I Pirati di Star Trek: Diari - Missione 003: Tradimento a bordo

Diario 001 : T'eyan - Tradimento a bordo
Diario 002 : Kevin - Fratelli di sangue
Diario 003 : K'Tar - Ammutinati!
Diario 004 : Aldea - Sezione sicurezza
Diario 005 : Modred - Fuga di Mezzanotte
Diario 006 : Jolar'Nat - Chi sbaglia paga
Diario 007 : Yoman - La nascita di un pirata
Diario 008 : Khetta - Una fuga impossibile
Diario 009 : Yoman - Finalmente...Togartu!
Diario 010 : T'eyan - Pirati alla riscossa
Diario 011 : Kevin - Sopravvivenza
Diario 012 : K'Tar - TR-116
Diario 013 : Aldea - Sospetti
Diario 014 : Modred - Il Diavolo che conosci
Diario 015 : Jolar'Nat - Inganno e Vendetta
Diario 016 : Aldea - Affari
Diario 017 : Modred - N.E.O.S.
Diario 018 : T'eyan - Intermezzo
Diario 019 : K'Tar


:: Diario 001 : T'eyan - Tradimento a bordo

Data stellare: 58038.29
Data terrestre: 14/01/2381 Ora: 23,30
Luogo: Runabout Morgan, sulla rotta per Togartu

La luce lampeggiante di una spia richiamo' l'attenzione di Jolar'Nat.
Abbasso' la musica con la quale si stava rilassando, e regolo' i sensori per identificare la navetta che si stava avvicinando su rotta di intercettazione.
"Che §uccede?" - disse una voce gradevole alle sue spalle. Si volto' a guardare la graziosa Tellarite che aveva conosciuto su Abbadia Cassinis, e che era il nuovo acquisto del suo equipaggio.
"Abbiamo compagnia." - rispose il pirata.
Lei si avvicino':
"Di che tipo?" - chiese, avvicinandosi al posto di pilotaggio. L'uomo le indico' il monitor: "Amici, per fortuna. Quella e' una delle navette della Drakan."
Khetta respiro', sedendosi sul sedile accanto a quello del pilota. Non sarebbe stato piacevole essere colti da qualche pattuglia di passaggio, anche se la Morgan era bene armata. Colse un segnale:
"Ci §tanno chiamando, a quanto pare." - mormoro' la Tellarite, e premette l'interruttore dell'impianto di comunicazione.
"[...] a Morgan... Rispondete, Morgan! Ka'Dar a Morgan: rispondete Morgan!" -
Il volto disfatto del pirata apparve sul monitor. La sua voce risuonava di intonazioni disperate.
Jolar'Nat corrugo' la fronte: era evidente che si trattava di brutte notizie: "Qui Jolar'Nat. Che succede, Ka'Dar? Ti sta andando a fuoco la navetta?"
"Peggio: sta andando a fuoco Togartu. " - disse, e - sotto gli occhi sbalorditi di Jolar'Nat e di Khetta - l'uomo scoppio' a piangere...

