I Pirati di Star Trek: Diari - Missione 005: Nevestad

Diario 001 : Aldea - Arrivo sul pianeta Nevestad
Diario 002 : Aldea / Ryan - Visite impreviste
Diario 003 : Sant'Andrea - Intanto su Nevestad
Diario 004 : Aldea / Ryan - Altri visitatori
Diario 005 : Sant'Andrea - Battaglia
Diario 006 : Aldea / Ryan - I pirati di Orione
Diario 007 : T'eyan -
Diario 008 : Sant'Andrea -
Diario 009 : Aldea / Ryan -
Diario 010 : T'eyan - Nel profondo


:: Diario 001 : Aldea - Arrivo sul pianeta Nevestad

Aldea osservava pensierosa il pianeta sotto di loro.
C'era solo un continente emerso, il resto era un immenso oceano azzurro. La Terra, all'alba dei tempi, doveva aver avuto lo stesso aspetto.
Accanto a lei, attenta e silenziosa, c'era una snella aliena dalla lucida pelle verde, Neera.
Neera era stata comprata da Aldea qualche tempo prima, al mercato degli schiavi di Veltro 8 ed era rimasta poi laggiu' affidata alle cure di Maryl, una donna al servizio della piratessa.
Maryl era riuscita a conquistarne la fiducia e da quello che l'aliena ricordava e da altre fonti di informazione, aveva calcolato con una buona approssimazione le coordinate del pianeta su cui era stata catturata.

Aldea ora stava riportando Neera a casa. Le sue azioni pero' non erano affatto disinteressate. Non solo il popolo di Neera non conosceva il motore a curvatura, per cui la Federazione restava alla larga da quella zona per non violare la prima direttiva, ma il pianeta era ricco di dilitio, cosa che ne aveva fatto un appetibile bersaglio delle scorrerie dei Pirati di Orione.
Neera era stata appunto catturata durante una di esse.
Il piano di Aldea era semplice. Nascondersi li' per un po' e raffinare del dilitio per i motori della Drakan.
Avere Neera con loro avrebbe assicurato una buona accoglienza da parte degli indigeni.

Neera per la maggior parte del tempo era rimasta rintanata nella cabina che le avevano assegnato, evitando il piu' possibile l'equipaggio. Adesso, in plancia, rivedendo il suo pianeta natale, delle grosse lacrime le inumidirono gli occhi e finalmente un sorriso le rischiaro' il volto.




:: Diario 002 : Aldea / Ryan - Visite impreviste

Luogo: Base Stellare 125

L'ammiraglio Xandar era un uomo non molto alto dai capelli scuri, leggermente sovrappeso.
Era la prima volta che il Capitano Ryan lo incontrava di persona, ma anche se non lo conosceva era evidente che l'ammiraglio era nervoso e preoccupato. Attese con una certa curiosita', rigidamente seduto di fronte alla sua scrivania, di conoscere il motivo per cui era stato convocato.

- E' una missione molto delicata, Capitano - disse l'ammiraglio venendo subito al dunque. - Non sappiamo molto del pianeta Nevestad, anzi non sappiamo nulla. Le rilevazioni effettuate lo classificano come un pianeta di classe M, prevalentemente ricoperto da oceani e con un unico continente emerso. Il livello tecnologico della popolazione locale sembra molto basso, anche se conoscono il volo spaziale siamo quasi certi che non siano ancora arrivati alla propulsione a curvatura. La politica della Federazione in questi casi e' chiara, una discreta sorveglianza senza interferire nel loro sviluppo, come prevede la Prima Direttiva, ma purtroppo non tutti seguono le regole della Federazione.

L'ammiraglio fece una breve pausa, come se cercasse di trovare le parole giuste per esporre il problema.
- Pirati... - spiego' poi. - Le goffe e lente navi dei Nevediani sono del tutto impotenti contro quelle dei pirati. Sappiamo che hanno gia' razziato quel pianeta almeno una volta.
L'ammiraglio lo guardo' incerto, come se non fosse sicuro che lui fosse la persona adatta per quella missione. - Deve impedire che i Nevediani vengano attaccati di nuovo, rispettando la Prima Direttiva. Anche se sono venuti a contatto con quei pirati forse possiamo ancora limitare i danni e preservare il naturale sviluppo della loro civilta'. Si tratta ovviamente di una soluzione temporanea, non possiamo certo lasciare permanentemente una nave a protezione del pianeta. Conto sulla sua abilita' ed esperienza per risolvere questa incresciosa situazione e trovare un modo per proteggere gli indigeni da altre interferenze.

- Signore, cosa sappiamo su questi pirati? Qual'e' il motivo del loro interesse per i Nevediani? - chiese Ryan.

- Sul pianeta c'e' un ricco giacimento di dilitio - spiego' l'ammiraglio. - E' il loro obiettivo principale, ma non si limitano a questo. Sappiamo per certo che alcuni Orioniani hanno venduto come schiavi degli indigeni. I pirati della Fratellanza sono contro il commercio degli schiavi per cui si tratta quasi certamente di pirati di Orione. Purtroppo non abbiamo molte altre informazioni.

Luogo: A bordo della Parsifal

Diario del Capitano, data stellare 38106.16:
Il colloquio con l'Ammiraglio mi ha lasciato un po' perplesso, soprattutto per il fatto che non abbiamo informazioni su questi pirati.
Trovo particolarmente strano che la Flotta mandi addirittura una nave da guerra come la Parsifal, anche se ufficialmente è classificata come nave da scorta, per scacciare un branco di pirati. Forse c'è qualcosa che l'Ammiraglio non mi ha detto anche perchè assalire un pianeta per procurarsi del dilitio naturale, quando sarebbe molto più conveniente procurarsi quello sintetico, richiede un dispendio di energie e di materiali non trascurabile.

Luogo: Plancia

- Capitano in Plancia!

Entrai in Plancia e mi sentii leggermente a disagio quando tutti gli ufficiali presenti si girarono verso di me scrutandomi allo scopo di capire che razza di Capitano era stato assegnato loro. Rimasi impassibile anche quando l'unico volto che conoscevo, quello di Zefir Nevis, il mio Primo Ufficiale e non solo, mi guardò con quei suoi profondi occhi blu. Devo ammettere che fù la prima volta che riuscii a resistere a quello sguardo, il dovere veniva prima del piacere e, anche se non tenevamo nascosto il legame che c'era tra di noi, ci tenevo a fare una buona impressione sul mio nuovo equipaggio.
Zefir sembrava divertita nel vedermi affrontare quella situazione. Ero contento che fosse al mio fianco in questa missione perchè, al momento, era l'unica di cui mi potevo fidare ciecamente. Avevo dato una rapida controllata alle schede del personale degli ufficiali superiori ed ero rimasto estremamente sorpreso, per non dire quasi sconvolto, da quello che avevo scoperto. Il capo della sicurezza, Pathra D'Rock, era un cardassiano; l'ufficiale scientifico, Sefhira Lar, una vulcaniana; l'ufficiale medico, Michael Palmer - che in quel momento non era in plancia -, un umano e l'ingegnere capo, Krevark, addirittura un klingon. Se mi avessero assegnato anche un romulano sarei sicuramente tornato dall'Ammiraglio per dirgli che era un pazzo furioso.

- Signori - dissi - non mi dilungherò in dettagli inutili perchè so che avete del lavoro da fare per preparare questa nave, sappiate che la nostra missione è difendere il pianeta Nevestad, che è attualmente protetto dalla Prima Direttiva, dagli attacchi di un gruppo di pirati che assaltano i suoi abitanti depredando il pianeta delle sue risorse naturali.
- Guardai gli ufficiali uno per uno - E' tutto Signori, partenza tra 2 ore.

Luogo: Pressi del pianeta Nevestad

Quando arrivammo nei pressi del pianeta i sensori rilevarono una nave placidamente in parcheggio orbitale.
- E' di classe Steamrunner. Identificazione non possibile, non emette nessun segnale dal trasponder, e' come se fosse disattivato - rilevo' Zefir. - Cosa facciamo?

D'Rock, che era alla postazione tattica, aggiunse: - Signore, le ricordo che la Steamrunner è un vascello di scorta, un vero osso duro, è armata pesantemente ed è in grado di dare del filo da torcere persino ad una nave di classe Defiant.

Zefir ordino' seccamente: - Situazione tattica della nave, Signor D'Rock

Il cardassiano si mise subito all'opera: - Eseguo Signore... è equipaggiata di 7 batterie di phaser di tipo X, 2 cannoni phaser anteriori e 2 lanciasiluri, uno a prua e l'altro a poppa. La nave dovrebbe inoltre disporre di 150 siluri fotonici e di 50 siluri quantici. Velocità massima warp 9.8, Signore.

Guardando pensosamente l'immagine sullo schermo principale, commentai: - Gran bella nave davvero.

D'Rock aggiunse: - Signore... è anche possibile che i pirati l'abbiano modificata e potenziata. Propongo di dare energia alle armi ed alzare gli scudi.

Scossi la testa, continuando a fissare il nostro probabile avversario che finora non dava segno di vita: - Nessuna delle due cose Signor D'Rock, non voglio precludere la possibilità di una trattativa... apra un canale.

- Aperto, Signore.

Una vocina querula e con un tono infantile si fece subito udire in plancia.
=^= Ciao! Chi siete? =^=

Mi girai verso la postazione tattica, alla mia destra.
- Signor D'Rock... sul visore.

- Abbiamo solo l'audio Signore.

- Magnifico - replicai a bassa voce - Sono il Capitano Ryan della nave stellare Parsifal della Federazione - dissi guardando il visore desolatamente vuoto. - Siamo in missione di ricognizione in questo settore e non ci aspettavamo di incontrare una nave nell'orbita di questo pianeta... Vi serve... assistenza ?

Ci fu un lungo silenzio, poi la vocina si fece risentire.
=^= No, grazie. Piacere di avervi conosciuto. Addio =^=

"Prego" - pensai.
- Un momento - dissi al mio misterioso interlocutore - posso sapere con chi ho il piacere di parlare e qual'è il motivo della vostra visita a questo pianeta ?

=^= Io sono Sorellina. Siamo qui per... come si dice... turismo =^=

Con un gesto della mano segnalai di sospendere il collegamento.
- Signor D'Rock, è riuscito ad identificare la nave ? - chiesi.

- No Signore - rispose D'Rock - come le ha detto il Primo Ufficiale il trasponder della nave non emette nessun segnale, deve essere disattivato.

- E' una nave della Federazione - puntualizzai - dobbiamo sapere di che nave si tratta.

- Signore - disse D'Rock - senza il trasponder...

- Signor D'Rock - dissi interrompendolo - metta la nave sul visore.

D'Rock eseguì immediatamente il mio ordine e qualche istante dopo la nave comparve sullo schermo principale. Guardai la nave per qualche istante prima di girarmi verso la postazione tattica - Signor D'Rock... NCC 1890, esegua un controllo nel database della Federazione tramite questo numero di matricola.

D'Rock mi guardò stupito - Signore ma come... ?

- Signor D'Rock lei si affida troppo alla tecnologia, a volte l'occhio è più che sufficiente. - dissi mentre D'Rock non aveva ancora capito. - Sullo scafo... - spiegai - ho semplicemente letto il numero di matricola sullo scafo.

- Controllo subito Signore.
D'Rock era visibilmente a disagio, probabilmente non aveva assolutamente pensato ad una cosa del genere ed il suo sguardo cambiò. Forse mi ero appena guadagnato la sua approvazione.
- Ho controllato nel database della Flotta - mi disse subito dopo - quella nave e' la Lionheart. E' stata ceduta dalla Federazione alla Repubblica di Leetah, ma e' stata rubata. L'ultima volta e' stata vista nello spazio di Risa, dove e' riuscita a sfuggire alla U.S.S. Waterloo. Non si sa con esattezza chi ne sia effettivamente in possesso ora, all'inizio si trattava di un gruppo di pirati della Fratellanza, ma adesso si sospetta che sia caduta in mano ai Romulani.

- Romulani? - chiesi.

- Secondo il rapporto della U.S.S. Waterloo e' stata coinvolta in un traffico d'armi di fabbricazione romulana, siluri fotonici ed altre armi che erano state nascoste su Risa - disse Zefir che nel frattempo era entrata nel database alla ricerca di ulteriori informazioni. - I Romulani hanno sferrato un attacco contro Togartu, la roccaforte dei pirati della Fratellanza prima che la Lionheart fosse avvistata nello spazio di Risa. - Zefir alzò lo sguardo dallo schermo guardandomi negli occhi - La Flotta ritiene che la nave possa essere caduta in mano loro in quell'occasione, anche se non ne ha la certezza.

- Capisco - le dissi. - Vediamo di capirci qualcosa di più. - Feci segno a D'Rock di riattivare il collegamento.
- Piacere di conoscerla... Sorellina. Anche se ci troviamo nello spazio Federale siete un po' lontani dalle solite rotte turistiche... ma d'altronde può darsi che non siate informati del fatto che questo pianeta è protetto dalla Prima Direttiva della Federazione che vieta a chiunque di interferire con l'evoluzione dei suoi abitanti.

=^= Che cosa significa "interferire con l'evoluzione"? =^= chiese la voce con curiosita'.

"Ma chi è questa gente?" - pensai - "Sanno fingere bene oppure non sono Romulani."
- Sorellina... - mi sentivo un po' ridicolo a chiamarla in questo modo - potrebbe essere complicato da spiegare, non potreste attivare anche la trasmissione video per semplificare le cose oppure, se lei lo desidera, potremmo parlarne comodamente a bordo della mia nave...

Ci fu una breve pausa poi sullo schermo apparve una sorridente donna dalla pelle scura e i lunghi capelli bianchi raccolti in una coda. Anche se era in plancia era in costume da bagno e stava asciugandosi con un coloratissimo asciugamano.
=^= Mi scusi Capitano se non le ho risposto subito ma stavo facendo una nuotata. Sono tornata a bordo il piu' in fretta possibile - disse. - Avete intenzione di scendere sul pianeta anche voi? Ve lo consiglio, l'acqua e' stupenda =^=

La vocetta da ragazzina si intromise.
=^= Ha detto che e' proibito, che non si deve interferire l'evoluzione degli abitanti, perche' il pianeta e' protetto dalla "Prima Direttiva" =^= riferi' con tono imbronciato.

=^= Ah, a quanto pare ha gia' fatto la conoscenza di Sorellina, il nostro computer di bordo - spiego' la donna, probabilmente notando la mia aria perplessa. - Per quello che riguarda l'interferire temo che qualcuno lo abbia gia' fatto molto prima che arrivassimo noi =^=

- Il vostro... ? Certo... ora capisco... - dissi cercando di nascondere il mio imbarazzo poi, dopo un momento, ripresi il controllo. - La ringrazio dell'invito ma per il momento non possiamo accettare, però vorrei sapere chi siete e qual'è il motivo della vostra visita a questo pianeta sperduto.
Tengo inoltre a sottolineare che anche se qualcuno ha già interferito con questo popolo non significa che altri abbiano il diritto di farlo di nuovo, quindi sono costretto a chiedervi di richiamare chi e' ancora sul pianeta e di allontanarvi prima che qualcuno si accorga della vostra presenza, inoltre rinnovo l'invito che avevo... beh - sorrisi - l'invito che avevo fatto al vostro computer di salire a bordo della nostra nave.

=^= Sanno che siamo qui - disse la donna. - Ma e' meglio che vi spieghi tutto dall'inizio. Accetto l'invito di venire a bordo della vostra nave, parleremo piu' comodamente. Datemi solo il tempo di indossare qualcosa di piu' adatto alla circostanza. =^=

=^= Allora siamo d'accordo, ci vedremo appena lei sarà pronta. Ryan chiude =^=

- Signore - disse il capo della sicurezza D'Rock - ritengo che sia estremamente pericoloso far salire un probabile pirata a bordo della nostra nave.

- Signor D'Rock - dissi - non ho avuto l'impressione di parlare con un pirata però... - lo guardai - vorrei ugualmente una squadra di sicurezza nella sala del teletrasporto quando arriverà la nostra ospite, la prudenza non è mai troppa.

- Si Signore - disse con orgoglio D'Rock.

Mi avvicinai a Zefir - Tu cosa ne pensi ? - le chiesi

- Non credo che abbia intenzioni ostili - rispose lei. - Non avrebbe accettato di venire a bordo, altrimenti. In ogni caso consiglio di mantenere la massima allerta quando si teletrasportera' qui. Potrebbe essere un trucco per farci abbassare gli scudi e colpirci dalla Lionheart. E se sono implicati i Romulani potrebbe esserci una loro nave occultata nei dintorni.

