sangue ed uno dei lobi penzolante, si voltò verso l'orioniano: "Dobbiamo andarcene, non possiamo sostenere un combattimento in queste condizioni, la nave è stata colpita troppo profondamente!"
"MAI! - il tono di Croogot non ammetteva repliche - K'Tar, agganciati al loro sistema e disattiva quella carcassa! Voglio chiudere la partita!"
Il traditore non rispose, strinse crudelmente la mano sulla spalla nuda di T'eyan e la scagliò in avanti mandandola a piombare rovinosamente vicino all'umano.
Luogo : Nave Minerva
Data Terrestre: 09/06/2385 Ore 23.24
Khetta, piombò in plancia agitata: "Aldea, tutti i §i§temi sono al colla§§o, Bartig dice che in §ala macchine è un di§a§tro, §iamo agli sgoccioli. A meno che qualcuno non creda nei miracoli, tra poco non potremo governare, ne tanto meno fare ancora fuoco con qualco§a che non §iano le armi per§onali, l'unica co§a che ci rimarrebbe da fare, §arebbe lanciare la Minerva in uno §peronamento frontale, ma ne§§uno §arebbe così folle da pen§arci..."
Aldea si girò verso la ragazza immaginando per un istante il corpulento bestione alle prese con le macchine. Un lampo sinistro sembrò illuminarle gli occhi.
"Aldea a Bartig." - Il Capitano dei pirati attivò il sistema di comunicazioni - "Raccogli ogni oncia di energia e dirottala tutta nei sistemi d'arma, scudi frontali e motori di manovra!"
Nessun suono uscì dall'apparato interfonico. L'unico rumore fu quello delle porte della plancia che avevano iniziato ad aprirsi leggermente per poi richiudersi con un tonfo metallico.
La donna sfiorò nuovamente i comunicatori personali attivando il sensore che apriva il canale, il leggero tocco ricaricò i condensatori nel tentativo di accedere nuovamente alla rete dati vocale: "Bartig, mi ricevi? Hai sentito i miei ordini?"
"Si Aldea, purtroppo abbiamo un altro problema, il computer ha disattivato il circuito vocale" La voce aveva un suono strano, a tratti ovattato, Aldea si voltò verso l'ingresso dove alcune dita violette si erano infilate artigliando la porta nel tentativo di aprire le ante.
Dalla plancia, la voce di Liam si intromise: "Togliti!", immediatamente le dita svanirono alla vista, un basso brusio iniziò a propagarsi mentre Liam faceva fuoco verso l'ostacolo.
Con lo scorrere dei secondi il rumore aumentò di intensità man mano che la porta cominciava a diventare incandescente. Pochi istanti dopo la coesione molecolare della lega cedette alla sollecitazione del phaser e collassò su se stessa, lasciando un buco.
Liam abbassò l'arma, dalla punta del cristallo emettitore si levava un sottile filo di fumo ad indicare il principio di sovraccarico a cui era stata sottoposta.
Subito dopo Bartig entrò in plancia senza nascondere minimamente il disappunto per il tipo di trattamento riservato alle porte.
Liam, visibilmente sollevato fissò intensamente Aldea "Sono pronto al combattimento, oggi..."
Bartig mormorò a bassa voce: "e' un altro buon giorno per combattere, un altro buon giorno per morire" Un brivido percorse la sua spina dorsale mentre rivoli di sudore freddo cominciarono ad inumidire la pelle dalla curiosa pigmentazione violetta.
Luogo : MorganA, mimetizzata con l'asteroide che la ospita
Data Terrestre: 09/06/2385 Ore 23.24
Gas riprese nuovamente a tamburellare con le dita sulla consolle del pilota, Nathan si era svegliato ancora un paio di volte, ormai il Temmincki aveva quasi esaurito la pazienza e le scorte di sonnifero.
Weaver si mosse di scatto nella sua poltrona, gli occhi sotto le palpebre scattarono a destra ed a sinistra alcune volte, mosse le labbra ed improvvisamente esclamò: "Rapporto danni!" - urlò come se qualcuno potesse eseguire il controllo. - Nessuna risposta dal Falco? PK, prendi un phaser e seguimi, nessuno può colpire la Princess ed il mio equipaggio in questo modo!"
Gas sbuffò girandosi verso l'umano, la pelliccia si era rizzata automaticamente nel sentirlo urlare.
"Ci risiamo, ancora questi sogni, avrei quasi voglia di legarlo ed imbavagliarlo"
=/\= Ho un'idea migliore, aspetta un istante - la voce di Sorellina aveva una inflessione divertita. - Perché non farlo contento? Crede di essere ancora sulla sua nave, stiamo al suo gioco, almeno si calmerà un poco =/\=
"Basta che non ti metta a pilotare, credo che non reggerei alle tue manovre" disse Gas sorridendo sornione.
=/\= Avevo in mente una soluzione più tranquilla, nei miei tracciati mnemonici sono rimasti i ricordi di quando ho ospitato la loro donna olografica =/\=
Il sorriso svanì immediatamente quando uno degli emettitori olografici prese vita ricreando l'immagine di una bella ragazza dai capelli corvini. Inguainato in una aderente tuta nera, l'ologramma si avvicinò a Nathan e mormorò: "E' tutto a posto, siamo riusciti a riprendere la nave"
Luogo : Nave Ferengi, nei pressi della sala macchine
Data Terrestre: 09/06/2385 Ore 23.25
Lazarus e Modred si erano nascosti in una rientranza del muro trattenendo il fiato, le orecchie martellavano vedendo correre un gruppo di nausicaani ed orioniani impegnati nella loro ricerca.
"Ed ora?" Il sussurro di Leha tradì la preoccupazione per le loro sorti, con gli occhi fissava la schiena del drappello che si accingeva a percorrere una curva del corridoio.
"Adesso dobbiamo trovare i nostri, salvarli mettendo possibilmente fuori uso un buon numero di cattivi e poi torniamo tranquillamente a 'casa' sulla Minerva"
"ALLARMI!!, SONO QUI, CORRETE!" Una stridula voce li colse alla sprovvista, un ferengi stringeva nervosamente la sua arma indeciso se mirare al naufrago del tempo o alla donna.
"Shh, non c'è bisogno di urlare, vedi? Siamo solo in due, adesso ti do il mio phaser così stai tranquillo" Laz tentò di calmare il piccolo ferengi, allungò le braccia porgendo l'arma.
La figura sgraziata lo guardò incredula del colpo di fortuna che gli stava capitando, non si accorse dello scatto finché non fu troppo tardi.
Sant'Andrea mosse repentinamente le braccia scaraventando il calcio del phaser sulla testa del malcapitato: "Te lo dicevo che te l'avrei dato, mi sono solo scordatodi avvisarti sul modo con cui l'avrei fatto.
Luogo : Nave Minerva
Data Terrestre: 09/06/2385 Ore 23.34
Bartig sollevò il volto dal terminale in un impeto d'esaltazione: "Ce l'ho fatta, il sistema è operativo, al tuo comando."
Aldea annuì verso il pirata: "Allora iniziamo! Scudi anteriori al massimo, pronti con i sistemi d'arma, voglio che distruggiate i punti vulnerabili al primo passaggio!"
"Le percentuali di successo sono basse! Anche se li avete danneggiati ai sistemi propulsivi e sono pieni di falle, le probabilità di successo sono del 35%" La voce improvvisa attirò l'attenzione dei pirati, il computer iniziò a sciorinare dati sulla difficile situazione e sull'impossibilità di riuscire a produrre reali danni nello scafo nemico.
"Bartig, disattiva l'audio, non voglio sentire le sue lamentele" Aldea ordinò perentoria verso il tecnico. Questi tentò timidamente di ribattere al capitano: "Vorrei, ma ...non credo sia possibile, se disattivassi nuovamente l'audio, rischierei di compromettere altri sistemi... io..."
Lanaari ed il dranakai irruppero in plancia improvvisamente: "Aldea, aspetta! Abbiamo un'altra possibilità, ci è rimasta una opzione, e potremmo utilizzarla!"
"Quale?" disse Aldea senza perder tempo in preamboli.
"Possiamo usare le EVS e tentare di assaltare la loro plancia, una volta ciechi e sordi, le loro possibilità scenderebbero sensibilmente!"
"EVS? Che accidenti sarebbero queste EVS?" Liam chiese bruscamente fissando i due colleghi di Dirk
"Slitte Extra Veicolari, sono delle piattaforme d'attacco che si agganciano alle tute per le attività extraveicolari, molto maneggevoli e più piccole di un workbee, sono una evoluzione dei 'maiali' del XX Secolo."
"Maiali? - l'espressione di Bartig mostrava la totale perplessità - Come possono dei suini esserci utili e come si aggancerebbero alle tute?"
Luogo : MorganA, mimetizzata con l'asteroide che la ospita
Data Terrestre: 09/06/2385 Ore 23.36
Nathan si era svegliato. Si guardò attorno per qualche istante; quando scorse il grosso felino appisolato si mosse furtivo, estrasse un phaser e lo puntò vicino al cranio di Gas: "Ed ora lasciamo questo schifo! Voglio andarmene immediatamente"
Gas batté alcune volte le palpebre sorpreso dalla ripresa dell'ex capitano della Princess: "Cosa hai intenzione di fare? Non possiamo andare in nessun posto, dobbiamo nasconderci ed attendere che la Minerva sia sicuramente lontana, se non vuoi che ci ritrovino."
"Negativo, lasciamo il suolo ed andiamo via immediatamente. Se non vuoi che ti faccia saltare le cervella, ti conviene ascoltarmi ed evitare i tuoi trucchetti!"
A malincuore, il Temmincki attivò i sistemi della MorganA, lasciando la superficie dell'asteroide.
"Se Aldea ci dovesse mettere le mani addosso, puoi star sicuro di una cosa: grossi guai per te ed un sacco di grane per il sottoscritto, ti conviene mettere giù quell'arma e lasciare che riporti la nave nel nascondiglio"
"Cosa credi possa farmi? Fermare la MorganA ed abbordarci? Naa, impossibile, secondo i sensori la nave si trova in una zona d'ombra, a quanto pare la sorte sembra darci da una mano. Non riusciranno mai a raggiungerci, ne tanto meno a fermare la nostra fuga!"
Improvvisamente la nave si spense, o almeno questa era la sensazione che gli occupanti ricevettero.
Una sagoma scura sembrò avvolgere la MorganA uscendo da alcuni ammassi rocciosi che avevano impedito ai sensori passivi della navetta di rilevarli.
=/\= Parla il Comandante Korkon dalla USS Redemption! Arrendetevi e preparatevi a venir abbordati! =/\=
"Korkon? Zhep Korkon?" Nathan tradì la sorpresa nel sentir nominare il suo ex ufficiale della sicurezza. "Lasciate che gli parli, ditegli che ci arrendiamo!"
"Neanche per sogno! Non voglio che i federali ci prendano" replicò Gas.
"Concordo con te, attivo i sistemi difensivi pronti a partire quando vuoi" disse Sorellina mostrandosi d'accordo con il felinoide.
La MorganA scattò in avanti cercando di approfittare della sorpresa. Un colpo d'avvertimento la colpì in pieno facendo saltare alcune consolle.
=/\= Ripeto, arrendetevi, è inutile che tentiate la fuga! =/\=
Un altro colpo scosse la nave.
Luogo : MorganA
Data Terrestre: 09/06/2385 Ore 23.40
Gas osservava inorridito la gigantesca nave federale che si avvicinava. Doveva fare qualcosa per proteggere Weaver e la parte di Sorellina che era stata trasferita sulla MorganA, o Aldea si sarebbe fatta uno scendiletto con la sua pelliccia!
Nathan approfitto' subito della sua distrazione; lo spinse di lato, e apri' la comunicazione con la USS Redemption.
- Zhep, sei proprio tu? - chiese, con la voce rotta dall'emozione.
=^= Capitano Weaver? =^= rispose Korkon. Il brikar aveva sperato che la caccia alla Drakan lo portasse a scoprire quale fosse stata la sorte del capitano sotto il quale aveva servito come vicecapo della sicurezza, ma non avrebbe mai immaginato di trovarlo su una scassata navetta in mezzo a un campo di asteroidi.
- Si, sono io. Non immagini quanto sono contento di risentirti.
Weaver aveva le lacrime agli occhi. Finalmente quell'incubo che durava da settimane, forse mesi, era finito. Sarebbe tornato sulla Princess, avrebbe ripreso il comando della sua amata nave!
Gas si senti' perduto. Non gli veniva in mente nulla per uscire da quella situazione. Non gli rimase altro che guardare con rassegnazione il raggio traente della nave federale che li agganciava e li trascinava verso di lei.
Luogo : USS Redemption
Data Terrestre: 09/06/2385 Ore 23.45
- Chi e' questo Zhep? - chiese Gas a Nathan, mentre la navetta veniva inghiottita da uno dei capaci hangar della nave federale.
- Lo vedrai, pirata - disse il federale con un sorriso che rese il gattone molto nervoso.
La copia di Pk, creata da Sorellina, si materializzo' vicino a loro. - Zhep Korkon faceva parte dell'equipaggio della Princess. E' un brikar. Gli appartenenti a questa razza hanno un aspetto "roccioso". Sono estremamente forti e pesanti e la loro pelle e' particolarmente spessa e resistente - spiego', a beneficio di Gas.
- Pk? - Weaver cominciava ad essere confuso. - Allora eri veramente tu, prima. Credevo che fosse un'altra allucinazione. Ma come e' possibile?
- Sono sempre stata con lei, Capitano - menti' la falsa Pk, - ma dovevo restare nascosta.
- Perche'? Non ha senso. - Nathan cerco' di ricordare l'ultima volta che aveva visto la donna olografica, e questo lo riporto' sulla Princess, il giorno dell'attacco, quando si era consegnato ai loro nemici nel disperato ed eroico tentativo di salvare la sua nave. E poi... cosa era accaduto?
La vista gli si offusco' ed ebbe un capogiro.
- Non si sforzi di ricordare, capitano - disse l'ologramma. - E' sopravvissuto ad un'esperienza terribile, ma deve resistere ancora un poco. Siamo quasi in salvo.
Nonostante la descrizione che Pk/Sorellina aveva fatto di Zhep, Gas rimase a bocca aperta quando scese dalla navetta e si trovo' di fronte una roccia grigia alta almeno un paio di metri che lo fissava con due occhietti neri.
- Sa... salve... - disse facendosi coraggio. - Io sono Gas.
Zhep ignoro' il gattone, e saluto' Weaver, che era pallidissimo. Se avesse avuto le sopracciglia, il brikar le avrebbe sollevate per la sorpresa, vedendo la famigliare figura di Pk accanto all'ex capitano. Per quanto ne sapeva Pk prestava ancora servizio sulla Princess. Cosa ci faceva li'?
- Pk? Ma come...!?!
- E' una lunga storia - rispose lei. - E adesso non ho il tempo per raccontarvela. Il capitano Weaver ha bisogno di cure e di riposo. Ha subito un forte trauma, e non si e' ancora ristabilito del tutto.
- Sto benissimo - menti' lui. - Signor Korkon, prendo io il comando.
- Non credo sarebbe una buona idea... - azzardo' Gas.
Nathan lo fulmino' con lo sguardo. - Taci, pirata! - grido'.
- Sia ragionevole, capitano Weaver - cerco' di calmarlo Gas. - Sa bene che...
Nathan si rivolse ai due uomini che scortavano Zhep. - Sicurezza, chiudetelo in una cella - ordino'.
I due guardarono il brikar, perplessi.
Zhep confermo' l'ordine. Non aveva la minima intenzione di lasciare il comando a Weaver, ma visto il suo stato evidentemente alterato, aveva deciso di non contrariarlo, almeno per il momento.
- Aspettate un attimo - protesto' inutilmente il Temmincki. - E' questa la gratitudine dei federali? Se non era per me...
- Un pirata non merita altro - lo zitti' Nathan. - Ed ora occupiamoci dei suoi complici.
Sentendo queste parole, mentre veniva portato via di forza, Gas si senti' gelare. La Minerva non ce l'avrebbe fatta ad affrontare anche la USS Redemption. La loro unica speranza era che Pk/Sorellina riuscisse a fare qualcosa.
Ma anche Pk/Sorellina aveva i suoi problemi.
Tra le informazioni che era riuscita ad assorbire da Pk non c'erano quelle relative ai proiettori portatili. Aveva cercato di interfacciarsi con il computer della nave, ma si era scontrata con le sue robuste protezioni. L'unica cosa che era riuscita ad ottenere era l'informazione che i proiettori olografici erano presenti solo in sala ologrammi e in infermeria.
Cosi'. quando Zhep si era voltato per vedere perche' non li seguiva, si era inventata una bugia che sperava fosse convincente.
- Temo che dovro' rimanere qui. Purtroppo ho perso i miei proiettori portatili - si era giustificata. - Ti affido il capitano.
Luogo : USS Redemption - Plancia
Data Terrestre: 09/06/2385 Ore 23.50
Sullo schermo principale della plancia si vedevano le due navi duellare con ferocia.
