I Pirati di Star Trek: Diari - Missione 004: Rialzare la testa

Diario 001 : Jolar 'Nat - Lorak
Diario 002 : Khetta - Le fate della Morgana
Diario 003 : Kevin - La Trappola
Diario 004 : Aldea - Altri traditori?
Diario 005 : K'Tar
Diario 006 : T'eyan - Sogni d'oro
Diario 007 : Sant'Andrea
Diario 008 : Modred - SORPRESA!
Diario 009 : Jolar'Nat
Diario 010 : Khetta
Diario 011 : Aldea - Guai per Gas
Diario 012 : K'Tar - Partenza per Risa
Diario 013 : T'eyan - La stella vampiro
Diario 014 : Modred - Prima il dovere
Diario 015 : Sant'Andrea - Luarte
Diario 016 : Jolar'Nat - Le Teste Dell'Idra
Diario 017 : Aldea - Inganni
Diario 018 : Khetta - Astuti, decisi e... in costume da bagno!
Diario 019 : K'Tar - Risa
Diario 020 : T'eyan - La mappa del tesoro
Diario 021 : Sant'Andrea - Il Jack di Cuori
Diario 022 : Aldea - Cuore peloso
Diario 023 : Khetta P'§or - "Un bel dì vedremo..."
Diario 024 : Sant'Andrea / T'eyan - "I predatori dei siluri perduti..."
Diario 025 : Aldea - Intanto a Togartu
Diario 026 : Sant'Andrea - Assalto
Diario 027 : Modred - Il Dio della Montagna - Parte 1
Diario 028 : Modred / Sant'Andrea - Il Dio della Montagna - Parte 2
Diario 029 : T'eyan - Risa, ultimo atto
Diario 030 : Aldea - Di nuovo riuniti
Diario 031 : Sant'Andrea - Un volontario
Diario 032 : T'eyan - Addii


:: Diario 001 : Jolar 'Nat - Lorak

Data: 30/2/2381. Un mese e mezzo dopo circa l'ultimo mex della missione precedente.
Luogo: una stanza di Jolar 'Nat da qualche parte su Togartu.

J'N lanciò l'ultimo resoconto sulle riparazioni sull'alta pila delle richieste di pagamento arrivategli in quegli ultimi tempi,si sfregò l'occhio arrossato e si versò l'ennesima tazza di grappa ferengi di pessima qualità.
-Strano- pensò- mi piace davvero questa brodaglia... forse perché è l'unica bevanda che posso permettermi di questi tempi ... bha vediamo di trovare un modo per pagare questi almin (ndR animale spazzino di Fendennar III ).-
Lo schermo si illuminò proprio in quel momento, nessuna comunicazione diretta o anche solo sonora, solo un paio di righe precedute da un semplice ma inconfondibile codice.
J'N non lo lesse neppure, tanto sapeva già quel che c'era scritto, con un profondo respiro di rassegnazione spense il monitor e direttamente dal collo della bottiglia attinse quello che gli serviva in quel momento.
Ancora una volta il video gli comunicò l'arrivo di un messaggio, o meglio di una richiesta di comunicazione: era Lorak, uno dei pirati di secondo piano fino a poco tempo fa, anche perché non molti prendevano sul serio un pirata elfide.
Gli elfidi di Silvanest I sembravano proprio uscire da uno dei vecchi libri di storie e leggende della terra: sottili, non molto alti ed incredibilmente belli, orecchie a punta, capelli come di seta e pelle delicata. Nonostante le apparenze la loro civiltà era molto avanzata e la loro particolare tecnologia completamente integrata con l'ambiente dei loro mondi foresta, pacifisti ed isolazionisti fino a rasentare la xenofobia, pochi o nessuno abbandonavano per scelta il proprio popolo.
Anche in Lorak si potevano distinguere alcuni di quei tratti tipici, come le orecchie a punta, ma a vederlo il suo corpo, più che ad un giunco sottile e sinuoso assomigliava maggiormente ad un ramo avvicinatosi troppo ad una grande fiamma: appariva decrepito, come rinsecchito e rattrappitosi su se stesso, i capelli grigi privi di luminosità, la sua pelle ruvida e grinzosa, ma quello che impressionava di più, oltre ad occhi antichi e angosciati da qualche fantasma del passato, erano le mani, quasi due artigli grifagni, in continua tensione.
-Mi è appena giunto il messaggio .-
-Anche a me... Quindi hanno scelto te per rimpiazzarmi al Consiglio?-
-Sì, dopo la improvvisa scomparsa di Lok dalle scene, il prossimo candidato ero io.-
J'N si versò un altro bicchiere per meglio mandar giù quello che Lorak gli stava dicendo, l'altro pirata guardò disgustato il liquore, ma non disse nulla a riguardo.
- Mi hai chiamato per farti beffe di me Lorak?-
Lo sguardo dell'altro si fece, se possibile, ancora più distante, una mano si strinse convulsamente al bracciolo della sedia per qualche istante, poi l'intera figura parve rilassarsi un poco, con voce atona rispose:
-No,... ti ho contattato per proporti un affare, se ti interessa.-
- Vai avanti .-
- Questa convocazione mi terrà occupato su Togartu per un po' di tempo, dovrò sistemare parecchie cose... Sta di fatto che non potrò occuparmi di persona di un trasporto che passerà tra qualche giorno...-
- Mi stai facendo l'elemosina Lorak?Pensi che abbia bisogno del tuo pulcioso trasporto? Se è così fammi il piacere di togliere la tua carcassa dalla mia vista!-
Lorak non parve particolarmente scosso:
- Mi avevano parlato diversamente di te fend, ma forse si sbagliavano, dai fiato alla tua larga bocca con troppa facilità e ascolti poco le persone con cui parli. Comunque per fornirti le esatte coordinate e le altre informazioni in mio possesso sul trasporto voglio il 40% del ricavo finale.-
- Il 40%???!!? Da buon samaritano ti trasformi in un succhiasangue? Io ed i miei dovremmo imbarcarci in qualcosa alla cieca, sobbarcarci tutti i possibili problemi e tu ti prenderesti il 40%?Sei un pazzo!-

La contrattazione continuò ancora per qualche battuta, poi:
-Siamo d'accordo fend, il 33% del ricavato tolte le spese che sosterrai; ti invio le coordinate, ritratta di un cargo flaxiano, ma l'equipaggio è composto interamente da ferengi, portano un carico fuori dal territorio romulano e vista la rotta che stanno seguendo pare proprio non vogliano dare nell'occhio.
Passeranno vicino alla nebulosa KC-311 per evitare che la rete di sensori federale li individui con facilità mentre passano il confine ed è proprio lì che li assalirete.
Tra i dati che ti ho inviato, ci sono anche gli schemi delle condizioni della nave all'ultimo scalo prima di passare la Zona Neutrale .-

La comunicazione terminò senza un saluto da parte di Lorak, ma J'N non se la prese, da quanto gli avevano detto l'elfide si comportava secondo un proprio codice personale e non secondo quello accettato da tutti gli altri, un tempo, fino a non molto tempo fa anche lui ne seguiva uno tutto proprio, ma ora?

-Qui J'N, Aldea, T'eyan, venite da me...-

<<<<<Un'ora dopo circa>>>>>>

-Abbiamo un trasporto da colpire, io e Lorak abbiamo raggiunto a riguardo un adeguato accordo. Le due navette sono a posto?-
-Nel complesso sono perfettamente operative .- rispose la vulcaniana- La Morgan tuttavia è ancora di quell'... inusuale colore .-
-Inusuale... puoi ben dirlo, non importa, anzi probabilmente giocherà a nostro favore, avremo a che fare con dei ferengi e questo potrebbe stuzzicare il loro interesse, nonché, spero, qualcos'altro .-
-Non ho molte informazioni su Lorak, ci possiamo fidare?-
-Non preoccuparti di lui Aldea e non tentare di perdere uomini frugando nel suo passato, almeno che tu non ti voglia sbarazzare di qualcuno in particolare, parecchi ci hanno provato e da quel che ne so i loro cadaveri carbonizzati sono le uniche cose rimaste di loro...
Abbiamo altro per ora di cui preoccuparci, dobbiamo attaccare alla nebulosa KC-311, ma allo stesso tempo voglio che le riparazioni sulla Drakan continuino, per questo terrò qui Kevler e buona parte dell'equipaggio. Ho dato disposizioni di installare sulla Morgan 6 congelatori di stasi, scegliete 6 elementi dell'equipaggio e fateceli entrare, i sensori del cargo, dalle informazioni che abbiamo, non riusciranno a capire che portate altri uomini armati.
Voi due Khetta e la bajoriana piloterete la navetta e sarete la nostra esca, quando i ferengi risponderanno alla vostra richiesta di soccorso, cadranno preda del vostro fascino, soprattutto se lascerete intravedere qualche cm di pelle in più.Io ed altri attenderemo sulla Revenge nascosti nella nebulosa, con qualche accorgimento ai sensori riusciremo a controllare voi e i ferengi anche attraverso le radiazioni.-
-Decisamente sciovinista, ma riconosco che sfruttare le debolezze dell'avversario è una tattica logica.-
-Già, ma non credere di passarla liscia per questo J'N!-
-Sono a disposizione per qualsiasi punizione tu voglia personalmente somministrarmi, mia cara Aldea.-




:: Diario 002 : Khetta - Le fate della Morgana

Data: 31/2/2381. Il giorno dopo il mex precedente.
Luogo: L'interno della navetta Morgan

- Se le coordinate che ci sono state fornite dal capitano sono attendibili, dovremmo incrociare la Quarantasettesima Regola tra una ventina di minuti, mantenendo la velocità attuale... e sempre che i Romulani non ci becchino prima - puntualizzò Gas, per l'ennesima volta da quando le quattro piratesse erano partite per la loro missione d'abbordaggio (in tutti i sensi!) a bordo della Morgan. - Che ne direste di cominciare a ripassare la parte? Dico soprattutto a te - bofonchiò il grosso gatto arancione, scoccando un'occhiata di profonda disapprovazione a Modred Leha, che si era comodamente stravaccata sulla poltrona, e poltriva beatamente con le braccia incrociate dietro la nuca e le gambe allungate sul piano di una consolle laterale.

La Bajoriana aprì un occhio, e fece un piccolo gesto seccato all'indirizzo del felinoide.
- Gas, ma vuoi darti una calmata, che diamine? Sono quasi tre ore che ci stai stressando l'esistenza con le tue paranoie! -
- Ma dobbiamo far credere ai Ferengi che...- attaccò nuovamente Gas, scandalizzato.
- ...che noi siamo la tua merce, e tu sei il nostro magnaccia - riassunse Leha, spiccia. - Non mi sembra una cosa molto difficile.
- Ehi... sarebbe a dire??? - saltò su l'alieno, piccato.

Khetta P'§or alzò gli occhi con gesto rassegnato, quasi a chiamare il soffitto della Morgan a testimone del suo martirio. La ladruncola e il tirapiedi peloso di Aldea si stavano punzecchiando a vicenda praticamente da quando erano salpati... e lei stava incontrando qualche difficoltà a mantenersi stampata sul musino grazioso la sua migliore espressione da adescatrice di uomini ignari, dato che le veniva da ridere ogni volta che il suo sguardo si posava sulle vibrisse frementi del micione.
- Ehi, ragazze... c§e ne dite di §congelarci un bel masc§ietto, tanto per §pezzare la monotonia del viaggio? - propose scherzosamente, indicando con lo zampino una direzione vaga alle proprie spalle.

Com'era prevedibile, Aldea si limitò ad un sogghigno sghembo, ma mantenne tutta la sua attenzione concentrata sui sistemi di pilotaggio. T'eyan, da parte sua, continuò ad operare instancabilmente i sensori, non ritenendo la proposta neppure degna di un'alzata di sopracciglio. Soltanto la Bajoriana raccolse lo spunto, tanto che si raddrizzò sulla poltrona come una molla, commentando: - Io ci sto, ma solo se mi lasci il mio dottore! -
- Uh... ma§§ì - concesse, magnanima, la Tellarite. - E §speriamo c§e il dottore non abbia nient'altro da fare per tutto il viaggio! -
- Grazie mille, collega! - si profuse ironicamente Leha, accennando un saluto militare. - E tu, chi ti riserverai? -
La giovane Tellarite ponderò seriamente la questione, passando mentalmente in rassegna i volti (pochi, per la verità) dei pirati che aveva già imparato a riconoscere. - Credo c§e farò la conta - si arrese alla fine. - Dato c§e purtroppo Kevin è rima§to §u Togartu... -
- Non è male, l'aiuto ingegnere, eh? - insinuò Leha, con una cert'aria complice. - Peccato che il suo capo, invece, sia un grandissimo figlio di androcchia! Pensa che mi avrebbe spedita a tener compagnia ai Profeti, se non fosse intervenuta Aldea... e tutto perché è invidioso della mia abilità superiore con i computers! - piagnucolò, portandosi istintivamente una mano alla gola e rabbrividendo un poco.
- C§e cafone! - concordò Khetta, esprimendo all'amica tutta la sua solidarietà. - Guarda, secondo me... -

- La Quarantasettesima Regola è entrata nel raggio dei sensori. Posizione, velocità e rotta del cargo corrispondono ai parametri previsti - le interruppe la Vulcaniana, lasciando trapelare una nota di sollievo dal suo tono altrimenti privo d'inflessione.
- Tutti ai vostri posti! - si raccomandò Aldea, scrollandosi la folta chioma argentea e lisciando le piegoline dell'abito nero e argenteo che le fasciava il corpo.
Modred Leha si rianimò improvvisamente, e pensò bene di slacciare un altro paio di bottoni del suo gilet alla coreana. Khetta, che per scaramanzia aveva scelto di indossare l'abito a spacchi con cui aveva provvidenzialmente "distratto" quel beota di uno Zaldan, accavallò sapientemente una gamba snella e sgranò gli occhioni come una ragazzina sperduta nel Paese delle Meraviglie.

Gas, che già da qualche ora si era calato nella parte e si aggirava tra le sue "schiave" col pelo gonfiato sul petto, attese un cenno di Aldea per aprire un collegamento con la nave flaxiana.
Lo schermo principale si animò immediatamente, mostrando lo sgradevole spettacolo di un Ferengi dai denti irregolari scoperti in una smorfia di sospetto. - Chi siete? Chi volete? - sibilò, a mò di saluto.
- Ma che burbero! - finse di accigliarsi Leha, civettuola.
- Peccato... e §ì c§e è co§ì carino! - le fece eco la P'§or.

L'espressione del Ferengi si addolcì visibilmente, almeno fino a quando Gas non si fece avanti, coprendogli la vista delle grazie delle passeggere.
Come previsto, l'orecchiuto alieno non gradì l'intrusione. - chi sarebbe lei? - soffiò.
- Capitano Jellicle, della MorganA - ribatté sicuro il gattone, più tronfio e spavaldo che mai. - Mi chiedevo... non è che voialtri gentiluomini sareste interessati a concedere alle mie ragazze un giretto della vostra nave? Sa com'è - aggiunse, nel suo tono più gravido di sottintesi lubrichi - il viaggio è lungo, la solitudine pesa... e loro sono giovani... -
- E allegre! - intervenne la Bajoriana.
- E simpatiche! - contrappuntò la Tellarite.
- E disponibili! - concluse Aldea, con una voce roca e vibrante.
T'eyan non disse nulla, ma si sporse verso lo schermo e rivolse al Ferengi un'occhiata vogliosa.

Il Ferengi era visibilmente congestionato. - Uh... devo parlarne... col Dai Mon Rekk... - balbettò, con sforzo evidente. - Voi non andate via... belle sgnaccherone! - aggiunse, sentendosi con tutta probabiltà tremendamente audace.
- Puoi scommetterci i lobi, tesoro! - fece la Vulcaniana di rimando, guadagnandosi un'occhiata sconvolta da parte del resto dell'equipaggio. - Solo vedi di convincerlo, il tuo capo, perché sarebbe illogico lasciarmi sfuggire l'occasione di ripassare le mie tecniche di oo-mox... -
Il Ferengi addetto alle comunicazioni chiuse il canale video, lasciando il quintetto della navetta rosa in sospeso.
- Ci pensi Dai Mon, sarebbe un toccasana per il morale dell'equipaggio, e sicuramente riusciremo a strappare un buon prezzo... - giunse la sua voce attutita. Il faccione del Ferengi ricomparve, ansimante, giusto per il tempo necessario a borbottare - Scusate un attimo ancora... - Poi tornò alla modalità solo audio, stavolta per un intervallo più lungo.

Alla fine, un volto nuovo riempì il visore della Morgan... quello di un Ferengi più anziano, più grasso, e ancor meno gradevole del precedente.
- Ciao, tesoro - tubò T'eyan, ormai lanciatissima nella simulazione.
Il Ferengi la degnò appena di uno sguardo. - Dov'è il capitano Jellicle? - domandò, ansioso.
Il grosso felino si fece avanti, con il muso improntato ad un sorriso servile. - Eccomi, Dai Mon! Non si pentirà dell'affare, glielo garantisco... e i suoi uomini gliene saranno grati... e anche loro saranno grate a voi - insinuò, abbracciando con un gesto plateale il suo piccolo harem, che annuì entusiasticamente all'unisono.

Il Dai Mon guardò un po' schifato il quartetto muliebre, poi tornò a posare gli occhi su Gas, e gli rivolse un caldo sorriso. - Affare fatto - sibilò. - Ma solo ad una condizione... che anche lei sia mio gradito ospite a bordo della Quarantasettesima Regola -
Il collegamento cadde bruscamente, lasciando Gas in preda a una vaga inquietudine.

Nel silenzio che ne seguì, la Bajoriana sollevò la mano destra e si sfiorò, significativamente, il lobo dell'orecchio corrispondente.
T'eyan le rivolse uno sguardo gelido. - Abbiamo a che fare con dei Ferengi, è logico che abbiano dei padiglioni auricolari spropositati. Non è il momento di fare le difficili -
Leha considerò fugacemente la possibilità di chiarire l'equivoco, ma decise di soprassedere.




:: Diario 003 : Kevin - La Trappola

Data: 31/2/2381. Drakan alloggio di Kevin

Kevler: No Kevin, non posso dartelo a quel prezzo, lo sai che è un circuito importante... e ...costoso, sai quanto sia difficile trovarne...

Kevin: Brutto bastardo lo sai che quel circuito mi è indispensabile, ma sei peggio della Bajoriana... Hai fatto un corso da lei ultimamente?

Kevler: E' inutile Kevin, con le modifiche che mi hai chiesto quel circuito non posso dartelo a meno, eccolo vedi? Te lo avevo già preparato ci ho perso un giorno intero, anche se non ho capito bene a cosa ti serve...

Kevin: E va bene sanguisuga... eccoti i tuoi soldi e l'immagine olografica della ballerina con i veli di Togartu... ma mi devi aiutare a montarlo...

Qualche ora dopo...

Kevler: Ecco fatto. Ora dovrebbe essere completo...

Kevin: Incrociamo le dita, ci sto lavorando da diverso tempo, dovrebbe essere a posto... ah... vecchi ricordi, quante bravate in accademia.. e pensare che tutto nacque per gioco... te l'ho mai raccontato Nick

Kevler: Kevin so poco di te, sono un tipo discreto io... racconta...

Kevin: Eravamo un gruppo di cadetti molto curiosi sai? Studiavamo la navigazione ma eravamo degli appassionati delle comunicazioni e fondammo un piccolo club, sai come le antiche confraternite segrete della terra? Hai presente? Ho studiato qualcosa del genere sul mio pianeta... Beh ci riunivamo e studiavamo il modo di entrare nei sistemi di comunicazione della flotta... ci riuscimmo diverse volte, alterammo perfino ilcurriculm blasonato del commodoro Hansen... non ci scoprirono mai... ci chiamavano Ghost Hackers.
Vedi Kevler... col tuo circuito ho costruito questo piccolo congegno che ci permetterà di crittografare le comunicazioni della flotta e JN mi sarà talmente grato che non avrà problemi a concedermi una grossa fetta del prossimo bottino .amico mio... questo sarà il nostro cavallo di troia...

Kevler: Ah Ah Illuso... ti ho aiutato perché ti sei presentato con una montagna di crediti... ma sinceramente penso che quella cosa ti scoppierà in mano.quanto prima.

Kevin: Che almeno faccia dissolvere anche te in una polvere infinitesimale... Ora mi collego al computer di bordo e mi posiziono sulle bande crittografate della federazione... alla velocità cui viaggiano i segnali potremmo intercettare qualche cosa fresca di giorni.non ti pare?
Ecco... Intercetto qualcosa, lo traferisco al decodificatore...

CCR ZGH&$%&/£$ ... Capitano Hacrod U.S.S. Eclipse CCRZGH...

Kevin: Dannazione non si legge... è un sistema di crittografia complessa... deve essere una nuova versione del codice... e ormai sono fuori allenamento...

Kevler: Vedi? Almeno hai imparato la lezione... come guadagnare un po' di soldini con un allocco...

Kevin: C'è poco da stare allegri, Kevler, quella era una nave federale, vediamo un attimo, dalle coordinate del messaggio quella nave dovrebbe essere a ridosso della zona neutrale... vediamo un po' se riesco almeno a individuare dove era diretto il messaggio...
Niente, mi sono posizionato sulla zona ma niente... Aspetta, ho individuato un messaggio subspaziale, crittografato, ma sembra un vecchio codice... potrei decriptarlo...

CRR. $FSDE$ 47° REGOLA CARGO FLAXIANO CLASSE EKPTAR - da Dai mon REKK A CRR &%£$% ECLIPSE $%&$ ANO HACROD

Kevin: Testone di un ingegnere... funziona... senti. Ma la 47 regola non è la nave che dovremmo assalire?

Kevler: Si esatto dovrebbe essere lei... Come mai è in comunicazione con una nave della federazione?

CRR Capitano Hacrod. Abbiamo ricevuto il messaggio CR %&/$% procedendo per le coordinate previste, tenetevi pronti CR &$%/ incroceremo i pirati CRR &%$& segnale Siamo d'accordo che CR&%$/ nostro contatto a Togartu dovrà conservare il dominio del territorio per se CR&$%/ sua ciurma e CR %&/&% zona franca per scambi commerciali CR %&$% Romulani per noi. Come previsto CR"£$%$%$& dopo aver preso la nave pirata CR%&$&/ entreremo in Togartu e elimineremo le difese %&/$%&£ per permettere alla Eclipse di entrare con la flotta CR/&%$&$/ piacere fare affari con voi capitano Dai mon REKK

Kevler: Porc... Kevin è un trappola. Bisogna avvertire subito JOLAR, speriamo di arrivare in tempo... Aldea e le altre potrebbero già essere ostaggi...

Kevin: si parliamone con il capitano... intanto cerco di crittografare i pezzi mancanti...




:: Diario 004 : Aldea - Altri traditori?

Data: 31/2/2381.
Luogo: L'interno della navetta Morgan

- Gas... credo di doverti spiegare qualche "fatto della vita" - Cosi' dicendo Aldea spinse il gatto umanoide in un angolo della navetta.
Il resto dell'equipaggio non riusci' a sentire cosa stava dicendo Aldea, parlava a voce troppo bassa, ma le esclamazioni del felino erano abbastanza indicative.
- Cosa! Non e' possibile... Non e' una cosa naturale. Fara' male!!! Ma tra tutti i dannati Ferengi che esistono in questa stamaledetta galassia e' possibile che proprio uno...
Aldea replico' qualcosa con un tono secco che non ammetteva repliche e le orecchie ed i baffi del gatto si abbassarono dandogli un'aria sconsolata e sconfitta.

Gas si volto' verso le ragazze. - Lo faccio solo per farvi guadagnare tempo eh... Non fate scherzi, occupate la nave in fretta e venitemi a salvare!!!
Le guardo' una ad una con aria umile e implorante. - Io lo avrei fatto per voi...
- Su Gas - lo stuzzico' Aldea. - Poi ti procuro una scatola di quelle crocchette al tonno che ti piacciono tanto...
- Dovra' essere una scatola mooolto grossa - bofonchio' Gas per niente convinto.

La faccia sgradevole del Dai Mon Rekk ricomparve sullo schermo. - Allora, capitano Jellicle? Siete pronto a salire a bordo? - chiese sorridente.
Il gattone noto' con inquetudine che il Dai Mon si era messo in ghingheri e fece un debole tentativo di nascondersi dietro ad Aldea, ma lei lo inchiodo' dov'era con un'occhiata gelida.
Con un sospiro rassegnato Gas decise di far buon viso a cattiva sorte. Incrocio' le dita sperando che Aldea si fosse sbagliata sul conto del Ferengi e che il Dai Mon avesse solo una simpatia del tutto innocente per i gatti.
- Mi piacerebbe concordare il compenso prima - disse per prendere tempo e non insospettire il Ferengi mostrandosi troppo impaziente di salire a bordo... ed anche perche' voleva arrivare a trovarsi a faccia a faccia con il Dai Mon il piu' tardi possibile... ammise con se stesso con un brivido di disgusto.
- La 214 regola dell'Acquisizione dice di non cominciare mai una contrattazione a stomaco vuoto. Capitano Jellicle. Lei sara' mio gradito ospite a pranzo. Le piace il Tube Grubs? E' la specialita' del nostro cuoco - disse il Dai Mon - Parleremo di prezzi dopo, e poi preferisco sempre esaminare" la merce prima di concludere un affare - aggiunse dando un'occhiata distratta alle donne.
- Niente "assaggi" gratuiti - mise in chiaro Gas. - La Quarantasettesima regola dell'Acquisizione dice di non fidarti mai di qualcuno che indossa un abito migliore del tuo.
Il Dai Mon lo guardo' sorpreso. - Segui le regole dell'Acquisizione?
- Le sto studiando... - ammise Gas notando nervosamente che il Ferengi era passato dal lei al tu. - Nessun commerciante degno di tale nome puo' fare a meno di seguirle.
- Ho indossato questa cosuccia solo per onorare la tua presenza a bordo - spiego' il Dai Mon. - Sara' un vero piacere godere della tua compagnia. Ti aspetto... ehm, vi aspetto.

La comunicazione venne chiusa bruscamente. Gas sembrava una statua di sale.
- Allora "Capitano Jellicle", quali sono i tuoi ordini? - chiese Aldea sorridendo.
- Aldea, tu conosci un sacco di trucchetti... aiutami! - imploro' Gas.
La donna tiro' fuori una boccettina contenente una ventina di pillole dal delicato colore rosa, a forma di cuore.
- Vista la "particolarita'" della missione ho preparato qualcosa. Se gli dai una di queste non riuscira' a combinare nulla.
Si rivolse alle altre. - Potete prenderne qualcuna anche voi, se volete raffreddare i bollori dei Ferengi. L'effetto e' afrodisiaco, all'inizio, ma prosciughera' le loro forze in un paio di minuti e si addormenteranno. E al risveglio penseranno di aver vissuto la migliore esperienza della loro vita, grazie ad un pizzico di allucinogeno. Una vecchia ricetta del Sud America.
- Ma funzionano, le hai collaudate? - chiese Gas poco convinto.
- Provo sempre i miei intrugli, stai tranquillo. C'erano abbastanza Ferengi da adescare su Togartu per perfezionarla - rispose Aldea. - Beh? Lo sai che mi preparo sempre con cura prima di una missione. Dovevo immedesimarmi nella parte - aggiunse vedendo l'espressione sconcertata di Gas. - Comunque le pillole hanno sempre fatto effetto prima che si arrivasse al dunque. Ho dovuto calibrare solo un po' le proporzioni dei vari ingradienti per eliminare qualche effetto collaterale.

T'eyan la interruppe. - Aldea, c'e' un messaggio urgente di Jolar'Nat.
- Dannazione. Si era deciso di mantenere il silenzio radio. Che dice?
- Che questa e' una trappola. Kevin ha intercettato un messaggio tra la Quarantasettesima Regola e una nave della Federazione.
Questo e' il testo:
CRR Capitano Hacrod. Abbiamo ricevuto il messaggio CR %&/$% procedendo per le coordinate previste, tenetevi pronti CR &$%/ incroceremo i pirati CRR &%$& segnale Siamo d'accordo che CR&%$/ nostro contatto a Togartu dovrà conservare il dominio del territorio per se CR&$%/ sua ciurma e CR %&/&% zona franca per scambi commerciali CR %&$% Romulani per noi. Come previsto CR"£$%$%$& dopo aver preso la nave pirata CR%&$&/ entreremo in Togartu e elimineremo le difese %&/$%&£ per permettere alla Eclipse di entrare con la flotta CR/&%$&$/ piacere fare affari con voi capitano Dai mon REKK

Aldea riflette' ad alta voce: - Non e' possibile che Lorak ci abbia venduti. Conosco quelli come lui, hanno un contorto senso dell'onore... ma ce l'hanno. C'e' piu' marcio a Togartu di quanto immaginavo.
- Che facciamo, scappiamo? - chiese Gas evidentemente sollevato.
Aldea scosse la testa. - No. Doveva essere l'elfo ad assalire il trasporto, ma ha passato la preda a noi. La trappola probabilmente era per lui, infatti nel messaggio si parla di una nave pirata, non di due runabout. Un modo sbrigativo per rendere di nuovo vacante il posto nel Consiglio. Chissa' chi e' il prossimo canditato... - si chiese. - Probabilmente il loro contatto non e' riuscito a procurarsi informazioni fresche. Altri traditori... Spero che Lorak sia spietato come lo ha descritto il Capitano e riesca a mettere loro le mani addosso - disse cupamente.
Poi disse - Possiamo ancora ingannarli, pero' sara' molto rischioso. La nave federale non entrera' in azione fino a quando non vedra' una nave pirata o il Dai Mon Rekk non chiedera' aiuto. Dobbiamo cercare di rimanere a bordo della Quarantasettesima Regola fino a quando la nave federale si sara' convinta che la soffiata era falsa e se ne andra'. Allora entreremo in azione. T'eyan, contatta Jolar'Nat e chiedigli se e' d'accordo a seguire questo piano o se ne ha uno migliore. In ogni caso siamo ancora in tempo per fuggire.
Divenne pensosa. - Dovro' replicare un bel po' di quelle pillole...




:: Diario 005 : K'Tar

Data: 31/2/2381.
Luogo: la navetta Morgan

I preparativi per "l'abbordaggio" erano stati ultimati.
Tutti avevano preso le giuste precauzioni... ed armi.
I replicatori della navetta avevano 'sfornato' una cinquantina di cuoricini rosa secondo la ricetta di Aldea.
In realtà ne sarebbero stati necessari solamente una ventina, ma visto che c'erano, avevano deciso di farne qualcuno anche per ricordo.
Gas non si era opposto; anzi, ne aveva presi una decina, tanto per stare sicuro.
- Ricordati che ne basta uno. Se esageri potrebbe causare qualche danno indesiderato. Ricorda: nessuna morte accidentale - gli disse Aldea.
Il gattone era molto nervoso e temeva che facesse qualche sciocchezza. Non amava inutili spargimenti di sangue.
- Niente colpi di testa. L'effetto è garantito e quindi non devi temere che il ferengi porti a termine... la cosa - cercò di rassicurarlo, ma non potendo evitare di sorridere all'ultima parola.
Khetta e Modred trattennero a stento le risate, mentre T'eyan rimase fredda come suo solito.
Gas rimase a guardare con occhi vacui la donna dai capelli argentei, poi si voltò verso le altre piratesse.
Khetta e Modred non riuscirono a trattenersi e scoppiarono in una risata fragorosa.
Gas reagì gonfiando il pelo e ringhiando contro le due, ma fu interrotto da T'eyan:
- Ora smettetela. Ci stanno aspettando e non vogliamo farli attendere.-

Il portellone della navetta si aprì mostrando l'interno dell'hangar della Quarantasettesima regola. Come ogni nave guidata da Ferengi, anche questa era una nave da carico dalla capienza strabiliante rispetto le dimensioni esterne. Essendo i Ferengi un popolo di mercanti - e contrabbandieri - progettavano le loro navi in modo da poter usare al massimo la capacità di carico, unita a dei discreti sistemi di difesa. Non si poteva dire che fossero una razza di natura coraggiosa, cercavano sempre di evitare gli scontri diretti, ma non per questo erano disposti ad abbandonare un loro carico facilmente.

Come il gruppetto di "adescatrici" scese dalla nave, sette ferengi andarono loro incontro.
A capeggiarli c'era il Dai Mon Rekk che oltrepassò le donne senza degnarle di uno sguardo. Si parò davanti a Gas che iniziò a far vibrare i baffi in segno di nervosismo.
Le quattro donne furono subito circondate dai sei ferengi rimasti che iniziarono a scrutarle ridacchiando e scambiandosi gomitate e commenti a bassa voce.
Dal canto loro le quattro misero in bell'evidenza le loro doti fisiche con ancheggiamenti provocatori e strizzatine d'occhio.
Intanto il Dai Mon Rekk prese sottobraccio Gas e lo condusse, o meglio, lo trascinò verso l'entrata dell'hangar:
- Sono felicissimo di poterla - diamocideltutiva? - poterti vedere di persona. Sei meglio di persona. Hai un gran bel fisico - e dicendo questo affondò una mano nella folta pelliccia del malcapitato in modo da poter constatare più direttamente tale affermazione.
Gas, sentendo la mano toccarlo, s'irrigidì immediatamente, gonfiando il pelo e drizzando le orecchie.
A tale reazione, il Dai Mon sorrise e gli sussurrò all'orecchio:
- Mmmmh... vedo che nemmeno io ti sono indifferente...- poi rivolgendosi agli altri -Io e il Capitano Jellicle andiamo a discutere di affari nel mio alloggio. Non voglio che nessuno ci disturbi... potreste rovinare la ...trattativa.-
- Scusi Dai Mon, ma noi intanto...- fece uno dei ferengi voltando lo sguardo dal Dai Mon al gruppetto di donne, emettendo una risatina piena di compiacimento.
- Ah, sì sì. Fate quello che volete. Per il prezzo mi accorderò io con il Capitano e vedrò di strappargli un affare vantaggioso per tutti - e così facendo passò di nuovo la mano nel pelo del poveretto, quasi trascinandolo fuori dall'hangar.

Ora le quattro erano rimaste sole con i sei ferengi.
Poiché i sei non sembravano capaci di prendere l'iniziativa, fu T'eyan a parlare per prima:
- Su ragazzi, non siate timidi... mica mordiamo... almeno che voi non lo vogliate...-
Subito le risatine si fecero più forti, ma oltre a questo non ebbero altro effetto.
Stavolta fu Modred a prendere la parola:
- Non so voi, ma io ho voglia... di divertirmi. Non ci sarebbe un posto migliore dove metterci... un po' più comodi?-
- Oh sì sì... scusate la nostra scortesia. Prego, venite da questa parte. Abbiamo preparato degli alloggi... più adatti alla situazione - disse il ferengi che sembrava esser il più alto in grado dei presenti.
- Oh che carini. Ci hanno preparato un posticino dove potremmo... rilassarci... tutti assieme... Sai tesoruccio - e dicendolo sfiorò il lobo destro del ferengi - ho molta paura e non vorrei restare troppo sola... e tu sei un uomo così... vigoroso...-

Senza aspettare altro, i ferengi scortarono le donne lungo i corridoi della nave verso gli alloggi che erano stati preparati appositamente per le nuove ospiti.
- Oooh... veramente accogliente questo posto - disse Khetta entrando nella stanza vistosamente addobbata da stoffe dai colori sgargianti.
- Se avessi saputo che le navi ferengi sono così ben arredate, mi sarei imbarcata prima su una vostra nave.-
Uno dei ferengi, balbettando, ringraziò la tellarite:
- Oh... oh... per delle donne così belle solo il meglio. Noi sappiamo come trattare delle così stupende ragazze.-
- Mmmm... e anche tanto galanti... siete degli ospiti stupendi...- e dicendo questo gli schioccò un bacio sulla fronte, accarezzandogli i lobi.
Nel frattempo le altre tre si erano sedute su tre dei cinque divanetti di velluto karesh blu e furono subito attorniate dai rimanenti ferengi.
Aldea e Modred si ritrovarono subito con due uomini a testa, mentre T'eyan, essendo più fredda, fu preferita da uno solo, mentre Khetta si lavorava il primo ufficiale della nave.
Dopo meno di trenta secondi nella stanza si udì una serie di rantolii e un urlo.
Tutti si voltarono verso il divanetto centrale dove stava seduta T'eyan ed il ferengi, accasciato sulle sue gambe, con gli occhi vacui e un sorriso ebete da cui fuoriusciva un filo di bava.
La vulcan, vedendo gli sguardi interrogativi di cui era oggetto si difese:
- Non ha retto all'eccitazione. Gli avevo detto che le tecniche di piacere che conosco sono particolarmente... estenuanti.-
- Però ne è valsa la peeenaaa...- aggiunse il ferengi che teneva in grembo prima di svenire estasiato.
I restanti ferengi si catapultarono verso la vulcaniana cercando di aggiudicarsi i favori di cui aveva goduto il loro compagno.
- Ehi! - fece scocciata Modred - e noi che facciamo? -
Anche se non l'aveva attirata il dover subire le attenzioni di quei ripugnanti bipedi, l'essere scartata e lasciata in disparte in quel modo l'aveva fatta infuriare.
- Se qua non ci vogliono, potremmo sempre trovare qualcun altro con cui divertirci - disse maliziosamente Aldea, cogliendo la palla al balzo.
Avrebbero potuto aggirarsi per la nave senza che nessuno si insospettisse.
Senza togliere lo sguardo dalla vulcaniana, il primo ufficiale rispose:
- Buona idea, anche gli altri volevano divertirsi un po' visto che le vostre prestazioni sono pagate equamente da tutto l'equipaggio - e poi tornò a farsi accarezzare i lobi.
Le tre non riuscivano a capire come T'eyan da sola riuscisse a tenere a bada i cinque ferengi, ma sembrava riuscirci senza doversi impegnare particolarmente.
- Di quanti ci dovremmo occupare?- chiese sempre più scocciata la bajoriana.
Il ferengi la guardò di traverso.
- Sai, non vorremmo dimenticare qualcuno. La prima regola di un buon affare e che tutti siano... soddisfatti. Un cliente soddisfatto sarà un futuro cliente - cercò di rassicurarlo Khetta che era quella che sembrava più a proprio agio in quella situazione.
- Avete ragione - fece l'altro abbandonandosi alle amorevoli cure della vulcaniana - a bordo siamo in sed... quindici persone. Non avrete problemi a muovervi per la nave, purché non entriate nei settori viola dei ponti inferiori. -
- Voi andate. Di loro me ne occuperò io - le rassicurò T'eyan.
- Va bene. Allora noi andiamo... ciao ciao...e non divertitevi troppo - e se ne andarono ridacchiando.

- Se solo un altro di quei ripugnanti esseri mi mette le mani addosso giuro che gli strappo i lobi e ne faccio un piattino per il mostriciattolo di West - disse Leha appena le porte si richiusero.
- Non ancora. Ricorda che sette sono già a posto... confido in T'eyan e Gas... e ce ne restano ancora otto - aggiunse Aldea.
-Forse nove - la corresse Khetta.
Aldea la guardò un attimo, poi accigliata:
- Forse hai ragione. Purtroppo non abbiamo potuto controllare prima per non farci scoprire, ma una volta reso innocuo l'equipaggio ce ne potremmo accertare.-
- E se andassimo a dare un'occhiata a Gas? Il poveretto mi sembrava alquanto messo male - fece Khetta divertita.
- Un paio di braccia in più non fanno mai male - concluse Aldea dirigendosi verso quello che doveva essere l'alloggio del Dai Mon.
Quando furono davanti all'alloggio, Khetta estrasse un tricorder:
- Rilevo due forme di vita. Sembrano Gas e il nostro amico.-
Aldea: - Bene, Modred, fa aprire la porta senza che nessuno se ne accorga -
- Per chi mi hai presa? Queste sono serrature magnetiche standard - e senza batter ciglio fece scattare le morse magnetiche facendo aprire la porta con un leggero sibilo.
Se la stanza dove erano state accolte era sembrata kitch, questa sembrava la regina del kitch.
Tutte le pareti erano decorate con ori e stoffe variopinte. Dal soffitto pendevano tende di stoffa semitrasparenti o lunghi pendenti lucenti.
In un angolo, riverso su una catasta di cuscini vi era il ferengi nudo.
Il lento ma regolare muoversi del petto indicava che stava solamente dormendo.
A pochi passi c'era Gas che stava cercando di reinfilarsi i vestiti.




:: Diario 006 : T'eyan - Sogni d'oro

Luogo: "Quarantasettesima regola", alloggio del capitano
Ora: 02,00
Data: 3 Marzo 2381

Il capitano della Quarantasettesima Regola si agitò leggermente nel sonno, attirando gli sguardi dei quattro pirati. Gas si bloccò con i pantaloni della divisa infilati a metà e una zampa a mezz'aria. Le donne trattennero il respiro, per evitare che gli ampi lobi del Dai Mon percepissero la loro presenza.
Leha gettò uno sguardo malizioso a Gas, e soffocando una risata afferrò un grosso cuscino di soffice lana pelosa, mettendolo a portata di mano del Ferengi. Questo lo trovò a tastoni, e - con un sorriso beato dipinto in faccia - lo abbracciò rimettendosi dopo poco a russare.
Gas riprese a rivestirsi con movimenti impacciati. Infine, ritrovò i sandali, li prese uno in ciascuna mano e - in punta di zampe - si diresse alla porta dell'alloggio, seguito dalle tre donne.
Aldea attese che Leha chiudesse la porta dell'alloggio del Ferengi, e si rivolse all'uomo:
"Mio povero Gas... Che cosa è successo? Non ha voluto prendere le pillole?"
Il gattone, lisciandosi il pelo arruffato, si erse in tutta la sua non alta statura:
"Quello che è successo là dentro non è affar tuo" - disse, dignitosamente - "Ma se vuoi saperlo, i casi sono due: o il Dai Mon Rekk è assuefatto agli allucinogeni, o il replicatore ha sbagliato i dosaggi di quelle tue pillole rosa."
"Non hanno funzionato!?" - fece Aldea, stupefatta
"Oh, si che hanno funzionato... Solo, non esattamente come avrebbero dovuto!"
Leha e Khetta si scambiarono uno sguardo eloquente, e scoppiarono in una risata fragorosa, mentre Aldea fissava il suo piccolo amico con occhi compassionevoli.
"Insomma!" - bofonchiò il gattone, piccato - "Io non ho mica chiesto com'è andata a voi con quei Ferengi!"
"Te lo dico subito, anche perché non è §ucce§§o proprio niente" - fece Khetta, sorniona - "Abbiamo avuto una fortuna del diavolo: i Ferengi §ono andati tutti appre§§o a T'eyan"
"T'eyan?" - disse Gas, perplesso - "Però! ...Avevo una opinione diversa dei Vulcaniani"
"A proposito di quei Ferengi" - esclamò Aldea - "Se le pillole sono state replicate male, adesso anche T'eyan potrebbe trovarsi in cattive acque. Dobbiamo tornare nella sala, e vedere che cosa le è accaduto."
"Ehi, tu!" - fece una voce dal fondo del corridoio - "Cosa ci fai qui?"

"Quarantasettesima regola"
Sala grande
Ore 02,00

Il primo ufficiale aveva scostato bruscamente il corpo addormentato del suo tirapiedi, buttandolo da un canto, e si era inginocchiato di fronte a T'eyan, iniziando a passare la lingua sugli altissimi tacchi degli stivali di lei. Un uomo le stava accarezzando la schiena con gesti impacciati attraverso l'aderente tuta nera. Un altro Ferengi le stava assaggiando il collo, mentre gli altri due stavano allungando le mani sopra il suo corpo intralciandosi e sgomitando l'uno con l'altro.
T'eyan doveva ricorrere a tutta la sua autodisciplina vulcaniana per non mostrare il disgusto che provava al sentire il fiato mefitico degli uomini attorno a sé. Finse di voler giocare con il primo ufficiale, puntandogli il tacco acuminato dello stivale sulle labbra, penetrandole, facendoglielo succhiare, e poi allontanandolo con una leggera pressione della suola.
Un sorriso misterioso aleggiò impercettibilmente sulle labbra di T'eyan, nel momento in cui notò che il primo ufficiale aveva barcollato a quella piccola spinta. Se procedeva tutto in maniera tanto liscia forse non avrebbe avuto neanche bisogno delle pillole di Aldea, rifletté. Sarebbero bastate le precauzioni prese con l'aiuto del dottor West prima di partire.
"Basta, adesso" - pensò - "Vi siete divertiti anche troppo per i miei gusti".
Il più pericoloso di quegli uomini era sicuramente quello che gli altri avevano chiamato il dottore. Era l'unico che avrebbe potuto accorgersi della sottile pellicola polimerica trasparente che proteggeva la pelle di T'eyan, e della tossina neurale che impregnava la sua lucida tuta nera, e gli stivali dal tacco altissimo... Quella tossina che adesso stava intorpidendo i movimenti del primo ufficiale, e che l'avrebbe fatto cadere impercettibilmente in uno stato di semicoma nel giro di pochi minuti...
T'eyan si concentrò sul dottore. Gli rivolse un sorriso smagliante - si era esercitata per ore di fronte ad uno specchio per imitare quella espressione per lei innaturale - e prese ad accarezzargli delicatamente i lobi, mentre cercava i punti adatti alla fusione mentale. Lui vibrò estasiato sotto le sue dita, ansimò, mentre lei entrava leggermente nei suoi gangli nervosi, stimolando al massimo la produzione di endorfine, finché queste non oltrepassarono il limite di guardia danneggiando il sistema nervoso centrale. L'uomo gridò di piacere, ansante, e si abbatté sul divano.
"E due!" - pensò T'eyan, lasciandolo scivolare in un sonno che era simile al coma.
Ne restavano solo altri quattro...

"Quarantasettesima regola"
Corridoio sezione alloggi
Ore 02,15

Un grosso Ferengi dalla voce cavernosa era sbucato dal fondo del corridoio e fissava il gruppo con fare sospettoso. L'uomo aveva una voluminosa frusta laser di modello antiquato appesa alla cintura. Aldea si mosse leggermente, ma si bloccò vedendo che la mano del Ferengi si era accostata bruscamente alla fondina da cui sporgeva il manico della frusta.
" Un membro - o forse addirittura il capo - della sicurezza della nave" - rifletté Aldea - "Non lo abbiamo visto, prima. Forse era il suo turno di riposo."
L'uomo si avvicinò facendo risuonare sull'impiantito il suo passo pesante. Il suo sguardo sdegnoso ignorò volutamente le donne, e si posò di nuovo su Gas, che si accorse con terrore di avere ancora un sandalo in mano e la tuta male abbottonata.
"Chi sei tu? E perché queste femmine vanno in giro vestite?" - domandò l'uomo, brutalmente - "Le femmine non hanno il diritto di vestirsi."
"Ah no?" - fece Khetta, irritata. Ti pareva, pensò la Tellarite, che dove§§imo incappare in un dannato Ferengi tradizionali§ta! §commetto che fa ancora ma§ticare il cibo a §ua moglie...
"Questa femmina sta parlando con me?" - disse minacciosamente l'uomo.
Aldea fece per intervenire, ma Leha la trattenne per il braccio, e dette uno spintone a Gas che sembrava incapace di spiaccicare parola:
"Ahi... Ehm" - ansimò il gattone - "No, stava parlando da sola. Io sono il capitano Jellicle della MorganA, e sono ospite del Dai Mon Rekk."
"Buono, quello!" - la smorfia di disgusto sul volto dell'uomo si approfondì - "E' una lurida femminuccia, che fa finta di essere un uomo. Se non fosse che ho guadagnato di più in otto mesi da capo della sicurezza del suo trasporto che in quindici anni da ufficiale della Flotta Ferengi, avrei già mollato quel lurido smidollato. Sei anche tu uno di quelli, vero?" - disse, aggiungendo epiteti volgari.
"Ehi, ma con chi credi di parlare?" - s'inalberò Gas, furente. L'uomo era armato e lo sopravanzava di tutta la testa, ma il pirata giurò a sé stesso che gli avrebbe fatto ringoiare tutti i suoi stolidi pregiudizi. Le sue zampe sfoderarono gli artigli, il suo sguardo selezionò rapidamente i punti dove colpire...
Aldea lo trattenne, sibilandogli all'orecchio:
"Ti ho detto che non voglio certe cose!"
"Parlo con te, bambolina!" - sputò l'uomo - "Cosa credi di fare? Ti faccio vedere io cosa sono gli uomini, pezzo di..."
La mano dell'uomo corse alla cintura, toccò la fondina, vi affondò le dita.
"Cosa...?"
La frusta era svanita.
Rialzò gli occhi, e vide Leha osservare l'arnese con occhio clinico:
"Dà un po' un'occhiata, socia..." - disse, rivolgendosi ostentatamente a Khetta.
La Tellarite face una smorfia:
"Puah! E' un modello di dieci anni fa, con la matricola limata e lo §cudetto fasullo. Roba che non vale neanche mezzo pezzo d'oro al mercato dell'u§ato."
"Ehi, lurida femmina" - sbraitò il Ferengi, facendo un passo minaccioso nella sua direzione - " Ridammelo subito!"
"Starà parlando con me?" - fece Leha, con tono falsamente ingenuo. Le fece eco la Tellarite, fulminando l'alieno con uno sguardo di sfida:
"No di certo: come potrebbe abba§§arsi fino a parlare con delle mi§ere donne?"
"Dammi quella frust..Ouch!" - il dolore dell'ipospray sul collo lo face voltare. Vide confusamente il volto della donna con i capelli bianchi, sentì le ginocchia che non gli reggevano, e si ritrovò a terra, incapace di muoversi. Tutto il suo corpo gemeva di dolore, ma non poteva gridare, chiedere aiuto. Il gatto rideva, le donne ridevano, ridevano di lui, e sprofondò fra le ombre dell'oblio. Lo raggiunse fra le tenebre ancora una voce, che pronunciava parole di cui non avrebbe saputo più dire il significato, ma il loro suono era:
"...Non ci darà più fastidio. Andiamo..."

Sala grande
Ore 02,19

L'uomo barcollava, senza più riuscire a controllare i movimenti. Sollevò gli occhi semichiusi per guardarsi intorno, ma perse l'equilibrio e si ritrovò in ginocchio:
"C-ci deve essere qu-qualcosa che non va nella grav-ità artificiale della nave..." - biascicò confuso, cercando inutilmente di rimettersi in piedi. Dopo due tentativi infruttuosi rinunciò ad alzarsi, e si trascinò in ginocchio verso uno dei divani:
"B-bissoggna che vada in ingegneria...A controllare. Sono o non sono il c-capo ingegnere?" - fece, ma nel movimento si imbatté nel corpo privo di sensi del primo ufficiale - "Q-Questo è interessante... Ma s-sciamo stati attaccati? B-Bisogna chiedere aiuto... "
T'eyan si liberò del corpo svenuto di un altro Ferengi, e raggiunse tranquillamente l'uomo. Si chinò su di lui, e prese a massaggiargli con delicatezza gli ampi lobi. Questo le sorrise, inebriato:
"T-tu s-hei buona... Aaah..."
Le dita di T'eyan percorsero la circonferenza dei lobi, fino ad arrivare alla spalla dell'uomo, cercando il punto giusto in cui premere.
"Buona notte..." - disse lei - "Sogni d'oro"
Il Ferengi sussultò, sotto la pressione della presa vulcaniana, e perse i sensi.
"Sei" - pensò T'eyan. Finora era andato tutto liscio, commentò, guardando i corpi svenuti dei Ferengi che ingombravano il pavimento.
"E' una fortuna che i Ferengi siano così abituati alle donne nude del loro pianeta, da trovare irresistibile l'idea di toccare una donna aliena attraverso il vestito" - rifletté - "La tuta di pelle intrisa di una tossina che agisce per contatto ha funzionato a perfezione. Però, adesso è meglio che la tolga. Se la protezione si deteriorasse o si strappasse, il veleno colpirebbe anche me"
Si sfilò di dosso l'aderente tuta nera, e tirò via dal proprio corpo la pellicola polimerica trasparente che il dottor West aveva realizzato per proteggerla dalla contaminazione della tossina.
Strappò uno di quei ridicoli drappi di un rosso sgargiante che decoravano la sala, e lo utilizzò per coprirsi. Non c'era tempo da perdere a fare questioni di eleganza.
Perquisì rapidamente i corpi dei Ferengi, e tolse loro i comunicatori: se si fossero risvegliati, non avrebbero dovuto essere in grado di dare l'allarme. Tutti i Ferengi avevano grosse borse con pezzi d'oro, tranne uno:
"Possibile che questo non avesse niente?" - scosse la testa - "L'unica spiegazione logica, è che fosse quello che stava con Modred Leha sul divano... Il passaggio della Bajoriana si riconosce sempre!"
Sul corpo del primo ufficiale trovò qualcosa che le fece inarcare un sopracciglio:
"Un disgregatore romulano?"
L'arma era evidentemente nuova, di un modello molto recente, di cui aveva sentito parlare ma che non aveva ancora mai visto. Romulus non vendeva le proprie armi alle altre razze: come faceva quel Ferengi a possederne uno?
Si ripromise di indagare sulla faccenda, appena avessero preso completo possesso della nave. Adesso, c'erano troppe cose da fare.
Premette il comando a distanza nascosto nel finto bracciale che aveva al polso, e dopo qualche istante, si trovò di nuovo nella MorganA. Si precipitò ad aprire le celle di stasi in cui erano congelati i sei pirati della Drakan.
Premette in sequenza i comandi delle celle. Johnson, West, T'Far, Ylah, Devi, ed Hayez uscirono fuori, massaggiandosi le braccia e le gambe per riattivare la circolazione.
"Forza, venite fuori!" - disse T'eyan - "Non abbiamo tempo da perdere"
"Che ne è degli altri?" - chiese Hayez, ancora mezzo anchilosato dalla stasi.
"Ci siamo separati" - rispose lei, rapidamente - "Io sono stata trattenuta da alcuni Ferengi, mentre Gas è stato invitato nell'alloggio del capitano. Aldea, Modred e Khetta si sono dirette nella sezione alloggi della nave. Non ci sono stati allarmi finora, ma non possiamo ancora usare le comunicazioni. Dovrebbero esserci ancora otto o nove persone di cui occuparsi."
"Trattenuta?" - domandò il dottor West, guardando sornione la tenuta del tattico - "Vedo che la tuta è stata utile..."
"Utilissima" - confermò la donna, tirando fuori da un piccolo contenitore di stasi delle armi, che distribuì all'equipaggio - "Ha avuto una ottima idea, dottore"
"Le mie idee sono sempre buone!" - rise l'umano - "Anche quando sono cattive! O perfide, come in questo caso..."
T'eyan si astenne dal commentare. Passò uno sguardo circolare sui pirati:
"Adesso dobbiamo agire in sincronia. Hayez, Devi e Ylah: voi trasportatevi in ingegneria e prendetene possesso. Il capo ingegnere è già fuori combattimento, e là non ci può essere che un assistente, a quest'ora di notte. Noi altri andremo in plancia. Avete le armi, ma non fate fuoco se non è strettamente necessario. Tutto chiaro? Si? Allora, andiamo..."




:: Diario 007 : Sant'Andrea

Luogo: Giungla amazzonica anno 2000
Ora: 11,00
Data: 3 Marzo 2000

- Ice! Prendi la radio e spostati da quella parte... voglio sapere dove diavolo ci hanno mandati questa volta. - L'uomo che aveva parlato fece cenno ad un giovane biondo che scattò prontamente rispondendo con un secco "Si signore!".
- Voglio uomini su tutto il perimetro finché non riceviamo le nuove informazioni... muovetevi branco di lavativi! non voglio trovarmi addosso qualche bestiaccia strana... ribelli compresi!.
Le risposte in questo caso furono varie e alquanto pittoresche segno evidente che il giovane "Ice" non aveva ancora avuto il tempo di ambientarsi con il gergo della squadra alla quale era stato assegnato.
- Sant'Andrea! Dove si è cacciato quel bastardo! - Il sergente si guardò intorno cercando di intravedere il volto del suo uomo nella folta vegetazione.
- Dovunque tu sia maledetta "Ombra", datti da fare... voglio un'esplorazione all'esterno del perimetro... muoviti!
Ancora una volta il sergente grugnì... sapeva bene che il suo uomo era a portata di orecchio... si sedette su un tronco abbattuto e cercò le sigarette nella tasca della giacca mimetica... "Maledizione!", pensò furioso frugando ovunque... doveva averle perse mentre strisciavano in questa maledetta giungla... Lazarus si allontanò da lui sorridendo, il pacchetto di Marlboro trattenuto con i denti.

Non era molto preoccupato, a dire la verità non stava assolutamente pensando a quello che faceva... sapeva bene che quella era solo un'esercitazione, la facevano una volta al mese.
Lazarus Sant'Andrea uscì dalla vegetazione e si guardò attorno, amava la giungla, amava quel luogo verdeggiante che gli permetteva di sfruttare a pieno le sue notevoli doti... non era un montato, uno di quelli che si vantava di quello che sapeva fare, però gli piaceva quando i suoi commilitoni lo chiamavano L'Ombra... era bello sentirsi apprezzati.
Incrociò lo sguardo con Stephen quando questi alzò gli occhi dalla rivista Playboy che stava leggendo con la schiena appoggiata ad un tronco. L'uomo lo guardò per un attimo e poi si guardò attorno come se non l'avesse visto.
- Tranquillo fratello, tu non vedi me, io non vedo te - gli sorrise Lazarus divertito.
- Perchè non provi ad entrare a casa di questa... - gli chiese l'altro voltando la rivista e facendo in modo che il paginone centrale si aprisse.
- Potrebbe essere una buona idea! - ribattè Lazarus immergendosi di nuovo nella vegetazione.