- Può essere - le dissi. - Signor D'Rock voglio un monitoraggio continuo della Lionheart. Tenga sotto controllo ogni minima variazione di energia, soprattutto nella fase precedente il teletrasporto e mentre avremo gli scudi abbassati. Mantenga la massima allerta di tutti i sistemi, nel caso che ci siano delle navi occultate.

La donna si materializzo' a bordo della nostra nave. Vista da vicino si capiva che non era piu' tanto giovane, ma la sua bellezza era ugualmente notevole. Indossava un abito bianco, simile alle tuniche greche, che faceva risaltare le sue forme.
Scambiai un'occhiata con l'ufficiale addetto al teletrasporto che mi rispose con un cenno negativo. La nostra ospite non aveva armi con se'.

- Benvenuta a bordo - dissi avvicinandomi a lei. - Sono il Capitano Marc Ryan, le presento il mio Primo Ufficiale Zefir Nevis e il capo della sicurezza Pathra D'Rock.

- Io sono Aldea, piacere di conoscervi.
Si guardo' intorno con interesse. - Complimenti, avete davvero una bella nave.

- Grazie Aldea... anche la sua è una gran bella nave. Mi piacerebbe sapere come ne è venuta in possesso - dissi guardandola negli occhi alla ricerca di una qualche reazione.

La donna mi guardo' seccata. In effetti forse non era stata la domanda piu' opportuna da farle appena arrivata, ma ero curioso di sentire che giustificazione mi avrebbe dato per il trovarsi a bordo di una nave rubata.
- L'ho trovata alla deriva qualche tempo fa. Non c'era nessuno a bordo e cosi' ho esercitato il mio "diritto di reclamo" - mi rispose con una certa freddezza.

Era una giustificazione improbabile ma possibile. Mi riservai mentalmente di ritornare sull'argomento piu' tardi.

Accompagnai Aldea nella sala degli ufficiali, dove avremmo potuto parlare senza essere disturbati. D'Rock e la squadra di sicurezza rimasero fuori a piantonare la porta.
Aspettai che lei e Zefir si fossero accomodate, poi mi immedesimai nel mio ruolo di "padrone di casa".
- Desidera qualcosa da bere? - le chiesi.
- No, vi ringrazio - rispose, forse un po' troppo bruscamente. Non insistetti e chiesi la stessa cosa a Zefir. Anche lei rifiuto'. Era nervosa, anche se cercava di nasconderlo, ma la conoscevo troppo bene per non accorgermene.
- Spero non vi dispiaccia se invece io prendo qualcosa - dissi avvicinandomi al replicatore. - Acqua tonica boliana - ordinai.
Presi il bicchiere e mi unii a loro.
- Ora sarebbe cosi' gentile da spiegarmi cosa sta succedendo e perche' siete sbarcati su quel pianeta? - chiesi ad Aldea.




:: Diario 003 : Sant'Andrea - Intanto su Nevestad

Luogo: Pianeta Nevestad un'ora prima

I due corpi erano uno di fianco all'altro... rilassati. Gocce d'acqua rilucevano sulla pelle d'ebano di Aldea come diamanti su un velluto nero, scivolando su quella pelle di seta senza trovare quasi attrito... i lunghi capelli bianchi bagnati dall'acqua le rimanevano attaccati alla schiena come un sudario descrivendo il contorno dei muscoli ben delineati.
Accanto a lei Lazarus sorrideva con tranquilla sfrontatezza mentre i suoi occhi la guardavano ammiccando e tentandola a fare la prima mossa. Sul suo corpo le gocce d'acqua seguivano la curva dei muscoli cambiando il percorso ogni volta che incontravano una profonda cicatrice.
Vi fu un attimo di silenzio rotto solo dai respiri affannosi... poi un brivido di tensione nonostante i nervi saldi dei due... le braccia si aprirono come le ali di un angelo, i muscoli delle gambe di lui scattarono nervosi come cavalli da corsa... un battito di ciglia... poi i due erano nel vuoto...

Quindici metri più sotto, sotto la scogliera, il pubblico di pirati non poté trattenere un fischio di ammirazione mentre il loro neo capitano e il seal venuto dal passato, si gettavano nel vuoto con le braccia aperte in un perfetto tuffo che sembrò durare un'eternità.
I due toccarono l'acqua quasi allo stesso momento senza sollevare che piccoli schizzi d'acqua dolce di quello strano mare alieno color cristallo.
"Non lo farei per tutto l'oro del mondo..." sussurrò Leha mentre brividi di eccitazione per lo spettacolare salto le scorrevano lungo le braccia.
"Certo che lo faresti!" la rimbeccò di rimando Khetta fasciata come una mummia sotto un improvvisato ombrellone.
"E forse anche per meno..." ribattè Gas comodamente seduto all'ombra di un albero simile ad un salice piangente terrestre mentre si spazzolava il pelo.
"Se avete finito di prendermi in giro voi due... T'eyan mi butti la crema solare?"
La giovane bajoriana si voltò in direzione della splendida vulcaniana. Il fisico statuario era impaludato in un aderente costume intero fatto in un qualche materiale simile alla pelle con una brillante cerniera di metallo argentato sul davanti.
"Com'è che una vulcaniana apprezza una bella tintarella?" le chiese Leha strizzando l'occhio alla tellarite che sorrise di rimando.
"Ci sono casi in cui una buona condizione fisica e' necessaria, specialmente in alcune missioni... un corpo in forma e ben abbronzato può essere utile per distrarre o interessare possibili clienti... o vittime" ribattè lei lanciando con noncuranza il barattolo di crema.
"Giusto... insomma è bene essere delle belle figliole quando serve..." riprese Leha iniziando a spalmarsi con noncuranza una densa crema lattiginosa sul piccolo corpo scattante coperto da un piccolissimo costume da bagno. "Visto Khetta, lo dice anche il numero uno che dobbiamo abbronzarci! Vuoi la mia crema solare?"
"Primo ho la pelle delicata e quindi non prendo il sole nemmeno se me lo ordina il capitano, secondo non mi fido della tua crema solare, terzo fanno microcip più grandi di quel tuo costume!" esclamò Khetta assicurandosi poi che il velo che si era posta sul viso la coprisse bene.
"Ehi! Questo costume è alla moda... c'era scritto sul cartello nel negozio su Risa dove l'ho... ehm... preso... e in quanto alla mia crema solare se riesce a schermare le radiazioni dei motori figuriamoci se non può reggere come protezione abbronzante!"
"Ragazze vi siete perse un'acqua fantastica!" esclamò Lazarus scuotendo la criniera castana sul corpo di Leha.
"Vattene grondante ammasso di ormoni!" lo sgridò lei lanciandogli il barattolo ormai quasi vuoto.
"Dove hai messo il nostro capitano?" chiese Gas lanciando all'amico un asciugamano.
"L'ho affogata..." borbottò lui di rimando.
"Cosa?" un grugnito sofferente esplose dalla possente massa di Liam.
"Calmo gorillone... è tornata sulla nave, Sorellina l'ha chiamata" esclamò Laz prima che al klingon potesse venire in mente di asfaltarlo. "Ma non hai caldo con l'armatura?"
Liam grugnì senza rispondere ma ora che il suo capitano non era più sul pianeta si concesse uno spicchio d'ombra dove stemperare la sua rovente corazza.
"Motivo della chiamata?" chiese la vulcaniana spostando appena lo sguardo su di lui.
"Non me l'ha detto! Non mi aspettavo una domanda del genere da te T'eyan!" esclamò il giovane facendo una finta faccia sorpresa.
"Logico... ma dovevo pur intrattenermi in qualche modo... alle volte le domande banali possono risolvere quesiti..."
"Ok ok... l'abbiamo capito!" esclamò Gas bloccando la tirata della vulcaniana. "Ragazzi che ne dite di andarcene da qui e cercare un posticino un po' più ombreggiato dove mangiare?"

ooo

Aldea aveva avuto fin dall'inizio l'intenzione di sconvolgere il meno possibile la vita dei nativi. Non che si sentisse in obbligo di rispettare la "Prima Direttiva" - era una regola dei Federali - ma riteneva che i suoi piani sarebbero stati favoriti dall'ignoranza dei Nevediani.
Neera infatti non si era resa conto dell'enorme arretratezza tecnologica del suo pianeta. La sua condizione di schiava non le aveva dato l'opportunita' di vedere o imparare molto, e Aldea aveva avuto l'accortezza di tenerla all'oscuro il piu' possibile, dopo che l'aveva comprata.
Neera sapeva dei viaggi spaziali, ovviamente, ma questo non era un problema visto che gli Orioniani non si erano certo fatti scrupolo di evitare di essere visti atterrare durante le loro scorrerie, per cui i Nevediani avevano capito a loro spese che non erano soli nell'universo.
Aldea aveva preferito usare il runabout al posto del teletrasporto per condurre Neera sul pianeta perche', da quello che aveva potuto capire parlando con l'aliena dalla pelle verde, i Nevediani non avevano mai visto qualcuno "materializzarsi" all'improvviso.
Aveva voluto con se' solo Gas, nonostante le energiche proteste di Liam, che aveva zittito con un'occhiata glaciale.

La MorganA era atterrata sulla spiaggia vicina ad un villaggio.
Neera era sicura che fosse il suo, per via del grosso fiume che proprio in quel punto si immetteva in mare.
All'inizio non si era fatto vivo nessuno, poi un grosso indigeno armato di un primitivo quanto efficace arpione si era avvicinato con cautela e altri due, ugualmente massicci ed armati, erano sbucati alle loro spalle circondandoli.
Neera, al colmo della gioia, aveva presentato ad Aldea e ad un nervosissimo Gas il suo compagno e i due fratelli di lui. Ora era veramente a casa.

Piu' tardi, al cospetto del loro capo, Aldea aveva raccontato una versione debitamente corretta della verita', ovvero che lei ed il suo equipaggio erano contrari alla schiavitu' ed erano nemici di quelli che razziavano il loro pianeta e che avevano rapito Neera.
Aveva spiegato che avevano bisogno di un rifugio per qualche tempo, e aveva chiesto il permesso di fare rifornimenti per la loro nave. Entrambe le cose le erano state concesse piu' che volentieri.
Aldea aveva chiesto inoltre che la notizia della loro presenza non fosse diffusa, spiegando che in questo modo per gli Orioniani sarebbe stato piu' difficile avere informazioni su di loro se avessero catturato qualcuno di un altro villaggio. Il capovillaggio aveva approvato questa precauzione.

I pirati, quando erano scesi a terra, erano stati bene accolti, anche K'Tar che apparteneva alla razza dei loro persecutori, dopo che Aldea ebbe spiegato che anche lui, come le altre "creature aliene" che facevano parte del suo equipaggio, aveva un conto in sospeso con gli Orioniani.

Gli indigeni avevano messo a loro disposizione una delle loro case, che si era rivelata una piccola ma accogliente palazzina. Anche se erano anfibi i Nevediani passavano abbastanza tempo sulla terraferma, e le loro abitazioni erano munite di tutti i confort, in special modo per quello che riguardava i bagni e le docce.

Per evitare problemi, Aldea aveva ordinato a tutti di fingere di non capire ne' parlare la lingua locale, nonostante avessero i traduttori universali, e in ogni caso di evitare argomenti scottanti con Neera, che si era offerta come interprete. Aveva anche diffidato chiunque ad usare il teletrasporto se c'era qualche indigeno in vista.

In poche parole tutto era andato per il meglio... i fuggitivi erano stati accolti con affetto e amicizia soprattutto perché avevano riportato una della loro razza a casa, ma non solo per quello, diceva spesso Khetta pensando che probabilmente li avrebbero accolti bene ugualmente visto che erano un popolo pacifico.

Nelle settimane seguenti, i pirati avevano preso accordi con i nativi per estrarre il dilitio e T'eyan, con l'aiuto di Bartig, aveva progettato una macchina per poterlo raffinare dato che sul quel pianeta quel materiale non veniva utilizzato.

ooo

Al rientro a casa Leha si impossessò immediatamente della cucina mentre Bartig mostrava alla vulcaniana gli ultimi aggiornamenti effettuati sul raffinatore dei cristalli di dilitio.
Lazarus e Gas si contesero la doccia (corsa vinta dal Temmincki con un agile balzo) mentre Khetta si gettava su una poltrona e i due fratellini romulani, Piccolo e Moccioso, uscivano per tornare a giocare.
"E' da troppo tempo via..." borbottò Liam gettando su una sedia parte della sua armatura.
"Tranquillo vedrai che va tutto bene!" gli rispose allegra Khetta
"Mmmmh..." Il klingon non pareva essere d'accordo con la tellarite.
"Valla a cercare allora!" esclamò lei irritata dalla sua testardaggine ma nemmeno quell'esortazione sembrò smuovere Liam.
"Va bene ci vado io, tanto quella palla di pelo di Gas si terrà la doccia per un'ora buona... me la vado a fare sulla Drakan!"
Detto questo Lazarus si piazzò platealmente al centro del salotto ed esclamò premendo il tasto del bracciale comunicatore: "Laz a Sorellina! Uno da far risalire!" e prima che il teletrasporto lo facesse sparire ebbe il tempo di aggiungere "Cazzo! Adoro dirlo!"

Liam si lascio' sfuggire un ringhio. L'idea di quel bellimbusto ed Aldea insieme sulla Drakar mentre lui era a terra era insopportabile!
Non lo avrebbe permesso. Aldea stava dimostrando fin troppo interesse per quell'umano venuto dal passato.
"Liam a Sorellina! Uno da far risalire" disse rabbioso.

Liam trovo' Lazarus in plancia, che guardava con stupore la sagoma della nave federale che occupava quasi tutto lo schermo principale.

- Aldea e' andata su quella nave - trillo' Sorellina. - Il capitano Ryan e' stato cosi' gentile da invitarla, pero' non era contento di trovarci qui, ha detto che questo e' un pianeta protetto... Che guastafeste...




:: Diario 004 : Aldea / Ryan - Altri visitatori

Luogo: A bordo della Parsifal

Aldea rispose alla mia domanda.
- E' stata un'indigena, Neera, che e' stata rapita e venduta come schiava a condurci qui. Quel poco che so me lo ha raccontato lei. Alcuni individui, che dalla sua descrizione suppongo siano orioniani, si fanno vivi piu' o meno regolarmente per estrarre del minerale. Di solito gli indigeni scappano al loro arrivo, sono in grado di vivere sott'acqua per lungo tempo per cui non sono prede facili, ma a volte capita che qualcuno venga catturato, come e' successo a Neera. Dai rilevamenti che abbiamo fatto estraggono dilitio.

- Una storia interessante... - dissi dopo avere ascoltato con attenzione - Cosi' ha trovato una nave abbandonata e ha liberato una schiava e l'ha riportata sul suo pianeta d'origine.
Feci una breve pausa. - Vede, non è che io non le creda... ma mi occorrono delle prove concrete che avvalorino quello che mi ha raccontato. Lo sa che la "sua" nave e' invischiata in un traffico d'armi? - le chiesi bruscamente.

- Non ci sono armi di contrabbando a bordo, almeno io non ne ho trovate. Puo' venire a controllare, se vuole - disse sostenendo il mio sguardo.

- Mi chiedo perchè degli Orioniani avrebbero interesse ad estrarre del dilitio quando è molto più conveniente ricristallizzare direttamente i cristalli?

- Non e' normale dilitio - spiego' lei. - Questo particolare tipo rimane stabile a frequenze di curvatura piu' alte. Sa cosa significa? Navi pirata piu' agili e veloci, in grado di attaccare i mercantili e di fuggire rapidamente.

- Chi è lei esattamente? - le chiesi.

- Qualcuno che sa cosa significa essere uno schiavo.

Si alzo' e si giro'. Fece scivolare la tunica in modo da scoprire la schiena e mostrarci una lunga cicatrice rimarginata da tempo.
La guardai esterrefatto.
- Aldea - dissi con tono pacato - se lei fosse al mio posto non credo che si farebbe convincere da una cicatrice. Potrebbe essersela fatta in qualsiasi circostanza. Avrei bisogno di qualcosa di più tangibile.

Un luccichio di collera brillo' per un attimo nei suoi occhi. Vidi Zefir irrigidirsi, preoccupata.

- Gia'..., questo per voi non prova niente - disse la donna, lentamente. - Potete interrogare Neera, confermera' tutto quello che vi ho detto, sempre che questo non contrasti con la vostra Prima Direttiva.

La voce dell'ufficiale scientifico Sefhira Lar, proveniente dal comunicatore, interruppe la conversazione.
- Capitano, tre navi sconosciute sono appena entrate nel sistema.

- Arriviamo subito - le risposi - mi dispiace dover interrompere - dissi ad Aldea. - Se mi vuole seguire in Plancia...