Weaver si era subito impadronito della poltrona del capitano. Zhep aveva stretto i denti, di fronte a quel gesto, ma lo aveva lasciato stare. Era chiaro che l'ex capitano della Princess non era del tutto in se'.
- Chi comanda la nave ferengi? - domando' Weaver, con febbrile esaltazione.
- Il capitano risulta essere il daimon Kop - rispose Zhep, - un ferengi che in passato e' stato coinvolto in alcuni affari con gli orioniani.
- Molto bene... - sorrise Weaver.
Luogo: plancia della nave ferengi
Data Terrestre: 10/06/2385 Ore 00.05
Ci sono i federali!" - urlò un giovane ferengi. Daimon Kop sussultò:
"Federali?" - strillò, raggiungendo il giovane alla consolle, e scostandolo con un gesto affannoso. Il Daimon pasticciò con i tasti, finché il ragazzo non riuscì ad infilarsi di nuovo alla propria postazione e ad azionare il comando giusto. Sullo schermo, dopo qualche istante apparve la sagoma riconoscibile di una nave:
"Federali!" - esclamò sconsolato il Daimon - "Sono in rotta d'intercettazione!"
"Dovevamo sospettarlo che avrebbero trovato le nostre tracce." - brontolò Croogot.
"Cosa? Pensi che... Che stiano cercando NOI?" - rabbrividì il ferengi - "Ma... Non abbiamo fatto niente!" - rifletté facendosi un rapido esame di coscienza prima di aggiungere - "Beh, voglio dire... Quasi niente!" - si irrigidì - "Non penserai che anche loro sappiano? Che sappiano di Jolar'Nat? Che vogliano anche loro...?"
"Non lo so... So solo che non possono essere qui per caso" - l'orioniano accennò allo schermo con un gesto ampio - "Qui non c'è niente. Non ci sono rotte commerciali che passino da queste parti. Non ci sono pianeti abitabili neppure per un verme dei ghiacci andoriano!"
"Che facciamo adesso? Che facciamo?"
"Dobbiamo stare calmi, in primo luogo!" - ordinò l'orioniano, secco - "Quei federali non ci hanno ancora preso!"
"E come faremo a scappare?" - il ferengi si stropicciò gli occhi. Gli incendi sulla plancia erano stati spenti, ma quei benedetti aspiratori che gli erano costati latinum sonante non funzionavano più... Come tutto il resto della sua povera nave. Gemette:
"Non abbiamo più motori a curvatura... Ed anche se ci mettiamo da subito a ripararli, non potremo mai scappare a quella nave!"
"No... E allora non lo faremo. Anzi, non lo farete!" - decise Croogot.
"Che vuol dire, non lo farete?" - domandò il Daimon.
"Cerca di ragionare!" - fece l'orioniano - "Quelli là ci hanno sicuramente già visto sui loro sensori. Non possiamo scappare. La cosa migliore da fare, quindi, è chiamarli!" - si interruppe, fissando il ferengi - "Tu non hai niente da temere dai federali. Sei su una nave che si trova regolarmente all'interno dello spazio federale. Sei stato aggredito da una nave pirata e ti sei limitato a difenderti. Basterà cancellare i diari di bordo... "
"Ma... Si insospettiranno! Qui non c'è niente... Non siamo su una rotta commerciale!" - obiettò il Daimon - "E poi, dai loro sensori si accorgeranno che non ci sono solo ferengi a bordo"
"E' per questo che io e K'Tar dobbiamo andare via di qui, al più presto!" - decise l'orioniano - "Prenderemo la navetta e ci nasconderemo nel campo di asteroidi. Porteremo con noi tutto quello che ci può incriminare, compresa la registrazione olografica dell'interrogatorio di Jolar'Nat. Se tutto va bene, ci ritroveremo su Ferenginar..."
"Cosa?" - il Daimon parve soffocare - "Ma... Come faccio a tornare su Ferenginar in questo modo? Con la nave in queste condizioni? E senza aver ricavato il minimo profitto da questa storia?"
"E' un tuo problema" - commentò secco l'orioniano - "Sono stati i tuoi sistemi a fallire l'attacco a Sorellina... E quindi è colpa tua se non siamo riusciti a mettere le mani sui file di memoria sovrascritti dalla intelligenza artificiale. Ma non farmi perdere tempo, adesso... Quella nave si sta avvicinando!"
Fece un passo nella direzione della porta.
"Ah... Giusto voi!" - esclamò Croogot sorridendo sardonico. Sulla porta erano apparsi Dirk e T'eyan, sospinti da K'Tar.
"Aldea ci vendicherà" - disse T'eyan - "Tutti quelli che tu hai ucciso o schiavizzato..."
"Sta' zitta, dannata...!" - urlò K'Tar. Le dette uno spintone,costringendola ad inginocchiarsi. Dirk abbozzò una reazione, ma l'orioniano fu rapido ad alzare la frusta neuronale contro di lui. L'umano gridò, e le ginocchia gli si piegarono. Il Daimon lo guardò finire lentamente a terra, raggrinzirsi in posizione fetale, ancora stranamente cosciente nonostante la scarica...
Rabbrividì, ripensando all'olofilm della tortura che il suo attuale socio lo aveva obbligato a guardare. Quell'uomo non ci avrebbe messo un istante a fare a lui lo stesso trattamento che aveva riservato a quel Jolar'Nat...
"Stai calmo, K'Tar" - disse Croogot, sorridendo - "Questo lavoro spetta a me! Tu vai a preparare la nostra navetta. Ci sono i federali, e dobbiamo lasciare il campo... Questi due, intanto, ci faranno compagnia! Saranno la nostra fonte di svago nelle lunghe ore che dovremo trascorrere nella navetta"
K'Tar fece una smorfia:
"Come vuoi" - lanciò uno sguardo di disprezzo ai due pirati a terra, ed uscì dalla plancia, rinfoderando l'arma.
"E adesso, Kop..." - fece Croogot, mettendo una mano sulla spalla del Daimon - "Non hai che da chiamare i federali..."
"Ma..."
"Non c'è nessun ma!" - disse Croogot, seccato - "Hai capito quello che ti ho detto di fare?"
"Si..." - bofonchiò il ferengi - "Devo arrendermi ai federali, sperando che quelli lì caschino nella storia incredibile che gli dovrò raccontare!"
"Sono gli incerti delle imprese difficili ma vantaggiose..." - commentò l'orioniano, in tono discorsivo.
"Ed io, quale vantaggio ho ricavato da questa storia?" - protestò il Daimon.
"La nostra amicizia" - ghignò l'orioniano, e si voltò verso i prigionieri.
L'umano sembrava essersi ripreso dalla scarica di frusta, ma giaceva ancora a terra, sostenuto dalla vulcaniana.
"Alzatevi, voi due!" - ringhiò Croogot, sfilando l'arma dal fodero - "Adesso venite con me"
La vulcaniana non si mosse. Parve non aver sentito. I suoi occhi erano fissi nel vuoto, al di là dell'orioniano.
"Non ripeterò l'ordine un'altra volta" - disse Croogot, brandendo l'arma - "Alzatevi!"
La vulcaniana si gettò a terra, stringendosi a Dirk, che si stese a sua volta. L'orioniano li fissò sbalordito, poi comprese e cercò di voltarsi di nuovo. La scarica lo colse a metà del movimento. L'uomo emise un sospiro, appena un sospiro ed il suo volto si riempì di stupore mentre l'arma gli sfuggiva di mano. L'aria sapeva di ozono e di carne bruciata. Croogot cadde, lentamente, e prima di chiudere gli occhi ebbe il tempo di guardare il suo assassino negli occhi.
Il Daimon rinfoderò l'arma:
"Su un punto aveva ragione..." - considerò il ferengi a voce alta - "Abbiamo passato troppo tempo a parlare. I federali sono ormai vicini... Siamo a portata dei loro sensori. Lui avrebbe fatto in tempo ad allontanarsi con la navetta, ma noi saremmo rimasti nelle loro mani... E non avremmo avuto alcuna possibilità di ingannarli. Adesso invece..." - rinfoderò l'arma - "Abbiamo tre pirati da consegnare alla Flotta Stellare... Vivi o morti"
Sorrise ai due pirati sul pavimento:
"E quale delle due cose faremo, dipende unicamente da voi..."
Luogo : Nave Minerva
Data Terrestre: 10/06/2385 Ore 00.05
"Che fanno i federali?" - domandò Aldea.
"§ono §empre in rotta di intercettazione" - rispose Khetta - "Non hanno caricato le armi. Però hanno appena alzato gli §cudi"
Aldea picchiò il pugno sul bracciolo della poltrona:
"Maledizione!" - mormorò - "Non possiamo lottare contro due navi insieme! Non con la nave in queste condizioni!"
"Che diavolo ci faranno i federali qui?" - si chiese Khetta.
"Non lo so, e non me ne importa" - rispose Aldea - "Quello che so, è che abbiamo i nostri a bordo di quella nave, e che non possiamo andarcene da qui!"
Si girò verso Liam. Sapeva che affermazioni come quelle che aveva appena fatto non sarebbero piaciute al klingon, e si aspettava una protesta da quella parte. Ma non sentiva nulla. Il klingon fissava con occhio corrucciato i monitor della propria consolle.
"Liam?"
"Ho appena intercettato una comunicazione dalla nave ferengi"
"Verso i federali?" - si accigliò Aldea. Se quelle due navi si fossero alleate contro di lei, non ci sarebbe stata più partita:
"E' in chiaro? Cosa dice?"
"E' in chiaro. Dicono che sono stati attaccati dai pirati e chiedono aiuto.
Contro di noi"
"Co§a?" - fece, indignata, Khetta - "Ma §e §ono §tati loro ad attaccarci per primi!"
Gli occhi di Aldea caddero sui rapporti che le arrivavano dalla nave. Non potevano sostenere un altro attacco. Sarebbero morti tutti.
Prese una decisione:
"Chiama i federali, Liam" - disse - "Chiedi aiuto, e dì che siamo stati attaccati da quei ferengi."
Luogo : USS Redemption - Plancia
Data Terrestre: 10/06/2385 Ore 00.10
"Anche loro?" - fece Zhep Korkon, stupefatto - "Abbiamo una richiesta d'aiuto anche da quei pirati?" - ripeté.
La guardiamarina si limitò ad annuire, facendo ondeggiare leggermente la treccia in cui aveva stretto i capelli, ed il capitano della Redemption si voltò verso Nathan Weaver. Si sentì quasi sollevato, vedendo sul volto dell'umano una espressione di intensa perplessità.
"Allora non sono l'unico a non capirci niente" - pensò il capitano Korkon, e domandò:
"Lei era a bordo di quella nave, capitano. Che cosa è successo?"
"L'attacco è partito dalla nave ferengi" - rispose Weaver controvoglia - "Non dalla Minerva"
"E' sicuro di questo?"
"Si. Ero in plancia quando ci hanno attaccato" -
"Lei... Era in plancia?" - notò Zhep Korkon con una inflessione nella voce che suonò strana anche a lui. Notò che Nathan Weaver aveva alzato lo sguardo ad incrociare il suo.
"Ma che le viene in mente, Zhep?" - si difese Weaver - "Quei pirati erano abituati a me... Sono stato mesi con loro! Ormai avevo libero accesso dovunque, su quella nave. E' così che sono riuscito a scappare, che cosa crede?"
"Io non credo niente. E non penso proprio niente, capitano" - disse il capitano - "Almeno, non per il momento. Adesso, quello che mi interessa, è mettere in chiaro questa faccenda... "
"Non c'è niente da mettere in chiaro!" - urlò Weaver balzando in piedi - "Sono pirati! Pirati e nient'altro! E non meritano niente da noi! Niente... Niente..."
Il volto dell'umano era alterato, come in preda ad una rabbia incontenibile.
Zhep osservò inorridito il suo vecchio capitano. Le mani erano scosse da un tremito simile ad un tic nervoso:
"Capitano, si calmi!"
"Calmarmi? Io? Non sono mica un pazzo, sai?" - gridò Weaver - "Quella gente è pericolosa. Io lo so, li ho visti... Li ho visti, anche se... Loro mi hanno portato via da quella spiaggia, via da Ben Gunn. E tu mi guardi come se fossi pazzo! Ma io non sono pazzo, sai?"
"No, certo" - Zhep cercò di parlargli il più morbido possibile, ma intanto i suoi occhi incrociarono con un cenno d'intesa lo sguardo del suo ufficiale tattico, che assentì e portò la mano al comunicatore - "Ma PK ha ragione.
Lei ha subito un grave choc... E' stato prigioniero per così tanto tempo! Tutti noi, pensavamo che lei fossi morto..."
"Io ero morto..." - disse Weaver. La rabbia gli era passata, improvvisamente come era apparsa. Adesso il suo volto sembrava stanco, quasi sfinito - "Io sono morto così tante volte! "
"E'... Morto molte volte?" -
"Si... La prima, quando sono stato catturato. E poi, Ben Gunn..."
"Chi è Ben Gunn? Uno dei pirati della Minerva?"
"No... E' stato prima" - Le mani gli arrivarono alla fronte, come a cercare di contenere i ricordi, o di strapparli via - "Prima della Minerva. Prima, c'era la spiaggia. E c'era Ben Gunn..."
"Si, questo Ben Gunn... Perché non mi parla di lui?"
"No, tutto questo non ha senso..." - disse Weaver. L'uomo parve restringersi, ripiegarsi su sé stesso, come a cercare un riparo da colpi invisibili, come se una fiamma accesa lo stesse consumando da dentro - "L'unica cosa che ha senso, è catturare quei pirati..."
Il volto di un brikar non può esprimere pietà, e dentro di sé Zhep ne ringraziò la propria natura. Non avrebbe mai voluto far vedere a quell'uomo la pena che provava.
"Sono stati loro a farle questo?"
"Questo?" - Weaver si raddrizzò. Raggiunse il brikar, quasi si aggrappò a lui. I suoi occhi erano affranti - "No, non loro... Ma devono..."
La porta della plancia si spalancò. Zhep si staccò con la maggiore delicatezza possibile dal capitano Weaver:
"Adesso il dottor V'Lar ti aiuterà, capitano"
"Io non ho bisogno di un dottore!"
Il medico si avvicinò, estraendo il sensore di un tricorder:
"Deve fare una visita di controllo se vuole riprendere servizio, capitano Weaver" - intervenne il vulcaniano - "Dovrebbe saperlo!"
"Io non ho bisogno di nessun dottore!" - ripeté Weaver, scuotendo la testa ed arretrando di fronte al medico. Il capo della sicurezza lasciò la sua consolle, e si accostò alle sue spalle, sfiorando con le dita il calcio del proprio faser. Weaver se ne accorse, e scartò di lato:
"No... Non mi farete..."
Il medico estrasse un ipospray. Weaver lo vide, ed i suoi occhi si riempirono d'orrore. Urlò, ed il suo grido percosse le orecchie del brikar come il rumore di una montagna che frani.
Il suo braccio si allungò di scatto, il tattico cadde all'indietro, rovinando verso la poltrona centrale. Zhep intervenne, bloccando l'umano con il suo corpo roccioso:
"V'Lar!" - il medico intervenne, e piantò l'ipospray nella spalla dell'uomo.
Il brikar sentì un paio di sussulti, poi più nulla. Lasciò scivolare il corpo a terra, e per un lungo istante guardò la sagoma immota con la pietà di un compagno caduto.
"Portatelo in infermeria" - ordinò. Il medico assentì, e dopo qualche istante svanì nel teletrasporto assieme al suo paziente.
Il brikar si voltò verso il tattico:
"Rinfoderi quel faser, Tyrrel!" - disse - "Per fortuna non ce n'era bisogno. Weaver è pur sempre uno dei nostri. Almeno, quanto rimane di lui" - terminò, dolorosamente.
Il tattico accennò allo schermo centrale:
"Che cosa facciamo con quelle due navi, capitano?"
Zhep tornò a sedersi alla sua postazione:
"Le contatti entrambe, su frequenza comune" - rispose - "Dica ai capitani di quelle navi di sospendere il fuoco, di abbassare gli scudi, e di venire a discutere dei loro problemi con me"
"Ma... Non lo faranno mai!" - esclamò Tyrrel.
"Quelle navi se le sono date di santa ragione fino a poco fa. Non possono sostenere un attacco da parte di forze fresche, e lo sanno" - fece Zhep Korkon - "Lo faranno. Altrimenti..."
"Altrimenti?"
"Altrimenti, avremo la scusa per sparargli a nostra volta. E farla finita con loro" - e sottolineò - "Con tutti loro"
Luogo : USS Redemption - Celle
Data Terrestre: 10/06/2385 Ore 00.30
"Gas?" - sussurrò una voce infantile. Il temmincki rizzò le orecchie, tirandosi a sedere dalla branda della cella. Oltre la grata, la guardia si accorse del suo movimento, e si accostò a controllarlo. Gas si sdraiò di nuovo sulla branda, mettendo una zampa sulle labbra per impedire che l'altro potesse vederlo, ma attese che la guardia si fosse di nuovo messa al suo posto per rispondere:
"Sorellina? Sei tu?"