Erano arrivati quella mattina e come al solito avrebbero dovuto attraversare diverse miglia prima di raggiungere di nuovo il luogo d'imbarco e tornare a casa... una semplice missione di addestramento, niente di spettacolare. Alle volte si aspettava qualcosa di più impegnativo... era un adrenalina dipendente? Amava così tanto il pericolo? No... forse era soltanto la situazione, quello stato mentale nel quale si immergeva automaticamente per far fronte a qualsiasi evenienza, sempre pronto, sempre all'erta...
- OSSIGNORE! - urlò cadendo a terra per la sorpresa quando, scostando delle liane, si ritrovò di fronte una mostruosa faccia di pietra... la contemplò per un attimo poi sghignazzò... sempre pronto... sempre all'erta...
- Ciao amico! Che ci fai da queste parti? A donne come siamo messi? - Le mani del soldato seguirono i contorni della faccia di pietra seguendone il profilo e ammirandone la fattura... si guardò attorno, pochi metri più a sinistra e indietro ce n'era un'altra... anche a destra.
Si mosse per mettersi al centro di quel triangolo e contemplò le facce che parevano osservarlo con i loro ghigni divertiti... se fosse stato un film adesso sarebbe accaduto qualcosa di strano... il terreno cedette sotto di lui.
- Appunto... - borbottò Lazarus rialzandosi dalla maleodorante fanghiglia che ricopriva il suolo della piccola caverna nella quale era caduto... il fatto che l'apertura fosse solo ad un paio di metri lo rincuorò
- Almeno questo... con il culo che mi ritrovo è strano che non sia caduto per un centinaio di metri... -
Accese la torcia elettrica e la fece scorrere lungo le pareti... una trappola per animali probabilmente, ma poi notò lo stretto corridoio che si perdeva nell'oscurità, per entrarci avrebbe dovuto strisciare e anche così sarebbe stato difficile... no, non sarebbe entrato in quel buco nemmeno se glielo avessero ordinato...

- Accidenti a me... - Il terriccio si staccava dalle pareti dello stretto budello e imbrattava la sua pelle rimanendone attaccato per colpa del sudore. Il SEAL aveva dovuto togliere la divisa, rimanendo con i soli pantaloni, per riuscire a passare... quel posto assomigliava ad una tana di un serpente da quanto era stretta... ricacciò quell'ultimo pensiero... non voleva chiamare i guai come suo solito.
Finalmente il corridoio terminò e Lazarus potè finalmente alzarsi... la sala nella quale era entrato era certamente fatta dall'uomo, lui non era uno che si intendesse di queste cose, ma le pitture alle pareti e altre statue simili a quelle che aveva visto all'aperto, erano un chiaro segnale anche per lui.
Fece di nuovo scorrere la luce della torcia rivelando degli scalini che probabilmente portavano all'esterno... forse poteva passare da li', ma poi scartò l'idea... aveva visto tutti i film di Indiana Jones e non voleva cadere in qualche trappola. Spostò ancora la torcia finché il fascio di luce non bagnò con la sua luminosità l'entrata verticale di un altro pozzo... questa volta assomigliava ad un normale pozzo, uno di quelli che si possono trovare in un tranquillo villaggio... però un pozzo in quel luogo non lasciava presagire niente di buono.
- Come volevasi dimostrare... - borbottò guardando il fondo del pozzo distante una ventina di metri... come temeva era un pozzo sacrificale.
Il pozzo era cosparso di cadaveri... le ossa bianche erano semi affondate in una fanghiglia marcia e puzzolente, decine di piccole creature avevano fatto la casa in quel luogo...
- Beh! Tutti i gusti sono gusti... Che diavolo è quella? -
Quella si rivelò essere una piccola pietra, della grandezza di un nocciolo di pesca, poggiata in perfetto equilibrio su una fine colonna di pietra che usciva dalla fanghiglia... ad una prima occhiata pareva un piccolo altare... quando la luce colpì la pietra, questa rimandò dei riflessi incredibili.
- Bel pezzo di bigiotteria! Se fossi stupido mi calerei giù e la prenderei... ma io non sono stupido! - Intanto che Lazarus stava borbottando sulla sua salute mentale, con le mani stava abilmente costruendo un cappio e lo stava legando ad una delle statue di pietra, poi gettò la fune restante nel pozzo e vi si calò a testa in giù finché i suoi occhi non furono all'altezza della pietra... vista da vicino era ancora più bella... chissà che roba era, non aveva mai visto una pietra del genere... allungò la mano ma si fermò... sotto di lui un topo si mosse rivelando la sua presenza, segno evidente che la pietra non era pericolosa... fosse stata roba radiattiva o velenosa, li' sotto non ci sarebbe stato niente di vivo, ma perchè allora quei corpi? Allungò una mano protetta dai guanti e scalzò dal terreno un teschio osservandolo alla luce della torcia... il cranio presentava una frattura sulla fronte, segno evidente che le vittime venivano gettate già morte all'interno del pozzo.
- Tanto lo so che succederà qualcosa di irreparabile - esclamò afferrando la pietra e strizzando gli occhi aspettandosi qualche disastro... non successe niente - Non ci credo? - sorrise riarrampicandosi verso l'alto.
- Sicuramente non è niente d'importante se ancora non mi è scoppiata in faccia... - si mise la pietra in una tasca dei pantaloni e si rimmerse nel cunicolo... almeno questa esercitazione era servita a qualcosa... il governo di quel paese sarebbe stato felice di conoscere la presenza di quel tempio.

Sotto di lui, nel pozzo, sotto il marciume e i corpi di centinaia di vittime, una pietra uguale a quella che aveva trovato, ma delle dimensioni di un camion, iniziò a pulsare...

**Giungla... alcuni minuti dopo**

- Che schifo! Ma tu guarda come mi sono conciato! - Lazarus guardò il suo corpo coperto dai mefitici liquami e sospirò rassegnato, trasse dalla tasca la pietra e la osservò alla luce del sole.
Era splendida, i riflessi azzurri che mandava erano quasi ipnotici... l'uomo prese un pezzo di cuoio e con il coltello si fabbricò un laccio, legò la pietra e se la mise attorno al collo...
- Carina... - Raccolse la sua roba e si girò verso nord... se non si sbagliava da quella parte c'era un ruscello... li' avrebbe potuto lavarsi da quella sporcizia.
Il ruscello c'era... sapeva di non sbagliarsi mai, il suo senso dell'orientamento era eccezionale... non si ricordava di aver mai guardato una bussola quando era in missione... poi sorrise quando ripensò al come si era perso nel giardino della casa dei suoi genitori... - Bhe! Era un grande giardino! - si spogliò completamente immergendosi nelle gelide acque del ruscello.

La pietra nel tempio pulsava... percepiva la mancanza della piccola gemma.

L'acqua era fredda e Lazarus impegnò i primi attimi per abituarsi a quella sensazione prima di iniziare a sfregarsi la pelle.

La pietra sentiva che la sua controparte si era allontanata... non poteva permettere questo.

- Boia se è fredda! Forse mi verrà un raffreddore con i fiocchi... Beh! dopotutto non mi è ancora successo nulla stamattina... caduta esclusa naturalmente -

L'anaconda di 12 metri entrò nell'acqua silenziosamente.

- Adesso è l'ora di rientrare alla base... ho fatto pure il bagnetto... mai avuta una vacanza così... -

L'anaconda attaccò, le sue spire si legarono attorno agli arti dell'uomo stringendolo in una morsa d'acciaio. Lazarus passò dalla rilassatezza alla condizione di guerra in un batter d'occhio... dopotutto era un SEAL, il governo aveva speso milioni di dollari nel suo addestramento e lui era una macchina addestrata ad uccidere... guardò in direzione dei suoi vestiti e notò sconsolato che il coltello era appoggiato su di essi... alcuni metri oltre la sua portata.
- E ora che gli faccio ad un anaconda di 12 metri? lo prendo a morsi? - Le battute erano all'ordine del giorno per lui, questa poteva anche essere la sua ultima battuta... e se doveva morire voleva andarsene con stile... - Che culo! Che mi può capitare di peggio? -

La pietra lanciò il messaggio... la sua piccola gemella esplose.
Lazarus e l'anaconda scomparvero in un lampo di accecante luce azzurra... il ruscello tornò quieto.

"Quarantasettesima regola"
Turbo ascensore
Ore 02,35

Erano tutti stipati nel turbo ascensore: T'eyan, West, Khetta, Gas, Leha e Aldea.
T'far e Johnson erano rimasti indietro per tenere sotto controllo la zona... non si aspettavano che ci fossero altri in giro per la nave, ma era sempre meglio essere prudenti.

- In plancia ci dovrebbero essere i quattro membri dell'equipaggio che mancano... state attenti, come vi ho detto non voglio incidenti ma... pensiamo alla nostra di pelle prima di tutto. - Aldea parlava mentre era indaffarata a legarsi i capelli dietro la testa con una stretta treccia.
- Abbiamo capito! Lo sapete che siete ripetitivi? - Modred Leha sbuffò.
- E' necessario quando nel gruppo ci sono persone che si comportano in maniera illogica - ribattè fredda la vulcan
- Visto Gas, ce l'hanno tutti con te! - ribattè con tranquillità la bajorana.
- Io? Che vuol dire che ce l'hanno con me... senti ragazzina - iniziò quest'ultimo gonfiando il pelo.
- Smettetela tutti! Non è il momento... siete pronti? - li bloccò Aldea guardandogli negli occhi... tutti fecero cenno affermativo - West riattiva il turbo ascensore... - West armeggiò un attimo e il ronzio si fece risentire.

- Al mio tre... - Tutti rimasero con il fiato sospeso mentre attendevano che l'ascensore aprisse le sue porte nella plancia... con un sincronismo perfetto, al 3 di Aldea le porte si aprirono vomitando pirati spaziali nella plancia... qui vi erano quattro Ferengi che li guardarono sorpresi mettendo mani alle armi.

- Ne§§uno §i muova o vi §palmo §u una con§olle! - gridò la tellarite sollevando la sua arma e puntandola verso quello che pareva il capo del quartetto.
- Vi spalmo? - borbottò Leha.
- L'ho vi§to in un olofilm... era tanto che a§pettavo di dirlo! -

E fu in quel momento che scoppiò l'inferno... un'accecante luce azzurra esplose letteralmente sulla plancia della nave ferengi... il gruppo dei pirati fu accecato e furono costretti a ripararsi gli occhi.
I membri della Quarantasettesima regola furono i primi a riprendersi dalla sorpresa dato che il lampo di luce era apparso alle loro spalle.
- Gettate le armi! - urlò il brutto alieno... i pirati non poterono che obbedire, non riuscivano a vedere niente... scintille azzurre danzavano ancora nel loro campo visivo.

- Che diavolo è questo posto? - Una voce umana distolse l'attenzione del ferengi il quale si voltò immediatamente... Gas, Aldea e T'eyan si gettarono a terra all'unisono, raccolsero le armi e spararono quasi alla cieca inondando la sala di fasci luminosi...
Il ferengi rimasto si voltò... prese di mira Aldea e stava per sparare... niente avrebbe potuto fermarlo... tranne un anaconda di 12 metri che gli si attorcigliò attorno preso dal panico... la forza dell'animale era tale che sbriciolò il piccolo corpo in un attimo.

I pirati si alzarono facendo correre lo sguardo per la sala... al centro di essa, con uno sguardo inebetito, stava in piedi un uomo dai lunghi capelli e dal fisico atletico... i muscoli danzavano sotto la pelle anche mentre rimaneva fermo... era bagnato dalla testa ai piedi, rivoli d'acqua correvano seguendo i solchi delle cicatrici... tutte le armi dei pirati si piantarono su di lui... l'uomo si guardò attorno osservando sempre più frastornato le donne dai vestiti appariscenti e in particolare lo strano umanoide dalle sembianze feline... non pareva preoccuparsi della sua nudità.

- Quanto sono nei guai? Da uno a 10? - borbottò portando le mani sopra la testa in segno di resa.
La tellarite fece scorrere lo sguardo sul corpo dell'uomo e sorrise - Io direi 11 - fece l'occhiolino alla sua compagna Bajoriana...
- Forse anche 12 - le sorrise questa di rimando.




:: Diario 008 : Modred - SORPRESA!

Luogo: "47° Regola"
Ora: ... poco dopo l'entrata in scena di Lazarus
Data: 3 Marzo 2381

"Qualcuno potrebbe darmi qualcosa con cui coprirmi?"
Lazarus, superato lo stupore iniziale, cominciò a sentire quella strana sensazione che qualcuno chiama... come si dice? Pudore...ecco.
"Oh, sì.. . devo avere un berretto da qualche parte..." disse la Bajoriana facendo finta di perquisire le enormi tasche della sua casacca in modo distratto.
"Hi! Hi! Hi!" aggiunse di rimando la Tellarite sgomitando alla sua compagna.

Aldea sbuffò esasperata. Quella strana missione aveva assunto dei contorni che potevano ben adattarsi ad una commedia e nessuno pareva aver preso sul serio l'equipaggio di Ferenghi. Viste le recenti avventure dei pirati di Jolar'Nat durante l'ammutinamento, pensò di non calcare la mano e che probabilmente, oltre ad un buon bottino, un'atmosfera picaresca e goliardica era quello che ci voleva per risollevare il morale abbattuto di quel gruppo di lestofanti.
La sua tuta aderente non aveva accessori superflui da offrire a quello strano umano, così, visto che metà del gruppo era occupato a perquisire la plancia e tenere sott'occhio l'anaconda e l'altra metà a ridacchiare, slacciò il lungo foulard che le stringeva i capelli in una treccia e lo gettò a Lazarus.
"E' abbastanza?" disse con un leggero sorriso che rivaleggiava con la pericolosità dell'anaconda.
Lazarus lo afferrò al volo e se lo avvolse ai fianchi piuttosto goffamente in un rudimentale gonnellino mentre un coro di proteste si levava da Modred e da Khetta.
T'eyan incrociò le braccia e si rivolse alle due piratesse.
"Bene. Adesso che abbiamo risolto il problema dell'umano, volete riprendere il vostro posto?"
"Giusto! Vado a dare un'occhiata alla cambusa!"
"Grunt!" grufolò Khetta "Hey! §tavamo solo riprendendo fiato!"
"Credo che vi siate prese abbastanza tempo per riprendervi dagli eventi" La Vulcaniana alzò un sopracciglio inquisitorio.

L'umano si guardò attorno e scrutò le quattro strane donne. Quella che aveva parlato per ultima sembrava essere venuta fuori da uno di quei vecchi telefilm di fantascienza degli anni sessanta, aveva le orecchie appuntite come un elfo e un paio di gambe lunghissime che in un altro momento lo avrebbero fatto gettare in ginocchio implorando pietà. La donna che aveva emesso una specie di grugnito aveva una collezione di curve mozzafiato che sembravano sfidare la forza di gravità e un curioso musetto ... stranamente porcino. Quella più bassa era flessuosa come una gatta, aveva uno sguardo felino tra il malizioso l'impertinente che avrebbe imbarazzato anche il più navigato dei marinai... e un naso con alcuni bozzi alla base. La donna che sembrava comandare quella accozzaglia di persone era ancor più strana, una pantera dai capelli argentati e dall'aria molto letale.
Per un attimo ebbe l'impressione di essere capitato sul set di un episodio di Buck Rogers...
Lazarus sentì una strana sensazione di calore alle gote e cominciò a realizzare che per quanto incredibile potesse sembrare... dalla giungla afosa del sud America... era finito su un'astronave che stava galleggiando nello spazio ed era circondato da quello che sembrava un gruppo di alieni...
"Ipotesi numero uno: Ho battuto la testa, sono morto e questo è l'inferno, popolato da donne strane ma belle che in questo momento mi vedrebbero molto bene appeso per i piedi su una graticola.
Ipotesi numero due. Sono svenuto e sto sognando.
Ipotesi numero tre: E' una candid camera."
Lazarus scartò la prima visto che poteva immaginarsi inferni molto peggiori di quello... Si dette un pizzicotto e quindi eliminò anche la seconda ipotesi.

"hem... " Si schiarì la gola discretamente
"Lavoro, lavoro, sempre lavoro! Mai un attimo di svago" sbuffava scherzosa la Bajoriana.
"HEM..."
"Non è svago, ti ricordo che devi infrangere la sicurezza del computer di bordo prima che i Ferenghi rimasti si riorganizzino e ci blocchino l'accesso" replicava atona la Vulcaniana.
"Ah-HEM!"
"CHE C'E'??!" quasi gridarono le piratesse all'unisono.
"Beh... che siamo su un'astronave l'ho capito guardando da quella specie di oblò laggiù... ma... si può sapere che diavolo è successo alle vostre facce?" azzardò l'umano in un moto di incoscienza.
Istintivamente le donne si portarono una mano sul volto controllando se vi era effettivamente qualcosa fuori posto.
"Lo §apevo che dovevo portarmi dietro le creme!" sospirò la Tellarite presa leggermente dal panico.
"Cioè... siete nati così ? Con quei rigonfiamenti e quella roba strana attaccata?"
T'eyan sbarrò gli occhi e anche se ciò sembrava impossibile il suo sguardo divenne di un freddo siderale peggiore dell'esterno della 47° Regola. Khetta scoppiò in una grufolante risata.
"Amico..." disse Modred avvicinandosi a lui ancheggiando in modo caricaturale "Anche tu hai un sacco di rigonfiamenti... ma noi abbiamo avuto il buon gusto di non fartelo notare" Girò su se stessa e si diresse verso il quadro comandi.
"In quanto alla roba strana attaccata addosso..." aggiunse T'eyan "...Ti consiglio di badare alla tua se ci tieni sul serio. Khetta... tienilo d'occhio finché non avremo capito da dove è saltato fuori" disse la Vulcaniana.
"Gruf! Sarà un piacere!" La Tellarite gli fece un occhiolino di derisione e Lazarus riconsiderò seriamente la prima ipotesi.
Il marine sebbene insospettito dall'incredibile realismo dello scherzo televisivo non si rassegnava.
"Hey! Ho capito tutto! Dov'è la telecamera nascosta? Dai ragazzi, il gioco è bello finché dura poco!"
Khetta si voltò verso Gas roteando l'indice all'altezza della tempia e sillabando silenziosamente la parola "SVI-TA-TO".
"Io ne ho abbastanza di questa roba! Steve, Ice! E' stata un idea vostra? Giuro che quando vi metto le mani addosso..."
"SANTI PROFETI!" urlò all'improvviso Modred che fino ad allora si era dedicata al decriptaggio del computer.
West si avvicinò alla Bajoriana "Problemi? Il sistema ti ha esclusa?"
"No... le farneticazioni di quel tipo mi hanno fatto perdere la concentrazione e mi si è rotta un'unghia mentre cercavo di forzare il pannello X43!"
Il pirata fu indeciso per qualche attimo se sparare alla Bajoriana o all'umano seminudo.

=^=

Nello stesso momento T'far e Ylah una volta preso il controllo della sala macchine avevano ceduto alla proverbiale cupidigia degli appartenenti alla fratellanza e stavano esplorando la stiva di carico... solo per assicurarsi che i Ferenghi non provassero a boicottare la merce o a espellere il tutto nello spazio... beninteso...
Con gli occhi che brillavano quasi quanto quelli di un Ferenghi che sente di aver imbrogliato il proprio cliente aprirono una delle casse pressurizzate. I loro larghi sorrisi si congelarono lentamente e la mascella si accasciò sul petto.
"Uh-hO.." fece T'far con un fil di voce.
"Puoi ben dirlo... lo sai che significa quel sigillo?" disse Devi con gli occhi sbarrati dall'incredulità.
"Che è roba che scotta... e che siamo nei guai..."
"E saremo noi a dirlo al capitano?"
"Sei diventata matta?"
Richiusero frettolosamente la cassa e si allontanarono.

=^=

"E tu pensi alle tue unghie in un momento simile??"
"Visto che sono penetrata quasi subito nella griglia primaria ho pensato di dedicarmi alla manicure. Santi profeti, Dottore ... ma quanto è stressato..."
L'uomo ebbe una contrazione muscolare alla mano in cui teneva il phaser.
"Ehm... Dottore, ricordi il giuramento di Ippocrate..."
"Volete smetterla di battibeccare? West! Mi meraviglio di lei! Modred escludi altri interventi ai comandi principali e dammi una mappatura sulla base dei sensori interni. Se è rimasto qualcuno dell'equipaggio dobbiamo trovarlo."
"Insomma... non è una candid camera, eh?" disse di nuovo Lazarus con un espressione assai più preoccupata di quando era arrivato.
"No" rispose freddamente Aldea "Qualunque cosa sia."




:: Diario 009 : Jolar'Nat

Luogo: Revenge
Ora: 02,00 circa
Data: 3 Marzo 2381

Revenge, approssimativamente quando appare Lazarus sulla 47° Regola.

Tip... tip... tip... tip... Jolar'Nat tamburellava nervosamente sulla consolle della navetta aspettando il segnale convenuto.
- Secondo te è andato storto qualcosa? - chiese il gigantesco orioniano al suo fianco. - Magari non hanno abboccato e le hanno catturate. -
- Stai scherzando vero K'Tar? Quelle quattro assieme riuscirebbero a catturare un cubo borg se ne avessero l'occasione... no, ...sicuramente se la stanno prendendo comoda e giocando con quei poveri ferengi. -

Nella cabina anteriore del runabout entrò in quel momento Santiago ridendo come un pazzo:
- Ah ah ah... veramente una bella invenzione ah ah ah... i miei complimenti Kevin. -
Dietro al pirata sghignazzante avanzò un Kevin dall'aria mortificata, reggendo uno strano aggeggio ricoperto di collegamenti ottici e chip.
- Signori e signore ho l'onore di presentarvi l'Archimede della Fratellanza, il Cochrane del 24° secolo ...KEVIN !!!!-
Santiago fece un inchino beffardo rivolto al suo compagno e si scostò perché il capitano e K'Tar lo vedessero. Kevin, il cui viso era ormai di una bella tonalità porpora, scagliò di scatto l'apparecchio verso il suo canzonatore, che sempre sghignazzando, lo schivò agilmente per poi uscire dalla cabina.

- E' forse andato storto qualcosa? - chiese K'Tar con una voce grondante miele.
- Spiritoso!... Già il mio apparecchio... dovrò perfezionarlo...-
- Ma come, pareva perfetto quando hai intercettato e decodificato il primo messaggio. -
- Sì... bè... già... ma quando ho cercato di decodificare anche il resto... bè non è andata altrettanto bene. -
- Cosa vuoi dire? Il messaggio non era esatto?-
-No... cioè forse... non lo so... insomma non funziona... il decodificatore non è sicuro.-
- Cosa ti è uscito alla seconda prova? Potrebbe essere importante.-
- Non capisco perché insisti K'Tar, non funziona e basta! Fate conto di non avere mai sentito parlare del mio apparecchio! Quindi non vedo perché insistere ancora.-
- Oh potrebbe essere importante, vero capitano, magari si tratta di un messaggio cifrato e dovremmo analizzarlo attentamente. -
Le teste dei due pirati si voltarono verso il capitano che osservava divertito la discussione e ad un suo cenno Kevin, pur facendo una smorfia, consegnò un DiPAD all'orioniano e usci' subito dopo, maledicendo il fatto di non avere una porta da sbattere.

K'Tar rivolse per alcuni istanti la sua attenzione al DiPAD e man mano leggeva, più il suo sorriso si allargava:
- Una torta alle scaglie tocar... eh... eh... eh... un vero pericolo per il nostro colpo.-

Proprio in quel momento un fascio concentrato ma breve di neutrini colpì la Revenge.
-Il segnale...hanno preso la nave... brave ragazze! K'Tar comunica agli altri di stare pronti, usciremo dalla nebulosa tra un minuto.-
La Revenge sbucò dalla nebulosa lasciando dietro di sé una scia di materiale gassoso e si avvicinò alla 47° Regola che transitava in quell'area proprio in quel momento.

Poco dopo sulla 47° Regola.

Jolar'Nat e Aldea procedevano affiancati verso la stiva di carico
- Bene, avete fatto un ottimo lavoro, quando avremo finito di controllare il carico incarica T'Far e Devi di portare i ferengi sulle navette, li trasporteremo a Togartu e poi chiederemo un riscatto.
Cosa sai dirmi di questo Lazarus?-

- Un soggetto interessante sotto molti punti di vista!-
J'N si fermò e osservò la donna alzando un sopracciglio:
- Non intendevo "quel" punto di vista, cosa pensi della sua storia? -
- Oh... dovresti essere più preciso nelle tue domande capitano... comunque dice di venire dal XX° secolo e di non sapere un accidente di niente sul come è arrivato fino a qui; sembrerebbe sincero, pareva stupito dell'aspetto di alcuni di noi e ignora praticamente ogni tecnologia presente sulla nave.
Mi sembra in gamba e pertanto potrebbe anche aver mentito ed essere una trappola.-
- Parlerò con lui in seguito, se dice la verità lo lasceremo in qualche colonia o avamposto federale, se ne occuperanno loro. Ora apriamo queste casse .-

... dopo varie casse aperte...

- Mhh... casse di cibi tipici dell'impero, birra romulana... certo sono merci che si vendono bene ovunque in territorio federale, ma non è niente di particolare... perché diavolo Lorack mi ha passato questa soffiata? E perché tutte quelle precauzioni nella rotta del cargo? -
- Non so, apriamo le 3 grosse casse rimanenti. -
...
- Vestiti vulcaniani?-
- Questa non è una cassa normale, ...parrebbe un contenitore di stasi criogenia..-
- Aprila. -
All'interno in uno stato di sonno indotto c'era un corpulento romulano.
-Chi diavolo è questo tipo? ...Gas... Gas... porta in plancia il capitano ferengi... -
Dall'altra parte del comunicatore arrivò un lungo soffio arrabbiato:
- Non può farlo qualcun altro?-
- Sbrigati Gas... voglio chiarire alcune cose.-
Rivolgendosi ad Aldea:
- Cosa diavolo ha? E' successo qualcosa che mi sfugge? -
- Fattelo raccontare da lui se ci riesci, con noi non parla. - E sorrise impercettibilmente.
- Ok... ora chiama West e fai scongelare questo tipo, poi fammi sapere quando si riprende.-

Nel frattempo nella piccola plancia della 47° Regola

La testa di Modred sbucò dalla porta della plancia, la bajoriana si guardò intorno e individuato il suo bersaglio entrò disinvolta; Kevin stava familiarizzando coi comandi della nave e non si accorse della giovane, Leha si avvicinò e a pochi passi chiamo' il compagno:
- Ti ho trovato Kevin. -
L'altro si girò col viso ancora imbronciato:
- Si? -
- Avrei bisogno di te... domani è il compleanno del dottore, stiamo preparando una festa a sorpresa, ma ci manca solo una cosa e volevo chiedere il tuo aiuto?-
- Dimmi .-
- Tu dovresti saperlo bene... le gemme di tocar per la torta di compleanno vanno aggiunte prima o dopo la cottura?-
La faccia di Kevin divenne di fuoco e la sua mano corse al disgregatore che portava al fianco, mentre gorgogliava parole poco piacevoli all'indirizzo degli antenati della bajoriana troppo arrabbiato per essere comprensibile.
Modred era già a metà corridoio quando la prima scarica si infrangeva sulle porte della plancia e parole di fuoco, questa volta molto chiare, si intrecciavano alla risata cristallina della ladra.




:: Diario 010 : Khetta

Luogo: Sul mercantile ferengi "47a Regola"
Ora: 02,30 circa
Giorno: sempre lo stesso, 3/3/2381

A bordo della "47a Regola"

Leha rispuntò in plancia di lì a poco, ancora rossa in viso per la corsa... e più che altro, per le risate.
"A§, rie§§oti qua", esclamò Khetta, incuriosita. "Ma §os'era poi §uella §osa §he dovevi a§§olutamente dire a §evin?"
La Bajoriana soffocò a stento un nuovo attacco d'ilarità, prima di soffocare lei stessa per il gran sghignazzare. "Lascia stare", disse infine, agitando con noncuranza una manina. "Il nostro Kevin sta perdendo il senso dell'umorismo... EHI, GAS!", saltò su improvvisamente, vedendo il grosso Temmincki che sospingeva davanti a sé il prigioniero ferengi legato come un salame. "Ma ti fa così paura? Guarda che, impacchettato com'è, puoi anche arrischiarti a camminargli davanti... o vuoi che ti procuri una cintura di castità, prima?"
L'alieno felinoide rizzò il folto pelame arancione e soffiò in direzione dell'irriverente ladruncola, ma non disse nulla, accorgendosi dell'espressione dura e determinata che il capitano stava mantenendo in mezzo a tutto quel bailamme.
"Eccoti il prigioniero", si limitò ad annunciare, tutto compunto. "E se ti serve una mano nell'interrogatorio di questo fiorellino... non fare complimenti..." aggiunse con un ghigno sadico, facendo scorrere il dorso lucido di uno dei suoi unghioli retrattili lungo il perimetro del lobo destro del Dai Mon.
"Ehm... §as... ma ti rendi §onto di §uello §he gli stai facendo?", domandò ridacchiando la Tellarite, sia per via dell'involontario stimolo erotico a cui il gattone stava sottoponendo il Ferengi, sia per il fatto che Laz, dopo aver passato gli ultimi cinque minuti a rivolgere sorrisi smaglianti a tutti gli spigoli della stanza, aveva appena tentato, con mossa repentina, di afferrarle il grugno.
"Insomma! Adesso BASTA!", ordinò perentorio Jolar'Nat.
Le ragazze ammutolirono all'istante, mentre il pirata fend si rivolgeva, con calma studiata, all'impotente Rekk: "E ora, signore... credo che noi due ci intratterremo con una lunga, lunga chiacchierata. Mi dica pure... sono tutto orecchi. Uhm, non che la stia prendendo in giro", aggiunse beffardamente.
Contrariamente a tutte le aspettative, il Dai Mon ebbe un sussulto di dignità. "Te lo puoi scordare, farabutto!", sibilò con disprezzo, senza peraltro ottenere alcuna differenza apprezzabile rispetto alla sua parlata usuale. "Non ti dirò niente. Né a te, né a quelle zoccole delle tue socie, né a questa bugiardona!", disse, accennando con l'enorme cranio in direzione di Gas.
"Però, è §oraggioso!", sussurrò Khetta, ammirata.
"Altroché!", approvò la Bajoriana. Poi, dopo aver tirato la coda al Temmincki per richiamarne l'attenzione, scandì silenziosamente: "Sei proprio sicuro di non volergli dare una possibilità?"
"Non faccio mica quel mestiere lì, io!", sibilò di rimando il grosso felino, solo per essere fulminato sul posto da un'occhiata severa di Jolar'Nat.
Il capitano dei pirati stava ancora fronteggiando il Dai Mon, con gli occhi fissi in quelli del prigioniero. "E così, credi di poter opporre resistenza, vero? Aldea", chiamò, volgendo bruscamente le spalle al Ferengi per preparare l'entrata della sua fida aiutante. "Da quanto tempo è che non ti eserciti con i pugnali?"
"Troppo", rispose con un sorriso la donna, facendosi avanti sinuosamente con le armi bene in vista. "Ma è come pilotare una navetta... una volta che hai imparato, non puoi veramente dimenticarti come si fa!"
Si accucciò sulle ginocchia, in modo da portare i suoi occhi alla stessa altezza di quelli del Ferengi. "Allora, piccoletto... sei pronto a giocare con me?"
Il Dai Mon Rekk, pur se comicamente impacchettato, si erse in tutta la sua trascurabile statura e fece del suo meglio per gonfiare il petto, in una convincente esibizione di sdegnosa superiorità. Poi, con un raschio disgustoso, sputò un grumo di saliva catarrosa sulla guancia d'ebano della piratessa.
Rapido e letale, lo stiletto di Aldea lampeggiò contro la gola del contrabbandiere, nel punto in cui una minima pressione sarebbe bastata all'umana per recidergli la giugulare.
"Tu! Insetto schifoso!", sibilò la donna, con una calma glaciale. "Come hai osato? Come-" Si voltò di scatto, sentendo una mano salda che le aveva afferrato la spalla. Trattenne a stento l'istinto di colpire chiunque avesse osato fermarla... ma non discusse il muto ordine del suo capitano. Si fece da parte, altera, dardeggiando verso il Ferengi un'occhiata foriera di torture inenarrabili.
Jolar'Nat sospirò platealmente. "Ecco, vedi? L'hai fatta arrabbiare. Fa paura, vero?", esclamò, strizzando l'occhio al suo primo ufficiale.
La risposta di Aldea fu pacata, eppure minacciosa. "Non offuscherò il fulgore delle mie lame con il sangue di questo meschino vermiciattolo!", scandì. "T'eyan!", ordinò poi seccamente, accennando col pollice alla Vulcaniana di avvicinarsi al prigioniero.
"Non guardare me, Aldea!", disse placida l'addetta al Tattico, inarcando elegantemente un sopracciglio. "La conformazione particolare dell'encefalo ferengi inibisce la fusione mentale. E se me lo permetti, non vedo la logica del tuo ostentare atteggiamenti seducenti nei confronti di un essere verso cui non provi alcun interesse".
Lo sguardo di Aldea fece scendere la temperatura della stanza di diversi gradi, ma non bastò a sconvolgere il distacco di T'eyan, che lo sostenne imperturbata.
"Ragazze, vi prego!", sibilò il Fend, minaccioso. "NON ORA, Gas!", abbaiò poi, voltandosi di scatto verso il Temmincki, che si stava schiarendo rumorosamente la gola in un momento quanto mai inopportuno.
"Sì, scusa Capitano, ma stavo quasi pensando che... se proprio vogliamo che quella checca parli... perché non lo paghiamo?"
Jolar'Nat ammutolì. Aldea e T'eyan mantennero la loro aria altezzosa, ma solo grazie alla pigmentazione della loro epidermide, che nascondeva il loro imbarazzo. Khetta e Leha, che avevano seguito l'intera vicenda con gli occhioni sgranati, eruppero in un applauso spontaneo. Laz, che di tutta quella faccenda ci aveva capito poco e niente, le imitò.
Poco più tardi, nella Sala Conferenze della 47a Regola

"...e così, ho accettato di imbarcare un contenitore in più, e di far giungere quel centurione entro i confini dello spazio federale".
Il Dai Mon fece un ampio sorriso, mettendo in mostra una fila di denti storti e appuntiti. "Ecco, questa è tutta la storia... a quando la mia ricompensa?"
"A suo tempo, Ferengi!", tagliò corto Jolar'Nat, che in realtà covava una certa antipatia nei confronti dell'infido contrabbandiere alieno. "Non crederai che siamo disposti a crederti sulla parola! Per adesso è già tanto se abbiamo risparmiato la tua miserabile vita..."
"Ma è tutto vero!", protestò Rekk, pestando un pugno sul tavolo della Sala Conferenze della nave. "Chiedetelo pure al Romulano... lui vi confermerà quello che ho detto, parola per parola. Mi ha promesso una nuova nave da carico, non immatricolata e dotata di un dispositivo di occultamento, se lo avessi scaricato sul suolo federale... mi ha persino fornito un'indicazione precisa della rotta da seguire, che a suo dire sarebbe stata poco battuta dalle pattuglie della Federazione..." Fece un sorriso sghembo, lasciando sottintesa l'ovvia conclusione: "Peccato che lo stesso non si possa dire dei pirati della Fratellanza!"
"Lo vedremo subito!", esclamò seccamente il Fend, azionando il comunicatore. "Dottore! Allora, questo Romulano... l'hai scongelato oppure no?"
"Te lo porto subito, Capitano... stavo solo cercando di facilitarti un po' l'interrogatorio. Ma a quanto pare, senza troppo successo", aggiunse, con una chiara nota di disappunto nella voce.
Neanche un paio di minuti più tardi, Herbert G. West comparve in Sala Riunioni, spingendo davanti a sé il militare romulano, con i polsi legati dietro la schiena. Il prigioniero scrutò i pirati con altero disdegno, e il suo sguardo si fermò sul trafficante Ferengi seduto in mezzo a loro.
"Tu!", sibilò, con schifo. "Mi hai già venduto? A questa marmaglia?"
Il dottore gli diede poco cerimoniosamente una spinta. "Il nostro ospite", annunciò, con una smorfia, "è il centurione Silla, dell'Impero Stellare Romulano. Ho tentato di inettargli un siero della verità per renderlo più collaborativo, ma..." Scrollò le spalle, infastidito. "Si direbbe che sia stato mitridatizzato".
"Mitridatiche?", domandò subito Leha, strabuzzando gli occhi.
T'eyan, col suo solito sopracciglio inarcato, fece per rispondere, ma a precederla fu una voce maschile: "zzato. Mitridatizzato. Significa che i suoi capi, chiunque siano, lo hanno reso immune al siero del vostro dottore, facendogliene assumere periodicamente quantità sempre maggiori, in modo che il suo fisico sviluppasse una resistenza".
Gli occhi di tutti i presenti si appuntarono all'istante su Lazarus. Questi scrollò le spalle con noncuranza e si limitò a puntualizzare: "Ehi, gente... sarò pure stato addestrato ad essere una macchina per uccidere, ma non sono mica un buzzurro ignorante!"
La Bajoriana e la Tellarite si scambiarono un'occhiata deliziata... il naufrago temporale stava rapidamente guadagnando posizioni nella loro personale hit-parade.
Solo Jolar'Nat aveva continuato a fissare con intenzione il Romulano, anche durante la performance di Laz. "Bene bene bene... e così, lei avrebbe corrotto il nostro amico Dai Mon affinché la portasse entro lo spazio federale, vero?"
Il centurione rispose freddamente: "Perché dovrei dirvelo? Scommetto che questo verme ha già spifferato tutto!"
Jolar'Nat lanciò uno sguardo a T'eyan, che si alzò silenziosamente e si portò a fianco del prigioniero. Silla non si degnò neppure di considerarla, continuando invece nel suo scontro di volontà con il capitano pirata.
"Ci piacerebbe sapere qualcosa di più", spiegò questi, suadente. "Per esempio, dove esattamente aveva intenzione di andare, una volta raggiunto lo spazio federale. E soprattutto, chi era il suo contatto".
Il centurione ghignò, divertito. "Mi dispiace doverti deludere, pirata, ma non avrai altre informazioni da me... io non so nulla. Le istruzioni che ho ricevuto riguardavano soltanto il mio passaggio oltre confine; al mio arrivo, qualcuno sarebbe venuto a contattarmi al momento giusto. Quanto al mio complice... non conosco il suo nome, e le trasmissioni mi sono sempre giunte attraverso canali non ufficiali. Non ho mai visto il suo volto; so solo che ha delle mani lunghissime e pallide, e le orecchie a punta".
Le fredde dita di T'eyan di mossero sul lato del volto di Silla, indugiando per parecchi secondi nei punti più ricettivi per il contatto mentale. L'ufficiale tattico riemerse dalla fusione con una smorfia cupa dipinta sulla bocca carnosa, ed annuì impercettibilmente, confermando la versione del prigioniero.
Aldea sbuffò. "Perfetto! Sai quanti ce ne sono, di Romulani che corrispondono a questa descrizione! E adesso?"
L'ultima domanda era chiaramente rivolta al capitano Fend. Questi rispose a denti stretti, riluttante ad accettare l'idea di dover rinunciare ad un lauto riscatto. "Adesso facciamo accomodare il nostro centurione dove non possa nuocere agli altri e a se stesso, e lo portiamo in regalo a Lorak. Che se la veda lui... non è un problema nostro!"
Jolar'Nat fece un cenno, e il dottore trascinò rudemente via il Romulano. Ormai non c'era più nulla da decidere... la riunione era finita.

Togartu, il giorno seguente

"Un ottimo lavoro, Jolar'Nat, me ne compiaccio vivamente", sussurrò Lorak, intrecciando in grembo le sue dita lunghe come zampe di ragno. "Avrai la percentuale che ti ho promesso".
Il suo interlocutore sorrise sornione, pronto a sfoderare il suo asso nella manica. "Non ti ho procurato soltanto una buona scorta di merce, Lorak... ho trovato anche qualcosa d'altro, a bordo della 47a Regola. Se mi permetti..."
Azionò il proprio comunicatore e fornì a K'Tar una serie di coordinate. In men che non si dica, il Romulano comparve tra lo sfarfallio del teletrasporto, sempre con le mani saldamente legate, e un'espressione confusa sul viso dai lineamenti marcati.
L'elfide non sembrò particolarmente sorpreso, anzi le sue labbra pallide si stirarono nel fantasma di un sorriso, e la sua voce fioca e sforzata parve addirittura animarsi impercettibilmente. "Finalmente ci incontriamo, Centurione Silla", esclamò.
Il Romulano lo scrutò con diffidenza, almeno fino a quando il gracile alieno non gli rivolse un elegante saluto con la mano di una magrezza impressionante. Le pupille del prigioniero si dilatarono, in un lampo di comprensione.
"TU?", gridò, esterrefatto. "Ma non sei affatto uno di noi! E comunque, come hai fatto... come hai saputo dove mi ha portato questo pirata?"
Lorak non rispose, continuando a rivolgergli il suo sorriso da sfinge. Jolar'Nat, amareggiato, espose la spiegazione più ovvia: "Lo ha saputo per il semplice motivo che ci ha ingannati entrambi. Non ti voleva nello spazio federale... bensì qui, su Togartu. Per questo ti ha fatto credere che la rotta che ti aveva indicato fosse la più sicura... e tu, ingenuamente, hai ordinato a quel Dai Mon sempliciotto di attenersi alle indicazioni. Ed ha ordinato a me di intercettare la 47a Regola... sapendo che ti avrei consegnato a lui, non sapendo cosa farmene di te. Ho ragione, Lorak?"
"L'ho già detto e lo ripeto, amico mio... sei un uomo brillante" L'elfide si interruppe, scosso da una tosse secca e nervosa. "Il mio gradito ospite romulano è a conoscenza di alcuni fatti che potrebbero far scoppiare una vera e propria rivolta nell'Impero Romulano... inutile dire che i Federali, o se è per quello molte altre potenze del quadrante, sarebbero disposti a molti compromessi pur di ascoltare ciò che ha da dire... o a farlo tacere per sempre!"
Il centurione si scosse, avendo finalmente compreso la strategia del suo contatto. "Dovevi farmi uscire dall'Impero... ma non ti fidavi a darmi le coordinate di questo luogo. Temevi che avrei cambiato idea e ti avrei denunciato... o che nessuno mi avrebbe voluto scortare fino al covo della Fratellanza. Per questo mi hai mentito... in modo che, se anche le cose si fossero messe male, io non avrei potuto comprometterti, neanche se mi avessero sottoposto ad una sonda mentale!"
L'elfide chinò il capo, accondiscendendo. Il suo collo appariva così fragile da far temere che quel gesto appena accennato potesse spezzarglielo. Jolar'Nat lo fissò con morbosa intensità, desiderando ardentemente di stringere le mani attorno a quel collo e di spezzarlo, come un ramo marcio all'interno.
Non lo fece. Si limitò ad alzarsi e a voltare le spalle a Lorak e al suo nuovo amico romulano. "I miei complimenti per la tua accortezza. Per quanto riguarda la mia parte, sai già come fare".
Se ne andò, in silenzio.




:: Diario 011 : Aldea - Guai per Gas


Luogo: Togartu
Data: 7 Marzo 2381
Ora: 22,30

Quando torno' nel suo alloggio Gas vide con sorpresa che al centro della stanza troneggiava una scatola di croccantini al tonno alta quanto lui.
Gia', sbuffo'.Aldea era stata di parola, come sempre, ma il ricordo di cosa aveva dovuto fare per meritare quel premio gli bloccava lo stomaco.
Quel ferengi... bleah. Gli si arruffava il pelo al solo pensiero. Ma possibile che tra milioni di ferengi giustamente attratti dalle femmine proprio a lui fosse capitato di sbattere contro uno dai gusti "particolari"!
Per consolarsi apri' l'armadietto dove custodiva le sue cose piu' preziose.
Sospiro' davanti al ritratto di Ombra, una splendida gatta nera dagli occhi di smeraldo. Quanto gli sarebbe piaciuto perdersi in quegli occhi e sentire le aguzze unghie di lei addosso. Ma lei era una gatta seria, ed il suo cuore era gia' impegnato, purtroppo. Sarebbe rimasta solo un dolcissimo sogno.
Cosi tiro' fuori un numero di PlayCat, l'unico che era riuscito a procurarsi, penso' con disappunto.
La pagina centrale raffigurava una fiera donna leone. Non era molto svestita ma lui aveva una fervida immaginazione, e la lettura del breve articolo che parlava di lei e della sua prima volta gli aveva fatto compagnia durante parecchie notti solitarie.
Lancio' un'occhiata distratta alla sua ricompensa. Forse, dopo tutto, una manciata di croccantini lo avrebbero tirato un po' su di morale.
Apri' un angolo della scatola ed infilo' la zampa dentro, frugando alla cieca, ma quasi subito balzo' lontano, con il pelo gonfio. Qualsiasi cosa ci fosse nella scatola non erano certo crocchette, bensi' qualcosa di morbido e caldo.
Con cautela apri' completamente il coperchio, e il contenuto della scatola si alzo' stiracchiandosi.
- Finalmente, temevo che non ti saresti mai deciso - gli sorrise una bionda.
- Chi sei? - le chiese Gas stupito.
Lei usci' dalla scatola e lo solletico' sotto il mento.
- Aldea ha pensato che preferissi me alle crocchette, come ricompensa. Questa notte sono a tua completa disposizione. Purtroppo non ha trovato donne feline, ma ti prometto che non le rimpiangerai.
Gas ronfo' con soddisfazione, mentre la donna cominciava ad accarezzarlo.

Luogo: Togartu
Data: 8 Marzo 2381
Ora: 21,00

Gas era al settimo cielo.
Un biglietto profumato con disegnati dei cuoricini era stato infilato sotto la porta del suo alloggio. Su di esso un indirizzo e due parole: "Ti aspetto".
Gas non si illudeva di aver fatto colpo sulla bionda. Penso' piu' razionalmente che Aldea gli avesse pagato un altro incontro. Era generosa con chi la serviva tanto quanto era spietata con chi la contrariava.
Quando fu arrivato busso'. Nessuno rispose, ma visto che la porta era solo accostata entro' e si trovo' in una piccola stanza buia e silenziosa.
Annuso' l'aria con diffidenza. Non c'era nessuna traccia del delicato profumo di gelsomino che usava la bionda, c'era invece un odore familiare che gli fece sgranare gli occhi per la sorpresa.
Due secondi dopo una palla di pelo arancione schizzava fuori dall'edificio, finendo dritta in un capace sacco che due energumeni avevano appositamente preparato.

Luogo: Togartu
Data: 8 Marzo 2381
Ora: 23,00

Aldea stava facendo l'ennesima doccia, nell'irrazionale tentativo di levarsi di dosso il ricordo delle mani dei Ferengi su di lei, quando il DiPADD si mise a suonare. Con una colorita imprecazione usci' dalla doccia e rispose.
Ascolto' il rapporto di una delle sue spie con le labbra serrate dalla collera, mentre l'acqua che gocciolava dal suo corpo formava una pozza ai suoi piedi.

Luogo: Altrove
Data: 9 Marzo 2381
Ora: 02,00

Gas si sveglio' su un morbido letto in una stanza arredata in modo pacchiano.
Era pesto ed indolenzito. Quando i due che lo avevano catturato lo avevano tirato fuori dal sacco, dopo averlo portato chissa' dove, aveva lottato ferocemente. Era riuscito a colpirne uno in faccia, cavandogli quasi un occhio con gli artigli. Il suo compagno, per vendetta, lo aveva pestato ben bene, fino a che una voce che aveva sperato di non sentire piu' gli aveva ordinato di smettere. Poi era svenuto.
Si mosse con cautela, scoprendo con sollievo di non aver nulla di rotto. Riusci' ad alzarsi ed a raggiungere la finestra. Fuori c'erano solo le stelle. Era nello spazio, su una nave.
Il rumore della porta che si apriva lo fece girare di scatto, con gli artigli snudati.
- Ti sei svegliato, finalmente.
La voce mielosa del Dai Mon Rekk lo fece rabbrividire dal disgusto. Si scaglio' contro di lui, ma ando' a sbattere contro un campo di forza.
- Cosa vuoi? - gli chiese Gas, massaggiandosi il naso ammaccato.
Il Ferengi glielo disse e Gas si gonfio' come una palla, soffiando minaccioso.

Luogo: Togartu
Data: 9 Marzo 2381
Ora: 09,00

- Secondo i miei informatori, Gas e' stato rapito dal Dai Mon Rekk - stava dicendo Aldea ai pirati della Drakan che era riuscita a radunare.
- Evidentemente quel Ferengi e' riuscito a corrompere un bel po' di gente ed a pagarsi un passaggio per lasciare Togartu.
La sua meta e' il pianeta Risa dove ha prenotato una suite "Luna di Miele".
Non credo che Gas sia in pericolo, non di vita almeno. Il ferengi ha richiesto che venisse messa a sua disposizione una sala ologrammi e tutto l'occorrente per girare un olovideo. La mia ipotesi e' che Rekk non sia cosi' folle da sfidare gli artigli del micio, e che intenda realizzare una sua copia olografica per avere a sua disposizione una versione piu' docile dell'originale.
Pero' le sue intenzioni potrebbero anche essere altre. In ogni caso non e' mia abitudine abbandonare quelli che lavorano per me, per cui ho intenzione di andare laggiu' e riprendermi Gas.
Non e' una missione e non ci sara' bottino, comunque se qualcuno vuole venire con me per aiutarmi, o approfittare dell'occasione per rilassarsi un po', si faccia trovare tra un paio d'ore sulla Revenge.

Luogo: Togartu
Data: 9 Marzo 2381
Ora: 10,00

Lazarus, chiuso in una cella sotterranea, stava meditando sulla sua sorte. Aldea lo avava interrogato un paio di volte, e forse era riuscito a convincerla che diceva la verita' quando affermava di essere stato catapultato suo malgrado nel futuro.
- Per cui non c'e' nessuno che possa pagare un riscatto per te - aveva concluso la donna, con un tono che non gli era piaciuto molto.
In quel momento il bestione che aveva accompagnato sempre Aldea entro' nella sua cella. Da quello che aveva capito apparteneva ad una razza di guerrieri chiamata Klingon. Certo che ce n'era di gente strana nel futuro.
- Seguimi! - gli ordino' brusco.
- Dove andiamo?
- Aldea vuole parlarti.

Quando arrivarono nel suo alloggio Aldea stava truccandosi.
- Fatti una doccia, mentre mi preparo - ordino' a Lazarus. - Liam ti spieghera' come funziona.
- Perche'?
- Puzzi.
- E dopo che succede?
- Se mi servirai bene forse vivrai - lo informo' Aldea.
Quando ebbe finito la doccia, Lazarus si trovo' di fronte una donna dai capelli corvini e la pelle abbronzata che gli porse degli abiti. Indossava un provocante abito rosso e argento, che metteva in evidenza il seno.
- Devo vestirmi? - chiese Lazarus perplesso. - Pensavo che...
- Sbrigati - disse la donna.
Lazarus la guardo' meglio, incuriosito dalla voce familiare e si accorse che era Aldea.
- Ho tinto i capelli, schiarito un po' la pelle e indossato qualcosa che distolga gli occhi dal mio viso - gli spiego' la donna. - Qualcuno dei miei nemici potrebbe trovarsi su Risa e ho preso qualche precauzione. Ti ricordi di quella specie di gatto che era con noi? E' stato rapito e portato su quel pianeta. Io lo rivoglio indietro.
Quando Lazarus fu pronto, Aldea lo esamino' con freddezza. - Si, fai la tua figura - commento'.
- Perche' non posso venire anch'io? - protesto' Liam, lanciando delle occhiate feroci a Lazarus.
- Devi occuparti dell'anaconda - gli disse serafica Aldea, indicando il grosso serpente che era arrivato con Lazarus, che in quel momento stava dormendo con aria satolla e soddisfatta in un angolo dell'alloggio.
- E poi con te al mio fianco sarebbe piu' difficile passare inosservata. Un Klingon con un'umana dalla pelle scura non e' una coppia che si vede tutti i giorni, e i miei nemici non sono completamente idioti, purtroppo. Invece nessuno conosce lui - disse riferendosi a Lazarus.
- Voglio vederti in azione, prima di decidere cosa fare di te - spiego' all'umano. - Comunque se non ti interessa un futuro tra i pirati o non ti riterro' adatto a far parte della ciurma ti lascero' su Risa. E' un piacevole pianeta turistico. Non ti sara' affatto difficile trovare un lavoro laggiu', grazie alle tue "doti naturali" - lo informo' con un sorrisetto.




:: Diario 012 : K'Tar - Partenza per Risa


Era passato oramai qualche giorno dal ritorno della rappresentanza femminile della nave dalla missione di recupero sulla nave ferengi.
Kevler e K'Tar stavano pensando di prendersi una colossale sbornia finché ne avessero avuto l'occasione, prima d'essere messi a sgobbare senza sosta su quello che rimaneva della povera Drakan.
La nave per poco non era stata fatta saltare mentre era attraccata ai moli di manutenzione di Togartu durante l'ammutinamento di qualche settimana prima e aveva riportato parecchi danni, che i due ingegneri stavano faticosamente riparando.
Anche se non era stato recuperato il bottino che tutti pensavano, J'N era riuscito a racimolare abbastanza denaro per fornire la Drakan di nuovi cannoni ionici a bande interfasiche, e questo voleva solo dire lavoro, lavoro e lavoro per i meccanici della nave.

Non si sapeva molto di quello che avevano trovato sulla 47° Regola. Proprio questo era sembrato molto strano. Nessuno aveva provveduto a scaricare la nave, a sezionarla o a rivenderla.
Si erano limitati a portarne l'equipaggio ferengi nei quartieri delle prigioni. Tutti tranne uno strano individuo, troppo alto per essere un ferengi, che invece era stato scortato da J'N in persona nei quartieri residenziali. Non aveva dato alcuna spiegazione in merito.
Ciò fece crescere la curiosità dei pirati. Dopo poche ore si vociferava che avessero catturato qualche personaggio importante. Su chi fosse nessuno lo sapeva di preciso e per questo tutti si ritenevano in diritto di dare una propria versione dei fatti.
La prima voce era che il prigioniero fosse un alto dignitario di Ruberia 4, ma fu smentita da altre voci che lo identificavano come l'ambasciatore vulcaniano della UFP. Ma ce ne furono parecchie altre: il Grande Nagus, il Capitano Hobaiashi, Gul Dukat, il Presidente della UFP, una danzatrice del ventre, un romulano, un tellarite...
Ma nessuna sembrava avere più veridicità delle altre.

Sicuramente c'era qualcosa di grosso in ballo. Tutto l'equipaggio ne parlava, ma nessuno era sicuro di che cosa si trattasse, tranne i pochi che avevano preso parte alla missione, ma che non dicevano nulla in proposito.
Il più restio a parlarne era comunque Gas, che da quando era tornato si comportava stranamente.
Poi c'era il nuovo arrivato: Lazarus, un umano che sembrava piuttosto abituato al combattimento, ma anche totalmente incapace di usare gli apparecchi elettronici della nave; ma sembrava che avesse trovato chi gli desse delle lezioni private: Aldea.
Ma anche le altre donne di bordo non ne disdegnavano la compagnia.

Tutto accadde velocemente. Nessuno ebbe il tempo di accorgersene.
Qualcuno aveva eluso i sistemi di controllo di Togartu ed era riuscito a rapire Gas e a portarlo fuori dal covo dei pirati senza che nessuno avesse dato l'allarme.
Non che il fatto avesse particolarmente scosso l'equipaggio della Drakan. Certo era che un'azione del genere comprometteva la reputazione di tutta la nave. Era anche vero però, che ultimamente non avevano una grande reputazione da difendere... Essere stati quasi disintegrati ed ora essere bloccati in porto per mancanza di fondi non li faceva sembrare molto temibili come pirati.
Probabilmente il 'gatto di bordo' sarebbe stato lasciato al suo destino se non fosse stato per Aldea.
Questa era decisa a riprenderselo con ogni mezzo.
Solo pochi sapevano perché fosse stato rapito, ma nessuno ne voleva parlare... forse perché ogni qual volta se ne accennava, scoppiavano in fragorose risate finché non si abbandonava il discorso.

Quando la voce si sparse a K'Tar venne in mente un'idea.
Visto la prossima sfacchinata per rimettere in sesto la nave, perché non prendersi una piccola vacanza e magari totalmente spesata da qualcun altro, e nella fattispecie da Aldea?
Dopotutto era lei che aveva deciso di intraprendere una missione di recupero.
Era lei che aveva detto che avrebbe accettato chiunque avesse voluto seguirla.
Però non tutti avevano saputo dei retroscena della missione.
Punto primo, la missione era su Risa.
Punto secondo, Aldea aveva 'arruolato' per primo il nuovo arrivato: Lazarus. Strana scelta visto che non se ne sapeva molto sia sul suo passato che sulle sue capacità, anche se alcune delle donne della nave sembravano aver avuto modo di apprezzarne le 'potenzialità'.
Altro fatto interessante era che se anche nessuno volesse rivelare il perché del rapimento, tutti erano d'accordo che Gas non stesse rischiando la vita.