Data: 12/01/2381
Ore: 23,30 [47 ore prima.]
Luogo: Togartu

Faceva freddo. Non gli piaceva l'ambiente di quell'hangar di riparazioni...
Era buio, deserto. Mokt strinse nervosamente l'impugnatura del suo pugnale.
Detestava aspettare: non era mai stato un tipo paziente. Ricordava quando era ancora adolescente, quando gareggiava con gli altri giovani Klingon per stabilire chi fra di loro sarebbe stato il Klingon piu' illustre, il piu' coraggioso, colui che avrebbe affiancato il suo nome a quello del mitico Kahless.
"Sogni... Solo sogni!" - penso', quasi con disprezzo.
Se ne penti' immediatamente: i sogni non sono una cosa da disprezzare. Sorretti da una giusta ambizione, possono portare lontano. Lui era arrivato fino li', dopotutto: molto lontano dal suo pianeta. Lontano dal suo stesso nome, il nome di un uomo dato per morto...
La sua mente indagatrice ritorno' sulla conversazione avuta nel pomeriggio.
"Forse dovresti pensare ad un altro modo di riconquistare il tuo nome, il tuo onore" - aveva detto l'altro.
"Che intendi dire?" - aveva risposto Mokt.
"La pirateria non fa per noi." - Il volto dell'altro si era contratto in una smorfia di disgusto, mentre pronunciava la parola "pirateria" - "Questi alieni che ci comandano non hanno nessun onore. Lottano per il denaro, come Ferengi."
Mokt aveva aggrottato la fronte:
"Come puo' ritrovare l'onore, il nome, un uomo che e' ritenuto morto dalla sua stessa casata?"
L'altro aveva fatto la faccia astuta:
"Ci sono molti mezzi per ritrovare il proprio onore, e la propria casata."
"Che tipo di mezzi?" aveva chiesto Mokt.
"Vieni stasera all'hangar di riparazione. Berremo vino di sangue, e ti diro' quale e' la mia idea per ritornare ad avere un nome onorato e temuto, degno di un guerriero Klingon quale tu sei!"
Adesso, sotto il pilone, qualcosa nella sua mente gli diceva che era stato un errore venire laggiu'... Ma - come tutti gli scienziati - Mokt era curioso.
Dopotutto, se non ci fosse stato onore nella proposta del suo amico, nulla gli avrebbe impedito di rifiutare. Si senti' chiamare:
"Mokt!" - l'altro arrivo' con un sorriso stampato sul volto. Gli porse una bottiglia piena di un liquido scuro - "Amico mio! Guarda cosa ho qui: puro vino di sangue di Q'Oonos, non quella robaccia replicata che spacciano per tale alla locanda di Togartu"
"Fantastico, amico mio!" - Una pacca sulla spalla, e prese la bottiglia, da cui bevve a sorsate. Il liquido forte gli scorse nella gola, bruciandola.
Soffoco' un colpo di tosse, poi rise, restituendo la bottiglia:
"Adesso dimmi: perche' hai voluto che venissimo qui?"
L'altro si mise a sedere su un gradino:
"Perche' qui si puo' parlare tranquillamente. Non e' come sulla nave, dove ci sono spie dappertutto."
"Spie?" - fece Mokt.
"Si. Questi umani, quella Vulcan hanno sparso dappertutto spie. Nemmeno nella Sala del Supremo Consiglio di Klingon ce ne sono mai state tante!"