"Si" - la sentì respirare - "Finalmente. Temevo di non riuscire a trovarti. Non sono riuscita ad entrare nelle subroutine di comando della nave né nei sistemi sensori. Ho potuto solo collegarmi ai sottosistemi di comunicazione interna. Così, posso farti arrivare la mia voce."
"Puoi aiutarmi ad uscire da qui?"
"Non so come" - disse Sorellina, desolata - "Non ho potuto replicare i proiettori olografici di Pk e non riesco ad uscire dalla MorganA. Il sistema del computer principale è ben protetto. Oltretutto, sembra che in questa nave i soli proiettori olografici siano sul ponte ologrammi ed in infermeria. Non so come arrivare alle celle"
"Infermeria, eh?" - fece Gas, pensieroso - "Potrei provare..."
"Che vuoi fare?"
"Cerca di arrivare all'infermeria, Sorellina" - disse Gas - "Aspettami là!"
"Non puoi fingere di star male, se ne accorgerebbero!
"Lo so... E non ho intenzione di fingere" - rispose Gas, sfoderando un artiglio. Avrebbe fatto male, pensò Gas, ma non c'erano alternative. Cercò la vena, e con un gesto deciso si perforò il polso, stringendo i denti per non gridare e guardando poi affascinato il sangue scivolare scuro fra i peli...
Luogo : Nave Minerva - Plancia
Data Terrestre: 10/06/2385 Ore 00,30
"Vuoi andare là?" - Khetta si girò verso Aldea, sbalordita - "Ma §ei pazza? §e ti va bene, ti cacceranno in una cella appena ti vedono!"
Aldea si morse le labbra:
"Si, è probabile" - rispose - "Ma non abbiamo alternative. Non possiamo batterci anche con loro, e non possiamo scappare abbandonando qui i nostri. Del resto, anche volendo, non abbiamo la velocità di curvatura, quindi non possiamo fuggire. Dalla nostra, abbiamo i diari di bordo della nave... Le registrazioni proveranno che siamo stati attaccati."
Si alzò, decisa, dalla poltrona centrale.
"Ma... Liam, dille qualco§a anche tu!" - esclamò la tellarite - "Cerca di convincerla!"
Il klingon scosse la testa:
"Non ho mai visto Aldea cambiare idea su consiglio di qualcuno."
Aldea lo ringraziò con un sorriso forzato, ma Liam aggiunse:
"Ma io preferirei morire combattendo con molti nemici che arrendermi"
"Io non ho nessuna intenzione di arrendermi." - ribatté Aldea, avviandosi verso la porta - "Andare a bordo di quella nave è l'unico modo per cercare di ingannare i federali"
"Ma §e non rie§ci ad ingannarli?"
"Vorrà dire che cercherò di riscuotere qualche vecchio debito" - rispose lei. La porta era rimasta aperta, da quando Lanaari e l'altro l'avevano scardinata, e pendeva mezza chiusa da un lato. La scartò, e sulla soglia si voltò di nuovo verso quello che restava del suo equipaggio:
"Non abbiate paura. Questa nave ha ancora molta strada da percorrere. Liam, prendi tu il comando... Ma non fare niente che io non farei, chiaro?"
"Farò come vuoi tu" - promise il klingon. La donna svanì nel corridoio, e non udì Liam aggiungere, a mezza voce:
"Come sempre..."
Luogo : Nave ferengi - Hangar Navette
Data Terrestre: 10/06/2385 Ore 23.35
L'hangar navette era scuro e silenzioso. La navetta era al suo posto, fortunatamente intatta nonostante la battaglia. K'Tar montò rapidamente sulla navetta, ed accese la consolle di navigazione, controllando i sistemi.
Fra poco Croogot lo avrebbe raggiunto, con o senza i due prigionieri.
Peccato, pensò K'Tar... Non avevano raggiunto quello che volevano. Sorellina aveva sovrascritto i file della memoria di Jolar'Nat, purtroppo, e non erano riusciti né a cancellarla dai sistemi né a portarla semplicemente via per poter riprendere possesso della memoria precedente. Così, forse, il tesoro di Jolar'Nat era perduto... Peccato. La sua posizione nella nave pirata era stata bruciata inutilmente.
Beh, forse non inutilmente... Croogot avrebbe dovuto pagarlo bene per i mesi che aveva trascorso sulla Minerva.
Tutto a posto. La navetta era pronta. Premette il comunicatore:
"K'Tar a Croogot..." -
Gli rispose una serie di scariche. Bestemmiando fra sé, lo staccò dal petto e lo esaminò. Era terminata la carica? Scosse il comunicatore, e lo premette di nuovo:
"K'Tar a Croogot!" - ripeté - "Mi senti?"
Sentì il rumore del portellone che si apriva dietro di lui, e si girò:
"Ah, finalmen..." -
Non terminò la frase.
"Sorpresa!" - esclamò una voce nota. Il comunicatore gli scivolò di mano, corse alla fondina. Una scarica di faser lo colpì in pieno petto. K'Tar cadde all'indietro sulla poltrona, che si girò, roteando su sé stessa come nell'abbraccio di una macabra danza.
"Ci vorrebbe della musica, adesso..." - commentò sognante Modred Leha - "Una bella sinfonia, per sottolineare lo scontro finale con il nemico..."
"La prossima volta che uccido qualcuno cercherò di portarmi appresso qualche file appropriato!" - borbottò Lazarus, raggiungendola - "E poi non siamo ancora allo scontro finale. Se ho ben capito la situazione, K'Tar stava aspettando che Croogot arrivasse qui con i due prigionieri... Non abbiamo che da aspettare noi al suo posto, per liberare T'eyan e Dirk..."
La bajoriana sorrise:
"... E liberarci di Croogot... E questa è la parte che mi piace di più"
"Tu lo conosci?" - domandò Lazarus - "Intendo, da prima...?"
"Ho avuto il piacere" - ironizzò Modred - "Peccato che il piacere sia stato tutto suo"
"Che è successo?"
"Te lo racconterò in un giorno di pioggia" - rispose Modred, raccogliendo il comunicatore di K'Tar - "Adesso sarà meglio usare questo affaretto per intercettare le comunicazioni vicine a Croogot... Così sapremo quando starà arrivando"
"Buona idea" - approvò Lazarus, e si appostò vicino al portellone della navetta.
Luogo : USS Redemption - Infermeria
Data Terrestre: 10/06/2385 Ore 00.35
"Allora, come sta?" - fece Zhep Korkon, guardando la figura sul lettino dell'infermeria. Nathan Weaver sembrava tornato quasi normale, ma a sentire quella domanda si agitò di nuovo, tentando di muoversi:
"Sto benissimo!" - urlò - "E starò anche meglio se mi toglierete da questo maledetto campo di forze e mi lascerete tornare al mio lavoro!"
"Temo che non sia così" - il dottor V'Lar alzò gli occhi dal tricorder medico. Il suo volto di vulcaniano era inespressivo, eppure Korkon capì che stava per dargli cattive notizie.
"Sono molto spiacente..." - iniziò il medico. Nathan impallidì:
"Che... Che cosa ho?"
Il medico allungò una mano a premere un tasto. I dati biometrici di Nathan scomparvero dalla consolle, per essere rimpiazzati da una scansione del suo cranio. V'Lar mosse alcuni indicatori, e delle zone del cervello vennero illuminate in rosso:
"Non la stancherò con termini medici, capitano... " - disse V'Lar - "Penso che le basti sapere che il capitano Weaver ha subito gravi danni neurologici."
"Prodotti da cosa? Ha avuto una malattia, un incidente o cosa?"
V'Lar scosse la testa:
"Non è stata una malattia né un incidente" - rispose - "Ho trovato alcune tracce, esaminando i capelli del capitano Weaver"
"Che tipo di tracce?" - era stato Weaver a domandarlo. Zhep lanciò un'occhiata al suo vecchio capitano. Adesso, sembrava di nuovo l'uomo che lui aveva conosciuto anni fa.
"I capelli umani spesso trattengono nella loro struttura molecole di sostanze chimiche che siano state immesse nell'organismo" - V'Lar modificò ancora la visuale del monitor, mostrando una spettrografia - "In questo caso, ho trovato tracce di una droga conosciuta al database medico come bhanghas"
"Una droga?"
"Secondo il database, alcune popolazioni la utilizzano per addomesticare esseri inferiori da usare come animali da compagnia. Se usata su esseri senzienti, i suoi effetti sono devastanti. Danneggia in maniera irreparabile le sinapsi dei sistemi superiori"
Tornò alla schermata precedente, ed indicò le zone del cervello in rosso:
"La memoria è compromessa" - disse - "Il soggetto ha sicuramente manifestato delle ossessioni. Sono sicuro, anche se il capitano Weaver nega, che ha anche delle sindromi allucinatorie"
Weaver era ammutolito. Zhep bestemmiò:
"Ma perché, per l'inferno, perché il capitano Weaver dovrebbe aver preso quella droga?"
"Io non ho preso niente!" - protestò Nathan. Esitò - "...Almeno, non credo".
"Non credo che si sia trattato di una assunzione volontaria" - replicò V'Lar - "Anche perché la droga non ha alcun effetto euforizzante conosciuto. Come ho detto, viene usata su animali inferiori per addomesticarli. Su un essere senziente, potrebbe essere usata per ammorbidirne la volontà"
Zhep credette di capire:
"Vuol dire, per farlo parlare? Per costringerlo a confessare qualcosa?"
V'Lar assentì. Zhep Korkon mormorò una bestemmia a mezza voce. Nathan guardava inorridito le zone rosse del proprio cervello.
"Dottore..." - fece Nathan, infine - "Che terapia dovrò seguire? La cura sarà lunga? Quando crede che potrò tornare al mio posto?"
"Possiamo evitare che il danno peggiori" - rispose - "Ma attualmente non ci sono cure che possano rimpiazzare le sinapsi danneggiate..." - sospirò - "Posso raccomandarle una clinica specializzata in malattie del sistema nervoso, su Tersis II. Il primario è un mio antico insegnante..."
"Una clinica?" - fece Nathan Weaver, tendendosi verso il medico, con rabbia - "Insomma un manicomio!"
"Non si tratta..." - iniziò il dottor V'Lar.
"Può darsi!" - l'interruppe Weaver. Smise di lottare contro il campo di forze e si adagiò sul lettino- "La Flotta Stellare è stata tutta la mia vita. Il comando di una nave, il mio sogno fin da quando posso ricordare. Le stelle, la mia meta da raggiungere. Io morirò, se non potrò tornare a fare il mio lavoro. Non mi tolga dal servizio! Non voglio finire in un manicomio... Non è giusto che io debba finire così..."
"Sono spiacente" - ripeté il medico - "Ma lei non è in grado di riprendere il servizio"
"Come reagirei io se toccasse a me?" - pensò Korkon. Tutta una vita... Tutta la passione del suo lavoro... E di fronte, solo la prospettiva di una morte da invalido. Tornò a guardare il suo vecchio capitano, cercando di reprimere la pena che sentiva per lui.
"Mi dica solo una cosa, capitano" - disse Zhep - "Sono stati loro? Sono stati quei pirati a farle questo?"
Ma Nathan aveva chiuso gli occhi, e non rispose. Per un lungo istante vi fu silenzio. Zhep si voltò. Quella donna, il capitano della Minerva doveva essere già nel suo studio. Il capitano della nave ferengi invece era stato fatto accomodare nella sala riunioni. Qualcuno doveva pagare per quello che era successo a Nathan. Si trattava solo di stabilire chi...
La porta si aprì di colpo. Il brikar fece appena in tempo a togliersi dalla traiettoria che due infermieri sbucarono portando una lettiga, seguiti da un uomo della sicurezza dall'aria confusa.
"Che succede?" - domandò il dottor V'Lar, accorrendo.
"Temmincki, maschio, ferita lacero contusa ad entrambe le zampe anteriori" - disse uno degli infermieri, sistemando la lettiga accanto ad uno dei lettini - "Probabile tentato suicidio"
"E' il pirata!" - esclamò Zhep, avvicinandosi - "Quello che era nella navetta con Nathan Weaver!"
"Può darsi che sia un pirata" - ribatté il dottor V'Lar, con severità, afferrando il tricorder medico dalla scansia - "Ma qui in infermeria è solo un paziente, e come tale verrà trattato. E' chiaro?"
"Naturalmente" - rispose secco il capitano Korkon - "Ma altrettanto naturalmente dovrà essere sorvegliato dalla sicurezza"
"Non vedo perché" - disse il dottor V'Lar - "Trovo illogico mettere sotto sorveglianza qualcuno che non può andare da nessuna parte. Da qui quel pirata non si muoverà, glielo posso garantire, capitano..."
Luogo : Nave ferengi - Hangar Navette
Data Terrestre: 10/06/2385 Ore 23.35
"Socio, dobbiamo scappare" - disse gentilmente la bajoriana, spegnendo il comunicatore di K'Tar - "Qui non abbiamo più niente da fare!"
"Ragazzi, se questa è sfortuna!" - bestemmiò fra i denti Lazarus - "I federali ad un tiro di schioppo ed il ferengi che decide all'improvviso di tradire Croogot!"
"Già, che rabbia" - commentò la ragazza - "Se il ferengi non si fosse messo di mezzo, a quest'ora potremmo tagliare la corda con i nostri..."
"Ed invece T'eyan e Dirk non sono più a bordo e la missione è fallita" - Lazarus lasciò la sua postazione ed andò ad afferrare per le braccia il cadavere di K'Tar - "Sarà meglio liberarsi del nostro vecchio amico e togliersi di mezzo, il più in fretta possibile!"
"Sono d'accordo!" - approvò lei, aiutandolo a portare via il corpo. Quindi si precipitò ai comandi della navetta:
"Se non altro, K'Tar è stato gentile a fornirci i mezzi di fuga"
Lazarus richiuse il portellone:
"Se lo incontrerò nell'altra vita, cercherò di ricordarmi di ringraziarlo" - disse - "Ma adesso tagliamo la corda!"
Aveva il comunicatore di K'Tar stretto in mano, lo premette. La saracinesca dell'hangar cominciò ad aprirsi. La navetta si mosse verso le stelle. Dopo pochi istanti, la nave ferengi era alle spalle.
"Andiamo a recuperare Ilya" - disse Lazarus - "Ci possiamo nascondere nel campo di asteroidi finché quelli non se ne saranno andati"
La bajoriana assentì, impostando la rotta.
"Come sono le leggi in questo secolo?" - domandò Lazarus.
"In che senso?"
"La Minerva non e' in grado di fuggire, ne' di combattere contro la nave della Flotta Stellare. Cosa faranno i federali alla nostra nave?"
"La sequestreranno" - profetizzò la bajoriana - "E metteranno tutto l'equipaggio a trascorrere una lunga vacanza in una colonia penale"
"Non è una gran bella prospettiva"
"Possiamo sempre non tornare a bordo!"
Laz si voltò a guardare la ragazza, sorpreso. Lei sorrise, sorniona:
"Ma dai... Non mi dire che non ci hai pensato anche tu?" - i suoi occhi rotearono all'interno della navetta - "Veramente io e' da un po' che pensavo di licenziarmi dalla Minerva... Io non sono fatta per un lavoro fisso. Voglio essere padrona di me stessa, senza dover obbedire a nessuno!"
Laz sogghignò:
"Ed immagino che il tuo recente desiderio di tornare alla libera professione abbia a che fare con quello che abbiamo trovato in questa navetta..."
Leha non nego':
"Potremmo mettere su una piccola societa'" - suggeri' lei - "Io ho ottimi contatti, per vendere la merce. E tu sei in gamba..."
"Ed Ilya?"
"Mmm... Credo che nemmeno lei abbia molta voglia di incrociare quella nave federale..."
La ragazza tornò a sorridere:
"E poi... Beh, io non sono spilorcia. Questa navetta, e' roba a sufficienza per pagarci un bel soggiorno a Risa per tre!"
"E' un lungo viaggio, fino a Risa con questa navetta" - fece notare Laz.
La ragazza rise.
"Sono sicura che troveremo qualcosa da fare, fino a laggiù" - disse, guardando maliziosamente l'uomo - "Allora, che ne pensi?"
"Che sara' un viaggio interessante..."
"Ed allora, credo che tu possa cominciare con il chiamarmi Leha!"
Laz guardo' la consolle sopra la postazione di pilotaggio. Il monitor inquadrava nei sensori la Minerva, e la nave federale ormai a poca distanza da lei.
Addio, pensò Lazarus, con un certo rimpianto. Su quella nave aveva avuto avventure di ogni genere... Paure di ogni genere. Allungo' una mano a spegnere il monitor, e sorrise alla ragazza che aveva a fianco.
Adesso, lo aspettava una nuova avventura.
Luogo: USS Redemption - Corridoi del ponte 8
Data Terrestre: 10/06/2385 Ore 08.20
Daimon Kop trotterellava cercando di mantenere la velocità con il massiccio Brikar che, nonostante la mole, riusciva ad essere costantemente avanti di un paio di passi.
"Capitano, cosa vuole fare con quei miserabili assassini? Sono dei criminali, non hanno esitato ad assalire la nostra nave, ha visto con i suoi stessi occhi come ci hanno conciato. Se non foste arrivati ci avrebbero sopraffatti ed avrebbero portato via tutto l'onesto guadagno di una vita!"