Una volta in Plancia ordinai: - Comandante Lar apra un canale.

- Canale aperto. Nessuna risposta Signore - rispose Lar.

- Come mai non le abbiamo rilevate prima ? - domandai - Le analizzi Comandante.

- Sembrano una rielaborazione della classe Peregrine, lo scafo delle navi è rivestito da un materiale in grado di assorbire energia che le rende praticamente invisibili ai normali sensori a lungo raggio della Federazione, Signore - rispose Lar, - abbiamo anche delle difficoltà a questa distanza.

- Probabilmente sono pirati di Orione - ringhio' Aldea.

- Potrebbe anche essere o forse no, forse hanno solo dei problemi alle comunicazioni e...

- Signore, stanno dando energia alle armi - interruppe D'Rock.

- Allarme Rosso! Su gli scudi, tutti ai posti di combattimento! - ordinai un momento prima che la Parsifal fosse colpita. Gli scudi avevano tenuto ma i sistemi inerziali non avevano potuto compensare in maniera adeguata l'impatto, tanto che barcollai pericolosamente.

- Decisamente questo è il saluto universale quando le comunicazioni sono in avaria - dissi guardando Aldea.

- E' il saluto universale quando qualcuno non ti piace - annuì Aldea.

- Già... e probabilmente aveva ragione lei, sono pirati. Rapporto Signor D'Rock.

- Scudi al 74% Signore - disse D'Rock - nessun danno alla nave.

- Che razza di armi hanno su quelle navi... Manovre evasive !

- La Lionheart sta armando i phaser - avverti' D'Rock.

Guardai Aldea, la sua attenzione era concentrata sulle navi sullo schermo ma il fatto che la Lionheart ci stava aiutando mi confortava. Aldea forse era veramente chi diceva di essere ma me ne sarei preoccupato in seguito, ora avevo altro a cui pensare.

La Lionheart ha aperto il fuoco! Ha colpito una delle navi che ci stanno attaccando - continuò D'Rock che, pochi istanti dopo, urlò - Ci sparano ancora Signore.

La Parsifal venne colpita una seconda volta ed io barcollai nuovamente prima di riuscire a sedermi sulla poltrona di comando. Questa volta il colpo sembrò molto più violento e la nave lo accusò in pieno nonostante gli scudi avessero deviato parte dell'energia delle armi nemiche.

- Scudi scesi al 59% Signore - esclamò D'Rock - Sono in troppi Signore e con questa potenza di fuoco ci faranno a pezzi in poco tempo.

- Sala macchine a Plancia, stiamo bruciando Deuterio qui, finiremo per esplodere... e senza l'aiuto dei pirati.

- D'accordo ora faremo vedere ai nostri amici di cosa è capace la Parsifal. Signor D'Rock Prepari tre siluri fotonici, uno per ogni nave, e li imposti alla massima potenza e alla massima dispersione, vediamo di indebolirgli gli scudi, poi fuoco continuato coi phaser su tutte e tre le navi, colpisca le loro armi ed i sistemi di propulsione, voglio solo danneggiarli.

- Si Signore - rispose prontamente D'Rock ma, guardandolo negli occhi, capii che molto probabilmente avrebbe preferito distruggere le navi nemiche all'istante.

- Fuoco! - ordinai.

- Li abbiamo colpiti Signore - disse D'Rock - abbiamo indebolito i loro scudi ma non è ancora sufficiente, ci sparano ancora. Scudi al 47% Signore. Anche la Lionheart è stata colpita ma resiste e sta sparando.

- Danni agli smorzatori inerziali - disse Lar - dobbiamo stabilizzare il campo di smorzamento.

- Tutta l'energia sugli smorzatori inerziali - ordinai.

- Signore, l'autosequenziatore è stato danneggiato dalle scariche dei phaser - rispose Lar.

- Trasferimento comandi in manuale.

- Si Signore... autosequenza riallineata, attivo gli stabilizzatori. Campo di smorzamento stabilizzato.

- Massima potenza Comandante e vediamo di togliere loro gli scudi.

- Signore - disse Lar - Se usiamo i cannoni tachionici contro la griglia degli scudi li costringeremo a resettare le armoniche. I loro scudi saranno fuori fase per qualche momento e avremo una breccia da usare per colpirli.

- Proceda Comandante Lar. Rotta 150.45.

- Due delle navi ci inseguono mentre la terza si dirige sulla Lionheart - disse D'Rock.

- Comandante Lar, comunichi alla Lionhearth di usare i loro cannoni tachionici.

- Si Signore, cannoni tachionici in linea - annunciò qualche istante dopo Lar - Stiamo sparando... li abbiamo colpiti... stanno ruotando le armoniche degli scudi.

- Fuoco coi phaser Signor D'Rock. Ora!

- La Lionheart ha appena fatto fuoco Signore - disse Lar.

- Le navi nemiche hanno appena perso scudi e armamenti - replicò D'Rock con aria soddisfatta - Ci stanno chiamando Signore.

- Meglio tardi che mai - dissi - non risponda Signor D'Rock.

- Signore ? - chiese D'Rock

- Lasciamoli in attesa qualche momento - replicai.

- Capisco - rispose sorridendo D'Rock.

Le navi nemiche continuavano a chiamare, il beep emesso dalla console era quasi fastidioso ma in quel momento non c'era suono più melodioso di quello, notai che tutto l'equipaggio di Plancia era soddisfatto di questa attesa.
Guardai Zefir e le sorrisi facendole l'occhiolino, lei rispose con quel sorriso che a me piaceva più di ogni altra cosa di questo Universo.

- Insistono Signore - disse D'Rock interrompendo i miei pensieri ed il momentaneo silenzio della Plancia.

Lo guardai ed attesi ancora qualche momento prima di ordinare - Sullo schermo!




:: Diario 005 : Sant'Andrea - Battaglia

Luogo: A bordo della Drakan

"...e la strada diventa mia sposa
l'ho spogliata di tutto ma non dell'orgoglio
così confido in lei
e lei mi mantiene soddisfatto
mi da tutto ciò di cui ho bisogno

...e con la cenere nella gola desidero
solo sapere se conserverò
il gioco dove soddisfi uno schiavo
giramondo girovago
nomade vagabondo
chiamami qualsiasi cosa vorrai

ma io prenderò il mio tempo ovunque
libero di esprimere i miei pensieri in ogni posto
e ridefinirò ovunque
ovunque posso vagare
dove poggio la mia testa sono a casa
"

Le parole di "Wherever i may roam" dei Metallica rimbombavano nella piccola doccia sonica della Drakan mentre Laz cercava inutilmente di non pensare alla sua casa e al suo tempo.
Gli ultimi giorni erano stati rilassanti su quello strano pianeta e la pace e la tranquillità l'avevano spinto a pensare a tutto quello che aveva lasciato... i suoi amici, i suoi amori, la sua carriera... beh la carriera no, si disse, quella te la sei giocata quando hai steso quel generale con un destro alla parata... certo avevi ragione, come ha detto la corte marziale, ma un comportamento così non aiuta molto a passare di grado.
Il seal sghignazzò divertito ripensando alla faccia del generale che lo guardava sanguinante da terra.

Un acuto suono e una luce rossa intermittente lo scossero dai suoi pensieri, afferrò un paio di boxer e si precipitò in plancia dove Liam stava già sbraitando in direzione della... Laz alzò il sopracciglio, quello stupido scimmione stava litigando con una consolle.

"Ti ho detto di darmi il controllo delle armi stupido computer!"
"A chi hai dato della stupida ammasso di... di..."
"Di muscoli senza cervello..." le venne in aiuto Laz quando capì che era Sorellina con cui Liam era furioso.
"Grazie Lazarus!" rispose lei elaborando una serie di offese usando i termini presenti nel computer... alcuni furono molto pittoreschi.
"Che diavolo sta succedendo?"
"Tre navi stanno attaccando la nave stellare davanti a noi! E il capitano è li' con loro!" rispose il computer
"E che aspettate a fare qualcosa?" esclamò l'umano alzando le braccia al cielo
"E' quello che sto cercando di fare ma questo stupido computer non mi da l'accesso alle armi!" sbraitò di nuovo Liam colpendo con violenza la consolle.
"Beh Sorellina? Non vuoi aiutare il capo?"
"Mi ha detto di starmene buona e zitta!" rispose la voce del computer.
"Questo prima che sapesse che qualcuno avrebbe attaccato!" gridò il klingon.
"Mi sa che ha ragione il gorillone!" esclamò Laz. "Forse è il caso di darsi da fare!"
"Va bene, ma se Aldea si arrabbia le dico che è colpa vostra!"
"Sai che novità..." borbottò Laz e poi a voce più alta in direzione di Liam esclamò "Bene! Dicci quello che dobbiamo fare!"
Liam rimase sorpreso e lo guardò con fare sospetto.
"Liam sei l'unico che sa come comportarsi in questi casi... io al massimo ti posso portare un caffè!"
Nonostante la situazione il klingon fu impressionato dal sangue freddo del giovane umano... "Bene... computer! Scudi al massimo manovre evasive! Rotta 2.0 massima velocità d'impulso!"
"Che vuol dire?" chiese Lazarus avvicinandosi alla postazione del suo attuale capo.
"Schiva quello che ti sparano dietro!" sbraitò Liam esasperato.
"Lazarus mettiti in comunicazione con l'equipaggio a terra e avvertili di un possibile attacco da parte dei pirati..."
"Ricevuto!" rispose l'umano.

Intanto la nave schizzava via compiendo manovre che un comune timoniere non avrebbe avuto la possibilità di compiere.
I faser controllati da Liam colpivano con precisione assoluta ma si infrangevano sugli schermi delle navi nemiche... un paio di colpi raggiunsero la Drakan ma senza fare danni.
"Messaggio in arrivo dai tizi della nave grossa!" esclamò Laz che schiacciò qualche pulsante sulla consolle di comunicazione come gli era stato insegnato "Dicono di colpirli con... con qualcosa di tachionico ma non so cosa sia!"
"Cannoni tachionici! Saranno costretti a resettare le armoniche degli scudi!" gridò Liam mentre una nuova bordata faceva vibrare la nave.
"Ahi!" gridò Sorellina
"Ci hanno abbozzato la nave! Fai qualcosa Liam!"
"Lo sto facendo umano! Stai zitto!"
Due raggi color blu elettrico e altrettanti provenienti dalla Parsifal colpirono quasi in simultanea i vascelli attaccanti, subito dopo i faser della nave stellare fecero fuoco con precisione chirurgica sui vascelli nemici.
"Hanno perso gli scudi!" esclamò Liam con un ghigno sadico sul volto "Dite addio al culo belli!"
"Fermo! Comunicazione da Aldea... dice di non fare nient'altro... non sparare!"
Il ringhio di Liam fu la sua unica risposta ma in ogni caso non fece fuoco.

"Dite addio al culo belli?" chiese Laz girandosi in direzione del klingon che non lo degnò nemmeno di uno sguardo "Sai... credo che tu stia troppo in mia compagnia ultimamente..."

Scaricata la tensione i due attesero che da qualche parte, qualcuno si decidesse a dirgli cosa fare...




:: Diario 006 : Aldea / Ryan - I pirati di Orione

Luogo: A bordo della Parsifal

La facciona verde di un orioniano furente comparve sullo schermo.
- Cosa aspettate a finirci? - disse subito, ma poi diede un'occhiata in plancia e chiese con diffidenza: - Siete Federali?

Notai che Aldea si era spostata in modo da non essere vista dall'orioniano.
- Beh si... - dissi, presentando con un gesto i membri dell'equipaggio di Plancia - apparteniamo alla Flotta Stellare. Sono il Capitano Ryan della nave della Federazione U.S.S. Parsifal e sarei curioso di conoscere i motivi che vi hanno spinto ad attaccarci.

- Si, siete Federali, o ci avreste gia' finito a quest'ora - commento' con tono grave l'orioniano e poi spiego': - Il mio nome e' Bokar e sono un mercante. Quell'altra nave era segnalata come rubata da un famigerato pirata senza scrupoli, un certo Jolar'Nat. Abbiamo pensato che anche la vostra nave fosse stata catturata e abbiamo colpito prima di essere colpiti. Dato che la Drakan ha combattuto al vostro fianco immagino che abbiate arrestato quello sporco pirata e vi siate ripresi la nave.

Non potevo certo raccontare all'orioniano che in realtà la Lionheart - o forse dovrei dovuto chiamarla Drakan - non era sotto il nostro controllo anche se, avendo il suo presunto comandante a bordo della Parsifal, da un certo punto di vista si poteva ritenere che la situazione fosse tale.
Aldea era rimasta impassibile. Mi chiesi se mi ero imbattuto in due fazioni di pirati in lotta fra di loro?
Nessuno mi assicurava che i nuovi arrivati fossero effettivamente dei pirati, avevo solo la parola di Aldea e lei poteva avermi mentito ed essersi schierata dalla mia parte durante la battaglia solo per opportunismo. Il fatto che si fosse nascosta alla vista dell'orioniano non mi aiutava certo a capire in che situazione eravamo finiti. Forse se li avessi messi a confronto uno dei due si sarebbe tradito.

Mi rivolsi a Bokar.
- Dato che l'equivoco sembra essersi chiarito vorrei saperne di più su questo Jolar'Nat e sui motivi che vi hanno spinto a venire in questo settore dello spazio. Il pianeta Nevestad è protetto dalla Prima Direttiva della Flotta Stellare e la zona e' interdetta alle rotte commerciali, come sicuramente saprete.
Che ne dice di venire a bordo cosi' potremo parlare piu' comodamente?

- Perche' non viene lei sulla nostra nave, capitano - ribatte' Bokar amichevolmente.

- La ringrazio, ma devo purtroppo declinare il suo invito - dissi mostrando quel falso sorriso che avevo provato molte volte davanti allo specchio in modo da essere il più naturale possibile.
- Forse lei potrebbe aiutarmi in un altro modo. Stiamo cercando una donna dalla carnagione scura e i capelli bianchi che si fa chiamare... dunque se non sbaglio... - presi un DiPADD e feci finta di leggere - Si ecco... Aldea... Questa donna, secondo le informazioni in nostro possesso, dovrebbe lavorare per il pirata a cui lei accennava, Jolar'Nat. Lei potrebbe confermarmi questa notizia ?

Mi sembro' che la pelle verde dell'orioniano fosse diventata leggermente grigiastra. Aldea mi si era avvicinata ed ora Bokar poteva vederla.
- Dubita di me, Capitano? - mi chiese con una certa ironia. - Io non sono agli ordini di Jolar'Nat.

- Sono tempi duri Aldea - le risposi. - Fidarsi ciecamente può rivelarsi fatale soprattutto se non si conosce con chi si ha a che fare, ed in questo specifico frangente devo preoccuparmi della sicurezza di un intero pianeta e dell'equipaggio della mia nave. Sono sicuro che al mio posto lei farebbe la stessa cosa.
Mi rivolsi nuovamente a Bokar.
- Sbaglio o la sua pelle ha cambiato... sfumatura? Presumo quindi che sia in grado di rispondere alla mia domanda.

- Perche' mi ha detto che stava cercando la donna che e' con lei? - chiese l'orioniano nervosamente. - Chi e' al comando della Drakan?

- Io ho il completo controllo della Lionheart, o Drakan come la vuoi chiamare - disse Aldea con tono minaccioso prima che potessi intervenire. - Non permettero' che Nevestad continui ad essere saccheggiato da te e dagli altri pirati di Orione. Vattene o muori. E' la tua ultima occasione.

- Oggi non morirà nessuno ! - dissi energicamente. - E questo vale per entrambi, che sia chiaro!
Guardai prima Aldea negli occhi e poi Bokar sul visore per sottolineare le mie parole.
Rimasi in silenzio per un momento senza distogliere lo sguardo dall'orioniano poi, con estrema calma e determinazione dissi: - Signore, le e' stata mossa una grave accusa: quella di saccheggiare un pianeta che non ha i mezzi per difendersi e, oltretutto, e' protetto dalla Federazione. Come si dichiara ?

- Innocente, ovviamente - rispose fin troppo in fretta Bokar. - Non so nulla di questa storia. Sono venuto qui solo perche' ho rilevato la presenza di intrusi. Non immaginavo che si trattasse di una nave federale... - guardo' di sottecchi Aldea che stava giocando con l'orecchino che portava - ...e di quella che sapevo essere una nave dei pirati della Fratellanza.

- Ovviamente - commentai. - Non avevo dubbi. Lei non poteva sapere che la Parsifal era sotto il controllo della Federazione quindi ha pensato bene che fosse meglio attaccare per primo in modo da non perdere il vantaggio... ma purtroppo per lei non è andata come aveva previsto.
Ora se mi vuole scusare ci sono delle importanti attività che richiedono la mia presenza. Ci risentiamo più tardi...
Ah, un consiglio... non si allontani troppo dalla Parsifal, e questo vale anche per le due navi che sono con lei. Non sono sicuro di come i nostri amici della Lionheart potrebbero reagire. Ryan chiude.