Però tutte queste notizie non erano state diffuse.
K'Tar era riuscito a scoprirlo solamente perché ne aveva sentito parlare J'N e Aldea mentre questa chiedeva il permesso di utilizzare una delle navette della Drakan. Inizialmente il capitano non ne voleva sapere, ma vista l'insistenza della donna, aveva dovuto accordarle il permesso. Sapeva troppo bene che se anche glielo avesse rifiutato, lei se la sarebbe presa da sola e sarebbe andata comunque.

Hangar navette.
Nave stellare Drakan.
Orario: poco prima dell'inizio del primo turno diurno di servizio.

Aldea, scortata dal fedele klingon stava attraversando l'hangar deserto. Aveva scelto appositamente l'orario della partenza affinché ci fosse meno gente possibile. Meno occhi che potessero vedere, meno bocche che potessero parlare.
Chiunque l'avesse vista, avrebbe faticato non poco a riconoscerla. Solo la presenza di Liam ne tradiva l'identità.
Mentre dava le ultime disposizioni a Liam, fu raggiunta da Laz, tirato a lucido per l'occasione.
Aldea aveva recuperato per entrambi dei vestiti eleganti, ma non eccessivamente. Lo scopo era quello di farsi passare per dei turisti benestanti, ma non per dei ricconi troppo appariscenti. Insomma, passare per un qualsiasi turista di Risa.
Entrambi portavano con sé due valigie ciascuno. Ufficialmente contenevano solamente vestiti ed effetti personali. In realtà servivano da cavallo di Troia. All'interno di ogni camicia, scarpa o costume da bagno, vi era nascosto ogni genere di sofisticato apparecchio tecnologico adatto per ogni occasione.
Gli anni d'esperienza di Aldea le avevano permesso di procurarsi tali apparecchi e di sapere come nasconderli.
Non che ne avesse bisogno visto l'abilità di trasformare qualunque oggetto in un'arma mortale, ma era meglio essere preparati ad ogni evenienza.

Aldea e Laz salirono sulla navetta, seguiti da Liam che ne portava i bagagli. Senza parlare la donna fece segno al klingon di portare le borse nella sezione dove erano stati predisposti gli alloggi, mentre lei e l'altro umano entrarono nella cabina di pilotaggio.
Seduto alla consolle di comando trovarono l'orioniano che allegramente stava impostando gli ultimi dati.
Alla loro entrata, fece ruotare la poltrona facendo in modo da ritrovarsi faccia a faccia con i due.
Aldea gli lanciò un'occhiata severa ed interrogativa.
"Buongiorno a voi" disse K'Tar sfoderando un ampio sorriso. "Ho quasi finito di preparare la nave", disse rivolgendosi ad Aldea, "Noi non ci siamo ancora presentati" fece poi rivolgendosi a Laz. "Tu devi essere il nuovo arrivato, Lazarus vero? Io sono K'Tar, il capo meccanico della nave, piacere di conoscerti" ed allungò la mano.
Dal canto suo, Laz la strinse un po' titubante ma senza troppa ansia. Dopotutto, un uomo verde di quasi due metri non era l'essere più strano che avesse visto da quando si era ritrovato catapultato nel futuro.
Comunque lo squadrò per bene per accertarsi di non correre alcun rischio. Anche se la stazza poteva conferirgli un aspetto minaccioso, la camicia arancione con le maniche arrotolate ed i larghi pantaloni grigio scuro lo facevano sembrare proprio un turista.
Nessuno sembrava decidersi ad aprire bocca.
K'Tar si sistemò per bene sulla poltrona appoggiandosi allo schienale. Nel quasi assoluto silenzio che regnava, si poteva sentire il lieve rumore che fece lo schienale mentre si fletteva all'indietro.
Con fare distratto si accarezzò il pizzetto, lasciato crescere appositamente per quella 'missione'. Non aveva mai portato la barba, ma recentemente aveva notato che non gli stava male, e che anzi gli conferiva un'aria più matura e severa.
E poi sembrava piacesse alle ragazze. Quindi aveva deciso di sfoggiarla su Risa e vedere come andava.
Continuando a trastullarsi la barba, fissò Aldea e con tono gioviale disse:
"Aldea, come si è trasformata? Devo dire che le dona questo suo nuovo aspetto anche se trovo più intrigante il suo solito. E' certo che nessuno la riconoscerà così. Tutto per la missione segreta?"
Senza lasciar trasparire alcuna emozione, Aldea gli rispose: "Quando hai finito con le impostazioni ed i commenti, scendi dalla navetta e non raccontare a nessuno che ho cambiato il mio aspetto. Intesi?"
"Non si preoccupi. Non parlerò con nessuno su Togartu del suo nuovo look. Sarebbe un poco difficile visto che verrò con voi su Risa a salvare il nostro micione preferito."
"Come sarebbe a dire? Da quand'è che fai parte della missione di recupero? E come sai della nostra destinazione?"
"Quante domande. Diciamo che ho sentito qualche mezza frase che sommata alle voci che circolano mi ha permesso di farmi un'idea, e noto di aver fatto centro pieno" ridacchiò allargando ancor di più il sorriso.
"E se non ti volessi a bordo?"
"Diciamo che un aiutino non credo le guasterà. Per cominciare le servirà qualcuno che cambi i codici della navetta appena fuori il raggio d'azione degli scanner di Togartu. Ho appena rimesso quelli originali on-line, disabilitando quelli falsificati che aveva fatto preparare. Sarebbe facilmente rintracciabile da chiunque dei suoi amici se sapessero che ha lasciato la base con una navetta con quei codici falsificati. Cambiandoli appena fuori dallo spazio di Togartu, non lasceremo traccia della nostra partenza, salvo un normale giro di routine con una navetta della Drakan. Se poi aggiungessimo anche qualche piccola modifica ai motori e l'emissione di un'onda subspaziale debitamente modulata, nessuno potrebbe nemmeno seguirci utilizzando la nostra scia di curvatura come pista."
"Vorresti dire che vorresti cambiare le targhe del mezzo e cancellare le orme per depistare eventuali inseguitori?" domandò un po' nervosamente Laz che nel frattempo si era sprofondato in una delle poltroncine delle postazioni di comando della navetta.
"Direi che si potrebbe dire anche in questo modo, sempre che tu intenda come targhe i transponder della navetta."
"Errr... direi di sì, anche se di tutte quelle chiacchiere tecnologiche non le ho capite molto" disse un po' più tranquillo l'umano.
"Eh eh eh, mi avevano detto che di tecnologia non ne sai molto, ma mi sembra che tu sia abbastanza sveglio. Lascia fare a noi tecnici queste cose. Tu dedicati alla missione" sogghignò l'orioniano guardando di sott'occhio Aldea.
Quest'ultima non era sicura di volere con sé proprio quest'elemento. Non era di certo il più affidabile della nave, ma per ora sembrava non aver mai tradito la sua fiducia. Dopotutto aveva combattuto con loro per riconquistare la nave e durante l'ammutinamento aveva dato prova di lealtà. A dire il vero sembrava essere più intenzionato a proteggere la nave stessa che i suoi occupanti, ma la cosa non la disturbava. Per questo lo riteneva un buon capo meccanico di bordo. Forse non troppo stabile mentalmente, ma finché avesse sfogato i suoi attacchi d'ira sui loro nemici, non lo avrebbe considerato un pericolo per l'equipaggio.
Effettivamente una mano le sarebbe servita. E poi il Dai Mon Rekk non conosceva K'Tar, che per di più non sembrava troppo male. Non aveva ancora avuto l'occasione di scoprirne tutte le doti dato che nessuna delle telecamere e dei sensori che aveva installato nella sua cabina sembravano aver resistito abbastanza a lungo. La paranoia dell'orioniano gli aveva fatto sistemare ogni sorta di dispositivo di sicurezza anti controllo dei suoi alloggi.
Mal che andava avrebbe sempre potuto avere a disposizione un altro diversivo per il ferengi.
"Va bene, puoi venire anche tu. Ma sia ben chiaro: dovrai obbedire ad ogni mio ordine senza discutere altrimenti..." disse duramente la donna.
"Non si preoccupi, mia signora" rispose con tono sornione. "Eravamo sicuri che non avrebbe obbiettato e per questo abbiamo già preparato gli alloggi."
"Abbiamo? Cosa vorresti dire? Chi diavolo ti sei tirato dietro?" fece Aldea quasi infuriata.

Sezione alloggi della navetta Revenge

Liam aveva appena lasciato Aldea e Laz al portellone della navetta e si dirigeva verso la sezione che era stata attrezzata con la sezione intercambiabile provvista di cabine per l'equipaggio.
Non era felice di lasciarla andare senza di lui, ma non aveva voluto sentire ragione.
Era troppo testarda e sicura di sé. Ma questi erano gli aspetti che più gli piacevano della donna. Fiera e combattiva, dura, ma capace di amarlo, a suo modo.
Non capiva perché si fosse portata dietro solo quell'umano.
Certo, aveva una buona muscolatura e doti di combattente, ma certamente non come un klingon.
Nessuno avrebbe potuto proteggerla meglio di lui. Solo lui poteva dimostrarle la lealtà che si meritava. Solo lui avrebbe potuto morire per salvarla se ce ne fosse stato bisogno.
Soprappensiero percorse lo stretto corridoio su cui si affacciavano gli alloggi. Depose le valige della sua signora nella cabina predisposta con una cuccetta singola.
Poi si diresse ad una delle altre cabine, la aprì e vi scaraventò dentro i bagagli dell'umano.
Non gli piaceva dover fare da facchino per quello.
Non gli piaceva che Aldea lo avesse fatto rimanere a Togartu invece di andare in missione con lei.
Non gli piaceva che avesse scelto proprio quello per una missione su Risa, e da soli per giunta.
Non era affatto contento.
Mentre la porta della cabina si richiudeva, Liam sentì alcuni rumori provenire dalla cabina di fianco. Secondo quello che gli era stato detto non ci sarebbe dovuto essere nessun altro.
Si avvicinò alla porta e quando si aprì vide un uomo che stava armeggiando con un armadietto.
Sentendo la porta aprirsi, l'uomo si girò.
"Oh... buongiorno Liam, che ci fai qua?"
Senza aspettare una spiegazione, il klingon entrò velocemente nella cabina ed afferrò l'intruso.
"Ehi.! Calma! Che diavolo ti salta in mente?" cercò di difendersi il poveretto preso dalla stretta d'acciaio dell'energumeno che era appena entrato.
"Sono io! Nick! Ti ricordi di me? Kevler, Nicholas Kevler della sala macchine!"
Il klingon lo sollevò di peso trattenendolo per la camicia ed osservandolo bene il volto nascosto dietro ad un paio di occhiali scuri che fece volar via per meglio riconoscerlo.
Effettivamente era l'ingegnere della sala macchine. Ma perché era sulla Revenge? E perché indossava quegli strani abiti? Qualcosa non quadrava.
Mentre scuoteva il poveretto, dall'armadietto cadde una borsa che si aprì sul pavimento, spargendo vestiti di varie fogge e colori.
Liam guardò i vestiti perplesso.
"Guarda che hai fatto. Spero che sarai contento. Adesso dovrò rimettere tutto in ordine di nuovo. Se non ti dispiace adesso mi metteresti giù?" fece seccato Kevler.
"Che diavolo ci fai a bordo tu?" ringhio' il klingon.
"Ma che ti prende?!?! Mi vuoi lasciare stupido bestione?!?!" gli urlò in faccia Nick in risposta.
Infuriato, Liam lo scaraventò fuori dalla porta, per poi raccoglierlo e trascinarlo via mentre questi si dimenava e protestava vivacemente.
Senza troppa gentilezza si trascinò il giovane pirata per gli stretti corridoi fino alla cabina di pilotaggio dove trovò Aldea che furiosa stava chiedendo a un allegro K'Tar:
"Allora, vuoi dirmi chi c'è con te? Chi è che ti sei portato dietro?"

K'Tar stava per risponderle, quando vide entrare Nick sospeso ad almeno dieci centimetri da terra.
Subito dopo vide entrare la figura imponente di Liam. Era questi che permetteva al povero malcapitato tecnico di levitare. Certo era che questi non stava apprezzando la cosa.
"Potreste dire a questo ammasso ipertrofico di piantarla di sbatacchiarmi per tutta la nave e di rimettermi giù" proruppe Nick seccamente.
Aldea fece un gesto a Liam che subito lasciò la presa, facendo cadere a terra l'uomo.
"Ma che modi! Qualcuno dovrebbe insegnarti le buone maniere!" disse furente Nick mentre si rialzava e si massaggiava braccia e gambe.
"C'era questo clandestino a bordo" spiego' Liam furente ad Aldea.
Intanto Laz stava guardando la scena comodamente seduto nella sua poltroncina. Non aveva capito molto dell'ultima scena e preferì non intervenire ed aspettare che le acque si calmassero.
K'Tar invece, divertito, guardava Nick che si rialzava protestando. Ridacchiando e canzonandolo lo aiutò a rimettersi in piedi mentre Aldea continuava a parlare con Liam.
Alla fine della discussione, Aldea si girò verso i due ingegneri: "Siete solo voi due o c'e' ancora qualcun altro? Odio le sorprese!"
"No no. Siamo solo noi due. Degli altri non ne so nulla. Non credo che fossero in molti a voler venire" la informò K'Tar con tono di scusa misto ad ilarità. Tono che non piacque ad Aldea che gli si avvicinò ed afferrandogli il mento gli sussurrò all'orecchio: "Attento a come mi rispondi. Se mi fai arrabbiare, poi non potrei essere più gentile con te..." con tono suadente ed allentò la presa lisciandogli voluttuosamente la barba.
Una goccia di sudore rigò la fronte dell'uomo verde, e scese lungo le tempie ed il collo.
Aldea gli sorrise provocantemente e prese un appunto mentalmente: "diminuire del 10% la concentrazione di feromoni nella soluzione tattile dello smalto delle unghie, una crisi cardiaca non è uno degli effetti desiderati".
"Siamo... solo... noi due... signora" deglutì faticosamente K'Tar completamente sconvolto dalla presenza della donna.

"Non direi" annunciò una voce femminile proveniente dall'entrata della cabina.
Appoggiata allo stipite del portello c'era una donna con un vestito lungo e chiaro. Fece qualche passo verso il centro della cabina. Ad ogni movimento, l'abito cambiava sfumatura passando da un acqua marina chiarissima ad un rossa pallido per poi passare ad un crema quasi bianco. La stoffa l'avvolgeva come una seconda pelle evidenziando ogni curva del corpo. Sembrava che le fosse stato dipinto addosso da quanto era aderente. Davanti, la copriva fino al collo, lasciando scoperte solamente le spalle e le candide braccia. Un lieve tintinnio scaturiva dai braccialetti di cristalli bianchi solitici che portava ai polsi. I lunghi capelli neri erano sciolti e ricadevano sulla schiena nuda. Il viso era candido e delicato in cui spiccavano due occhi di un verde intenso. Sembravano brillare di luce propria.
K'Tar, quando si riprese dallo stupore, la riconobbe subito.
Già l'aveva incontrata un'altra volta, ed anche in quell'occasione aveva avuto la stessa reazione: totale abbandono e trasporto dei sensi. Non ne era certamente innamorato, ma sicuramente l'attrazione che provava verso la fanciulla era quasi incontrollabile.
Dal loro primo incontro aveva provato a rintracciarla e conoscere chi fosse.
Aveva solo scoperto il nome: Shilhala. Quasi certamente era un'amica di T'eyan. Era rimasta a bordo della Drakan solamente poche ore. Quando T'eyan era partita per la missione di abbordaggio della nave ferengi, anche Shilhala era scesa dalla nave, facendo perdere le proprie tracce nel caos di Togartu. Quasi sicuramente era dotata di poteri psichici visto il modo in cui lo aveva calmato durante il loro precedente incontro.
Aldea ruppe il silenzio:
"E tu chi saresti? Non sei dell'equipaggio" e senza esitazione estrasse un piccolo stiletto appuntito da una tasca nascosta dell'abito. Anche sedi modeste dimensioni, tutti i presenti erano sicuri che nelle mani di quella donna, fosse un'arma estremamente mortale. Sicuramente mortale.
Shilhala rispose con un sorriso sicuro e privo di paura.
"Se vuoi, posso rispondere io" disse una voce femminile proveniente dal corridoio. Tutti i presenti sapevano benissimo a chi apparteneva e non si meravigliarono quando dopo qualche istante fece la sua comparsa T'eyan.
"Vorrei presentarvi Shilhala. Una mia personale amica. Sicuramente vi sarà di enorme aiuto durante questa missione" e rivolgendosi direttamente ad Aldea. "Te ne avevo accennato qualche tempo fa, l'aiuto per risolvere quel particolare problema coi nuovi arrivati."
Aldea prese in disparte la vulcan ed iniziarono a parlare a bassa voce in modo che nessuno potesse sentirle.
"Ehi amico" bisbigliò Laz a Nick che si era appoggiato ad una consolle per riprendere fiato, "ma su questa nave stellare siete abituati ad avere tante belle fighe nelle missioni? Ai miei tempi non se ne vedeva una manco in fotografia."
"No... cioè... non credo..." rispose K'Tar non sapendo proprio cosa dire.
"Beh carino. Devo dirti che non saremo solo noi. Aspetta ancora un attimo e vedrai" disse Shilhala divertita dal commento dell'uomo del passato.
"Cosa vorresti dire?" chiese subito Laz.
In risposta videro volare all'interno della cabina un borsone che con un tonfo sordo andò a colpire lo stinco destro del klingon.
"EHI!!! ECCO DOVE ERAVATE FINITI TUTTI!!!" urlò allegramente Modred da dietro un paio di enormi occhiali scuri. Lasciò quasi tutti di sasso la sua entrata.
Per non parlare della tenuta: camicia senza maniche scollata e legata sopra l'ombelico, pareo avvolto attorno ai fianchi ed un enorme cappello in testa.
"Avevo paura che partiste senza di me" aggiunse abbassando il tono della voce. Poi guardando i presenti allibiti:
"Che avete da guardare? Non ditemi che gli zoccoli coi pesciolini sono passati di moda che li ho appena comperati. Beh... diciamo presi a prestito che è forse meglio", e mostrò delle scarpe a zeppa stratosferiche trasparenti al cui interno nuotavano una decina di piccoli pesci cangianti che risplendevano.
Aldea, visibilmente contrariata, le si parò davanti.
"E tu dove credi di andare così conciata?" e le tolse i vistosi occhiali, rivelando un cerotto che ricopriva le pieghe caratteristiche bajoriane, aggiungendo "E questo che sarebbe?"
"Su dai, non ha mai visto un travestimento prima d'ora? Sono in perfetta tenuta da turista per Risa. Sa che vestita così nessuno mi noterà mai e potrò andarmene in giro a spass... ad indagare senza destare sospetti."
"E quel cerotto? Qualcuno è riuscito a darti un pugno sul naso finalmente?" disse malignamente K'Tar.
"Idiota. Non vedi che è un perfetto travestimento per non farmi riconoscere? Nessuno capirà che sono bajoriana."
"No, solamente tutti sapranno che sei una perfetta cretina" aggiunse sempre più acidamente l'orioniano.
"Brutta specie di gorilla al pistacchio. Cosa vorresti dire?" sbraitò Modred, mentre stava per saltare addosso al pirata.
Aldea alzò la mano di fronte alla giovane ladra, che capì immediatamente che era meglio fermarsi subito. Il capo non sembrava in vena di discussioni.
"Tu non puoi venire con noi" sentenziò seccamente.
"Ma come? Perché? Loro vengono tutti e a me, mi lasciate qua su sto' asteroide schifoso a lavar padelle ed evitare bestioni con troppa birra in corpo!"
"Il Dai Mon Rekk ti conosce. Se ti vedesse questo manderebbe subito a monte la missione. Potresti anche essermi d'aiuto, ma non c'è tempo per farti fare un intervento di camuffamento da West. Dovrai restare qua."
"Ma se è solo per questo non c'è problema" esplose la bajoriana in un gesto di felicità e si buttò sulla borsa che aveva lanciato nella cabina.
Senza degnare di uno sguardo il klingon che si massaggiava la gamba colpita, aprì il borsone e dopo aver rovistato per alcuni istanti, ne estrasse una scatola porta gioie. Senza esitare la smontò e rimontò in un batter d'occhio rivelando uno strano apparecchio dalla forma vagamente assomigliante ad un casco. Senza esitare pigiò alcuni comandi e se lo mise in testa. Incuriositi, i presenti restarono in silenzio finché dopo un minuto, Leha si tolse l'apparecchio lasciando a bocca aperta parte dei presenti.
Ora i suoi capelli erano diventati biondi, mentre gli occhi erano di un azzurro intenso. Sulla fronte non presentava più le classiche pieghette bajoriane, bensì due piccole prominenze ossee che partivano dall'attaccatura tra naso e fronte e delineavano le sopracciglia.
Era totalmente irriconoscibile.
"Che ve ne pare" disse gioiosamente, "con questo piccolo aggeggio nessuno mi potrà riconoscere. M'è costato il ricavato di parecchi lavori, ma vale ogni barretta di latinum che l'ho pagato. E' ottimo anche per rifarsi il trucco e non hai il tempo di usare l'ombretto a laser cristallino. Ora posso venire anch'io?"
"Sembra che dopotutto ti sarà molto utile nella missione" disse quasi divertita T'eyan rivolgendosi alla compagna.
"Va bene, verrai anche tu. Ma ora non voglio sentire altre urla o litigi, o vi scarico nello spazio immediatamente. Ora partiamo che abbiamo perso anche troppo tempo. Liam, torna nei miei alloggi ed aspettami là. Bada tu ai miei affari mentre sono via."
Il klingon salutò la sua signora e scese dalla navetta, seguito dalla vulcaniana.
"Aldea" fece T'eyan prima che il portello si chiudesse, "se riuscirò a liberarmi in tempo, non è detto che non ti raggiunga su Risa. So come rintracciarti. Anche se non credo nella fortuna, ti auguro un 'in bocca al targ'."
"Crepi" disse l'altra donna mentre si chiudeva la paratia e la navetta iniziava la procedura di decollo.
"Voglio che tutti voi ve ne restiate nelle vostre cabine e non creiate problemi. Ci vorranno quasi due giorni per arrivare su Risa. Avremo mezza giornata di ritardo sulla nave ferengi e quindi, appena arrivati dovremo subito darci da fare e trovare dove tengono Gas. K'Tar e Nick: voi vi occuperete della rotta e dei sistemi per non farci individuare e seguire. Io sarò nella mia cabina per le prossime due ore e non voglio essere disturbata."
Senza aspettare risposta, Aldea lasciò la cabina di pilotaggio, dirigendosi verso gli alloggi, seguita dalle altre due donne e da Laz..
La navetta era stata equipaggiata con otto alloggi, di cui sette erano provvisti di due cuccette, cosicché tutti poterono scegliersi una cabina personale. Modred si fiondò nella prima vuota senza troppe cerimonie, lasciando a Shilhala quella prospiciente.
Mentre anche Laz entrava in quella in cui Liam aveva gentilmente deposto i suoi bagagli, Aldea lo chiamò:
"Lazarus. Tu vieni con me che abbiamo da discutere di alcune faccende in privato."
Laz entrò nell'alloggio della donna chiudendo dietro di sé la porta.




:: Diario 013 : T'eyan - La stella vampiro

T'eyan guardò partire la Revenge. Aveva represso l'illogico desiderio di andare con gli altri a caccia del Dai Mon Rekk, e fargli pagare qualunque cosa avesse fatto a Gas. Al Ferengi avrebbe pensato Aldea, e di sicuro non sarebbe stata tenera con lui...
La Vulcan aveva anche altri nomi sul suo carnet di ballo.
Uno era quello di Croogot. Non avrebbe lasciato in pace quel bastardo Orioniano che per poco non li aveva distrutti. Prima o poi gli avrebbe piazzato un colpo di pugnale nella gola, di questo era più che certa. Non era nemmeno troppo difficile: la sola vera difficoltà stava nel rintracciarlo, e lei ormai sapeva quali luoghi lo schiavista amava frequentare.
Riflettendo sulla situazione, T'eyan riattraversò l'hangar navette, passando accanto alla lucida superficie - grigia, finalmente! - della MorganA. La navetta era stata riverniciata e interamente rimessa a punto. Aveva fortemente premuto per dare la precedenza ai lavori sulla MorganA, piuttosto che a quelli sulla Drakan, in modo da avere subito una nave pronta con cui affrontare la situazione. Il prezzo era che invece la nave di classe Steamrunner era ancora in mano agli operai, sorvegliati da presso da Jolar'Nat, e non sarebbe stata pronta ancora per qualche tempo.
Il nome segnato in rosso sulla sua lista, era però quello di Lorak. L'Elfide li aveva spediti a rubare un cargo, senza dire loro che stavano compiendo una azione politica al servizio del governo imperiale di Romulus.
Inaccettabile, per lei come per qualunque maquis.
"Con lui è più difficile" - pensò T'eyan - "Al consiglio dei pirati di Togartu non piace che si uccidano i suoi membri: potrebbe dare il cattivo esempio..."
Sapeva cosa fare. Lo sapeva dal momento in cui aveva fuso la sua mente con il Romulano, scoprendo i suoi segreti. Aveva preferito non parlarne, lì per lì, di fronte a tutti, arrivando a fingere una smorfia di delusione forse troppo evidente per una della sua razza. Aveva progettato un piano, mettendone interamente a parte il solo Jolar'Nat. Adesso, doveva passare all'azione.
I corridoi di Togartu si stavano risvegliando. La Vulcaniana, passando lungo i tunnel poteva sentire i rumori degli abitanti che discutevano, dei bambini che strillavano, degli arnesi messi in moto nelle piccole officine. Presto le caverne avrebbero assunto l'aspetto comune di ogni mattina. Non vi badò, stando piuttosto attenta a non essere seguita da eventuali spie. Arrivò ad una svolta, ma anziché scendere verso la caverna principale, e di là tornare nella zona controllata da Jolar'Nat, la donna risalì in direzione del livello 3. Scostò rapidamente una grata di metallo che chiudeva l'ingresso di una grotta; se la richiuse alle spalle, ed avanzò all'interno, senza curarsi dei cartelli che segnalavano il pericolo di crollo. In quel punto non vi era l'illuminazione artificiale che simulava il giorno nelle altre grotte del planetoide. T'eyan estrasse una torcia e l'accese, illuminando le orbite vuote di finestre sfondate. Il raggio luminoso sfiorò lo stipite di una porta e risalì, verso il tetto sfondato dalla roccia. Anni prima, quella era stata una delle migliori grotte abitative. Si era allungata per chilometri, serpeggiando lungo un corridoio che a mano a mano era stato ampliato fino ad oltrepassare la capacità delle strutture di reggere: la volta era crollata, schiacciando sotto di sé un anziano capo pirata, la sua famiglia, e parte degli uomini che lavoravano per lui. Le avevano raccontato che le ossa erano state lasciate dov'erano. Troppo difficile, troppo rischioso smuovere la roccia per tirare fuori i cadaveri. Del resto, in nessun cimitero avrebbero potuto essere seppelliti meglio di così.
Avvertì un rumore, e si girò di scatto, puntando la torcia.
"Sono qui" - disse una voce nota. La torcia inquadrò la figura di una donna, che si coprì il volto con le mani, accecata dal raggio. T'eyan abbassò la torcia permettendole di avvicinarsi:
"Medraya... Tutto bene?"
"Finora è andato tutto bene" - disse la ragazza, avvicinandosi. Alla luce della torcia, l'Andoriana sembrava molto pallida - "Ho fatto tutto quello che mi hai chiesto."
"Sei riuscita ad avvicinare Lorak?" - domandò T'eyan.
"Questa è stata la parte più semplice" - affermò orgogliosamente la ragazza - "Lorak - come tutti - era al corrente dell'ammutinamento. Gli ho fatto credere che io fossi stata dalla parte degli ammutinati, e che cercassi da lui protezione contro la vendetta di Jolar'Nat."
T'eyan non fece commenti. Sapeva che Medraya era stata effettivamente al corrente dell'ammutinamento: il suo amante, G'Kourn, ne era stato uno degli organizzatori. Lei, tuttavia, lo aveva rapidamente scaricato, non appena si era accorta che le cose non stavano andando come previsto, e aveva dichiarato di essere stata del tutto all'oscuro di quanto lui stava preparando. T'eyan aveva preferito far finta di crederle, e le aveva risparmiato la vita... Almeno per il momento.
Medraya continuò:
"Mi ha creduto. Mi ha nascosto nella zona sotto il suo controllo, in cambio delle informazioni sui fucili trovati dall'ingegnere, K'Tar, nel magazzino della Drakan. Non sa, naturalmente, che non è possibile replicarne altri. Pensa di poter rubare il replicatore con le specifiche tecniche dell'arma dalla nave, finché la Drakan si trova in riparazione."
"Molto bene..." - pensò T'eyan - "Nulla di meglio, per screditare l'Elfide di fronte a tutta la Fratellanza che farlo cogliere sul fatto mentre deruba un altro capo pirata."
"Ti ha detto quando ha intenzione di fare il colpo sulla Drakan?" - chiese.
"Non subito." - rispose l'Andoriana - "Prima deve fare un giro con la sua navetta privata. Parte da solo, oggi pomeriggio, subito dopo la riunione del Consiglio della Fratellanza, e sarà di ritorno entro un paio di giorni."
"Interessante. Debbo sapere dove va." - ordinò T'eyan - "Adesso ti spiego esattamente cosa voglio che tu faccia..."

Nel pomeriggio
Navetta MorganA
Fra gli asteroidi che circondano Togartu

Il dottor West accarezzò lentamente la testolina di Kashit, che sbucava dal suo cappuccio. Si sentiva in colpa con lui. Da troppo tempo lo stava trascurando.
"Colpa del lavoro, mio piccolo Kashit" - gli mormorò all'orecchio - "E colpa delle donne, che si mettono sempre in mezzo quando uno vuol starsene un po' in pace"
Khetta, seduta accanto a lui nella navetta, lo sentì, e lo guardò di traverso. Lui se ne accorse e specificò:
"...Stavo parlando di donne Vulcaniane, in questo caso" - disse, stando attento a non farsi sentire dalla Vulcaniana che si trovava nella cabina di pilotaggio, accanto al timoniere, Kevin Brett.
"§ee, raccontala ad un'altra!" - disse la Tellarite, immusonita - "Fammi almeno la corte§ia di §tare zitto"
West la fissò, un po' sorpreso. Non c'era bisogno di aver seguito corsi di psicologia all'Università per capire che la ragazza seduta al suo fianco aveva la luna per traverso, come si diceva una volta sul suo pianeta. Decise di arrischiarsi a chiedere:
"Vuoi dirmi che cos'hai? Cosa ti è successo?"
"Mmm... Niente!"
Da come lo aveva pronunciato, era evidente che si trattava del genere di < niente > che vuol dire: fatti gli affari tuoi. Il dottore si morse le labbra per non replicare, ma le rivolse uno sguardo un po' ferito. In genere con le ragazze funziona, pensò.
Funzionò.
La ragazza lo guardò di sottecchi, poi esplose:
"Lei §e ne va a Ri§a, e non mi dice niente! E poi dice che §ono §ua amica! Io qui a lavorare come una §chiava per quattro mi§erabili pezzi d'oro, a morire di freddo §u una navetta §ospe§a in mezzo agli a§teroidi in atte§a di chi§§acheco§a, e lei §i guadagna un viaggio grati§ per le §piagge favolo§e e gli alberghi extralu§§o di Ri§a!"
West si schiarì:
"Lei? Parli di Modred?"
"Ah-ha, non parlarmi di quella §du°nka di Modred Leha! Non è più mia amica! Ma io dico, poteva almeno avvi§armi che partiva? Anche a me §arebbe piaciuto andare a fare un paio d'occhi neri al Dai Mon Rekk!"
West sorrise:
"Beh, non è che fosse tutto questo gran segreto. Aldea in giornata aveva fatto passare la voce che sarebbe stato bene accetto chiunque l'avesse aiutata a liberare il Temmincki, e ieri sera, alla Taverna di Togartu c'era perfino chi faceva scommesse su quello che lei avrebbe fatto quando avesse preso il Ferengi che ha rapito il suo protetto!"
"Io non frequento §imili po§tacci!" - disse, orgogliosamente, la Tellarite. Fece una smorfia, e abbassò gli occhi - "§olo perché ieri ho pa§§ato la giornata dall'e§teti§ta... §ono andata a farmi un trattamento di bellezza dalla Deltana. La mia pelle aveva bi§ogno di un po' di cure, dopo tutti gli §trapazzi degli ultimi giorni. E quando §ono tornata, lei non c'era più, ed ho §aputo che era partita per Ri§a! Per Ri§a, capi§ci? E' una vita che io de§idero andarci!"
"Che vuoi, Modred è fatta così..." - cercò di consolarla West - "Dai, vedrai che con quello che guadagneremo stavolta, potrai farti un mese di vacanze nel migliore albergo di Risa!"
"§ee... Lei fa §empre §imili §ogni ad occhi aperti, dottor We§t?" - replicò la ragazza, depressa.
West stava per risponderle, quando si accorse che Kashit si stava agitando. Cosa...?
Il rumore di fondo della navetta era leggermente cambiato. Percepì una lieve accelerazione, sotto forma di una sorta di pressione sul petto.
"Ci muoviamo..." - concluse l'umano.
"Pfff..." - sbuffò la Tellarite - "Era l'ora, finalmente! Almeno §ape§§imo a che co§a o a chi §tavamo facendo la po§ta..."
"Beh... Basta chiedere, credo" - West si alzò, incuriosito, e raggiunse in cabina il pilota e il tattico, subito seguito dal suo animaletto. Kevin Brett sollevò una mano dagli strumenti per indicare una scia luminosa che era comparsa su un monitor:
"Ecco... E' quella la nostra preda"
"E' la navetta di Lorak" - spiegò la Vulcaniana - "Ho fatto piazzare un congegno di rilevazione a distanza sulla sua navetta, in modo da seguirlo restando fuori della portata dei suoi sensori"
"Oh-oh... Lo sapevo che stamattina sarei dovuto restare a letto!" - mormorò West - "A quel che ho sentito dire, Lorak non è il tipo che ami la curiosità della gente attorno a sé... Piuttosto il contrario."
"Non c'è niente da temere" - intervenne il timoniere - "Terrò la MorganA a distanza di sicurezza da quella navetta. Non potrà vederci."
"...Sempre sperando che l'Elfide non abbia potenziato i sensori" - pensò il dottor West, ma evitò di dirlo.
Non si sa mai come possono essere accolti i presagi funesti.

Quattro ore dopo, Kevin Brett segnalò che la navetta di Lorak si era fermata all'interno di un sistema.
"Dove ci troviamo?" - domandò Khetta, annoiata. Si era seduta in cabina di pilotaggio, accanto a Brett, mentre T'eyan aveva raggiunto il dottor West all'interno.
"Nelle carte stellari non ne è segnalato il nome." - le rispose Kevin Brett, dopo aver consultato il computer - "Siamo vicini al confine fra lo spazio della Repubblica di Leetah con l'Impero Romulano. Si tratta di un sistema binario, con quattro pianeti. Curioso... Il sole più grande attira con la sua massa gravitazionale del materiale da quello più piccolo, che si sta destabilizzando. Ne avevo sentito parlare, ma non mi era mai capitato prima di vedere con i miei occhi una stella vampiro. Ci devono essere scariche elettromagnetiche da fare paura, nei pressi di quella stella..."
La ragazza fissò lo schermo, incuriosita. I due soli erano vicinissimi l'uno all'altro, al punto che le esplosioni nucleari del sole maggiore arrivavano a lambire la corona dell'altro. Una nuvola di vapori ardenti avvolgeva i due astri dal lato in cui erano più vicini, dando all'insieme un aspetto irregolare, eppure affascinante.
"C'è pericolo?"
Il pilota scosse la testa:
"No. Almeno, non credo. Quel sole non si destabilizzerà definitivamente prima del prossimo secolo o giù di lì. Le cariche elettromagnetiche possono fare impazzire gli strumenti e accecare i sensori, ma tutto sommato questo non è uno svantaggio, per noi." - si fermò un istante a controllare gli strumenti, poi continuò - "Ci sono quattro pianeti... Tutti inabitabili per la maggior parte delle forme di vita conosciute nella Galassia. Fra il terzo ed il quarto pianeta c'è una comoda fascia di asteroidi. Forse c'era in mezzo un quinto pianeta che è andato distrutto. Possiamo nasconderci là, fra gli asteroidi ..."
L'uomo manovrò in modo di avere le due stelle fra loro e la navetta di Lorak, ed entrò nel sistema dalla parte opposta sul piano dell'eclittica. Si accostò alla fascia di asteroidi, e la risalì rapidamente, schivando le rocce ricoperte di ghiaccio e di polveri cosmiche, fino a nascondersi dietro un meteorite più grande degli altri - quasi una piccola luna - dal quale potevano vedere la navetta dell'Elfide galleggiare, come in stasi.
"Proprio un bel po§ticino di vacanza... " - commentò Khetta, guardando nel monitor di fronte al sedile della cabina di pilotaggio e confrontando mentalmente il paesaggio raggelante dei pianeti privi di vita con le celebri spiagge ed i mari tropicali di Risa... Accidenti a Modred! Se quando fosse tornata avesse solo osato farle pesare la sua abbronzatura, lei...
Non completò il pensiero.
"Ehi! E quello co§'è?" - esclamò la ragazza, puntando il dito.
Sul monitor era apparsa una confusa chiazza biancastra. In pochi secondi, la chiazza parve solidificarsi, raggelarsi, fino a diventare una nave da guerra che sembrava schiacciare con la sua mole la microscopica navetta di Lorak.
"Romulani! E' un incrociatore, classe D'deridex" - rispose Kevin Brett, in fretta - "Una gran brutta bestia con cui avere a che fare!"
Si voltò. Alle sue spalle erano arrivati T'eyan e West. Indicò loro la nave.
"Possono vederci?" - chiese West, preoccupato - "Quel bestione può agganciarci e ingoiarci senza nemmeno sforzare le macchine!"
"Non credo..." - disse Brett - "Non so che tipo di sensori abbiano i Romulani, ma non credo che possano vederci. Dopotutto, le radiazioni elettromagnetiche di quella stella vampiro debbono influenzarli in maniera piuttosto seria. Qui siamo abbastanza riparati dalla fascia di meteoriti, mentre loro sono investiti in pieno dalle radiazioni. Del resto, con una nave di quelle dimensioni non possono manovrare con molta scioltezza in questo sistema..."
"Probabilmente è proprio per questo che Lorak ha scelto questo posto per incontrare i suoi committenti" - notò T'eyan, che fino a quel momento era rimasta a rimuginare in silenzio:
"Nessuna delle nostre navi - neppure la Drakan, che pure è molto potente - può competere con una nave di quella classe. Ma in uno spazio ridotto, con i sensori dell'incrociatore messi fuori uso dalle radiazioni elettromagnetiche, Lorak può sperare di andare via vivo e con il denaro che gli hanno promesso in cambio della cattura di quell'uomo, il centurione Silla"
"Un momento!" - saltò su Khetta - "§iamo §tati noi a catturare quel Romulano. Noi abbiamo fatto il lavoro. §e c'era una ricompen§a, è a noi che §petta! Dico bene, §oci?"
"Sono d'accordo!" - sorrise Kevin Brett.
"Anche io" - fece eco il dottor West - "E Kashit, qui, la pensa come me!"
"Bene... Allora, dovremo andarcela a prendere" - concluse T'eyan.

Lorak premette le dita adunche sui comandi dell'apparato di comunicazione subspaziale. Lo schermo centrale inquadrava solo una confusa nebbia colorata, raramente interrotta da qualcosa che poteva assomigliare ad una figura umanoide. Una smorfia di dispetto gli deformò il volto, mentre tentava disperatamente di regolare l'apparato di ricezione per eliminare le interferenze delle radiazioni elettromagnetiche del sole vampiro. Aveva scelto lui il luogo per l'incontro con i Romulani, e adesso, proprio le caratteristiche per cui lo aveva scelto gli si rivoltavano contro.
"Potrebbe essere questo... Oppure quest'altro... Ma quanti °°°° di congegni fasulli ha quest'accidente? Lo sapevo che quel °°°° di Ferengi dell'Avamposto 35 mi aveva fregato..."
Infuriato, tirò un pugno sulla consolle. Quasi immediatamente il monitor si schiarì e comparve una figura distorta ed allungata, mentre la mano dell'Elfide cominciò a pulsare per il bruciore. L'uomo se la nascose dietro le spalle, stringendo i denti per trattenersi dall'impulso di saltellare in giro per la microscopica cabina della navetta urlando di dolore. Anzi, sollevò le labbra nel tentativo di far passare la smorfia che gli era comparsa in volto per un sorriso.
"Sono felice di conoscere finalmente una personalità di così grande..." - iniziò Lorak, con voce untuosa.
"Taglia corto, pirata" - la voce del Romulano risuonò inaspettatamente chiara - "Hai quello che ti abbiamo chiesto?"
Lorak si scostò dal monitor quel tanto da permettere alla telecamera di inquadrare la sagoma di un Romulano disteso sul pavimento della piccola cabina. L'uomo era legato, e sul suo volto c'erano vistose tracce di maltrattamenti.
"Centurione Silla!" - il comandante Romulano chiamò il prigioniero - "E' un piacere poterti rivedere... Anche se non credo che tu in questo momento condivida la mia soddisfazione..."
Silla non si mosse. Parve non aver neppure sentito.
"E' vivo?" - domandò il comandante - "Lorak, ti avevamo detto che lo volevamo vivo! Abbiamo bisogno di farci dire da lui chi siano i suoi complici a Romulus."
"Oh, si, signore..." - rispose rapidamente Lorak - "Io non vendo merce avariata! Gli ho solo dato un po' di polverina, per tenerlo tranquillo durante il viaggio. Appena avrà terminato il suo effetto, potrete fargli tutte le domande che vorrete"
"Uhm. Lo spero per te" - borbottò il comandante.
"L'accordo era per il pagamento alla consegna..." - ricordò l'Elfide, con tono cerimonioso.
"Avrai il tuo oro, pirata" - disse il Romulano, con una smorfia di disgusto. Non gli piaceva affatto avere a che fare con un uomo del genere, e non faceva nulla per nasconderlo.
"Avrai tutto il latinum che hai chiesto, in barre sonanti. Mandaci il centurione Silla, e..."
"Con tutto il rispetto, comandante..." - lo interruppe il pirata - "Forse è meglio procedere diversamente. Io vi spedirò Silla, nel momento in cui vedrò arrivare i pezzi d'oro con un teletrasporto dalla vostra nave"
"Mi prendi per idiota, Lorak?" - si inalberò il Romulano - "Non ti spedirò un solo pezzo d'oro finché non vedrò Silla in mano mia"
Lorak si accigliò:
"Questo è un problema... Ma forse possiamo risolverlo. Io metterò l'uomo sulla piattaforma del teletrasporto della mia navetta, e voi metterete l'oro sulla piattaforma del teletrasporto della vostra nave. Abbasseremo gli scudi contemporaneamente, e - sempre contemporaneamente - attiveremo i due trasporti dall'una all'altra nave. Le sta bene, come compromesso?"
Il comandante ci pensò su un istante, poi assentì:
"D'accordo." - fece cenno a qualcuno che si trovava fuori del raggio visivo della telecamera, e, pochi istanti dopo, l'immagine cambiò. Adesso, era inquadrata una sala teletrasporto, nella quale due uomini stavano collocando una pesante cassa. Lorak si illuminò, alla vista della cassa. Lasciò i comandi della navetta, e si accostò al corpo esanime del centurione Silla, trascinandolo pesantemente verso la piattaforma del teletrasporto.
"Sono pronto..." - disse infine Lorak, un po' ansante per lo sforzo fatto - "Voi siete pronti?"
Uno degli uomini sullo schermo si accostò ad una consolle, e premette dei tasti:
"Scudi abbassati" - dichiarò.
"Anche i miei... " fece eco Lorak - "Meno dieci al teletrasporto dal mio via. Via! Dieci... Nove...Otto...Sette..."
"...Sei...Cinque...Quattro..." - continuò l'uomo sullo schermo.
"...Tre...Due...Uno..." - mormorò T'eyan, dalla MorganA - "Adesso!"
Una violentissima serie di esplosioni scosse la corona solare della stella minore del sistema binario, come se - stanca di sottostare alla voracità della stella vampiro - avesse deciso di rivoltarsi contro l'intero sistema proiettando intorno a sé una feroce irradiazione luminosa.
"Cosa?" - urlò Lorak. Sul monitor vide la corona incandescente aumentare a dismisura il suo diametro, ed istintivamente si aggrappò al pulsante per rialzare gli scudi, senza pensare al teletrasporto in corso.
"Cosa?" - urlò il comandante dell'incrociatore, vedendo la corona espandersi fino ad ingoiare nelle sue fauci ardenti il primo pianeta, il secondo, e sfiorare la fragile navetta di Lorak - "Alzate gli scudi! Teletrasporto, compensate la radiazione!"
"Troppo tardi!" - gridò il soldato alla consolle del teletrasporto, vedendo dissiparsi la cassa di metallo.
"Nooo!" - fece Lorak, girandosi in tempo per vedere la sagoma di una figura umanoide svanire in un vortice di pagliuzze dorate, mentre la sua navetta veniva sballottata dalla violenza del colpo.
La radiazione superò la navetta di Lorak, parve esitare lambendo la cintura di asteroidi, ed infine si ritirò, lentamente, mentre Lorak e la nave Romulana davano potenza ai motori, ed uscivano dal sistema alla massima velocità di impulso.
Pochi minuti dopo, il segnale di comunicazione nella navetta di Lorak iniziò a trillare con forza.
"Dov'è il mio uomo?" - tuonò il comandante Romulano, comparendo sullo schermo della navetta.
"Dov'è il mio oro?" - ritorse il pirata, con uguale foga - "Ho iniziato regolarmente il teletrasporto. Non è colpa mia se quella stella ha deciso improvvisamente di destabilizzarsi, e se il centurione Silla è stato vaporizzato dalle radiazioni... "
"Insieme al latinum che mi era stato promesso!" - pensò l'Elfide maledicendo la propria sfortuna.
"Ma non mi dire..." - mormorò il Romulano, con un tono che al pirata non piacque per nulla.
"Ha visto anche lei quello che è successo!" - si difese Lorak, cominciando a sudare. Le sue orecchie a punta vibravano percependo il pericolo. La mano riprese a pulsare dolorosamente, ma non vi badò, mentre si aggrappava alla sua consolle di comando come se questa potesse proteggerlo dall'ira del comandante.
"Sei stato tu a decidere il luogo dell'incontro" - lo accusò il Romulano - "Sai che cosa penso? Penso che tu non abbia mai avuto realmente in mano il comandante Silla. Penso che la storia dell'anestetico per far stare tranquillo il prigioniero non fosse che un pretesto. Penso che tu, su quella navetta non avessi che una sua riproduzione olografica, che non hai fatto parlare per evitare che io la scoprissi..."
Lorak, illividito, tentò di interromperlo, ma il comandante continuò, implacabile, aumentando ad ogni frase il tono della voce in un crescendo da tempesta:
"...Penso che tu abbia minato la corona solare della stella minore del sistema binario, che era già destabilizzata dalla stella vampiro, in modo da farla esplodere al momento giusto per farmi credere che l'uomo fosse stato vaporizzato dalle radiazioni. Penso che tu abbia sovrapposto il tuo segnale di teletrasporto a quello della mia nave, per appropriarti del latinum, nel momento in cui ho abbassato i miei scudi! Penso che tu sia solo un lurido, viscido, schifoso pirata, e penso infine che adesso mi divertirò a farti a pezzi con le mie mani!"
Lorak cincischiò con le sue dita sui comandi della navetta, dando piena potenza ai motori.
"Agganciate quella navetta con i disgregatori!" - sbraitò il comandante - "Fuoco!"
La navetta ebbe un balzo, e scartò all'improvviso, mentre una salva di raggi luminosi invadeva lo schermo. Partì, seguendo una rotta spezzata, alla massima curvatura possibile, inseguito dal pesante incrociatore, che continuava a bersagliare il suo percorso di colpi.
"Ehi!" - esclamò Khetta P§or - "§ono pazzi questi Romulani!"
"Lo faranno alla griglia, appena lo avranno in mano" - profetizzò Kevin Brett, con tono sfrontato - "Farebbero lo stesso con noi, se si fossero accorti che siamo qui, che abbiamo intercettato tutte le loro comunicazioni, che abbiamo teletrasportato noi le cariche di esplosivo nella corona solare della stella minore..."
"E §oprattutto che abbiamo intercettato quello là!" - rise Khetta, accennando all'interno della MorganA, dove si trovava lo scomparso centurione Silla, assistito dal dottor West e da T'eyan.
"Già! Quello là, e la cassetta con il latinum!" - confermò Kevin, sorridendo e tenendo d'occhio gli strumenti. L'incrociatore era adesso fuori portata, per i sensori della MorganA, mentre sullo schermo scintillava ancora la scia del segnalatore sulla navetta di Lorak.
"Però! E' in gamba come pilota, l'Elfide..." - lo ammirò il timoniere, seguendo le complicate evoluzioni della scia, che si contorceva, si avvitava, cabrava per poi precipitare, si impennava per attorcigliarsi su una rotta come le spire di un serpente attorno ad un ramo, finché lentamente non perse luminosità. L'ultimo pixel brillò per un lungo istante, per poi svanire nel nero profondo dello schermo.
"E' andato fuori della portata del segnalatore" - disse Kevin, con un pizzico di rimpianto: manovre del genere non si vedono tutti i giorni...
"Peccato. Ma allora po§§iamo muoverci?" - domandò Khetta - "Non §o come la pen§i tu, Kevin, ma io non vedo l'ora di la§ciare que§ta maledetta fa§cia di a§teroidi!"
"Non è prudente muoversi subito" - le rispose la voce di T'eyan, dalla cabina dietro di loro - "Quell'incrociatore potrebbe percepire la traccia di curvatura sui suoi sensori, ed il suo comandante potrebbe capire che c'era un'altra navetta nascosta nel sistema. Un po' di pazienza, e ce ne andremo di qui."
"Tanto vale, allora, andare a contare gli incassi!" - disse allegramente la Tellarite, alzandosi dal sedile del copilota e raggiungendo gli altri due pirati nella cabina, subito seguita dal timoniere.
Il dottore, con l'onnipresente Kashit fra i piedi, era chino sul corpo del centurione Silla, che era stato disteso su una brandina. La ragazza tirò fuori un piccolo arnese, e si mise a lavorare sulla serratura della cassetta.
"Questo se la caverà..." - concluse il dottor West, chiudendo di scatto il tricorder medico che aveva fra le mani - "E' stato trattato con brutalità ed ha parecchie contusioni, ma nessuna emorragia interna. Si vede che l'Elfide ci teneva a non ucciderlo, per poterlo consegnare vivo ai suoi committenti."
"Può risvegliarlo, dottore?" - domandò T'eyan.
"Certo... Perché no?"
Preparò rapidamente un ipospray, e lo praticò al ferito. L'uomo aprì gli occhi quasi subito:
"Ah... Dove sono?" - si guardò intorno - "Ah... Siete ancora voi. Il vostro amico Lorak mi aveva fatto capire che mi stava riportando in patria."
"Esatto" - disse T'eyan - "Ti abbiamo portato via dalle mani dei tuoi compatrioti, centurione Silla. Ti credono morto, adesso. Difficilmente ti cercheranno ancora."
"Molto gentile da parte vostra..." - l'uomo parlava a fatica - "Ma perché lo avreste fatto? Da me non potrete avere certo dell'oro... Non ne possiedo."
"No..." - rispose T'eyan - "Lo abbiamo fatto per le armi"
"Armi? Che armi?" - domandò il dottore, stupito. Anche Khetta sussultò e smise di trafficare alla cassetta, scambiando una occhiata sconcertata con il timoniere. Il Romulano si irrigidì.
La Vulcaniana iniziò a spiegare:
"Si tratta di qualcosa che ho letto nella mente del centurione durante la fusione mentale."
"Cosa? Ma di cosa stai parlando, T'eyan?" - chiese il dottore.
"Sarebbe illogico tacere, a questo punto, Silla..." - disse la donna, controllando le reazioni del Romulano, che invece strinse ostinatamente le labbra.
"Allora parlerò io." - disse T'eyan - "Quando ho fatto la fusione mentale con quest'uomo, ho scoperto la sua storia. Anni fa, quando era solo un membro dell'Esercito Romulano, fu reclutato da un gruppo di Unionisti..."
"Che vuol dire Unioni§ti?" - si informò Khetta, a bassa voce. Fu il dottore a risponderle:
"Fautori della Riunione fra i due popoli fratelli: Romulani e Vulcaniani, che un tempo erano un solo popolo... Ci sono molti gruppi di Unionisti legali su Vulcano, mentre su Romulus, a quel che ho sentito, le tesi Unioniste sono state dichiarate contro lo Stato, e represse spietatamente... Anche perché gli Unionisti di Romulus sfuggiti alle persecuzioni politiche si sono organizzati in gruppi terroristici."
La voce di T'eyan proseguì, senza dar peso all'interruzione:
"Il gruppo di Unionisti di Romulus aveva una alleanza strategica con un gruppo di terroristi maquis, in gran parte formato da persone di razza Vulcaniana. Il nostro centurione favorì il furto di una grande quantità di armi ad alto potenziale da un deposito dell'esercito. Parte di quelle armi furono consegnate agli alleati maquis come forma di sostegno per la causa."
"Facevi parte anche tu di quel gruppo, T'eyan?" - domandò Kevin, interessato.
La Vulcaniana scosse la testa:
"No, io no... Però conoscevo vari elementi di quel gruppo."
Sul suo volto passò un'ombra:
"Sono tutti morti, adesso. Furono attirati in una imboscata, e caddero combattendo contro i Jem'Hadar"
Silla si lasciò sfuggire un lamento. T'eyan attese, ma lui ancora rifiutò di parlare. Allora seguitò:
"Si sa che le armi romulane rubate non furono mai adoperate. Si trovano sempre nel deposito segreto dei Maquis, in territorio federale. Adesso, Silla è un membro importante, anche se non di primo piano, del gruppo di terroristi Unionisti..."
"Siamo rivoluzionari!" - protestò Silla, incapace di trattenersi - "Non spargiamo il terrore per il puro gusto di farlo! La nostra lotta è politica, anche se siamo costretti ad usare la violenza contro un governo che la usa contro di noi..."
"Conosco la vostra lotta, e sono pronta a solidarizzare con voi" - disse T'eyan - "Sta di fatto che voi adesso avete un gran bisogno di quelle armi, per la rivolta che state preparando contro il vostro governo..."
"Sono nostre!" - proclamò il centurione.
"...Ma non sapete dove si trovino, se non genericamente. Silla è stato spedito dal suo gruppo a cercarle, ed a tentarne il recupero. Per questo si è messo in contatto con quello che riteneva un agente Unionista in territorio federale, senza sapere che il vero agente era morto, e al suo posto c'era Lorak. Gli agenti del governo Imperiale di Romulus hanno avuto sentore della rivolta che il gruppo Unionista del comandante Silla sta preparando, e hanno messo una taglia sulla sua testa. Una taglia che Lorak aveva deciso di incassare, ma che noi abbiamo rubato" - concluse T'eyan.
"Ehi! E' una bella §ommetta!" - proclamò Khetta, affondando gioiosamente le mani fra i pezzi d'oro della cassetta che era appena riuscita ad aprire - "Ci tengono i Romulani a te, §illa!"
"Roba da matti!" - esclamò il dottore - "E questo cosa c'entra con noi? Non possiamo certo andare in territorio federale a cercare quelle armi. Siamo tutti ricercati! E poi, anche se fosse: dove dovremmo andare a pescarle? Il territorio della Federazione dei Pianeti Uniti è immenso..."
"Dovremmo pensare di andare a mettere i §oldi al §icuro, piutto§to" - si frappose Khetta.
"Il dottore ha ragione" - intervenne Kevin - "Perché dovremmo rischiare?"
"Per denaro!" - scattò il Romulano - "Le armi rubate sono siluri fotonici, compatibili anche con i tubi lanciasiluri delle navi federali. Al mercato nero, valgono moltissimo. Certamente molto di più di quei miserabili pezzi d'oro che quel maledetto Elfide ha preteso per la mia testa."
Esito' un istante, poi continuò - "Aiutatemi a recuperarle. In cambio, ve ne darò la metà. Potrete venderle... O magari anche usarle: dopotutto, a voi pirati non manca certo l'occasione di usare dei siluri ad altissimo potenziale"
"Questo è vero..." - ammise il timoniere - "Ma resta l'obiezione del dottore: da che parte cominciamo?"
"Da Risa" - rispose Silla - "Il deposito si trova sul pianeta delle vacanze. Un posto comodo da raggiungere, e soprattutto insospettabile. "
"Risa?" - stupì il dottore
"Ri§a?" - strabiliò la graziosa Tellarite - "Ma perché non lo hai detto §ubito? Io ci vengo di cor§a, a Ri§a!"
"Il dottore può modificare chirurgicamente i nostri lineamenti per sfuggire alla Sicurezza della Federazione. A Risa, inoltre, ci potremo ricongiungere con i nostri, che sono partiti con la Revenge." - decise T'eyan - "Insieme, non dovremmo avere troppi problemi a rintracciare il deposito."
"Ho capito..." - disse Kevin, tornando verso la cabina di pilotaggio - "Vado a tracciare la rotta per Risa!"
"Per Risa..." - mormorò il dottore, raccogliendo dal pavimento il suo piccolo amico - "Bene, Kashit. Sembra che andremo al mare. Chissà che non ci faccia bene, una bella vacanza, una volta tanto... "




:: Diario 014 : Modred - Prima il dovere

Luogo: Navetta MorganA poi Risa

La bajoriana sedeva stravaccata su una delle poltrone della sala più ampia della MorganA, ormai tornata al suo colore originario, contorcendosi nel tentativo di passare la seconda mano di smalto sulle unghie dei piccoli piedi.
"Piccoli e ben fatti" pensò Lazarus quando entrò nella sala tenendo in mano una tazza di tè caldo.
Ancora non riusciva a credere che avessero inventato una specie di fast food in miniatura dove bastava ordinare un piatto per vederselo magicamente comparire davanti.
Guardò ancora quei piccoli piedi sensuali, chi lo avrebbe mai detto che dei piedi potessero essere sexy?
"Oh beh... mi ricordo che a Shangai...eh!eh!eh! Quella massaggiatrice..." si riscosse con un leggero schiaffo alla mascella e tornò a fissare quelle unghie e lo smalto amaranto che riluceva di strani riflessi cangianti che parevano avere vita propria e che sembravano... sembravano...
"Hey! Ma quella è una persona! Hai una persona che si muove sulle unghie!"
Modred guardò con condiscendenza il povero primitivo e con somma pazienza si preparò a spiegare.
"Questa NON è una persona qualsiasi! Questo è Xuryn di Abbadon 3, il più grande compositore di opere per flauto dolce e questa è la sua sonata migliore! I Profeti mi sono testimoni che obiettivamente questi cristalli liquidi non hanno un granché di definizione... ma non credo che tu possa capire."
"Mi stai dicendo che ti sei spalmata la televisione sulle unghie dei piedi?"
"Cos'è la televisione?"
Lazarus per la prima volta appoggiò i pugni sui fianchi con atteggiamento spavaldo e alzò il mento ostentando un aria cospiratrice.
"Eh... non so se potresti capire..."
"Sono sicura che non mi interessa!" Modred accompagnò la frase acida con una linguaccia e poi continuò ancora "Servono anche ad altre cose interessanti oltre che a fungere da videotrasmettitori, sai? Per esempio se si dà un colpetto sulla superficie all'inizio dell'unghia lo smalto inizia a trasmettere un messaggio ipnotico."
"Come funziona? Così?" L'umano dette un veloce schiocco di dita proprio sul pollice destro della bajoriana .
"NO!"