Mokt non capiva bene dove l'altro andasse a parare:
"Cosa dovrebbero spiare, queste spie?"
L'altro si appoggio' al muro. Si guardo' intorno. Non si vedeva nessuno, in giro:
"E' bella la nostra nave, vero?... Un'arma da guerra da fare invidia"
"Si, certo..."
"Da desiderare di farla propria."
Mokt sussulto'. Aveva capito bene?
L'altro lo fisso' dritto negli occhi:
"Quella nave potrebbe essere il modo per ritornare ad avere il tuo nome, la tua casata. Non hai che da prenderla, da usarla al servizio del tuo pianeta o di chi vuoi."
"Io, da solo?" - disse Mokt.
L'altro non afferro' l'ironia nelle parole dello scienziato:
"Ci sono molti altri che non gradiscono piu' Jolar'Nat, la sua amica umana e quella maquis. Non abbiamo che da sbarazzarci di loro, per prendere la nave.
Gli altri obbediranno a chi si mostra forte. Ed i pirati di Togartu non agiranno contro chi possiede una nave del genere."
"Non hai dimenticato qualcosa? La nave non si muovera' senza i pezzi di ricambio" - ribatte' Mokt.
"Quelli li sta portando Jolar'Nat con la Morgan. Uno dei nostri ha sentito la sua comunicazione da Abbadia Cassinis: sta tornando qui, con i pezzi di ricambio. Con quelli, la nave diventa irresistibile. Pensa agli eroismi che potremo compiere con una nave del genere!"
Mokt aveva ancora in mano la bottiglia di vino di sangue. La poggio' per terra, con gesto calcolato:
"Quello che penso e' che si tratta di un tradimento. Quello che penso e' che quello che hai in mente va contro tutto quello che so sull'onore. Se e' destino che io ritrovi il mio nome ed il mio onore, per Kahless, si compiera'... Ma non nel modo che intendi tu!"
L'altro era impallidito. Lo fisso' con uno sguardo torvo:
"Mi dispiace che la pensi cosi'... Credimi, e' difficile."
"Cosa e' difficile? Tradire quelli a cui hai dato la tua parola d'onore?" - Gli occhi di Mokt fiammeggiavano di rabbia.
L'altro scosse la testa:
"No. Questo!"
Qualcosa guizzo' nell'ombra. Mokt avverti' un dolore feroce, accecante.
Un fiotto di sangue scurissimo macchio' i piloni, la terra intorno a lui. La lama colpi'ancora, ferocemente.
Maledetto! Alla schiena! Come un vile sehlat!" - riusci' a pensare. L'assassino usci' dall'ombra, ma non riusci' a vederlo in faccia.
Cerco' di afferrare il pugnale che aveva alla cintura, ma la testa gli girava. Cadde in ginocchio.
L'altro non si era mosso:
"Mi dispiace che tu abbia rifiutato, amico mio. Ci tenevo ad averti dalla mia parte!"
Mokt raccolse tutta la forza che gli rimaneva in corpo. Tento' di rialzarsi.
La sua mano ghermi' il proprio coltello, lo estrasse, e si getto' in avanti, verso il traditore. Questo si sottrasse facilmente all'attacco. Di nuovo, Mokt senti' il morso del pugnale che lo trafiggeva.
Gli occhi gli si annebbiarono.
L'arma penetro' la sua pelle ancora, senza pieta'. Lui non la senti'...