Il volto preoccupatissimo di Bokar svani' dallo schermo.

- Aldea potrebbe seguirmi in sala tattica per favore? - le chiesi. - Vorrei discutere di alcune cose in privato.
La donna sembrava arrabbiata per la piega che avevano preso gli eventi, ma non era affatto preoccupata. - D'accordo - rispose.
- Comandante Nevis, a lei il comando - dissi.
- Agli ordini, signore - rispose Zefir.
Non aveva obiettato per il fatto che avevo deciso di restare da solo con una possibile piratessa. O pensava che fossi in grado di badare a me stesso, oppure si era convinta che Aldea fosse dalla nostra parte, o almeno che non fosse contro di noi.

Una volta in sala tattica chiusi la porta ed affrontai Aldea.
- Mi dispiace per il sotterfugio che ho usato prima con Bokar, ma ho notato che lei ha cercato di non farsi vedere. Le devo confessare che questo mi ha insospettito; ho pensato che era possibile che vi conosceste e lei volesse evitare che l'orioniano potesse smascherarla riconoscendola come pirata. Sarò franco - continuai - mi era sembrata una buona occasione per capire qualcosa di tutta questa storia ma non ha funzionato... anche perché lei mi si è avvicinata prima che Bokar potesse rispondere - sottolineai. - Immagino che sia stata una reazione istintiva a quello che ho detto, ma potrebbe averlo fatto apposta per intimidirlo; questo significa che non so ancora se posso fidarmi di lei, però considerato che l'aiuto della sua nave è stato determinante voglio concederle il beneficio del dubbio. Le sarei grato se mi potesse raccontare tutto quello che sa su quest'uomo.

Aldea era piuttosto seccata.
- Mi sembra ovvio che non volessi farmi vedere. Perche' avrei dovuto dare a quel bastardo il vantaggio di vedere la mia faccia e di sapere che sono a bordo di questa nave? Il suo dovere e' proteggere il pianeta. Lo faccia. Arresti Bokar e i suoi scagnozzi prima che possano arrivargli dei rinforzi. Quel trucco che ha usato per colpirlo non funzionera' due volte. Tanto perche' lei lo sappia Bokar non e' il suo vero nome. E' conosciuto come Korath ed e' tutto fuorche' un onesto mercante.

Lasciai sfogare Aldea, da un certo punto di vista aveva ragione di essere seccata ma, considerando la faccenda dal mio punto di vista, provavo un certo fastidio, chiamiamolo così, nel sentirmi dire, dalla prima arrivata, quale fosse il mio dovere.
Mi misi a sedere sulla mia sedia senza risponderle e digitai il nome di Korath sul computer. C'erano cinque orioniani con quel nome; la foto segnaletica del terzo corrispondeva al nostro amico. Era indicato come appartenente al sindacato di Orione. Quando richiesi la lista dei crimini il computer mi snocciolò un elenco infinito di crimini e saccheggi, una lista talmente lunga che faticavo a credere che tutto ciò fosse stato compiuto da una sola persona.

Incrociai le braccia all'altezza del petto e affondai per bene la schiena nella poltrona. - Mi da estremamente fastidio - dissi con voce calma - sentirmi ricordare da una perfetta sconosciuta qual'è il mio dovere e, sperando di aver chiarito questo fatto, vediamo di analizzare la situazione in modo razionale.

Aldea mi guardo' in modo non troppo amichevole ma mi lascio' continuare.

- Per prima cosa non vedo quale vantaggio avrebbe avuto Bokar nel vedere lei a bordo di questa nave, nella situazione in cui si ritrova non ha certo molte opzioni tra cui scegliere. In secondo luogo - continuai - so benissimo che il trucco dei cannoni tachionici non funzionerà una seconda volta; ma Bokar non riceverà nessun rinforzo perché l'impulso tachionico che ci ha permesso di disattivare i loro scudi ha come effetto secondario un sovraccarico degli attuatori della bobina di carica che, come lei sicuramente saprà, fa parte del sistema di comunicazioni di una nave stellare, quindi il nostro amico non può né inviare né ricevere messaggi subspaziali.

Girai quindi lo schermo del computer in modo che potesse vederlo. - Ritornando ai miei doveri di Ufficiale della Flotta Stellare, adesso che lei mi ha gentilmente fornito il suo nome - dissi indicando la fotografia di Bokar - ho l'autorizzazione ad arrestare questo farabutto.

- Credo che lei non abbia molto chiara la situazione - commento' gelida Aldea. - Evito di mostrarmi in pubblico il piu' possibile per non facilitare ai miei nemici il compito di uccidermi, o almeno di provarci. Meno persone conoscono la mia faccia meglio e', specialmente se quelle persone sono schiavisti senza scrupoli.
In quanto ai rinforzi preghi il suo dio, o in quello a cui crede, che Bokar abbia voluto tenersi la sua miniera per se' e che gli altri pirati di Orione non sappiano di questo pianeta e del dilitio. In questo caso e' escluso che abbia segnalato ad altri la nostra intrusione prima di ingaggiare battaglia e non corriamo il rischio che arrivino altre navi.

- Allora oggi deve essere il mio giorno fortunato. Probabilmente sono uno dei pochi che è riuscito a vederla in faccia ed è ancora in vita. Non le sembra di essere un tantino paranoica?

- No - mi rispose freddamente. - E non e' detto che questo sia il suo giorno fortunato.

- Già - risposi - comincio a crederlo anche io.

- Sono felice che lei abbia l'autorizzazione di arrestare Bokar ma, scusi la domanda, ha intenzione di chiedergli con cortesia di consegnarsi? - mi chiese in tono ironico.

- Non si preoccupi per come faremo ad arrestarlo, le basti sapere che lo faremo. Ed ora se mi vuole scusare - dissi premendo il mio comunicatore - Comandante Nevis, Signor D'Rock a rapporto in sala tattica.
La porta si aprì e i due entrarono.
- Signor D'Rock, accompagni per favore la nostra ospite in un alloggio e faccia in modo che nessuno la disturbi.
Sapevo che D'Rock era un capo della sicurezza navigato e sicuramente aveva capito che questo significava piazzare una guardia fuori dall'alloggio e tenere quella donna sotto stretta sorveglianza, infatti mi rispose - Si Signore, avviserò i miei uomini.

Aldea si alzo' di scatto e mi fronteggio'. - Alloggio? Che significa? Se il nostro colloquio e' finito, e per me lo e', esigo di essere rimandata sulla mia nave!

- Le ricordo che ci troviamo in territorio federale ed in questo momento io rappresento la legge. - le risposi mantenendo la calma. - Lei non può esigere niente in quanto sospettata di traffico d'armi, traffico di schiavi, furto di una nave stellare e di fare parte, o avere collaborato, con dei pirati. Non l'ho ancora sbattuta in cella solo per il fatto che ci ha aiutato contro Bokar, ma potrei cambiare idea se continua con questo atteggiamento aggressivo. Sto cercando in tutti i modi di essere gentile ma lei non mi rende certo le cose facili. Se preferisce alloggiare in una comoda cella mentre cerco di chiarire le cose basta che lo dica ed io l'accontenterò.

Se un'occhiata avesse potuto uccidere probabilmente in quel momento sarei morto.
- No, questo non sara' il suo giorno fortunato - mi disse con un tono che non prometteva nulla di buono. Per un attimo pensai che avrebbe tentato qualcosa, ma si limito' a scuotere la testa.
- Andiamo - disse a D'Rock. - Spero almeno che l'alloggio sia confortevole.

Quando restai da solo con Zefir le feci cenno di sedersi.
Le mostrai lo schermo del computer che ancora riportava sullo schermo le informazioni sulle scorribande di Bokar.
- Dobbiamo arrestarlo - le dissi - cosa ne pensi di un teletrasporto direttamente in una cella di sicurezza ? Per farlo dovremmo conoscere la sua esatta posizione sulla nave e la prossima volta che sarà davanti al visore potrebbe essere l'occasione giusta.

- Ma i suoi uomini e i comandanti delle altre navi come reagiranno? - mi chiese Zefir preoccupata.

- Probabilmente non molto bene - ammisi, - ma non ha accettato il mio invito a salire a bordo e non credo che cambierà idea, soprattutto adesso che sa che Aldea è qui e che potrebbe averci dato delle informazioni su di lui.
Mi alzai dalla sedia e, girando intorno alla scrivania, le andai vicino. - Sono aperto a qualsiasi suggerimento, dobbiamo trovare il modo di arrestarlo e farlo giudicare per i suoi crimini. Magari se gli ventiliamo la possibilita' di lasciarlo nelle mani di Aldea potrebbe addirittura consegnarsi spontaneamente - aggiunsi con un sorriso. - A proposito di Aldea, dobbiamo scoprire chi è realmente e cosa fa su questo pianeta; la storiella che ha riportato a casa sua una schiava potrebbe essere vera ma potrebbe non essere l'unica ragione per cui si trova qui. In certi momenti sembra sincera, soprattutto quando ci ha fatto vedere la sua cicatrice, ma sento che nasconde qualcosa, e quando qualcuno cerca di nascondere qualcosa in genere non si tratta di affari puliti.

- Se Aldea e' veramente un pirata come mai e' venuta cosi' tranquillamente a bordo? - disse Zefir. - Doveva sapere che avremmo scoperto subito che la Lionheart era rubata e che era stata coinvolta in affari poco puliti.

- Ci avevo pensato anch'io ma poi mi sono detto: "Qual'è il modo migliore di ingannare un nemico? Fingersi amico ed aiutarlo in una battaglia è una buona tattica". Certo che questo, da parte mia, potrebbe significare una certa dose di sfiducia nel prossimo, ma siamo in una situazione in cui non possiamo permetterci sbagli. Non sappiamo chi sia esattamente questa Aldea, e se ci e' nemica ci troveremmo ad avere quattro navi contro di noi.

- Ho fatto delle ricerche su di lei. Le notizie sono poche e frammentarie. Ha lavorato come mercenario almeno un paio di volte, e "dalla parte giusta" se cosi' si puo' dire. Nelle guerre non c'e' mai una parte giusta - commento' con una certa amarezza.
- Per quanto riguarda Bokar la mia opinione e' che non credera' mai che lo consegneremo ad Aldea. Questa non e' la politica della Federazione. Consiglio di chiedere loro di arrendersi, di teletrasportarli disarmati in una delle stive e di far salire a bordo delle loro navi delle squadre per prenderne il controllo. Inoltre suggerirei di mettersi in comunicazione con l'Ammiraglio Xandar per fare rapporto sulla situazione e eventualmente di chiedere rinforzi.

- Sempre dalla parte giusta? Forse dovevo essere meno duro... - dissi pensieroso. - Riguardo a Bokar forse hai ragione, ma credi veramente che si arrenderanno così facilmente ? E' vero che non hanno nessuna possibilità nelle loro attuali condizioni ma non vorrei che tentassero un gesto disperato.
Mi avvicinai a lei e le dissi sottovoce. - E poi... c'è qualcosa che non mi piace nell'Ammiraglio Xandar... credo che al momento non siano necessari rinforzi e prima di fargli rapporto vorrei capire meglio cosa sta succedendo.

Prima che Zefir potesse dire qualcosa scatto' il segnale di allarme e la voce allarmata di D'Rock ci raggiunse.
- Capitano! Il computer principale ha attivato automaticamente l'Allarme Rosso... I banchi phaser e i lanciasiluri si sono attivati... Comunicazione da Bokar. Vuole sapere cosa sta succedendo... I nostri phaser hanno fatto fuoco!... Abbiamo colpito la nave di Bokar!... Le altre due navi orioniane stanno allontanandosi... Anche quella di Bokar se ne sta andando; non e' stata danneggiata gravemente... Capitano.. ho di nuovo il controllo del computer... Non capisco cosa sia successo. Apparentemente non c'e' nulla che abbia potuto far scattare l'Allarme Rosso. Ho attivato i test diagnostici per verificare se possa essere stato provocato da un malfunzionamento del sistema.

- Arriviamo subito - risposi a D'Rock. Era successo tutto troppo rapidamente perche' potessi intervenire.
Un istante dopo Zefir ed io eravamo in Plancia.
- Com'è possibile che la nave abbia sparato senza autorizzazione?
Non attesi la risposta. - Signor D'Rock punti i phaser sulla nave di Bokar e attivi il canale di comunicazione.

- Canale aperto Signore - disse D'Rock.
Appena l'orioniano apparve sullo schermo dissi: - Bokar, le ordino di fermarsi! Non avete nessuna possibilità di fuga, siete senz'armi, senza scudi e senza comunicazioni subspaziali.

- Sia dannato se lo faro'. - Bokar era agitatissimo. - Non restero' a fare da bersaglio. Addio Capitano.

- Bokar si calmi, se avessi voluto ucciderla lo avrei fatto subito, le assicuro che non so cosa sia successo, non è stato un mio ordine a... - Ma Bokar non mi prestava ascolto, lo vedevo preso a dare ordini al suo equipaggio.
- Signor D'Rock, al mio ordine phaser ad intensità minima sui motori di tutte e tre le navi...
Attesi un momento nel caso in cui Bokar si fosse ripreso dall'agitazione ma sembrava tutto inutile.
- Fuoco ! - ordinai.

I phaser della Parsifal fecero fuoco, e le tre astronavi esplosero. Mi girai esterefatto verso D'Rock.
- Non capisco, Capitano - mi disse l'ufficiale profondamente scosso. - Un malfunzionamento del computer, forse... eppure i test diagnostici erano stati superati...
Zefir, dalla sua postazione, lo interruppe: - E' stata la Lionheart. Ha sparato subito dopo di noi ed a piena potenza.

- La Lionheart? - chiesi.
Non c'era stato il tempo di avvertirli che i nostri colpi sarebbero stati al minimo della potenza, ma questo non alleviava il senso di frustrazione che stavo provando in quel momento. Mi sentivo in colpa. Quegli uomini erano morti per colpa mia. Forse se avessi agito subito e teletrasportato Bokar a bordo... forse tutto ciò non sarebbe successo.
- Signor D'Rock, ci sono sopravvissuti? Qualche capsula di salvataggio? - chiesi con un filo di speranza.

- I sensori non rilevano nulla e non c'e' nessuna capsula - rispose D'Rock, ancora scosso.

- Signor D'Rock voglio sapere se siamo stati noi a sparare la prima volta.

- Signore, i test diagnostici non hanno individuato...

- Signor D'Rock - lo interruppi - se sarà necessario conterà i siluri che abbiamo a bordo, voglio sapere chi è stato a sparare. Non e' la prima volta che una nave ha apparentemente sparato. Comandante Lar, consulti il database e cerchi tutte le situazioni in cui si e' presentato un caso del genere.

- Si Signore - rispose Lar.

- Comandante Nevis, a lei il comando... voglio andare a parlare con Aldea.

La guardia alla porta dell'alloggio mi informo' che non c'erano stati problemi da parte della nostra recalcitrante ospite.
Entrai deciso a chiarire le cose una volta per tutte.
La stanza era avvolta nella penombra. Una voce di ghiaccio mi chiese: "Che cosa e' successo?"
Aldea si trovava vicino ad una delle finestre. Mi chiesi che cosa potesse aver visto da li'.

- Immagino che sappia già cosa e' successo; le navi di Bokar sono state distrutte dalla Lionheart. Qualcuno gli ha sparato addosso e lui ha cercato di fuggire. Apparentemente e' stato il computer della Parsifal ad aprire il fuoco senza alcuna ragione; lo stiamo verificando. Ho ordinato a Bokar di fermarsi ma non ha voluto sentire ragioni, cosi' abbiamo sparato un colpo di phaser alla potenza minima contro i motori in modo da bloccarlo, ma poi la Lionheart... diciamo che ha completato l'opera.

- Dov'e' Bokar adesso?

- Non ci sono stati superstiti.

- Impossibile! Nessuno sulla Lionheart avrebbe sparato per uccidere, specialmente un codardo in fuga. A che gioco sta giocando capitano? Le e' sfuggita di mano la situazione e sta cercando di addossarci la colpa dei suoi errori?

- Stavo per teletrasportare Bokar direttamente in una cella prima che succedesse il finimondo. La situazione era perfettamente sotto controllo finchè qualcuno non ha cominciato a sparare - risposi seccamente. - Ora stiamo cercando di ricostruire gli avvenimenti.

- Voglio tornare sulla mia nave per chiarire questa storia! Se davvero qualcuno del mio equipaggio ha aperto il fuoco me la paghera' - ribatte' Aldea con rabbia.