Due ore dopo la porta si spalancò fischiando leggermente, mentre le ante metalliche rientravano dentro la parete, e il grosso pilota orioniano irruppe nella stanza come una furia.
"Dannazione! Vi sto chiamando da un quarto d'ora! Volete tenere accesi quei maledetti comunicatori?"
K'Tar aveva la precisa intenzione di prendere quei due scansafatiche per il bavero e trascinarli ai loro posti e quindi si può dire che rimase abbastanza interdetto trovando Lazarus e Modred immobili, anzi pietrificati con lo sguardo imbambolato e fisso sui piedi della bajoriana.
"VOLETE MUOVERVI?!!!"
I potenti decibel dell'ultimo urlo riscossero i due pirati facendoli sobbalzare. Scrollarono la testa come risvegliatisi da un profondo sonno, cercando di scacciare una strana nebbia che gli offuscava la mente.
La bajoriana stropicciò gli occhi e poi colpì con una pacca la spalla muscolosa dell'umano ancora un po' intontito.
"Idiota..." sibilò "Eppure dovresti saperlo che lo smalto non è roba da uomini..."

Il verde pianeta vacanziero, sede riconosciuta del divertimento senza limiti in oltre 170 sistemi solari, galleggiava placidamente nello spazio, invitante e luminoso. Le due lune, di un delicato colore celestino, non facevano che aumentare il suo fascino... e chiaramente era proprio quella la loro funzione visto quello che erano costate ai Risiani. Un pianeta dal clima artificiale, d'accordo, dalla geografia attentamente studiata per aumentarne l'effetto scenico, nessuno lo mette in dubbio... ma ugualmente molto ma molto confortevole.
"Una vera macchina per fare soldi" pensò Modred guardandolo con cupidigia.

"Fra pochi minuti scenderemo sulla superficie, ho bisogno della massima attenzione da parte di voi tutti" Aldea si piazzò in mezzo alla sala di pilotaggio dominando il suo sparuto equipaggio e forse ignorando che, con l'eccezione di Shilhala, ognuno di essi era già proiettato nel futuro verso il mondo godurioso che presto avrebbero visitato (a fondo).
"Ricordate il piano: siamo solo turisti, piccoli mercanti di generi alimentari in cerca di riposo dopo un lungo viaggio di lavoro. L'obiettivo è ritrovare quell'impiastro di Gas e tornare su Togartu"
"Che ne dobbiamo fare del ferengi?" intervenne la morbida voce sensuale di Shilhala che per l'occasione sfoggiava un vestito verde acqua che metteva in risalto le sue forme procaci.
"Non è importante"
"Ah..." disse la bajoriana "L'amore...cosa fa fare..."

La piccola navetta atterrò in uno dei tanti deliziosi astroporti di Risa e, quando l'equipaggio uscì da essa, venne subito accolto da giovani seminude che gli appiopparono al collo una collana di fiori variopinti.
"Siete pronti? Qui ci dividiamo, avremo più possibilità di trovare Gas" disse Aldea togliendosi la collana floreale e gettandola a terra.
"Sono nato pronto..." rispose Kevler seguendo i movimenti ondeggianti del gruppo di ragazze del comitato di benvenuto che già si allontanava per salutare i componenti di una gita turistica appena arrivata sulla pista vicina.

Secondo le istruzioni di Aldea si divisero in coppie e così la misteriosa Shilhala si allontanò sottobraccio all'orioniano, Modred affibbiò le proprie valige pesantissime a un Kevler estasiato dal "panorama" offerto dal pianeta e infine Lazarus, molto sospettoso, rimase con la prima ufficialessa di Jolar'Nat, rimuginando su quali colpe poteva aver commesso per essere condannato, pur essendo nel 24esimo secolo, a portare degli orribili bermuda color cachi.

"Su, su coraggio! Ho prenotato al Sybil Hotel, roba di lusso mio caro!"
"Vorrei sapere come fai a permettertelo con la paga da pirata e le sanzioni che il Capitano ti ha imposto..."
La bajoriana sperò di aver trovato il modo per colmare quella che era pericolosamente diventata una voragine finanziaria dopo il pagamento della settimana nella suite extralusso... al momento in cui il Dottor West si fosse accorto dello stato attuale della sua carta di credito federale.
"Ah...ehm... ho ... delle risorse inaspettate...eh! Eh! Eh!..."

Dopo una giornata dedicata alle ricerche Kevler e la bajoriana si concessero un po' di riposo in uno dei molti cocktail-bar che sorgevano nascosti nelle insenature rocciose della costa. Era incredibile come fosse possibile gustare una natura dolce e amorevole e virtualmente incontaminata e allo stesso tempo essere sempre a meno di duecento metri da una macchina del ghiaccio. In realtà i due pirati non si sforzarono molto di trovare il felino rapito. Ogni qual volta il dovere li obbligava a indagare sui nuovi arrivi o su ferengi dai gusti particolari compariva sempre qualcosa che li distraeva... In quel caso preciso si trattava di una spogliarellista che si agitava sinuosa sulla sommità di un cilindro posto al centro del locale. Il rumore delle onde e il cielo stellato fornivano una certa scenografia drammatica e la musica mielosa cullava le loro orecchie. Nick alzò gli occhiali da sole, ormai inservibili in quel romantico crepuscolo, e brindò alla danzatrice con un bicchiere colmo di ombrellini e fiori coloratissimi.
La bajoriana sbadigliò sonoramente pronta a stramazzare sul tavolo se la permanenza si fosse dilungata ancora... ma purtroppo il pirata non sembrava aver intenzione di muoversi da lì.
Ne approfittò per controllare i portafogli che aveva "casualmente trovato" lungo la sua strada eliminando le cose inservibili e tenendo soldi e carte di credito che sarebbero andate da favola sul mercato di Togartu.
Un alieno dalla pelle sfumata di verde acceso stava sorseggiando beato un alcolico al bancone, vestito con un'ampia palandrana che rivelava immediatamente la sua identità: il ciambellano della baronessa Artemisha Cluaskava di Coruskant III. La piccola ladra si era ben documentata sulle personalità che attualmente si trovavano sul pianeta e in particolare questa nobildonna la aveva attirata per via di certe indiscrezioni... si sapeva infatti che la signora non andava mai in vacanza con i suoi giovani amanti senza la propria collezione di gioielli. Il ciambellano, uomo attempato che forse per sopportare i vizi della sua padrona aveva bisogno di un cicchetto di quello forte ogni tanto, si riassestò i vestiti, si dette un contegno e si avviò verso l'Hotel Extra lusso "Principe di Risa".
"Vado un attimo in bagno..." sussurrò la bajoriana al suo compagno alzandosi dal tavolo.
Essere su Risa era un'occasione troppo ghiotta per spennare qualche ricco pollastro e non poteva essere sprecata con una vacanza qualsiasi.
"Se...se..." borbottò distrattamente Kevler.

Nemmeno un'ora dopo la sagoma felina di Leha strisciava sulla morbida moquette della suite imperiale situata all'ultimo piano dell'albergo, protetta dalla sarabanda di gemiti provenienti dalla camera da letto della baronessa.
Dopo una rapida ispezione individuò la cassaforte privata incassata nel muro, si scrocchiò le dita e le fece ondeggiare.
"A noi due, bella mia..." mormorò con aria di sfida.

"Ci si rivede, Gatta, ShenShen o come diavolo ti fai chiamare adesso!"
Una voce baritonale alle sue spalle la fece sussultare e improvvisamente sentì un brivido gelido correrle lungo la schiena. Dietro di lei torreggiava un tozzo umano dai capelli nerissimi e il volto torvo quasi ricoperto da una corta barba con basette. Gli occhi, incassati nei lineamenti rozzi e ferini, emanavano bagliori di odio.
"Oh! Logan! Che piacere rivederti... ero convinta che tu fossi morto nell'esplosione della Kell Nohr imperiale... "
"No, ci ho solo rimesso le braccia e qualche organo come puoi vedere."
"Beh! Pazienza...Non si può avere tutto!"
L'uomo la agguantò per la maglietta alzandola di peso e scaraventandola verso la ringhiera del terrazzo. Poi la raggiunse stringendo i pugni in cerca di una rivincita.
"Questa volta il tuo amico spilungone non c'è e nessuno verrà a salvarti! Stai pur certa che dopo di te toccherà a lui. Che incredibile coincidenza! Questo lavoro di guardia del corpo comincia ad avere i suoi risvolti piacevoli!"

Un rapido calcio colpì con precisione matematica le parti basse dell'aggressore.
"AAARRRGHH!" urlò Logan portando le mani all'inguine.
"Hey, non sei contento? Quelle non ce le hai bioniche!"
Il cyborg ruggì furibondo e dal dorso delle sue mani uscirono tre lame di trenta centimetri affilate come rasoi che scattarono in un'unica terribile sciabolata verso la gola della bajoriana.
Leha si piegò come un giunco evitando il colpo ma la rapidità dell'azione la sbilanciò facendole perdere l'equilibrio. Roteò per un paio di secondi le mani e poi cadde all'indietro catapultandosi fuori dal piccolo terrazzino. Mentre cadeva all'impazzata poteva vedere l'espressione furiosa di Logan che la malediceva agitando le mani coronate da micidiali lame assassine. La bajoriana sperò che i profeti le permettessero almeno un altro paio di reincarnazioni per poterlo sbeffeggiare ancora... e aspettò l'arrivo del suolo di cemento che l'avrebbe uccisa.
SPLASH!
Acqua, acqua temperata la circondava e le accarezzava la schiena che bruciava come l'inferno a causa dell'impatto con la superficie.
Finalmente riuscì a tirare la testa fuori dalla piccola piscina e a ridere istericamente. Si trascinò a fatica fuori dall'acqua e passo dopo passo arrivò al tavolo dove Nick Kevler stava ancora assistendo ad una gara di Limbo tra giovani indigene.
"Hey, sarà meglio che ce ne andiamo..."
"Che diavolo ti è successo?? Non dovevi andare alla toilette?" esclamò il pirata vedendo la ragazza completamente fradicia, con i vestiti grondanti d'acqua e la solita espressione volpina stampata in faccia.
"C'era un rubinetto rotto, vuoi muoverti? Oggi non è proprio serata!"




:: Diario 015 : Sant'Andrea - Luarte

Luogo: Risa

"Ti vuoi muovere?"
Aldea afferrò per un braccio lo spaesato Lazarus che era rimasto imbambolato a guardare le bellezze di Risa senza accorgersi che i suoi compagni erano già partiti per le loro diverse destinazioni.
"Come avete fatto?" chiese arrancando dietro alla donna e ammirandone le stupende forme.
"A fare cosa?" chiese lei senza nemmeno girarsi e tenendo d'occhio ogni passante nel raggio di cento metri.
"A costruire tutto questo scenario... non è un po' troppo per fregare uno come me?"
Aldea si voltò sorpresa. "Come scusa?"
"Dicevo... non vi sembra un esagerazione? Non sono a conoscenza di nessun segreto... non capisco perché continuate con questa farsa!" Lazarus appoggiò le mani sui fianchi guardandola.
"Sei più stupido di quanto immaginassi... ancora non credi di essere finito nel futuro?" La donna era esterrefatta... com'era possibile? Certo, a pensarci bene, per loro era una cosa, se non normale, almeno possibile... si erano sentite storie di navi che tornavano nel passato, ma forse per uno del passato tutto questo doveva sembrare solo un sogno... o un incubo.
"Ne parleremo con calma all'albergo" sbuffò Aldea... adesso doveva anche mettersi a fare la psicologa.

La città era una moltitudine di colori, ogni palazzo era come un bellissimo uccello dal variopinto piumaggio che tentava di attrarre nuovi avventori nelle sue case da gioco o per qualsiasi altra sua attrazione.
Lazarus era stato una volta a Las Vegas, ma la città americana non aveva niente a che vedere con tutta questa magnificenza... senza contare poi gli splendidi giardini che con la loro perfezione riuscivano stranamente ad amalgamarsi con le strutture di vetro e acciaio degli edifici... tutto questo sembrava sempre più incredibile.
"Forse credono che io sia un qualche agente segreto... chissà se mi hanno drogato per farmi vedere tutto questo o se è un qualche tipo di effetto al computer... forse sono allacciato a qualche aggeggio di realtà virtuale..."
Il giovane non sapeva cosa pensare, ma aveva deciso di divertirsi più che poteva prima di cercare un modo di svignarsela "E poi..." si disse guardando la sua guida che lo precedeva "...può essere che ci scappi qualcosa di buono da tutto questo" sghignazzò.

L'albergo nel quale entrarono era di un lusso sfrenato, un lunghissimo tappeto di velluto rosso portava, dal monumentale ingresso dalle porte di vetro smerigliato, al bancone della reception in massello scuro, risaltando sull'incredibile nero del marmo del pavimento... o forse non era marmo si disse Lazarus accorgendosi che sullo sfondo del pavimento correvano centinaia di costellazioni.
"I signori desiderano?" chiese un tipo all'apparenza umano anche se dallo strano naso, il che confortò notevolmente il giovane.
"Una camera matrimoniale..." disse con voce dolce e seducente Aldea attaccandosi come una sposa novella al braccio del compagno... Lazarus le fece un sorriso birichino sollevando un sopracciglio, ma la sua espressione cambiò in una smorfia quando sentì le dita della donna toccare qualche nervo che neppure lui sapeva di avere, ma che indubbiamente produceva un sacco di dolore.
"Sposi freschi allora... bene, abbiamo la camera che fa per voi... i vostri nomi prego, "chiese gentilmente l'impiegato con un sorriso.
"Lazarus Sant'Andrea e signora!" disse velocemente Aldea senza accennare al suo nome, e gettò sul bancone dei documenti fatti apposta per l'occasione.
"Bene... Ragazzo! I bagagli dei signori!" esclamò l'uomo guardando alle spalle dei due... il morale di Lazarus si afflosciò quando vide il "ragazzo"... e non cercò nemmeno di capire a cosa potesse assomigliare, si limitò a seguire lui e la sua compagna verso gli ascensori.

La camera nella quale entrarono era molto accogliente, i colori caldi davano un tocco di sensualità e la luce soffusa creava una perfetta atmosfera.
La grande sala centrale aveva tutti i confort: bar, contenente centinaia di bottiglie di liquore, alcune con etichette incomprensibili e un folto tappeto provvisto di cuscini posto davanti ad un caminetto, che con disappunto di Lazarus si rivelò essere una sorta di ologramma.
Il giovane neo-pirata rimase per alcuni minuti a guardare i liquori cercando di trovare una bottiglia di qualcosa che conoscesse.
"Cosa desidera?"
Gli occhi di lui si spalancarono quando capì che la voce proveniva dal bar.
"Come scusa?" balbettò questi sentendosi immensamente stupido a parlare con un oggetto.
"Volevo esserle utile per la scelta delle bevande..." disse tranquillamente il computer.
"Un... un... un Lagavulin... liscio?" balbettò l'uomo sparando la prima marca di whisky che si ricordava a memoria.
"Subito signore..." il piano del bar parve illuminarsi e al suo centro apparve un bicchiere con il denso liquido ambrato... il giovane guardò prima il bicchiere, poi il bar e di nuovo il bicchiere decidendo infine che qualcosa di forte era proprio quello che ci voleva.

Era arrivato al secondo bicchiere quando si accorse di essere rimasto solo nella stanza... a pensarci bene il... "coso" che li aveva accompagnati in camera se ne era andato da un po'... forse Aldea gli aveva detto qualcosa? Non se lo ricordava... iniziò a girare per la stanza decidendo di guardare dove diavolo gli eventi lo avevano portato.
C'erano solo due porte oltre a quella di uscita... aprì la prima e si ritrovò in una splendida camera da letto... era arredata lussuosamente ma con gusto, ma la cosa che più attirava l'attenzione del giovane era l'enorme letto con le lenzuola di seta nera... per un attimo ebbe la visione di Aldea con la sua pelle di ebano e i lunghi capelli bianchi adagiata su quelle lenzuola...
L'altra porta evidentemente conduceva nella stanza da bagno dato che sentiva distintamente il suono dell'acqua della doccia che scorreva.
"Finalmente una doccia decente" pensò ricordando quelle strane docce presenti sulla nave e che a lui davano la sensazione di non essere del tutto pulito... ma il calore dell'alcool e le immagini mentali della donna sotto la doccia contribuivano a creare una sorta di euforia nel giovane e ben presto i pensieri sulle docce lasciarono il posto a cose ben più interessanti.
Si sedette sul letto sospirando... in quel momento Aldea fece la sua comparsa coperta solo da un piccolo asciugamano... molto piccolo.
"Beh?" esclamò lei guardandolo con sguardo di ghiaccio... Lazarus la guardò imbambolato.
"Beh cosa?" chiese cercando di capire cosa voleva da lui.
"Che diavolo ci fai in camera mia?" esclamò gelida la donna.
"Come camera tua? Non è una camera matrimoniale? E tu non hai detto che siamo marito e moglie?"
"E con ciò? Sai cos'è una copertura?" Aldea prese mentalmente nota del fatto che quel tipo non era eccessivamente sveglio.
"Si... ma io dove dormo allora?"
La donna gli indicò con il pollice il divano del salotto.
"Ah! Certo..."
Si alzò dirigendosi verso la porta e si fermò quando arrivò accanto a lei... il suo profumo era invitante e, seppur la sua pelle adesso fosse chiara grazie alla chirurgia e non ebano come quando l'aveva conosciuta, la sua bellezza era egualmente devastante... specialmente dopo tutto quell'alcool.
"Sei sicura che non vuoi un po' di compagnia?" chiese avvicinandosi ancora di più e sfiorando con la mano la sua spalla.
La reazione di Aldea fu rapida e ancora una volta dolorosa... la sua mano posizionata a punta di freccia, con le dita stese e unite, si conficcò nel plesso solare del seal... il giovane cadde a terra piegato in due.
"Mi sa di no..." ansimò Lazarus usando i gomiti per dirigersi verso il divano.
"Vedo che capisci al volo i suggerimenti" sorrise Aldea bevendo in un sol sorso l'intero contenuto del bicchiere che il neopirata aveva lasciato sul comodino. "Mmmh... non male, ma un po' leggero per i miei gusti!" esclamò chiudendosi la porta alle spalle.

Una mezz'oretta dopo, quando Aldea uscì dalla camera vestita con abiti più comodi, si decise a dire cosa aveva intenzione di fare... il piano era naturalmente quello di trovare e liberare quella specie di gatto troppo cresciuto che tutti chiamavano Gas e tornare alla loro nave... per fare questo, la sua compagna aveva intenzione di recarsi in un luogo ben preciso e cercare due persone ben precise.
"Ho un paio di nomi... forse qualcuno di loro ci può aiutare ad avere le informazioni che cerchiamo".
"Certamente un uomo gatto non passerà inosservato..." esclamò il giovane.
"Non penso che Gas sia stato fatto entrare tranquillamente in albergo... credo che l'abbiano portato dentro in qualche altro modo... forse dentro un baule... comunque penso che clienti Ferengi non ce ne siano poi tanti."
"Allora non possiamo chiedere semplicemente alla reception di contattare gli altri alberghi e chiedere per noi?"
"Sei proprio inutile!" esclamò irritata la donna alzandosi in piedi e dirigendosi verso la porta... Lazarus fu costretto a seguirla. "Se usiamo i canali pubblici stai sicuro che quel Ferengi verrà a sapere che noi lo stiamo cercando e dovremo cercarlo da qualche altra parte!" - in effetti il giovane si dette dello stupido per non averci pensato - "Adesso taci e lasciami riflettere..." borbottò ancora la donna "Ma io pensavo..." provò di nuovo Lazarus. "Tu non sei pagato per pensare!" lo bloccò immediatamente Aldea.

La zona nella quale la donna l'aveva portato faceva sentire Lazarus a casa... pur mantenendo quella facciata di lusso che pareva essere un marchio di tutta la città, se non del pianeta, aveva anche un aspetto più trasandato, e la gente che girava da quelle parti sembrava... più ostile.
"Attento a quello che fai... lascia parlare me e non immischiarti qualsiasi cosa succeda..." Aldea guardò il compagno sfidandolo a dire qualcosa.
"Si lo so... non sono pagato nemmeno per parlare..." borbottò il giovane guadagnandosi uno sguardo di ghiaccio.
Entrarono in quello che poteva sembrare un pub... l'aria puzzava di tabacco, anche se Laz non riusciva a capire che razza di tabacco potesse produrre quell'odore pungente.
Uno sguardo agli avventori del locale lo fece cadere di nuovo in uno stato di depressione... ce ne fosse stato uno uguale all'altro! Pareva di guardare il film "Guerre Stellari" quando il giovane Luke era entrato nel locale e aveva conosciuto il Capitano Solo... gran bel film si disse il giovane cercando di immedesimarsi in un attore e facendo di tutto per entrare nella parte... mise i pollici nelle tasche anteriori dei pantaloni e assunse un'espressione truce... Aldea sospirò scuotendo il capo.
"Conosci un certo Dravnos?" chiese la pirata avvicinandosi al bancone.
"Chi lo vuole sapere?" domandò di rimando l'oste senza nemmeno alzare lo sguardo.
"Questi non sono affari tuoi!" esclamo' Aldea con voce tagliente... l'oste la guardò aggrottando le sopracciglia.
"Io non conosco nessun Dravnos..." tagliò corto l'uomo.
La donna dovette far ricorso a tutta la sua concentrazione per non saltare il bancone e battere la testa di quell'idiota nel muro "Allora..." inspirò un paio di volte per calmarsi poi riprese: "Sono un amica di un amico di Dravnos... se ti capita di incontrare qualcuno che risponde a questo nome digli che Luarte lo saluta e che mi ha consigliato di venirlo a cercare se avevo bisogno di lui... se è interessato a guadagnarsi qualche credito in maniera facile non deve far altro che contattarmi... questo è il biglietto da visita dell'albergo e questo è il numero della mia stanza... ma digli che è urgente!" Aldea si spinse lontano dal bancone... era tesa come una corda di violino...
"Andiamo!" non si degnò nemmeno di guardare il compagno limitandosi solamente a strattonarlo per la camicia.
Lazarus si ritrovò a dover seguire la pirata in tutta fretta... forse con troppa fretta dato che inciampò contro quello che pareva un orso in forma umana... anche se sarebbe stato pronto a giurare che il tipo l'aveva fatto inciampare apposta.
"Grak am tavlasch!" esclamò l'energumeno sollevandosi irato dalla sedia sulla quale era seduto e voltandosi con quelle che parevano pessime intenzioni.
"Come scusi?" chiese il giovane deglutendo alla vista di quella massa di muscoli e pelo che lo sovrastava di almeno un metro.
"Rack mal tavlasch!" esclamò ancora l'essere.
"Valeck spesh alak!" borbottò Aldea in direzione dell'energumeno per poi tornare a guardare il compagno "Ho chiesto scusa da parte tua... adesso filiamo prima che succeda una catastrofe!"
"Calma ragazza!" esclamò Lazarus "E' tutto sotto controllo...". Un attimo dopo stava volando dall'altra parte del locale dove atterrò sfondando un tavolo... quella fu la scintilla che fece scatenare una rissa di proporzioni epiche, ma il giovane non se la poteva godere perché era svenuto.
"Che essere inutile..." sibilò Aldea districandosi dalla folla che si stava allegramente prendendo a pugni e dirigendosi risoluta verso il compagno ferito... ormai la donna aveva deciso che era praticamente inutile fare di Lazarus un pirata... chissà perché aveva sperato che potesse avere la stoffa per diventare membro della nave, ma aveva dovuto ricredersi velocemente.
"Da questa parte..." le borbottò una voce cavernosa vicino all'orecchio... la donna si voltò pronta a combattere e si ritrovò davanti la faccia dell'essere che aveva gettato Laz dall'altra parte della sala.
"Che scherzo è questo?" non si fidava... beh quando mai si era fidata in vita sua?
"Seguimi... non volevi incontrare Dravnos? Andiamo!" L'essere si caricò il giovane sotto braccio e con inaspettata rapidità si diresse verso l'uscita laterale del locale.
"Se questo è un trucco ti avverto che ti farai molto male!" esclamò Aldea giunta all'esterno e rimanendo in guardia.
"Nessun trucco... ma il locale è pieno di agenti e Dravnos non va d'accordo ultimamente con il governo locale... mi chiamo Ish e lavoro per lui... mi è parso di capire che volete incontrarlo."
"Infatti... ma chi mi assicura che non è una trappola?"
"Prima di tutto perché, se era una trappola, avrei dovuto portarvi fuori di li? Potevo spezzare in due te e il tuo amico direttamente all'interno, secondo sei tu che dovrai provarmi che non è un trucco... dimmi... chi è Luarte?"
L'essere guardò con sguardo penetrante la donna... Aldea vide chiaramente la sua mano enorme chiudersi attorno al collo del giovane... se la risposta non era di sua soddisfazione era certa che Laz avrebbe fatto una brutta fine.
"Luarte era il nome di Dravnos quando viveva a Togartu!" si affrettò a rispondere la donna.
"Aldea sei proprio tu?" la voce proveniva da un vicolo buio... pochi attimi dopo un uomo sulla quarantina ne uscì con le braccia allargate in segno di benvenuto.
"Luarte?" l'uomo le sorrise avvicinandosi e la donna lasciò partire un pugno dal basso verso l'alto che lo mandò a gambe levate.
"Ehi!" esclamò l'energumeno accentuando la stretta attorno al collo del giovane ancora tramortito.
"Calmo Ish!" si affrettò a borbottare Dravnos massaggiandosi la mascella dolorante "Come ai bei tempi!" l'uomo tornò a guardare la sua vecchia "amica" alzandosi in piedi.
"Dov'e il mio oro Luarte?" esclamò Aldea poggiando i pugni lungo i fianchi e guardandolo con uno sguardo raggelante.
"Oro? Quale oro?"
Al primo passo di Aldea, l'uomo si affrettò a rispondere "Ok! Ok! Non ce l'ho più... mi dispiace per quello che successe, ma dovevo scappare e ormai sono passati anni... per un po' l'ho davvero tenuto il tuo oro... ma ormai è stato tutto speso... a dire la verità non ricordo nemmeno quanto era ed era veramente una piccola somma se non mi sei mai venuta a cercare!" le sorrise "Ma non sei venuta qui per l'oro vero?"
"No... ma avevo giurato di spaccarti la faccia non appena ti avessi rivisto... sono qui per un'altra cosa. Ti ricordi di Gas?"
"Come potrei dimenticarmi di quel bastardo di un gatto! Che fa di bello?" esclamò sorridendo l'uomo
"E' stato rapito..." iniziò Aldea.
"Che cosa?"
"Lasciami parlare specie di Gorn... Gas è stato rapito da un Ferengi che se l'è portato qui su Risa... sono venuta per riprendermelo e tu devi trovarmi il luogo dove lo tengono nascosto!"
"Mmmh non sarà facile... ti costerà parecchio..."
"Che cosa?" gli occhi di Aldea mandarono lampi di collera.
"Calma! Stavo scherzando... dopotutto Gas era anche amico mio... ma che se ne fa un Ferengi di Gas?"
"Questi non sono affari tuoi! Tu cercalo e basta!" esclamò Aldea.
"Si capo!" ribattè con un sorriso l'uomo. "E del tuo amico che ne faccio?" si affrettò a dire vedendo che Aldea aveva iniziato a dirigersi verso la zona residenziale.
"Impacchettamelo e mandalo all'albergo... io ho ancora una persona da incontrare".
Dravnos alzò le spalle guardandola sparire nel buio.

Aldea si svegliò tardi quella mattina, aveva passato tutta la nottata a cercare l'altro contatto che aveva su Risa solo per scoprire che quell'idiota si era fatto ammazzare durante una rissa, al suo ritorno aveva trovato Lazarus svenuto, o forse addormentato, sul divano...
Dopo una doccia veloce decise che era arrivato il momento di sbarazzarsi di quel giovane... il capitano si sarebbe certamente fidato della sua valutazione e uno con l'aspetto di Lazarus non avrebbe avuto problemi a vivere comodamente su Risa... certamente era la scelta migliore, si disse andando nel salotto... ma del giovane nemmeno l'ombra.
"Computer comunicazione con la reception!" esclamò irata... dove diavolo si era cacciato quel deficiente!
"Desidera?" gli rispose una voce che pareva provenire da tutta la camera.
"E' la camera 811... sapete dov'è finito quell'id... mio marito?" Lazarus aveva il potere di farla imbestialire.
"Suo marito è nella sala ologrammi... stesso piano, quarto corridoio a destra... ha lasciato detto che se aveva bisogno di lui poteva trovarlo lì..."
Aldea borbottò un grazie uscendo dalla stanza.

"Desidera entrare come visitatore?" le chiese gentilmente il computer della sala ologrammi.
"Fammi entrare come ti pare... però fammi entrare!", la donna stava veramente perdendo la pazienza.
Aldea rimase sorpresa quando la porta si spalancò e si ritrovò immersa in una fitta vegetazione... l'aria era quasi soffocante per la densa umidità e il caldo appiccicoso le fece aderire in pochi secondi la camicetta di seta alla pelle.
Si guardò attorno ammirando la bellezza selvaggia di quel luogo... aveva visto pochi posti intricati come quello... a fatica si fece largo fra le piante sperando che il paesaggio di lì a poco potesse migliorare, ma se anche pareva impossibile parve che le cose non facessero che peggiorare... pochi attimi dopo Aldea era già stanca.
Il suono di una voce gutturale dal chiaro accento klingon attirarono la sua attenzione... che ci facevano i klingon in una simulazione di un terrestre del ventunesimo secolo?
Si avvicinò silenziosamente... cosa che risultò inutile quando, da dietro un cespuglio, sbucò un guerriero klingoniano in armatura completa e con la letale arma rituale stretta fra le mani.
L'essere non la degnò di uno sguardo e solo allora la donna si ricordò che era entrata nella simulazione come visitatore e perciò invisibile... decise di seguirlo mentre questo si apriva una strada roteando la sua arma.
Sbucarono tutti e due in una specie di radura e il primo ufficiale aveva appena deciso di essere stufa di quel gioco ed era intenzionata a spegnere tutto, quando dal nulla sbucò Lazarus.
Le passò accanto silenzioso come un gatto... Aldea rimase scioccata rendendosi conto di essersi trovata a pochi centimetri dal punto dove era nascosto e nonostante questo non l'aveva visto.
Il giovane indossava solo un paio di pantaloni militari e il suo torso nudo era cosparso di terriccio... questo non le impediva di osservare i suoi muscoli guizzanti ma soprattutto le cicatrici che gli coprivano la schiena come un complicato arabesco.
Lazarus si fece avanti arrivando alle spalle del guerriero senza che questi si accorgesse di lui e la donna lo vide portare la mano dietro di se per afferrare il manico del pugnale da caccia che portava infilato nella cintura... lo vide estrarre il coltello e immergerlo con freddezza nella nuca del klingon... o meglio questo era quello che lei avrebbe fatto se fosse stato in lui... invece Lazarus si limitò a colpire violentemente con uno schiaffo la nuca dell'avversario e poi... poi scomparve di nuovo!
Aldea non riusciva a credere ai propri occhi... un attimo prima il giovane era li, un attimo dopo era svanito fra la vegetazione.
Il guerriero urlò tutta la sua rabbia e saggiamente si spinse lontano dagli alberi proprio al centro della radura "Vile! Combatti da guerriero invece di nasconderti!"
Di nuovo il giovane fece la sua comparsa uscendo dal nulla e incamminandosi con tranquillità verso il nemico che lo caricò immediatamente lanciando urla belluine.
La donna si mise comoda per osservare il combattimento e rimase affascinata nel guardare le movenze aggraziate del seal...
Laz schivò il primo fendente spostandosi lateralmente per poi abbassarsi quando la lama del suo nemico gli fischiò a pochi centimetri sopra la testa... si vedeva chiaramente che mentre il klingon stava letteralmente perdendo la testa il giovane si manteneva tranquillo... come se tutto questo non stesse accadendo a lui.
L'uomo decise che era arrivato il momento di fare sul serio... il combattimento si fece più rapido mentre il guerriero cercava in tutte le maniere di affettarlo ma lui si trovava sempre ad un passo avanti.
Il primo calcio di Lazarus colpì il klingon al plesso solare che, nonostante l'armatura che lo ricopriva, parve incassare il colpo... il giovane non cambiò neppure posizione, sollevò solamente il piede facendogli descrivere un perfetto arco verso l'esterno fino a colpire il braccio armato del suo avversario e spostando l'arma dalla posizione di guardia, poi, ruotando su se stesso ad una velocità allucinante, colpì con il tacco dello stivale la mascella sguarnita del nemico che parve barcollare.
"Sei duro..." borbottò il giovane tornando in guardia... ma subito dopo saltò verso l'alto compiendo una giravolta di 360 gradi e colpendo di nuovo la tempia del guerriero... il klingon si accasciò a terra.
Aldea si ritrovò in piedi e solo all'ultimo momento si trattenne dall'applaudire... non aveva mai visto nessuno muoversi con quella grazia e colpire con quella potenza... la sua idea di lasciarlo su Risa sparì velocemente dalla sua mente...
Si incamminò verso il giovane che con sguardo assorto osservava il corpo del suo avversario e lo vide sospirare quando il klingon scomparve.
"Non è un trucco vero?" le disse con infinita tristezza quando lei gli fu vicino.
"No..." disse semplicemente il primo ufficiale.
"Non tornerò mai... a casa?"
"Non lo so, forse un giorno... adesso andiamo... devi farti una doccia, puzzi come una discarica!", la donna cercò di mettere una nota di allegria per alleviare la sofferenza del giovane.
Lui si voltò e l'afferrò per un braccio stringendola a sé, le sue labbra si spinsero su quelle della donna... fu un bacio breve ma intenso.
"Questo è per quello che mi hai fatto passare ieri!"
Il destro di Aldea fu veloce, ma la parata di Lazarus lo fu altrettanto se non di più.
"Perché non ti sei battuto ieri sera come hai fatto oggi?" gli disse irata.
"Mi aveva preso di sorpresa..." sorrise lui.
La mano della donna scattò verso l'alto, il palmo diretto contro il mento del giovane, ma Laz fu lesto a spostare la testa e stampare un altro sonoro bacio su una delle guance del suo primo ufficiale.
Aldea perse del tutto il controllo e, colpì il suo avversario nei genitali con una ginocchiata...
Lazarus si piegò in due per il dolore.
"Ti aspetto fra un'ora all'entrata dell'albergo... non farmi arrabbiare !" esclamò uscendo a passo di carica dalla simulazione.
Appena uscita si appoggiò alla parete del corridoio... nessuno l'aveva mai fatta arrabbiare così... mai una volta aveva perso il controllo in quella maniera.
"Computer... quanti sono stati i klingon affrontati dal giocatore ?"
"Dieci avversari affrontati singolarmente" rispose immediatamente il computer
Aldea fischiò piano. "Non male anche se i protocolli di sicurezza..."
"Nessun protocollo di sicurezza attivato..." rispose la voce del computer
"Che cosa ?" non ci poteva credere quel tipo era pazzo !
"Nessun protocollo attivato... il giocatore ha detto che non aveva la più pallida idea di cosa fossero e preferiva non rischiare" se era possibile il computer sembrava aver assunto una nota di divertimento nella voce.
Aldea non rispose e si avviò verso gli ascensori... iniziò a covare il sospetto che l'aria svampita di Lazarus fosse solo un trucco per farsi considerare meno pericoloso di quanto fosse in realtà... e le sue doti mimetiche ? Doveva controllare se riusciva a farlo anche su una nave... si, quel tipo sarebbe stato un ottimo acquisto per loro.




:: Diario 016 : Jolar'Nat - Le Teste Dell'Idra

Luogo: Poco lontano dalla zona smilitarizzata, nello spazio Romulano
Giorno: 1/4/2381, all'incirca un giorno prima che i primi di voi giungano su Risa.
Ora: non importa

La Pride stringeva da vicino il lento mercantile veliano, ancora qualche mirato colpo di disgregatori ed i deboli scudi sarebbero caduti permettendo ai pirati di abbordare la ricca preda.

-Gli scudi del cargo sono quasi andati capitano!-
-Bene, fate preparare le squadre di abbordaggio, voglio che il carico di minerale di dilitio sia nelle nostre stive entro un'ora dall'assalto .-
-Si capitano .-

Pochi istanti dopo.

-Scudi ceduti capo, abbiamo colpito la zona motori, la loro velocità cala rapidamente .-
-Abbassate gli scudi e teletrasportate le squadre.-

La nave ormai condannata ebbe un ultimo guizzo ed un unico, ma debole colpo di phaser colpì la Pride proprio mentre aveva gli scudi abbassati, purtroppo per i veliani non fu sufficiente, ma la nave pirata ebbe uno scossone.
-Ponte 3 colpito capitano, danni minimi, uno della ciurma ci è rimasto secco.-
Il capitano pirata strinse con la mano grifagna il bracciolo della poltrona e si sporse un poco in avanti :
-Appena hanno finito il lavoro fate saltare quella maledetta carretta!-
L'umano senza un orecchio alle armi sogghignò compiaciuto
-Con piacere capitano.-

<<Qui squadra uno a Lorak, abbiamo preso la plancia ...useremo anche il teletrasporto del mercantile per prelevare il dilitio...abbiamo preso vivo il tizio dello scherzetto di prima.>>
-Molto bene...Lorak a seconda squadra?-
<< La nave è nostra, i pochi prigionieri sono chiusi in una stiva, fra cinque minuti inizieremo il trasporto.>>
-Molto bene, fate in...-
-Capitano aumento di radiazione tachioniche a 23.15... è una nave in disoccultamento...distanza due milioni di km ...E' UN FALCO DA GUERRA .-
Tutti i pirati osservarono terrorizzati la grande nave farsi velocemente più concreta sullo schermo, Lorak strinse con ancora più forza il bracciolo prima di dare i suoi ordini:

-Scudi alzati, passate il 40% dell'energia delle armi agli scudi, rotta 205.13, massima velocità.-
-E gli altri capitano?-
-Al diavolo, salviamo noi e la nave, su Togartu troveremo un sacco di gente per rimpiazzarli!-

Nonostante la Pride fosse considerata una nave veloce e fosse molto più maneggevole della nave romulana, era grande un quinto di questa, il Falco da Guerra era in caccia e non si sarebbe fatto facilmente scappare la sua preda.
Tuttavia evidentemente il comandante romulano non aveva fretta e per ora si limitava a mantenere una certa distanza senza sparare un colpo.

Sulla Pride:
- Il Falco mantiene la distanza e noi siamo al massimo!-
-Accidenti...ci stanno spingendo sempre più nel loro spazio...tenteremo di nasconderci...imposta la rotta sulla Steele Nebula.-
-Ok..ho cambiato rotta, quei maledetti ci stanno sempre dietro, se arriviamo alla Nebula le interferenze bloccheranno i loro sensori e potremo tentare di svignarcela.-
Ben presto sugli schermi apparve la forma confusa e dai riflessi metallici dell'unica speranza della Pride, che ora, senza molto orgoglio, fuggiva davanti ad un più spietato nemico.
-Sette minuti alla Steele Nebula, dai bella, dai...-
Con voce strozzata dalla paura qualcuno annunciò:
-Due navi stanno spuntando dalla Nebula...altri due Falchi...siamo sfottuti!-
Fu infatti così: dalla prima delle due navi partì una salva di siluri a minima dispersione e dopo qualche secondo altri cinque ne sparò l'altra... la prima salva spazzo' letteralmente via gli scudi della Pride, bastarono 3 siluri della seconda salva a fare lo stesso con l'orgogliosa Pride di Lorak.

Su uno dei Falchi da Guerra:
- La Vaer'Pha annuncia la distruzione della nave pirata...nessun messaggio inviato...nessuna capsula lanciata...nessun superstite.-
- Molto bene... riferisca alla Vaer'Pha e alla Cronie che sono soddisfatto.-
- Sarà fatto signore...devo riferire altro?-
- No-

L'ufficiale romulano si allontanò ubbidiente mentre il suo capitano ed il suo secondo rimanevano soli.
-La prima è caduta Pelor, entro breve avremo reciso tutte le teste dell'idra, poi bruceremo il suo corpo in modo che non possano ricrescere.-
-Si capitano-




:: Diario 017 : Aldea - Inganni

Luogo: Risa
Data: Il giorno dopo il pezzo di Lazarus

Lazarus stava cercando di sfuggirle, ma ormai doveva essere stanco a giudicare dalle tracce che stava lasciando.
Un sorriso crudele appari' sul volto di Aldea mentre si addentrava sempre di piu' nella foresta olografica, con i sensi all'erta, pregustando il momento in cui gli avrebbe messo le mani addosso e gli avrebbe insegnato una volta per tutte quanto poteva essere spiacevole e doloroso prendersi delle liberta' con lei.
Si fermo' in una piccola radura e rimase immobile per qualche secondo, prima di scattare veloce come un serpente scagliando il pugnale che aveva in mano verso il punto in cui era sicura che si nascondeva l'uomo.
Un colpo sordo e un gemito le dissero che aveva colpito il bersaglio.
Con cautela si avvicino' ai cespugli in cerca del corpo del suo avversario. Che illuso, credeva davvero di essere migliore di lei che apparteneva ad una stirpe di guerrieri ed assassini?
La sorpresa di vedere il suo pugnale conficcato nel tronco di un albero duro' pochissimo, perche' qualcuno la afferro' alle spalle. Lotto' ferocemente per liberarsi ma non vi riusci'. Lazarus la costrinse a voltarsi verso di lui, la guardo' divertito e la bacio'.

Aldea si sveglio' di soprassalto. Che sogno idiota! Di pessimo umore si vesti' e si preparo' ad uscire. Si trattenne a stento dal dare un calcio a Lazarus, innocentemente addormentato sul divano, quando gli passo' accanto.

Le informazioni che le aveva passato Dravnos sembravano attendibili. Secondo quando le aveva detto, Gas era al Moon Hotel, un posto lussuoso e molto discreto, stanza 402.

Un'ora dopo una donna vestita da cameriera fece fermare l'ascensore al quarto piano del Moon Hotel e spinse lungo il corridoio il carrello che aveva con se', dirigendosi tranquillamente verso una porta sorvegliata da due energumeni. Ma prima che potesse dire o fare qualcosa un raggio la colpi' facendola crollare a terra.

Dravnos stava uscendo dal bar chiamato "Il Topo Muschiato".
Una figura usci' dalle ombre del vicolo vicino.
- Spero che tu abbia bevuto alla mia salute, almeno.
- Uh, oh... Ciao, Aldea.
- Sorpreso di vedermi? - chiese la donna avvicinandosi a lui minacciosa.
- Beh, si'... pensavo che una volta liberato Gas te ne saresti andata subito - disse nervosamente Dravnos.
- Gas non era la' e mi stavano aspettando. Sai che significa?
L'ex pirata impallidi'. - Non penserai che ti abbia tradito!
- Ne sono sicura! Spero che ti siano rimasti abbastanza soldi per pagarti il funerale!
- Aspetta! La soffiata me l'ha fatta il "guercio", ma non gli ho detto che eri tu che cercavi Gas. Potrebbe averlo capito da solo. Sicuramente e' stato lui ad organizzare tutto, per riscuotere la tua taglia... - disse in fretta Dravnos. - Stavo giusto andando ad incontrarmi con lui. Vieni con me e chiariamo subito questa storia.
Aldea lo guardo' a lungo con uno sguardo freddo come il ghiaccio, poi disse: - Va bene, in memoria dei vecchi tempi ti daro' l'occasione di discolparti. Ma se cerchi di ingannarmi...
- No, no, tranquilla... - disse Dravnos facendole segno di seguirlo.

Arrivarono ad un edificio anonimo. Dravnos busso' due volte in fretta alla porta, che si apri' con uno scatto.
- Prima le signore - disse ad Aldea.
- Mi hai preso proprio per una stupida? - ringhio' Aldea spingendolo dentro. Dravnos rotolo' agilmente a terra e Ish, il peloso compare di Dravnos, le fu addosso, ma Aldea era pronta. Un sottile stiletto sembro' materializzarsi nella sua mano e con esso colpi' di striscio il suo aggressore, ma fu piu' che sufficiente. Il veleno di cui era cosparsa la lama fece subito effetto, e Ish cadde a terra rantolando.
Dravnos aveva approfittato del breve scontro per fuggire da un'altra porta. Aldea gli fu subito dietro, ma si fermo' sbalordita.

Lazarus era li', con un piede sopra il corpo esanime di Dravnos, come se si fosse trattato di un trofeo di caccia. - Serve aiuto? - le chiese, con quel sorriso fanciullesco che aveva il potere di irritarla.
- Che fai qui? - gli chiese bruscamente.
- Ti ho seguito da quando sei uscita, stamattina - confesso' Lazarus.
Aldea lo guardo' in modo strano. Che razza di addestramento aveva quel tipo? Lei si era sempre accorta quando qualcuno la pedinava.
Decise di approfondire la questione piu' tardi.
- Portalo dentro! - ordino' a Lazarus, indicandogli la porta da cui Dravnos era uscito.

Dieci minuti piu' tardi...

- E cosi' quel %&/$£ di un ladro %&££% non sapeva nulla di Gas... - impreco' Aldea, sbattendo la porta alle sue spalle. Lazarus era uscito cinque minuti prima... appena aveva visto cosa intendeva Aldea per "interrogatorio".
- Quell'avido bastardo... credeva davvero che avrei creduto all'esistenza di quel fantomatico "guercio"? Speravo che almeno avesse trovato una vera traccia, invece...
Scosse la testa. - Non mi posso mai fidare di nessuno... - disse con rabbia a bassa voce.
- Non l'ho ucciso - disse poi a Lazarus, - e anche il suo complice si riprendera'. I miei veleni sono dolorosi ma non mortali. E' stato fortunato che ho delle regole da rispettare e che i suoi complici hanno solo stordito la cameriera che mi e' servita da "specchietto per le allodole", altrimenti... Ma la prossima volta che mi taglia la strada e' morto! Odio i traditori!
Sospiro'. - Bene, nuovo piano. Prima di tutto cambiamo albergo, look e ruoli, poi andiamo a "folleggiare". Trovero' Gas anche se dovessi setacciare questo posto palmo a palmo. Spero che almeno Yel e Pai mi portino delle buone notizie - disse riferendosi ai due che lavoravano abitualmente come spie per il suo Clan. - Della loro fedelta' almeno sono sicura.




:: Diario 018 : Khetta - Astuti, decisi e... in costume da bagno!

Luogo: Sulla MorganA, in viaggio verso Risa
Data: Di sera, contemporaneamente al pezzo di Lazarus

La MorganA scivolava rapida attraverso il rado pulviscolo astrale, nuova fiammante nella sua ritrovata tinta metallica.
A bordo, la quasi totalità dell'equipaggio - con la sola eccezione del Centurione Silla, deciso a non separarsi dalla sua severa uniforme militare fino all'ultimissimo momento - si era già calata nella parte dei turisti vacanzieri: ufficialmente per avere una copertura credibile in caso di controlli; ufficiosamente, perché la tanto sospirata vacanza su Risa era ormai così prossima da poterla quasi toccare.

"E§i, §enturione!" esclamò allegramente Khetta, senza smettere di mischiare il suo mazzo di carte portafortuna. "Ci §erve il quarto per una partita a po§er... per§è non si unisce a noi?"
Kevin e il dottore appoggiarono rumorosamente la proposta, incuranti delle proteste del Romulano che ancora cercava di mantenere integra la sua dignità in mezzo agli scatenati festaioli.
La stessa T'eyan dovette intervenire in soccorso del poveretto: "Ehi, voi tre! Volete lasciare in pace il nostro ospite, una buona volta?"
"Eddai, che male c'è?" domandò con tutta innocenza il timoniere, curiosamente a suo agio negli enormi boxer azzurri coi pesciolini stampati che costituivano, al momento, tutto il suo abbiglio. "In fondo, il Centurione è uno dei nostri, adesso!"
West sogghignò, anticipando tra sé e sé la puntuale risposta della Vulcaniana: "Appunto... non c'è più bisogno di torturarlo! Mi offro volontaria io, piuttosto..." disse, alzandosi dalla poltroncina del pilota con un fruscio leggero del pareo color oro antico. "Tanto, il pilota automatico basta e avanza per mantenere la rotta, almeno finché non raggiungeremo il sistema di Risa!"
Il dottore prelevò Kashit dalla sedia accanto alla sua e se lo accomodò sulla spalla, lasciando il posto libero per l'ufficiale tattico.
All'altro capo del tavolo, la Tellarite stava bisbigliando: "Dì un po', §evin, §ai visto §e sollecitudine? Se§ondo me, T'eyan ha un debole per il §enturione..."
Il povero timoniere fece per dire la sua, ma la risposta gli morì in gola, stroncata dall'occhiataccia gelida della Vulcaniana. "Ehm... chi è che distribuisce le carte?", chiese, cercando disperatamente di riportare l'attenzione generale sul mazzo negletto.

"Eccola! Eccola! Quella laggiù è Risa!", esclamò ad un tratto Kevin, indicando il globo color acquamarina che roteava sotto di loro.
Persino Kashit aveva preso ad agitarsi nel cappuccio della tunica del dottore, come se il fatto di trovarsi ancora in orbita non gli impedisse di risentire dell'atmosfera godereccia del Pianeta del Piacere.
Kevin si alzò con un certo sussiego, apprestandosi a prendere il timone: "Ci penso io... tanto ne ho abbastanza del gioco!", esclamò.
"Per forza... la nostra T'eyan, qui, ti ha lasciato in mutande!", gli urlò dietro West, seguito a ruota dalla Tellarite: "...In tutti i sensi!"

La Vulcaniana, con un sorriso compiaciuto, raccolse le sue fiches e le ripose scrupolosamente, prima di rivolgersi con tutta la cortesia possibile al cupo militare rinnegato: "Mi rincresce, Centurione... le occorrerà una tenuta più informale", disse diplomaticamente, porgendogli un involto fresco di replicatore, piegato alla perfezione.
Questi lo accettò con un sospiro ben udibile e si ritirò, per ricomparire soltanto pochi minuti dopo con il volto più verdognolo del solito, tra gli irriverenti applausi di Khetta e Kevin.
"Era proprio necessario?" domandò sconsolato a T'eyan, indicando la T-shirt fluorescente con la scritta "I MIEI AMICI SONO STATI SU REMUS E MI HANNO PORTATO SOLO QUESTA SQUALLIDA MAGLIETTA".
La Vulcaniana dette una scrollatina di spalle e lo incoraggiò alla bell'e meglio: "Lei sta dalla parte degli Unionisti, no? Allora è bene che cominci a comportarsi secondo logica... e quella di non dare nell'occhio è sempre una buona regola. Per quanto devo ammettere che la sua vecchia uniforme le dava un'aria più slanciata, aggiunse con un pallido, fugace sorriso.
Il Romulano si volse, in cerca di sostegno, verso l'unica altra persona seria della compagnia, il medico umano... che dal canto suo gli rispose con un sorriso smagliante e un entusiastico gesto a pollici alzati, che però - chissà perché - mancò nel suo intento di confortare l'austero soldato.

Ritrovata la consueta serietà, l'ufficiale tattico si intromise: "Centurione, prima di atterrare, il dottor West ed io dovremmo dirle due parole in privato", annunciò. "Hai provveduto a tutto?", domandò poi, rivolta all'umano.
"Certamente", replico' quello, grave. "Se vuole seguirmi..." accennò al Romulano, che da parte sua si limitò ad annuire, come se si fosse aspettato qualcosa del genere.

"Fatto!" annunciò conciliante il medico, riponendo nella bisaccia che portava a tracolla l'ipospray ormai vuoto. "Non si preoccupi, il chip miniaturizzato è composto di una lega assolutamente inerte, non le causerà alcun tipo di reazione allergica. Anche il prurito passerà completamente nel giro di una mezz'oretta..."
Il Romulano rispose con una solennità tale da intimidire i suoi interlocutori, malgrado la sua posizione e l'abbigliamento tutt'altro che dignitoso. "Dottore, non sia ridicolo! Forse a vedermi adesso non lo si direbbe, ma ho combattuto molte battaglie per la gloria del mio pianeta e poi, da quando ho smesso di credere in quel falso ideale, per la sua salvezza futura, anche contro le sue stesse autorità... ho dovuto sopportare ben di peggio della sua stupida iniezione! Solo, mi addolora questa mancanza di fiducia". L'ultima frase la scandì con particolare enfasi, fissando direttamente negli occhi T'eyan.
La Vulcaniana sostenne il suo sguardo di sfida senza batter ciglio. "Niente di personale, Centurione... la sua battaglia è stata la mia battaglia, e non ho motivo di dubitare della sua parola. Ma ho perso molti compagni tra i Maquis, traditi da persone con cui avevano un legame ben più stretto di quello che lega noi due... per cui, preferisco essere sicura di poter individuare la sua posizione in qualsiasi momento. Solo io e il dottore conosciamo la frequenza della microtrasmittente che le è stata impiantata... e che potrebbe anche salvarle la vita. Spero che lo capisca", concluse.
"Certamente, avrei agito nello stesso modo. Non ha bisogno di scusarsi", tagliò corto il Romulano.
T'eyan inarcò un sopracciglio. "Non l'ho fatto", constatò sobriamente.
"Lo so", annuì Silla, sorridendo per la prima volta dacché era salito a bordo della MorganA. "E' per questo che posso rispettarla, anche se non mi fido ancora di lei".
La Vulcaniana annuì a sua volta, prima di far cenno ai due di seguirla in plancia.

"Abbiamo già ricevuto il via libera per l'atterraggio, T'eyan" riferì il timoniere appena la vide ricomparire. "Non mi hanno fatto alcuna difficoltà, solo le solite domande di routine... immagino che non abbiamo un'aria molto minacciosa, disse, abbracciando con un ampio gesto i suoi mutandoni extra-large e il due pezzi arancione a pois verdini della Tellarite.
La Vulcaniana sorrise enigmaticamente, contemplando il proprio costume intero color bronzo che si intravedeva appena tra le trasparenze del pareo dorato. "Bene, possiamo andare... solo vedete di non farvi scappare il vero nome del nostro amico Tralor", si raccomandò, passando con disinvoltura un braccio attorno alla vita del Centurione, "e di evitare di dargli del lei!"

Luogo: Spazioporto di Risa City
Data: La mattina dopo, come nel pezzo di Aldea

"E così, questa è Risa!" esclamò West, appena fuori dallo spazioporto.
Khetta aveva già cominciato a sgambettare tutt'intorno e, in mancanza della sua compagna di pettegolezzi bajoriana, si trascinava dietro Kevin, tirandolo per l'elastico dei boxer e additando gli abiti disinvolti di questo o quel passante.
"Da dove cominciamo, Tralor?" domandò il dottore, con intenzione.
Il Romulano rispose con un mormorio circospetto: "Non lo so... non possiamo basarci sulle istruzioni precedenti, visto che quel bel tipo del vostro collega elfide si era sostituito al mio contatto. Dovranno essere i membri della resistenza a fare la prima mossa... noi, nel frattempo, ci comporteremo da perfetti turisti".
"O§! E §osa fanno i perfetti turisti su Risa?", domandò Khetta, retoricamente.
Ma con suo disappunto, la risposta di "Tralor" fu secca e decisa: "Vanno a teatro. Questa sera, l'Orchestra Filarmonica di Betazed si esibirà davanti a migliaia di spettatori... chissà che, tra tanti melomani, non si possano fare degli incontri interessanti!"