Data: 13/01/2381
Ore: 19,30
Luogo: Togartu - Palazzo di SonMot

"Allora, SonMot." - disse Aldea - "Non credo che tu mi abbia mandato a chiamare per assistere allo spettacolo, vero?"
Il grasso orioniano sogghigno', indicandole un cuscino sul quale accomodarsi:
"In ogni caso, da qui avrai la vista migliore."
Non era mai capitato, prima, che un uomo come SonMot si rivolgesse a lei. In genere, era Jolar'Nat ad avere rapporti con gli altri capitani delle navi, e soprattutto con SonMot, che era il membro piu' importante del Consiglio di Togartu. Ma Jolar'Nat non era ancora tornato dalla sua spedizione ad Abbadia Cassinis, e l'Orioniano l'aveva chiamata dicendo di avere qualcosa di molto importante da comunicare.
La loggia nella quale si trovavano era stata progettata con cura per mostrare il lusso del suo proprietario. Si affacciava su un'ampia sala sottostante, nella quale si stava svolgendo una delle orge per il quale il capo pirata era famoso. Il rumore delle voci dalle persone di moltissime razze diverse si mischiavano ad una musica avvolgente.
Aldea strinse leggermente un punto della propria casacca - dove sentiva il peso rassicurante del comunicatore che vi aveva nascosto. Non aveva mai condiviso la fiducia che nutriva il suo capitano per quell'uomo. Aveva avvertito T'eyan di tenersi pronta, assieme ad una squadra della sicurezza, per intervenire in caso di guai. SonMot fece una smorfia, e premette un pulsante che si trovava su un bracciolo della sua poltrona:
"Visto che la festa che sto dando non sembra piacerti, ti mostrero' qualcosa di piu' intrigante."
Una paratia metallica venne a separare la loggia dalla parte sottostante, e dal pavimento accanto ad Aldea emersero una consolle e dei monitor, trasformando l'ambiente in un centro operativo. La donna noto' che l'ambiente era, adesso, completamente isolato dalla sala sottostante: nessun suono penetrava dall'esterno.
L'Orioniano manovro' sulla consolle, ed apparve un volto. Aldea sussulto', riconoscendo il volto disfatto dello scienziato Klingon Mokt. Non ci voleva molto a capire che era stato ucciso:
"Cosa e' successo?"
SonMot fisso' il monitor con una smorfia feroce in volto:
"I miei uomini lo hanno trovato in una grotta vicino agli hangar superiori. Aveva la gola tagliata, e varie ferite, tutte di coltello.
Strano, vero, che un uomo come Mokt figlio di Korz si sia fatto prendere alla sprovvista da qualcuno, vero? Si direbbe quasi che sia stato avvicinato da qualcuno che conosceva e di cui non aveva ragione di diffidare. Come un membro del suo stesso equipaggio, per esempio."
Fece una pausa, mentre le immagini olografiche del corpo di Mokt scorrevano sullo schermo. Continuo':
"Penso che sappiate che su Togartu non e' possibile usare un faser senza far scattare gli allarmi relativi, ed i campi di forze che bloccano la zona. Lo sanno quasi tutti, qui... E' una misura di sicurezza necessaria, vista la natura dei nostri affari. Di sicuro lo sapevano gli assassini di quel Klingon..." - fece una pausa, poi continuo' - "Se fosse morto sulla vostra nave, non me ne sarei occupato: avrei pensato che Mokt avesse inavvertitamente dato fastidio a qualcuno, e avrei lasciato fare alla vostra sicurezza. Ma e' morto su Togartu, e la cosa, adesso, riguarda anche me, perche' riguarda la sicurezza su questo pianeta. Sono costretto a chiedermi che cosa abbia condotto quest'uomo alla morte.
Sento odore di guai, e questo odore proviene dalla vostra nave."
"Perche'?" -
"Perche' e' troppo bella, troppo ricca, troppo bene armata, per non suscitare l'interesse degli uni, e la paura degli altri." - rispose SonMot, con voce secca. - "So che tu hai delle spie, Aldea, ma anche io ne ho molte, e molto buone. Ed una di esse mi ha sussurrato che uno dei nostri piu' vecchi nemici ha deciso di mettere le mani su quella Steamrunner, prima che venga usata contro di lui."
"Di chi parli, SonMot?" - interloqui' Aldea.
"Non lo so ancora." disse l'uomo - "Ho messo al lavoro tutti i miei agenti, per scoprirlo."
Fece una pausa, poi si chino' verso la donna, e con voce bassa e decisa disse:
"Intendiamoci: a me non interessa la vostra sorte. Quello che mi interessa e' Togartu, la sicurezza di questo pianeta e di tutti quelli che, bene o male, vi hanno trovato rifugio. Quella Steamrunner che avete rubato puo' essere una salvaguardia per la sicurezza del pianeta, oppure un pericolo. Se il Consiglio di Togartu la riterra' un pericolo, nonostante la stima di cui gode Jolar'Nat, la nave verra' distrutta, usando le difese di questo pianeta, chiunque si trovi a bordo in quel momento. Sono stato chiaro?"
Aldea annui', lentamente:
"Chiarissimo, direi."

Data: 13/01/2381
Ore: 21,30
Luogo: Drakan - Sala tattica.