- Mi era sembrato che anche lei volesse uccidere Bokar o sbaglio?

- Era solo una minaccia, non mi sarei sporcata le mani con un verme del genere. Non tollero le uccisioni inutili e il mio equipaggio lo sa benissimo. C'e' sempre un'alternativa. Ed ora mi accompagni in sala teletrasporto o trovero' io la strada.

Era arrivato il momento che temevo. Non potevo rimandare ulteriormente, dovevo decidere ora se fidarmi del mio istinto e lasciarla libera oppure se assecondare i miei dubbi e trattenerla sulla Parsifal, anche se non avevo prove concrete contro di lei.
Le dissi con decisione: - Voglio un rapporto dettagliato di ciò che è successo sulla Lionheart e se c'è stato qualcuno che ha agito di testa propria lei me lo consegnerà, altrimenti non se ne fa niente.

- Un rapporto? - Aldea mi guardo' sorpresa, poi scoppio' a ridere.
Tornata seria mi disse: - Ascoltami bene, non sono uno dei tuoi lindi sottoposti. Non avrai nessun rapporto. Quello che e' successo sulla Lionheart e' solo affare mio, e se qualcuno ha trasgredito i miei ordini verra' punito da me nel modo che ritengo opportuno. E' chiaro?

- Temevo una risposta del genere - dissi sorridendo - Non ho scelta vero ?

Mi guardo' sospettosa, probabilmente non si aspettava che fossi cosi' accomodante.
- C'e' sempre una scelta, ma questa e' la migliore che puoi prendere in questo momento. Allora questa sala teletrasporto dov'e'? Non farmi perdere altro tempo.

- Lungi da me l'idea di farti perdere tempo prezioso, da questa parte.

Uscimmo dall'alloggio e mentre percorrevamo uno dei corridoi della nave le chiesi: - Hai notato che abbiamo cominciato a darci del tu ?

- Che c'e' di strano? Siamo in una situazione di emergenza, non mi sembra certo il momento per le formalita' - ribatte' lei.

- Niente di strano in realtà anche se, oramai, l'emergenza sembra essere finita.

- Non sarei cosi' ottimista.

- Spero che ti stia sbagliando, decisamente vorrei evitare altri eventi così catastrofici.

Arrivammo alla sala teletrasporto. Aldea sali' sulla piattaforma. Prima di ordinare che fosse rimandata sulla sua nave le dissi: - Ho deciso di lasciarti andare perché non ti ritengo personalmente responsabile di quello che è accaduto a Bokar ma se scopri qualcosa vorrei esserne informato, giusto per cercare di chiarire la dinamica delle cose e... come favore personale.

- Abbiamo lo stesso obiettivo: proteggere i Nevediani - mi disse. - In questo avrai tutta la mia collaborazione.

- Ne sono felice - le risposi mentre il suo corpo iniziava lentamente a smaterializzarsi.

Tornai in plancia pensieroso, sapevo che era stato giusto lasciarla andare ma c'era sempre una vocina dentro di me che non voleva placarsi, non riuscivo a sentirla con chiarezza ma avevo la certezza che in tutta questa storia c'erano ancora molti misteri da svelare e non ero sicuro che sarei riuscito davvero a chiarire ogni dubbio.

Zefir mi venne subito incontro. Sembrava preoccupata.
- Capitano, - mi disse - abbiamo rifatto una scansione della zona. Quello che D'Rock ha rilevato e' stato confermato. Non c'e' traccia degli orioniani, ne' vivi ne' morti. Non ci sono resti organici tra i rottami.




:: Diario 007 : T'eyan

Luogo: Drakan - Sala tattica

"Aldea, guarda che io..." - azzardo' Gas, sollevando timidamente una zampa, ma la ritrasse di colpo, quasi nascondendola allo sguardo del capitano.

"Voglio sapere cosa è successo!"
Aldea picchiò i pugni contro il tavolo, urlando. Di fronte a lei i pirati della Drakan subivano la sfuriata.
"Per l'inferno, avete distrutto tre navi! Tre! Non c'erano solo degli schiavisti, a bordo, sapete? C'erano anche i loro schiavi! Persone innocenti, gente come voi. E come me!"
La sua voce vibrò di una nota di commozione. Era una mercenaria, certo, ma non aveva mai ucciso... o almeno non senza una ragione molto valida per farlo. Ed invece adesso...
I suoi occhi si concentrarono su una persona: "Perche' diavolo avete sparato e addirittura alla massima potenza! Dico a te, T'eyan!"

"Io non ho sparato" - disse quietamente la vulcaniana.

"Chi e' stato allora?"
Lo sguardo di Aldea passo', accusatore, su Liam, ma lui lo sostenne.
"No, Aldea. So fin troppo bene come la pensi riguardo alle uccisioni inutili. Non ero in plancia in quel momento, ma in ingegneria a dare una mano all'orioniano insieme a Gas e Modred. Nessuno di noi si e' avvicinato alla postazione tattica dell'ingegneria, ne sono sicuro."

"Io ero in plancia" - ammise T'eyan, - "Ero alla mia postazione, al tattico. Non so che cosa sia successo. Dopo che la nave federale aveva sparato contro di loro mi aspettavo una reazione disperata di Bokar e soci: ho alzato gli scudi al massimo ed agganciato le tre navi ma non ho premuto il pulsante di sparo."

"Sto perdendo la pazienza, T'eyan! Te lo domanderò un'ultima volta, poi non rispondero' delle mie azioni. Cosa e' successo?"

"Non lo so. I comandi si sono attivati da soli. La mia ipotesi e' che qualcuno abbia bypassato i sistemi e sparato contro le navi orioniane."

"Se mi stai mentendo io..."

"Se stessi mentendo sarei riuscita ad inventare qualcosa di meglio" - la interruppe T'eyan - "Questa accusa non ha alcuna logica"

Aldea la fissò duramente: "Nessuno potrebbe..." - La colse un pensiero - "A meno che..."

"Lo sapevo! Ecco, adesso accuserà me!" - fece una voce lamentosa.

"Sorellina!"

"Non sono stata io!" - strillo' la voce sintetica del computer imitando quella di una bambina spaventata. - "So solo che ci sono state delle trasmissioni subspaziali. Avevo appena iniziato a dar loro un'occhiata, tanto per capire da dove provenivano, quando sono stata accecata. Non riuscivo piu' a vedere alcuni subprocessori del computer principale. Io ho fatto di tutto per riprendere subito il controllo: non e' stata colpa mia!"

I pirati si scambiarono un'occhiata perplessa.

"...Cavolo!" - mormorò Leha fra i denti.

"§iamo veramente nei guai §e c'e' qualcuno che rie§ce a entrare nei no§tri computer e a farci fare quello che vuole" - aggiunse Khetta, pensosa.

Aldea si morse le labbra: "Non soltanto nei nostri computer, anche in quelli della nave Federale. Anche loro hanno sparato, ed anche loro senza che il tattico avesse fatto niente."

"Vedi?" - esclamò Sorellina trionfante.

"OK, il processo è finito - disse Leha, stiracchiandosi. - Possiamo anche andare a finire quella riparazione anche se preferirei andare giu' in cucina a mangiare qualcosa. A me la tensione fa venire fame! ...O forse piu' che la tensione sarà stata quella stupenda nuotata che mi sono fatta sulla spiaggia di Tener, giù sul pianeta. Quella spiaggia non ha niente da invidiare a quelle di Risa. Se solo fosse un po' piu' attrezzata potrebbe farci concorrenza!"
Modred sembro' pensarci un po' su. - "Ehi, mica male come idea! Quando mi ritirero' dagli affari potrei mettere su un bell'albergo qui su Nevestad. Ci farei un sacco di soldi!"

"Ehi, ma sei fuori?" - le disse K'Tar, seccato. - "Ti rendi conto che se al capitano di quella nave federale viene in mente di chiedere i nostri diari di bordo per accertarsi che non siamo stati noi a sparare, l'unico futuro che avremo è la galera? Scopriranno che siamo tutti ricercati!"

"Boh, come sono scappata da una galera scappero' da un'altra" - disse la bajoriana alzando le spalle. - "OK, era solo un modo per alleggerire un po' la tensione, musoni che siete!"

T'eyan scambio' un'occhiata con Aldea, che stringeva rabbiosamente i pugni contro il tavolo da riunione: "Che faccio, le sparo?"

"Ehi!" - protesto' Leha.

Aldea sospiro': "Piu' tardi, magari!" - disse. - "Adesso, dobbiamo cercare di capire chi si è immesso nel nostro computer. Sorellina, hai detto di aver ricevuto una trasmissione subspaziale. Sei riuscita a capire da dove proveniva?"

"Certo che ci sono riuscita! Veniva dal pianeta, sicuro come una barra di latinum"

"Ma i Nevediani non hanno tra§mettitori §ub§paziali!" - esclamo' Khetta - "E' già tanto che cono§cano l'e§i§tenza degli alieni!"

"Ma certo che non sono stati i Nevediani." - affermo' Leha, quasi distrattamente.
I pirati si voltarono a fissarla.
"Oh, andiamo!" - sbottò la Bajoriana - "Ma è talmente chiaro! Invece di stare a scannarci fra di noi perche' non ci chiediamo chi può essere in possesso di una tecnologia in grado di controllare i nostri computer e quelli di una nave federale? Insomma..." - Un colpo di tosse le interruppe l'impeto. Riprese fiato - "Secondo voi, chi si sta nascondendo sul pianeta?"




:: Diario 008 : Sant'Andrea

"Salve ragazzi! Mi sono perso qualcosa?"
Lazarus scelse proprio quel momento per entrare in sala tattica. I volti di tutti si voltarono nella sua direzione.

"Ho fatto qualcosa di male?" chiese Lazarus mentre si accertava di non avere la cerniera dei pantaloni militari aperta.

"Dov'eri?" sibilò Aldea senza nemmeno scomodarsi a fargli cenno di sedersi.

"In giro... perchè?" chiese Lazarus sempre più frastornato "C'era una riunione? Se disturbo me ne vado!"

"Liam!" grido' esasperata Aldea.

"Non mi hai detto che volevi che ci fosse anche questo bellimbusto!" borbottò lui. Sapeva che la donna ormai considerava Lazarus uno dei suoi uomini di fiducia... almeno quella che Aldea definiva fiducia, e questo gli faceva curiosamente venire voglia di spezzargli tutte le ossa ogni volta che lo vedeva.

"Parleremo di questo più tardi... siediti tu!" - Il solo impatto della voce del capitano fece sedere Lazarus immediatamente. - "T'eyan... vediamo di trovare delle prove che non siamo stati noi a fare fuoco."

La vulcaniana fece cenno affermativo con la testa e poi si rivolse al computer: "Sorellina..."

"Si signore!"
Evidentemente Leha l'aveva programmata a parlare con la vulcaniana perchè Sorellina cambio' immediatamente tono di voce passando da quello di bambina piagnucolosa a quello di donna perfettamente calma.

"Quali sono i risultati dell'analisi dei frammenti della nave? Ci sono tracce organiche?" - chiese T'eyan

"Affermativo!" - Si udì distintamente un'imprecazione di Aldea - "Ma non in quantità accettabile..."

"Che vuoi dire?" chiese Leha speranzosa.

"Secondo le mie banche dati, il numero dei morti che dovrebbero esserci non coincide con il materiale organico ritrovato."

"Non è molto ma è comunque qualcosa..." sospirò K'Tar

"Ci sono tracce di teletrasporto?" riprese la vulcaniana

"Nessuna traccia... o se ci sono non sono rivelabili adeguatamente dopo le esplosioni."

"E la tra§mi§§ione?" chiese Khetta

"Niente da fare nemmeno li'... sono stati troppo rapidi e io sono stata per un po' accecata..." la voce di Sorellina era di nuovo spaventata.

"Su piccola calmati..." le disse con dolcezza Lazarus. Tutti si voltarono verso di lui. Il giovane alzò le spalle e cinse le braccia al petto imbronciato.

"Stavo pensando..." borbottò K'Tar quasi a se stesso.

"WOW!" esclamarono all'unisono Leha e Khetta scoppiando poi a ridere, ma un'occhiata di Aldea bloccò subito l'ilarità generale.

"Dicevo che stavo pensando..." riprese K'Tar lanciando un'occhiata alle due che fecero del loro meglio per darsi un contegno "...che se c'è davvero qualcuno su quel pianeta, c'è la possibilità che abbia una base, ciò comporta materiali che forse non sono originari del pianeta... forse i federali potrebbero trovare qualcosa, i loro sensori sono più potenti dei nostri."

"Potrebbe essere una possibilità..." disse la vulcaniana scambiando uno sguardo con il suo capitano.

"Mi metterò in contatto con loro per sentire cosa ne pensano" rispose Aldea pensierosa.
Li valuto' uno per uno con uno sguardo penetrante: "Lazarus, Gas e Liam... tenetevi pronti a scendere sul pianeta."

"Perchè noi?" chiese Gas che fino a quel momento era rimasto in silenzio. "Potrebbe essere pericoloso. Non potremmo mandarci i federali?" suggeri' speranzoso.

"Non conviene" intervenì T'eyan "Prima di tutto i federali hanno le mani legate dalla prima direttiva..."

"...secondo voglio che stiano lontani da questo pianeta... ho dei progetti e non li voglio tra i piedi" terminò Aldea.




:: Diario 009 : Aldea / Ryan

Luogo: Drakan

Aldea si sistemo' sulla poltrona di comando in plancia dopo aver congedato gli altri. Meno quel federale sapeva su di loro meglio era. Con un sospiro stabili' la comunicazione con la Parsifal.

Luogo: Parsifal

Il Tenente Comandante D'Rock entrò trafelato in Plancia - Capitano! - esclamò.

- Bentornato Signor D'Rock - dissi - Allora com'è la situazione della nostra Santa Barbara ?

- Ho appena terminato una verifica di due ore e... un momento - disse D'Rock interrompendo il suo rapporto. - Signore la Lionheart ci sta chiamando.

- Sullo schermo - ordinai senza attendere la risposta del mio ufficiale. Forse Aldea aveva già scoperto qualcosa, pensai.

- Salve Ryan. Ho portato a termine la mia indagine. La Lionheart ha effettivamente sparato contro i Pirati di Orione.
La donna fece una breve pausa e mi guardo' con attenzione, probabilmente per osservare la mia reazione.
La cosa non mi stupiva più di tanto e probabilmente si notava, ma non feci neanche in tempo a dire qualcosa che Aldea continuò imperterrita.
- Ma non per nostra volonta'. C'e' stata un'intrusione nei sistemi che ha preso il controllo dei subprocessori del sistema bellico il tempo sufficiente per fare fuoco; un'intrusione che secondo i nostri rilevamenti aveva origini esterne. Ma questo non e' l'unico mistero.
Immagino che anche i vostri sensori avranno rilevato l'assenza di materiale organico tra i rottami. Per essere precisi c'e' qualcosa, ma non certo quello che corrisponderebbe ai resti di almeno una ventina di uomini. L'unica conclusione logica e' che qui attorno ci sia qualcuno in possesso di una tecnologia in grado di impossessarsi dei sistemi delle nostre navi e di disintegrare completamente o di trasportare altrove tre interi equipaggi. Questo significa che siamo in pericolo. Suggerimenti?

La spiegazione di Aldea mi lasciò esterrefatto. Se aveva ragione la situazione era estremamente grave. Prima di risponderle mi girai verso D'Rock: - Signor D'Rock, gli armamenti ?

- Ehm... purtroppo Signore... abbiamo sparato - rispose D'Rock.

- Maledizione! - esclamai. - Passi la comunicazione con la Lionheart nel mio studio e protegga il canale - ordinai a D'Rock - Aldea, resti in attesa per qualche secondo. Zefir - chiamai il mio primo ufficiale e le feci cenno di seguirmi.

Una volta entrati nel mio studio D'Rock ci avvisò che aveva provveduto alla protezione del canale e, a questo punto, mi rivolsi nuovamente ad Aldea - Lei sa cosa sono i codici di prefisso ?

Aldea mi guardo' sospettosa. - No, che cosa sono? - mi chiese.