Il Brikar non aveva rallentato il passo, limitandosi a mugugnare ad ogni frase proferita dalla stridula voce del ferengi.
"Hanno compiuto razzie in tutti i sistemi planetari attorno al campo di asteroidi, per salvarci siamo stati costretti a mimetizzarci. Non si sa come, sono riusciti ad identificarci ed hanno scatenato una pioggia di fuoco contro di noi".
I due si fermarono davanti ad una porta che placidamente si aprì davanti a loro rivelando l'accogliente alloggio standard, una bella donna passeggiava con eleganza come se stesse camminando per le vie di una ricca città coloniale. Daimon Kop provò un brivido attraverso la spina dorsale. Vedendola così vicina, il ferengi tentò di mantenere parzialmente il controllo dei nervi.
"Cosa ci fa questa donna qui? Dovete chiuderla in una cella, assicurarvi che non possa scappare, i suoi criminali staranno organizzando una trappola"
Korkon si girò rivelando un'inaspettata agilità nonostante la mole:
"Adesso stia zitto! Da quando è salito a bordo non ha chiuso quel dannato becco. Questa Signora ha lo stesso diritto che ho concesso a Lei, anzi loro hanno immediatamente cessato le ostilità cosa che non posso dire della sua nave! Vogliamo parlare dei due che abbiamo trovato sulla sua nave in condizioni pietose, entrambi riportano segni di torture con armi ferengi ed orioniane!"
"Io protesto! Quei due ci hanno assalito, mentre eravamo impegnati a difenderci!" La voce del ferengi era tornata stridula elevandosi di una ottava.
Aldea che nel frattempo aveva ascoltato ogni parola, si concesse un sospiro di sollievo, aveva tatticamente scelto di voltare le spalle verso la porta fingendo di fissare lo spettacolo fornito dalle stelle al di fuori dello scafo. L'apparente calma e tranquillità celavano la furia che dentro di lei stava montando ad ogni parola del ferengi, davanti agli occhi le scorsero le immagini di una serie di vendette a cui voleva sottoporre quel nanerottolo. I palmi di entrambe le mani presero a dolerle riportandola brutalmente alla realtà, le unghie premevano contro la pelle e per poco non rischiò di lacerarla.
La voce di Korkon risuonò alle sue spalle: "Capisco, vi prometto che verrà fatta luce su quanto è successo, e chi ha colpa la pagherà per tutto! Adesso le consiglio di andare nel suo alloggio mentre scambio quattro chiacchiere con questa signora!"
Il Daimon tentò di ribattere nuovamente ma venne tacciato dalla minaccia del brikar di far scortare il ferengi da qualcuno della sicurezza. Kop abbassò la testa rassegnato e lasciò l'alloggio.
"Buona sera... Capitano, mi dispiace averla fatta attendere qui da sola, avrei bisogno di poter scambiare due parole con lei"
Korkon rimase fermo a breve distanza dalla porta. Aldea si volse verso Korkon senza tradire una particolare emozione nell'osservare la costituzione del federale, apparentemente a suo agio rispose freddamente:
"Non credo di avere particolari possibilità ed in ogni caso, non ho nulla da nascondere, come ha potuto vedere, eravamo sotto attacco, quel nanerottolo ed i suoi amici ci hanno aggrediti, hanno rapito alcuni membri dell'equipaggio e probabilmente li avranno torturati - Korkon annuì con un lieve cenno della testa, per quanto gli permettessero le articolazioni del tozzo collo - quindi mi faccia pure tutte le domande di cui ha bisogno, cercherò di rispondere in maniera esauriente ai suoi dubbi".
Gli occhi di Zhep si restrinsero leggermente osservando Aldea pensò:
*Ragazza mia, ho notato che non hai detto che mi avresti detto la verità, vediamo dove vuoi andare a parare*
Dopo un breve silenzio disse: "come ho detto all'altro nostro ospite che la verità verrà presto a galla, per ora vorrei che mi concedesse il piacere di ritenersi gradita ospite a bordo della mia nave, con il suo permesso vorrei mandare alcuni ingegneri sul suo vascello per aiutare nelle riparazioni dei danni subiti."
Con uno scintillio negli occhi, Aldea piegò leggermente le labbra in un abbozzo di sorriso: "La ringrazio, è molto gentile da parte sua"
Terminò la frase mentalmente: *In questo modo avresti una scusa perfetta per mettere il becco dove non dovresti, vero? Cerca, cerca, sono sicura che Liam avrà sicuramente provveduto a verificare che non ci siano problemi* Aldea sorrise con espressione serafica.
Zhep scusandosi si congedò dal pirata, raggiunta la plancia ordinò all'ufficiale addetto alle comunicazioni di contattare i suoi superiori per aggiornarli sui recenti sviluppi.
Mentre l'addetto in plancia accusava ricevuta degli ordini, un giovane tenente si rivolse al Brikar:
"Signore, con il dovuto rispetto, non mi fido per nulla del ferengi e dei due membri 'salvati' dalla nostra squadra d'intervento"
Korkon volse leggermente la testa, per quanto gli permettessero le articolazioni del tozzo collo e rispose: "Non commetta l'errore di sottovalutarmi, so benissimo con chi abbiamo a che fare. Abbiamo diversi dossier su di loro, sui recenti contatti con la Maddaki e soprattutto del loro capo: Onikawara.
Luogo: Nave Minerva - Plancia
Data Terrestre: 10/06/2385 Ore 08.20
Liam era rimasto fieramente in piedi vicino alla porta ad osservare l'attività dei federali sulla Minerva.
La porta scivolò lateralmente lasciando entrare due ufficiali della federazione. Con loro c'era una ragazza che trasportava un terminale ed iniziò una analisi collegandosi ai sistemi della nave. Liam si irrigidì istintivamente preparandosi ad attaccare, nella sua mente apparve l'immagine di Aldea che lo fissava, gli parve di sentirla mentre con tono piatto ordinava. "Fermo, non ancora". Liam sembrò sgonfiarsi leggermente rilassandosi almeno in apparenza.
Uno dei tecnici si bloccò osservando la fila di dati che scorreva sul display, dopo aver controllato nuovamente le routine sfiorò la spilla che portava sul petto, appena il canale con la sua nave fu stabilito, iniziò a mormorare qualcosa a voce talmente bassa che Liam non riuscì a comprendere le parole proferite, una sensazione fastidiosa si irradiò dall'attaccatura dei suoi capelli.
Pochi istanti dopo, un altro tecnico arrivò a supporto del collega, entrambi ripeterono le elaborazioni, quello arrivato da poco sollevò un sopracciglio con aria scettica, il collega prese a gesticolare animatamente: "ti assicuro che c'era una matrice anomala, vedi? Questo percorso attraversa direttamente il kernel stabilendo una connessione con il nodo AK5866" con il dito indicava il processo che andava elencando "da questa intersezione invece accedi alle configurazioni delle strutture di controllo dei sistemi ambientali, subito dopo il flusso si incanala nuovamente nel nodo di connessione ed arriva ad AM2974. Qui ho rilevato tracce di codifica di settimo livello ed una matrice d'intelligenza artificiale di tipo triassiale."
"No, ti sbagli, è impossibile, questi sistemi sono dei normalissimi Mark V, per una AI di quel livello ci dovrebbero essere diverse connessioni disseminate sui livelli 756 e 885, e non vi sono tracce di una attività simile"
Liam aveva cercato di non dare nell'occhio mentre tendeva l'orecchio nel tentativo di capire cosa avessero scoperto i federali, in quel momento il comunicatore interno si attivò: =/\= Kasut a plancia, Liam, potresti raggiungermi per favore nel mio alloggio sul ponte quattro? =/\=
Liam diede istintivamente conferma alla comunicazione e si diresse verso il turbolift, Bartig nel frattempo prese posizione vicino alla porta, nel punto esatto dove poco prima si trovava il Klingon.
Luogo: Nave Minerva - cabina del turbolift, ponte 2.
Data Terrestre: 10/06/2385 Ore 09.00
Le porte si aprirono sul corridoio deserto ad eccezione della figura del dranakai che rimase sorpreso nel vedere Liam all'interno.
"Non hai detto che mi aspettavi in sala macchine?" L'espressione di Kasut tradiva lo stupore nel trovarsi davanti il pirata.
Il Klingon rimase un istante interdetto, mentre le porte si richiudevano rispose:
"No, mi hai contattato tu dandomi appuntamento nella tua cabina sul ponte..." La frase rimase sospesa nell'aria, mentre il Klingon realizzava l'errore nella localizzazione dell'alloggio.
La voce artificiale di Cyd li interruppe:
=/\= Scusatemi, avevo bisogno di parlare privatamente con entrambi. Quelle persone sono particolarmente abili ed hanno rischiato un paio di volte di trovarmi. Ho preferito trasferire i miei programmi nel modulo di backup del sistema ambientale, dovrei riuscire a nascondere le mie tracce per un tempo indefinito, però ho bisogno di una mano da parte vostra, ho rilevato una doppia marcatura dalla nave Ferengi e dalla MorganA, in entrambi i casi ho riconosciuto una traccia di Sorellina, i federali stanno analizzando il computer ferengi, sicuramente troveranno qualche codice di intelligenza artificiale ma nulla di concreto, 'lei' aveva inviato una sorta di worm sulla nave, in contatto con il suo nucleo sulla MorganA, quando i federali sono intervenuti ha dato l'ordine di decadimento del kernel. Nel frattempo è riuscita a rimodellare se stessa ad immagine di qualcuno conosciuto sia da Weaver, sia dal Capitano della Redemption, il problema è che non si può spostare sempre che non riesca ad interfacciarsi con i computer dell'infermeria o del ponte ologrammi, dobbiamo creare un diversivo permettendole così di potersi trasferire in infermeria =/\=
Luogo: USS Redemption - Alloggio del Capitano
Data Terrestre: 10/06/2385 Ore 09.04
Zhep attivò il dispositivo di cifratura ed attese che venisse stabilita la connessione. Alcuni istanti dopo apparve il familiare volto del giovane collega, di fianco al viso comparvero alcune scritte che cominciarono a scorrere verso l'alto:
***Lav Decripter avvio trascrizione, modalità: Show on HLl32371\USSREDEMPTION\sub-space_#31337
La barra che indicava la percentuale arrivò al termine, seguita dai codici di convalida:
*£*Lav Decripter: Operazione Completata! Download ON: USSCam\Hal32371\sub-space_#31337/LCARS,2.11***
Finalmente il Klingon annuendo parlò: "Ciao Zhep, il canale è libero, come va la missione?"
Le labbra del brikar si incurvarono livemente verso destra nella massima espressione di un sorriso concessa dalla spessa pelle.
"Come deve, siamo entrati in contatto con il bersaglio, ma ci sono stati alcuni imprevisti, mi dovresti verificare tutte le informazioni che sono in nostro possesso sulla nave Minerva, NCC 1890, mi sembra decisamente strano che uno steamrunner abbia un numero di registrazione a quattro cifre, li abbiamo pescati mentre erano impegnati in uno scontro con una nave ferengi, la Alto Profitto, voglio conoscere tutto quello che riesci a procurarti su entrambe"
Kalgvoras aveva annuito brevemente durante la richiesta dell'amico, contemporaneamente aveva iniziato il concerto di istruzioni necessarie a stabilire i collegamenti con le banche dati da cui poteva attingere ogni tipo di informazione.
"Bene.. altre richieste? Magari vorresti una orioniana per farti compagnia durante l'attesa oppure magari una bacchetta magica?"
"No, anzi... a dire il vero si, status attuale della USS Princess, aggiornamento sulle missioni, status dell'equipaggio e quant'altro, in particolare tutto quello che riguarda... PK"
Kalgvoras si fermò un istante fissando il monitor con espressione divertita
"Uh uh.. ancora lei? Credevo ti fosse ormai passata. Mi domando perchè non le abbia mai detto quello che provavi.".
"Piccolo ficcanaso, lo sai - un brontolio gutturale rivelò l'ilarità del brikar - non ci sarebbe mai potuto essere nulla tra noi due! Comunque, per quanto possa sembrare assurdo, è a bordo della Redemption, e sembra avere alcuni problemi con i generatori isomorfici.".
"Ma... Sivaak non le aveva creato dei generatori più 'maneggevoli'?"
"Appunto è un dettaglio che mi ronzava nella testa fino a poco fa, riusciresti a procurarti gli schemi ed inviarmeli? Voglio controllare un mio sospetto. Aggiornamento sul cacciatore?"
"Pienamente operativo, ho terminato il codice di integrazione ed identificazione, una matrice evoluta dal kernel DEAD viene identificata in meno di 0,45 secondi. Non ci sono vie di scampo, credi di aver trovato il bersaglio?"
"E' solo un sospetto... ma voglio verificare prima di cantar vittoria!"
Luogo: Minerva - Sezione Ingegneria
Data Terrestre: 10/06/2385 Ore 12.20
Lo stavano sorvegliando con cura. Poteva sentire il peso dei loro sguardi sulla nuca, e rabbrividì. Si girò appena, incrociando degli occhi alieni, carichi di sospetto per le sue mosse. Distolse lo sguardo e tornò ad esaminare con il tester i chip isolineari che stava riallineando, ma senza realmente riuscire a concentrarsi su di essi.
John Chricton, ingegnere capo della USS Redemption, non era abituato a quel genere di trattamento. In qualunque porto la sua nave lo portasse, la sua divisa federale aveva sempre ispirato rispetto, anche se non la simpatia che si era aspettato di trovare, quando, anni prima, aveva deciso di diventare un membro della Flotta Stellare...
Alla fine, aveva finito per comprendere che sui pianeti esterni, non sempre la politica della Federazione era stata illuminata al punto da ispirare simpatia nei riguardi dei propri rappresentanti.
Su quella nave, però, era differente. Era una differenza che percepiva a pelle, che non aveva niente a che fare con le emozioni che qualche volta il suo antico retaggio betazoide riusciva a fargli presentire. Anche un umano di puro sangue l'avrebbe percepita.
Era paura. Era odio. No... Qualcosa di più, di specifico.
Era ostilità.
Il sensore del tester gli sfuggì di mano, e rotolò a terra. Uno stivale bloccò a terra la corsa del sensore.
"Giochino interessante, questo..." - disse la donna, ma non si chinò a raccoglierlo. Si mise anzi a stuzzicare l'arnese con la suola dello stivaletto, muovendolo su e giù sul pavimento.
"Ehi, attenta!" - disse John, sgusciando da sotto la consolle - "Si rompe!"
"Mmm... Eppure, con i replicatori che avete a bordo, rimpiazzare una cosa del genere non dovrebbe essere un problema... O no?"
"I replicatori che abbiamo a bordo consumano energia, e non mi sembra il caso di doverne consumare più dello stretto necessario"
Non aggiunse "Di sicuro, non per i vostri begli occhi", ma lo pensò. Non gli piaceva affatto essere a bordo di quella nave. A voce alta disse:
"Lei chi è?"
"Mi chiamano Kali" - disse la donna - "Sono il medico, qui a bordo"
"E che cosa fa il medico in sezione ingegneria?"
"Non avevo più nulla da fare, in infermeria" - disse lei, tranquillamente - "Ci sono stati tre morti, e per loro non posso fare piu' nulla. Per i feriti, ho gia' fatto tutto quello che potevo"
John la studiò per un istante. La donna aveva un aspetto sciatto, trascurato. Anche il suo volto era sciupato, e sulla pelle si vedevano in trasparenza le tracce di graffi non curati. Era veramente un medico? Comunque fosse, la sua presenza lì, fissa a guardarlo con aria di sfida lo irritava.
"Bene, lei comunque non dovrebbe stare qui" - disse, con tono ultimativo.
La donna fece una smorfia derisoria, quindi allungò una mano verso il suo comunicatore:
"Si potrebbe dire la stessa cosa di lei" - disse, accarezzando l'oggetto con la punta delle dita - "Comandante... Deve essere orgoglioso di questi tre pallini sul suo colletto, vero? Lei è così giovane..."
Le parole sembravano cortesi, ma non c'era ombra di galanteria nella sua voce. Sembrava anzi sprezzante, come la vista del simbolo della Flotta Stellare sul suo petto le destasse un odio senza limiti. Le bloccò la mano trattenendola con la sua:
"E' così!" - disse. Lei tentò di scrollare la mano per liberarsi, ma lui la trattenne con forza, quindi la lasciò andare - "Ma adesso io devo tornare al mio lavoro... E lei al suo. O no?"
La sua mano si rifugiò nell'altra, mentre nei suoi occhi balenava un lampo di odio puro. Le sue dita avevano lasciato un'impronta rossa sulla pelle di lei. Si ritrasse, e la vide sparire verso la porta d'uscita camminando a ritroso, come se si aspettasse di venire attaccata alle spalle da lui.
"Congratulazioni, John..." - si disse - "Ti sei fatto un'altra nemica a bordo di questa nave di pirati e criminali... Come se la situazione non fosse già abbastanza pericolosa"
Alzò le spalle. Non era il primo nemico che si faceva, e del resto, quella gente sarebbe finita molto presto in una colonia penale, se tutto andava bene.