:: Diario 019 : K'Tar - Risa

Risa
Moon Hotel
Stanza 5009


Anche se non avevano scelto uno degli alberghi più lussuosi, le camere erano arredata riccamente. Erano in stile antico, con mobili laccati e tende pesanti alle finestre. Il pavimento era ricoperto da variopinti tappeti, le pareti erano adornate da disegni geometrici che giocavano con le ombre proiettate dalle luci a muro. Le porte erano di quelle che si aprivano ruotando su dei cardini e non a scomparsa come sulle navi. Non vi erano dei replicatori nelle camere, ma un discreto interfono permetteva di comunicare ogni esigenza alla reception o al servizio in camera. Il video del terminale era incassato nel muro, di fianco al letto, e permetteva l'accesso ai dati sul pianeta e sui divertimenti che offriva. Una rapida rielaborazione dei circuiti e dei codici e fu in grado di inserirsi anche nel sistema informatico della sicurezza, dei trasporti e di tutti quei sistemi a cui solitamente un turista non dovrebbe avere accesso.

Aldea e Lazarus avevano passato la giornata cercando informazioni tra la mala del luogo, grazie agli agganci della piratessa. Modred s'era eclissata quasi immediatamente tirandosi dietro un Kevin non troppo convinto.
K'Tar e Shilhala invece, avrebbero cercato nei locali più particolari della zona. Per l'occasione si erano vestiti nel modo più indicato. Come da copione, si erano fatti subito notare interpretando la coppietta in cerca di divertimento... di ogni genere di divertimento, come la preda che stavano cacciando.
La donna portava i lunghi capelli lisci sciolti sopra un corto vestito rosso con ricami dorati. Era molto attillato, come suo solito, e mostrava le armoniose curve del corpo, lasciando intravedere con degli spacchi, scorci della candida pelle. Le lunghe gambe affusolate erano lasciate in bella mostra e sorrette da dei sandali legati da dei lacci che salivano fino ai polpacci.
L'uomo indossava una maglietta nera e attillata con degli spacchi sulla schiena e sulle spalle. I pantaloni erano lunghi e attillati, di colore argento opaco. Ai piedi portava un paio di mocassini della stessa tinta dei pantaloni.
Ci vollero tutte le doti di convincimento di Shilhala per fargli indossare quei vestiti, fatiche quasi vanificate dalle battute di Nick e Modred quando lo videro. A quel punto fu la ferrea imposizione di Aldea a farlo desistere dall'incenerirli all'istante.
Anche se non sembrava possibile con vestiti tanto aderenti, i due erano attrezzati per ogni evenienza, grazie all'attrezzatura procurata da Aldea e T'eyan.
Shilhala si muoveva disinvoltamente tra quel guazzabuglio di razze aliene dai gusti più strampalati, riuscendo a portare sempre il discorso sull'argomento che le interessava: il ferengi dai gusti particolari. E a differenza del compagno, riusciva sempre a mantenere le distanze dalle avance e dalle mani o altro genere di appendici che cercavano di tastarla.
K'Tar invece si ritrovo' più spesso in situazioni meno piacevoli, incapace di tenere a distanza tali avance. Più di una volta dovette scansarle malamente, a volte con minacce non tanto velate, incapace di capire cosa lo stesse toccando, come nel caso degli strani tentacoli di un umanoide dall'insolita capigliatura che sembrava richiamare la ruota aperta di un pavone.
Shilhala lo guardava divertita mentre cercava di districarsi da situazioni sempre più spinose.
Dopo qualche ora aveva desistito e si era diretto in albergo. Subito un paio di alieni lo avevano seguito all'esterno. Shilhala lo raggiunse in strada e prendendolo sottobraccio, lo accompagnò verso l'albergo. I due alieni, un po' delusi, girarono i tacchi e tornarono nel locale.
Lei li guardò di sfuggita divertita. L'orioniano era arrabbiato più per la situazione in cui s'era trovato che per il fatto di non aver raccolto alcuna informazione utile. Gli erano stati forniti solo nomi e relativi recapiti di uomini che s'affretto' a gettare nel primo portarifiuti. Evidentemente il travestimento studiato aveva attirato proprio il genere di persona che volevano, non lasciando alcun dubbio sul genere di compagnia che cercava.
Shilhala lo guardava divertita.
- Allora, hai trovato qualcosa di interessante?
- No - brontolò seccato l'altro.
Poi vedendo che lo osservava insistentemente, cercò distogliere il discorso dalla sua attuale situazione.
- E tu? Ho visto che ti sei data da fare molto. Hai avuto più fortuna?
- Forse...- e gli sventolò sotto il naso un bigliettino da visita, uno di quelli ancora stampati su una tessera rigida riportante il nome e l'indirizzo del locale, con una olomappa a pressione.
K'Tar prese il piccolo rettangolo di plastica e cercò di leggerne le scritte.
Dopo qualche vano tentativo di decifrare l'alfabeto alieno, lo riconsegnò alla donna. Aveva potuto capire solamente un indirizzo che era riportato anche in galattico standard. Era il nome di una località sul lato opposto del pianeta, nella parte più esclusiva del continente meridionale.
- Credi che possa esserci d'aiuto? Non ti sembra un po' fuori dalla nostra portata? Le informazioni di Aldea dicevano che doveva essere da queste parti.
- Non direi. Uno dei tipi che mi hanno avvicinato, mi ha assicurato che per il genere di divertimento che cerchiamo, questo è il posto più indicato, anche se uno dei più esclusivi. Dice di avervi visto anche dei ferengi qualche volta, cosa che lo ha incuriosito non poco, conoscendoli. Mi ha chiesto di portartici... credo tu abbia fatto colpo.
- Vuoi andarci subito per accertartene? - rispose ignorando volutamente l'ultima frase.
- No, credo che sia meglio aspettare e vedere cosa decide Aldea. Dopotutto è lei a capo della missione di recupero.
- Allora è meglio darsi una mossa - ed estraendo a fatica dalla tasca dei pantaloni attillati il comunicatore, lo azionò.
- K'Tar ad Aldea... Aldea puoi sentirmi?
Aspettò per qualche istante una risposta, ma non ricevendola riprovò la chiamata - K'Tar ad Aldea... K'Tar a Lazarus...
Ancora nulla.
- K'Tar a Kevin e Modred...
Non ricevette alcuna risposta.
- Sicuramente saranno in qualche posto in cui non possono rispondere - ipotizzò Shilhala calma.
- Suggerisco di tornare in albergo e aspettare loro notizie là.
- Forse è meglio. Così mi posso fare anche una doccia e togliermi di dosso le impronte di quel tipo lascivo. Continuava a strusciarsi su di me con quel suo stramaledetto tentacolo.
- Tentacolo? - domandò divertita, - ti riferisci a quel tipo con la camicia tutta ricami e sbuffi e con i capelli dritti sulla nuca?
- Sì... proprio quel tipo insistente... ancora un po' e lo avrei strozzato con quella sua cosa che continuava sfregare sulla mia schiena.
- Più che cosa lo chiamerei... coso.
- Cosa?... tu vorresti dire... non dirmi che quello era... ma ma ma ma... STRAFOTTUTO PEZZO DI MERDA!!! - sfuriò girandosi e ridirigendosi verso il locale.
Shilhala lo prese per il braccio, e malgrado la differenza di stazza, riuscì a trattenerlo.
- Lascia perdere. Ormai cosa vorresti fare? Una scenata perché quello ti ha tastato un po' in un locale come quello? - lo canzonò accarezzandogli il braccio.
K'Tar sbuffò e imprecò ancora per qualche minuto, ma Shilhala non desistette e continuò a trattenerlo e a parlargli dolcemente.
I risultati non tardarono a mostrarsi. Forse per le parole o forse per le sue doti di manipolazione empatica, nemmeno lei lo sapeva. A volte li utilizzava senza accorgersene. In particolar modo quando percepiva emozioni forti e contrastanti come quelle che l'orioniano era solito provare. Che non fosse normale lo aveva già avvertita T'eyan: dopotutto era stata interpellata proprio per controllare che l'equipaggio della Drakan fosse sufficientemente fedele affinché non si ripetessero ammutinamenti.
Ora però, era in missione non per ordine altrui, ma solo perché era incuriosita da quell'uomo verde.
L'orioniano si acquietò e pensieroso si lasciò condurre verso l'albergo.
Controllando nelle stanze, non trovarono nessuno dei loro compagni, né messaggi di alcun genere.
E i comunicatori erano ancora spenti.
- Visto che nessuno sembra voler parlare con noi, che ne diresti di aspettarli qua? - propose K'Tar richiudendosi alle spalle la porta.
- Mmmm non sarebbe una cattiva idea - rispose Shilhala sedendosi sul letto e fissandolo maliziosamente.
K'Tar non si fece pregare e le fu subito accanto.
Iniziò ad avvicinarsi cautamente. Aveva capito che le piaceva giocare, e soprattutto condurre il gioco.
Quando cercò di prenderle la mano, lei non si sottrasse, anzi gli sorrise.
Forse è fatta, pensò K'Tar, e si sporse verso il suo viso per baciarla.
- Ma prima sarebbe meglio che ti facessi quella doccia che dicevi - si sentì dire mentre una mano femminile gli spinse il viso all'indietro, lasciandolo sorpreso con ancora le labbra schiuse per darle il bacio.
Poi la donna si alzò e si diresse alla porta lasciandolo seduto sul letto, deluso.
Prima di uscire, la donna si voltò sorridendo maliziosamente.
- Intanto che ti prepari, ne approfitterò per prendere due cosette che ho visto nel negozietto qua di fronte.

Venti minuti dopo, Shilhala rientrò in camera mentre K'Tar stava uscendo dal bagno avvolto in un accappatoio. Trovava più rilassante asciugarsi con il soffice tessuto che con il solito getto di aria calda. Visto che raramente poteva usare una doccia con l'acqua, se la voleva godere fino in fondo. Si sedette a cavalcioni sul bordo del letto.
Shilhala appoggiò una busta sul piccolo tavolino di cristallo ambrato. Ne estrasse una piccola bottiglietta.
- Ora che hai finito tocca a me. Prometti che non cercherai di sbirciare?
Fu preso alla sprovvista dalla domanda: stava già immaginandola completamente nuda sotto la doccia.
- Mmmm... credo che sarà meglio che chiuda la porta comunque.
E sempre sorridente si diresse nella stanza da bagno, chiudendo la porta dietro di sé.
K'Tar non le tolse gli occhi di dosso, ed anche quando scomparve dietro la porta, rimase a fissarla per qualche minuto, sperando in un ripensamento.
- Mettiti comodo. Credo che mi godrò questa magnifica doccia e questi stupendi oli profumati su tutto il mio corpo - disse da dietro la porta.
La cosa lasciò K'Tar ancor più eccitato, immaginandola mentre si spalmava sul corpo essenze profumate.
Sconfortato si buttò di peso sul letto. Sapeva che stava giocando con lui, ma la cosa lo stava eccitando ancor di più.

La giornata era quasi conclusa. Aldea non si era ancora fatta sentire. Mentre aspettava che Shilhala finisse di prepararsi nel bagno ancora chiuso, K'Tar finì di cambiarsi. Aveva deciso di uscire e prendersi la serata libera. Se avessero avuto bisogno di loro, i comunicatori erano accesi.
Finì di guardarsi allo specchio, compiacendosi del proprio aspetto. Per l'ennesima volta cercò di lisciare all'indietro i capelli come era abituato a fare da ragazzo, quando aveva un appuntamento con qualche ragazza. Ormai, però, i tempi erano cambiati e lui non era più lo stesso.
Riluttante, lasciò che i capelli tornassero alla loro piega naturale.
Fissò per un attimo il pizzetto che s'era lasciato far crescere, lisciandolo delicatamente.
Anche questo era un altro sintomo di cambiamento dei tempi. Una volta non avrebbe neppure potuto pensare di portare la barba.
Un'ultima occhiata per essere sicuro d'essere pronto per la serata, poi si diresse alla porta della stanza da bagno. S'era cambiato per l'uscita con Shilhala, ma lei era ancora asserragliata nell'altra stanza. Più di una volta aveva cercato di aprire la porta, ma l'aveva sempre trovata chiusa a chiave, anche se era da un po' che non sentiva più scorrere l'acqua.
Di una cosa era certo: avrebbe dovuto aspettare ancora molto. I vestiti erano ancora tutti nell'armadio a scomparsa della camera da letto, quindi Shilhala doveva ancora iniziare quella faticosa ed estenuante maratona della scelta del vestito e degli accessori. Non che gli sarebbe dispiaciuto vederla mettersi e soprattutto togliersi tutti quei vestiti, ma sapeva anche che non lo avrebbe fatto davanti a lui. Per velocizzare la cosa, decise di lasciarle campo libero e di scendere al bar dell'albergo. Se aveva fortuna avrebbe trovato Nick con cui fare qualche chiacchiera. Purtroppo avrebbe potuto trovarci Aldea, e questo avrebbe potuto mandare a rotoli la serata. Shilhala non si concedeva certo con facilità, ma forse quella sarebbe stata la serata fortunata.
Fece per bussare alla porta, ma questa si aprì un istante prima che potesse bussare.
Davanti a lui gli si presentò la visione di Shilhala avvolta da un corto accappatoio bianco. La pelle sembrava risplendere ed emanare riflessi iridescenti. I neri capelli le ricadevano sulla schiena tranne due ciocche che invece le contornavano il viso luminoso.
Avanzò verso l'uomo, che colto alla sprovvista dalla visione indietreggiò ammutolito.
Non sapeva cosa fare. O meglio, era sicuro di cosa avrebbe voluto fare, ma temeva che fosse l'ennesimo giochetto e non sapeva se avrebbe potuto resistere ad un altro ripensamento dell'ultimo minuto. Il gioco del gatto col topo non era di certo il suo passatempo preferito, specialmente se era lui il topo.
Come se riuscisse a leggergli nella mente e non solamente nelle emozioni, gli si accostò e gli sussurrò: - Non ti preoccupare. Stavolta non ho intenzione di lasciare le cose a metà.
Senza altre parole, lasciò scivolare a terra l'accappatoio, mostrando il proprio corpo in tutta la sua bellezza.
K'Tar allungò una mano verso il suo corpo. Erano giorni che desiderava toccarla, baciarla, amarla, ed ancora non credeva che l'avesse là, davanti a lui, a portata di mano.
Ancora una volta Shilhala prese l'iniziativa. Afferrò delicatamente la sua mano e se la posò sul seno.
Poi si allungò verso di lui e lo baciò.
A K'Tar sembrò d'essersi risvegliato da un lungo torpore. Ogni fibra del suo essere sembrava pervasa da un'energia primitiva e sensuale.
Contraccambio' appassionatamente il bacio e la strinse a sé, iniziando ad esplorare il suo corpo, così come lei fece con il suo.

Un suono lo svegliò. Gli ci volle qualche istante per mettere a fuoco dove si trovasse. Era disteso sul letto della camera dell'albergo su Risa. Accanto a lui c'era Shilhala nuda, ancora assopita, distesa su un fianco, rivolta verso di lui. Una ciocca di capelli corvini le ricadeva sugli occhi.
Ancora non si capacitava di come avevano trascorso le ultime ore. Sapeva solo che aveva provato le più intense sensazioni che avesse mai provato. Forse era stato frutto delle doti empatiche dei lei, o forse era solo dovuto alla passione che li aveva dominati per tutta la notte.
Un altro colpo alla porta lo fece tornare alla realtà.
Qualcuno stava bussando alla porta della stanza.
Deciso a non svegliare la donna, si alzò dal letto delicatamente, e cercò con lo sguardo qualcosa da potersi mettere addosso per accogliere l'inopportuno ospite. Vide i pantaloni che aveva indossato per la serata. Giacevano vicino al tavolino che gettava caldi riflessi giallo-ocra alle tenui luci della stanza. Si stava chinando per raccoglierli, quando dalla porta giunse un altro rumore.
Non stavano bussando.
Qualcuno aveva azionato la serratura elettronica che con lieve trillo scattò.
D'istinto K'Tar cercò con lo sguardo l'arma a raggi. Era appoggiata sul tavolino proprio ad un passo da lui.
Velocemente l'impugnò e la diresse verso la porta che si stava aprendo.
Avrebbe voluto avvisare Shilhala, ma questo gli avrebbe fatto perdere il fattore sorpresa sul suo ospite.
La porta si aprì lentamente.
Aldea entrò nella stanza calma e sicura.
Poi gettò un occhiata eloquente a K'Tar che ancora le puntava contro l'arma.
- Se vorrò che mi punti contro la tua arma, te lo farò sapere io. Ora è meglio che tu la riponga se non vuoi che te la disintegri qua e subito.
Adirato più con sé che con lei, l'orioniano depose la pistola sul tavolo.
Si stava maledicendo per essersi fatto sorprendere con la guardia abbassata da Aldea. Sapeva che la frase si riferiva più al fatto che fosse completamente nudo e non tanto al phaser che depose sul tavolino. Ma non voleva darla vinta alla piratessa correndo a rivestirsi come un ragazzino colto dalla mammina con le mutande calate.
Senza scomporsi si diresse verso la porta fronteggiando la donna. Poi la superò e afferrò la maniglia per richiudere l'uscio.
Quando aveva quasi completamente accostato la porta, sentì che qualcuno stava opponendo resistenza.
- Ehi! Un attimo! Ci sono anch'io!
Senza troppi complimenti, la figura di Lazarus sgusciò abilmente dalla porta socchiusa.
Non trovando altri impedimenti. K'Tar chiuse la porta facendo scattare la serratura. Poi tornò a fissare Aldea che s'era seduta sul bordo del letto.
Ora anche Shilhala sedeva sul letto, completamente indifferente al fatto che metà del suo corpo fosse in mostra agli occhi di tutti.
Aldea non sembrava prestare alcuna attenzione al fatto.
Lazarus continuava a ruotare lo sguardo per tutta la stanza, indugiando sui suoi due occupanti.
Vedendosi fissare, K'Tar lo punzecchiò: - Mai visto un uomo nudo?
- Eh?... Certo che ne ho visti, solo che è la prima volta che ne vedo uno completamente verde- gli rispose freddamente.
Aldea li osservò per qualche istante. Poi si alzò dal letto e si accostò al tavolino dove oltre il phaser erano appoggiati anche i comunicatori dei due.
Raccogliendone uno, disse freddamente: - Vi avevo ordinato di tenerli sempre accesi - e gettandoli a K'Tar che li prese al volo - raccogliete tutto e fate i bagagli. Questo albergo è bruciato. Tra quattro minuti vi voglio fuori di qua. Nick e Modred ci aspettano nel vicolo con un mezzo preso in prestito con tutta la nostra roba. Ci porteranno in un altro albergo più sicuro.
Shilhala scattò in piedi, incurante di mostrarsi completamente nuda. Non era il momento di falsi pudori.
Afferrò la valigia e aprendola iniziò a riporvi i vestiti e gli altri oggetti che aveva con sé.
Anche K'Tar prese la propria borsa, ma prima di iniziare a riempirla, afferrò un paio di pantaloni neri e se li infilò. Fare le valige nudo non gli sembrava una posa da persona superiore ed orgogliosa, ma solo una ridicola scenetta.
Come si infilò anche una giubba anch'essa nera, vide che Shilhala aveva riposto tutta la sua roba ordinatamente nella valigia ed indossava un vestito corto e nero. Quando se lo fosse infilato non lo sapeva, certo era che era molto veloce e pronta ad ogni evenienza. Schizzò nel bagno e tornò con un'altra piccola borsa in cui ripose gli ultimi oggetti. Poi ne estrasse un piccolo oggetto, simile ad un phaser, e cominciò a sparare dei raggi verdastri sui mobili e tutte le superfici della stanza.
- E' un disgregatore a bassa frequenza di materiale organico. Servirà a cancellare ogni traccia che possiamo aver lasciato nella stanza- disse la donna senza voltarsi o interrompere la sua opera.
K'Tar finì di infilare malamente le ultime cose nella borsa, maledicendosi per aver fatto la figura dello sprovveduto di fronte ad una molto più pronta Shilhala.
Aldea e Lazarus li stavano aspettando nel corridoio, controllando con un tricorder che nessuno li potesse sorprendere.
Come furono tutti nel corridoio, Aldea li condusse all'esterno, passando per una delle porte secondarie. Lazarus chiudeva la fila, muovendosi come un'ombra.
Non ebbero alcun problema ad uscire. Dopotutto si trovavano in un albergo su il pianeta del divertimento, non nel quartier generale dell'Impero Klingon.
Come furono saliti sul piccolo mezzo a levitazione gravitazionale, Shilhala diede un biglietto ad Aldea.
K'Tar si ricordò solo allora dell'informazione che la donna aveva trovato.
Aldea lo lesse senza alcun problema, poi guardò interrogativa l'altra donna.
Nick, al volante del mezzo, lo stava guidando verso un'altra zona dell'abitato in cui erano, evitando i luoghi dove ci fosse gente.
- E' quello che abbiamo scoperto. C'è stato confermato che dei ferengi sono stati visti in questo locale e nella zona circostante. Ferengi dai gusti particolari.
- Ne sei sicura?
- Diciamo che quando l'uomo me lo ha detto, era molto disposto verso di me.
Aldea non si fidava della donna, anche se era stata assicurata da altri compagni di Togartu sulla sua lealtà. Ma dopotutto non si fidava di nessuno a parte sé stessa. E poi questa informazione sembrava confermare le voci che Pai era riuscita a sentire in giro: degli strani movimenti e festini organizzati da ferengi in una villa in qualche parte esclusiva del pianeta.
- Nick. Cambio di programma. Fermati vicino allo spazioporto. Poi tu e Leha cercate una navetta a corto raggio che ci possa portare sull'altro emisfero. Sembra che dopotutto andremo a folleggiare in un localino molto particolare stanotte.




:: Diario 020 : T'eyan - La mappa del tesoro

Luogo: Auditorium di Risa
Data: Di sera, stesso giorno del diario di Khetta

"O§! E §osa fanno i perfetti turisti su Risa?", domandò Khetta, retoricamente.
Ma con suo disappunto, la risposta di "Tralor" fu secca e decisa: "Vanno a teatro. Questa sera, l'Orchestra Filarmonica di Betazed si esibirà davanti a migliaia di spettatori... chissà che, tra tanti melomani, non si possano fare degli incontri interessanti!"

Era inquieta, dal momento in cui aveva messo piede su quel pianeta.
Tuttavia lo sguardo di T'eyan passò senza apparente turbamento dai pesanti lampadari di cristallo che diffondevano scintillii d'arcobaleno sugli affreschi che ornavano le pareti, alle persone dalle rigide divise bianche di fronte alla porta d'ingresso alla sala dove si sarebbe tenuto il concerto...
Flotta Stellare!
Era logico che Risa ospitasse vari membri della Flotta Stellare in ferie. Ma c'era qualcosa di più, e - appena se ne accorse, non riuscì a reprimere un senso di dispetto. Non si era aspettata di vedere un ammiraglio di primo piano proprio a quel concerto. C'erano anche almeno tre capitani, tutti in divisa, misti fra la folla che attendeva l'inizio del concerto. Questo voleva dire che la sorveglianza a quel concerto sarebbe stata come minimo raddoppiata rispetto al normale. Un lieve sussulto nel braccio del suo accompagnatore le fece capire che anche Tralor aveva riconosciuto la donna dalla divisa candida che sorrideva distrattamente ai suoi amici. Fra questi, T'eyan identificò almeno uno dei membri del Comitato direttivo di Risa. La Filarmonica di Betazed aveva organizzato una vera e propria serata di gala...
Alle loro spalle comparve Kevin Brett, al braccio di una Khetta immusonita ma splendida in un abito lungo di seta rosa.
"Avete visto?" - sussurrò il pilota, accostandosi alla coppia - "C'è anche l'ammiraglio Alynna Necheyev!"
"Ho visto..." - rispose la Vulcaniana, fermandosi in apparente ammirazione di una vetrina che conteneva le olofoto di direttori d'orchestra del passato. Nel riflesso, controllò la posizione degli agenti - "Ho visto anche gli uomini della Sicurezza in abiti civili, di fronte alla porta di ingresso. Dobbiamo escogitare qualcosa o non potremo muoverci..."
Khetta si accese in volto:
"La§ciamo perdere, allora. Andiamo via... Po§§iamo ancora raggiungere il dottor We§t alla §erata hawaiana che §i fa §tasera sulla §piaggia del no§tro albergo!"
"Anche così attireremmo l'attenzione..." - obiettò T'eyan - "Il dottor West ha alterato i nostri lineamenti abbastanza da non farci riconoscere... Almeno, non a prima vista. Nessuno ha motivo di controllare le nostre impronte genetiche. Siamo due coppie di melomani, che si sono procurati a caro prezzo i biglietti per stasera... Quindi comportiamoci secondo logica "
Khetta non nascose la sua delusione:
"In fondo, che co§a c'è di bello in una §erata hawaiana?" - mormorò, in tono nostalgico - "§olo due fanta§tiche lune sul mare, una §erie di margarita§ da §ogno, danzatrici e§otiche e §plendidi camerieri ve§titi §olo di collane di fiori... §e almeno §ape§§imo perché §iamo venuti qui! E perché il dottor We§t non è venuto con noi?"
"Perché qui dentro non avrebbero accettato Kashit..." - le rispose Kevin - "Le forme di vita inferiori non sono ammesse in un auditorium"
"E perché il dottor West, per ovvie ragioni, è l'unico fra noi che non si è potuto modificare i lineamenti e, di conseguenza, che è immediatamente identificabile dalla Sicurezza del pianeta" - aggiunse il Romulano.
Khetta accettò quella spiegazione con una smorfia:
"C'è un'altra co§a che non capi§co..." - fece, dopo un istante - "Perché §iamo venuti qui? Non c'è una ragione per cui §ia più probabile incontrare qui piutto§to che in un altro luogo un maq... " - si interruppe, fulminata da una occhiata dei compagni.
"Per quanto strano possa sembrare, ci ha portati qui un ragionamento logico..." sussurrò Tralor - "Il direttore di questa istituzione si chiamava Connery. Lui comandava la cellula che rubò le armi insieme a noi Unionisti."
"Anche io ho conosciuto quell'umano... " - aggiunse T'eyan - "Per anni si è servito del suo lavoro presso la Filarmonica per coprire le attività della cellula. Era un musicista, sempre sotto gli occhi di tutti, e per questo nessuno lo ha mai sospettato..."
Puntò il dito sulla vetrina accanto:
"Ecco, quello è lui..." - fece, indicando l'olofoto di un umano.
Khetta sporse il collo a guardare:
"E quello §arebbe il tipo d'uomo che §i trova abitualmente nei vo§tri gruppi?" - esclamò, arricciando il nasino - "Quel vecchio umano, con i peli sul volto, la pancetta, le rughe e le orecchie a §ventola?"
T'eyan distese leggermente le labbra:
"A sentire una Vulcaniana che militava nel suo gruppo, quell'umano che ti ha fatto così poca impressione era invece molto appetito dalle femmine... E non solo quelle che conoscevano la sua attività segreta. In molte occasioni Connery si è servito del suo fascino per carpire segreti dalle sue ammiratrici. Come Alynna Necheyev, per esempio"
Kevin si voltò leggermente verso l'ammiraglio, e scosse la testa come se non potesse crederci:
"Non capirò mai le donne..." - mormorò.
"Questo non ha molta importanza..." - intervenne il Romulano - "L'importante sarebbe riuscire a mettere le mani sul diario di Connery"
Kevin lo guardò perplesso:
"E lo avrebbe tenuto qui? In un posto frequentato da alti membri della Flotta Stellare?"
"Perché no?" - rispose Tralor - "Da qualche parte doveva pur tenere traccia delle rotte da seguire... Oggi pomeriggio, mentre voi due eravate in spiaggia io e T'eyan siamo andati a frugare nella casa che apparteneva a quell'umano..."
"Ah, è per que§to che avete fatto tardi! Ed io che avevo pen§ato ad un idillio!" - esclamò la Tellarite. - "E co§a avete trovato?" - domandò, ormai incuriosita.
"Niente, a parte un mucchio di mobili sventrati e rovesciati... "- rispose la Vulcaniana, continuando a sorvegliare la posizione delle guardie della Sicurezza - "Anche il computer centrale era stato svuotato di tutto. Un lavoro recente. Direi che il nostro vecchio amico Lorak ci abbia anticipato, almeno là."
"Come fate a sapere che lui non ha trovato il diario, perquisendo la casa?" - intervenne Kevin Brett
"Non lo sappiamo!" - disse Tralor, serafico.
"Ma se lo avesse trovato, e' logico supporre che avrebbe trovato anche i siluri fotonici, e li avrebbe venduti" - soggiunse la Vulcaniana - "E se così fosse, noi saremmo venuti a saperlo"
"Mi pareva §trano che ancora non ave§§e citato la logica..." - pensò Khetta con una smorfia. Ad alta voce:
"Allora, che §i fa?"
"Vedete quella porta a sinistra?" - T'eyan fece un lieve cenno con il capo. Gli altri si voltarono in quella direzione, con aria indifferente. Il foyer del teatro si era riempito, e dalla sala attigua cominciavano a risuonare gli strumenti che venivano accordati. C'era una piccola porta, seminascosta da una pesante tenda di velluto rosso.
"A quanto abbiamo potuto scoprire dalle ricerche che abbiamo fatto nel pomeriggio, quella porta da' su una scala, che conduce allo studio riservato del direttore di questa istituzione. Era la stanza di Connery, e - dato che non è ancora stato nominato un nuovo direttore, dalla morte di lui - l'ufficio contiene ancora le sue cose. Dobbiamo entrare là dentro... Scoprire se il computer dell'ufficio contiene ancora i suoi file o se anche questo posto è stato perquisito prima di noi"
"Con tutta la Flotta Stellare che c'è qui dentro non sarà esattamente uno scherzo" - borbottò il timoniere, dando una occhiata all'intorno e contando mentalmente le divise che si trovavano nel foyer dell'auditorium.
Una smorfia decisa comparve sul volto del centurione Silla, che strinse il braccio di T'eyan:
"Bene, credo che sia il caso di darci da fare... D'accordo?"
Il tattico assentì, e si rivolse a Kevin e a Khetta:
"Noi due cercheremo di trascinarci dietro la Sicurezza: voi due entrate là dentro e prendete tutto quello che potete in quella stanza. Appuntamento in albergo a mezzanotte"
I due pirati fecero un cenno di intesa, e si immersero nella folla che gremiva il foyer, avvicinandosi impercettibilmente alla porta che era stata loro segnalata. Khetta si accorse che uno degli agenti della Sicurezza li stava fissando, e gli rivolse un sorriso smagliante. L'uomo parve rilassarsi, e le rispose con un cenno del capo, ma continuò a fissarla.
"§econdo te, co§a hanno in mente quei due?" - sussurrò Khetta, stringendo il braccio del suo accompagnatore. Il timoniere scrollò le spalle:
"Non ne ho la minima idea... Pensiamo a fare la nostra parte. Puoi dare una occhiata alla serratura di quella porta?"
"No, non po§§o... Non finché quell'agente non ci toglie gli occhi di do§§o" - fece, accennando leggermente all'uomo in divisa. L'ammiraglio Necheyev aveva appena oltrepassato l'ingresso nella sala concerti vera e propria, insieme ai suoi accompagnatori ed alle sue guardie del corpo. Voltandosi, Khetta vide T'eyan ed il centurione Silla seguirli con fare indifferente. La Tellarite sentì ancora su di sé lo sguardo pesante dell'agente di Sicurezza, e si voltò di nuovo verso l'uomo, con un sorriso tiepido. L'uomo non le ricambiò il sorriso, e Khetta ebbe l'impressione che un faro caldo le si fosse appena acceso accanto, inquadrandola come sotto un riflettore. Capì, improvvisamente:
"Quello è Betazoide!" - impallidì - "Mi §ta §ondando!"
Kevin sobbalzò. C'erano troppe guardie vicino alla porta: non avrebbero potuto sfuggire da quel lato. Se quell'uomo avesse dato l'allarme sarebbero stati tutti addosso a loro in un istante.
"Non possono ancora averci scoperto!" - disse rapidamente Kevin - "C'è troppa gente. Per quanto possa essere potente un Betazoide, non può percepire troppi pensieri in una sala affollata!"
L'uomo iniziò a fendere la folla nella loro direzione. La sua mano sfiorò il comunicatore sul petto, e un nuovo agente si unì al primo, con la mano sul calcio del faser che portava alla cintura.
"Siamo in trappola! Ma non ci spareranno... C'è troppa gente!" - esclamò Kevin, maledicendo mentalmente la sfortuna - "Possiamo prendere un ostaggio e scappare... Tornare alla MorganA, e sperare di riuscire a sfuggire prima che blocchino tutti gli spazioporti"
Era assurdo. Non potevano salvarsi. Strinse i denti: non doveva pensare a Silla e T'eyan: almeno loro avrebbero potuto salvarsi, e magari organizzare la loro fuga da quella dannata trappola.
"Oh, perché non ho dato retta ai presentimenti! Lo §apevo che §arei dovuta andare a quella fe§ta hawaiana anziché a que§to dannato concerto!"
I due agenti della Sicurezza ormai si stavano avvicinando. Il fuoco interno che la stava sondando era aumentato a dismisura.
La terra tremò. Qualcuno urlò, urlò a lungo, mentre le luci si abbassavano, riprendevano vigore, infine facevano piombare la sala in un buio complice e saturo di corpi, imprecazioni, maledizioni.
Kevin si riscosse:
"E' il momento! Khetta, tocca a noi!" - afferrò il braccio della sua complice. La ragazza prese dalla borsetta una piccola torcia ed un arnese con il quale forzò la porta. I due si precipitarono nel corridoio all'interno, e richiusero di botto la porta, senza badare alla confusione dietro di loro.
"Non possiamo perdere tempo!" - urlò Kevin - "Appena avranno ripristinato le luci quei due agenti si accorgeranno che ci siamo allontanati. Ci cercheranno!"
Di corsa, salirono lungo la rampa, guidati dall'esile raggio della torcia di Khetta. Si ritrovarono di fronte ad una porta, che Khetta forzò rapidamente:
"E questo sarebbe il sancta santorum?" - mormorò Kevin, deluso. Il raggio della torcia illuminava un piccolo ufficio polveroso, con una consolle antiquata al centro. La consolle era stata divelta, ed il pavimento era cosparso di qualcosa che Kevin non riuscì ad identificare immediatamente.
"Ci hanno preceduto!" - comprese Khetta - "L'ufficio è §tato perqui§ito! Quel maledetto Lorak è già §tato qui!"
"Si, ma cos'è questo?" - domandò Kevin, inginocchiandosi per esaminare il pavimento.
"§embrano fogli di... Carta?" - osò Khetta dopo qualche istante, passando il raggio della torcia sui fogli sparsi, ed illuminando note misteriose che si allungavano su righe di pentagramma - "Credo che §iano antichi §partiti. Un modo di memorizzazione antiquato, che veniva u§ato prima che veni§§ero ideati gli §chermi"
" Eppure non sembrano antichi...Anzi, sembra che queste note siano state scritte a mano, di recente..." - commentò Kevin, raccogliendo ad uno ad uno i fogli - "Un sistema poco pratico, ma decisamente interessante!"
"Che ti importa §e era pratico o no?" - fece Khetta - "Quel maledetto Lorak ci ha preceduto, e §e c'era qualco§a di buono qui dentro..."
"...Non lo ha trovato" - la bloccò Kevin - "Non hai sentito T'eyan, prima? Lo avrebbe saputo, se Lorak avesse avuto dei siluri fotonici da vendere. E se non lo ha trovato, forse è perché non lo ha cercato nel posto giusto... Ossia a casa, nei computer, mentre ha trascurato altri tipi di memorizzazione, più antiquati e soprattutto in una codifica differente da quelle cui siamo abituati..."
Un sorriso si fece largo sul viso di Khetta:
"Ho capito! Non lo ha trovato perché Connery usava un sistema antiquato di memorizzazione..."
"Un sistema che nessuno avrebbe capito, al di fuori dei terrestri..." - completò Kevin - "Si: sono qui i diari. Sono nascosti in queste note! Negli spartiti che Connery scriveva a mano: è qui che troveremo la mappa del tesoro di Long John!"




:: Diario 021 : Sant'Andrea - Il Jack di Cuori

Risa
Locale "Jack di Cuori"
Sera successiva

Non c'era voluto molto per trovare delle camere e per prepararsi alla serata di bagordi.
Nonostante Aldea continuasse a ripetere che quella era una missione di salvataggio, l'allegria con la quale Modred aveva preso l'evento, aveva contagiato l'intero gruppo di pirati.
Ognuno aveva dato il meglio di se sfoggiando abiti consoni all'appuntamento... le donne erano sfolgoranti, Lazarus non riusciva a togliere gli occhi di dosso a nessuna di loro... in particolar modo ad Aldea che ricambiava il suo sguardo con un cipiglio da sergente istruttore dei marines che sembrava voler dire "Qualsiasi cosa tu stia pensando non la pensare".
Il seal invece era vestito in maniera comoda... non aveva ben capito che genere di locale avrebbero frequentato e così voleva essere pronto a tutto.

Non era facile essere pronti per il "Jack di Cuori", il gruppo se ne accorse non appena scesero dai tre mezzi di trasporto che li avevano condotti dall'albergo al locale.
"Alla faccia del locale equivoco !" esclamò Nick guardando l'imponente struttura cosparsa di luci lampeggianti.
"Credevo che fosse un locale... un po'... come dire... nascosto" sussurrò Shilhala guardandosi attorno.
"State comunque attenti... soprattutto tu" disse Aldea rivolgendosi alla più scalmanata del gruppo, ma di Modred naturalmente non c'era più neppure l'ombra "Dove diavolo..."
Lazarus fece cenno con il pollice in direzione del locale e sollevò le braccia come per dire "Io sono nuovo che vuoi da me !"
Alla fine il gruppo fece il suo ingresso nel "Jack di Cuori" seguendo un'irata Aldea. L'interno era molto meno appariscente dell'esterno... luci soffuse impastate dal fumo azzurrino di sigarette e pipe, divanetti racchiusi in separè che si trasformavano in vere e proprie alcove di piacere.
"Oh ! Oh !" la voce di Lazarus pareva sospettosa e inquieta.
"Che succede ?" chiese Nick sul chi vive
"Hai notato i camerieri ?" chiese Lazarus spaziando il posto con lo sguardo
"Si' e allora ?" chiese K'Tar
"Hai mai visto un locale con tutti i camerieri uomini e tutti praticamente nudi ?"
"Oh ! Oh !" dissero all'unisono i due uomini appoggiandosi alla parete
"Qual è il problema ?" chiese interessata Aldea avvicinandosi
"Lazarus ci ha fatto notare che questo potrebbe essere un locale per gay !" esclamò Nick con un cipiglio di accusa.
"Non è esatto... direi che si tratta di un locale per omosessuali" rispose fredda il primo ufficiale "Adesso piantatela di fare i ragazzini e togliamoci di qui" detto questo si allontanò verso il tavolo dal quale Modred si stava sbracciando con entusiasmo.
"Ma fa sempre così ?" chiese il seal
"No... direi che è stata particolarmente amichevole" disse K'Tar facendo l'occhiolino a Nick.
"Ah ! Va bene vogliamo andare ?" nessuno dei tre però si mosse
"Vai avanti tu..." borbottò il gigante verde
"Volentieri !" esclamò Lazarus avviandosi "Anche perché è l'ultimo della fila che rischia"
I suoi due compagni si affrettarono a seguirlo.

Un'ora dopo tutto il gruppo era stato ormai notato da qualsiasi avventore non fosse totalmente ubriaco. A niente erano valse le minaccie del primo ufficiale, alla bajoriana che continuava imperterrita a fare commenti e a sghignazzare, in particolar modo quando un'orribile Vidiano aveva tentato un goffo approccio con Nick.
"Aldea..." borbottò Shilhala facendo segno al primo ufficiale di guardare in direzione dell'ingresso.
Il ferengi entrò come se fosse un cliente abituale, si guardò attorno salutando di tanto in tanto qualche amico con un gesto aggraziato.
"Disperdetevi..." sussurrò Aldea ai suoi uomini per cercare di dare meno nell'occhio possibile "Lazarus..."
"Penso che abbia deciso di sua iniziativa..." dichiarò Shilhala facendo cenno verso l'umano che svaniva nella folla.
"Quel tipo mi sta facendo innervosire..." disse il primo ufficiale senza perdere d'occhio il loro bersaglio
"Adesso cosa facciamo ?" domandò Nick passando con noncuranza vicino al tavolo.

"Aspettiamo e vediamo cosa fa..."
Il ferengi continuò ancora per qualche minuto a chiacchierare amabilmente con alcuni clienti del locale e poi gettata un'occhiata al barista iniziò a salire le scale verso i piani superiori.
"Non lo perdete d'occhio..." ordinò Aldea alzandosi, ma arrivata alla scala un grasso tellarite le bloccò il passo.
"Togliti dai piedi !" la fredda voce della donna fece indietreggiare per un attimo l'essere che però si ricompose immediatamente.
"Mi spiace... questa è una zona riservata... Gaston ? Pier ?"
Due energumeni umani si fecero avanti affiancando il tellarite.
"Ci sono problemi ?" chiese uno dei due flettendo i muscoli...

Lazarus aveva osservato tutta la scena e si domandava che cosa fosse meglio fare... Aldea non aveva dato ordini precisi durante il viaggio e lui aveva solo capito che dovevano recuperare il grosso micio dalle mani di quella "testa a ginocchio" che gli altri chiamavano ferengi.
Non sentiva quello che i buttafuori del locale stavano dicendo ad Aldea, ma chiaramente non l'avrebbero fatta passare tanto facilmente... per di più gli altri pirati erano tutti troppo lontani per poterla aiutare.
Si guardò attorno cercando un modo per intervenire... di solito, in altri locali, avrebbe creato un bel diversivo scatenando una colossale rissa, ma li' non era sicuro che potesse funzionare... tutti gli uomini parevano troppo interessati ad abbordarsi per poter fare a botte... tutti gli uomini... si disse mentre un sorriso compiaciuto gli illuminava gli occhi.
Gli bastò uno sguardo per ritrovare le due donne che stava cercando... le aveva notate poco prima mentre si strusciavano l'una con l'altra... doveva riconoscere che le klingon erano brutte quanto la loro controparte maschile, ma avevano una carrozzeria invidiabile.
Si diresse con calma verso il banco e con una freddezza dettata soprattutto dalla poca conoscenza delle razze, piantò con forza i palmi delle mani sui rocciosi glutei di una delle due.
Ci fu un attimo di silenzio mentre la klingon si voltava con le sopracciglia cespugliose sollevate per la sorpresa... quando si accorse che le avances erano state fatte da un uomo i suoi occhi mandarono lampi di collera.
Il destro della guerriera non arrivò mai alla sua destinazione originale.
Lazarus si abbassò con un tempismo perfetto e il pugno colpì con violenza un altro avventore, un cardassiano con un orribile rossetto viola e un abito verde pastello.
La compagna della molestata, si gettò con un ringhio sul giovane, ma questi usò il suo stesso slancio per scagliarla dietro di se' mandandola a frantumare un separè ricolmo di gente.
Anche dalle altre parti del locale si scatenarono varie risse e al centro di ognuna di esse vi era un pirata.
I due buttafuori si gettarono sulla folla nel tentativo di sedare i tafferugli ma furono presto messi a tacere da due sgabelli impugnati da
Shilhala e da Modred. Del tellarite si occupò la stessa Aldea con un gancio alla mascella che lo mandò steso sulle scale.
Lazarus vide il suo capo fargli un cenno di assenso e lui le inviò un bacio in modo plateale... un attimo dopo un pugno si abbatteva sulla sua mascella, Aldea sorrise con soddisfazione e iniziò a salire.




:: Diario 022 : Aldea - Cuore peloso

Risa
Locale "Jack di Cuori"
Stessa sera

Approfittando dell'opportunita' che le avevano dato i pirati, Aldea riusci' ad arrivare indisturbata al secondo piano del locale.
La donna apri' un paio di porte, suscitando le vive proteste da parte degli occupanti. Alla terza si trovo' di fronte il ferengi, che la guardo' disgustato.
- Avete sbagliato stanza, "signora" - disse con disprezzo. - I vostri servigi qui non sono richiesti. Avevo chiesto a Gaston...

Non fece a tempo a finire la frase che Aldea lo colpi' con uno schiaffo talmente forte che lo fece finire a terra.
Rekk si rialzo' portandosi istintivamente la mano alla guancia offesa e si accorse con sgomento che sanguinava. L'anello che portava la donna gli aveva lacerato la pelle.
- Hai qualcosa di mio e lo rivoglio! - gli disse brusca Aldea.
Il Dai Mon la guardo' senza capire.
- Hai rapito Gas a Togartu, quel grosso gatto che conoscevi come capitano Jellicle. Dov'e' adesso?
- Sei la sua amante? - le chiese lui sbalordito.
- La sua padrona - specifico' Aldea.
Rekk assunse un'aria untuosa: - Possiamo metterci d'accordo sul prezzo allora. Non sapevo che fosse uno schiavo. Su Togartu e' proibito avere schiavi, o intendevi nell'altro senso? Ho visto le sue cicatrici ma non pensavo che potessero essere... Come fai a dominarlo? Non e' affatto docile o sottomesso.
- Gas non e' in vendita. Dov'e'? Dimmelo o riprendero' con piacere il discorso che abbiamo interrotto qualche tempo fa, e stavolta le mie lame faranno scorrere il tuo sangue.
Sfioro' una delle pareti: - Bel locale, il posto adatto per stare tranquilli e divertirsi. Le pareti sono insonorizzate, vero? La direzione offre massima discrezione per i suoi clienti.
Un sorriso gelido illumino' il volto della donna. - Ottimo, nessuno ti sentira' urlare.
- Ma chi sei? - chiese il ferengi. Sbarro' gli occhi quando la riconobbe, nonostante i capelli tinti e la pelle schiarita.
- A... Aldea!
- Gia', e stavolta non c'e' il Capitano a fermarmi. Questa e' una faccenda privata.

Rekk scatto' verso la porta cercando di guadagnare l'uscita, ma le gambe gli si piegarono dopo pochi passi e il ferengi fini' disteso sul morbido tappeto.
Aldea si inginocchio' di fianco a lui e lo costrinse ad alzare la testa tirandolo crudelmente per un orecchio.
- Non morirai - gli disse, - almeno non per il veleno che c'era nel mio anello. E' un'antica ricetta dei Veda, si limita a togliere le forze anche se acuisce i sensi... e la percezione del dolore. Allora, dimmi dov'e' Gas, o preferisci che...
- Jellicle... Gas... e' nella mia villa - disse Rekk in un soffio.
- Bene, vedo che sei ragionevole. Naturalmente ci accompagnerai la', e se mi hai mentito... potrai dire addio alle tue orecchie.

ooo

La rissa era ancora in pieno svolgimento quando Aldea riapparve in cima alle scale sorreggendo Rekk. La donna noto' che i tutti pirati erano spariti, eccetto Lazarus che era riverso in fondo alle scale svenuto, o almeno cosi' sembrava.
Quando Aldea gli passo' vicino si alzo' agilmente e le sorrise. - Tutto bene capo? Serve aiuto?
- Facevi finta eh? - ribatte' lei gelida.
Lazarus alzo' le spalle. - Perche' prendere botte quando si possono evitare? Ho pensato di restare, nel caso che ti fosse servito aiuto.
Prima che lei potesse obiettare Lazarus prese in braccio il ferengi e sguscio' abilmente in mezzo agli avventori che continuavano a darsele di santa ragione.
Ad Aldea non rimase altro da fare che seguirlo, cosa che fece senza difficolta'.

Fuori dal locale Shilhala stava medicando con sollecitudine esagerata un graffietto minuscolo sulla fronte di K'Tar, che aveva un'aria decisamente mansueta.
Modred aveva approfittato della rissa per alleggerire chiunque le fosse capitato a tiro, e sembrava ingrassata di almeno una decina di chili a causa di tutto il bottino che si era cacciata nelle tasche interne del vestito.
- Allora? - le chiese Nick.
- Il nostro amico ci portera' da Gas - spiego' Aldea con un sorriso soddisfatto.

ooo

Non ci misero molto ad arrivare alla lussuosa villetta che il ferengi aveva affittato.
Gli uomini che erano di guardia finsero di guardare da un'altra parte quando videro il loro datore di lavoro tornare barcollante, probabilmente ubriaco, sorretto da un muscoloso umano. Conoscendo i gusti del ferengi trovarono strano che ci fosse una donna con i due, ma decisero di farsi gli affari loro. Rekk li pagava bene proprio perche' fossero discreti.

Gas era raggomitolato sul letto. Non si mosse quando i tre entrarono nella pacchiana camera da letto.
Aldea corrugo' la fronte alla vista della robusta catena che gli legava una zampa alla parete, sul cui acciaio erano visibili segni di denti ed artigli.
- Gas... - lo chiamo' piano. Subito le orecchie del felino si drizzarono e Gas spalanco' gli occhi.
- Sei venuta - disse con voce bassa e roca.
Aldea prese il phaser che aveva con se' e sparo' alla catena, bruciandogli un po' di pelo, ma Gas non protesto'.
Appena libero ando' da lei, l'abbraccio' e le si strofino' addosso facendo le fusa. - Lo sapevo che non mi avresti abbandonato.
Aldea si irrigidi'. Era evidente che non gradiva molto quella manifestazione d'affetto, ma non lo allontano'.
- Che gli hai fatto? - chiese brusca al ferengi, rendendosi conto che Gas era evidentemente smagrito ed il suo pelo era opaco, come se fosse malato.
- Niente, lo giuro.
- Gia', niente... - soffio' il felino. - Mi ha solo rapito e imprigionato per cercare di convincermi a cedere ai suoi disgustosi desideri.
- Volevo solo che restasse con me e che fosse gentile. Non l'ho maltrattato. Diglielo Jellicle. Eri tu che non volevi mangiare. Gli ho sempre offerto i cibi piu' raffinati...
- ... e afrodisiaci - spiego' Gas seccato. E poi temevo che mischiasse al cibo qualcosa per farmi "star buono", cosi' ho solo spiluccato quel tanto che bastava a non morire di fame.

Lazarus vide il luccichio di una lama passare dalla mano di Aldea a quella di Gas. Fece per dire qualcosa ma la donna lo zitti' con un gesto brusco.
- La vendetta e' sua - spiego' all'uomo.

Gas mosse qualche passo verso il ferengi, che ancora intorpidito da veleno di Aldea fece un debole tentativo di scappare, ma le forze gli mancarono e cadde in ginocchio.

Gas lo fisso' immobile, con il coltello stretto nella zampa, poi guardo' Aldea avvilito e le disse: - Non ci riesco... non so uccidere a sangue freddo.
- Se vuoi me ne occupo io e con gioia - si offri' Aldea. - Questo bastardo mi ha sputato in faccia quando eravamo a Togartu, ed io non dimentico mai un'offesa.
- Aspettate, ho un'interessante proposta da farvi - gemette Rekk.

ooo

- E' stato molto gentile il Dai Mon a offrirci tutto quel latinum e a pagare il nostro soggiorno qui su Risa per farsi perdonare da Gas - osservo' Aldea mentre pasteggiava con gli altri pirati in uno dei piu' esclusivi alberghi della zona.
- Spero di non pentirmene - bofonchio' Gas che si stava ingozzando, ben deciso a riprendere il suo peso forma.




:: Diario 023 : Khetta - "Un bel dì vedremo..."

Risa
Navetta panoramica Miramare, in viaggio verso Risa City
Nel cuore della notte

Nick Kevler si stiracchiò smaccatamente sul principesco divano coperto di pelo azzurrino, premendosi le mani sulla bocca nel vano tentativo di soffocare uno sbadiglio.

Lanciò un'occhiata a Gas, che aveva smesso ormai da un pezzo di lottare contro il sonno e gli si era acciambellato comodamente di fianco: la tentazione di utilizzare il corpo tiepido e ronfante come cuscino e di mettersi a dormire a sua volta era forte, ma l'umano non se la sentiva di rischiare una zampata nella sfortunata ipotesi che il Temmincki avesse un sonno agitato.

Osservò, a turno, gli altri pirati: Shilhala, che ancora indossava il microabitino nero che si era infilata in fretta e furia in albergo, se ne stava con la testa appoggiata al petto di K'Tar (che, pur sembrando sicuramente meno morbido e confortevole del pelo di Gas, pareva aggradarle a puntino, a giudicare dal sorrisetto che aleggiava agli angoli della bocca carnosa di lei).
L'Orioniano, da parte sua, accarezzava distrattamente i lunghi capelli corvini della bella dormiente - anche se Nick non avrebbe potuto giurare che la donna fosse veramente addormentata - e se li attorcigliava inconsciamente intorno alle dita, senza peraltro riuscire ad intaccare minimamente la perfezione della nera cascata lucente che le incorniciava il volto pallido.
Lo sguardo del gigantesco ingegnere era ostentatamente rivolto alla finestra panoramica, forse nella vana speranza che Leha e il suo degno compare umano, non ricavando alcuna soddisfazione dalle loro insolenze, la smettessero una buona volta di tormentarlo.

"Ma guardatelo, non sembra un perfetto fidanzatino all'antica?" stava infatti salmodiando la Bajoriana, con un tono falsamente intenerito. Si interruppe solo per il tempo necessario a sbadigliare a sua volta: tra la movimentata avventura al Sybil Hotel e la notte brava trascorsa a far baldoria con Nick anziché in un comodo letto, si sentiva praticamente distrutta... ma non poteva certo lasciarsi sfuggire l'occasione di punzecchiare a piacere quell'orso di un Orioniano, che stavolta non avrebbe potuto sottrarsi al suo fuoco di fila con la solita scusa di doversi rintanare in Sala Macchine per qualche riparazione.
"Ah, l'amour!", le fece eco Lazarus con un sospiro plateale, strizzando nel contempo l'occhio alla volta del suo affascinante "capo".

Nick serrò involontariamente le palpebre, presagendo una sfuriata da parte di Aldea o quantomeno una risposta tagliente come solo lei sapeva trovarne.
Invece, la piratessa si limitò a cambiare impercettibilmente posizione per poterlo fissare in viso e commentare: "Lazarus... Risa di notte è uno spettacolo affascinante. Perché non prendi esempio da K'Tar e te ne stai buono e zitto a goderti il panorama? Questa specie di postribolo ambulante si chiamerà Miramare per qualche ragione, no?"

Il naufrago temporale colse l'imbeccata, e fece gran mostra di concentrare la sua attenzione sul panorama.
Aldea annuì, soddisfatta, e tornò ad appoggiare la guancia incongruamente rosea al pacchiano pelo azzurro che ricopriva il bracciolo.
"Pelliccia d'orso andoriano!", bofonchiò disgustata, respirando suo malgrado l'intenso odore muschiato che ne emanava (e che, secondo alcuni, era un potente afrodisiaco naturale). "Solo un dannatissimo Ferengi frocio poteva andarci a scegliere un mezzo così debosciato..."

Nick lanciò uno sguardo incerto al campo di forza opacizzato che separava la zona passeggeri dalla cabina del pilota. Chissà se il Boliano tarchiato al di là di esso sentiva quel che stavano dicendo i pirati?
Oh bé, poco male... probabilmente, se anche così era, il solerte e riservato conducente aveva dovuto udire ben altro nel corso della sua carriera! Avrebbe comunque mantenuto il più assoluto riserbo, e questa era l'unica cosa che importasse.

Il giovane sbadigliò nuovamente, ed osservò a sua volta il panorama notturno. Aldea aveva detto il vero... era così bello da togliere il fiato, con le miriadi di luci che si estendevano all'infinito come un nastro colorato disteso lungo la spiaggia, il mare che luccicava di riflessi cangianti ai raggi di Atheria, il satellite di Risa - e la brezza, la brezza tiepida e profumata che agitava, laggiù in basso, i capelli e le ghirlande di centinaia di festaioli spensierati.
"Chissà se T'eyan e gli altri si staranno godendo questa splendida nottata tropicale?", si domandò confusamente, da dietro le palpebre che gli si facevano via via più pesanti. Entro poche ore si sarebbero ricongiunti ai compagni, e allora... allora...

La fine del ragionamento si perse da qualche parte a metà strada tra le luci delle lanterne e quelle delle stelle, lasciandosi dietro null'altro che un sommesso russare.

* * * *

Risa City
Club Privé "Nova"
La mattina seguente

I soli gemelli di Risa erano già sorti da un pezzo, trasformando l'acqua cristallina della laguna Temtibi in una mutevole distesa d'oro liquido. Sulla spiaggia che digradava dolcemente, centinaia di ombrelloni erano già sbocciati come corolle dagli improbabili colori, mentre qua e là una rete veniva tesa nei rari spazi sgombri, che si trasformavano così in campi da beach volley improvvisati.

Khetta, godendosi il fresco del bicchiere ghiacciato che stringeva nello zampino, abbassò lo sguardo e sospirò. La terrazza su cui si trovava il tavolo suo e dei compagni era costituita da un campo di forza completamente invisibile, sicché gli eccentrici avventori del locale più trendy di Risa City godevano dell'illusione di essere magicamente sospesi sopra uno dei panorami più decantati dell'intera Federazione, con la curva gentile della spiaggia corallina che si delineava in primo piano ed abbracciava, appena al di qua dell'orizzonte, il pittoresco arcipelago vulcanico di Kevral, dominato dal monte omonimo il cui unico segno di attività era costituito, ormai da secoli, dal ricciolo di fumo azzurrino che saliva costantemente dalla sua sommità.