- Non guardarmi a quel modo, non mordo, non ancora almeno - ribattei cercando di allentare la pressione, anche perché i miei sospetti, se confermati, avrebbero infiammato la situazione.
- Devi sapere che i codici di prefisso sono dei codici vitali per la sicurezza di una nave stellare, sono progettati per impedire al nemico di prendere il controllo a distanza dei sistemi informatici di una nave della Federazione. In pratica ad ogni vascello della Flotta Stellare viene assegnato un codice unico al momento del varo. Tutte le navi della Flotta Stellare posseggono una documentazione di tutti i codici di prefisso, che in caso di emergenza, possono essere usati per prendere il controllo di un altro vascello. I codici di prefisso vengono usati raramente, ma esistono casi in cui la conoscenza dei codici di un'altra nave è stata fondamentale per vincere una battaglia.
Io ho l'abitudine di modificarli ogni volta che si presenta un'emergenza ma, nonostante questo, abbiamo la conferma che qualcuno è riuscito a penetrare anche nei computers della mia nave. Invece, dato che tu non eri a conoscenza della loro esistenza, è logico pensare che i codici della tua nave non siano stati modificati, quindi è stato relativamente più semplice entrare nei sistemi della Lionheart.
Come puoi ben immaginare, questi codici sono segretissimi, e quello che è successo è molto preoccupante perché, come avrai sicuramente capito, solo la Flotta Stellare li conosce.

- Questa e' una notizia interessante - disse Aldea probabilmente prendendo mentalmente nota di quel modo di impadronirsi di una nave. - Ma che interesse avrebbe la Flotta Stellare nel fare una cosa del genere?

- Non lo so, ma tu non farti venire idee strane - le dissi sorridendo. - L'esistenza di questi codici non è un segreto, infatti sono quasi cento anni che la Flotta utilizza questa tecnologia e nessuno è mai riuscito a scoprire uno dei codici. Inoltre ci sono dei sofisticati sistemi di protezione, di cui naturalmente non ti posso parlare, per impedire che ciò possa avvenire... ed è proprio per questo che sono preoccupato.

- C'e' sempre una prima volta - commento' Aldea pensosa.

- A meno che la Flotta non abbia spiattellato ai quattro venti i codici, cosa che ritengo impossibile, non ci sono altre possibilità. Può essere stato solo qualcuno della Flotta Stellare e doveva esserci molto vicino per farlo. Avete rilevato qualche trasmissione anomala ?

- In effetti si. Il nostro computer ha rilevato delle trasmissioni subspaziali poco prima che i sistemi andassero in tilt. Apparentemente provenivano dal pianeta.

- Una trasmissione subspaziale dal pianeta ? Avete altre informazioni su questa trasmissione e le coordinate di partenza ? - domandai.

- Purtroppo no perché il computer di bordo ha dato segni di malfunzionamento quasi subito. Però i vostri sensori sono piu' potenti dei nostri e potreste controllare se c'e' qualcosa di insolito laggiu', per esempio materiali non presenti sul resto del pianeta.

- E' una buona idea - risposi e ordinai immediatamente a D'Rock di eseguire una scansione dettagliata della superficie alla ricerca di materiali estranei.

Dopo pochi momenti carichi di attesa D'Rock ci riferì i primi risultati.
- Signore, abbiamo rilevato una strana concentrazione di duranio sul continente settentrionale. Si tratta di alcune isolette che si trovano a poche miglia dalla costa.

- Sembrerebbe il luogo ideale dove impiantare attrezzature tecnologicamente avanzate. Le isole non sono molto accessibili per i nativi e vi si potrebbe nascondere di tutto - commentai. - Credo che una ricognizione sul luogo non sia una cattiva idea - aggiunsi.

- Ti ricordo che i Nevediani sono anfibi e passano la maggior parte del loro tempo in mare - disse Aldea. - Chiederei prima a loro se sanno qualcosa riguardo quelle isole. Per quanto riguarda la ricognizione che fine ha fatto la Prima Direttiva?

- E' vero sono anfibi, per un momento mi era passato di mente, ma per quanto riguarda la Prima Direttiva è mia intenzione rispettarla evitando che la squadra di ricognizione entri in contatto con i Nevediani. Inoltre stavo pensando che dato che tu hai già dei rapporti con Neera, beh forse potrebbe dirci lei qualcosa su quelle isole.

- Ok, ma per farlo devo scendere sul pianeta. Niente in contrario spero.

- D'accordo - risposi - spero non ti dispiaccia se invierò anche una mia squadra.

- No di certo.

- Bene, vi incontrerete tra breve alle vostre coordinate. Ryan chiudo.

Chiusi il visore e mi girai verso Zefir. - Questa è la tua occasione - le dissi sorridendo. - Forma una squadra di ricognizione e teletrasportatevi alle coordinate di Aldea... e stai attenta mi raccomando.

Luogo: Pianeta Nevestad

Zefir aveva scelto come elementi della squadra Sefhira Lar, l'ufficiale scientifico vulcaniano, e Pathra D'Rock, il cardassiano capo della sicurezza.
Quando entro' con gli altri nella cabina del teletrasporto era piuttosto tesa e dovette respirare a fondo nel tentativo di calmarsi.
Dopo tutto doveva solo scendere su un pianeta inesplorato dove c'era qualcosa o qualcuno che aveva dimostrato che poteva prendere il controllo della loro nave, dargli la caccia al fianco di un gruppo di probabili pirati senza scrupoli, e non far nulla che potesse infrangere la Prima Direttiva. Una passeggiata...

Aldea si era dimostrata contraria all'uso del teletrasporto, ma Zefir era riuscita a convincerla a indicare loro un posto discreto dove la sua squadra potesse materializzarsi senza essere vista dagli indigeni.
C'era la possibilita' che il misterioso avversario tentasse di impedire loro di scendere e il teletrasporto poteva essere meno rischioso che usare una navetta.

Zefir non ebbe il tempo di rallegrarsi per essersi materializzata senza problemi che una voce che aveva sperato di non udire mai piu' grido' gioiosa: - La mia topolina! Sei in uno schianto con quella tuta aderente. Lo sapevo che non potevi restare lontana dal tuo gattone!

Liam guardo' sorpreso Gas che correva ad abbracciare Zefir. Si lascio' sfuggire un sogghigno quando lei, con un'abile mossa, evito' il suo abbraccio e lo fece volare a terra. Ben gli stava a quel sacco di pulci.

D'Rock trattenne a stento una grassa risata mentre Sefhira Lar osservò la scena con tipico distacco vulcaniano. Non provava interesse per questi riti che lei considerava barbari; estrasse il suo Tricorder ed iniziò ad analizzare la zona.

Lazarus arrivo' in tempo per vedere Gas che ronfava sonoramente di contentezza steso come una pelle d'orso ai piedi di una ragazza dall'aria disgustata.
Lazarus rimpianse di essersi perso la scena, ma qualcuno doveva pur distrarre Neera in modo che non vedesse la squadra dei Federali materializzarsi dal nulla ed era toccato a lui.

Dopo che furono fatte le presentazioni Aldea racconto' cosa aveva saputo dagli indigeni.
- L'isola su cui ci troviamo in questo momento fa parte di un gruppo composto da cinque isole. Non ci sono villaggi veri e propri qui, preferiscono costruirli sul continente, ma solo qualche piccolo insediamento di Nevediani che amano la solitudine.

- Comandante Nevis - disse Sefhira Lar richiamando l'attenzione su di se' - Il mio tricorder rileva un'insolita concentrazione di una lega metallica a 100 metri in direzione est, verso la spiaggia - disse indicando la zona fronte mare.

- Di cosa si tratta ? - chiese Zefir.

- Non è del tutto chiaro Comandante, considerando le difficoltà di scansione che il tricorder sembra avere direi che molto probabilmente si trova sott'acqua - e alzando lo sguardo verso Zefir aggiunse: - Direi che le possibilità sono del 98.47%, inoltre sembrerebbe essere una lega estremamente resistente - continuò dirigendosi verso la spiaggia - Un momento... ora la scansione è più chiara. E' confermato: si tratta di duranio.




:: Diario 010 : T'eyan - Nel profondo

Luogo: Oceano di Nevestad

L'acqua si stava facendo più oscura. A mano a mano che scendevano in profondità le acque di fronte a loro sembravano assorbire sempre di più la luce delle loro torce.
Lazarus riusciva a vedere di fronte a sé solo una piccola polla di chiarore, nel quale vagavano ondeggiando le gambe di Neera. La nevediana andava avanti, fermandosi spesso per farsi raggiungere dagli altri, meno assuefatti alle profondità oceaniche.
Di tanto in tanto, il raggio veniva interrotto da ombre affusolate di creature dai colori alieni, che guizzavano via spaventate o si soffermavano incuriosite dalla tenue zona di luce. Da qualche parte, dietro di lui, doveva esserci anche la federale chiamata Sephira Lar, ma non osava voltare la testa per paura di perdere di vista Neera.
Le gambe della ragazza scartarono lateralmente. Dalla semioscurità emerse un costone roccioso ricoperto di esseri simili agli anemoni della sua terra, che estroflettevano nella corrente dei piccoli tentacoli sinuosi da bocche rosso cupo.
Neera si fermò voltandosi verso di lui, come per accertarsi di essere ancora seguita dai suoi compagni. Per un istante, la sua figura sottile emerse intera sullo sfondo colorato dagli anemoni.
Alle sue spalle, Lazarus colse un movimento. Sephira Lar li aveva raggiunti.
Neera parve sorridere, poi con un battito veloce scomparve di nuovo, seguendo la scogliera. Lazarus controllò il profondimetro al polso, prima di seguirla. Non sapeva fino quale profondità potesse scendere quell'aliena, ma lui aveva dei limiti.
Sephira Lar ne approfittò per superarlo, sparendo rapidamente sulla scia di Neera.
Lazarus dietro la maschera bestemmiò silenziosamente. Non si fidava un granché di quella donna anche se non avrebbe saputo dire perché, visto che non la conosceva affatto. Probabilmente - rifletté - stare per mesi insieme ai pirati gli aveva trasmesso per osmosi la diffidenza per le divise... Come se lui non ne avesse sempre indossata una, nella sua vita precedente. Una vita lontana centinaia di anni.
Ma dov'erano andate quelle due? Lazarus aumentò al massimo la portata della sua torcia, irradiando di fronte a sé, e raddoppiò gli sforzi nella direzione in cui aveva visto svanire le donne, evitando con cura i lunghi tentacoli colorati che emergevano dalla scogliera.
Il raggio incrociò un soffio di bollicine leggere che scoppiavano verso l'alto. Le bombole di Sephira... Ma cosa...?
Neera emerse dal buio, nuotando a perdifiato nella sua direzione. Il volto della ragazza aliena era una maschera di terrore.
Lazarus allungo' una mano per fermarla e le afferro' una caviglia. Neera scalciò. Un calcio colse l'umano in pieno petto, lasciandolo per un secondo senza fiato. Neera sfuggì, nuotando disperatamente verso l'alto.
"Cosa diavolo le è preso...?" - Pensò di seguirla, ma dov'era finita la federale? Riprese la torcia che gli era sfuggita di mano. Di fronte a sé, la scia delle bollicine non era più calma ed ordinata. Era un soffio disperato.
"Se continua a respirare così non le basterà l'aria per tornare su!"
Con due colpi di pinna si inclinò nella direzione delle bollicine.
Il raggio luminoso incorniciò la silhouette di Sephira Lar. La ragazza stava precipitando verso il fondale, disarticolata, lasciando dietro di sé una scia luminescente d'aria.
"Ha perso il boccaglio!" - gli parve di urlare, ma strinse fra le labbra il respiratore, gettandosi sulla donna.
Le orecchie affusolate della ragazza sanguinavano. Lazarus afferrò il boccaglio della ragazza e glielo premette sulle labbra. Non poteva vederla in volto attraverso la maschera, ma non c'era bisogno di un medico per capire che aveva perso i sensi.
Stavano ancora precipitando verso il basso. Continuando a tenerle fermo il boccaglio, corse con le dita alla cintura per slacciarle i pesi.
Sotto i piedi urtò qualcosa.
"Il fondale, finalmente!" - pensò. La ragazza pesava fra le sue braccia. Doveva riportarla su, in fretta, ma come diavolo si slacciava quella dannata cintura?
Poggiò la ragazza sul fondo. D'improvviso si rese conto di non essere affatto sul fondale. Erano caduti sul vertice di una immensa cupola metallica. Qualunque cosa fosse ciò che erano venuti a cercare, l'avevano trovata.
Continuando a tenere premuto il boccaglio sul volto della ragazza, si liberò la sinistra dalla torcia, poggiandola a terra ed estrasse il congegno dalla sacca di lei. Il capo dei federali, quello che Aldea aveva chiamato Zefir, l'aveva dato a Sephira Lar prima che si immergessero, dicendole di attaccarlo alla costruzione in duranio appena l'avessero trovata. Lazarus non aveva idea di cosa fosse, ma assomigliava abbastanza ad una mina dei suoi tempi per capire che doveva attaccare la parte calamitata alla copertura metallica della cupola, attivarla premendo la leva nella parte superiore... E allontanarsi in fretta.
Poggiò il congegno calamitato sulla cupola. Esitò, dando un'occhiata alla ragazza. Non era ancora rinvenuta, e avrebbe dovuto trascinarsela su nuotando a tutto spiano. Non poteva perdere tempo. Estrasse il coltello da sub e le tagliò la cintura pesante che cingeva la vita della vulcaniana. Tagliò anche la propria che cadde pesantemente sulla cupola. Si voltò di nuovo verso il congegno federale. Come si poteva regolare quell'accidente? Lei l'avrebbe saputo, ma non poteva chiederglielo. C'era solo da sperare che fosse già regolata su un tempo sufficiente a permettere loro di scappare.
Uno.
Afferrò saldamente la ragazza per le spalle. Prendendola di schiena, con la mano sinistra poteva trascinarla via continuando tenerle il boccaglio, e avrebbe tenuto la destra libera per quello che doveva fare.
Due.
Tese i muscoli. Non aveva bisogno di ricordare in quel momento cosa faceva una mina al corpo di un uomo. Non aveva bisogno di pensare... Non doveva trattenere il respiro!
Tre!
"Via!" - pensò, premendo il contatto. I muscoli scattarono verso l'alto, pinnando vigorosamente.
Aveva abbandonato la torcia e non vedeva più nulla attorno a sé, ma non importava. Voleva solo salire, salire più in fretta possibile...

Luogo: Spiaggia di Nevestad

Se fosse stata là per una vacanza l'ambiente sarebbe stato l'ideale. Sole a picco su acque limpidissime e profonde, palme dalle foglie lunghissime, che si agitano alla brezza leggera... Lo spettacolo avrebbe fatto invidia ai migliori depliant pubblicitari di Risa.
Ma Aldea non era là per una vacanza. Di fronte a lei, appoggiato ad un tronco di palma, c'era il capo della sicurezza dei federali. Non aveva mai voltato le spalle. Avrebbe potuto scommettere che prima di scendere sul pianeta, quel D'Rock aveva ricercato il suo nome nei suoi archivi... E, a proposito di Risa, tutto stava a vedere se sulla nave erano riusciti ad identificarla come una delle persone che erano scappate da là con un carico di siluri fotonici di contrabbando. Se c'erano riusciti, di sicuro alla fine di quella storia quei federali avrebbero tentato di arrestarli... E lei non ci teneva affatto a passare minimo quindici anni in una colonia penale. Adesso, tutto stava alla rapidità di T'eyan e della bajoriana, su, nella Drakan. E alla risoluzione di quel mistero.
Si distrasse sentendo qualcuno canticchiare sulla sua destra. Gas stava fissando con uno sguardo languido il primo ufficiale della nave federale - la stessa donna che l'aveva steso, ricordò Aldea - canticchiando fra sé. Non aveva bisogno di chiedersi a che pensasse Gas, era fin troppo evidente.
"...Mango, bananas and tangerine..."
Le ricordava qualcosa, quella canzone. Quando l'aveva sentita?
Notò un movimento nella donna e si voltò. Neera stava riemergendo dalle onde. Era sola. Era terrorizzata.
Aldea le corse incontro immergendosi fino alle cosce. L'acqua era gelida, ma non vi badò.
Neera la vide, scartò di fianco, la evitò, correndo verso la spiaggia. Aldea si voltò, stupefatta. Neera non l'aveva riconosciuta! Lo sguardo della ragazza aliena era colmo di terrore, di panico, era lo sguardo di chi aveva vissuto un incubo.
Neera raggiunse la spiaggia, non si fermò, continuo' a correre verso le palme.
Zefir era troppo lontana, ma urlò qualcosa di indistinto a D'Rock. Il federale corse ad intercettare quella fuga disperata.
Gas scambiò uno sguardo stupito con Aldea, poi imitò il federale.
Neera scartò ancora, fuggendo, fuggendo disperatamente. Aldea girò lo sguardo verso la superficie placida del mare, senza capire, poi corse anche lei dietro alla nevediana.
Neera correva, correva ancora, come una gazzella colta dai predatori, cercando un impossibile scampo. Inciampò, cadde, si riprese, ma D'Rock le saltò addosso, placcandola come in una partita di rugby.
Neera urlò, dibattendosi con tutte le forze.
"Ehi, piccola..." - ansimò Gas. Si gettò a sua volta sulla nevediana, tentando di bloccarle le braccia.
Aldea li raggiunse. Si chinò sulla ragazza che si dibatteva: "Neera! Neera, mi senti?" - disse con insolita dolcezza - "Calmati! Sono io, Aldea!"
La ragazza smise per un istante di dibattersi. Il suo corpo era scosso da singulti come se fosse in preda ad una crisi epilettica. Zefir li raggiunse a sua volta, ansimando per la corsa.
"Tenetela ferma!" - consiglio' D'Rock, poi corse a prendere la propria borsa. Dopo pochi istanti tornò con un ipospray che praticò alla ragazza.
Aldea sentì il corpo dei Neera rilassarsi, mentre le pupille parvero svanire nel bianco degli occhi.
"Cosa le ha dato?"
"Non le farà male" - rispose evasivamente D'Rock - "Fra poco potremo sapere cosa le è successo... a lei e agli altri due che abbiamo mandato giù"