Si chinò a prendere il sensore.
Luogo: Minerva - Corridoi interni
Data Terrestre: 10/06/2385 Ore 12.20
L'avrebbe ucciso. Avrebbe ucciso quel dannato federale, su questo non c'erano dubbi. E non le importava un accidente se Aldea l'avrebbe gradito o meno, lei avrebbe ucciso quello stupido, arrogante comandante con la divisa sporca di grasso che era in ingegneria. Lui, e tutti gli altri a bordo di quella nave...
La dottoressa Kali si rifugiò in infermeria. Come aveva detto all'ingegnere, non c'era più nessuno sui suoi lettini diagnostici. Il poco che poteva fare con le attrezzature dell'infermeria lo aveva già fatto, e quello che non aveva potuto fare adesso giaceva in stasi, pronto per un funerale nello spazio. Aprì la camera di stasi. C'era posto per tre persone di tipo umanoide. Sapeva i loro nomi. Yari era morto sul colpo, schiacciato da un pannello saltato durante l'attacco ferengi. Conrad era stato portato ancora vivo in infermeria, ma con bruciature sul novanta per cento del corpo. Era rimasto cosciente fino alla fine, e lei aveva potuto solo evitargli di soffrire con una massiccia dose di anestetici. Mahri invece era stata letteralmente tagliata in due dall'esplosione di una consolle. Tirò fuori i cadaveri, e li distese sul pavimento.
Quindi, afferrò dal cassetto il proprio faser e lo regolò al massimo. Puntò al corpo più vicino, sparò. Yari fu circondato dalla luce, che virò al rosso, un rosso cupo che voleva espellere l'energia, che le ferì gli occhi, ma non le impedì di vedere il corpo implodere come divorato dall'interno.
Vaporizzò, letteralmente, in una nube di goccioline che si dispersero nell'aria.
Prese un sospiro prima di sparare al secondo corpo. L'aria sapeva di ozono, di polvere bruciata. Non provava nulla per loro. Forse, perché li conosceva da poco... O forse, perché aveva già terminato tutte le lacrime di cui era capace.
Sparò. Mahri scomparve, e quindi sparò ancora.
"Addio. Spiacente... Questo è l'unico funerale che avrete" - mormorò fra sé, fissando la traccia di bruciato che macchiava il pavimento. Poi sorrise, e alzando lo sguardo vide il proprio sorriso riflesso nell'anta della scansia dei medicinali. Adesso, la camera di stasi era vuota. C'era posto per altri cadaveri.
Luogo: Minerva - Ingegneria
Data Terrestre: 10/06/2385 Ore 12.30
=^= Niente? E' sicuro? =^= la voce di Zhep Korkon al comunicatore suonava piuttosto flebile. Probabilmente stava esaurendo la carica, pensò Chricton prima di rispondere:
" Si, capitano" - confermò lui - "Ho passato due volte il cercatore che mi ha spedito, subito dopo aver completato il diagnostico del computer principale. Non ha dato nessun risultato"
=^= Eppure, ne ero sicuro... =^=
"Lo so, signore" - disse John. - "In effetti, lo credevo anche io, sopratutto dopo aver visto lo stato delle memorie del computer "
=^= Che tipo di stato? =^=
John si girò verso la consolle. Il monitor gli rimandò il log del cercatore, inesorabilmente fallimentare:
"Il computer principale era in uno stato pietoso. Ci sono intere aree della memoria che sembrano essere state cancellate brutalmente. Ho recuperato qualche frammento del listato, e credo anche io che ci fosse a bordo di questa nave una forma di intelligenza artificiale, ma..."
=^= Ma? =^=
"Ma sembra scomparsa. Il cercatore non ne ha trovato traccia. A meno che non si tratti di qualcosa di completamente diverso ed ignoto ai nostri sistemi, dell'intelligenza artificiale che controllava il computer principale non rimane più nulla"
=^=Può tentare di recuperare i files, comandante? =^=
John sospirò... Stando attento a non farsi sentire dal sensibile microfono del comunicatore:
"Si, certo. Il diagnostico potrebbe cercare di recuperare parte dei files cancellati, ma non posso garantire il risultato. E' anche possibile che si recuperino vecchi dati antecedenti all'installazione dell'intelligenza artificiale, e non l'intelligenza artificiale stessa... In ogni caso, posso dire con una certa sicurezza che, se di intelligenza artificiale si trattava, non era basata sul DEAD. Se così fosse, anche dopo essere stata cancellata, il cercatore ne avrebbe trovato traccia"
Per un istante il comunicatore tacque. John lo staccò dall'uniforme e lo scosse leggermente. Avrebbe dovuto metterlo in carica appena tornato a bordo.
=^= ...Mi sente? =^=
"Si, signore, sono in ascolto" - lo avvicinò alle labbra.
=^= Dicevo: recuperi dai database tutto quello che può. Provi anche a cercare nei loro database la traccia di una organizzazione chiamata Maddaki, e scarichi tutte le informazioni che trova. La sicurezza sta cercando di identificare i membri dell'equipaggio della Minerva, ma se non troveremo prove che la nave è coinvolta in traffici illeciti, dovremo lasciarla andare...=^=
"Si, signore... E, signore?" - disse John - "Che intende fare con Daimon Kop?"
=^= Sto ancora aspettando notizie certe da Ferenginar... Ma se trovo una conferma di quanto ho sentito dai rapporti dei nostri Servizi, credo di poter incastrare il capitano ferengi con una certa facilità =^= - si intetruppe un istante =^= Quali sono le condizioni della Minerva?"
"Migliori di quanto si potrebbe pensare" - rispose Chricton - "Gli scudi hanno retto a lungo durante lo scontro con la nave ferengi. I motori sono a posto, le riparazioni possono essere completate in cinque o sei ore di lavoro..."
=^=Il che vuol dire che potrebbero essere pronte in tre, se la conosco, Chricton... =^= - sentì ridere il capitano =^= Lo so che è una tradizione per gli ingegneri capo dire dieci ore quando possono fare il lavoro in cinque, in modo da farsi la fama di ingegnere dei miracoli, ma qui non deve prendere un encomio. Abbiamo bisogno di tempo, sia per identificare i membri d'equipaggio di quella nave, sia per ficcare il naso nei loro database... Quindi: quante ore ci vorranno per riparare quella nave? =^=
Chricton sorrise:
"Almeno dieci, signore"
=^= Bene... Lo riferirò al capitano Aldea. Qui Korkon, chiudo =^=
Luogo: Minerva - Ponte di comando
Data Terrestre: 10/06/2385 Ore 12.30
"Una conversazione interessante..." - commentò Lanaari, cercando di non far trasparire la propria preoccupazione.
"Potrebbero essersi accorti di essere intercettati?" - domandò Liam.
Lanaari scosse la testa:
"No, o almeno non credo. Devono essersi accorti della decadenza del segnale dei loro comunicatori, ma non hanno modo di scoprire che l'ho deviato... A meno di non tracciarlo, ma non dovrebbero avere motivo di farlo."
"Motivo?" - disse Liam, stringendo con forza i braccioli della poltrona centrale - "Ce l'hanno un motivo! Sospettano di noi"
Lanaari si strinse le spalle:
"Non hanno ancora trovato quello che stanno cercando, e questo per il momento è l'essenziale" - disse - "Aldea è ancora libera. I nostri sono su quella nave, ma non sono ancora stati identificati... La nave è in buone condizioni, e può essere riparata in tre ore. E Cyd non è stato trovato dal cercatore dei federali. Sono tutte buone notizie, per fortuna"
"Una fortuna che non durerà a lungo" - profetizzò triste Khetta - "§e è vero quello che abbiamo §entito, i federali §tanno cercando di identificarci. E metà dell'equipaggio di que§ta nave è ricercata..."
"Quindi, dobbiamo pensare ad un piano per riportare qui i nostri e andarcene in fretta" - Lanaari scoccò un'occhiata allo schermo centrale, nel quale campeggiavano la nave federale e la ferengi - "E dire che abbiamo scelto questa zona di spazio per i nostri test perché era isolata e fuori da ogni rotta commerciale..."
Luogo: USS Redemption - Sala riunioni
Data Terrestre: 10/06/2385 Ore 12.50
=^=Aldea? =^=
Il capitano sussultò, riconoscendo la voce:
"Cosa? Sorellina? Sei qui?"
=^= Sei sola? =^= fece lei, esitante =^= Non ho accesso ai sensori interni di questa nave. Finora, sono riuscita solo ad interfacciarmi al sistema di comunicazioni =^=
"Si, sta tranquilla, possiamo parlare" - disse Aldea - "Ma come hai fatto ad arrivare a bordo? Non dovevi essere al riparo, sulla MorganA?"
=^= La MorganA è stata presa da Nathan Weaver, che ci ha fatto arrivare sulla Redemption =^=
"E Gas?" - domandò lei. Cosa diavolo aveva pensato Gas, di far arrivare Sorellina proprio a bordo della nave federale?
Sorellina equivocò:
=^= Si trova in infermeria, adesso. Insieme a Nathan Weaver, T'eyan e Dirk Sandeker =^=
"Infermeria? Perché, è ferito?" - quel pazzo di Weaver lo aveva aggredito, per caso?
=^=Si... Si è ferito da sé, per farsi portare in infermeria =^=
"Perché?"
=^= Penso che l'abbia fatto per me =^= rispose Sorellina =^= Era in una delle celle di detenzione. Gli ho detto che gli unici posti dove potessi avere accesso ai proiettori olografici su questa nave erano il ponte ologrammi e l'infermeria. E lui ha scelto di farsi portare in infermeria =^=
"Non aveva una grande scelta" - mormorò Aldea - "Non l'avrebbero certo portato a farsi un giro sul ponte ologrammi. Quindi, la MorganA è qui a bordo..."
=^= E' nell'hangar navette. Che hai intenzione di fare? =^=
Aldea non rispose subito. Andò a sedersi in una delle poltrone accanto al tavolo da riunioni e giunse le mani, cercando febbrilmente di pensare.
"Sorellina, tu quindi puoi andare in infermeria?"
=^= Si... In effetti, stavo andando là, quando ho scoperto che tu eri qui in sala riunioni =^=
"Bene..."
La porta della sala riunioni si aprì di colpo, facendo sobbalzare Aldea:
"Oh, capitano Korkon..." - disse a voce alta - "Sono felice di vederla..."
"Davvero?" - disse Korkon, tradendo un accenno di ironia nella voce. La massa rocciosa che era il capitano della Redemption si mosse verso di lei.
Curioso che quell'uomo non facesse risuonare il peso dei passi sull'impiantito, quando si muoveva. Forse i ponti della nave erano stati rinforzati appositamente per lui?
"Davvero. In effetti, perché ho una richiesta" - disse - "Lei mi ha detto che due membri del mio equipaggio sono nella sua infermeria. Vorrei far loro visita, in modo da rendermi conto personalmente del trattamento che è stato loro riservato da quel ferengi"
Un lampo trapelò attraverso i piccoli occhi scuri del capitano Korkon.
"Non ha motivo di negarmelo" - pensò Aldea rapidamente. Ma era sicura che si stesse chiedendo il motivo per cui glielo stava chiedendo, e perché proprio in quel momento.
"E' suo diritto" - ammise Korkon, dopo un istante.
Aldea si alzò dalla scrivania:
"Mi può far accompagnare in infermeria?"
"L'accompagnerò io stesso" - rispose Korkon, facendosi da parte per farla passare. Aldea gli rivolse un sorriso ed attraversò la porta.
Sorellina sicuramente aveva sentito... Ma avrebbe saputo che cosa fare?
Luogo: USS Redemption - Infermeria
Data Terrestre: 10/06/2385 Ore 12.50
La cosa essenziale era il tempo. Ed il tempo era contro di loro.
Quanto ci sarebbe voluto ai federali per trovare la sua scheda nel database?
Quanto ci sarebbe voluto ancora perché identificassero T'eyan?
Non molto, rifletté Dirk Sandeker. Da un momento all'altro, delle altre guardie della sicurezza si sarebbero affiancate ai due che sorvegliavano l'infermeria della nave federale, e da lì in poi la partita sarebbe stata definitivamente persa.
E lui era legato al lettino da quel maledetto campo di contenimento!
Si mosse, provando a saggiare la consistenza del campo. Se solo avesse avuto un paio di attrezzi!
Smise di agitarsi, e lanciò un'occhiata intorno. Il dottore vulcaniano ed un paio di assistenti si stavano ancora accalcando attorno al letto diagnostico in cui avevano posato il motorista della Minerva, Gas, che a quanto pareva aveva perso molto sangue e si lamentava a voce alta. Le guardie seguivano la scena, tenendo la mano sull'impugnatura delle armi.
Che cosa avrebbe fatto Onigawara? Difficile pensare che avrebbe messo a rischio la facciata "pulita" della sua organizzazione per difenderlo. Era più facile che difendesse l'organizzazione sostenendo che l'iniziativa della vendita di tecnologia alla nave pirata era stata interamente di un delegato infedele. Ossia lui, che quindi si sarebbe trovato molto presto addosso l'accusa di traffico di tecnologia e complicità con dei pirati... Onigawara, al massimo, gli avrebbe fornito il sostegno degli avvocati della Maddaki, ma anche così non gli sarebbero toccati meno di sette o dieci anni di colonia penale... Pensiero decisamente poco allegro. Doveva scappare... E l'unico modo, era con la Minerva. Quindi, dovevano scappare. Lui, e gli altri. Ma come?
"Sandeker?"
L'uomo si girò. Dall'altro lato era comparsa una ragazza dall'aspetto sconosciuto. Una federale? Si morse le labbra: quindi, lo avevano riconosciuto!
"Si, signora?" - rispose, facendo del suo meglio per apparire innocente. La ragazza si avvicinò, fino ad alitargli all'orecchio:
"Sono Sorellina" - sentì.
"Cosa? Ma..."
Lei gli poggiò un dito sulle labbra:
"Sssh..." - disse - "Ho cambiato il mio aspetto per confondermi con i federali. Anche Aldea sta venendo qui. Non so quale sia il suo piano, ma..."
"Liberami!" - sussurrò Dirk.
"Non posso!"
"Come?"
"Non ho accesso al computer principale di questa nave. Non ho alcun modo di cambiare gli ordini di questa gente..."
"E non puoi semplicemente premere il pulsante?" - Dirk accennò alla parete superiore. Il controllo dei lettini diagnostici era sopra la sua spalla.
La ragazza sembrò confusa:
"E' così semplice?" - poi allungò una mano.
Luogo: USS Redemption - Infermeria
Data Terrestre: 11/06/2385 Ore 12.55
Il dolore era stato cancellato dal sedativo che le aveva iniettato il medico vulcaniano, e la mente di T'eyan era nuovamente libera di pensare senza distrazioni. Non che la cosa fosse servita a molto, finora.
Era nell'infermeria di una nave federale, e dalle precauzioni che avevano preso nei suoi confronti era logico pensare che fossero gia' a conoscenza della sua identita'.
Probabilmente era bastato che confrontassero i suoi dati biomedici con quelli contenuti nel database della flotta. Sicuramente era riportato anche il codice identificativo dell'occhio artificiale che le era stato impiantato dalla dottoressa federale Helen Russell, quando si trovava nel campo di Tavos VII, una cosa difficile da nascondere o da contraffare.
Dal suo letto poteva vedere Gas. Il felinoide aveva i polsi fasciati. Avevano detto che aveva tentato il suicidio. Illogico. Non poteva dire di conoscere bene il Temmincki, ma dubitava che fosse il tipo capace di togliersi la vita. Le prigioni federali non erano cosi' terribili da giustificare un gesto del genere.
Vide anche l'infermiera Jones accanto al letto di Sandeker. Anche questo era illogico. Il suo turno era finito da almeno un'ora. Non avrebbe dovuto trovarsi li'. E poi ricordava di averla vista uscire, ma non rientrare.
Le sue riflessioni furono interrotte dalle vibrazioni provocate dagli inconfondibili passi di un brikar in avvicinamento. Il capitano federale stava arrivando.
T'eyan si stupi' di vedere Aldea entrare insieme a lui. Che la Minerva fosse stata catturata?
L'atteggiamento della piratessa non era certo quello di una prigioniera, e questo la rassicuro'.
L'allarme rosso risuono' per tutta la nave.
Dirk sobbalzo'. Erano stati scoperti? Eppure l'infermiera Jones, ovvero Sorellina sotto mentite spoglie, non aveva ancora disattivato il campo di contenimento del suo lettino.
Dirk guardo' verso Aldea, chiedendosi se era stata opera sua, ma la donna sembrava sorpresa come gli altri.
Zhep Korkon si mise immediatamente in comunicazione con il ponte di comando.
- Che succede? - chiese.
=^= Si sta avvicinando una tempesta, signore - gli rispose la voce allarmata del suo primo ufficiale. - Si e' formata all'improvviso. Non ho mai visto nulla di simile, signore. =^=
- Allontaniamoci subito - ordino' il brikar, ma dal comunicatore usci' solo un gracchio indistinto.