Un discreto colpetto sull'avambraccio riscosse la giovane Tellarite dalle sue fantasticherie: Kashit, l'animaletto da compagnia del dottor West, aveva approfittato della distrazione di lei per sottrarre in qualche modo la cannuccia colorata, e si stava dando un gran da fare a rosicchiarla come fosse un grissino.
Khetta sottrasse alla bestiola la cannuccia, dolcemente ma con fermezza, e provò a cedergli in cambio la fetta di ananas che decorava il bordo del bicchiere. Kashit la rifiutò, oltraggiato, e tornò a rifugiarsi in grembo al suo padrone, manifestando il suo disappunto con una serie di squittii acuti.

Il dottore sorrise indulgente, accarezzando più volte il dorso del compagno peloso che, riconoscendone il tocco, si calmò all'istante.
"Faresti meglio a prestare attenzione", sussurrò alla piratessa dal visetto porcino. "Qui ci occorre un'idea, e alla svelta... perché questo posto è caro come il fuoco e se non riusciamo a trovare quel che cerchiamo, Jolar'Nat finirà per vendere i nostri organi sul mercato nero per rifarsi della spesa!"
"§ì, ti piacerebbe!", bisbigliò Khetta di rimando, palesemente risentita. Faceva presto a parlare, il doc... intanto lui, con la scusa di non potersi far vedere troppo in giro a causa dei suoi lineamenti inalterati, si era goduto la spiaggia per un giorno intero, tanto che sfoggiava già un'abbronzatura di tutto rispetto.
La Tellarite era assolutamente convinta che, se il segaossa non avesse avuto la buona grazia di portare un regalino a ciascuno dei suoi compagni, lei e Kevin avrebbero potuto commettere azioni di cui non volevano essere ritenuti responsabili... ma l'umano aveva comprato un horga'hn a T'eyan ("Sei troppo maliziosa, T'eyan... te lo offro solo come ausilio per la meditazione!", aveva dichiarato, con un sorriso da sfinge, davanti al sopracciglio inarcato di lei), una boccetta di profumo a Khetta, una bottiglia di vino di Atheria a Kevin e una T-shirt per "Tralor", sul cui petto campeggiava la scritta su fondo nero: "Mi piacciono le ammucchiate collettive, ma non è colpa mia..." - e sul retro, attorno a un inequivocabile fallo bionico: "... ho l'uccello Borg!"
Con un altro sospiro tremulo da vergine condotta al martirio, la Tellarite si sforzò di tornare a concentrare l'attenzione sulla sobria esposizione della Vulcaniana.

"Il sistema di notazione di cui Connery si è servito era composto da sette simboli: do, re, mi, fa, sol, la, si. In tempi più antichi, il segno corrispondente al do era denominato ut..." stava dicendo T'eyan, senza staccare gli occhi dal suo tricorder - ed evitando accuratamente, o almeno così pareva alla Tellarite, di lasciarli posare sulla mise del Centurione in incognito. "Ho provato ad anagrammare le sillabe segnate sul foglio, sia usando do che ut in corrispondenza di questo segno: non ne è uscito nulla di sensato, in nessuna lingua conosciuta. A questo punto, è logico supporre che le note non vadano considerate semplicemente per il loro valore sillabico... probabilmente rimandano a una qualche chiave di corrispondenze, ma-"
"No, lo escludo", si intromise Silla, facendosi leggermente più verde in volto nel realizzare - troppo tardi! - di aver attirato su di sé l'attenzione dei pirati. "Anche io ho fatto i miei tentativi, durante la notte... e qualunque sia il codice che quel tizio ha adottato, non è una crittografia nel senso comune del termine. Altrimenti, a quest'ora, l'avrei decifrata", asserì, senz'ombra di vanteria nel suo tono di voce.

Gli altri annuirono in silenzio, non sognandosi nemmeno di dubitare della competenza di un alto ufficiale romulano, per quanto rinnegato, in materia di alfabeti segreti.
Solo T'eyan lo fissò per pochi attimi con il suo sguardo penetrante, ma la calma dignità con cui lui lo sostenne la spinse a distogliere gli occhi per prima: il Centurione non aveva mentito, il codice era ancora inviolato.

E la loro missione poteva considerarsi fallita.

* * * *

L'atmosfera greve fu dissolta come per incanto dal sopraggiungere del gruppo di Aldea - con Gas al seguito - che si faceva largo indisciplinatamente tra i tavoli, puntando dritto verso il resto della compagnia.
T'eyan, Khetta, Kevin e il dottore si alzarono all'unisono per farsi incontro agli amici, imitati con una certa riluttanza da Silla che, ormai verde smeraldo per l'imbarazzo, scrutava masochisticamente lo scorrere degli sguardi dei nuovi arrivati sul suo petto, seguiti inesorabilmente da tutta una serie di tentativi di sgattaiolargli con nonchalance alle spalle per leggere il seguito.

L'unica a non sembrare affatto divertita era Aldea, che stava fissando con intenzione la Vulcaniana come per comunicarle un messaggio silenzioso. T'eyan ne colse al volo il significato e, distanziato un poco il chiassoso gruppo finalmente riunito, aggiornò la sua diretta superiore con poche frasi concise ed esaurienti, che non contribuirono certo ad attenuare il cipiglio della fronte artificiosamente candida di Aldea.
"Mi stai dicendo che siamo al punto di partenza, T'eyan?", domandò freddamente quest'ultima, imitando inconsciamente il movimento del sopracciglio tipico della sua interlocutrice. "Spero che tu abbia pensato ad una spiegazione logica da dare a Jolar'Nat per giustificare... questo!", disse, abbracciando con un gesto ampio la terrazza con vista e l'opulento corpo centrale del Nova Club. "Il locale più costoso del pianeta... era davvero necessario?"
"Secondo logica, sì", ribatté tranquillamente T'eyan, per nulla turbata (almeno all'apparenza) dalla minaccia evidente nel tono e negli occhi cerulei di Aldea. "Ero ragionevolmente certa di aver seminato le forze dell'ordine locali - non che questo pianeta si adoperi poi tanto per far rispettare l'ordine pubblico, comunque - ma Nechayev e i suoi sono un altro discorso. Conosco quella donna, ed è in gamba... scommetto che si è lanciata sulle nostre tracce come un segugio e presto o tardi le ritroverà, è solo questione di tempo. Ma qui dentro", disse accennando a sua volta al rifugio dorato che si era scelta, "siamo relativamente al sicuro. Al Nova si può fare qualsiasi cosa... giocare d'azzardo, acquistare merci di dubbia provenienza, soddisfare le perversioni sessuali più esotiche. Qualsiasi cosa", ripeté con enfasi, mentre Aldea scrutava l'edificio con un rispetto tutto nuovo. "Le autorità lo sanno benissimo, ma si guardano bene dal mettere piede qui dentro... e non permetteranno neanche agli sgherri dell'Ammiraglio di disturbarci, a meno che noi non facciamo qualcosa di talmente stupido da dargliene l'occasione".
Aldea annuì lentamente, comprendendo il ragionamento dell'Ufficiale Tattico. "Questo posto è una miniera di latinum per Risa, e non rischieranno certo di giocarselo per la bella faccia della Nechayev... sì, credo che se esiste un posto nella galassia in cui la privacy è sacra, è proprio questo!", concluse soddisfatta, ripensando alla discrezione dimostrata persino dal pilota boliano che li aveva riportati a Risa City. "Ma, T'eyan... noi non possiamo permetterci di fallire, hai capito? Qui non è in gioco solo il gruzzolo, o anche il possesso della Drakan... Jolar'Nat è già oberato dai debiti, e se noi torniamo a mani vuote, il Consiglio vorrà la sua testa. E non credo di doverti spiegare le conseguenze per tutti noi", aggiunse tetramente.

La Vulcaniana annuì, rivolgendo al suo capo uno sguardo determinato, appena velato da un'ombra di preoccupazione.
Nel dirigersi verso la stanza in cui gli altri si erano nel frattempo ritirati, comunque, anche questa si dissolse, lasciando il posto alla consueta espressione impassibile.

* * * *

"Ah, rieccovi!", esclamò Silla all'ingresso delle due donne distogliendo appena lo sguardo dal terminale che stava adoperando, con K'Tar, Shilhala, Nick, Kevin, Khetta e Leha che gli facevano capannello intorno, leggermente chinati in avanti per meglio vedere il piccolo schermo acceso.

Aldea si astenne dal confermare l'ovvio, limitandosi a domandare: "Dove sono gli altri?"
"Gas è giù al ristorante, a mettersi qualcosa nello stomaco... e sa il cielo quanto ne aveva bisogno!", esclamò il dottor West, con una smorfia di clinica disapprovazione al solo pensiero del fisico debilitato del Temmincki. "Laz, invece, è chiuso in gabinetto da venti minuti... credo che non gli sia parso vero di trovarci una doccia ad acqua corrente. Non che a me rincrescerebbe di poterla usare!" aggiunse a mo' di commento finale, fissando con ostilità la porta serrata da cui proveniva uno scroscio ininterrotto.
"Eh via, cerca di capirlo", si intromise Leha, in un tono quasi materno. "Le docce soniche gli fanno impressione... pensate che mi ha detto che, nella sua epoca, tutti i servizi igienici erano ad acqua!"
"Beh, a maggior ragione potrebbe farla usare un po' anche a noi... per lui non è niente di nuovo!" sbottò, incarognendosi, il doc. "O se non altro, potrebbe almeno smetterla di cantare!"

Il Centurione si schiarì ostentatamente la voce, e West smise di protestare, pur continuando a scoccare occhiate torve in direzione del bagno.
Anche Modred si affrettò a tornare all'ordine: "Ma è almeno decente, 'sta musica?", domandò, accennando con il capo alle note sullo schermo.
"Mah, per essere bella, è bella... anche se, dopo averla ascoltata per metà della notte, comincio a non poterne davvero più", rispose il Romulano, digitando comunque un comando a beneficio della Bajoriana.

Un paio di battute malinconiche e struggenti riempirono la stanza.

"Sarà... a me sembra una lagna!", commentò Leha arricciando il naso, ma fu investita da una valanga di "Shhhhhhhhhhhhhht!" da parte di tutti gli altri.
Troppo stupita per protestare, Leha si avvide che gli sguardi dei compagni erano spasmodicamente attratti dalla porta dietro cui si era barricato Laz. Il rumore dell'acqua era cessato, e per un attimo si era sentita, sovrapposta alle note misteriose, soltanto la voce del giovane...

...il quale, come evocato dalla concentrazione di tutti, socchiuse la porta e ne mise fuori la testa ancora gocciolante: "Ehi! Perché avete spento il karaoke? Proprio adesso che cominciavo a scaldarmi!"

Nell'attonito silenzio che seguì, Aldea fu la prima a riprendersi. Attraversò la stanza in tre rapide falcate, afferrò Laz per un braccio e lo trascinò praticamente a forza in mezzo al gruppo, incurante dello stato di semi-nudità di lui e della pozzanghera che si andava formando sul pavimento lucidissimo.
"Quella melodia che stavamo ascoltando... tu la conosci?" domandò lentamente, scandendo quasi le parole.
"Ma certo che sì!", rispose Laz un po' piccato, aggiustandosi la salvietta annodata intorno ai fianchi. "Per chi mi avete preso? Ho visto tutti i 'Pavarotti & Friends', io!"

Aldea deglutì vistosamente. "Cantala!", ordinò, con una voce insolitamente incrinata.
"Eeeeeh... volentieri", rispose Laz facendo spallucce - il che compromise pericolosamente l'instabile equilibrio della salvietta. "Però, se ci fosse qualcosa per voce di tenore... che so, La donna è mobile..."
T'eyan avanzò lentamente e posò entrambe le mani sulle spalle dell'umano, fissandolo dritto negli occhi con un'espressione estremamente seria. "Lazarus... Laz... lo so che ti senti confuso, e che probabilmente non capisci la metà di quel che diciamo o facciamo. Magari non ti fidi neanche del tutto di noialtri... però, questa è una cosa estremamente importante. Canta quell'aria, il più esattamente possibile. Per favore".

Come ipnotizzato dal tono suadente della Vulcaniana, Laz annuì piano e - in un bizzarro falsetto alla Farinelli - intonò la celebre romanza di Butterfly...

Un bel dì vedremo
levarsi un fil di fumo
dall'estremo confine del mar...
e poi.. la nave appare!
Poi la nave bianca
entra nel porto,
romba il suo saluto...
Vedi? È venuto!
Io non gli scendo incontro. Io no.
Mi metto là sul ciglio del colle e aspetto,
e aspetto gran tempo e non mi pesa,
la lunga attesa.
E uscito dalla folla cittadina
un uomo, un piccol punto
s'avvia per la collina.
Chi sarà? Chi sarà?
E come sarà giunto,
che dirà? Che dirà?
Chiamerà "Butterfly!" dalla lontana...
Io senza dar risposta
me ne starò nascosta
un po' per celia...
e un po' per non morire al primo incontro,
ed egli alquanto in pena chiamerà,
chiamerà: "piccina, mogliettina,
olezzo di verbena"...
i nomi che mi dava al suo venire.
Tutto questo avverrà, te lo prometto.
Tienti la tua paura,
io con sicura fede l'aspetto!

Laz terminò la sua esibizione canora accasciandosi e coprendosi il volto in maniera plateale, ma non aspettandosi affatto quanto vide quando rialzò lo sguardo sul suo pubblico...
Aldea aveva gli occhi umidi.

T'eyan gli si avvicinò di nuovo, appoggiandogli questa volta la mano tra le scapole. "Grazie, Laz. Vai pure a finire di prepararti, adesso", gli sussurrò, con insolita dolcezza ma spingendolo in maniera inequivocabile verso la porta.
"Uh... va bene..." rispose il marine, ancora un po' imbambolato, senza opporre resistenza. "Però dopo mi spiegate, eh? ...OOOOPS!"

Afferrò al volo la salvietta in caduta libera, e sparì frettolosamente nell'altra stanza.

* * * *

Quando Laz ne uscì, asciutto e vestito con pantaloncini puliti e una T-shirt dalla colorazione mimetica, tutti i pirati erano impegnati a studiare un foglio che riportava il testo della melodia pucciniana, registrato e stampato da Silla sulla base della sua esibizione di poco prima.

Aldea gli fece cenno di andarsi a sedere accanto a lei e Laz non se lo fece ripetere, sollevato di poter constatare che il suo "capo" preferito era di nuovo dell'umore di sempre.
"Volevi una spiegazione, e te la sei meritata... ebbene, questa romanza è l'unico elemento che abbiamo per scoprire il nascondiglio delle armi che siamo venuti a cercare. Connery è stato astuto... sapeva che anche se il suo appunto fosse stato trovato, il tipico militare quadrato - sia che fosse federale, romulano o quant'altro - avrebbe cercato di decodificarlo come una crittografia, e non ne avrebbe cavato nulla. Per cogliere il riferimento occorreva qualcuno in possesso di una cultura musicale così vasta da conoscere addirittura l'antico belcanto terrestre..."

Laz sorrise beatamente nel sentir elogiare la sua "vasta cultura musicale", ma lo spirito pratico di T'eyan smorzò subito il suo entusiasmo: "Però, anche se adesso abbiamo un testo su cui basarci, non abbiamo ancora risolto il mistero... forse avremmo maggiori possibilità se tu ci spiegassi tutto quello che sai sul significato di questi versi, disse ragionevolmente, disponendosi ad ascoltare chissà quale dotta esposizione.
Il giovane si guardò intorno in cerca di aiuto, ma trovò sui volti di tutti la classica espressione dello spettatore curioso e lievemente impaziente... per cui, annaspando tra i vaghi ricordi operistici, iniziò a raccontare: "Dunque... mi pare che sia la storia di una ragazza giapponese che- Sì, allora, c'è questa ragazza giapponese che si innamora di un tizio, un marinaio americano. Lui, cioè, sì, insomma, la seduce... poi però deve ripartire sulla sua nave e-"
"Che ma§calzone!", non poté trattenersi dall'esclamare Khetta, a dispetto delle occhiatacce degli altri pirati.
"...dicevo, lui riparte e lei lo aspetta... E' lì che canta Un bel dì vedremo, no? Perché lei è convinta che lui ritornerà, mentre gli altri non ci credono".
Silla annuì, incoraggiante. "Fin qui è chiaro. E poi?"
Laz sbatté le palpebre, confuso. " 'E poi' che? Basta, è finito... il significato della romanza è tutto lì. Lei aspetta di veder comparire all'orizzonte la nave del suo uomo, e immagina come sarà il loro incontro. Punto".

Aldea si prese la testa tra le mani, fissando il testo con la stanchezza impotente di una pantera in gabbia. "Non ha senso", mormorò, e in quel momento apparve straordinariamente fragile. "Così vicini, eppure... non ha alcun senso!"
"Almeno dicci §ome va a finire la §toria della giappone§e!", esclamò Khetta, più per distrarre l'attenzione di Aldea che per altro. Quando nessuno si prese la briga di zittirla, la Tellarite iniziò a preoccuparsi sul serio.
"Probabilmente si farà portare il marinaio e lo ucciderà con le sue mani", mormorò Shilhala, con la sua dolce voce sognante e un luccichio in fondo ai bellissimi occhi. "Io, almeno, farei così". Benché la stanza fosse tiepida al punto giusto, K'Tar sentì un brivido corrergli lungo la schiena.
"Noooooo, lei no", proseguì Laz, beatamente ignaro. "Lui torna, sì, ma con la moglie americana. E lei si uccide", concluse, mimando il tragico epilogo col gesto di aprirsi il ventre con una lama immaginaria.
"§tronzo!", proruppe indignata Khetta, di nuovo senza alcun effetto apprezzabile. "Gli uomini §ono proprio tutti uguali! Però... a§petta! For§e le armi §i trovano §ulla Terra... in Giappone!"
"No!", esclamò il Centurione, con un categorico cenno di diniego. "Le armi sono qui su Risa, di questo sono sicuro. Assolutamente".
"Qui però si parla anche di una nave", abbozzò Kevin, non molto convinto. "Potrebbe voler dire una nave stellare... magari è in orbita intorno a Risa, o qualcosa del genere..."
Silla scosse il capo con impazienza, e si mise a passeggiare per la stanza. Giunto a tiro del terminale ancora acceso, colpì con odio un tasto e ancora una volta la breve frase musicale aleggiò, maestosa e mesta e se possibile ancor più elusiva, con l'unica differenza che, questa volta, tutti i pirati ne intonarono sottovoce le parole:

Un bel dì vedremo
levarsi un fil di fumo
dall'estremo confine del mar...

Solo Laz non si fermò col cessare della musica, e continuò a cantare un paio di versi ancora prima che questi gli morissero in gola. "Scusate", borbottò, imbarazzato. "Solo i primi tre versi... già".
Aldea si decise a sollevare il capo, posando su Laz uno sguardo spento: "Come hai detto?", domandò, come in trance.
"Niente, niente!", si affrettò a minimizzare lui, a cui Aldea faceva più paura così che non quando urlava.

E tanto per completare il quadro generale una risata stridula, decisamente isterica, proruppe dalla gola del Romulano.
"Ha ragione lui! Non capite? Solo i primi tre versi... la nave viene subito dopo, e il Giappone non c'entra per niente! Ascoltate, ascoltate!" Fece partire nuovamente la musica, scrutando le loro reazioni con uno sguardo leggermente febbrile.
Nel momento stesso in cui l'ultima nota si dissolse nell'aria, Aldea scattò in piedi e si precipitò fuori dalla stanza, senza una parola.

Gli altri si precipitarono dietro di lei, palesemente preoccupati, e la trovarono come sospesa nel vuoto, appoggiata al parapetto invisibile della terrazza panoramica ormai deserta, nell'atto di ridere e piangere contemporaneamente.
Nessuno osò fiatare; solo, uno ad uno, i pirati rivolsero gli occhi verso il punto indicato da Silla, che li aveva seguiti per ultimo e che ora, a sua volta, sorrideva tra le lacrime.

Appena al di qua dell'orizzonte, placido nell'abbraccio rosato della spiaggia corallina, il monte Kevral svettava sereno, soffiando un filo di fumo azzurrino che si arricciava e svaniva nella brezza.




:: Diario 024 : Sant'Andrea e T'eyan - "I predatori dei siluri perduti..."

Monte Kevral
Runabout Indiana
Mattina

"Niente da fare" esclamò Aldea sbattendo violentemente il pugno sul quadrante dei sensori.
Nick strizzò gli occhi per la disperazione nel vedere dei sensori, anche se non i suoi, trattati così male.
"Lasci fare a me..." esclamò Silla posando una mano sul primo ufficiale della Drakan con l'intenzione di spostarla. Gas e Lazarus scattarono in piedi all'unisono... Per poi distrarsi e guardarsi in cagnesco.
Aldea sbuffò, sia per il loro comportamento sia per l'insolenza del romulano, ma si fece da parte esasperata.
"Non è possibile!" esclamò anche il centurione dopo una serie di letture negative.
"Mi sembra logico supporre che in quel vulcano c'è qualcosa che blocca i sensori della nave..." disse semplicemente la vulcaniana come se fosse sorpresa del comportamento infantile dei due ufficiali. "E' inutile continuare a provare, dobbiamo scendere sul posto."
"E in ogni caso è inutile continuare a colpire quella povera consolle..." borbottò affranto Kevler.
"Qual è il problema?" sussurrò Lazarus a Khetta cercando di non farsi sentire dagli altri.
"Beh... pare che i sensori non riescano a vedere dentro quella montagna..." rispose con lo stesso tono la tellaride.
"Ed è male?" chiese di nuovo l'umano.
"Se ti piace scorrazzare dentro un vulcano no..." ribatté Leha pizzicandolo sul sedere mentre si dirigeva al replicatore.
Il gruppo aveva ormai sorvolato la montagna per la decima volta quella mattina, e nessuno ne poteva più di quello spazio ristretto. Ognuno cercava di passare il tempo come meglio poteva, guardando la spiaggia lontana con sguardo triste.
"Beh... sono stato addestrato per queste passeggiate... Può essere affascinante, e poi che vuoi che succeda in un posto simile? A quanto ho capito quel vulcano è tenuto comunque sotto controllo..."
Aldea lo guardò pensierosa. In effetti nessuno di loro era molto abituato a quel genere di missione. Normalmente non capitava di entrare in un vulcano - specialmente a dei pirati - ma quello che diceva il giovane non era sbagliato.
Ci sarebbero stati dei pericoli, sicuramente chi aveva nascosto le armi non si era affidato solo alla speranza che nessuno conoscesse quella musica.
"Preparatevi!" disse semplicemente.
"Cosa?" esclamarono parecchi all'unisono.
"Se non troviamo quelle armi Jolar'Nat venderà i nostri organi!" disse semplicemente con sguardo freddo.
"Te l'avevo detto!" borbottò Kevin a Khetta che si limitò a sbuffare.
"Tu e Shilhala, andrete a procurarvi una nave adatta a trasportare la merce" ingiunse Aldea al pilota, mentre gli altri si alzavano dalle loro posizioni e si avviavano verso il teletrasporto.
"Allora?" esclamò Aldea al giovane naufrago del tempo che non si era alzato dal suo posto.
"Allora, contate di venire vestiti così?" - ribatté ironico indicando gli abiti da spiaggia di alcuni di loro.
In effetti nessuno si era aspettato di dover scendere. Credevano di dover semplicemente teletrasportare la merce una volta trovata.
"Lazarus ha ragione..." disse la vulcaniana alzando un sopracciglio... Aldea sbuffò irritata.

Alcune ore dopo, uno strano gruppo di avventurieri era sceso in uno scintillio di luci ai piedi del vulcano e ne osservava meravigliato l'imponente maestosità.
Ognuno di loro si era vestito seguendo le direttive del giovane Lazarus: scarponi comodi ma resistenti, pantaloni, giacca e guanti massicci e uno zaino con materiale vario.
Nessuno si aspettava di dover rimanere molto in quel posto, ma Laz voleva essere previdente e la vulcaniana era d'accordo con lui... Aldea aveva notato che il comportamento dell'uomo era cambiato: se fino a quel momento l'aveva visto ironico e canzonatorio, adesso sembrava completamente immerso nella missione. Freddo e concentrato. L'aveva visto solo un'altra volta così, durante il combattimento con il klingon nella sala ologrammi.
"Dov'è Laz?" chiese il primo ufficiale ripensando al fatto che non lo vedeva da un po'.
"Era qui un attimo fa!" Modred pareva sorpresa dall'improvvisa scomparsa del giovane.
"Ma come diavolo fa?" si chiese l'ufficiale della Drakan per l'ennesima volta.

"Sono qua! Ragazzi!" La voce di Lazarus proveniva da un costone roccioso pochi metri più in alto. Il gruppo si affrettò a raggiungerlo.
"Ho trovato l'entrata della grotta... per fortuna i vostri sensori sono riusciti a trovare almeno quella... sarebbe stata dura altrimenti!"
Anche Khetta e Leha si accorsero dello strano cambiamento del giovane e si scambiarono un'occhiata perplessa.
"Andiamo! Basta perdere tempo in chiacchiere!" esclamo' Silla ormai esasperato dalla condotta dei pirati... Se solo fossero stati romulani al suo comando! Dopo averne giustiziati un paio avrebbero certamente rigato dritto!
"Gas, Silla! Voi state in testa con me... dopo ci seguiranno gli altri... Non state tutti ammassati." La voce del giovane era professionale ma nonostante tutto i pirati non erano tipi che seguivano gli ordini del primo venuto e guardarono verso Aldea in cerca di una conferma... Silla si limitò a sbuffare.
Il gruppo entrò nella piccola fenditura di roccia. Ne usciva fuori uno sbuffo di aria calda.
"Questa caverna porta ad un fiume di lava... Strano che non ci siano tracce di roccia fusa." La vulcaniana considerò la fumarola, pensierosa.
"Come fai ad essere sicura che porti alla lava?" chiese il dottore sentendosi strano pensando a tutta quella roccia sopra di lui.
"L'aria calda è più leggera di quella fredda e sembra che abbia trovato questa caverna come sbocco per uscire..." Continuò per qualche altro secondo a manovrare il rivelatore ma poi ci rinunciò.
"Sarà meglio indossare i filtri per naso e bocca..." - decise Aldea - "Quella fumarola può contenere dei gas venefici almeno per qualcuna delle nostre razze." - Attese un istante per permettere agli altri di eseguire. - "E adesso andiamo!"

L'aria si faceva sempre più pesante e calda, a mano a mano che si inoltravano nel passaggio. Khetta si fermò, sfilandosi il pesante giaccone appena replicato, che poi abbandonò su una roccia sporgente senza un cenno di rimpianto. I tre scout percorrevano le pareti con i raggi delle loro torce. Ad ogni passo, disturbavano piccoli animali dagli occhi ciechi, che sparivano rapidamente in invisibili pertugi, seguiti dallo sguardo pieno di desiderio del dottor West. L'uomo si accovacciò vicino ad una di quelle tane, inquadrando il raggio della propria torcia per illuminare le gole terrorizzate di un adulto e tre piccoli.
<E non ho il mio kit per estrarne il codice genetico! > - rimpianse mentalmente il dottor West.
Fu richiamato da una esclamazione rabbiosa, e si tirò su di corsa, raggiungendo gli altri. Sciabolò la torcia nel buio e si accorse che il passaggio - poco più di un budello dentro il quale quelli di corporatura più massiccia stentavano a passare - si era trasformato in una liscia parete di roccia che saliva verso l'alto.
Si guardarono aspettando che uno di loro si offrisse volontario per la scalata, ma visto che nessuno parlava Lazarus sbuffò.
"Vado io!" esclamò la voce allegra della bajoriana mentre si toglieva lo zaino dalle spalle e estraeva una fune abilmente intrecciata.
"Stai attenta ragazza..." le sussurrò Laz mettendole una mano sulla spalla
"Mi preoccupa quando fa così..." borbottò lei con sguardo innocente guardando la tellarite che si mise a sghignazzare.
Lazarus alzò gli occhi al cielo per poi posarli su Aldea... i suoi occhi gli trasmisero un messaggio del tipo "Anche tu fai così..." e il giovane tossicchiò imbarazzato.
La giovane scavezzacollo salì la parete verticale come se si trattasse di una scala a pioli... il gruppo era affascinato dai suoi precisi e perfetti movimenti, la sua innata agilità, la sua maestria... "Gran bel culo vero?" si sentì borbottare dagli uomini che si erano accalcati alla base della parete.

La bajoriana raggiunse senza intoppi la cima e si guardò attorno. Il cunicolo si faceva più largo, l'umidità dovuta al calore dell'aria formava sulle pareti una sottile patina. Tutto intorno vi era silenzio e buio rischiarato a tratti dal lampeggiare della torcia portatile appesa alla spalla della giovane.
Individuata una massiccia stalattite, Leha vi fece compiere alla corda due rapidi giri prima di assicurarla con uno strettissimo nodo, poi la gettò nel vuoto. I pirati iniziarono a salire la parete come formiche operaie... forse con qualche sbuffo in più.
"Ed ora?" chiese Silla in un momento di pausa dopo la scalata.
"A quanto pare si può solo andare avanti..." ribattè pensoso Gas vicino a lui. Il suo pelo era sollevato come se vi fosse energia statica nell'aria.
"Che hai?" chiese la tellaride
"Niente..." borbottò l'altro alzandosi in piedi e avvicinandosi ad Aldea che in quel momento stava parlottando con Laz.
"L'aria si sta facendo sempre più calda e questa cosa mi preoccupa..." stava dicendo il giovane.
"Capo?" si intromise il felinoide, poi prosegui vedendo il cenno di assenso della donna: "Posso avere i filtri al naso, ma le mie narici percepiscono lo stesso un odore... odore di morte."
Si guardarono per un attimo poi il seal fece segno al Temmincki di seguirlo.
Si immersero nell'oscurità, le torce che lampeggiavano in cerca di qualcosa... fu Gas a trovarlo seguendone l'odore.
Era morto da molto tempo: forse da qualche anno.
In corpo era mummificato e mangiucchiato qua e la' da insetti e piccoli animali, le mani reggevano ancora una fune e una torcia ormai inutili, mentre dal suo corpo sbocciavano come fiori malefici punte di legno acuminate.
"Trappole..." sibilò Laz guardandosi attorno frastornato. "Cosa ci fanno trappole di questo genere qui?"
"Mi aspettavo qualcosa di più tecnologico..." ribatté Gas distogliendo gli occhi dal cadavere.
"Vai a chiamare gli altri... io do' un'occhiata più avanti."

Il gruppo passò più lontano possibile dal cadavere, gli occhi di tutti si fissarono per un attimo su quel volto mostruoso prima di proseguire. Trovarono un'altra trappola disinnescata o fatta scattare a vuoto dal giovane, infine raggiunsero una grossa caverna. L'aria era calda e soffocante, nessun rumore spezzava quel silenzio tranne il sommesso borbottio dei pirati.
"Ci fermiamo qui per oggi..." esclamò Lazarus gettando a terra lo zaino e iniziando a frugarvi dentro.
"No! Andiamo avanti! Non possiamo fermarci ora!" Silla sembrava furioso pur reggendosi a stento in piedi, il sudore gli aveva macchiato la giacca e scorreva liberamente sulla sua pelle sporca di terra.
"Abbiamo perduto tutta la mattina... siamo stanchi ed affamati, non possiamo andare avanti per molto e questo è sicuramente un ottimo posto" ribatté la vulcaniana, come se parlasse del più e del meno.
Il seal tirò fuori dallo zaino delle scatole e si mise al lavoro per preparare un pasto.
"Adesso assaggerete quello che noi seal chiamiamo l'ultimo pasto all'inferno" mormorò sibillino facendo l'occhiolino a Leha che lo stava osservando con curiosità.
La tensione si fece meno tesa, qua e la' vi erano battute e scherzi che riportarono il gruppo ai vecchi fasti.
Aldea e T'eyan rimanevano in disparte, la prima con un sorriso rilassato che però non si rifletteva nei suoi occhi, la seconda guardando il gruppo con un sopracciglio alzato.
Silla stranamente si era unito alla compagnia, ed adesso prendeva parte ai "giochi" dei pirati... arrivò persino ad offrirsi volontario per assaggiare per primo la cena di Laz e nel complesso ne rimase abbastanza sorpreso.
"Signori si mangia!" esclamò il giovane facendo cenno a Nick di passargli i piatti che erano nel suo zaino. "Cibo leggero e pieno di vitamine per dare forza al corpo... più un pizzico di peperoncino per insaporire il tutto!"
"Ottimo!" esclamò Silla entusiasta e la stessa T'eyan si complimentò per l'ottimo sapore.
"Oddio! Voi siete pazzi!" esclamò Nick dopo il primo assaggio. "Brucia come l'inferno!"
"Già... altrimenti per quale motivo si doveva chiamare in quel modo?" gli sorrise il giovane fra l'ilarità di tutti.

Terminata la cena, e dopo una chiacchierata, decisero di dormire per riprendere le forze... avevano deciso di comune accordo che era bene essere ben svegli se si dovevano occupare delle trappole oltre ai pericoli naturali.
Il primo a svegliarsi fu il dottore. Allungò la mano verso la torcia, ma la luce gli ferì gli occhi. Si alzò, sentendo la testa che pulsava come impazzita. Afferrò il proprio zaino, estraendone degli stimolanti e si praticò rapidamente un ipospray. Respirò, sentendo svanire la nebbia che gli aveva circondato il cervello.
Il raggio della torcia illuminò i corpi pesantemente addormentati dei suoi compagni.
<Siamo stati drogati! > - realizzò.
Eppure Lazarus, che aveva preparato la zuppa della sera prima, era ancora là, apparentemente drogato come gli altri. Un rapido esame gli confermò che non fingeva.
Ma dov'era il centurione Silla?
Svanito: mancava anche il suo sacco.
Si chinò sui corpi degli altri, e li svegliò usando l'ipospray. Alcuni ebbero bisogno di una seconda dose, e West si rese conto facilmente che si trattava di chi si era servito più di una volta della zuppa che il giovane Seal aveva chiamato "inferno".
"E così ci ha drogati! Se gli metto le mani addosso si pentirà di essere nato!" sibilò Aldea asciugandosi il sudore.
"Evidentemente si era tenuto alcune delle pillole che gli venivano somministrate quando era prigioniero." La vulcaniana sembrava lucida e rilassata a differenza degli altri che sembravano essere stati calpestati da una o due mandrie di cavalli.
"Che facciamo?" chiese Khetta mentre aiutava Leha a rimettersi in piedi... lei era una di quelle che era andata giù pesante con la zuppa.
"Dobbiamo andare avanti... abbiamo fatto troppa strada e non lascio a quello schifoso le mie armi!"
"Aldea?" borbottò Nick che si era messo freneticamente a frugare nello zaino. "Silla ci ha fregato il marcatore!"
"Pare che sia stato tutto preparato nei minimi dettagli. Il Romulano sapeva bene che i comunicatori non sarebbero bastati a teleportare la merce su una nave. Forse c'è un vascello romulano in orbita da qualche parte..." - T'eyan si lasciò sfuggire una serie di parole in vulcaniano antico che nessuno comprese, e poi concluse - "Ci siamo fidati troppo di lui!"

Il gruppo riprese la marcia con Laz e Gas in testa, il calore continuava ad aumentare e il buio, il tradimento e la massa di roccia sopra di loro aumentavano la rabbia dei pirati.

Le pareti iniziarono a dipingersi di una tonalità di rosso simile ad un'alba terrestre, ed il cunicolo si allargò fino a raggiungere l'ampiezza di cinque metri.
Raggiunsero la fonte di luce, una voragine di circa trenta metri nella quale un fiume di lava incandescente scorreva gorgogliando ed emanando un calore accecante.
"Muoviamoci!" esclamò il primo ufficiale spronando i suoi uomini affascinati da quello spettacolo naturale, Lazarus la fermò e gli indicò qualcosa nell'oscurità.
Un piccolo, stretto e traballante ponte di corde si estendeva per una distanza di venti metri lungo tutto lo strapiombo...
"Ma che diavolo sta succedendo qui!" esclamò esasperato Nick... "Trappole, ponti, lava! Non ci capisco più nulla!"
"In effetti c'è anche altro..." - la vulcaniana guardò i suoi strumenti - "Qualunque cosa sia quello che blocca i sensori, non è naturale!"
"Sei riuscita a leggere qualcosa?" chiese Leha avvicinandosi.
"No, ma il disturbo si sta facendo sempre più forte... Sono convinta che qualcosa sia stato messo di proposito per bloccare i sensori."
"Da cosa lo hai supposto?" domandò Aldea.
"Le mie non sono supposizioni, ma elaborazione logica delle informazioni in mio possesso!" - il primo ufficiale la guardò in cagnesco e lei riprese - "Le armi non possono essere state portate qui a mano... In alcuni punti noi stessi siamo riusciti a stento a passare. Mi pare evidente che precedentemente il vulcano fosse libero da questa interferenza. Le armi vi sono state teletrasportate e con esse anche un qualcosa che rendesse impossibile riportarle indietro senza prima eliminare l'interferenza... Rimane però il mistero delle trappole: non vedo perché fare ricorso a trappole così primitive, per quanto ingegnose!"
"Forse chi le ha nascoste era un tipo che amava i film di avventura!" borbottò Lazarus ma nemmeno lui pareva credere alla cosa
"Andiamo avanti... penseremo dopo a questo mistero!" Il gruppo si rimise in marcia superando, anche se con qualche brivido, lo stretto ponte di corda.
Di nuovo si immersero nelle gallerie mentre l'aria, pur rimanendo arroventata si faceva un po' più respirabile.
Giunsero in una nuova caverna molto più grande delle precedenti, una strana luce bluastra illuminava irrealmente il luogo rendendo ogni ombra un mostro terribile in agguato.
I pirati fecero il loro ingresso cautamente e si disposero a ventaglio per ispezionare la zona.
"Guardate qui..." chiamò il dottore.
La fonte della luce era uno strano congegno cilindrico poggiato su una stalagmite che era stata evidentemente tagliata da un phaser, era la sua luce che illuminava di blu la caverna.
"Abbiamo trovato il punto dove sono state stivate le armi pare" esclamò Leha per poi continuare "O no? Qui non c'è niente!"
"Spegni quel coso e facciamoci portare sulla nave!" esclamò Nick esasperato.
"Nessuno tocchi niente! Non voglio trovarmi su una nave diversa dalla nostra... se la' c'è qualcuno che sta aspettando che il congegno venga spento quel qualcuno non siamo noi!"
"Capo..." la voce di Lazarus era appena un sussurro, mentre i suoi occhi scrutavano la caverna in cerca di qualcosa.
"Che altro c'è ancora!"
Il giovane le fece cenno di guardare in un punto preciso... quello che fino ad un attimo prima, alla luce distorta del disturbatore, pareva una roccia, si rivelò essere un corpo.
"Silla? Che diavolo gli è successo?"
Il corpo del romulano era stato trafitto da decine di piccoli dardi ed aveva sul volto una maschera di sofferenza e di terrore che mal si addicevano ad un soldato di Romulus.
"Veleno!" sentenziò West dopo aver esaminato uno dei dardi. "Questa cosa si sta facendo sempre più strana!"
"Signore... abbiamo visite!" La voce di Modred era rauca dalla paura.
Uscirono da ogni possibile anfratto circondandoli rapidamente. Erano piccoli, dai tratti scimmieschi e dalla pelle pallida e glabra, i loro occhi grandi e tondi emanavano una sorta di lucentezza, ognuno di loro era nudo e armato di uno stretto tubo, portavano solo una specie di cintura alla quale erano appesi quei piccoli dardi che avevano ucciso in maniera tanto atroce il romulano... I pirati sentirono un brivido lungo la schiena. Erano troppi!
"Non fate movimenti bruschi e non tirate fuori le armi... non credo che questi esseri possano distinguere un phaser da un sasso!" sibilò Aldea.
Uno di loro si avvicinò a Khetta e allungò una piccola mano saggiando la stoffa... in qualche modo parve che la ruvidità del vestito gli desse fastidio perché diede ordine ai suoi uomini, in uno stranissimo linguaggio gutturale, di spogliare i prigionieri.
Si ritrovarono nudi e in balia di quegli ominidi, che parevano ora invasati da qualche sorta di frenesia religiosa. Gli ominidi iniziarono a legarli, costringendoli in una lunga colonna. I pirati si accorsero che molti di quegli esseri si genuflettevano rivolti verso il disturbatore che evidentemente consideravano una sorta di divinità. Li strattonarono verso un passaggio scuro, costringendoli a camminare in fila indiana lungo un fitto intrico di cunicoli e caverne.
"L'ha rifatto!" borbottò Khetta in direzione di Aldea.
"Cosa?" chiese questa sorpresa uscendo dal velo di rabbia che la stava attanagliando.
"Laz... è sparito di nuovo!"
Finalmente un lampo di speranza e un sorriso apparvero sul bel volto del primo ufficiale.
"Anche Gas non c'era quando sono apparsi questi cosi!" fece notare Nick che venne colpito immediatamente alla spalla da quella specie di cerbottana usata a mo' di bastone da uno dei loro catturatori.
"Speriamo che possano fare qualcosa di utile..." - si augurò T'eyan, incespicando al buio contro qualcosa di invisibile. Inutile tentare di conservare l'orientamento: senza comunicatori, senza strumenti, senza torce, là sotto erano persi.

Passarono interminabili minuti in quei cunicoli. L'aria tornò a farsi bollente, ma di nuovo riuscirono a intravvedere i contorni delle cose che li circondavano. Di nuovo la rossa luminosità del magma bollente fece la sua comparsa. Sbucarono in una nuova caverna, trovandosi a qualche decina di metri dal pavimento di uno spiazzo naturale di venti metri di diametro.
Sotto di loro lo spettacolo più incredibile che avessero mai visto. Ovunque vi erano esseri affaccendati in qualche attività, alcuni uscivano da anfratti e buchi che parevano alle volte naturali e altre scavati.
Quella specie di villaggio si trovava su un istmo di terra e davanti ad esso, a circa trecento metri di distanza, una gigantesca cascata di lava scendeva verso il sottostante lago di magma che gorgogliava sotto di loro.
In lontananza qualcosa attirò la loro attenzione, decine di casse metalliche erano state diligentemente accatastate e poste sul bordo della lingua di terra. Uno di quegli strani esseri pareva intento a pregare su un altare di pietra rozzamente scolpito.
I pirati, nudi e impotenti, furono trascinati lungo una sorta di sentiero scavato nella roccia fino a raggiungere la piazza del villaggio e il loro destino.




:: Diario 025 : Aldea - Intanto a Togartu

Luogo: Togartu
Data: la stessa del pezzo precedente

Albeggiava su Togartu e Liam, barcollante dopo l'ennesima serata passata alla Piovra Danzante tra alcolici e risse, stava tornando al suo alloggio.
Alex Mallow all'inizio era stato suo compagno di bevute, ma presto aveva cercato modi meno pericolosi di trascorrere il tempo che quello di essere accoltellato o peggio nelle risse che il klingon scatenava per i motivi piu' banali, tormentato dal pensiero di Aldea su Risa, il "pianeta del piacere" in compagnia di quel bellimbusto venuto dal passato.
Liam era di pessimo umore all'idea di tornare nel suo alloggio, dove lo aspettava solo l'anaconda che Aldea gli aveva affidato e quando il Nausicano gli taglio' la strada si preparo' con gioia alla lotta. Quello pero', con un'espressione impassibile, gli diede una busta gonfia piena di timbri e sigilli.
Liam la prese istintivamente, ma prima che potesse chiedere spiegazioni al messaggero questi si era gia' allontanato.

Rientrato nel suo alloggio Liam esamino' la busta. Su di essa c'era scritto: "All'attenzione del Capitano Jolar'Nat", ma vi era stata tirata sopra una riga. Sotto era scarabocchiato "Per Aldea", ma anche questo nome era stato rozzamente cancellato. Sotto ancora c'era scritto a grossi caratteri "X Liam"
Apri' la busta perplesso e cerco' di capire qualcosa in quella marea di temini burocratici.
Era un ordine di sequestro per la Drakan.
Il klingon impreco' e lancio' con violenza una bottiglia contro la parete. L'anaconda, infastidito, sibilo', ma aveva la pancia piena, e subito risprofondo' nel sonno.

Qualche ora dopo Liam era nell'ufficio prestiti di Glark e Tamer, una topaia buia ingombra di oggetti provenienti da ogni luogo conosciuto e sconosciuto che i due avevano ottenuto come pegni dalla varia popolazione di Togartu, piu' interessata a spendere il bottino in donne, bevute ed altri piaceri che tenersi dei souvenir delle navi razziate.

- Dovevamo cautelarci - stava dicendo Glark all'incollerito klingon, - gli interessi non sono stati pagati e Jolar'Nat e' fuggito, quindi...
- Come fuggito? - ringhio' Liam.
- Allontanato da Togartu, se la cosa ti suona meglio - puntualizzo' Tamer, il suo socio. - Cosi' ci siamo rivolti al Consiglio dei Sette Pari per tutelare i nostri interessi ed ora la nave e' nostra, come vi abbiamo doverosamente informato.
- Non potete farlo!
- Possiamo. Le decisioni del Consiglio sono l'unica legge in vigore su Togartu.

Liam guardo' con odio le loro facce soddisfatte oltre il campo di forza che li proteggeva dai "clienti" e usci' sbattendo la porta.

Liam sapeva che Aldea non avrebbe preso bene ne' l'improvvisa e misteriosa partenza di Jolar'Nat ne' la perdita della Steamrunner.
Neanche il clima di festa che aleggiava per Togartu riusciva a distoglierlo dai suoi cupi pensieri.
Tra poco infatti sarebbero iniziati i festeggiamenti per celebrare l'anniversario della sanguinosa rivolta degli schiavi che aveva portato alla scissione della Fratellanza dai Pirati di Orione, la cosidetta "Commemorazione del Patto", cinque giorni in cui il pur precario ordine di quel covo di pirati avrebbe lasciato il posto al caos piu' selvaggio. Gia' parecchie navi erano rientrate per permettere ai loro equipaggi di unirsi ai festeggiamenti.
SonMot aveva promesso di contribuire con parecchi barili di un liquore speciale ed era partito con la sua nave, la Kejira, per rifornirsi, e il suo ritorno era atteso con impazienza.

Quando iniziarono i festeggiamenti a Liam, ormai sprofondato nell'apatia, non importava piu' di nulla.
Aveva tentato piu' volte di mettersi in contatto con Aldea o con qualcuno degli altri, inutilmente. Aveva cominciato a nutrire il sospetto che Aldea lo avesse lasciato su Togartu per sbarazzarsi di lui e questa ipotesi lo aveva fatto cadere in una profonda depressione. La sua esistenza non aveva significato senza di lei, non gli importava se non ricambiava i suoi sentimenti, si sarebbe accontentato di starle vicino, di proteggerla, di dare la vita per lei, ma ora anche questo gli era negato.

Intanto, a bordo della Drakan le riparazioni ormai erano terminate.
Bartig, il grosso bestione che di solito aiutava K'Tar nelle riparazioni, era a bordo. Si era attardato in sala motori per controllare per la centesima volta che tutto fosse a posto. A lui non importava della commemorazione, era timido e schivo e si sarebbe trovato solo a disagio in mezzo ai pirati festanti. Amava il suo lavoro ed era felice solo quando trafficava tra i circuiti.
Quando senti' la nave prendere vita sobbalzo' sorpreso. Il volo di collaudo era previsto solo tra una settimana.

=^= Bartig a plancia. Cosa sta succedendo? =^= grido' attraverso il comunicatore.
Nessuno gli rispose.
Bartig controllo' con i sensori interni. Con sgomento vide che lui risultava l'unica forma di vita a bordo.
In quel momento la Drakan spezzo' gli ormeggi del bacino di riparazione e Bartig batte' violentemente il capo contro una consolle perdendo i sensi.

Sorellina, che si era evoluta a dei livelli che mai Leha avrebbe immaginato, ormai padrona di tutti i sistemi della Drakan, ignoro' quella presenza estranea all'interno di quello che ormai considerava il proprio corpo, e ando' alla ricerca della sua creatrice.

Mentre la Drakan veleggiava spensieratamente verso Risa delle navi occultate romulane stavano per superare le difese piu' esterne di Togartu...




:: Diario 026 : Lazarus Sant'Andrea - Assalto

Spazio esterno, nave Keijra.

=^= Timoniere, quanto manca a Togartu? =^= chiese SonMot attraverso il comunicatore dalla sua comoda cabina.
=^= Mancano circa tre ore a questa velocità... giusto in tempo per portare da bere agli assetati signore! =^= rispose l'interpellato sorridendo.
=^= Bene avvertitemi prima dell'attracco... SonMot chiude =^=
Il grasso orioniano si sedette sulla sua poltrona preferita e fece un semplice cenno della mano. Una delle sue guardie del corpo nausicana gli porse un cocktail, SonMot sorrise e si lasciò sprofondare fra i cuscini, ma il suo momento di riposo durò molto poco... circa un'oretta, poi la nave fu invasa dallo stridio dell'allarme rosso e dalla voce del timoniere.
=^= Capitano! Navi Romulane in disoccultamento... sono tre... no quattro! O porc... ne sta sbucando un'altra! =^=
I nausicani guardarono il loro padrone ma l'unica cosa che l'oroniano riuscì a fare fu perdere il suo solito sorriso di sufficienza.

***

Alloggio di Liam, un'ora dopo.

Liam si guardò attorno in cerca di qualcosa da spaccare e il suo sguardo cadde inevitabilmente sul rettilario. Senza quasi nessuno sforzo afferrò l'enorme oggetto con l'intenzione di lanciarlo contro una parete ma i suoi occhi si ritrovarono a contemplare due pozze di nero liquido.
Intuendo il pericolo, il grosso anaconda alzò la testa e sibilò rabbioso verso quello che in quel momento era un nemico. I due si studiarono per un lungo momento, alla fine il klingon posò con delicatezza la teca.
"Grazie!" disse solamente con un sospiro. Vedere quell'anaconda che, nonostante non potesse difendersi, era pronto a tutto pur di non lasciarsi sopraffare impunemente, fece riemergere il suo onore di guerriero che fino a quel momento pareva essere affogato nell'alcool.
Si avvicinò velocemente ad un comunicatore e colpì con violenza il tasto: =^= Computer! Comunicazione personale con Alex Mallow! =^=
Dopo pochi istanti il volto sorridente del suo compagno di bevute apparve sul monitor.
=^= Salve Liam! Che succede? Hai scoperto un nuovo bar da distruggere? =^=
Il volto del klingon rimase impassibile a quella battuta: =^= Mallow, voglio te e tutto il resto dell'equipaggio all'hangar 14 fra mezz'ora... ritardate e vi darò in pasto all'anaconda! Liam chiude. =^=
Sempre impassibile il guerriero aprì l'armadio e tirò fuori la sua migliore armatura... era arrivato il momento di fare le cose sul serio. "Oggi è un bel giorno per morire..." disse alla sua immagine riflessa nello specchio.

***

Nave Drakan, stesso momento.

Bartig si sollevò a sedere massaggiandosi la fronte contusa. Da quanto tempo era svenuto? Scosse la testa per poi pentirsi di una azione tanto sconsiderata.
=^= Bartig a plancia! =^=
Ancora nessuna risposta... forse il comunicatore era guasto? Doveva aggiustarlo subito per capire quello che stava succedendo... aveva già afferrato gli strumenti quando una vocina nella sua testa, che sembrava provenire da una qualche parte immersa nel cotone, gli stava gentilmente chiedendo per quale motivo doveva perdere tempo ad aggiustare il comunicatore quando poteva comodamente raggiungere la plancia. Bartig guardò il comunicatore sospirando ed uscì diretto al turboascensore.
"C'è nessuno?" chiese timidamente affacciandosi dalle porte scorrevoli. La plancia era buia e c'era un silenzio inquetante.
Preso coraggio entrò e questo fece accendere automaticamente le luci.
Nessuno.
Si rilasso' un poco. Gli piaceva stare in plancia, gli dava un senso di pace, di comunione con l'universo vedere le stelle sullo schermo principale.
Per un attimo pensò di sedersi sulla poltrona del Capitano, ma anche se Jolar'Nat era assente non avrebbe mai avuto il coraggio di usurpare, anche simbolicamente, il suo posto.
Si riscosse. Doveva cercare di scoprire cosa stava succedendo.
=^= Bartig a tutta la nave... c'è nessuno a bordo? =^= chiese usando il sistema di comunicazioni interne, ma anche questa volta non vi fu nessuna risposta. Sempre più frastornato si spostò alla postazione scientifica e fece una scansione completa della nave ma di nuovo lui risultò l'unica presenza a bordo.
"Ma che diavolo succede!" esclamò grattandosi la testa violetta completamente rasata. Ci doveva essere un guasto, la nave non poteva essersi allontanata da sola... forse qualcuno era salito a bordo, aveva staccato gli ormeggi e poi si era teletrasportato di nuovo via... ma perchè fare una cosa così complicata? E poi perchè far partire la nave e lasciarla alla deriva?
Mentre pensava a tutte queste cose, il tecnico aveva staccato rapidamente il pannello della consolle e stava cercando eventuali guasti quando una voce lo fece sobbalzare.
=^= Che fai? =^= chiese il computer con un'intonazione stranamente fanciullesca.
"Sto facendo un controll..."
Bartig si fermò interdetto, si guardò attorno e alzò la testa verso lo schermo principale. "Chi sei?"
=^= Sono Sorellina! =^= rispose prontamente il computer con un timbro di voce che sembrava quasi un broncio.
"Sorellina? Sorellina di chi? Aspetta un secondo... non sarai quel programma che Modred ha inserito nei computer della nave! Pensavo... credevo che fossero riusciti a cancellarti!" indovino' Bartig preoccupatissimo.
=^= Non ci provare bello! =^= esclamò Sorellina con una voce tanto simile a quella di Leha da strappare un sussulto al tecnico. =^= Ripeto... cosa stai facendo ai miei circuiti! Dammi una risposta accettabile oppure io... io... - vi fu una pausa poi il computer chiese con noncuranza - Bartig che si fa in questi casi? Qual'è la minaccia più adeguata? =^=
"Potresti depressurizzare il ponte..." disse il tecnico sorpreso.
=^= Bene... dammi una risposta adeguata o io depressurizzo il ponte! =^= riprese il computer con una nota di soddisfazione nella voce digitalizzata.
"Ma... Ma..." balbettò il tecnico sentendosi al momento alquanto idiota.

***

Centrale operativa di Togartu, stesso momento

=^= Come sarebbe a dire sparita? =^= urlò Glark al comunicatore.
"Ha strappato gli ormeggi mezz'ora fa!" ribattè l'addetto ai sensori della centrale operativa di Togartu, per nulla impressionato dal tono dell'usuraio.
=^ = Voglio che tutte le navi disponibili diano la caccia a quella maledetta nave! =^=
"Fra poche ore inizia la Commemorazione del Patto... nessuna nave si staccherà da qui..." disse l'addetto con un sorrisetto divertito.
=^= Insisto che la nave sia trovata... almeno seguitela per quanto possibile con i sensori! =^= sbraitò l'usuraio chiudendo la comunicazione.

"Cavolo se era incavolato!" sghignazzò Ruther girando la sedia in direzione del suo compagno Lasa.
"Già!" sorrise Lasa di rimando tirando giù i piedi dalla consolle. "Beh diamo un'occhiata ai sensori a lungo raggio, e attiva quella cosa che ha installato Lotha l'ultima volta... dice che raddoppia la portata dei sensori, o almeno questo e' quello che afferma lui!"
"Che noia... che ce ne frega della Drakan!" rispose Ruther.
"Chi ha parlato della Drakan? Io voglio vedere che fine ha fatto la Keijra... un mio amico che è a bordo di quella nave mi ha promesso di portarmi un barilotto di birra romulana quando arrivano!"
I due scoppiarono a ridere e iniziarono le ricerche.
"Eccola qui..." disse Lasa indicando un puntino azzurro sulla mappa stellare che appariva sul grande schermo.
"La Keija sta arrivando?" chiese l'altro di rimando.
"No! E' la Drakan che sta filando che è un piacere... Glark e Tamer dovranno faticare per riprenderla!" sghignazzò Lasa.
"Lascia perdere... che fine ha fatto SonMot?"
"Eccolo qui... strano però..." borbottò Lasa grattandosi la corta barba pensieroso.
"Che succede?" chiese Ruther avvicinandosi alla consolle del collega.
"Non lo so... la Keijra pare che abbia qualche problema... è a circa due ore da qui ma è ferma, non si muove."
I due si guardarono sorpresi.
"Qui c'è qualcosa che non va... forse è meglio chiamare Tarkov."

Pochi minuti dopo un vulcaniano dalla pelle scura entrò nella stanza. Era evidente che non era affatto contento di essere stato strappato ai festeggiamenti. Fisso' i due con un sopracciglio alzato: "Se questo è un falso allarme..."
"Tarkov non è uno scherzo... c'è qualcosa che non va alla nave di SonMot, è alla deriva anche se non sembra danneggiata. Per prudenza non abbiamo ancora provato a metterci in comunicazione con loro."
"Interessante... mettiti in comunicazione con la Keijra! Subito!" esclamò prima che uno degli altri due potesse dire qualcosa.
"Nessuna risposta dalla Keija..." disse Lasa dopo parecchi tentativi. "Tarkov qui c'è qualcosa che non va me lo sento nelle ossa!"
"E' illogico che tu possa sentire una sensazione con le ossa..." ribatte' il vulcaniano impassibile.
I due umani si guardarono sollevando gli occhi al cielo.
"Comunque c'è qualcosa che non va... manda i messaggi di allarme silenzioso ai Sette Pari e ai capitani delle navi pirata..."
Detto questo Tarkov uscì.