Luogo: Oceano di Nevestad

"Cosa... Cosa ci è successo?" - domandò Sephira - "Dove siamo?"
La ragazza si tirò su a fatica dal pavimento duro. Aveva ancora addosso la muta da sub. Lazarus le aveva tolto la maschera ed il boccaglio, ormai inutili.
"Bella domanda!" - mormorò fra i denti Lazarus. L'unica cosa che sapeva lui era che un secondo dopo aver lasciato quella maledetta cosa - la mina o quel che era - sulla superficie della cupola, il mare intorno a loro era svanito per lasciare il posto ad una cella priva di qualsiasi apertura. Se non altro, c'era aria respirabile, come aveva potuto notare togliendosi la maschera e chiudendo le bombole.
Sephira si guardò intorno, aggrottando la fronte.
"Siamo... prigionieri?"
Una risposta punse le labbra di Lazarus, ma si fermò in tempo, limitandosi ad annuire. Sempre che quella donna dalle orecchie a punta capisse quello che significava il gesto per un terrestre, pensò.
La donna apparentemente capì, perché si tirò sui gomiti, strisciando verso la paratia per avere un appoggio. Con uno sforzo, la ragazza si mise in ginocchio e saggiò la paratia con le palme delle mani.
"E' inutile!" - disse Lazarus - "Ci ho già provato mentre lei era svenuta. Non ci sono aperture, di nessun genere"
"Ci dev'essere un modo per uscire di qui" disse Sephira con calma.
"Si, con quello che voi chiamate teletrasporto... Da quel poco che conosco della vostra tecnologia, è così che vi muovete, di solito. O no?"
Sephira annui' e si volto' di nuovo ad esaminare la paratia centimetro per centimetro.
"Cosa stai cercando?" - domandò lui
"Se questi - chiunque siano - sono in possesso di tecnologia avanzata, questa potrebbe essere una sala ologrammi. Questo spiegherebbe come facciamo a respirare in una stanza completamente chiusa di meno di due metri per lato"
"Se ti volti, potrai vederlo tu stessa"
Lazarus puntò un dito verso l'aria. Di fronte a lui era apparsa dal nulla una bolla luminescente, che si espanse di una luce dorata fino a scoppiare con un rumore d'acquario, lasciando sfuggire una boccata d'aria fresca.
"Che le dicevo? Teletrasporto... Di particelle di aria respirabile. Arrivano bolle d'aria ad intervalli regolari, probabilmente calibrate sulla quantità che ritengono necessaria a tenerci in vita"
Sephira osservo' le bolle con interesse. "Allora non c'è modo di uscire" concluse.
Lazarus scrollò la testa: "Eh, direi proprio di no... almeno fino a quando qualcuno non verrà a tirarci fuori di qui con lo stesso sistema che hanno usato per ficcarci in questa trappola!"

Luogo: Spiaggia di Nevestad

"A... Al... dea..."
"Si è risvegliata!" - segnalò Gas.
Aldea accorse e si chinò sul volto della Nevediana.
"Sono qui, Neera!" Afferrò le dita palmate della ragazza cercando di trasmetterle un po' di calore - "Sono qui... Non permetterò a nessuno di farti male, hai capito?"
"Al... dea... Laz..."
"Si... Dimmi! Dimmi di Laz!"
"La lasci parlare!" - ordinò Zefir.
Aldea la fulminò con un'occhiata. Avrebbe aggiustato quella donna, prima o poi... E se T'eyan e Modred, a bordo della Drakan, stavano facendo quello che pensava lei, sarebbe stato certamente prima.
Gas si mise a gesticolare disperatamente alle spalle di Aldea cercando di far capire a Zefir quanto era pericoloso contraddire quella donna.
Fortunatamente l'attenzione di Aldea tornò da Neera. L'aliena aveva gli occhi distanti, segnati da venuzze verdazzurro che non aveva mai notato.
"Cosa è successo?"
"Io... Io..."
Le mani fremettero. Il corpo sussultò di nuovo.
"Sta per avere una nuova crisi!" - sentenzio' D'Rock.
Neera riaprì gli occhi: "Il mare... Il rumore..."
"Rumore?" chiese Aldea. "Che tipo di rumore?"
"Un suono... portato dal mare..." - Neera si interruppe - "Il suono mi ha... riempito. Mi faceva scoppiare... le orecchie... Ah..."
Gli occhi di Neera erano iniettati di sangue verdastro. Strinse spasmodicamente la mano di Aldea, sussultando, poi le palpebre ricaddero ripiegandosi verso l'interno.
"E' svenuta"
"E' stata ridotta cosi' da un suono?" chiese Gas incredulo.
"I nevediani probabilmente hanno un apparato auditivo molto sviluppato" - ipotizzo' Zefir. - "Quel suono potrebbe essere un modo per tenere lontani gli indigeni dalla struttura che abbiamo rilevato"
"E' possibile" - annuì Aldea, lasciando le mani della nevediana.
"Ma Lazarus e l'altra ragazza?" - domandò Gas - "Che fine hanno fatto loro?"
"I Vulcaniani hanno un udito sensibile. E' possibile che anche il Comandante Lar ne abbia subito gli effetti, anche se in misura diversa - disse Zefir. - E probabilmente quello non e' l'unico sistema di sicurezza.
"E adesso?" - chiese Gas.
"Dobbiamo sapere che cosa e' successo a Lazarus, e immagino che anche voi siate preoccupata per il Comandante Lar" - disse Aldea a Zefir alzandosi e scuotendosi la sabbia di dosso. - "Dobbiamo scendere laggiù! Gas, tu vieni con noi. Liam, occupati di Neera" stabili', soffocando con uno sguardo la nascente protesta del Klingon.
"Laggiù? Vuoi dire... sott'acqua?" - Gas passò lo sguardo allarmato dall'una all'altra - "Ma io sono un gatto! Lo sanno tutti che i gatti odiano l'acqua. E poi non avete mute della mia misura, vero? - disse speranzoso.
"Niente mute" - D'Rock scosse la testa - "Useremo il teletrasporto. E' fin troppo evidente che laggiù non ci sono nevediani, ma alieni dotati di tecnologia avanzata. Ed il nostro dispositivo..." - mostrò qualcosa sul suo dipad - "...il segnalatore che ho dato al Comandante Lar ci sta segnalando la posizione."
"Allora che aspettiamo?" - disse Aldea
Zefir sorrise: "Nulla. Andiamo"

Luogo: Dentro la Cupola

Zefir, Gas, Aldea e D'Rock si materializzarono in un corridoio deserto.
Una doppia linea luminescente ondeggiava lungo le pareti stemperando una luce azzurrina nell'ambiente.
Istintivamente D'Rock piegò le spalle. Quel corridoio era più piccolo dei ponti della Parsifal, dava un senso di oppressione, acuito dalla semioscurità opalina in cui si muovevano.
"Da quella parte..." si scoprì a sussurrare, mostrando sul visore del suo dipad la presenza di numerose forme viventi a poche decine di metri da loro. Amici o nemici?
Strinse in mano il phaser, facendo cenno agli altri di mettersi dietro di lui. Non gli andava molto a genio l'idea di avere dei civili in una situazione potenzialmente pericolosa, soprattutto considerando che non aveva ancora deciso se anche loro erano amici o nemici.
Scacciò i dubbi dalla mente. Adesso quello che contava era scoprire cosa c'era dietro il prossimo angolo...
Si schiacciò alla parete, con il phaser pronto a sparare. Estrasse uno specchietto, e lo sporse verso il corridoio.
"Quel giochetto non serve a nulla" - sentenzio' Gas passandogli accanto.
D'Rock sobbalzò.
Aldea prese Gas per la collottola e lo tiro' bruscamente indietro.
"C-Cosa diavolo ti salta in mente?" - sibilò Zefir - "Vuoi farci scoprire?"
"Ehi, zuccherino, calmati!" - fece Gas, semistrangolato. - "Ed anche voi. Ci stanno osservando da quando siamo entrati qua dentro!"
Zefir si guardò intorno, spianando il phaser ad altezza d'uomo: "Cosa?"
"La parete... La luce azzurrina è un sensore di movimento " - spiego' Gas - "Ne ho visto uno del genere nel palazzo di un riccone di Andoria."
"Maledizione, è vero!!" - Aldea imprecò fra i denti - "Non so chi sia rintanato in questo posto, ma ormai sa che siamo qui!"
"Allora smettiamola con i convenevoli" - disse D'Rock regolando il phaser a massimo stordimento - "E di andare a vedere che tipo di accoglienza ci ha preparato il padrone di casa!"
Aldea prese il proprio pugnale, e scivolo' con cautela oltre l'angolo del corridoio. Nessuno. Solo ancora quei maledetti sensori e in fondo, una porta.
"Chi può vivere in eterno?" - mormorò Aldea avanzando con decisione fino ad essa.
Visto che non le era accaduto nulla anche gli altri la seguirono.
Zefir fece un cenno a D'Rock, che esaminò il congegno d'apertura della porta. Il Cardassiano trovò un pulsante, lo premette, e ... una luce improvvisa li abbagliò.

Luogo: La Cella

<pop>
Il silenzio fra loro era diventato insopportabile. Lazarus non sapeva da quanto tempo si trovavano là sotto, ma ogni istante gli pareva eterno. Aveva provato ad attaccare discorso con quella ragazza federale, nel tentativo di capire che significava la parola "federale" che aveva sentito tante volte pronunciare dai suoi fortuiti colleghi in pirateria, ma non aveva incontrato altro che silenzio dall'altra parte.
<pop>
Sephira, così l'aveva chiamata il suo capo, di sopra. Ma Sephira, al contrario di lui, non sembrava minimamente interessata a sapere qualcosa di più del suo compagno di prigionia. Era un pirata, e questo sembrava bastarle. Aveva ignorato tutti i suoi tentativi di abbozzare una conversazione, ed aveva continuato a passare le dita centimetro per centimetro sulle pareti della loro cella cercando chissà cosa. Lazarus aveva rinunciato all'idea di farle capire quanto fosse inutile.
<pop>
Così, si era incantato a guardare la bolla di aria che si formava periodicamente all'interno della cella.
All'inizio era solo un baluginìo di particelle, poi queste si allargavano fino a formare una bolla luccicante d'aria.
Lazarus aveva calcolato che passavano esattamente dieci secondi dallo scoppio di una bolla d'aria al comparire della successiva. Non serviva a nulla, tranne che a passare il tempo. Da ragazzino aveva imparato a contare i secondi mentalmente, mettendo "mille" di fronte a ogni secondo per non sballare i tempi...
<pop>
E' vero che c'erano un sacco di modi migliori e piu' divertenti per passare il tempo, ma quella lì, la federale, non sembrava affatto disposta a sperimentarli con lui...
Si stiracchiò, attirandosi un'altra occhiata impassibile da parte di lei. Chissa' che diavolo pensava...
Di una cosa comunque era sicuro: non gli avrebbe mai creduto se le avesse detto di averle salvato la vita durante l'immersione, perciò tanto valeva starsene zitto...
Avrebbe dato qualunque cosa pur di uscire da quella scatola di sardine. O che...
La solita bolla stava tardando. Erano passati sicuramente più di dieci secondi dall'ultima. Fissò lo sguardo là dove vedeva spuntare di solito il baluginìo che precedeva l'apparire del trasporto di aria. Contò, mentalmente...
Millequattro... Millecinque... Millesei...
Ancora niente?
Milleotto... Millenove...
"E dieci" - mormorò Lazarus fra sé. Adesso era preoccupato. Un guasto? Oppure avevano deciso di spegnere tutto? Li avrebbero lasciati morire così?
Respirò profondamente. Già gli sembrava che l'aria stesse facendosi più pesante. Forse era presto per sentire le conseguenze, ma di sicuro quel cubicolo non avrebbe mantenuto in vita lui e la ragazza ancora a lungo.
Le lanciò un'occhiata.
Lei non se ne era ancora accorta.

Luogo: Dentro la Cupola

"Tutto mi sarei aspettata... tutto!" mormorò Aldea, stupefatta - "Ma questo..."
Di fronte a lei si era spalancato il panorama di una terra sconosciuta. Erano sbucati alle pendici di una collina verdeggiante, punteggiata da rocce oceaniche di colore grigio scuro. Sopra di loro, attraverso la cupola, si intravedeva l'oceano, azzurro scuro nella luce di un sole artificiale al tramonto, basso sull'orizzonte.
"Una scena idilliaca" - commentò D'Rock, abbassando il phaser.
"Guardate!" - esclamò Zefir, accennando alla loro sinistra. Alle pendici della collina, sul bordo di un torrente, c'era un gruppo di case basse dipinte in bianco dal tetto piatto e dall'aspetto lindo. Accanto alle case i campi coltivati erano percorsi da piccoli robot agricoli.
Poco discosto, esattamente al centro della cupola, c'era un edificio poco più grande degli altri. Delle nervature si dipartivano dall'edificio, per connettersi con i piloni di sostegno della struttura.
"Quello deve essere il centro operativo" - disse Zefir, indicando l'edificio - "Quelle nervature proteggono le fibre ottiche dei sensori, i sistemi energetici e via dicendo."
"Allora, è là che dobbiamo andare." - concluse Aldea, incamminandosi giu' per la collina.
"Stavolta niente cannibali!" disse Gas allegro.