Le luci nell'infermeria si abbassarono e gli allarmi delle apparecchiature mediche cominciarono a farsi sentire.
Il dottor V'Lar alzo' il sopracciglio destro per la sorpresa vedendo il corpo dell'infermiera Jones prima deformarsi e poi sparire nel nulla, poi tutto sulla nave si spense.
Luogo : Cintura di asteroidi
Data Terrestre: 11/06/2385 Ore 12.55
Ilya, in piedi sulla superficie rocciosa dell'asteroide, guardava terrorizzata l'ammasso di lampi e di colori che si avvicinava rapidamente.
Dove si erano cacciati Lazarus e Modred? La tuta avrebbe potuto far ben poco per proteggerla quando quella tempesta, o qualsiasi cosa fosse, l'avrebbe raggiunta, e nessuno oltre a quei due sapeva dove si trovava.
- Non arriveremo mai a tempo per salvare Ilya - gemette Modred, mentre cercava di far procedere la navetta alla massima velocita' attraverso le prime turbolenze della piu' strana e improvvisa tempesta elettromagnetica che avesse mai visto.
- Forse alleggerendo il carico... - suggeri' Lazarus.
- Il carico?!?! Ma e' la nostra liquidazione!!! - protesto' Modred, lanciando un'occhiata alle sue spalle, dove erano stivati i proventi delle razzie del defunto pirata orioniano Croogot.
- Teletrasporta quella roba nello spazio con un segnalatore. La riprenderemo dopo, e se non ci riusciamo ruberemo qualcos'altro. La vita di Ilya e' piu' importante.
Leha esito', ma poi segui' il suggerimento del terrestre.
Senza il peso aggiuntivo la navetta era piu' maneggevole, ma faticava lo stesso a farsi strada tra le scariche che diventavano sempre piu' frequenti.
- Coraggio, ormai ci siamo - disse ad un certo punto Lazarus, indicando l'asteroide dove avevano lasciato la deltana. - Scommetto che sara' molto felice di vederci.
- Attivo il teletrasporto! - grido' Leha, azionando i comandi, ma proprio in quel momento una turbolenza piu' forte delle altre colpi' la navetta, facendo impazzire gli schemi elettrici.
- L'hai presa? - chiese Lazarus tentando di capire qualcosa dagli indicatori.
- Credo di si'... Non lo so... Forse... - Modred non riusci' a dire altro. La navetta venne inghiottita dalla tempesta e tutto si spense.
Luogo : Cintura di asteroidi
Data Terrestre: 11/06/2385 Ore 14.00
Modred Leha riprese lentamente conoscenza. Aveva lo stomaco sottosopra e si sentiva mille volte peggio di quella volta che era salita per una stupida scommessa sulle montagne russe luxoriane.
Le ci volle qualche minuto per ricordarsi della tempesta e di quello che era successo.
- Ilya! - esclamo', guardandosi attorno. La deltana non era a bordo. Cerco' di verificare se era riuscita ad azionare in tempo il teletrasporto, sperando che Ilya fosse rimasta nel buffer del sistema, intrappolata ma salva, ma la consolle era desolatamente spenta.
Lazarus gemette e si massaggio' la testa. - Che sbornia - esclamo'. - Deve essere proprio stata una bella festa.
Uno sguardo alla faccia pallidissima della sua compagna lo riporto' alla realta'. - Dove siamo? Cosa e' successo? - chiese alla bajoriana.
- Non funziona piu' niente, neanche il supporto vitale. Siamo morti! E Ilya e'...
Prima che potesse aggiungere altro le luci della consolle si riaccesero, una dopo l'altra, accompagnate dal rassicurante ronzio del motore ad impulso.
- A quanto pare non era ancora la nostra ora - sorrise Lazarus. - Allora, dov'e' Ilya?
Leha monitoro' i sistemi aggrappandosi ad un filo di speranza. Anche il teletrasporto aveva ripreso a funzionare, ma il buffer era vuoto.
- L'abbiamo persa... e' tutta colpa della mia avidita' Se ti avessi dato retta subito forse saremmo arrivati in tempo, forse l'avremmo salvata... - disse con un filo di voce.
Lazarus non la stava ascoltando. Il suo sguardo era fisso sul monitor. - Cos'e' quella? - esclamo'.
Luogo: USS Redemption - Infermeria
Data Terrestre: 11/06/2385 Ore 14.00
Silenzio. Il suono ruggente della tempesta che lottava contro la forza degli scudi della USS Redemption era cessato all'improvviso.
Le luci di emergenza dell'infermeria si accesero, fioche, una dopo l'altra, ora che la nave non doveva piu' dare la priorita' alla sua salvezza.
Gas si sentiva ancora debole come un gattino appena nato per il sangue perso - certo che i federali avrebbero potuto essere piu' veloci a soccorrerlo - ma non era questo che lo preoccupava in quel momento. Aveva una strana sensazione ai baffi, un fastidioso pizzicorio, e questo in passato aveva sempre significato una cosa sola. Erano in arrivo dei guai, dei grossi, enormi, spaventosi guai.
Come per confermare le sue sensazioni l'allarme si mise a suonare di nuovo.
- E adesso che altro succede? - chiese Zhep, rimettendosi in comunicazione con il ponte di comando.
=^= Allarme di prossimita' - lo informo' il primo ufficiale. - Secondo i sensori ci troviamo in una zona di calma all'interno della tempesta. E non siamo soli... =^=
Luogo: USS Redemption - Alloggi ufficiali
Data Terrestre: 11/06/2385 Ore 14.05
L'ex capitano della federazione, Nathan Weaver, guardo' la nave che, con il suo avvicinamento, aveva fatto scattare nuovamente l'allarme.
Era un modello antiquato. Il suo scafo mostrava i segni impietosi del tempo e dei lunghi viaggi stellari. Non aveva segni identificativi, a parte il nome, scritto in caratteri dorati sulla fiancata: Libera Nos.
Nathan avrebbe voluto essere con gli altri sul ponte di comando, come il suo grado di capitano gli avrebbe dato diritto, invece lo avevano confinato in uno degli alloggi, con la diagnosi del dottore vulcaniano che gli pesava addosso come un macigno. Secondo V'Lar gli attacchi di pazzia si sarebbero fatti piu' frequenti, fino a quando non sarebbe sopraggiunta la morte.
Non si sarebbe arreso! - penso' con rabbia. Avrebbe dimostrato a tutti che la sua esperienza e le sue capacita' potevano essere ancora utili alla flotta. Non sapeva ancora come, ma avrebbe trovato il modo.
Luogo: Libera Nos
Data Terrestre: 11/06/2385 Ore 14.00
Ilya apri' gli occhi. La testa le scoppiava, ma il dolore era il rassicurante segno che era ancora viva.
Si guardo' attorno. Si trovava in quella che sembrava la cabina di una vecchia nave mercantile.
Qualcuno l'aveva messa a letto, ma prima l'aveva spogliata; le lenzuola, insolitamente ruvide, le irritavano la pelle nuda.
E qualcuno era seduto su un'anacronistica sedia di legno, proprio accanto a lei.
Si trattava di un umano sulla trentina, dai lineamenti decisi, con barba e baffi nerissimi. Aveva l'aria di aver viaggiato a lungo, e senza concedersi soste o riposo. I suoi occhi, scuri ed inquieti, la squadrarono a lungo, in un modo che le fece correre un lungo brivido lungo la schiena.
La deltana si mise seduta, cercando di coprirsi come meglio poteva.
- Chi siete? Dove mi trovo? - chiese allo sconosciuto.
- Il capitano Barent Fokke ai suoi ordini, mia strana signora. Siete a bordo della Libera Nos, la mia nave.
Luogo: Minerva
Data Terrestre: 11/06/2385 Ore 20.00
Seduta ad un tavolino del deserto bar di prora, la dottoressa Kali guardava pensosa la tempesta che aveva inghiottito la USS Redemption.
Aveva dovuto somministrare un forte sedativo a Liam, per impedirgli di far rotta dritto contro la tempesta nel folle progetto di raggiungere la USS Redemption, dopo che ogni tentativo di oltrepassare le interferenze provocate dalle scariche elettromagnetiche e di contattare la nave federale era fallito.
Era dovere e privilegio del medico di bordo destituire il capitano quando il suo comportamento metteva in pericolo la nave e l'equipaggio, e secondo il computer di bordo una manovra del genere aveva il 99% di possibilita' di causare la distruzione della Minerva.
Era evidente che il klingon era innamorato di Aldea, anche se era difficile dire se i suoi sentimenti fossero ricambiati, e questo offuscava la sua capacita' di giudizio. Sarebbe morto per quella donna, ma questo non gli dava il diritto di mettere in gioco anche le loro vite.
Kali bevve un altro sorso del cocktail che aveva preparato lei stessa, poi chiuse gli occhi e, con deliberata lentezza, si graffio' le guance, riaprendo le ferite appena rimarginate. Il dolore che si procurava non scacciava certo quello per la morte di suo figlio e di sua sorella, ma i graffi sanguinanti lo rendevano visibile, piu' sopportabile. Perdere una persona cara senza poter far nulla era terribile, per quello aveva insistito che seguissero la tempesta, ubbidendo ad uno degli ultimi ordini di Liam.
Invece la nave dei ferengi, l'Alto Profitto, non aveva avuto la minima esitazione ad abbandonare il proprio comandante, dopo aver scaricato sull'asteroide piu' vicino gli uomini che la USS Redemption aveva mandato a bordo per "aiutarli nelle riparazioni". Uomini che ora si trovavano sotto sorveglianza a bordo della Minerva assieme a quelli che erano saliti sulla loro nave con la stessa banale scusa. Sarebbero serviti come ostaggi, o li avrebbero liberati dietro il pagamento di un riscatto, probabilmente.
Il bicchiere era ormai vuoto. Kali si alzo' e ando' a riempirsene un'altro. Non poteva fare nulla se non aspettare.
Luogo: Navetta
Data Terrestre: 11/06/2385 Ore 20.00
La navetta con a bordo Lazarus e Modred viaggiava alla deriva, seguendo le correnti che scorrevano pigre all'interno della tempesta.
Lazarus ruppe per primo un silenzio che ormai andava avanti da ore.
- Libera Nos... dove ho gia' sentito questo nome... - Il terrestre fissava la vecchia nave con espressione assorta. Ad un tratto sorrise. - Ora ricordo... Di sicuro il suo capitano ha un macabro senso dell'umorismo. Non credevo che qualcuno avesse il coraggio di battezzare una nave stellare con lo stesso nome di una delle piu' famose e temute navi fantasma della Terra.
Modred non disse nulla. Non riusciva a smettere di pensare a Ilya, alla sua morte, a quello che avrebbero potuto fare per salvarla e invece non avevano fatto, alla sua stupida avidita' che aveva impedito loro di arrivare a tempo, a quello che la ragazza doveva aver pensato, prima che la tempesta la strappasse al suo precario rifugio per portarla con se', e ai suoi ultimi istanti di vita, quando l'ossigeno si era esaurito.
Anche Lazarus era addolorato per la morte della Deltana, ma non potevano permettersi il lusso di piangerla a lungo. Doveva distrarre Leha, farla tornare alla realta' e trovare insieme a lei un modo per uscire da quella situazione, cosi' prosegui' nel suo racconto sperando in una sua reazione.
- La leggenda originale risale allla seconda meta' del XVI secolo. L'olandese volante era un famoso capitano che dicevano avesse fatto un patto con il diavolo per rendere la nave la piu' veloce di tutte. Un giorno incappo' in una terribile tempesta al largo del Capo di Buona Speranza, uno dei punti piu' pericolosi della navigazione terrestre dell'epoca. L'uomo sfido' la tempesta e giuro' che nulla e nessuno lo avrebbero fermato, ne' gli Dei, ne' i terrorizzati uomini del suo equipaggio.
All'improvviso apparve sul ponte un vecchio dalla barba bianca, che gli intimo' di tornare indietro. L'olandese si infurio' e tento' di ucciderlo. Allora il vecchio gli lancio' una terribile maledizione. Lo condanno' a vagare in eterno, senza potersi mai fermare in un porto, fino alla fine del mondo. La leggenda dice che le navi che hanno la sventura di incrociare il vascello fantasma e il suo capitano dannato fanno una brutta fine.
- Brutta fine? - Leha finalmente si volto' a guardarlo. - Peggio di quella che ci attende? - chiese. - Se non riusciamo ad andarcene di qui dovremo chiedere aiuto alla nave federale o a quel cargo, con il rischio di finire in una prigione federale in un caso, o che ci taglino la gola nell'altro, e anche se facessimo la scelta giusta dubito che una di quelle navi sappia come uscire da qui...
Luogo: USS Redemption - Plancia
Data Terrestre: 11/06/2385 Ore 20.00
Zhep Korkon attendeva impaziente il rapporto della squadra che aveva mandato sulla Libera Nos. La nave non aveva risposto ai loro segnali, ma i sensori avevano rilevato la presenza a bordo di parecchie forme di vita. Probabilmente si trattava di una nave inghiottita come la loro dalla tempesta, e parecchio tempo addietro a giudicare dall'aspetto e dalle condizioni del loro scafo. Finalmente una comunicazione raggiunse la plancia.
=^= Capitano, tenente Orobei a rapporto =^=
- Situazione? - chiese Korkon.
=^= Ci sono parecchi uomini a bordo della nave, ma non siamo riusciti a comunicare con loro. Ci evitano e non parlano, abbiamo provato ad usare le lingue piu' comuni, ma non c'e' stata nessuna reazione. Il traduttore universale non puo' elaborare nessun linguaggio in queste condizioni. Aspettate... ... Ehi, cosa state facendo? ... Siete impazziti? ... Non costringeteci a... =^=
La comunicazione si interruppe bruscamente.
- Teletrasportate indietro la squadra - ordino' subito Korkon.
Le sue parole furono seguite dal suono dell'allarme rosso. Le luci si spensero di nuovo, sostituite da quelle fioche ed azzurrine d'emergenza.
- Che sta succedendo adesso? - tuono' il brikar.
- Non abbiamo piu' gli scudi - gli comunico' allarmato il suo primo ufficiale. - E parecchie persone si stanno teletrasportando a bordo. Ci stiano abbordando...
Luogo: USS Redemption
Data Terrestre: 11/06/2385 Ore 20.15
E cosi' c'era un'abbordaggio in corso... Aldea valuto' la situazione. Un vecchio detto diceva che il nemico del proprio nemico era un amico, ma lei non aveva mai creduto ai vecchi detti, e non aveva nessuna intenzione di rimanere li' ad aspettare il vincitore.
Il dottore e le guardie di sicurezza erano stati chiamati su uno dei ponti, dove lo scontro era stato particolarmente cruento, cosi' le fu facile avvicinarsi ai letti e liberare i suoi uomini, dopo aver stordito l'unica infermiera rimasta.
- E' ora di andarcene, potete farcela? - chiese.
- Certo - rispose Gas, scivolando giu' dal letto. La testa gli girava ancora per la perdita di sangue, ma nulla gli avrebbe impedito di andarsene da quella dannata nave federale. Anche T'eyan e Dirk dovevano pensarla nello stesso modo, perche' seppur malconci, riuscirono a rimettersi in piedi.
- Sorellina, guidaci all'hangar navette - ordino' Aldea.
=^= Io... non c'e' abbastanza energia... non... =^= gracchio' la vocetta di Sorellina.
- So io dove si trova. Ricordo la strada - ansimo' Gas, e si tuffo' nel corridoio semibuio, seguito dagli altri.
Proseguirono cercando di fare il minimo rumore. Attorno a loro grida soffocate e rumori di cui non riuscirono a capire l'origine. Dei lampi di phaser provenienti dai corridoi laterali illuminavano a tratti il loro cammino.
Erano quasi arrivati all'hangar dove si trovava la MorganA quando Gas, prima dell'ennesima svolta, si blocco' di colpo, facendo segno agli altri di fermarsi e di stare zitti.
Sentirono la voce del Daimon Kop che stava contrattando animatamente con qualcuno.
"Tre barre di latinium se mi portate con voi" stava dicendo il ferengi. "E' un compenso fin troppo generoso per un semplice passaggio... Non e' un prezzo abbastanza alto? Oh, va bene, quattro barre di latinium, ma non di piu'... Allora, affare fatto? Ehi, ma cosa?!?"
Ci fu un tonfo sordo, e poi piu' nulla.
Attesero a lungo, alla fine Gas si sporse con cautela, tendendo le orecchie e fiutando l'aria, poi disse: - Via libera.
Il gruppetto passo' accanto al cadavere del ferengi, trafitto da qualcosa che assomigliava ad una sciabola terrestre del diciottesimo secolo. Del suo assassino non c'era nessuna traccia.
Quando raggiunsero la MorganA ebbero la sorpresa di trovare Weaver ad aspettarli.
- Non sono qui per impedirvi di fuggire, ma per chiedervi di riprendermi a bordo. Preferisco venire con voi che finire i miei giorni in un manicomio - spiego' ai pirati.
Aldea si limito' ad annuire. - Ed ora andiamocene da qui - disse.