***

Hangar 14, quaranta minuti dopo.

Liam, dall'alto di una cassa, scruto' con severita' gli uomini dell'equipaggio che Mallow aveva radunato, che lo guardavano con noia e sospetto.
"Sono quasi tutti..." disse Mallow. "Adesso mi spieghi cosa vuoi da noi?"
"Ci hanno rubato la Drakan!" ruggi' Liam con quanto fiato aveva in corpo soffocando il brusio che fino a quel momento aveva imperversato.
"Cosa?" esclamò Connel che si trovava più vicino ai due. Gli altri pirati si riunirono attorno alla cassa sulla quale era salito Liam.
Il klingon fece cenno di tacere e riprese con un tono di voce feroce: "Glark e Tamer hanno deciso di sottrarci la Drakan per pagare i debiti di Jolar'Nat!"
Si guardò attorno cercando di capire come gli uomini avrebbero preso quella notizia.
"E dov'è il capitano?" chiese Dar'en dando voce alla domanda che tutti volevano fare.
"Glark dice che è fuggito..." disse Liam con voce bassa ma perfettamente udibile. I pirati bisbigliarono tra di loro e il klingon pote' leggere sui loro volti delusione, scoraggiamento o sorpresa. I vulcaniani presenti si limitarono ad alzare un sopracciglio.
"Ecco perchè non ho trovato Babel..." borbottò Alex.
"Non so per quale reale motivo il Capitano se ne sia andato, forse è in missione, forse è in vacanza, forse e' scappato veramente o forse è morto... ma io sia dannato se mi faccio mettere i piedi in testa da quei due strozzini!" urlò il klingon. Molte delle teste scattarono come se le avesse colpite.
"Cosa conti di fare?" chiese Santiago che però aveva gia' capito quali erano le intenzioni di quel pazzo.
"Ci riprendiamo la nave e la portiamo via da Togartu!"
Liam incrociò le braccia sul petto con un cipiglio iroso.
"Tu sei pazzo!" obietto' Santiago per nulla intimorito. "Mettersi contro la Fratellanza è un suicidio! Dammi un buon motivo per fare una cosa così stupida!"
"Ascoltatemi bene tutti!" - la voce del guerriero superò il vociare degli altri pirati. - "Prima di tutto io non lascerò la nave che ci siamo conquistati con tanta fatica in mano a quei due!"
Molti pirati conoscevano Glark e Tamer e assentirono.
"Secondo, se anche il capitano se n'è andato, c'è una signora che se torna e viene a sapere che abbiamo perso la Drakan senza fare nulla per impedirlo ci farà a pezzi tutti quanti!"
"Poi ci fa rimontare e ci fa a pezzi di nuovo..." borbottò Devi il sauriano che già aveva subito una sfuriata di Aldea.
"Ancora non mi sembra un buon motivo!" ribatte' Santiago per nulla impressionato. "Se la Drakan è stata confiscata troveremo lavoro su un'altra nave e al diavolo quello che dice Aldea!"
"Calmo..." borbottò Mallow conoscendo i sentimenti che Liam nutriva per Aldea e sapendo bene che Santiago stava rischiando grosso.
"Ascoltate!" riprese il klingon, ma un vociare alle porte dell'hangar lo bloccò.
"Liam!" - due giovanissimi romulani fecero il loro ingresso nell'hangar da due entrate diverse e correndo come forsennati passarono rapidamente sotto le gambe dei pirati e raggiunsero la cassa sulla quale Liam stava in piedi.
"Piccolo! Moccioso! Questo non è il momento..." borbottò Mallow cercando di fermarli ma il klingon con un gesto imperioso lo bloccò: "Lasciali parlare, avevo mandato Moccioso a controllare dove avevano portato la Drakan dopo averla confiscata... Moccioso cosa hai scoperto?" chiese scendendo dalla cassa e avvicinandosi al più grande dei due.
"Liam, la Drakan..." - ansimo' questi per nulla intimorito dalla mole del guerriero ma a corto di fiato per la veloce corsa - "...la Drakan se ne e' andata... ha rotto gli ormeggi ed è decollata!"
"Io! Io! Anch'io ho notizie!" esclamò Piccolo saltellando per attirare l'attenzione ma nessuno pareva dargli ascolto, alla fine il piccolo romulano si decise a tentare il tutto per tutto... salì con un po' di fatica sulla cassa dove prima c'era Liam e si attaccò con forza alle trecce del klingon.
"Argh!" sbraitò lui girandosi. "Sei impazzito Piccolo?" Lo prese per la collottola e lo sollevò in aria.
"Siamo sotto attacco!" gli urlò il ragazzino direttamente in faccia, Liam per la sorpresa lo lasciò cadere.
"Ero alla taverna de La volpe e l'uva - spiego' Piccolo massaggiandosi il posteriore ammaccato - e stavo osservando Be'ruth che stava cenando con altri due capitani, Drake della Barbarossa e Diana della Santa Maria. All'improvviso ho visto tutti toccarsi il polso qui..." - indico' un punto circa un palmo sopra il polso nella parte interna del braccio - "...e sono scattati come se avessero i Federali alle calcagna..."

Tutti i pirati si guardarono, chiunque su Togartu sapeva che i capitani delle navi avevano sull'avambraccio un segnale di allarme silenzioso che veniva attivato dalla centrale operativa in caso di attacco alla base dei pirati, e il fatto che si fosse attivato voleva dire una sola cosa... guai!

"Santiago vedi di scoprire se il segnale silenzioso è stato davvero attivato... adesso abbiamo un buon motivo per riprenderci la nostra nave" ordino' Liam.
L'uomo assentì e schizzò via.
"Mallow chi c'era sulla Drakan?" - chiese il klingon.
"Mmh... credo Bartig!" Alex ebbe un'intuizione: "E' possibile che si sia accorto di qualcosa e se la sia svignata con la nave?"
"Impossibile!" - esclamò T'far, - "non può aver pilotato la nave da solo."
"Scopriremo quello che è successo dopo, cercate di capire se qualcuno sa dove si trova adesso la Drakan e preparatevi al peggio!" ruggi' Liam.
Le sue parole misero fine alla riunione e i pirati si dileguarono.

***

Ammiraglia Romulana Vaer'Pha, un'ora dopo.

"Le navi hanno circondato il pianeta, non sembrano averci individuato" esclamò l'ufficiale addetto ai sensori.
"Al mio ordine spazzate via quella feccia!" ribattè il comandante della nave.

***

Drakan, stesso momento

"Non possiamo andarcene così! Gli altri contano su di noi!" esclamò frustrato Bartig per l'ennesima volta sollevando le braccia al cielo.
=^= Devo raggiungere Leha =^= rispose cocciuta Sorellina.
"E pensi che Modred sarà felice del fatto che tu abbia abbandonato i suoi amici?"
Bartig sentì che la nave rallentava percettibilmente. Forse aveva finalmente toccato il tasto giusto.

***

Orbita di Togartu...

"Signore, tutte le navi sono pronte..."
"Bene... voglio che tutte le navi facciano fuoco, devono essere distrutti per primi i generatori di scudi e le armi. Non appena saranno messi fuori uso le truppe dovranno sbarcare con i teletrasporti, è imperativo catturare quanti più capi della Fratellanza sia possibile" rispose il comandante.
"E il resto dei pirati?" chiese l'ufficiale in piedi vicino alla poltrona di comando
"Non fare domande inutili Gast'Val!" rispose l'interpellato senza nemmeno voltarsi.

***

Togartu...

"Navi romulane in disoccultamento... avevi ragione Tarkov!" esclamò Lasa mentre un brivido gelido gli scendeva lungo la schiena.
"Logico..." borbottò l'ufficiale senza spiegare se riteneva logico il fatto che avesse ragione o il fatto che fossero delle navi romulane.
Il gruppo da lui comandato si trovava in questo momento su alcuni runabout appostati tra gli asteroidi.
Tarkov sapeva di aver fatto tutto quello che gli era possibile in così poco tempo.
I Falchi da Guerra apparvero sullo sfondo stellato e spararono le prime salve contro i punti di difesa nevralgici.
Come Tarkov aveva previsto, il secondo atto di quel piano fu la discesa in massa delle forze di invasione romulane...
Gli allarmi di intrusione risuonarono squarciando il silenzio pieno di aspettativa. Era il segnale che tutti aspettavano.
Quattro navi, mischiate in mezzo alle carcasse che popolavano il cimitero delle navi, si risvegliarono, squarciando l'oscurita' con il bagliore delle loro armi, parecchi runabout schizzarono dalle varie uscite nascoste del planetoide attaccando rabbiosamente i nemici, coperti dalle artiglierie nascoste negli asteroidi.
Molti furono abbattuti dai perfetti colpi dei romulani, altri invece riuscirono a infliggere dei gravi danni e a distruggere alcuni dei Falchi da Guerra.

Sul planetoide quando gli allarmi erano scattati alcuni avevano pensato ad uno scherzo per celebrare la Commemorazione del Patto, i piu', pur rendendosi conto del pericolo, erano troppo ubriachi per riuscire a reagire con lucidita'.
Le armi delle forze di assalto romulane si scatenarono in mezzo alla folla. Il fatto che in mezzo ad essa ci fossero anche donne e bambini non fermo' assolutamente i soldati imperiali, anzi sui volti di parecchi di loro comparve un sorriso malvagio.

Liam e il piccolo gruppo di uomini da lui guidato si erano asserragliati in una vecchia fabbrica in disuso, peccato che si fosse rivelato il peggior posto che quegli uomini potessero scegliere.
La fabbrica si trovava in una delle caverne piu' ampie scavate nella complessa rete di gallerie di Togartu. La caverna era l'accesso principale allo spazio interno del planetoide. Era tanto grande da contenere circa tre o quattro navi di discrete dimensioni e aveva uno speciale sistema di scudi che permetteva l'entrata dei vascelli senza far uscire l'aria dalla base.
La fabbrica era diroccata e piena di nascondigli, ma i romulani li avevano gia' individuati grazie ai sensori e due squadre composte da dieci uomini ciascuna li avevano circondati.
Mallow con un gruppo di altri pirati della Drakan era arrivato alle spalle dei nemici prendendoli alla sprovvista... ma era stato un vantaggio trascurabile dato che le truppe imperiali, altamente addestrate, avevano chiuso ben presto le loro file, anche se la sorpresa aveva permesso ai pirati di raggiungere i loro compagni all'interno della fabbrica.

"Che facciamo?" chiese Alex.
"Possiamo solo morire con onore!" ribatte' Liam appoggiando le spalle a quelle del compagno e fulminando un romulano che si era spinto allo scoperto.
Intorno a loro le squadre di assalto stavano stringendo il cerchio, ormai i pirati erano asserragliati in una stanza con i muri diroccati che offriva una sempre minor protezione... e nessuna via di fuga.

Il forte spostamento d'aria fece voltare tutti.
Una nave stellare di classe Steamrunner entrò in volo rovesciato all'interno dell'enorme caverna hangar, schivò una nave in fiamme piegandosi in verticale per poi riportarsi in posizione. Passò a non meno di un centinaio di metri d'altezza ad una velocità quasi incredibile in uno spazio così ristretto e per una nave di quelle dimensioni.
I romulani videro i pirati sparire uno dopo l'altro... le luci dei teletrasporti sembravano piccoli fuochi fatui.

All'interno della Drakan un terrorizzato Bartig se ne stava avvinghiato ad una consolle del ponte guardando i detriti, le navi e gli edifici che sfrecciavano a velocità folle attorno a lui.
Ancora non capiva come la nave fosse riuscita a schivare il fuoco dei vascelli romulani... ma gli bastava che ci fosse riuscita!
Individuati i tracciati dell'equipaggio, Sorellina non fece altro che teletrasportare tutti i pirati a bordo sprecando solo un po' più di tempo per spostare Liam e Mallow sul ponte di comando.

"Cosa diavolo!" esclamò il klingon appena venne rimaterializzato guardandosi attorno con gli occhi spalancati per la sorpresa.
"Tenetevi a qualcosa!" - urlò il tecnico senza lasciare la presa, - "gli smorzatori inerziali salteranno da un momento all'altro se continuiamo così!"
"Come diavolo fai a guidare la nave da li'!" urlò Mallow gettandosi verso la postazione del timoniere solo per accorgersi che era completamente spenta.
"Io non sto guidando!" urlò Bartig chiudendo gli occhi terrorizzato dopo aver visto nel visore principale che la nave aveva appena schivato due shuttle e un edificio ruotando agilmente su se stessa senza nemmeno rallentare.
"Chi guida allora?" gridarono insieme Alex e Liam afferrandosi saldamente dove potevano.
La nave virò di nuovo mandando lo stomaco di tutti a dialogare con la laringe.
"La nave!" fu la laconica risposta del tecnico.
=^= Tenetevi! =^= esclamò bruscamente Sorellina.
"Chi diavolo è?" sbraitò Liam rivolto a Mallow. Sbianco' in volto quando vide sul visore quello che stava accadendo.
Sul gigantesco schermo si vedeva solo un'immensa parete di pietra... la Drakan si sarebbe spalmata sulla roccia se manteneva quella rotta.
Ma avvenne l'incredibile... la nave passo' oltre!
Increduli i pirati videro sullo schermo Togartu allontanarsi.
La battaglia era ancora feroce attorno al planetoide, ma nessuna nave romulana sorvegliava quel lato apparentemente senza uscite.

"Cosa e' successo?" domando' Bartig con gli occhi spalancati dalla sopresa e dal terrore.
"E' impossibile!" urlò Mallow senza smettere di tremare.
=^= State bene? =^= La voce di Sorellina era allegra, come quella di una bambina a cui e' riuscito un magnifico scherzo.
"Credo di si..." rispose il tecnico. "Ma come hai fatto a..."
=^= Era una parete olografica... Un'uscita di emergenza... =^= spiego' Sorellina. =^= Ed ora andiamo su Risa =^= trillo' felice reimpostando la rotta.




:: Diario 027 : Modred Leha - Il Dio della Montagna - Parte 1

Monte Kevral
Villaggio alieno
Pomeriggio

Vennero spintonati dalla folla dei piccoli ominidi pallidi fino ad una piazza che, almeno nelle intenzioni di quella gente, avrebbe dovuto essere la piazza più importante, ma che agli occhi dei pirati assomigliava più ad un pollaio mal ripulito e pieno di piccole creature starnazzanti.
Il rumore di un tamburo annunciò l'arrivo di una personalità sicuramente di alto rango, un paio di selvaggi battevano ritmicamente le mani su un primitivo contenitore di pelle, accompagnando la musica con un grottesco dondolio. Dietro di loro venivano un gruppo di quattro portatori che reggevano sulle spalle una specie grezzo baldacchino composto da assi intrecciate e pelli parzialmente conciate di un qualche tipo di animale in decomposizione.
"Per le stelle! Che puzza! " non poté fare a meno di esclamare Khetta storcendo il grugno.
Sul baldacchino era adagiato mollemente un indigeno rugoso e obeso che stringeva in pugno uno scettro barbarico coperto di piume e conchiglie.
Il capo cominciò ad agitare il bastone strepitando in una lingua sconosciuta che i traduttori simultanei impiantati nelle orecchie dei pirati fecero fatica a tradurre.
Aldea non sentiva quelle parole... fissava lo scettro attentamente.
"Bella situazione... prigionieri e senza la minima idea di dove siano le armi.." borbottò il dottor West.
"Molto vicine" sussurrò Aldea.
"Ah sì? E sentiamo come fa a saperlo? "
"Quello scettro è un detonatore X-14" concluse la piratessa.
"...E se il grassone lo attiva ovunque siano le bombe faranno BUM" aggiunse Modred.
"Ah... normale... siamo nei guai grossi insomma..." disse West alzando gli occhi al cielo.
"Non è esatto... sono guai più che grossi... date un occhiata alla portantina"
Gli occhi dei pirati si spalancarono nel vedere che le assi scure su cui stava seduto l'indigeno erano gli oblunghi detonatori militari che in genere venivano associati ad armamenti di grosso calibro.
In altre parole erano letteralmente seduti su di un vulcano che avrebbe potuto eruttare da un momento all'altro.

Lentamente le parole del capo degli indigeni presero senso e i traduttori cominciarono a fare il loro lavoro trasmettendo nei timpani dei pirati una serie di farneticazioni sul Dio della montagna, sulla sua furia, su terribili punizioni future e qualcosa di non comprensibile sullo Ius Primae Noctis... anche se quasi sicuramente si trattava di un errore di traduzione.
"La profezia si è avverata e di nuovo sono tornate le creature dall'esterno!" biascicava il vecchio capo "Il Dio della montagna sarà placato con le anime degli invasori!"
I pirati si guardarono in faccia e per un momento nelle loro menti passò la stranissima sensazione di trovarsi in un vecchio film di avventura con quelle situazioni partorite dalla mente di un pessimo sceneggiatore con carenza di idee.
"Domani all'alba le vostre ossa riposeranno nel ventre infuocato del Dio della montagna!" continuò l'ominide e il suo sguardo spaziò sui suoi sudditi. Vedendo una serie di espressioni interrogative o dubbiose e un silenzio decisamente imbarazzato si decise a ripetere il verdetto.
"Li getteremo nel vulcano!"
Un coro di giubilo esplose finalmente davanti al capo che si stava pavoneggiando per l'iniziativa presa.
La ciurma dei pirati si guardò l'un l'altro.
"Portateli nelle gabbie!" urlò uno degli indigeni dotato di una rozza lancia.
Incitati dalle punte di selce da quella folla di creature antropomorfe saltellanti furono spinti e trascinati verso una fossa tappata da una graticola di legni intrecciati.
La Bajoriana cominciò ad agitarsi e spintonare a sua volta tentando di liberarsi dalla stretta di uno degli indigeni finché uno di loro la colpì alla nuca con il manico di un'arma e il mondo precipitò nell'oscurità.

=/\=

"Lo sai quello che ho saputo, Gatta?" Logan le si avvicinò ancora di più e sentì l'alito del cyborg dall'odore simile alla formalina. "La sua gente l'ha ammazzato come quel cane che era... dicono che lo abbiano inchiodato ad una parete finché non è morto, in modo che ogni giorno si potessero godere lo spettacolo del tuo amante che agonizzava ."
Il vento soffiava sulla terrazza dell'attico del Sybil Hotel, parole scordate che ritornavano impietose alla mente, un colpo e poi il volo verso il basso fino alla piscina, un volo che sembrava eterno. Perse la cognizione del tempo e le parve di galleggiare nel buio del nulla.
Quando aprì gli occhi vide di essere circondata da tenebre calde e confortevoli come una coperta di lana o l'abbraccio di una persona cara. Aguzzò la vista e quella che sembrava un'ombra cominciò a prendere forma fino ad assumere le fattezze di un volto che conosceva bene. Un volto rozzo, così diverso dal suo e poco avvezzo ad esprimere emozioni.
"Lo sapevo che non potevi essere morto, lo sai, io ho pregato tanto!"
La visione si portò l'indice della mano destra alle labbra come a voler invitare al silenzio. Era sempre stato di poche parole ma questa volta abbozzò un tenue sorriso ed era difficile ricordare l'ultima volta che lo aveva fatto.
Leha sembrò voler dire qualcosa, ed in genere avrebbe trovato senz'altro qualcosa da dire su qualsiasi argomento, ma decise di chiudere la bocca e di perdersi un attimo in quegli occhi scuri ricordando la loro piccola storia fatta di parole non dette, gesti sottointesi ed occasioni mancate.
"Dimmi Gatta, hai lasciato un buon ricordo di te stessa?" una voce gracchiante alle sue spalle la fece voltare e ancora si trovò davanti Logan il cyborg, un giorno avrebbe dovuto chiudere i conti con quello spregevole individuo.
Chiuse gli occhi cercando di ripensare alle ultime parole che gli aveva sentito pronunciare prima che lo lasciasse partire inveendogli contro.
"Tornerò"


"Si sta svegliando" disse una voce.
"E' solo una piccola commozione cerebrale, si rimetterà in sesto... sempre che riusciamo ad andarcene da qui..." aggiunse qualcun'altro.
"Dottor West, ce ne andremo da qui in un modo o nell'altro"
La sagoma di Aldea emerse dalle nebbie che si paravano davanti agli occhi della Bajoriana.
"Come ti senti?" mormorò una Khetta ansiosa.
"Una meraviglia... Come se la banda musicale di Risa avesse marciato sulla mia testa..." rispose Modred.
"E' ragionevole presumere che Gas e Lazarus tentino un'azione entro stanotte" T'eyan guardava oltre l'inferriata tentando di scorgere movimenti sospetti.
La Bajoriana si mise a sedere gemendo per il mal di testa, almeno questo dolore pulsante non le avrebbe fatto ripensare al sogno appena fatto... e cercò anche di dimenticare quello che le aveva ringhiato il cyborg. Era troppo tardi per tentare qualsiasi qualcosa e in lei si insinuò il rimorso di non essere partita con lui o perlomeno di non essere alla sua ricerca.

Nel mezzo della notte il gruppo di prigionieri fu svegliato da un sussurro.
"Hey gente... sono io..." Lazarus con il volto coperto di nerofumo li guardava dall'alto della fossa.
Aldea si alzò prontamente "Qual'è la situazione?"
"Due guardie di sentinella qui, Gas le sta distraendo, una decina attorno al villaggio, il vostro equipaggiamento nella tana del capo dei tappi. Posso tirarvi fuori immediatamente"
"Ascoltami attentamente" lo fermò la donna "lascia le cose come stanno, recupera il tracciatore per teletrasportare le armi e passacelo"
"Ma è un suicidio! Ho sentito quello che vogliono fare domani!"
"Non discutere, ci porteranno loro alle armi". Infine sussurrò qualcosa di incomprensibile all'umano e Lazarus svanì così come era arrivato.

"Ma dico siamo impazziti?" protestò Kevler allibito.
"Non riusciremmo a trovare il punto dove sono nascoste le armi in tempo utile" aggiunse Aldea "Domattina ci porteranno loro sul luogo"
"Azione diversiva?" azzardò T'eyan.
"Esattamente, tenetevi pronti"




:: Diario 028 : Modred e Sant'Andrea - Il Dio della Montagna - Parte 2

Monte Kevral
Villaggio alieno
Alba

Era un piano azzardato, decisamente ottimista, al limite del razionale... poteva funzionare. Il tempo che sarebbe servito per cercare il luogo esatto in cui erano stati stivati gli armamenti sarebbe stato troppo, sarebbero arrivati sicuramente prima i Romulani, se davvero c'erano... Silla poteva aver avuto altri piani per portare via i siluri, ma nessuno se la sentiva di rischiare al momento... oppure la popolazione del luogo avrebbe avuto ragione di loro. Questo continuavano a ripetersi i pirati di Jolar'Nat chiusi nella fossa, specialmente all'avvicinarsi dell'alba quando i primi raggi dei due soli di Risa cominciarono ad illuminare l'aria passando per il terribile quanto spettacolare foro rappresentato dalla bocca del vulcano.
Su di un'altura, completamente mimetizzati, Gas e Lazarus controllavano il villaggio. Ci avevano messo tutta la notte ma avevano portato a termine il loro compito.
"Bene, sincronizziamo gli orologi" sussurrò l'umano.
"Orologio? Va bene. Data stellare 45323.12" confermò Gas.
Lazarus strabuzzò gli occhi "Ma che razza di sistema usate nel futuro??" disse guardando tristemente il suo fido citizen analogico "D'accordo lasciamo perdere, faremo ad occhio".
Nel frattempo le inferriate si aprirono e i musi scimmieschi di un drappello di indigeni si affacciarono sulla fossa, era giunta l'ora e i pirati sentivano l'adrenalina scorrergli nelle vene.
La preparazione non fu delle più scenografiche: dopo aver legato i polsi delle vittime, gli ominidi li schizzarono con sangue (di pesce probabilmente) e una specie di stregone gorgheggiò per qualche minuto agitando dei bastoni rituali. Si formò una processione composta da una cinquantina di quelle creature che li scortò attraverso un percorso dissestato, tra rocce e ossa sbiancate di creature gigantesche. Il viottolo procedeva in salita verso il bordo fumante del vulcano passando per una gola nascosta e si tuffava in una caverna che si snodava attraverso la montagna.
I gradini consumati uniformemente denotavano un'usura di secoli, dovuta al passaggio di piedi nudi, e la strana compagnia con tanto di seguito si inoltrò nel budello all'interno del vulcano. La galleria finiva in un'ampia grotta naturale e illuminate dalle torce rudimentali i pirati finalmente scorsero le casse delle armi... ammucchiate una sopra l'altra a formare una collinetta modellate e disposte in modo tale da riprodurre un'enorme faccia dalle fattezze simili a quella degli ominidi.

Dopo un'altra serie di giaculatorie da parte dello stregone vennero condotti attraverso un'altro budello verso la luce rossastra della lava. La folla sbucò su una piattaforma sull'orlo della voragine del vulcano. Le pietre fumanti, l'odore di zolfo e i bagliori rossastri che venivano da quelle profondità lasciava presagire quale sarebbe stato il momento topico di tutta quella cerimonia. Quasi all'unisono i pirati deglutirono rumorosamente.
Vennero legati a delle enormi ossa ricurve saldamente piantate tra le rocce, sbiancate da anni e anni di sole e vento.
Aldea ostentava una sicurezza disarmante e nessuna emozione tradiva il suo volto... solo T'eyan manteneva la solita calma assoluta e l'unico segno di un'emozione era il lento incurvarsi del sopracciglio destro. Nel momento in cui lo stregone alzò il bastone verso il cielo e pronunciò alcune parole venne interrotto da una voce strana e metallica.
"Figli!" Vi fu un ruggito che pareva amplificato a dismisura facendo rimbalzare la voce sulle pareti del vulcano "ehm..." piccola interruzione poi si sentì l'eco di un tafferuglio e la voce riprese più autoritaria... evidentemente Laz aveva strappato il traduttore ad un impacciato Gas "Figli... voi mi avete servito bene in tutti questi secoli e io vi amo, vi amo perché la vostra fedeltà è stata piena di..." altro tafferuglio, alcuni brandelli di conversazione giunsero alle orecchie della vulcaniana e anche se non poteva capire il significato di quelle parole dal tono sarebbe stata pronta a giurare che Gas stava ordinando all'umano di essere meno prolisso.
"Ehm... dicevo... voi mi avete servito bene, specialmente tu... ehm..." altro silenzio, le due voci sembravano confabulare sulla pronuncia di un nome "Specialmente tu K'sheroth!" evidentemente i due "guastatori" si erano dati da fare durante la notte per scoprire il nome dello sciamano perché la vecchia cornacchia gonfiò il petto con orgoglio.
"Adesso però le cose devono cambiare! Quegli esseri non devono essere sacrificati... ho altri..." la parola che seguì fu "piani" ma a quanto pareva nella lingua degli ominidi non c'era una parola simile. "Porca vacca..." borbottò Lazarus poi riprese "Ho altre cose da fargli fare... quindi liberateli immediatamente"

Fra gli esseri ci fu un attimo di confusione, alcuni andarono verso i pirati ma altri, forse i condottieri militari di quel popolo, li bloccarono.

"K'sheroth! Perché il mio popolo non segue i miei ordini?" Gli uomini della Drakan trattennero il fiato.

"Mio Dio..." balbettò il vecchio ma un ominide particolarmente massiccio per gli standard di quella razza si fece avanti minaccioso.
"Io sono T'rath e dico no!" un borbottio si levò fra i presenti
"Lode a te T'rath... dici no riguardo a cosa?" la risposta fece un po' tentennare il guerriero che forse si aspettava parole irate, lampi, fulmini e altri effetti speciali
"Ehm... T'rath non crede che tu sia il Dio della montagna!" Aldea sbuffò irritata
"Ah no?" di nuovo la risposta sorprese tutti...
"NO!" la voce del guerriero prese più vigore e sicurezza... Aldea aggrottò le sopracciglia
"E cosa dovrei fare per convincerti? Spazzare via te e tutto il tuo popolo?" ecco così andava meglio, gli ominidi (anche se preoccupati per l'eventualità di essere spazzati via) si sentivano più sicuri con una divinità che sapeva il fatto suo.
"Provami che sei il mio Dio... manda qualcuno che io possa affrontare... se vinco non sei il mio Dio!"
"...semplice quanto banale" borbottò Khetta sghignazzando e guadagnadosi un calcio da Kevler che era legato accanto a lei.
"Mi dispiacerebbe dover uccidere un condottiero come te T'rath... però se è questo che vuoi... Gas! Vallo a prendere!"
Le ultime parole furono accompagnate da, nel seguente ordine temporale: un potente ruggito, una piccola esplosione con fiammata, mugolio di dolore, denso fumo, colpi di tosse e infine un nuovo ruggito... infine il felinoide della Drakan apparve su una roccia che sovrastava il punto di raccolta della piccola folla. Il suo manto era tutto nero, evidentemente i due improvvisati salvatori avevano trovato un piccolo giacimento di carbone o qualcosa di simile. Una strana luminescenza bluastra attorniava Gas dandogli un aspetto quasi mistico... si, i pirati dovettero ammettere che faceva impressione... e non solo a loro visto che il 90% degli ominidi cadde in ginocchio e il guerriero sbiancò e iniziò a tremare... Gas ruggì ancora e anche il restante 10% si gettò a terra.
"Bene... vedo che non ci sono più dubbi di chi io sia vero?"
Silenzio assoluto.
"VERO?" urlò ancora Lazarus e ci fu un coro di si' pieni di panico...
"Benissimo... adesso andate, tornate alle vostre case, presto arriveranno altri esseri come quelli che avete fatto prigionieri... loro vi aiuteranno e si prenderanno cura di voi" Laz aveva sentito parlare della Federazione da T'eyan, chissà se era possibile fare una telefonata anonima e far aiutare questi disgraziati. "Andate!"
Gli ominidi iniziarono a indietreggiare inchinandosi "K'sheroth un'ultima cosa..." il vecchio si fermò ributtandosi in ginocchio.
"Tranquillo non ti faccio nulla... dovresti lasciare il tuo scettro magico (Gas gli aveva detto che assomigliava tantissimo ad un detonatore)"
"Certo mio Dio... ehm... devo far portare anche le pelli che gli esseri avevano addosso?"
"Mmh... io direi di no... lascia fare a me..." sulla roccia Gas ebbe un tremito e perse per un attimo il suo portamento da guerriero del Dio del vulcano... Aldea aggrottò ancora di più le sopracciglia

Alcuni minuti dopo che gli ominidi erano spariti nei recessi della montagna, Gas e Lazarus si decisero a riapparire di fronte agli esultanti membri della Drakan.
"Ce ne avete messo di tempo!" sorrise Leha mentre il felino la liberava
"L'importante è che siano arrivati!" esclamò West massaggiandosi i polsi e battendo una pacca sulla spalla a Nick che era stato appena liberato.
"Perché non ci avete fatto portare i nostri vestiti?" borbottò Khetta facendo la linguaccia verso i due pirati, West e Kevler, che la osservavano con malcelato interesse.
Lazarus si trovava in piedi di fronte ad Aldea con il coltello appoggiato sulla guancia e lo sguardo pensoso osservando ogni centimetro di pelle della donna.
"Logico!" intervenne la vulcaniana "Per non rischiare di perdere altro tempo!" era l'unica a pensarla così
"Beh ti decidi?" sbuffò Aldea
Lazarus sorrise e tagliò le funi che la legavano... la donna gli strappò di mano il coltello senza dire altro.
"Nemmeno un ringraziamento?" esclamò l'umano con un sorrisetto
"Hai già avuto la tua ricompensa un attimo fa!" borbottò la donna riferendosi allo spettacolo del suo corpo nudo... raccolse lo scettro e lo mostrò alla vulcaniana "T'eyan che ne pensi?"
"E' un detonatore... ma funge anche da dispositivo di interferenza per i sensori e il teletrasporto"
"Poi disinnescarlo?" chiese la donna dubbiosa
"Non senza strumenti!" confermò la vulcaniana
"Permettete?" chiese Kevler avvicinandosi, Aldea gli porse l'oggetto e il pugnale "Credete che se disinneschiamo questo ci possiamo trovare nei guai ancora più grossi?"
"Ci sono poche possibilità che Silla sia riuscito ad avvertire una nave romulana o una qualsiasi altra nave ed adesso sia lassù ad aspettarci!" rispose la vulcaniana
"Bene..." Kevler alzò le spalle e gettò il detonatore oltre la bocca del vulcano facendolo cadere nella lava bollente... vi fu una piccola fiammata, nient'altro "Ero assente il giorno che spiegavano come disinnescare i detonatori con un coltello..."
"Tu sei stato troppo con Lazarus ultimamente!" borbottò Khetta mentre Modred gli tirava un calcio in uno stinco
"E io che centro adesso?" esclamò Laz mettendo le mani sui fianchi... poi una voce risuonò dal comunicatore di Gas
"Vivian ad Aldea... adesso ricevo i vostri segnali... state bene?" la voce di Shilhala sembrava sollevata
"Qui Gas... stiamo tutti bene... agganciate i siluri e tutti noi e portateci via da questo forno!"
"Qui MorganA io penso ai siluri!" esclamò Kevin. Un attimo dopo tutti scomparvero in una vampata di luce.

"Vedo che vi siete divertiti!" esclamò Shilhala vedendo comparire sulla Revenge un manipolo di pirati sporchi, sudati, stanchi ma soprattutto completamente nudi.

"Taglia corto e portaci via... ho bisogno di un bagno" borbottò Gas contemplando il suo manto pieno di fuliggine.




:: Diario 029 : T'eyan - Risa, ultimo atto

Data Stellare *******
A bordo della nave di classe Galaxy II "Waterloo", in orbita attorno al pianeta Risa.

"Chi sarebbe, questo?" - Domandò Alynna Nechayev, accennando all'ologramma di un umanoide dalla lucida pelle verde che si muoveva sullo schermo. Sembrava Orioniano, ad occhio e croce, giudicò l'ammiraglio, allungandosi sulla poltrona di fronte alla sua scrivania.
"Si, è Orioniano" - annuì il comandante Ross, in piedi di fronte a lei - "Pare che il suo vero nome sia K'Tar "
Si corresse:
"O almeno, questo è il nome con cui è noto alla Sicurezza della Flotta Stellare e che è indicato sull'avviso di ricerca"
L'ammiraglio studiò per un istante l'immagine. L'uomo entrava in un ambiente che sembrava piuttosto ampio, con una pesante borsa a tracolla su una spalla, percorreva pochi passi per poi sparire all'interno di una navetta. Un ronzio riportava l'immagine all'inizio, e l'uomo appariva d nuovo alla porta dell' hangar per ricominciare a camminare verso la navetta.
"Le immagini sono state prese ieri mattina, da un'olocamera di sicurezza all'interno dello spazioporto centrale di Risa" - disse il comandante - "Ho messo due persone a tracciare l'uomo costantemente con i sensori. Non sembra fare niente di particolarmente interessante: solo lavori di qualche genere all'interno di quella navetta civile"
L'uomo sullo schermo stava di nuovo entrando all'interno dell' hangar dello spazioporto. Nechayev allungò una mano e fermò il filmato, bloccando l'umanoide in una posizione innaturalmente china per il peso del borsone.
"Ha detto che è ricercato, comandante... Però non mi ha ancora detto per quale reato, e perché questo dovrebbe interessarmi" - disse, ostentando un tono annoiato. In realtà fissava il volto bruno del comandante senza perderne un accento. Non aveva notato nei giorni scorsi quei fili argentati alle tempie dell'uomo. Artificiali, evidentemente: se ricordava bene la sua scheda, non aveva più di ventisei o ventisette anni... Però aveva deliberatamente assunto un aspetto più maturo prima di venirla a trovare nel suo ufficio.
"I suoi movimenti hanno attirato l'attenzione di un uomo della mia squadra che avevo infiltrato prima del nostro arrivo: lavora sotto copertura allo spazioporto di Risa. Questo K'Tar è arrivato qualche giorno fa, con un gruppo di persone di vari pianeti, in apparenza in nulla differenti da tutti gli altri vacanzieri, e lì per lì non se ne è preoccupato. Qualche giorno dopo, però, c'è stato quello strano attentato alla Filarmonica di Risa, e tutti gli arrivi degli ultimi tempi sono stati verificati con maggiore attenzione"
"Vuol dire che quest'uomo ha qualcosa a che fare con quell'evento, comandante?"
Ross esitò:
"Non posso dirlo... Con certezza sappiamo solo una cosa" - accennò allo schermo - "Il nostro agente si è accorto che quella navetta aveva il trasponder alterato, e che il vero nome era Revenge. Ha controllato nel Database di Flotta, ed ha scoperto che è segnalata fra le navette che qualche tempo fa hanno assalito e sequestrato una Steamrunner appartenente alla Repubblica di Leetah, la Lionheart. "
"Vuol dire... Che si tratta di pirati?" - Nechayev era sbalordita - "Qui, su Risa? Nessun pirata si era mai spinto così all'interno dello spazio federale!"
Ross annuì:
"Dall'identificazione della navetta, l'agente dei Servizi è passato ad identificare alcuni dei presunti vacanzieri che sono arrivati con quella... Fra i quali l'Orioniano."
Ross porse alla donna un DiPad, che si illuminò, mostrando alcune olografie. Nechayev le evidenziò ad una ad una per leggere le note caratteristiche di ciascuno dei membri identificati.
"L'agente ha identificato queste persone..." - disse la Nechayev, infine - "Come mai sotto sorveglianza in questo momento c'è unicamente questo K'Tar?"
Ross parve imbarazzato:
"L'agente è riuscito a trovare K'Tar perché questo ha continuato ad andare allo spazioporto: gli altri non sono ancora ricomparsi attorno alla navetta. Siamo riusciti a ricostruire le loro tracce in un albergo della capitale e in un locale notturno piuttosto equivoco... Però da qualche giorno in qua, i nostri contatti restano K'Tar e quella navetta. Sono continuamente sorvegliati... Con discrezione, è ovvio."
"Capisco..." - mormorò la Nechayev.- "C'è altro?"
Ross fece cenno di sì con la testa:
"Poco prima che l'agente riuscisse ad identificare con certezza il gruppo di persone arrivato con la Revenge, una delle persone arrivate con K'Tar, il pilota Kevin Brett, ha noleggiato una navetta da trasporto adatta al volo interno all'atmosfera. Sto facendo tracciare quel velivolo nell'atmosfera di Risa con i sensori, ma finora non c'è stata risposta: probabilmente avranno alterato anche il segnale di trasponder di quella navetta, in modo da confondersi con tutti gli altri trasporti del pianeta. In ogni caso, avranno bisogno della loro navetta per lasciare Risa: quindi torneranno di sicuro sulla Revenge, prima o poi. Noi potremo prenderli tutti insieme in quel momento"
"Forse sarebbe il caso di avvisare le autorità di Risa..." - rifletté l'ammiraglio.
"Non è strettamente necessario... E del resto neppure consigliabile. " - fece notare Ross, in fretta - "La pirateria è un reato di competenza federale. Non abbiamo bisogno dell'autorizzazione delle autorità locali per eseguire un arresto. Oltretutto..." - si bloccò, lanciandole un'occhiata insinuante.
Non aveva bisogno di completare la frase, perché lei capisse. Se al momento dell'arresto si fosse scoperto che quei pirati avevano commesso dei reati contro le leggi di Risa, le autorità locali avrebbero potuto legittimamente rifiutarsi di consegnarli, e questo, avrebbe voluto dire perdere un'occasione d'oro per ritrovare le tracce della Lionheart. Invece, riportare a Leetah la Steamrunner perduta avrebbe ridato fiato al partito filo federale in quella Repubblica... Un'ex colonia tanto piccola quanto strategicamente importante. Fissò dritto negli occhi il comandante di fronte a lei, che sostenne il suo sguardo senza un battito di ciglia. Quei pirati, per un uomo deciso a far carriera in fretta come Ross, erano stati un bel colpo di fortuna per lui. Ma forse, non solo per lui.
"Mi aspetto una soluzione rapida della vicenda, comandante" - disse l'ammiraglio - "Voglio quei pirati paghino i loro crimini. Penso che si possa cominciare a prenotare loro le celle di questa nave"
"Può fidarsi di me, signore" - rispose il comandante - "Quella gente sarà presto nelle nostre mani"

Stessa data stellare
A bordo della navetta da trasporto atmosferico "Vivian"

"§iamo già arrivati?" - domandò Khetta, uscendo dalla toilette. Mentre si sfregava i capelli con il sapone nella minuscola doccia dell'aereo, aveva notato che il velivolo stava atterrando. Si era stupita: per quanto avesse potuto perdere la cognizione del tempo, sotto la doccia, era sicura di esserci entrata da pochissimo tempo... Beh, insomma, a lei era sembrato pochissimo tempo, anche se forse a Lazarus che stava aspettando il suo turno non doveva essere sembrato così poco. In effetti, l'uomo entrò nella toilette al suo posto con un sospiro di sopportazione che dovette essere sentito da un capo all'altro del trasporto. Khetta alzò le spalle, e si inoltrò nella cabina.
"Non esattamente" - Le rispose Shilhala, sorridendo fra sé per la scenetta.
"Mi pareva §trano, aver fatto co§ì in fretta" - disse la Tellarite, allungando uno sguardo al finestrino. Era però troppo sporco per vedere attraverso, constatò con disappunto.
"Siamo atterrati in un parco naturale, a poche decine di chilometri dallo spazioporto di Risa" - le disse Aldea. I capelli della donna, scuriti dalla tintura, cominciavano a mostrare il loro colore bianco alle radici, notò Khetta, meccanicamente. Da quanto tempo erano partiti da Togartu? Cominciavano a mancarle tutte le sue cose che aveva lasciato nel suo alloggio, per la fretta di partire: lo shampoo alla calendula, per esempio, o il bagnoschiuma al latte di mashro che le era costato un occhio, ma che riusciva a dare morbidezza alla sua pelle come nessun altro...
"...Non possiamo mica atterrare in uno spazioporto federale con un carico così, socia" - stava dicendo Modred - "I Federali saranno pure tordi come arvicole cardassiane, ma non possono mica farsi sfuggire un carico di siluri romulani che gli passa sotto al naso..."
"Bene" - disse, semplicemente, mettendosi seduta accanto alla Bajoriana - "Qual è la pro§§ima mo§§a?"
Fu T'eyan a risponderle:
"Shilhala e Brett hanno modificato il trasponder di questo trasporto, prima di venirci a prendere al vulcano" - disse - "Ed hanno schermato la zona carico, in modo da non far rilevare ai sensori federali i siluri che portiamo. Ma dovremo schermare anche la MorganA e la Revenge per partire. Appena avremo finito di modificare gli scudi per schermare la zona carico, ci trasporteremo metà dei siluri in ciascuna. Quindi abbandoneremo questo trasporto atmosferico e partiremo da Risa il più in fretta possibile... "
Nick Kevler si voltò:
"Ho sentito adesso K'Tar... La schermatura della Revenge è pronta. Possiamo intanto mandare metà dei siluri e parte di noi... "
"Per me, prima ci muoviamo e meglio è" - intervenne Aldea - "Non voglio star seduta a lungo su un mucchio di siluri fotonici, con il rischio che la schermatura cada e ci piombi addosso la Flotta Stellare"
Passò lo sguardo sui pirati:
"Kevler, può modificare la schermatura della MorganA anche da solo, senza l'aiuto di K'Tar?"
Ricevette un cenno d'assenso dall'uomo e passò agli altri:
"Bene... T'eyan e Kevler andranno per primi sulla MorganA e modificheranno la schermatura. Shilhala, tu e Khetta andrete con loro, insieme a Brett, appena avrete completato il carico della seconda metà siluri. Gli altri verranno con me sulla Revenge: partiremo separatamente, per attirare meno l'attenzione dei federali. Appuntamento nel sistema HR509, ai margini dello spazio di Leetah, come le altre volte. Ci sono domande?"
Silenzio.
"Allora, sbrighiamoci! Risa sarà pure bellissima, ma sono stanca di tutto questo. Ho voglia di rivedere..." - esitò - "...Di rivedere Togartu".
Le era venuta la frase alle labbra istintivamente, e solo all'ultimo secondo era riuscita a bloccarsi. Le bastò un'occhiata in direzione di Gas per sapere con certezza che lui aveva capito benissimo quale nome andasse messo al posto di "Togartu".

A bordo della Waterloo
Alloggio del Comandante Ross

Ross si passò una mano sugli occhi. Aveva usato un po' di quello strano collirio di Colzhar, per renderli più chiari e limpidi durante il colloquio con l'ammiraglio, ma adesso cominciava a sentire la reazione dell'organismo al liquido alieno: un bruciore che si diffondeva dagli occhi allungandosi come un polipo maligno verso la fronte, e poi più in profondo, verso il cervello. Non poteva andare dal medico di bordo, per farsi dare qualcosa per il dolore: quell'uomo lo detestava. O lo invidiava, il che era lo stesso.
La Nechayev, adesso, lo aveva notato e si sarebbe ricordata di lui. Questo era già un successo: durante i primi giorni a bordo di quella nave, l'ammiraglio gli aveva appena rivolto uno sguardo distratto, mentre era stata sempre in compagnia di quell'ubriacone del capitano N'Goro.
"Adesso sta a me..." - pensò Doug Ross - "Devo solo prendere quei pirati e farli parlare... Non ci vorrà molto"
Sussultò. Il cicalino del comunicatore gli aveva percosso i nervi. Respirò profondamente, prima di rispondere:
"Qui Ross. Che succede?"
"Chiamano dallo spazioporto di Risa sulla linea riservata" -
"Me la passi qui, nel mio alloggio!" - ordinò.
Pochi istanti dopo, una voce conosciuta emerse dal comunicatore:
"Comandante?"
"Sono io. I pirati sono tornati alla navetta?"
"Si, e si stanno preparando alla partenza, a quanto ho potuto vedere. Ma non è tutto qui... "
"Si spieghi!" - ordinò Ross. Il dolore gli impediva di pensare chiaramente.
"Hanno un carico con loro. Hanno un sistema antisensori per evitare di essere individuati alla dogana, ma avevo installato delle microspie nei loro teletrasporti. Si tratta di siluri, comandante: siluri fotonici!"
"Cosa?" - Ross sbarrò gli occhi - "Ne è sicuro? Come... Come diavolo hanno fatto ad averli?"
"Lo sta chiedendo a me, signore?"
Ross inghiottì. Armi da guerra, in mano a pirati! Prese un istante di tempo per riprendere il controllo. Se era vero, dovevano essere fermati immediatamente, e doveva farlo lui, dolore agli occhi o no!
"Harrison: non perda d'occhio quella navetta, per niente nella Galassia!" - ordinò - "Sto arrivando con una squadra. Qui Ross, chiudo"
Chiuse la comunicazione. Si passò la mano sul volto, era bagnata di sudore. L'apparato di climatizzazione probabilmente era da riparare, pensò stupidamente mentre si precipitava fuori del suo alloggio, prima di accorgersi che stava sudando, si: ma sudava freddo.

Stessa data stellare - Stessa ora
Spazioporto di Risa
Di fronte alla Revenge

"La navetta è a posto?" - domandò Aldea. Adesso che si trovava di fronte alla Revenge, non vedeva l'ora di partire.
"A postissimo!" - assicurò K'Tar con un gesto ampio - "Ho regolato il motore a curvatura, installato il sistema antisensori, sistemato il carico nella stiva. Siamo pronti a partire..."
Dette un'occhiata al gruppo. Il dottor West stava già entrando nella navetta, con il piccolo Kashit come al solito arrampicato su una spalla, mentre Modred Leha e Lazarus si attardavano vicino alla porta dell' hangar, chiacchierando allegramente. Gas sembrava trascinarsi dietro una pesante valigia. La valigia era di Modred, se non si sbagliava: il Temmincki doveva essersi offerto di portarle i bagagli. La Bajoriana doveva aver deciso di portarsi via mezza Risa... Senza pagare, naturalmente.
"Gli altri verranno con la MorganA, immagino" - domandò K'Tar.
Aldea annuì:
"Si, un giorno o due dopo di noi, per non dare nell'occhio. Ma adesso, filiamo: non sarò tranquilla finché non saremo lontani dal pianeta." - si voltò - "Ma dov'è andato a finire, Lazarus? Modred!" - chiamò.
La ragazza si avvicinò. Aveva in mano quello che sembrava un enorme lecca lecca di colore rosato che stava succhiando con evidente piacere:
"E' buonissimo, ne volete anche voi? Si chiamano tomahak, sono dolci tipici di Risa. Ne ho presi una mezza dozzina all'emporio qui vicino ..."
"Magari a bordo!" - disse Aldea, seccamente - "Dobbiamo partire, ed anche in fretta: te lo sei dimenticato? E dov'è Lazarus?"
La Bajoriana alzò le spalle:
"Ha detto che voleva dare un'occhiata in giro e si è allontanato."
Aldea lo maledisse fra i denti. Se non si fosse presentato entro dieci secondi, lo avrebbe lasciato là, e tanto peggio per lui: sarebbe venuto via con la MorganA, o sarebbe rimasto su Risa, a suo piacimento. Lei non aveva nessuna intenzione di ritardare la partenza per...
Un lampo! Si voltò. Sagome rosse e nere si mossero nella luce del teletrasporto, puntando armi scure su di loro. Aldea fece in tempo a vedere il volto di un uomo biondo e bello, e di capire che era deciso ad ucciderla. Si sentì il calore di un braccio potente trascinarla a terra, mentre l'aria bruciata si illuminava a giorno di mille faser incrociati. Urlò: il dolore si dipartiva da una spalla, spandendosi per tutto il corpo come un'ondata malefica. Il dolore era l'unica cosa reale, l'unica che capisse, con il pavimento di fronte a lei che ne assorbiva i sensi. Respirare. Cercava aria, l'aria era rovente, si inarcò tentando di liberarsi da quelle onde malefiche. Un nuovo dolore al fianco, lo sentì appena. Tutte le sue forze erano tese a non svenire, costasse quello che costasse, non doveva cedere, doveva capire. Le orecchie erano piene del suono del suo cuore che tentava di pompare sangue verso le ferite. La punta di uno stivale si conficcò nelle costole, la costrinse a rotolare su se stessa. Il volto biondo e bello oltre la bocca di un fucile, era un'ombra rossa e nera che la sovrastava. Un respiro cavernoso, era il corpo di K'Tar accanto a lei. O forse era...
L'uomo biondo stava parlando, gli occhi puntati su di lei. Cosa stava dicendo?
"...Sulla navetta!" - comprese. Voci irate...

"...Sulla navetta!" - West si sentì accapponare la pelle, sentendo l'uomo con i gradi da comandante urlare l'ordine. Come avevano fatto, dannazione, ad arrivare loro addosso proprio all'ultimo istante? Gli altri pirati erano a terra, storditi o peggio dalle armi dei federali. Due uomini si staccarono dal gruppo, puntando verso la Revenge. Senza pensarci, senza neppure accorgersi di averci pensato, West corse alla cabina di pilotaggio. Il pulsante di chiusura dei portelloni era di fronte a lui, lo premette. Attraverso gli schermi vide la reazione rabbiosa degli uomini. Il panico lo assalì di nuovo: adesso sapevano che c'era qualcuno a bordo, si sarebbero trasportati! I siluri erano un'arma da guerra, reato da codice militare... Se lo prendevano, era finita, per lui, per Kashit, per i suoi esperimenti, per tutta la sua vita!
Di fronte a sé aveva i comandi della navetta. Gli scudi, per primi! Non avrebbero potuto arrivargli alle spalle, sparargli. Adesso poteva contare almeno su qualche istante in più. Cosa fare? I pirati a terra... Non poteva teletrasportarli a bordo, avrebbe voluto dire abbassare gli scudi, rischiare che anche i federali si trasportassero con loro... K'Tar forse avrebbe saputo come fare per trasportare tutti dentro senza abbassare gli scudi, ma lui non era un ingegnere, era un medico: non avrebbe avuto scampo.
Sotto la sua poltrona sentì uggiolare il piccolo Kashit. Afferrò i comandi della navetta. Il motore a curvatura si accese immediatamente. Sentì la potenza della navetta vibrare sotto le sue mani. Impostò la rotta d'uscita, dette potenza. Niente!
Ma certo, le ganasce d'attracco! Si dette dello stupido per non averci pensato: la Revenge era solidamente bloccata a terra. Solo la torre di controllo poteva dare il via libera... Era in trappola.
Attraverso il ponte sotto di lui sentì degli scossoni. Guardò lo schermo: sotto la navetta, i federali stavano sparando agli scudi con i fucili. Prima o poi il fuoco incrociato sarebbe riuscito a farli abbassare. Non poteva arrendersi! Sollevò la sicura dei faser di bordo, li regolò, mirò al comandante, sparò. L'uomo fu sollevato in aria da una mano invisibile, che lo scagliò all'indietro, verso le porte dell' hangar. Urlando la loro rabbia, i federali corsero dietro consolle di carico e container di bagagli in parcheggio, continuando a sparare agli scudi. West mirò ancora, sparò, finché sullo schermo non parve essere rimasto che polvere e fuoco. Le porte dell' hangar erano rimaste aperte. Se solo fosse riuscito a far saltare quelle maledette ganasce! Di nuovo, portò i motori al massimo. Sentiva le strutture della Revenge tremare sotto la pressione delle tenaglie che l'ancoravano a terra. Mormorando qualcosa che avrebbe potuto essere una bestemmia o una preghiera, dette un altro strattone alla cloche.

"Tenente, sta cercando di scappare!" - urlò uno dei soldati. La Revenge, imprigionata a terra, si stava agitando come una folle. Le ganasce d'attracco gemevano sotto la pressione.
Improvvisamente, cedettero. La Revenge, liberata, si staccò da terra, infilando l'apertura dell' hangar e mirando verso il cielo azzurro di Risa.
I soldati federali si alzarono, seguendo con lo sguardo la rotta della navetta finché questa non svanì dal lembo di cielo inquadrato dal tetto.
Il tenente fece un gesto di stizza:
"Non importa!" - proclamò - "Anzi, meglio: c'è la Waterloo in orbita attorno al pianeta! Bloccheranno quella dannata navetta pirata con il raggio traente, o la faranno saltare direttamente, con tutti i siluri che ha a bordo. Noi occupiamoci dei prigionieri, e del comandante che è stato colpito..."
Si voltò.
Sul pavimento brillava, solitario, il comunicatore del comandante.
Capì.

Waterloo.
Ponte di comando

"Cosa?" - Urlò Alynna Nechayev. Accanto a lei, seduto sulla poltrona di comando, il capitano N'Goro scuro in volto, lanciò uno sguardo esasperato all'ammiraglio.
"Vorrei essere informato anche io, ammiraglio Nechayev, delle operazioni che vengono affidate ai membri del mio equipaggio!" - sibilò.
L'ammiraglio strinse le spalle:
"Non mi sembra il caso di recriminare o di inoltrare proteste sulla catena di comando in questo momento, capitano. Mi sembra piuttosto imperativo avere subito il rapporto della squadra inviata a bloccare quei pirati!"
"Va bene!" - concesse N'Goro. Ma non è finita qui, ammiraglio, pensò. Premette il comunicatore:
"Waterloo a tenente Yassim: cos'e successo allo spazioporto di Risa?"
La voce del tenente risuonò nella sala comando della Waterloo:
"Sono stati maledettamente abili, capitano: mentre la Revenge ci teneva impegnati ed attirava il nostro fuoco, i pirati che avevamo fatto prigionieri sono stati teletrasportati via..." - esitò - "Ed il comandante Ross con loro, immagino. Era stato colpito, e non siamo riusciti a tirarlo via al riparo durante la battaglia fra noi e la Revenge"
"Com'è potuto succedere?" - domandò il capitano - "Va bene, non me lo dica: ma voglio un rapporto completo da lei e da tutti i membri della squadra entro un'ora, è chiaro? Adesso tornate a bordo!" - ordinò, chiudendo la comunicazione. Passò lo sguardo sugli ufficiali di plancia, ignorando volutamente l'ammiraglio.
"Tenente Kryeen" - chiamò. L'ufficiale scientifico si voltò verso di lui - "Voglio che provveda a tracciare tutti i teletrasporti partiti dalla zona dello spazioporto di Risa negli ultimi quindici minuti. Voglio il grado ed il tipo di emissione energetica del teletrasporto che ha portato via i pirati ed il comandante Ross, e voglio che venga rintracciata la nave o l'impianto a terra che lo ha effettuato, intesi?"
Attese il cenno d'assenso del Vulcaniano e si rivolse all'ufficiale tattico:
"Comandante Ytara: ha trovato quella navetta?"
La boliana assentì:
"La metto sullo schermo. Per inciso, non avrei potuto farlo senza il segnale di trasponder: non sta seguendo una rotta consentita... Sembra che proceda a zig zag"
"Evidentemente sta cercando di sfuggirci" - disse Alynna Nechayev, avvicinandosi alla postazione tattica - "Comandante Ytara: la agganci con i faser! Con tutti quei siluri a bordo, potrebbe far saltare mezzo pianeta."
N'Goro la fulminò con lo sguardo:
"Non possiamo farla saltare: l'uomo a bordo di quella navetta è la nostra unica possibilità di ritrovare il comandante Ross vivo. Oltre che di catturare gli altri pirati..." - disse - "Piuttosto, agganciamola con il raggio traente e portiamo tutto quanto a bordo della Waterloo"
"E' pericoloso!" - protestò la Nechayev - "L'uomo a bordo, nel momento in cui si veda perduto, potrebbe decidere di farsi saltare insieme a noi!"
"Stiamo parlando di un pirata, ammiraglio, non di un terrorista suicida!" - accennò all'ufficiale tattico - "Esegua il mio ordine, comandante Ytara... Ed apra un canale di comunicazione con quella navetta: voglio vederlo in faccia, questo pirata!"