"SonMot e' stato chiaro" - disse Aldea - "Se gli creiamo guai, se riterra' che la nave sia caduta o stia per cadere in mani nemiche, non esitera' ad usare tutte le navi della Fratellanza, e tutte le difese terrestri per farla saltare, con tutti quelli che vi saranno a bordo."
Il suo sguardo scruto' le reazioni dei presenti. I due Klingon - Liam e Babel - si erano incupiti alla notizia della morte di Mokt. West era pallido e risoluto. T'eyan mostrava tutta la preoccupazione consentita ad una Vulcaniana... Vale a dire che aveva lievemente inarcato le sopracciglia.
Alla riunione mancavano Kevin Brett - di servizio in plancia -, il secondo ufficiale medico, Alex Mallow - che stava completando l'autopsia del corpo di Mokt - i due ingegneri - che lavoravano febbrilmente in vari punti della nave per ripristinare tutti i sistemi -. E, naturalmente, mancava Jolar'Nat.
"E' molto spiacevole..." - disse T'eyan.
"Decisamente spiacevole!" - Aldea sospiro' - "Come se non bastasse la morte del nostro scienziato. Sara' difficile rimpiazzare un uomo come lui."
Mokt - nel poco tempo che era stato a bordo - era riuscito a guadagnarsi il rispetto di tutti. Babel strinse rabbiosamente i pugni.
"Verra' vendicato!" - mormoro' Liam - "Appena mettero' le mani addosso a quel..."
"Per prima cosa, dobbiamo stabilire chi e' stato" - gli ricordo' T'eyan - "Ho gia' iniziato le indagini. Penso che l'omicidio sia da mettere in relazione con qualcosa che mi ha detto l'ex timoniere della Morgan, Francis Drake, prima di partire. Lui sosteneva che c'era del malcontento, a bordo, e che poteva esserci, presto, un ammutinamento. Non ha saputo dirmi chi ci fosse dietro, purtroppo. Ne avevo informato la sola Aldea, finora, perche' poteva trattarsi di una semplice chiacchiera da ubriaco, ma adesso sono sicura che c'e' qualcuno che sobilla parte dell'equipaggio contro di noi. Questo qualcuno potrebbe benissimo essere un agente nemico... Oppure amico"
"Che intendi dire?" - domando' West. Il piccolo Kashit si era nascosto nel cappuccio del suo mantello. West lo accarezzo' con un gesto distratto.
L'animaletto doveva sentire la tensione che aleggiava nella sala, perche' si ritrasse ancora di piu'.
T'eyan si volto' verso di lui:
"La Drakan e' una bella nave, come ha sottolineato SonMot. E' illogico pensare che i suoi armamenti e le sue capacita' non facciano gola anche agli altri pirati di Togartu"
Il dottore assenti':
"Questo mi porta a fare una domanda difficile..." - disse West - "Cioe', questa: di chi possiamo fidarci? Non solo su Togartu, ma anche a bordo di questa nave, chiunque puo' essere un agente nemico. Persino qualcuno dei presenti."
Le sue parole caddero in un silenzio carico di apprensione.

Data: 14/01/2381
Ore: 00,40
Luogo: Drakan - Sezione sicurezza (ponte 8)