Luogo: Navetta
Data Terrestre: 11/06/2385 Ore 20.30
Lazarus e Modred guardarono allibiti la deltana che si era improvvisamente materializzata sulla loro navetta, con addosso degli abiti maschili di foggia antiquata troppo grandi per lei.
- Ilya! - Modred l'abbraccio', sentendo con sollievo che era reale, non si trattava di un'illusione provocata dai suoi sensi di colpa. - Ti credevamo morta. Cosa ti e' successo?
- E' una lunga storia - rispose lei, sorridendo.
- Abbiamo tempo - le fece notare Lazarus. - Non credo che riusciremo ad andarcene da qui molto presto...
Aveva appena finito di pronunciare queste parole che la tempesta attorno a loro si dissolse.
- Come non detto. Filiamocela prima che qualcuno si accorga di noi.
Luogo: Navetta
Data Terrestre: 11/06/2385 Ore 21.30
A Modred e a Lazarus sembrava di essere usciti da un'incubo. Ilya era viva, il bottino che avevano abbandonato nello spazio era stato recuperato, grazie al segnalatore che avevano lasciato con esso, la Minerva si era allontanata in tutta fretta dopo che le MorganA era tornata a bordo, dimenticandosi di loro, non c'era alcuna traccia della USS Redemption, e la navetta era in rotta verso Risa.
Lazarus si rivolse a Ilya. - A quanto pare nessuno ci insegue. Credo che ora sia arrivato il momento di raccontarci quello che ti e' successo.
- Ero sull'asteroide dove mi avevate lasciata quando la tempesta mi e' arrivata addosso - comincio' la ragazza. - Credo di aver perso i sensi, so solo che mi sono svegliata su una vecchia nave, la Libera Nos.
- La nave del famoso Barent Fokke, l'olandese volante - scherzo' Lazarus.
Ilya lo guardo' sorpresa: - Lo conosci?
- Hei, non dirmi che il suo capitano si chiamava veramente cosi'?
- Si. Un tipo inquietante e molto strano. Diceva cose senza senso, tipo che le donne a bordo delle navi portano sfortuna e che mi aveva salvato solo perche' non aveva mai visto una creatura come me.
- L'olandese volante e' una figura leggendaria sulla Terra che risale ai tempi in cui le uniche navi esistenti erano quelle che solcavano i mari - le spiego' Lazarus. - Con la sua, la Libera Nos appunto, sfido' la natura e gli dei finche' non venne colpito da una maledizione che lo obbligava a viaggiare in eterno senza potersi mai riposare.
- Quell'uomo mi ha detto che la sua nave era intrappolata al centro della tempesta da moltissimo tempo. Forse conosceva quella storia e si e' identificato con lui.
- Probabilmente e' cosi' - ammise Lazarus, un po' deluso. - E poi che e' successo?
- Ha detto che avrebbero ucciso tutti gli uomini dell'altra nave per prendere le loro scorte, che dovevano farlo per sopravvivere. Ho capito che non avrebbe avuto scrupoli ad uccidere anche me, e allora... l'ho sedotto - confesso'. - Quasi nessuno puo' resistere alla capacita' di seduzione di un deltano, e lui non ha fatto eccezione. Anch'io volevo sopravvivere - si giustifico'.
- Dopo mi ha dato questi vecchi vestiti e mi ha portato in sala teletrasporto. Temevo che il mio tentativo non avesse avuto successo e mi volesse abbandonare nello spazio, ma non era cosi', aveva deciso di liberarmi, ed eccomi qua.
Lazarus sorrise: - Wagner, un antico musicista terrestre, ha scritto un'opera ispirata all'olandese volante, in cui si racconta che l'uomo aveva una possibilita' di porre fine alla maledizione. Doveva trovare una donna che lo amasse e gli fosse fedele. Per cercarla gli era concesso di toccare terra ogni sette anni. Un giorno incontro' una fanciulla che era sempre stata affascinata dalla sua leggenda. Lei accetto' senza nessuna esitazione di sposarlo. Ma l'ex fidanzato della ragazza tento' di dissuaderla. L'olandese, equivocando i loro discorsi, si convinse che la ragazza non lo amava davvero, riparti'. Ma la ragazza si butto' a mare per seguirlo e, mentre il vascello affondava per sempre, la sua anima e quella dell'olandese vennero accolte in cielo. Le leggende hanno sempre un fondo di verita'. Forse anche il nostro Fokke era vittima di una qualche maledizione e, il fatto che tu lo abbia "amato", gli ha restituito la sua umanita' liberandolo. Da quello che ci hai detto doveva essere davvero molto tempo che non vedeva una donna. Ma probabilmente questo non lo sapremo mai.
=^= Aspettami mamma, arrivo! =^=
I tre sobbalzarono sentendo la vocetta infantile di Sorellina. Guardarono sullo schermo, pensando che la Minerva li avesse raggiunti, ma della steamrunner non c'era traccia. C'era solo la MorganA in rapido avvicinamento.
- Sorellina? - chiese Modred.
=^= Si, mamma. Sai, Aldea prima mi ha fatto trasferire sulla MorganA per proteggermi, poi Weaver ha rubato la MorganA insieme a Gas, e poi siamo stati catturati dalla nave federale. Dopo siamo fuggiti e siamo tornati sulla Minerva, ma ho scoperto che tu non eri piu' a bordo e cosi' ho deciso di venire con te. Aldea ha detto che per lei andava bene, che sarei stata piu' al sicuro con te. Ha detto anche che tu, Lazarus e Ilya le mancherete molto, ma che siete liberi di fare quello che volete. Non ti dispiace che ti abbia seguito, vero?
- Certo che non mi dispiace - rispose la bajoriana con evidente sollievo. Il fatto che Aldea non li avrebbe cercati perche' avevano disertato era senza dubbio una splendida notizia, e con le capacita' di Sorellina... beh, le possibilita' erano infinite.
Luogo: Sconosciuto
Data Terrestre: 01/07/2385 Ore 00.00
La navetta atterro' bruscamente sul piccolo planetoide rugoso, e venne inghiottita dalla terra, finendo in un hangar sotterraneo molto ben mimetizzato.
- Siamo un po' arrugginiti negli atterraggi, Aldea - scherzo' l'ammiraglio Xandar, andando incontro alla donna dai capelli argento che stava scendendo dal piccolo veicolo spaziale.
- Detesto queste trappole - ribatte' lei di malumore. - Ma fino a che non riusciro' a trovare un soddisfacente accordo commerciale con la Maddaki temo che non potro' permettermi niente di meglio.
- Hai portato il capitano Weaver?
- Si, e' a bordo e sta dormendo profondamente. L'ultimo servizio che mi ha reso la dottoressa Kali prima di andarsene.
- E cosi' hai perso l'ennesimo dottore - commento' Xandar. - Mi avevi descritto Kore Alicatis come una donna con dei problemi, ma preparata e con un certo entusiasmo per il suo lavoro. Cosa l'ha spinta a lasciare la Minerva?
- Restare con noi non avrebbe soddisfatto il suo desiderio di vendetta. Noi cerchiamo di evitare i federali, non li andiamo certo a cercare come avrebbe voluto lei, per cui non avrebbe avuto molte occasioni per farvi pagare la morte della sua famiglia.
Tornando a Weaver, sai che il dottor V'Lar gli ha diagnosticato gravi danni neurologici irreversibili, causati dalla droga che gli hanno dato per costringerlo a parlare.
- Si. Ho letto il suo rapporto. Questo non significa che prima o poi non riesca a ricordare qualche elemento importante. Chi lo ha rapito aveva degli appoggi all'interno della Federazione, appoggi di alto livello. Devo muovermi con molta cautela, il rischio e' grande. Ti ricordi quell'ufficiale che ti ha incaricato di ritrovare Weaver? E' scomparso. Ufficialmente e' in licenza, ma nessuno dei suoi amici ha piu' avuto contatti con lui. E questo e' solo uno dei casi di cui sono a conoscenza. E' piu' sicuro che mi occupi io del nostro capitano. Ho trovato un luogo dove sara' ben nascosto e potra' ricevere tutte le cure di cui ha bisogno.
- E la Redemption? Quando la tempesta e' cessata e abbiamo potuto tornare sulla Minerva ho preferito andarmene immediatamente. Dalle trasmissioni che abbiamo intercettato sembrava che avessero risolto i loro problemi a bordo.
- Effettivamente l'attacco e' stato interrotto e gli aggressori sono scappati. Stiamo ancora cercando di identificare la nazionalita' e la provenienza della Libera Nos. Ci sono stati parecchi feriti tra gli uomini di Korkon, ma fortunatamente nessuno ha perso la vita, se si esclude il capitano della nave Ferengi. Gli uomini che avete lasciato sull'asteroide sono stati recuperati senza difficolta'.
- Chiedere un riscatto per loro ci avrebbe fatto solo perdere tempo, ed ero stufa di avere federali sulla mia nave.
- Provvedero' che ti sia versata un'adeguata ricompensa per i servizi che mi hai reso, non ti preoccupare.
- Ora devo andare. Ho parecchie cose da fare, prima fra tutte cercare un nuovo equipaggio. Senza Sorellina siamo troppo pochi per governare la Minerva.
L'ammiraglio Xandar rimase a guardarla decollare. Chissa' quando e se si sarebbero rivisti.
- Stai attenta - mormoro'.
Luogo: Sconosciuto
Data Terrestre: Sconosciuta
Qualcuno suono' alla porta e Lanaari ando' ad aprire. Non aspettava visite e squadro' con curiosita' il ragazzo di circa 20-25 anni che reggeva in mano un contenitore anonimo. La donna sorrise notando che lo sguardo del giovane era diretto verso il suo generoso petto.
"Hai intenzione di restare a lungo sulla porta oppure pensi di chiudere la bocca e portare dentro quel contenitore?" gli disse sorridendo, notando con divertimento il rossore che stava colorando le gote dell'improvviso ospite.
"Ehr? Io... mi perdoni, dove lo metto?"
Cercando di nascondere l'imbarazzo, il giovanotto entro' con troppo impeto e perse l'equilibrio.
Lanaari lo sorresse prontamente, evitando che le cadesse addosso, e poi gli indico' un basso tavolino di cristallo.
"Prego, puoi appoggiarlo su quel ripiano, ma stai attento a non rigarlo ...e a non farti male. Mi raccomando"
Dopo aver congedato il giovane, Lanaari rivolse tutta la sua attenzione al contenitore. Era uno dei pacchi speciali della Maddaki, un cubo compatto grigioverde che sembrava scolpito in un unico blocco, munito di una sofisticata rete di sensori biometrici che avrebbero reagito ai valori del destinatario, aprendo le complesse serrature a tenuta stagna.
Su una piccola placca in pellicola erano riportate le informazioni relative al destinatario. Anche se non c'era l'indicazione del mittente, Lanaari intui' che le era stato mandato da Toshiro, il suo padre adottivo.
Con un misto di curiosita' e preoccupazione passò il polpastrello dell'indice sullo scanner incorporato in un piccolo display e digitò il suo codice identificativo. Il contenitore rimase immobile per pochi istanti, quindi una lunga riga si disegnò lungo i lati, e con un sibilo uscì l'aria.
Un vago odore di vecchio si diffuse nel locale.
Lanaari esamino' il suo contenuto. C'erano alcuni indumenti, e degli oggetti di uso comune ordinatamente disposti secondo una logica funzionalità. Di fianco ad essi c'erano alcuni DiPadd e vari stumenti per memorizzare le informazioni. Su tutto quanto capeggiava un libro dalla copertina marrone.
Lanaari rimase a fissarlo per un lungo istante senza respirare. Non era possibile... quello era... Con mano tremante ne sfiorò la superficie.
L'odore del cuoio della logora copertina che lo ricopriva le fecero tornare in mente lontani ricordi e sensazioni.
Lo prese, cercando di tenere sotto controllo il suo nervosismo, e inizio' a sfogliarlo.
Rivide con nostalgia la ricercata calligrafia della bambina che stava diventando donna, e che aveva affidato a quelle pagine i suoi pensieri ed i suoi segreti, e comincio' a leggere.
<martedì 02/01/2364
Finalmente ci siamo, Caro Diario, Papà ha detto che andiamo sulla terra!!! Sono contenta, dopo tanto tempo a sognare, vedremo il nostro pianeta!>
Un disegno riproduceva accuratamente l'aspetto della terra, i vividi colori lasciavano trasparire chiaramente l'amore per un pianeta mai conosciuto a cui la bimba era abituata a pensare come ad un luogo meraviglioso e magico.
<Non ti nascondo che un po' sono preoccupata, dover lasciare Denobula è strano, ho passato i miei anni migliori qui ed ho tutti i miei amici. Poi ci sono Glox, Narhi e Balrho.>
Un altro disegno riproduceva due occhi, un nasino ed una bocca atteggiata ad un sorriso aperto su una chiostra di denti allineati.
<La cosa più difficile è stato dire a loro che sarei partita, ma ho detto di stare tranquilli, tornerò tra due settimane, un periodo più che sufficiente per fare sentire a loro la mia mancanza, come io sentirò il vuoto senza quei pazzeschi ragazzi. A proposito, mio padre continua a dire che non sta bene per una 'signorina perbene' avere tre fidanzati!!
Quando papà ha saputo delle loro promesse, mi ha fatto una sfuriata. Per fortuna mia mamma mi ha aiutata, ha detto che a Roma si deve fare come i romulani o qualcosa del genere. Non ho ben capito cosa volesse dire ma ho visto che ha colpito nel segno, visto che papà ha subito cambiato discorso>
Tre riproduzioni olografiche erano state attaccate sulla pagine, su ciascuna immagine era stato disegnato un cuoricino, uno di loro era stato riprodotto in maniera leggermente più accurata.
<Comunque ho come il sospetto che il mio paponzolo sia contento di tenermi per alcuni giorni lontana da loro, fino a che non ha scoperto che ero fidanzata, non si è mai comportato in maniera così egoista con me. Si vede che la vecchiaia comincia a fare effetto. UHA UHA UHA. Se mi scopre che dico che è vecchio, mi sa che mi lascia qui su Denobula!!!
Adesso ti saluto, mamma ha detto che il capitano ci ha invitati al suo tavolo per cena, ci credi? Noi al tavolo di un capitano!!!!! Quando lo dirò ai miei amici!>
<mercoledì 03/01/2364
Ciao Caro Diario, non hai idea di come sia stata la serata! Il Capitano è la persona migliore che conosca! Beh certo, dopo papoz e mammy!!!! Ci ha fatto mangiare alla sua tavola e non c'erano cibi replicati, un cuoco e dei camerieri hanno cucinato tutto quello che hanno portato da mangiare! Non avevo mai mangiato così tanto e che buono!
Poi ci ha fatto salire sul ponte? non so perché si chiami così visto che non ci sono fiumi o corsi d'acqua, probabilmente si riferisce a
qualcosa tipo le vecchie navi che permettevano di superarli.
Boh, domani andrò nella biblioteca della nave, non mi piace quando non sono sicura di qualcosa. Comunque, appena siamo entrati in pancia ho visto le stelle che correvano davanti alla nave, e tutti erano impegnati a fare qualcosa, chi leggeva le mappe, chi controllava le comunicazioni tra i ponti.
Poi c'era un signore che continuava a guardare un monitor su cui venivano misurate e catalogate le cose attorno alla nave, quando ero in quarta mi hanno detto che ci sono degli scienziati che tengono sott'occhio lo spazio per permettere alle navi di viaggiare tranquille.
Dopo siamo andati a fare un giro per la nave, io già lo avevo fatto da sola, non sono mica più una bambina! Comunque mi ha portato in alcuni posti che non conoscevo, ho visto il cuore della sala motori, c'era un lungo tubo che pulsava di luci, so che quello è il nucleo del motore, l'ho studiato quando abbiamo imparato la storia di Zefram Cochrane! Però non immaginavo che fosse così grande. Caro Diario, devo salutarti, mamma è arrivata di corsa ed ha detto che dobbiamo andare alle zone di emergenza, sicuramente si tratta di un'altra esercitazione. Mi diverto tanto, per fortuna non ci sono pericoli, il capitano ha detto che questa è la miglior nave che ci sia su queste rotte>
Poco più sotto la scrittura curata aveva lasciato il posto ad un tratto incerto, come se le parole fossero state scritte al buio o in uno spazio angusto.
<Mamma ha detto di prendere le cose essenziali e di lasciare il resto nella cabina. L'altra volta non era successo! Papà e mamma mi hanno detto di stare nascosta in questo guscio di soccorso. Papà è andato a cercare Manaar, quello stupido di mio fratello è sicuramente andato a giocare a nascondino da qualche parte. Credo di sapere dove si trovi, se non tornano presto vado a cercarlo io, così lo trovo e gli dico di venire qua a nascondersi con me? HO PAURA!!>
Nessun disegno popolava lo spazio sottostante, solo il bianco del foglio lacerato dalle linee guida.
Lanaari sollevò lo sguardo umido, una lacrima aveva terminato la sua corsa sulla gota e si era tuffata andando a terminare la sua vita sul foglio del diario.
Ricordava ancora chiaramente quello che era accaduto dopo. Per anni quella scena aveva tormentato i suoi sogni.