A bordo della Vivian

"Come stanno?" - domandò T'eyan, chinandosi sui corpi dei pirati privi di sensi, sdraiati sulla tolda del trasporto atmosferico.
Shilhala si strinse le spalle:
"Non lo so... Non sono un medico. Posso solo dirti che sento la loro sofferenza, in questo momento. Non c'è molto che possiamo fare, in queste condizioni."
Aldea si muoveva appena, mormorando parole in una lingua che T'eyan non conosceva. K'Tar mostrava tracce di bruciatura sulla pelle in almeno tre punti, come pure il pelo rossiccio di Gas, mentre Modred sembrava respirare a fatica ed aveva una strana sostanza appiccicosa di un colore rosa carico sulla maglietta. Khetta accorse con un fazzoletto bagnato e inumidì delicatamente la fronte di Aldea.
"§cotta come il vulcano che abbiamo la§ciato §tamattina" - disse la Tellarite, desolata - "E gli altri non §tanno meglio..."
Di fronte a loro giaceva il biondo umano con i gradi di comandante sul colletto, sorvegliato con cura da Lazarus.
"Sei stato in gamba, Lazarus..." - disse T'eyan. Era stato lui a mettersi in contatto con Kevin Brett sul trasporto atmosferico, e a far portare via tutti dalla trappola allo spazioporto. Oltretutto, procurando un ostaggio di valore come quel comandante... Sempre se il comandante fosse sopravvissuto.
L'umano le strizzò l'occhio:
"Roba da niente!" - esclamò - "Questi tipi qui saranno pure soldati addestrati, ma non quanto me!"
"Abbiamo un problema" - Brett interloquì.
"Un altro?" - commentò Lazarus - "Huston, avrei dovuto far domanda per l'Apollo 13!"
Brett gli gettò un'occhiata perplessa, poi continuò:
"Dobbiamo abbandonare questo trasporto, immediatamente. Presto i federali tracceranno il teletrasporto d'emergenza che abbiamo fatto dallo spazioporto di Risa, ed identificheranno la navetta che lo ha effettuato. Anche spostandola, la troveranno..."
"Allora, dobbiamo farla saltare" - decise T'eyan - "Ma prima dobbiamo trovare un posto: un rifugio per noi, per i feriti e per tenere i siluri fintanto che Nick Kevler non avrà terminato di modificare gli scudi in modo da ingannare i sensori... Che i federali metteranno al massimo della potenza, per cercarci"
"Dovremmo cercare anche un medico" - disse Khetta, tornando alla toilette per inumidire di nuovo il fazzoletto - "Que§ti non §i riprenderanno tanto pre§to §enza cure adeguate... Ed il dottor We§t è §cappato con la Revenge!"
"Forse..." - mormorò T'eyan, rialzandosi - "O forse è stato catturato. In ogni caso, non possiamo contare sul suo aiuto. Per prima cosa, ci serve un rifugio sicuro."
"Posso procurarne uno io..." - disse Shilhala. I suoi occhi scintillarono maliziosamente - "Con i miei metodi..."
Khetta alzò la testa, incuriosita, ma non fece domande.
T'eyan rispose:
"D'accordo, tu pensa al rifugio. Brett trasporterà lì i siluri ed i feriti appena tu l'avrai procurato. Io e Lazarus intanto cercheremo un medico affidabile"

Waterloo.
Ponte di comando

"Allora?" - sbottò N'Goro. Non gli piaceva la situazione in cui era stato trascinato, ma gli piaceva ancora meno la dimostrazione di incapacità che il suo equipaggio stava dando di fronte alla Nechayev - una gran figlia di puttana, ma pur sempre l'ammiraglio - In altri momenti, avrebbe vantato il suo equipaggio come secondo solo a quello della famosa Enterprise - E, ma quello non era tempo di lodi. Anzi, se quella navetta non fosse stata catturata... Oh, le sue urla si sarebbero sentite fin su Betazed!
Il comandante Ytara intercettò la sua espressione:
"La Revenge è entrata in curvatura quando era ancora nell'atmosfera di Risa, signore!" - disse l'ufficiale tattico, in tono di scusa - "E sta tenendo una rotta del tutto illogica..."
"Sarà illogica per noi, ma non per quell'uomo, che ci sta facendo perdere tempo. Forse hanno una seconda navetta con cui fuggire, mentre il tipo sulla Revenge ci tiene impegnati. Sicuramente quel dannato pirata è un pilota con le ..." - si bloccò, dando un'occhiata di sbieco all'ammiraglia, in piedi accanto allo schermo - "...Con ottime credenziali"
Si distrasse un secondo, vedendo il tenente Yassim uscire dal turboascensore. N'Goro lo ignorò, tornando a guardare la Revenge.
Sullo schermo, la navetta stava facendo evoluzioni, per evitare l'impatto con il raggio traente acceso dalla Waterloo. La Revenge parve rovesciarsi su se stessa, cambiando rotta ancora.
"Ancora nessuna risposta dalla navetta?" - domandò N'Goro all'ufficiale.
"No, signore. Sto continuando a mandare messaggi su tutte le frequenze... Sicuramente ci sta ascoltando, ma non ha intenzione di rispondere"
"Sembra stia rientrando nell'atmosfera..." - notò la Nechayev - "Forse ha intenzione di recuperare i suoi compagni, prima di tentare di fuggire di nuovo"
"Non può fuggire!" - il tattico era visibilmente seccato - "Per quanto possa agitarsi, è come una lepre di fronte ad una muta di cani. Questa nave e la sua strumentazione sono troppo potenti per..."
La navetta si mise fra la Waterloo ed una delle due lune di Risa, quindi si inabissò in un banco di nubi. Il tattico non se ne accorse immediatamente: era impegnato a manovrare per evitare di agganciarsi con il raggio traente alla seconda luna. Pochi istanti dopo, si accorse che la navetta era fuori dello schermo e cambiò tipo di sensori per perquisire l'atmosfera oltre le nubi.
"Ma... Dov'è andata a finire?" - boccheggiò il capitano.
Il tattico fissò lo schermo incredulo:
"Io... Io credo che sia scappata"

***

Jake Hanson: Presentazione

Risa. Splendida località turistica, rinomata in ogni angolo della galassia. Meta periodica di grandissime quantità di turisti, è il pianeta perfetto per chi vuole divertirsi, trascorrere le proprie ferie, dimenticarsi del resto dell'universo, o anche solo godersi uno qualunque dei mille divertimenti accessibili a tutti.
Che preferiate fare il surf su onde alte dieci metri, o un bagno tranquillo in acque di una purezza e cristallinità inenarrabili, o una sana passeggiata in montagna, o qualunque altra cosa, Risa è il pianeta che fa per voi.
Ma la notte è il vero momento magico. Mille e mille locali si accendono delle più disparate luci, illuminando l'oscurità come lucciole multicolori. Anche qui, la varietà è massima. Che cerchiate un tranquillo localino dove bere una birra da soli o in compagnia, in un ambiente pacato e rilassato, o preferiate buttarvi nel turbine delle danze, o concedervi un'avventura sessuale, o l'imprevedibile brivido di entrare in uno dei locali più osé, l'unica cosa che dovrete fare è scegliere il quartiere più adatto a voi, il locale giusto, e lasciare che il resto venga da sé.
Tutto quello che serve è avere a disposizione un bel gruzzolo, e qualche aggancio adeguato, per avere accesso a tutto quello che si desidera.
Non è raro, tuttavia, che in qualche locale la situazione si faccia fin troppo scottante, e una piccola lite si tramuti in rissa. Non è nemmeno raro che in tali risse di trovino coinvolte persone d'ogni genere e tipo, dall'anonimo operaio a qualche prestigioso pezzo grosso della federazione. E non è nemmeno raro che in queste situazioni qualcuno si faccia male, abbastanza male da aver bisogno di un medico.
Esistono infatti sparsi per il pianeta una moltitudine di piccoli, anonimi, studi medici, che per una cifra ragionevole rattoppano qualunque ferita a chiunque lo chieda, senza chiedere né cosa l'abbia procurata, né chi stiano curando. Il silenzio di queste persone non costa poco, certo, ma è cosa da non mettere in discussione. A parte qualunque superfluo principio morale, la mera logica economica assicura l'assoluta fedeltà di questi uomini, e la segretezza del loro lavoro.
Capita quindi di frequente che ogni locale che si rispetti abbia con uno o più di questi dottori qualche accordo particolare.
Tuttavia, gli incidenti accadono, e di tanto in tanto qualcuno deve pur finire fuori dal giro.
Uscendo per l'ultima volta dallo studio cui aveva dedicato gli ultimi due anni della propria vita, Jake Hanson rimuginava su tutto questo, sulle proprie sfortune, e su quello che avrebbe fatto in futuro.
Masticando il suo immancabile sigaro fra i denti, borbottando contro il mondo tutto, diede l'ultimo giro di chiave, consegnandola quindi allo strozzino che lo guardava con aria divertita.
"Tutto vostro, divertitevi", ringhiò.
Maledì ancora una volta la sfortuna, quindi si incamminò verso uno degli ultimi posti sicuri che gli rimanevano. Un locale tranquillo, apparentemente abbastanza pulito, con abbastanza traffico sottobanco e agganci da passarla liscia la maggior parte delle volte, senza attirare troppo l'attenzione.
Il proprietario era un vecchio amico, per quanto amico fosse un termine un po' troppo ottimistico. Più che altro era un uomo abbastanza onesto con cui aveva avuto fino a quel momento un buon accordo d'affari. Era anche abbastanza gentile da credere che in realtà non era stato lui a tradire quel cliente, che se l'avevano beccato fuori dal suo studio era perché l'avevano seguito, non perché Jake aveva avvisato la federazione.
Peccato gli altri suoi vecchi "amici" non fossero altrettanto pronti ad accettare la cosa.
Nelle ultime settimane gli avevano passato sempre meno lavori, e lui si era trovato ben presto a corto di soldi. Tanto da dover vendere l'attività.
Tanto da meditare di andarsene da quel pianeta.
Ma prima servivano soldi, come sempre. E per fare soldi serviva un lavoro. Sperava sinceramente che quel suo vecchio "amico" avesse qualcosa per lui. Altrimenti non sapeva dove avrebbe passato la notte.

***

Bar "Frenzy" - Risa

"Sei fortunato, ragazzo..." - gli sussurrò all'orecchio il vecchio Gan, continuando a sfregare il bancone. Era tardi per i soliti clienti, ed il bar era ormai quasi vuoto, ma Gan parlava sempre come se avesse paura di essere ascoltato. Jake Hanson si era chiesto spesso se si trattasse di un'abitudine ormai inveterata oppure se la voce del vecchio fosse sempre stata così.
"Veramente, io e la fortuna non siamo mai stati molto amici" - Jake Hanson agitò nell'aria il sigaro, come per dimostrare che quella era l'unica cosa di cui poteva essere sicuro - "Certo che mi farebbe piacere se di tanto in tanto madama fortuna si ricordasse che ci sono anch'io, in questa Galassia..."
"Che vuoi, con tanta gente cui badare..." - sogghignò il barista, complice - "Comunque, due tipi strani sono passati di qui. Stanno cercando un medico in gamba e di poche parole... Ho dato il tuo nome. Hanno detto che sarebbero ripassati fra poco."
"Mi servirebbe proprio un po' di lavoro" - disse Hanson, fingendo di pensarci su - "Hai detto che sono tipi strani?"
"Si" - confermò il vecchio Risano - "Avrei pensato che ad agenti della Flotta Stellare o della sicurezza, ma hanno fatto il nome di una mia vecchia amica, Celeste, che ha un bar a Leetah, e Celeste è un tipo a posto. " - dette un'occhiata verso la porta - "Comunque, giudica tu: sono quelli là!"
Gan si allontanò da lui, con discrezione, mentre Jake si appoggiava sul bancone con un gomito per appuntare uno sguardo apparentemente casuale sui nuovi entrati.
"Mmm..." -
La donna era sicuramente una Vulcaniana. L'uomo avrebbe potuto essere un umano o un Betazoide, a giudicare dalla struttura ossea. Si sedettero ad un tavolino non lontano dalla porta, guardandosi intorno.
Gan tornò porgendo un vassoio con un bicchiere di acqua tonica:
"Che ne pensi, Gan?" - sussurrò Jake, prendendo il bicchiere - "Non mi vanno molto a genio le loro facce..."
"Sono le loro facce o i loro soldi che debbono andarti a genio?" - ribatté il barista
"E' vero... " - riconobbe il medico, staccandosi dal bancone, ed infilando di nuovo il sigaro all'angolo della bocca. Dopotutto, che aveva da perdere, ormai? Quegli strozzini cui aveva dato le chiavi del suo studio non erano gli unici cui dovesse dei soldi: gli altri presto o tardi sarebbero tornati a chiedere il saldo e gli avrebbero spezzato le gambe, quando avessero scoperto che non poteva pagare.
"Mi hanno detto che state cercando un medico..." - esordì, sedendosi al tavolino - "Jake Hanson" - disse, alzando la destra nel gesto di lunga vita e prosperità dei Vulcaniani.
"E' vero... " - confermò la donna, ricambiando il saluto, mentre l'uomo sembrò fissarli un po' perplesso - "Il barista ci ha detto cose mirabili sul suo conto, dottore"
"Sarà che gli devo un sacco di soldi... " - rispose cinico il dottore, notando che i due non si erano presentati - "Di che si tratta?"
Fu l'umano a rispondere:
"Di guadagnare un bel po', per te e per il tuo amico barista, se sei in gamba come dice lui... E se sai tenere la bocca chiusa come dice lui."
"Potete fidarvi. Sempre se la paga è buona"
"Lo è."
La Vulcaniana riprese:
"Alcuni nostri amici sono venuti alle mani con altri che non sono nostri amici..." - disse la Vulcaniana - "Uno degli altri aveva un'arma. Sono volati un po' di colpi, ed i miei amici hanno qualche acciacco che va curato"
"Capisco" - Jake morse il sigaro, riflettendo. Chi aveva detto che i Vulcaniani non mentono mai? Beh, in fondo, non erano affari suoi. I soldi che gli avrebbero dato, quelli si: erano affari suoi.
Fece un gesto convenzionale al barista. I due sussultarono, portando le mani alle tasche. Jake fece loro un gesto distensivo e sorrise, mentre il barista portava la borsa che per precauzione gli aveva affidato:
"Ho bisogno dei miei strumenti per curare i vostri amici... Dove andiamo?"
"Lo sapremo subito" - rispose lei, premendo il contatto di un comunicatore. Mormorò qualche parola al bracciale, poi si alzò in piedi, subito imitata dai due uomini. Lasciò delle monete sul tavolino, accennando al barista, quindi afferrò per un braccio il medico:
"Pronti!"
Gan li guardò sparire nel teletrasporto. Scosse la testa, poi sorrise, raccogliendo le monete.

Waterloo.
Ponte di comando

"Com'è possibile che la navetta sia scomparsa a quel modo?" - ruminava tra sé il capitano N'Goro. Il tenente Kryeen lo udì e scrollò la testa.
Nechayev notò il gesto:
"Ha qualcosa da dire, signor Kryeen?"
L'uomo si voltò, mordendosi le labbra:
"Ecco... Solo un'ipotesi, signore" - rispose - "Dalle analisi fatte sui dati ricavati dalla microspia nel teletrasporto della navetta, ho potuto accertare che siluri fotonici caricati a bordo erano di fabbricazione romulana"
Nechayev annuì:
"Capisco: lei vuol dire che quei pirati devono avere a che fare con i Romulani. E se hanno a che fare con i Romulani, potrebbero essere in possesso di un congegno di occultamento... E' questo a cui sta pensando, vero?"
N'Goro accennò nell'aria, perplesso:
"Siluri fotonici, sistemi di occultamento..." - mormorò - "Non sarebbero un po' troppo ben equipaggiati per essere semplici pirati?"
"Forse abbiamo commesso un errore di valutazione a ritenerli tali. Forse non sono semplici pirati" - insinuò Nechayev - "E questo getta una nuova luce sulla vicenda della Lionheart..."
"La Lionheart?"
"Una nave che la Federazione aveva ceduto alla Repubblica di Leetah, per rinsaldare i legami di alleanza con la sua ex colonia. E' stata rubata, e sappiamo per certo che sono stati i pirati cui stiamo dando la caccia a rubarla"
"Dunque... Sarebbero in realtà agenti romulani, travestiti da pirati? Come gli antichi corsari terrestri, che avevano la patente di uno stato per dare la caccia alle navi di un altro stato..."
"Esattamente: non pirati, ma corsari" - Nechayev tornò a fissare lo schermo - "E questo vuol dire che abbiamo molte ragioni per trovarli."
"Abbiamo già identificato il teletrasporto che ha portato via il comandante Ross dallo spazioporto, ma la navetta è stata fatta saltare..." - si difese Ytara - "E poi, stiamo cercando nell'atmosfera ogni possibile segnale delle microspie piazzate sulla Revenge."
"Non vuole essere una critica, signor Ytara" - disse l'ammiraglio Nechayev - "So benissimo che state facendo il possibile. Ma, ripeto: dobbiamo trovare quei pirati, e liberare il comandante Ross. E se il possibile non è sufficiente, anche facendo l'impossibile."

Stessa data, stessa ora
A bordo della Revenge

Non lo avevano ancora trovato. Forse, se fosse rimasto là, non lo avrebbero trovato mai... Forse. Forse... No, non era possibile. Non poteva... Doveva fuggire... Ma come?
"Non posso cavarmela..." - pensava il dottor West - "Non in questo modo. Come faccio, adesso?"
Era riuscito a sfuggire ai sensori, grazie ad una serie di mosse fortunate. Approfittando della luna in mezzo, si era rifugiato sopra il polo magnetico del pianeta. Era un vecchio trucco che gli aveva insegnato un pilota contrabbandiere parecchio tempo prima. Possibile che i suoi ex colleghi della Flotta Stellare non lo conoscessero? Ma certo che si... E appena se ne fossero ricordati, si sarebbero agganciati al controllo climatico di Risa: a quel punto, non avrebbe avuto scampo.
Sul polo magnetico, non poteva usare i sensori della navetta: non poteva sapere la posizione della nave classe Galaxy che lo aveva braccato. Non poteva neppure usare il teletrasporto, come non poteva comunicare con la MorganA.
Era solo, maledettamente solo. Sotto la poltrona, sentì guaire il piccolo Kashit. Lo prese, sentendone il corpicino pesare in mano, lo abbracciò:
"Kashit, piccolo mio... Non so più cosa fare..." - mormorò, quasi piangendo.

Un posto imprecisato sulla costa meridionale di Risa

"Ohiohiohi..." - mormorò Modred, tentando di riaprire gli occhi - "Devo aver fatto un passo falso... Chi è che mi ha investito?"
"Una tripla carica di faser" - le rispose una voce ignota. Chi...?
Modred sbatté le palpebre, cercando di mettere a fuoco le immagini che le danzavano di fronte:
"Tripla... Occavolo... Mi sento come se mi fosse passato sopra un reggimento di burka. E come faccio ad essere qui?" - domandò - "E, a proposito... Dove sarebbe, il qui? Questa non è mica la Revenge."
Di fronte a lei, si precisò il volto di Aldea - pallidissima nonostante l'abbronzatura:
"Siamo in una villetta sulla costa meridionale che ci ha procurato Shilhala" - rispose Aldea - "Ha influenzato mentalmente i proprietari, ipnotizzandoli o qualcosa del genere, per convincerli ad ospitarci. Sono convinti che siamo i loro nipoti arrivati da Marte per una vacanza"
"Cari zietti..." - mormorò Modred, sognante - "L' ho sempre detto io, che la famiglia è una gran cosa..."
C'era pure un altro volto, che non riuscì ad identificare. Un umano, con qualcosa che sembrava una carota nera ficcata nell'angolo della bocca. Chi diavolo era?
"Sono il dottor Jake Hanson" - rispose l'umano - "E tu hai avuto una brutta giornata, Bajoriana! Brutta, anche se non quanto il Temmincki e l'Orioniano che sono nell'altra stanza."
"Come se fosse una novità, questa" - brontolò Modred, tentando di rimettersi a sedere. La testa cominciò a girarle come una trottola componiana: si rimise giù di botto, lasciando fare al tizio che aveva detto di essere un medico.
Dopo un istante, riaprì gli occhi e si guardò intorno. Gran bella stanza... Roba di lusso, ma non come il palazzo di Son'Mot: era quel lusso discreto solo in apparenza, ma che costa centinaia e centinaia di pezzi d'oro sui mercati di mezza Galassia. Un bel quadro, una specchiera con il bordo di legno scolpito, un letto morbidissimo sul quale era distesa...
"Ehi... E questo chi è?"
Disteso accanto a lei sul letto - non facciamo scherzi cretini, gente!, pensò - c'era un bell'esemplare di maschio umano. Capelli biondi cortissimi, mascella quadrata con fossetta sul mento, volto appena oscurato da un livido violaceo sulla fronte... E tre pallini pieni sul colletto rosso.
"No, non me lo dite... Non è quello che m'immagino io, vero?" -
"E' quello che comandava la squadra della Flotta Stellare che ci ha assalito allo spazioporto" - rispose Aldea - "E' lui che mi ha sparato"
"Ohi ohi..." - mormorò Modred. Anche se il tipo era decisamente carino, Flotta Stellare per lei voleva dire cavoli amari di livello stellare! Si era ripresa abbastanza per alzarsi dal letto - e per andare fuori di lì il più in fretta possibile!
"Bene, amici, è stato un piacere... Spero che ci rivedremo, una volta o l'altra. Scusate, da che parte è l'uscita?"
"Non dalla tua!" - disse seccamente Aldea, mettendosi fra Modred e la porta - "Non per il momento. Nessuno può allontanarsi da qui, anche perché non abbiamo i mezzi per farlo. Abbiamo dovuto far saltare la navetta da trasporto atmosferico. West è scomparso con la Revenge, e spero per lui che non sia stato catturato. La MorganA invece non è ancora in grado di portare via i..." - si bloccò, dando un'occhiata in tralice al dottore, che stava armeggiando con un tricorder medico sopra il comandante - "Volevo dire, il nostro profitto. Lo spazioporto e tutta Risa sono pieni di Sicurezza locale e di agenti federali che ci danno la caccia... Non possiamo permettere che nessuno di noi venga catturato, sarebbe la fine per tutti."
Si interruppe un momento, poi si rivolse al dottore:
"Questo, ho paura che valga anche per lei, per il momento. Finché non saremo in grado di lasciare il pianeta, lei dovrà farci compagnia, dottor Hanson. Nel frattempo, le raccomando i nostri compagni... Oltre naturalmente al nostro ospite federale. Non vogliamo che accada nulla, a nessuno di loro"
Hanson masticò il sigaro in bocca:
"Mmm... Spero che vi rendiate conto che il mio tempo costa" - disse, insinuante - "Anche se certo, non mi sognerei mai di lasciare dei pazienti prima della guarigione, ho anche delle altre attività da seguire..."
"Non si preoccupi per questo" - rispose Aldea, facendo cenno alla Bajoriana di seguirla fuori - "Il suo tempo sarà molto ben pagato"
Modred si strinse le spalle e s'incamminò dietro di lei, non senza portar via accidentalmente un paio di portaolografie d'argento che ingombravano lo spazio di fronte alla specchiera.

A bordo della Revenge

Non ne poteva più. Da quanto tempo era là? Il dottor West non avrebbe potuto dirlo. Non più. Invidiava il suo piccolo Kashit, che si era addormentato sul sedile accanto - eppure anche lui aveva sentito la tensione di quelle ore. Il pannello di fronte a lui luccicava come le stelline di natale sull'albero, l'ultima volta che aveva visto un natale... Tanto tempo fa. Quando lui aveva una posizione sociale, un ruolo, una infermeria su una bella nave, una nave come quella che adesso gli aveva sparato, e la notte dormiva come Kashit, senza paura di essere arrestato in ogni momento. Prima che quel maledetto iscariota lo denunciasse ai superiori, che dio lo stramaledica e metta un caccia Jem'Hadar sulla sua rotta!
Adesso, che fine avrebbe fatto, la sua vita? E che fine avranno fatto, gli altri? Aldea, K'Tar, Modred e Gas erano stati catturati: erano a terra, svenuti, morti o chissà, quando li aveva visti per l'ultima volta. I Federali non si sarebbero accontentati di avere loro in mano. Quanto ci sarebbe voluto prima che la Flotta Stellare si stancasse di cercarlo?
No, non si sarebbero stancati. Dovevano sicuramente sapere dei siluri: per questo avevano agito allo spazioporto, quando erano stati caricati a bordo. Chi poteva aver parlato? Come lo avevano saputo? Una spia a bordo, fra loro? Era possibile, per l'inferno! Possibile che qualcuno dei loro lavorasse per la Flotta Stellare?
"No..." - pensò West - "Sto andando in paranoia. Non è possibile, non con tutte le precauzioni che ha preso Jolar'Nat nel reclutare il suo equipaggio. Oppure, si? E' possibile? Io divento matto, così..."
Contemplò la propria immagine nel vetro oscuro dell'oblò. Era il volto di qualcuno che stava cedendo.
"Tu che ne dici, Kashit?" - mormorò, accarezzando con lo sguardo l'animaletto che, nel sonno, si agitò leggermente - "Forse, potrei contrattare la resa. Posso dare loro i siluri, indicare loro il posto dov'è ancorata la MorganA..."
Doveva andare lontano dal polo magnetico per comunicare con la classe Galaxy (come si chiamava? Waterloo?). Quanto gli avrebbero dato? Non poteva neppure quantificare una pena, per sé.
Però, almeno, sarebbe finita.

Villa sulla costa meridionale di Risa

Laz osservava affascinato l'apparecchio dalla luce rossastra che il medico stava passando sopra le ferite del militare. La luce sembrava assorbire l'ematoma, ammorbidirlo, ed a ogni passaggio la ferita rimpiccioliva vistosamente. Niente da dire, magari avesse avuto anche lui una cosa del genere quando era nell'esercito.
Il medico spense l'arnese con la lucetta rossa, e prese dalla borsa un apparecchio con un visore dal quale tolse una specie di matita che passò sopra il corpo dell'uomo. Controllò le letture sul visore:
"Beh, questo è a posto, adesso" - disse il dottore, chiudendo l'apparecchio e lanciando un'occhiata a Laz - "Sarà meglio lasciarlo dormire. Adesso, vorrei andare a controllare l'Orioniano ed il Temmincki che si trovano nell'altra stanza"
Il dottore riprese la borsa e s'incamminò nel corridoio. Laz rimase un istante sulla soglia della porta, osservando il corpo del militare disteso sul letto. L'impronta del calcio che gli aveva dato sulla fronte era completamente scomparsa. Gli occhi si muovevano leggermente sotto le palpebre abbassate.
In fondo, non è poi male vivere di questi tempi, pensò richiudendo la porta. Però avrebbe fatto bene a tenere d'occhio quel tipo. Non gli andava a genio che stesse fingendo di dormire.
Si accostò alla porta accanto. Khetta si era assunta il ruolo d'infermiera e stava sostituendo una specie di cerotto sopra una vasta bruciatura nella schiena del gattone, che rivelava una zona rosata sotto il pelo. La pelle verde di K'Tar sembrava tendere più al grigiastro, ma era sveglio e non si lamentava mentre il dottore gli passava sopra la stessa matita - o quel che era - con la quale prima aveva controllato le condizioni del soldato.
Si voltò. Aveva sentito qualcosa dalla stanza accanto. Un rumore... Di voci? Ma il soldato era solo!
Spalancò la porta della stanza, il soldato era in piedi di fronte allo specchio. Ma il volto nello specchio non era quello del soldato, c'era una donna!
Il soldato fece un balzo all'indietro, afferrando una statuetta che impugnò come una mazza da golf. La strega Crimilde nello specchio urlò:
"Comandante, abbiamo identificato la vostra posizione. Veniamo a prenderla!" -
Laz si chinò per evitare la statuetta, s'incuneò con un uppercut mirando al grugno del biondone. L'uomo lo schivò e tentò di allungare un calcio, ma Laz afferrò la gamba con entrambe le mani e con un colpo secco la spezzò, poi lo spinse all'indietro con la testa verso lo specchio, in cui continuava a berciare la donna. Lo specchio esplose in mille frammenti, rivelando cavi elettrici e circuiti stampati, che sfrigolarono in scintille bluastre. Il soldato urlò ancora, frammenti di vetro gli erano entrati nella nuca, facendo schizzare bagliori misti a sangue. Scivolò a terra, semi svenuto.
"Che succede?" - alle sue spalle T'eyan spalancò la porta, tenendo il faser in pugno. Alle sue spalle comparve Modred e subito dopo Khetta ed Aldea.
"Succede che questo tipo" - Laz tirò su il comandante afferrandolo per le braccia - "Stava parlando con una specie di strega di Biancaneve in quello specchio..."
T'eyan dette uno sguardo alla cornice:
"In questa stanza c'era un comunicatore terrestre e non ce n'eravamo accorti!"
"Non so come vadano le cose in questo secolo" - disse Laz - "Ma se il tipo ha telefonato a casa con quell'affare, i suoi amici avranno la nostra posizione!"
T'eyan non perse tempo a rispondergli. Premette il proprio comunicatore:
"Teyan a MorganA: mi senti, Kevler?"
"Qui Kevler... Che succede?"
"Teletrasporto d'emergenza per tutti! Prima i feriti" - Si voltò verso Khetta, facendole un cenno. Questa scappò verso la stanza accanto, e ricomparve nel corridoio sorreggendo Gas per le spalle. Il medico la seguì nel corridoio protestando, ma sorreggendo l'Orioniano.
"Abbiamo pochi secondi... I federali stavolta arriveranno in forze!"
"Il teletrasporto può portare solo due persone per volta, al massimo tre!" - Aldea fece notare - "I federali non ci metteranno tanto tempo ad arrivare!"
T'eyan regolò il suo faser, e fece cenno a Laz:
"Allora, prepariamoci a combattere"

Waterloo.
Ponte di comando

"Signore: dalla sala teletrasporto 2 comunicano che la squadra del tenente Yassim è pronta!" -
"Dia via libera...E buona fortuna!" - ordinò il capitano. Non era mai stato capace di dare un ordine del genere senza chiedersi quanti dei suoi uomini sarebbero tornati indietro. La Nechayev seguiva lo schermo con uno sguardo brillante e feroce insieme. Di sicuro non era mai stata il tipo da farsi problemi a mandare la gente a morire, quella là.
"Signore!" - lo richiamò il tenente Kryeen - "La navetta scomparsa! Ho il segnale del suo trasponder!"
"Cosa?" - la Nechayev si voltò vivacemente - "Lo metta sullo schermo" - ordinò
Kryeen lanciò un'occhiata al capitano, che annuì. Metto anche questo sul tuo conto, ammiraglio, pensò N'Goro.
"Da dov'è sbucata?" -
"Io credo... Dal polo magnetico del pianeta!" - il tenente Kryeen si morse le labbra. Il capitano si dette dell'imbecille. Non c'era nessun congegno di occultamento, si erano fatti suggestionare!
"Stiamo ricevendo una comunicazione dalla navetta!" - avvisò il comandante Ytara, dalla postazione tattica - "L'uomo si arrende e chiede di non sparare"
"Ordini all'uomo di mettere la navetta in standby per il raggio traente e di prepararsi al teletrasporto. Signor Ytara, vada lei stesso a prenderlo in sala teletrasporto tre e lo porti in cella!"
"Si, signore" - fece Ytara, eseguendo l'ordine ed allontanandosi dalla sua consolle. Il capitano lo seguì con lo sguardo, mentre premeva il pulsante di chiamata del turboascensore.
Bene, forse la storia si stava per concludere, una buona volta. Allora, avrebbe pensato a chiudere i conti con l'ammiraglio.

Villa sulla costa meridionale di Risa

Non si erano fatti aspettare. T'eyan si piegò sulle ginocchia, sparò. Sparò ancora, senza mirare, accecata dai raggi roventi che piovevano da ogni parte. Di fronte a lei si parò un'ombra, un'ombra rossa e nera, la centrò, e continuò a fare fuoco sentendo nelle orecchie l'eco dell'urlo dell'uomo che moriva. I mobili sfiorati dai raggi esplodevano vaporizzando in mille gocce che irrompevano nella visuale. A sinistra, Laz faceva fuoco a ripetizione. Non avrebbero potuto resistere a lungo, la MorganA era l'unica speranza! Una luce diversa alla sua destra, Aldea era scomparsa. I feriti erano già stati prelevati, presto sarebbe stata sola. Ma i federali avrebbero tracciato il teletrasporto, li avrebbero trovati ugualmente...

Waterloo.

Il pavimento si sollevò con un boato che N'Goro sentì a stento. Si ritrovò in ginocchio. Di fronte a lui un fascio di fibre ottiche frammentate emanavano scintille bluastre d'energia, che gli scottarono il volto. Si rialzò, a fatica, mentre si accendevano le luci di emergenza e la sala si illuminava del riflesso rossastro dell'allarme.
"Siamo sotto attacco!" - urlò con quanta voce aveva in gola - "Energia agli scudi!"
Nessuno gli rispose. Cercò con gli occhi l'ammiraglio. Era distesa a terra, svenuta. Non aveva tempo di pensare a lei. Un nuovo boato lo sospinse verso la poltrona centrale. Cincischiò ansiosamente le dita sui pulsanti di comunicazione:
"N'Goro ad ingegneria: alzare gli scudi! Alzare gli scudi!"
"Qui ingegneria, stiamo tentando... Ci hanno preso mentre avevamo gli scudi abbassati per il teletrasporto Stiamo tentando di far arrivare energia agli scudi, ma tutti i collegamenti sono saltati!"
"Fate in fretta, siamo sotto attacco!"
"Già, ma di chi?" pensò, guardandosi intorno.

Drakan

"Colpita!" - ululò Liam, intonando un canto di guerra. I suoi antenati sarebbero stati orgogliosi di lui. E soprattutto, Aldea sarebbe stata orgogliosa di lui. Sullo schermo, la nave di classe Galaxy II che aveva preso prigioniera la Revenge - la navetta su cui era partita Aldea, su cui doveva essere lei - nel suo raggio traente era stata costretta a lasciare la presa. Stavano rinviando l'energia agli scudi, di certo.
"Ceeerto che l'ho colpita. Cosa pensavi, che non sapessi mirare?" - fece, piccata, la voce di Sorellina - "Adesso, vedi che cosa combino io, a quelli che hanno preso la navetta su cui è partita Leha... Ma che cosa avrà mai quella navetta, che io non posso darle?"
Seduto nella postazione centrale, Bartig stava tremando. Non bastavano i romulani, adesso stavano attaccando pure una nave di classe Galaxy!
Sulla postazione tattica, si illuminò una linea rossa: Sorellina stava calcolando la mira.

MorganA

Il sibilo del teletrasporto le perforò le orecchie. Smise di sparare, giusto in tempo. Di fronte le apparve la parete rassicurante della MorganA.
"Ci siamo tutti? Avete trasportato i siluri a bordo?" - domandò T'eyan, rimettendo il faser nella fondina - "Tutti pre§enti" - le confermò Khetta. Stava allacciando la cintura di sicurezza a Gas, che si lamentava debolmente del dolore - "Ed i §iluri sono nella §tiva. Ma Nick Kevler non ha fatto in tempo a modificare gli §cudi per §fuggire ai §ensori federali. §i accorgeranno che §iamo noi, e che §tiamo cercando di §cappare!"
"Dobbiamo tentare ugualmente!" - s'interpose Aldea - "In ogni caso, non possiamo restare nascosti nella MorganA, i federali tracceranno in fretta il nostro teletrasporto e ci saranno addosso. Tentiamo una sortita, sempre meglio che restare qui ad aspettarli."
"Ho minato le ganasce d'attracco" - disse Kevin Brett, entrando e dirigendosi verso il posto di pilotaggio - "Salteranno in aria fra trenta secondi. Tenetevi forte, il viaggio non sarà comodo!"
"Cosa?" - il dottor Hanson si voltò vivacemente - "Sentite: io non so chi voi siate e non voglio nemmeno saperlo. Vi ho seguito fin qui solo per essere pagato: non ho nessuna intenzione di seguirvi in viaggio, ovunque andiate! Pagatemi, e sbarcherò immediatamente"
Aldea lo fissò. Sbirciò per un istante il piccolo Gas, che era venuta a salvare lì su Risa, poi scambiò un'occhiata con T'eyan, che comprese.
"Ehi, che volete fa..." - la presa vulcaniana di T'eyan lo morse alla spalla. Cadde a terra senza un lamento. Insieme, T'eyan e Aldea lo trascinarono su un sedile e lo legarono con la cintura di sicurezza.
"Per il momento non possiamo permetterci di perdere un altro medico!" - commentò Aldea - "Appena i nostri saranno stati curati, penseremo a riaccompagnare il dottore dovunque voglia, ma adesso..."
"Attenti! Le ganasce stanno per saltare!" - urlò Kevin Brett
Lo scossone fece loro perdere l'equilibrio. La MorganA liberata dagli agganci si librò nell'atmosfera, dirigendosi rapidamente verso il cielo.
Khetta si sporse verso il monitor che inquadrava la terra sotto di loro. Peccato, pensò. Ri§a era veramente un po§to fanta§tico! Le meraviglio§e §piagge di Ri§a: aveva appena fatto in tempo a vederle che aveva dovuto darsi da fare per trovare quei maledetti §iluri!
"Non t'immalinconire, socia!" - la consolò Modred, dandole una spintarella sul braccio - "Ci potremo sempre tornare. Anzi, adesso è anche più sicuro di prima. Dopotutto, dopo una fuga così plateale, chi ci cercherebbe di nuovo su Risa?"
"Siamo appena usciti dall'atmosfera di Risa" - avvisò Kevin Brett - "E là... Guardate!"
T'eyan e Aldea si sporsero verso i monitor di prua.
"E' la Drakan!" - mormorò Aldea - "I nostri stanno combattendo contro quella nave di classe Galaxy"
Lo spazio era percorso dalle linee di forza dei banchi faser.
"Non l'avevamo appena lasciata, questa festa?" - fece Laz, allibito, mentre Shilhala muoveva le dita sulla tastiera dell'apparato di comunicazione, per lanciare alla Steamrunner il segnale di riconoscimento.
"Il rapporto di forze è squilibrato" - criticò T'eyan - "La Galaxy è molto più potente!"
"Però la Galaxy è stata colpita in modo serio" - obiettò Aldea, indicando le ferite nello scafo della nave più grande.
"La Drakan deve averla trovata con gli scudi abbassati per averle fatto danni del genere"
Sotto i loro occhi, la Drakan fece una virata furiosa su sé stessa. La nave prese una rotta tangente al pianeta, lo superò sotto i colpi della nave più grande, continuando a scagliare raggi dai banchi faser.
"Non ci hanno ancora visto, dalla Galaxy" - fece notare Leha - "Ragazzi, non sarebbe il caso di filarcela all'inglese mentre sono occupati?"
"Che vuol dire, filar§ela all'ingle§e?" - domandò Khetta - "Che co§'è un ingle§e?"
"Significa... Ecco..." - s'impappinò la cuoca - "C'è un tipo di gelato... Beh, non lo so che cos'è un inglese, ma so che significa andarsene alla svelta prima che s'accorgano che ci siamo anche noi e ci facciano saltare con tutto il carico!"
"Allora §ono d'accordo!" - Votò la Tellarite.
"Ma c'è qualcosa che possiamo fare prima..." - disse T'eyan, mettendosi ai comandi del teletrasporto - "Brett, mettiti in coda alla classe Galaxy"
"Cosa vuoi fare?" - domandò Aldea
"Usare una parte del carico!"
"Ma quello è il no§tro bottino!" - protestò Khetta
"Anche quella nave è nostra. Preferisci tenere tutti i siluri che ci sono rimasti e lasciare che la Federazione ci riprenda la Drakan?"
"Con tutto quello che ci è costata quella nave, sarebbe il massimo perderla adesso!" - decise Aldea, andando a sedersi nel sedile accanto al pilota. Si voltò leggermente, incontrando lo sguardo dell'altra - "T'eyan, fa' tutto quello che puoi. Noi ci incolleremo alla nave nemica, all'interno dei suoi scudi. Tanto, ridotti come sono dai colpi dei nostri, difficilmente sentiranno un allarme di prossimità in più"
"Ma dovremo essere molto rapidi nella manovra: appena scoppierà il siluro, si rivolteranno contro di noi!"
"In questo, lasciate fare a me!" - disse fiero Kevin Brett, impostando la guida manuale. Nessun computer poteva condurre una rotta come quella.
Il gruppo guardò in silenzio la nave che sembrava ingrandirsi sempre di più, fino a riempire lo schermo facendo scomparire le stelle dietro di sé.
"Intercettazione a meno di un minuto!"
La Vulcaniana selezionò un siluro, calcolando con cura la distanza. Premette il pulsante:
"Partito!"
Brett manovrò agilmente la cloche, dando potenza al motore della navetta.
Sullo schermo, la nave più grande sembrò sussultare, come se onde stessero vibrando da un capo all'altro dello scafo. Nel braccio che sosteneva uno dei pattini le strutture parvero contrarsi, piegandosi irresistibilmente su sé stesse, mentre da uno squarcio cominciò ad uscire materiale, gas, detriti come da una ferita infetta un fiotto di sangue che si diffondeva nello spazio...

Revenge

West non poteva credere alla sua fortuna. Sullo schermo, la classe Galaxy perdeva materiale da uno dei due pattini e mostrava uno squarcio nei ponti inferiori. La Drakan stava facendo di nuovo manovra per tornare indietro, ma West quando si era spento il raggio traente aveva ripreso rapidamente i comandi e si era nascosto dietro la seconda luna. Adesso, la Drakan era lontana. Ed anche quelli della MorganA sembrava non si fossero affatto accorti di lui, mentre i federali in quel momento erano troppo impegnati per dargli la caccia...
"Questo vuol dire che per me, è il momento di filarmela!" - pensò West. Gli dispiaceva per i vecchi amici, ma così è la vita...
"Addio miei cari, e grazie di tutto"
Gli avrebbero dato una bella sommetta al mercato nero per i siluri, ma dopotutto, se la meritava una buona parte del bottino, o no?
Impostò la rotta verso il suo laboratorio: aveva interrotto anche troppo a lungo i suoi esperimenti di genetica.
Kashit dopotutto si meritava una compagna.




:: Diario 030 : Aldea - Di nuovo riuniti

Data: Dopo che siamo usciti dal Vulcano e che la Drakan e' arrivata su Risa
Luogo: A bordo della Drakan

Aldea ascolto' in silenzio Liam che le raccontava della sparizione del capitano e dell'attacco a Togartu.
- Dannazione! - impreco' a bassa voce quando il klingon ebbe finito.
- L'equipaggio aspetta i tuoi ordini - le ricordo' Liam.
- Che se ne stiano buoni e calmi. Fammi avere un elenco di quelli che si sono salvati - scatto' Aldea di pessimo umore. - Contattero' i miei informatori e cerchero' di farmi un'idea della situazione.
- E che facciamo con Sorellina? Ha ancora il controllo di tutti i sistemi della nave - chiese con cautela Liam.
- Sei ancora qui? - ringhio' Aldea. - Voglio quella lista sul mio terminale, SUBITO!

Liam usci' quasi di corsa. Aveva imparato a proprie spese che quando Aldea era di quell'umore era molto piu' salutare starle il piu' lontano possibile.
Preparo' la lista, la invio' ad Aldea, e informo' della situazione e degli ordini gli altri.
Alla fine si ritiro' nel suo alloggio dove rimase a fissare per piu' di un'ora una bottiglia senza decidersi a berla.
Doveva affrontare Aldea, chiarire le cose tra di loro una volta per tutte. Aveva rischiato di lasciarci la pelle durante l'attacco a Togartu. Sarebbe stata una morte da guerriero, certo, ma non voleva morire lontano da lei... Non le avrebbe piu' permesso di lasciarlo indietro. Avrebbe dovuto ucciderlo per riuscirci, anche se sperava che non lo avrebbe fatto...

Quando busso' alla porta dell'alloggio di Aldea non rispose nessuno. Preoccupato entro' lo stesso.
La stanza era buia, ma la sagoma di Aldea era visibile alla luce che filtrava dalla finestra.
- Ci ha abbandonato - disse rabbiosamente la donna senza neppure girarsi. - Ho ricevuto un messaggio da Jolar'Nat. Il nostro nobile si e' stufato di giocare ai pirati.
- Ne sei sicura?
- Il messaggio e' autentico, c'e' il suo "sigillo" e le parole in codice che dovevano esserci. Lo ha scritto lui e di sua volonta'.
- Cosa farai?
Aldea rimase a lungo in silenzio, ma appena Liam fece per avvicinarsi lei si volto' di scatto.
- Parlero' all'equipaggio.

ooo

Dieci minuti dopo i pochi pirati rimasti erano radunati in una delle sale della Drakan.
- Da oggi sono il vostro Capitano - disse Aldea senza mezzi termini. - Jolar'Nat ha deciso di cambiare vita. Chi vuole andarsene e' libero di farlo, gli verra' data la sua parte di bottino e sara' sbarcato su Risa. Non ho ancora avuto notizie certe su come sia finita la battaglia a Togartu, in ogni caso non ho intenzione di tornare laggiu' per ritrovarmi dei creditori alle costole o qualcun'altro con pretese sulla Drakan. C'e' un intero universo intorno a noi che aspetta solo di essere depredato e non voglio farlo attendere!

Guardo' i pirati uno ad uno. - Salperemo tra due ore, per cui decidete in fretta se rimanere o andarvene. Gas!

Il Temmincki scatto' in piedi.
- Dunque, calcolando che le riparazioni sono state quasi gratis, che i debiti di Jolar'Nat non ci riguardano e che comunque se siamo stati fortunati i creditori sono schiattati, e che questa avventura su Risa ci ha fruttato qualcosa, la parte che vi spetta e' di due barre di latinum a testa. Per reclami o richieste di revisione dei conti rivolgetevi a Liam - aggiunse con un sogghigno.
Il klingon era cosi' cupo per non essere neppure questa volta riuscito a chiarirsi con Aldea che dubitava fortemente che qualcuno ne avrebbe avuto il coraggio.
La cosa su cui invece Gas aveva dei forti dubbi era se Aldea sarebbe riuscita a convincere Sorellina ad eseguire i suoi ordini o a cacciarla dai sistemi della nave...
Prese in considerazione l'idea di arraffare la sua parte e di rimanere su Risa, ma il solo pensiero di essere sullo stesso pianeta del Dai Mon Rekk gli fece istintivamente gonfiare il pelo.
Mille volte meglio affrontare l'ignoto - penso'.




:: Diario 031 : Sant'Andrea - Un volontario

La finestra della sua cabina mostrava il cielo stellato... troppo stellato rispetto a quello che era abituato. In passato si limitava a vedere le stelle in alto, mentre adesso la volta stellata era tutta attorno a lui.
E che dire poi dello strano pianeta dal quale erano fuggiti... e degli strani esseri che aveva conosciuto e che aveva imparato ad apprezzare.
Che dire di loro? Gente con le orecchie a punta, con la pelle verde, con una forma felinoide... cose da pazzi! Lazarus sospirò appoggiando la testa alla vetrata.
Nella stessa cabina Gas stava ronfando beatamente felice di essere tornato al sicuro.
Dopo un inizio un po' burrascoso lui e il Temmincki avevano fatto amicizia per la necessità di dover salvare gli altri, ma non solo per quello. Lazarus aveva trovato in lui uno spirito affine, o forse quella forma felinoide era tutto quello che gli mancava per sentirsi completo... si era sempre sentito un gatto.. solitario, misterioso, silenzioso... invisibile. Invidiava Gas.
Con una spinta si staccò dalla paratia della nave e si diresse verso la porta della cabina che si aprì con un sibilo.
Lazarus scosse la testa e sbirciò fuori. Quel grosso gorillone - come si chiamava? Liam? - gli aveva ordinato di non muoversi dalla cabina ma non poteva starsene rinchiuso li'.

Prese un corridoio a caso e ben presto si perse.
E ora? Tutti sulla nave sembravano indaffarati e non se la sentiva di disturbare quel frenetico lavoro soprattutto perché alcuni di loro se n'erano andati e la cosa non era andata giù agli altri, lo leggeva nei loro sguardi cupi. La prima regola non mettersi in mezzo.
Ma come faceva adesso ad arrivare da Aldea?
"Maledizione!" borbottò guardandosi attorno.
"Che succede?" chiese una vocina vicino a lui.
Lazarus fece un giro completo su se stesso... nulla.
"Chi sei?" chiese rivolgendosi al soffitto anche se iniziava a sospettare di chi si potesse trattare.
"Sono Sorellina... e tu sei Laz vero?"
"Già..." - Come ci si doveva comportare con una nave stellare? Meglio fare il duro e dare ordini o chiedere gentilmente? Un errore poteva voler dire essere buttato nello spazio.
"Ehm... scusa... Sorellina..." - Beh, al diavolo! Lui era sempre stato un tipo diplomatico - "Ti spiacerebbe dirmi come arrivare da Aldea?"
"Il Capitano?" - La voce del computer si era fatta di un tratto guardinga... forse persino spaventata.
"Si, il Capitano... su, vuoi aiutare un povero ramingo del tempo?" - Forse era inutile fare gli occhi dolci ad un computer ma tentare non costava nulla.
"Mi ha detto di non disturbarla per nessun motivo!" ribatté Sorellina.
"Facciamo così, tu mi dici dove andare e io non dirò che hai fatto la spia..."
"Non capisco... va bene, lo faccio perché hai aiutato Leha... e perché sei tanto carino... - Una risata cristallina accompagnò una luce intermittente che correva lungo il muro della nave.
"Ehm... grazie... credo..." - Laz preferì tacere e seguire la strada indicata.

In breve tempo il giovane raggiunse la cabina di Aldea e si guardò attorno in cerca di qualcosa che potesse assomigliare ad un campanello.
L'unica cosa simile era un piccolo quadrato di metallo.
Il cicalio che scaturì era alquanto divertente e forse Laz si attardò nel premerlo un po' di più di quanto avrebbe dovuto... in ogni caso la porta si aprì di botto e una sfinita quanto furiosa Aldea apparve come un angelo vendicatore.
La donna aveva trovato il tempo di togliersi il trucco e i capelli, di nuovo bianchi, facevano risaltare ancora di più la pelle scura.
"Che vuoi?" - lo apostrofò con rabbia.
Lazarus deglutì vistosamente facendo involontariamente un passo indietro.
"Ehm... come va la vita?" - Ma come diavolo faceva quella donna a renderlo così nervoso?

"Ed e' per chiedermi questo che mi hai disturbato?" gli chiese lei, squadrandolo da capo a piedi con un'espressione da cui si capiva che dubitava della sua sanità mentale. "Piuttosto quando ti levi dai piedi? Immagino che non avrai problemi a trovarti un lavoro ben retribuito su Risa, ed in ogni caso la tua parte di bottino ti consentirà di vivere bene per un po' o di tornartene sulla Terra."

"Beh io... ehm..." - E ora? Perché era venuto li'? Era un naufrago del tempo, era solo, tutti quelli che aveva conosciuto erano ormai ridotti in polvere. Poteva andare ovunque, comprare chissà quante cose.. e poi? Rimanere solo in un tempo non suo?
I suoi occhi si illuminarono di rabbia e fece un passo avanti... Adesso sapeva cosa voleva.
"Stammi bene a sentire testona, so di non essere il più adatto a farti una ramanzina ma la devi smettere con questi modi acidi!" - Iniziò a picchiettare con l'indice sulla spalla di Aldea per sottolineare le sue proteste.
"So bene che quel vostro capitano vi ha lasciati in mezzo ad una strada, ma adesso sei tu che comandi! Siete dei pirati! Siete ricercati! E quindi dovete restare uniti!"
Riprese fiato - "Tu devi prenderti la responsabilità di questi uomini, loro ti rispettano e ti seguirebbero anche in mezzo alla Flotta Stellare e tu come li ripaghi? Acidità e grugniti!"

Aldea lo guardo' incredula, sbalordita dalla sua audacia - o meglio incoscienza. Con un movimento improvviso gli diede un pugno nello stomaco.
"Osa ancora toccarmi e ti faccio a pezzi" ringhio'. "Ascoltami bene. Questi uomini hanno seguito Jolar'Nat, non me. Sono stati il suo carisma e la sua abilita' ad attirarli. Vi ho dato la vostra parte del bottino e la possibilita' di lasciare la nave. Questo e' il meglio che posso fare. I pirati avranno piu' possibilita' di sopravvivere disperdendosi, e con le tasche piene non sara' loro difficile costruirsi una nuova identita' e sparire. Questa nave e' gia' sulla lista nera di meta' delle Flotte e ora che probabilmente Togartu e' caduta, non esiste piu' un rifugio sicuro, ma mi e' costata fatica e sangue e non la cedero' facilmente. Chi vuole venire con me puo' farlo, ma a suo rischio e pericolo e accettando il mio comando. E' chiaro?"

Lazarus si rimise dritto e riprese fiato non tanto per il pugno nello stomaco quanto per la sfuriata a bruciapelo di Aledea. Era arrivato il momento di fare il passo successivo.
Abbassò la testa per un momento dicendo addio al suo passato e sospirò.
"Capitano Aldea... chiedo il permesso di rimanere sulla nave e diventare membro del suo equipaggio!" Lo disse in maniera veloce, rimanendo impettito come un soldato semplice davanti ad un superiore.
Un sorriso rischiaro' il volto di Aldea. "Ok"
Se lo aspettava? Si aspettava che lui rimanesse li' con loro? Forse si ma una cosa era certa... adesso che iniziava ad avere una speranza Aldea aveva una nuova luce nello sguardo.
"Trema Federazione..." sussurrò Laz tornando nel suo alloggio con un sorriso.




:: Diario 032 : T'eyan - Addii

Ore dopo, a bordo della Drakan.

La nave federale era scomparsa dallo schermo. Loro erano praticamente al sicuro, nascosti in un sistema stellare poco lontano da Risa, e del tutto privo di vita.
"Al sicuro, si, ma fino a quando?" - si chiese Alex Mallow. Non avevano più un rifugio. Non avevano più neppure la Revenge: solo quella nave, che da quando era stata rubata aveva portato solo sfortuna ai pirati di Togartu ed aveva rovinato lo stesso che aveva concepito quei piani azzardati. Tutto sommato, meglio tenersi in tasca quei pochi pezzi d'oro che l'avventura aveva portato ed approfittare della piccola navetta di salvataggio in partenza per Risa. Dopotutto, gli altri avevano visto le bellezze del pianeta, perché lui non avrebbe dovuto? C'era sempre posto per un assistente medico in gamba, fra i ricchi amanti dei piaceri di Risa, a quanto gli aveva raccontato il dottor Hanson. E lui... Non ne poteva più, di Sorellina! Solo al ricordo di come si era slanciata contro quella nave di classe Galaxy al salvataggio della Revenge - dove credeva che fosse Modred - era sufficiente a riempire di incubi tutte le notti della sua vita a venire.
Cosa gli mancava? Solo quelle poche cose che aveva lasciato in infermeria. Prese il suo sacco, ed abbandonò l'alloggio senza voltarsi. Trovò il turboascensore, si fece condurre al ponte dov'era l'infermeria. Percepì odore di fumo, tossì, pensando istintivamente ad un incendio, poi si ricordò dell'abitudine del dottor Hanson di tenere in bocca quel... Come si chiamava? Sigaro?
"Allora, dottore... La navetta di emergenza sta per partire. Ho con me documenti falsi sia per me che per lei"
L'umano era seduto sulla poltroncina girevole di fronte alla piccola scrivania che era stata del dottor West. Si voltò, e fece segno di saluto con la mano che reggeva il sigaro.
"Ah, si? E dove va?"
"Ma come, dove va? Va a Risa, naturalmente."
Mallow si guardò intorno:
"I feriti sono guariti, ormai. Non possono trattenerla... O si?"
Hanson scosse la testa:
"Lei non capisce... Perché dovrei andarmene da qui?"
"Ma... Lei non ha scelto di venire fra i pirati. Ma lo sa che razza di vita sia?"
"Non credo peggiore di quella che facevo a Risa" - rispose Hanson, con una smorfia - "Io non ho più niente laggiù. Solo debiti, debiti e strozzini impazienti. Qui, perlomeno ho una buona infermeria, avrò dei pazienti a cui badare... E beh, se andrà male, almeno ci avrò provato."
"Ha deciso allora?"
Jake si limitò ad annuire. Si alzò in piedi, e porse la mano ad Alex Mallow:
"In bocca al lupo. Tenga lei i documenti falsi fatti per me: ne avrà bisogno... Forse perfino più di me. Arrivederci, signor Mallow"
"Addio, dottore"
Mallow raccolse le ultime cose, ed andò a raggiungere gli altri pirati (ex?) che stavano abbandonando la nave. Non si stupì a vedere T'Far fra di loro. Si sedette nella piccola navetta di salvataggio accanto a Nick Kevler. Mallow notò che Kevler si sporgeva per guardare verso il monitor, dove compariva ancora la nave che era stata la loro. Sembrava commosso... Possibile?
"Sai? Mi mancheranno. Tutti quanti. Perfino Modred e la sua Sorellina" - disse Kevler.
"A me, mancano di già" - rispose Mallow, sinceramente.




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