Un tramonto falso, artificiale, stava inondando di sfumature rosse la cupola che fungeva da cielo mentre il gruppo si avvicinava alla costruzione centrale.
"Secondo il mio tricorder ci sono circa un centinaio di forme di vita in quella struttura" - disse D'Rock - "Nelle case, invece, non c'è praticamente nessuno: rilevo solo qualche forma di vita inferiore"
"Sono tutti riuniti là... ad aspettarci, immagino"- disse Zefir.
"Non è cortese far aspettare i nostri anfitrioni" - fece Aldea, salendo i gradini che portavano all'interno della struttura.
Le ci volle qualche istante per abituare gli occhi all'oscurità dell'interno. Quando riusci' a vedere si accorse di trovarsi all'interno di una grande arena circolare. Rabbrividì involontariamente ricordando l'arena di Togartu.
Ma Togartu era lontana. Sugli spalti di quell'arena non c'erano pirati, fuorilegge, falliti, miserabili; piuttosto aveva la spiacevole sensazione di trovarsi di fronte ad un tribunale interrazziale. Tellariti, andoriani, umani, orioniani, vulcaniani, ed appartenenti a razze che non aveva mai visto li fissavano silenziosi e composti, anche i bambini che erano in mezzo a loro si limitavano a guardare gli stranieri con gli occhi fuori dalle orbite. Aldea avanzò con sicurezza verso il centro dell'arena, seguita dagli altri.
Un vulcaniano si alzò e scese la gradinata, venendo loro incontro.
Aveva indosso una semplice tunica che sembrava fatta di una fibra naturale, di colore grezzo, ma era chiaramente il loro capo.
"Lunga vita e prosperità" - disse Aldea alzando la mano nel saluto vulcaniano, imitata goffamente da D'Rock che bononchio': "Ehm... si... si... lunga vita e prosperita', pace... e tutto quello che le viene in mente..."
"Pace e lunga vita" - rispose il vulcaniano - "Il mio nome è Jaraak. Sono stato designato per parlarvi"
"Chi siete?" - domandò Zefir. - "Cosa fate qui?"
Jaraak parve riflettere prima di rispondere.
"Siamo reduci"
"Reduci? Di cosa?"
"E' una storia complicata" - iniziò il Vulcaniano - "Venti anni fa un gruppo di coloni si imbarcò su una nave federale, la Lan'ha. La nostra destinazione era una delle colonie esterne della Federazione, ma non vi arrivammo mai."
"Cosa successe?"
"Eravamo su una nave civile da trasporto, che purtroppo trasportava anche macchinari e tecnologie agrarie di grande valore, oltre a noi tecnici in grado di usarle... La nave fu sequestrata da un gruppo di pirati orioniani.
I pirati uccisero il capitano della nave e gran parte dell'equipaggio. Tennero in vita le persone che pensavano potessero essere loro utili... come me. Furono loro a portarci su questo pianeta per usarci come... forza lavoro. Schiavi, in una parola."
"Sono stati gli orioniani a costruire questa cupola sottomarina?" - domandò D'Rock
"Si. Questo pianeta era particolarmente adatto ai loro scopi: e' fuori dalle normali rotte federali, ed è protetto dalla prima direttiva... oltre ad essere ricco di dilitio allo stato grezzo. Questo edificio, prima di ospitare la nostra comunità, conteneva l'impianto di raffinazione del dilitio... oltre a fornire l'energia necessaria per la coltivazione di una pianta da cui si estrae il Ketracel"
"Ketracel?" - Aldea sussultò.
"Ketracel?" - Zefir spalancò gli occhi - "Vuol dire... che qui si produce Ketracel Bianco?"
Jaraak assentì gravemente.
"Io ero un chimico." - Esitò, poi aggiunse - "Sotto la schiavitù degli orioniani sono stato costretto a raffinare quintali di quella droga... per anni"
"E poi?"
"Non so esattamente che cosa accadde. Sta di fatto che gli orioniani che ci tenevano in schiavitù per qualche motivo non ricevevano più notizie né aiuti dall'esterno. Il Ketracel Bianco raffinato rimaneva nei depositi perché non arrivava più nessuna nave a prenderlo."
"La rivolta" - disse Aldea. Involontariamente. Zefir si voltò a guardarla, e Aldea spiego': "C'è stata una guerra civile su Orione. Gli schiavi ne approfittarono per rivoltarsi contro i loro padroni..."
"Non sapevo della guerra civile" - disse Jaraak - "Ma ci accorgemmo della improvvisa debolezza dei nostri padroni e... ne approfittammo."
Esitò ancora. La sua voce, una atona voce vulcaniana, riusciva ad esprimere un dolore sordo - "Fu... molto sanguinoso... molto"
Sospirò: "Alla fine ci ritrovammo da soli. Tutti gli orioniani erano morti. Non avevamo navi né mezzi di comunicazione, erano andati distrutti durante la rivolta. Non potevamo andare da nessuna parte... e siamo rimasti qui."
Zefir era dubbiosa: "Che cosa e' successo quando noi siamo arrivati nella zona? Perché non avete provato a contattarci? E, soprattutto... siete stati voi a far saltare le navi orioniane?"
Jaraak confermò con un cenno.
"Non ci siamo accorti subito della vostra presenza. Eravamo abituati a pensare a noi stessi come isolati dal resto del Quadrante. E quando ce ne siamo accorti..." - Esitò di nuovo.
"E quando ve ne siete accorti?" - l'incalzò Aldea
"Abbiamo avuto paura" - confessò Jaraak.
"Capisco" - mormorò Aldea - "Avete visto le navi orioniane e avete pensato che fossero tornati i vostri vecchi padroni"
Jaraak assentì.
"Si. E abbiamo agito di conseguenza. Laura, qui..." - l'uomo accennò ad una donna umana seduta in prima fila, che si alzò sentendosi chiamare - "Laura è l'unica sopravvissuta dell'equipaggio della nave che doveva portarci sulla colonia. Era pilota e conosceva i codici di comando delle navi. Così..."
"...avete usato le nostre navi per distruggere gli orioniani" - concluse Aldea. - Ma quando le loro navi sono esplose non c'era piu' nessuno a bordo..."
"Esatto" - intervenne Laura. - "Gli orioniani, per far partire i carichi senza che la popolazione locale se ne accorgesse, avevano installato qui sotto un grosso sistema di teletrasporto carichi, che porta direttamente alle celle di stivaggio del Ketracel. Abbiamo azionato il teletrasporto e abbiamo portato via gli orioniani. Solo dopo abbiamo fatto partire dai vostri computer di bordo i siluri fotonici."
"Ma se sapevate che eravamo anche noi là perché non ci avete contattato?" - esclamò confusa Zefir -"Cosa pensavate di ottenere distruggendo le navi orioniane?"
"La vostra attenzione" - rispose Jaraak, stirando le labbra in una sorta di sorriso - "E l'abbiamo ottenuta"
"Non potevamo semplicemente chiamarvi perché, come vi spiegato prima Jaraak, non abbiamo sistemi di telecomunicazione" - disse Laura.
"E i nostri compagni? Anche loro sono nelle celle di stivaggio del Ketracel?" - domandò Aldea
Laura la guardò sbalordita: "Quali compagni?"
"Prima di scendere con il teletrasporto si sono immersi per raggiungere la cupola una nevediana, un ufficiale federale ed un membro dell'equipaggio dell'altra nave..." disse Zefir, allarmata - "La nevediana e' riemersa sconvolta ma non gli altri due. Non sono qui con voi?"
"No... A meno che..." - Jaraak impallidì - "A meno che non siano stati intercettati dal sistema di sicurezza"
"Che vuol dire? Non lo controllate voi?"
"Solo parzialmente: sappiamo accenderlo e spegnerlo, ma nessuno di noi conosce la tecnologia orioniana abbastanza per poterlo riprogrammare."
"Come funziona?"
"Il sistema venne progettato dagli orioniani per allontanare la popolazione locale e per evitare i tentativi di fuga degli schiavi" - disse Jaraak. "I primi venivano allontanati grazie ad ultrasuoni che incidono sul loro sistema nervoso..."
"Abbiamo visto i suoi effetti su Neera" - assentì Aldea
"Per i secondi invece... se il sistema di sicurezza si accorgeva che qualcuno si stava allontanando dalla cupola, lo catturava con il teletrasporto e lo spediva nella cella della morte."
Zefir e Aldea si scambiarono uno sguardo sgomento.
"Di che si tratta?" - domandò Aldea.
"Dov'è questa cella?" - chiese Zefir.
Laura scosse la testa: "Di preciso non lo so... Non lo sa nessuno di noi. Da quel poco che ci hanno detto gli orioniani si tratta di una cella completamente chiusa, sepolta sotto venti metri di roccia. Quelli che tentavano di evadere ci venivano teletrasportati e lasciati là dentro a morire... Morire soffocati!"

Luogo: La Cella

Al livello del suolo c'era ancora aria. Lazarus si sdraiò completamente. Accanto a lui c'era Sephira, che ansimava, cercando affannosamente aria per respirare. La vulcaniana non si lamentava, non diceva niente. A lui, invece, veniva voglia di ridere...
Buffo modo di morire, pensò l'uomo. Buffo, buffo, buffo... Lontano milioni di chilometri dalla Terra, insieme ad un'aliena, a quattrocento anni dalla nascita e a trent'anni di vita.
"Beh, se non altro, non è doloroso" - pensò, chiedendosi, non per la prima volta, dove fossero i suoi compagni...

Luogo: Dentro la Cupola

Il corridoio non era lungo, per fortuna.
"Ecco!" - disse Jaraak, spalancando una porta - "Questo è il centro di controllo dell'installazione"
Erano sbucati sotto lo schermo centrale. Di fronte a loro c'era una stanza piuttosto lunga e stretta, di forma rettangolare. Una serie di consolle era affiancata a coppie rivolte in direzione dello schermo centrale. Alle spalle, c'era una lunga scrivania centrale.
"Inutile!" - disse Zefir - "Il comunicatore di Sephira non risponde"
"Neppure quello di Laz" - le fece eco Aldea - "Ma ci deve essere un modo per metterci in contatto con loro!"
Jaraak si era avvicinato alla consolle centrale: "Noi abbiamo sempre tenuto accese le difese per evitare di entrare in contatto con i locali... e rispettare la Prima Direttiva Federale. Sapevamo di non potercene andare da qui..."
Sfiorò la parte superiore di uno dei monitor che si illuminò di icone aliene. Ne premette alcune in sequenza.
"Ecco... Ho trovato la traccia di un teletrasporto recente dal sistema di sicurezza, ma le coordinate sono nascoste."
Zefir fece per premere il comunicatore, ma Aldea la batté sul tempo: "Aldea a Sorellina... Ti mando la traccia di un teletrasporto, ho bisogno che ne siano decifrate le coordinate. Puoi farlo?"
"Certo Aldea. Per l'elaborazione, però ci vorrà un po' di tempo."
"Non ne abbiamo! Lazarus è in pericolo, in questo momento!" - urlò Aldea.
"OK, OK, non ti scaldare! Sto lavorando!"
"Stiamo perdendo tempo prezioso!" - fece Zefir - "La Parsifal..."
"Cos'ha la Parsifal che io non posso fare?" - si udì la voce indispettita di Sorellina - "Ecco, ho le coordinate. Cosa ne debbo fare?"
"Agganciati al mio segnale e porta qui subito Lazarus e la federale!" - ordinò Aldea.
"Come vuoi" - fece Sorellina, per nulla impressionata dal tono della donna.
Accanto a loro si senti' il ronzio abituale del teletrasporto e subito dopo due figure giacevano esanimi a terra; due figure che indossavano mute da sub.
Aldea si inginocchio' accanto a Lazarus, subito imitata da D'Rock, che si chinò su Sephira. Lazarus si tirò su un gomito e dalla bocca si tolse il boccaglio delle bombole.
"Per la miseria, era l'ora che interveniste! Queste bombole non sarebbero durate ancora a lungo, sapete!?" disse facendo l'occhiolino ad Aldea.
Zefir era rimasta accanto alla consolle di comando. Si voltò verso Aldea: "Il computer della Parsifal è più potente di quello di una nave di classe Steamrunner come la vostra. I nostri tecnici sono stati preparati dalla migliore scuola del Quadrante, l'Accademia della Flotta Stellare! E l'elaborazione della traccia di teletrasporto era appena iniziata quando sono apparsi loro due... Non è possibile che il vostro computer, il vostro tecnico abbia fatto più in fretta!" - lo sguardo di Zefir era freddo. - "C'e' una sola spiegazione possibile. Voi avevate già quelle coordinate! E le avevate perché siete complici degli orioniani che hanno costruito questa installazione!"
Aldea scoppio' a ridere: "L'Accademia della Flotta Stellare la migliore scuola del Quadrante? Questa e' la cosa piu' comica che abbia mai sentito."
Zefir la guardo' sconcertata.
"Ne hai ancora di cose da imparare" - disse Aldea mentre si asciugava le lacrime con il dorso della mano.
"E' probabile, ma dovra' dare molte spiegazioni a Comando della Flotta Stellare" - ribatte' Zefir.
Premette il comunicatore: "Zefir a Parsifal: agganciarsi al mio segnale. Ci sono sei persone da portare su. Agli orioniani ed ai superstiti della colonia penseremo più tardi: adesso portate i tre sospetti pirati direttamente in cella di sicurezza!"
"Ma topolina..." - protesto' Gas. Il ronzio del teletrasporto ingoiò il resto delle parole.

Luogo: Drakan

Il teletrasporto era stato troppo rapido. Una morsa di nausea le chiuse lo stomaco. Aldea si appoggiò alla lucida paratia della nave federale premendosi il ventre. Boccheggiò un istante, sentendo il ronzio dei motori che stavano aumentando la potenza.
"Perdio, T'eyan... Non potevi fare un normale teletrasporto per riportarci a bordo della Drakan?" - ansimo' mentre Liam si precipitava a sorreggerla.
"Ho dovuto fare in fretta per intercettare il teletrasporto della Parsifal!" - si difese il tattico. - "Non sarebbe stato così facile farvi uscire dalle celle di sicurezza se vi avessero portato a bordo, sai?"
"Comunque adesso siamo tutti a bordo!" - disse Modred Leha, tirando giù i piedi da sopra la consolle di comando e avvitando il tappo dello smalto per unghie - "Ma visto che siamo in tema di navi federali, non pensate che sarebbe il caso di togliere le tende?"
"Penso sia la mossa più logica!" - convenne T'eyan
"Se si deve mettere ai voti la mozione io l'approvo in pieno!" - disse Lazarus che stava aiutando Gas a sedersi su una poltrona.
Aldea guadagnò la poltrona di comando: "Non ce n'è bisogno!" - Premette il comunicatore sul bracciolo: - "Aldea a K'Tar: spremi più velocità che puoi dai motori!"
Non aspettò la risposta, ed accennò a T'eyan.
"La nave federale ha alzato gli scudi!" - avvertì la vulcaniana - "Stanno dando energia ai banchi phaser!"
"Alzare gli scudi! Allarme rosso"!" - ordinò Aldea - "Metti la Parsifal sullo schermo!"
Sullo schermo apparve la nave federale. Stava manovrando nello spazio, mettendosi sul piano dell'eclittica rispetto al pianeta.
"§ta manovrando per metterci §otto tiro!" - rilevò Khetta
"Vogliono solo spaventarci" - disse Aldea. - "Khetta, rotta 23 punto 47."
La nave adesso mostrava loro la parte superiore della sezione a disco.
"§ono piuttosto bravi, a §paventare..." - commentò Khetta, impressionata.
"Non a sufficienza Khetta" - disse calma T'eyan - "Non ci spareranno!"
"Come diavolo fai a §aperlo?"
Si udì il cicalino del comunicatore interno.
"K'Tar a plancia: siamo pronti alla curvatura. Non posso garantire più di curvatura otto punto tre, ma il motore dovrebbe tenere abbastanza a lungo da farcela!"
"Allora, che aspetti?" - ruggì Aldea. - "Attivazione!"
Di fronte a loro, la Parsifal parve rimpicciolire di botto, curvare, mentre il pianeta passava loro sotto come un lungo lampo azzurro. Le stelle striarono lo schermo venendo loro incontro.
"Liam, e Neera?" - chiese Aldea.
"Si e' ripresa piuttosto bene. Voleva persino venire a cercarti ma l'ho convinta che eri in grado di badare a te stessa"
"Addio, Neera" - mormorò Aldea. - "Ora ci pensera' la Federazione a proteggere te ed il tuo popolo..."
Ad alta voce, disse: "Teyan, rimetti la nave federale sullo schermo"
La nave aveva abbandonato l'orbita del pianeta. Il sole del sistema alle sue spalle la colorava di un rosso sanguigno, violento.
"Ci §tanno in§eguendo!" - avvertì Khetta, allarmata.
"Stanno anche chiamando su tutte le frequenze. Ci ordinano la resa" - disse T'eyan, che stirò lievemente le labbra. - "Ho risposto di andare a quel paese... E' corretto, Aldea?"
"Dipende" - rispose lei. - "Dipende da quanto lontano riusciremo ad andare dopo questa faccenda."
"Oh, lo spazio è molto grande" - disse Modred, allegramente. - "Ci sono giusto un paio di pianetini che..."
"La nave federale è più veloce!" - disse Khetta - "§iamo quasi a portata di tiro!"
"Sparano!" - avvertì T'eyan.
Aldea si aggrappò istintivamente ai braccioli della poltrona, aspettando il colpo dei phaser.
Dei raggi luminosi partirono dal disco. Il ventre della nave s'illuminò di una luce bluastra, fiammeggiante, che si ripiegava in saette di fronte al deflettore. La nave parve inarcarsi come un cavallo imbizzarrito di fronte ai lampi da essa stessa sprigionati.
"Come diavolo avete fatto?" - domandò Aldea, affascinata.
"Oh, niente, socia!" - rise Modred - "Sorellina si e' data da fare con la nave della Federazione."
"Sorellina?" - si stupì Aldea.
"Si, proprio io" - trillò la voce del computer - "Il computer della Parsifal e' un bravo ragazzo. Abbiamo chiacchierato un po' e siamo diventati amici... molto amici... Non permettera' che mi catturino o che mi facciano del male."
"L'equipaggio della Parsifal vedrà i sorci verdi!" - mormorò sardonico Lazarus.
Aldea rise, per la seconda volta dall'inizio dell'avventura. In fondo le cose non erano andate troppo male. Nelle mani dei federali erano rimasti gli orioniani e si sarebbero consolati con loro dello smacco subito. Gli ex schiavi sarebbero riusciti finalmente ad abbandonare la loro prigione sul fondo dell'oceano, e loro... loro erano liberi. Liberi di tornare, anche, se lo desideravano. Ma in fondo, come aveva detto Leha, lo spazio è molto grande...
"...e le possibilità, infinite" - mormorò.
Sullo schermo, la nave federale rimpiccioliva sempre più, fino a ridursi ad un microscopico punto luminoso che brillò lungamente fra le stelle...
"Alla via così!" - disse, e fu tutto.




oOo