Era una bambina che si aggirava girava per i ponti deserti di una nave. Una voce che le aveva fatto raggelare il sangue gridava rabbiosamente in una lingua che non conosceva. Lei si era fatta piccola piccola e aveva sbirciato da dietro lo stipite di una porta.
L'orrore l'aveva attanagliata quando aveva visto il fratello per terra, svenuto, e sua madre Madoka che cercava di proteggerlo.
Quando l'uomo con la voce agghiacciante aveva colpito sua madre, lei non era riuscita a trattenere un urlo ed era corsa contro il cattivo con il coraggio dell'imprudenza.
Il suo disperato tentativo era stato fermato da uno schiaffo, che l'aveva colpita con violenza, facendola finire miseramente per terra.
La stessa mano che l'aveva colpita le aveva afferrato il viso, costringendola a sollevarlo. Si era divincolata, per sottrarsi all'odore di marcio del fiato del suo aggressore. Era ancora stordita dal colpo subito, e non aveva capito perche' quell'uomo le stesse strappando i vestiti.
Poi aveva visto la lama lucente di un phaser, e il peso che la stava schiacciando era scomparso.
Suo padre era arrivato a salvarla, proprio come accadeva nelle favole che le raccontavano da piccola, e l'uomo che aveva tentato di violentarla adesso giaceva scomposto accanto ad una paratia.
Suo padre si era tolto la giacca e gliel'aveva messa sulle spalle, poi aveva aiutato sua madre ad alzarsi e si era caricato il corpo svenuto di suo fratello sulla spalla.
Erano corsi fino alla capsula di emergenza senza incontrare nessuno. Suo padre aveva sistemato Manaar su uno dei sedili del modulo di salvataggio e gli aveva allacciato l'imbracatura.
Poi c'era stata l'esplosione, e le grida selvagge degli assalitori. Avevano sfondato le porte e sparavano alla rinfusa.
Suo padre aveva di nuovo impugnato l'arma ed era corso fuori dalla capsula. Lei lo aveva seguito, ma un dolore lancinante, come un tizzone arroventato, le aveva trafitto il petto. Aveva guardato in giu' e aveva fissato terrorizzata il manico dell'arma che le si era conficcata appena sotto la scapola.
Suo padre l'aveva trascinata dentro la capsula, e mentre il dolore le si diffondeva in tutto il corpo, aveva visto sua madre, colpita alla schiena, cadere vicino al modulo. Con le ultime forze Madoka aveva chiuso lo sportello dall'esterno proprio un attimo prima che una tremenda esplosione sconquassasse la nave.
Il guscio era stato sparato nello spazio, e con lui gli uomini che li avevano assaliti. Tra quei corpi, con i volti orribilmente irrigiditi dalla paura mentre i polmoni si svuotavano ed il gelo dello spazio li afferrava, aveva visto per l'ultima volta sua madre.
L'immagine del corpo senza vita di Madoka che girava su se stesso sullo sfondo delle stelle era l'ultimo ricordo che aveva di quel maledetto viaggio.
Un dio misericordioso, o più probabilmente l'effetto congiunto del veleno sulla lama e la perdita di sangue le avevano fatto perdere i sensi.
Non aveva idea di quanto fosse durato il viaggio, ore o forse secoli. Continuava ad altalenarsi tra l'incoscienza e la veglia, stremata dal veleno e dallo shock di quello a cui aveva assistito. Ricordava solo suo padre che colpiva disperatamente il portello programmato per non aprirsi nel vuoto.
Aveva ripreso i sensi in una stanza asettica, piena di macchinari che misuravano ogni sua traccia vitale.
Un'infermiera dalla pelle blu, con una curiosa linea che le divideva il viso in due parti, era arrivata subito.
La donna le si era avvicinata e le aveva passato un oggetto a poca distanza dal suo corpo, sorridendo meccanicamente.
Qualche minuto dopo, era arrivato suo padre. Aveva il viso tirato e sembrava invecchiato di molti anni, gli occhi non erano più sorridenti come li ricordava.
Assieme a lui c'era suo fratello. Manaar era rimasto tutto il tempo nascosto dietro a suo padre, come se questo lo proteggesse da qualcosa di spaventoso.
Per lungo tempo le era stato negato il permesso di lasciare la struttura ospedaliera. I dottori avevano cercato di spiegarle qualcosa circa delle neuro tossine che per poco non l'avevano portata via alla sua famiglia.
Il ricordo di sua madre, del suo corpo irrigidito abbandonato tra le stelle, le tornava spesso in mente, e allora le lacrime cominciavano a scendere copiosamente, il respiro rotto da singhiozzi.
Diverse pagine erano rimaste intonse. La mano che aveva ripreso a dare vita ai fogli era diversa: le vocali non erano più aperte e la punteggiatura non era più rappresentata da minuscoli cuoricini. I tratti non erano più ventate di innocente allegria, ma erano diventati segni nervosi che sembravano aver inciso le parole, scritte con una grafia molto più piccola e rigida.
<Sabato 04/02/2364
Mia madre non è più con noi. Mi manca tanto! Non volevo che mi risvegliassero, mentre dormivo l'ho sognata, era con me e mi teneva la mano, dicendomi di non aver paura e che dovevo stare con mio padre e con mio fratello. Non volevo che finisse mai. Lo so che non c'è più e che non tornerà mai da me. La mia vita non ha senso! Doveva salvarsi lei, NON IO! Non volevo nemmeno scrivere nulla, ma i dottori hanno continuato a ripetere che dovevo scrivere quello che pensavo. Non penso a nulla, penso solo a Lei. Mi manca da morire! Mio padre? mio padre ha gli occhi morti, sembra che anche lui sia morto. Manaar invece, non so. Ogni volta che chiedevo di lui, mi dicevano che era fuori. Non è mai venuto a trovarmi in ospedale. Eppure ho visto che stava in corridoio. Perché non entra?>
<Venerdì 09/02/2364
Ho scoperto cosa succede a mio fratello! Ha detto che mamma è morta perché è andata a cercare lui. Lo odio! Se non fosse andato a farsi gli affari suoi, sarebbe ancora viva, saremmo tutti assieme. Non voglio più scrivere nulla, voglio solo morire, domani rivedrò mia mamma!>
Quella stessa sera, quando suo padre era andato a trovarla aveva trovato la stanza deserta, ed aveva compreso immediatamente cosa era passato per la testa della figlia.
Tutto l'ospedale era stato ribaltato come un calzino. Inaspettatamente era stato Manaar a salvarla: l'aveva trovata percorrendo un corridoio di servizio che portava ad un'ala in ristrutturazione. Lei aveva trovato una stanza vuota, era riuscita a bypassare il computer che sovrintendeva alla chiusura delle finestre e, dopo essere salita sul davanzale, stava guardando il profondo abisso che l'avrebbe riportata da sua madre.
Manaar aveva messo a nudo i suoi sensi di colpa e le aveva spiegato che se si fosse uccisa avrebbe solo distrutto loro padre. Dovevano restare uniti ed affrontare il dolore.
Quando Joseph li aveva trovati, si stavano abbracciando. Suo padre si era unito al loro abbraccio ed avevano passato l'ora successiva stretti stretti, avendo quasi paura che qualcosa potesse spezzarsi se si fossero sciolti dall'unione.
Gli anni successivi erano scivolati via relativamente tranquilli. Si erano trasferiti sulla Terra. Lei e Manaar erano stati iscritti alle scuole locali, ma la tragedia che avevano vissuto aveva lasciato segni profondi, e per nessuno di loro due la vita scolastica ed i rapporti con i compagni era stata facile.
Nel diario c'erano altre pagine bianche, poi un'immagine. Il volto di una bella donna dai capelli rossi ed una divisa blu che la indicava come appartenente alla categoria medica.
Era Danielle Lockhart, psicologa della scuola. Aveva portato un miglioramento radicale nella loro vita. Aveva conquistato la sua stima e quella di suo fratello. Sotto la sua guida aveva ripreso a studiare con profitto. Danielle aveva insistito perché continuasse a scrivere i suoi pensieri e le sue emozioni sul diario.
Lanaari sfogliò le pagine seguenti finchè non arrivò ad una pagina in particolare
<Domenica 03/10/2367
Salve Diario, tana per papà, credo di aver scoperto un segreto.
Credevo di sbagliarmi quando vedevo che ogni volta che Danielle veniva a casa nostra, mio padre si comportava in maniera strana, ha iniziato a curare il suo aspetto, pretende che la casa sia in perfetto ordine e passa un sacco di tempo in bagno. Credo proprio ci sia del tenero per Danielle.
Ne ho parlato con mio fratello ma secondo lui sono io che mi invento questa situazione.
Dice che non è possibile, che mi sono inventata tutto... Vedremo chi ha ragione.
Comunque, a me non da' fastidio, anzi. Da quando non c'è più mia madre, ho osservato mio padre avvizzire. Ora lo vedo nuovamente sorridere e parlare di futuro. Questo mi fa solo piacere. Accidenti, è tardi domani ho degli esami che sono una rottura. E' meglio che mi metta a ripassare>
<Venerdì 26/11/2368
Mi dispiace per mio fratello, non ha preso molto bene questa situazione, papà invece è al settimo cielo da quando Danielle ha accettato di venire a vivere da noi. Manaar però mi preoccupa sempre di più, ha iniziato a passare molte ore fuori casa, quando rientra si chiude nella sua stanza e se vede Danielle non esce nemmeno per cena. A scuola ho sentito qualcuno dire che frequenta persone pericolose.>
Lanaari chiuse il diario provando la spiacevole sensazione di un groppo che le bloccava la gola. Era rimasta accovacciata per tutto il tempo ed ora le gambe reclamavano un po' di movimento per sciogliere la tensione, mentalmente si giustificò con la scusa di dover bere. Si diresse verso la cucina da cui tornò qualche attimo dopo reggendo un bicchiere colmo d'acqua.
Con una certa riluttanza si impose di non riaprire, almeno subito, il diario. Lo sguardo cadde casualmente su un'immagine che riproduceva quattro persone sorridenti. La didascalia riportava la data del 12 Giugno 2368. Il flusso di ricordi l'investì nuovamente, riportandola al momento in cui, aveva avuto inizio un altro doloroso capitolo della sua vita.
Era cresciuta, ormai. Joseph aveva convocato una riunione di famiglia. Lei, Manaar e Danielle avevano atteso impazienti il suo ritorno a casa.
Finalmente la porta si era aperta e suo padre era entrato sorridente. Dopo tanti anni, a Lanaari parve di sentire nuovamente la sua voce affiorare dalle pieghe del tempo.
"Ragazzi, volevo che sapeste quanto sono fiero di voi. Vi siete impegnati molto più di qualsiasi vostro compagno di scuola. L'anno prossimo inizierete l'Accademia e... volevo comunicarvi che ho intenzione di premiarvi con una vacanza. Un mio amico ci ha invitati su Risa per festeggiare l'apertura di una sede della sua società su quel pianeta. Ho deciso di accettare la sua offerta, quindi vi comunico che passeremo due settimane indimenticabili sulle famose spiagge di Risa."
Un'altra stretta al cuore prese Lanaari, al ricordo dei preparativi con cui la famiglia si era apprestata a lasciare la Terra.
Erano partiti con una navetta. Tutto sembrava perfetto, i motori mormoravano a pieno regime e Danielle chiacchierava con lei e suo fratello sui vari test che avevano dovuto affrontare, gli esami di ammissione e le trafile burocratiche. Anche se non erano realmente figli suoi, voleva loro un bene immenso.
Improvvisamente Joseph aveva imprecato a bassa voce. Qualcosa non andava nel miscelatore materia/antimateria. Uno ad uno, tutti i sistemi erano entrati in avaria.
Suo padre era riuscito a malapena a governare il piccolo velivolo riuscendo a fare un atterraggio di emergenza su un piccolo pianeta.
I sensori avevano registrato l'impossibilità di sopravvivere senza il supporto vitale a causa delle condizioni estreme. L'impatto con il suolo però aveva compromesso l'integrità strutturale.
Suo padre era riuscito ad estendere un campo di forza per mantenere il più possibile l'ossigeno all'interno della navetta. Danielle gli si era avvicinata e i due avevano iniziato a parlare a bassa voce.
Danielle era tornata da loro, rassicurandoli. Aveva mentito, raccontando che Joseph era riuscito a contattare una nave federale e che presto sarebbero arrivati i soccorsi. Poi aveva dato loro alcune razioni alimentari del kit di sopravvivenza, spiegando avrebbero dovuto razionare l'energia ed usare al minimo il piccolo replicatore, e aveva raggiunto Joseph in cabina.
Lanaari poteva solo immaginare quello che si erano detti, in quelle ultime ore, mentre cercavano disperatamente un modo di sopravvivere e di salvarli. Non aveva avuto alcun sospetto che la situazione fosse cosi' grave, ne' che Danielle avesse aggiunto al loro cibo del sonnifero.
Le avevano raccontato che quando la Black Stinger, la nave di Toshiro Onikawara, aveva trovato il relitto, ventiquattro ore dopo, lo spettacolo che si era presentato agli occhi dell'equipaggio era rimasto per lungo tempo nei loro ricordi: avevano trovato Joseph e Danielle nella cabina di pilotaggio, ricoperti da brina bianca, che si tenevano per mano. Con la mano libera, l'uomo aveva combattuto fino alla fine per mantenere funzionanti i sistemi ambientali dell'altro comparto.
La sezione passeggeri era stata sigillata. All'interno avevano trovato lei e suo fratello, scivolati dal sonno all'incoscienza del principio di congelamento.
Onikawara li aveva ricondotti sulla Terra, ed aveva deciso di adottarli.
Lei e Manaar avevano cominciato a frequentare l'Accademia.
Al secondo anno, suo fratello, a causa degli apprezzamenti poco educati di un compagno di corsi, e dai termini utilizzati verso sua madre, aveva
dato il via ad una rissa con alcuni studenti. Poco dopo Mannar se ne era andato, facendo perdere le sue tracce.
Onikawara le aveva strappato la promessa di proseguire gli studi, giurando che avrebbe utilizzato qualsiasi risorsa per rintracciare il fuggiasco.
Nei due anni che erano seguiti, si era diplomata con buoni voti e aveva ottenuto un imbarco sulla Lexington.
In quel periodo lo scontro con il dominio si era inasprito, le forze federali erano state travolte dall'attacco dei mutaforma ed i loro alleati. Durante una missione di pattugliamento, era venuta a conoscenza di informazioni che l'avevano portata a credere che Manaar fosse stato catturato dalle forze nemiche. Sconvolta, aveva disertato, si era impossessata di un runabout ed era andata a cercarlo.
La sua avventura si era conclusa nel centro di detenzione di Merephos IV. Un posto orribile, dove la pieta' era sconosciuta.
Stava lottando con le guardie per difendere una giovane prigioniera dalle loro angherie, e stava avendo la peggio, quando una nave d'assalto si era stagliava contro il cielo ocra e aveva coperto entrambi i soli. In qualche modo Toshiro era riuscito a ritrovarla.
Una volta libera lei e Toshiro avevano ripreso le ricerche di Manaar. Delle voci lo dicevano prigioniero dei pirati di Orione, ma anche quella labile traccia non aveva dato risultati.
Nei due anni successivi aveva lavorato all'ombra del padre adottivo. Dopo essersi consultata con Toshiro, aveva deciso di presentarsi a San Francisco per rispondere dell'accusa di diserzione che pendeva ancora sul suo capo.
Durante il dibattimento, gli avvocati assoldati da Onikawara avevano chiamato a deporre alcuni ex membri della Lexington.
Gli ex colleghi di Lanaari avevano fornito una versione completamente differente da quella presentata dall'accusa, testimoniando che Lanaari aveva ricevuto espressamente l'ordine di allontanarsi in una missione distaccata. Prosciolta dall'accusa, aveva scoperto che ciascun teste era stato invogliato a fornire quella versione grazie ad una cospicua cifra offerta da Toshiro.
Inaspettatamente aveva ritrovato Manaar proprio a San Francisco. Dopo essere fuggito, suo fratello si era imbarcato in cerca di avventure.
La nave su cui si trovava era stata catturata da un gruppo di schiavisti orioniani, lui ed i membri sopravvissuti dell'equipaggio erano stati venduti come schiavi.
Il suo nuovo padrone era stato un capitano pirata, a cui ben presto aveva dimostrato la sua abilita' ed il suo valore guadagnandosi la liberta', ma adesso era stato arrestato dai federali e stava per essere condannato per l'omicidio di un loro ufficiale.
Manaar e un suo amico avevano fornito informazioni che avevano aiutato la federazione a smantellare diversi cantieri dei mutaforma, lavorando sotto copertura, in cambio della promessa della caduta di tutte le accuse contro di loro. Ma poi le cose erano precipitate, il loro contatto era stato ucciso in una rissa, e loro erano processati come traditori.
Lanaari sorrise ricordando come l'abile difesa del pool di legali di Onikawara era riuscita a scagionare Manaar e il suo amico, Dirk Sandeker.
Finalmente aveva potuto riabbracciare il fratello, e da allora loro due avevano lavorato per Onikawara.
La donna si asciugo' gli occhi umidi e richiuse il diario.
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