Da varie ore T'eyan stava premendo febbrilmente sui pulsanti della sua consolle. Nei giorni precedenti, da quando aveva sentito le parole di Drake, fra le varie misure di sicurezza che aveva adottato, aveva avuto anche l'accortezza di mettere sotto controllo tutti i teletrasporti, e tutti gli ingressi che portavano dalla nave alla terraferma.
Il suo ragionamento era semplice:
"Se non altro abbiamo un vantaggio su chiunque stia manovrando nell'ombra: loro non debbono essere ancora del tutto pronti ad agire, o sarebbero gia' usciti fuori... Adesso, presumendo che gli assassini di Mokt siano partiti dalla Drakan come sospetta SonMot, devono essere coloro che si sono trovati sulla terraferma al momento del delitto. La lista e' piuttosto lunga, ma si puo' operare per esclusione."
In primo luogo, escluse tutti i non Klingon: Mokt non si sarebbe mai fidato di andare ad un appuntamento in un posto isolato con qualcuno che non fosse della sua razza. Inoltre, l'autopsia aveva rilevato tracce di vino di sangue non replicato nel corpo dello scienziato: anche questo faceva pensare ad un Klingon.
Il computer le aveva restituito un elenco di una dozzina di nomi. Alcuni, pero', erano stati visti al momento del delitto presso la taverna di Togartu da una delle spie di Aldea. Cancello' i loro nomi. Adesso c'erano sette persone che avrebbero potuto uccidere Mokt.
Due di essi - un maschio ed una femmina - avevano occupato una holosuite durante tutta la notte del delitto: risultava dalle lamentele che il Ferengi proprietario della holosuite aveva presentato alla sicurezza della nave, per i danni subiti dai suoi impianti. Beh, era un alibi anche quello...
Adesso c'erano cinque persone sulla sua lista.
Chiunque sia stato, riflette', deve avere avuto contatti con Mokt nei giorni precedenti il delitto. Scarico' nel suo computer i dati relativi alle comunicazioni fatte e ricevute dall'alloggio dello scienziato. C'era un nome ricorrente fra le chiamate. Un nome che compariva anche nella sua lista.
Era possibile che tutte quelle chiamate avessero un significato banale, ma valeva la pena di indagare.
"Computer: dove si trova G'Kourn?" - domando', a voce alta.
"G'Kourn si trova presso la sezione ingegneria" - rispose la voce metallica del sistema informatico.
Spense la sua consolle, e si alzo'. Stava per uscire, ma ci ripenso'. Ando' al suo armadietto, ed estrasse un faser, accertandosi che la carica fosse inserita. L'infilo' nella fondina, ed usci' nel corridoio. La seguirono gli sguardi preoccupati degli agenti di turno in sezione sicurezza.
Giunta sul ponte 6, ne percorse i corridoi, ed arrivo' di fronte all'alloggio di G'Kourn.
Da una tasca della sua casacca estrasse un congegno che avrebbe suscitato l'invidia di Modred Leha, se lo avesse visto... Un piccolo dono di Celeste.
Lo colloco' sulla porta, ed estrasse la combinazione della serratura. La porta si apri', scivolando silenziosamente all'interno della paratia.
Entro' e la richiuse, riprendendo il suo congegno. Se non avesse trovato nulla, G'Kourn non avrebbe mai saputo della sua piccola perquisizione.
Prese il tricorder e inizio' ad esaminare l'ambiente.
Trovo' quasi subito quello che cercava: una bottiglia di vino di sangue Klingon non replicato, ancora piena a meta'. Su di essa, il tricorder riscontro' evidenti tracce di DNA appartenenti allo scienziato.
Senti' un lieve rumore alle sue spalle. Si volto' di scatto, estraendo il faser.
G'Kourn era apparso sulla porta. Sussulto', vedendola:
"Ma cosa...?"
T'eyan ripose il tricorder, e premette il comunicatore, sempre tenendo sotto tiro il Klingon:
"T'eyan a sezione sicurezza: voglio due agenti nell'alloggio 12bis sul ponte 6. Ho appena arrestato G'Kourn per l'omicidio di Mokt!"
"Qui sezione sicurezza, parla Tari: arriviamo!"
G'Kourn la fissava con sguardo sfrontato:
"Puoi anche non crederci, ma non ho alzato un dito su Mokt" - disse l'uomo.
"E' stato un grave errore, da parte tua, conservare quella bottiglia." - ribatte' T'eyan, per nulla impressionata dalla sua protesta d'innocenza.
Il Klingon parve divertito:
"Che vuoi, e' raro trovare da queste parti del vino di sangue di quella qualita'. Non mi andava a genio di buttarlo via: lo avrei semplicemente finito di bere, prima di distruggere la bottiglia."
Alle spalle del Klingon apparvero due agenti della sicurezza, armi in pugno.
T'eyan riconobbe Tari e Kam.
Tari aggiro' l'uomo, tenendolo sotto tiro, poi ando' ad accostarsi a T'eyan:
"Lo trasferiamo in cella di sicurezza?" - chiese la giovane Andoriana.
T'eyan fece un cenno di assenso:
"Si, certo." - disse, abbassando il faser.
Un raggio luminoso parti' dall'arma di Tari. T'eyan crollo' a terra, esanime.
G'Kourn scoppio' a ridere:
"Ahah... Se penso che ha chiamato proprio te, Tari, per arrestarmi!"
"Non c'e' nulla da ridere!" - ribatte', duramente, Tari - "Se T'eyan e' riuscita ad arrivare fino a te cosi' in fretta, vuol dire che abbiamo lasciato troppi indizi dietro di noi. Abbiamo dovuto correre ai ripari, scollegando l'allarme antifaser, oltretutto. In plancia se ne accorgeranno entro pochi minuti." - Fece una pausa, poi continuo' - "Significa che non possiamo piu' aspettare, per prendere il controllo della nave. Dobbiamo convocare tutti gli altri, ed agire adesso, o i pirati fedeli a Jolar'Nat ci contrattaccheranno quando siamo ancora male organizzati, e riusciranno ad avere la meglio."
"Non siamo ancora pronti! E poi, come facciamo?" - chiese Kam - "Senza i pezzi di ricambio che sta portando Jolar'Nat..."
"Lo so. Quei pezzi di ricambio ci occorrono." - fece Tari - "Ma non abbiamo altra scelta: ci hanno scoperti. Preferisci forse andare a crepare nella Fossa, come Ted?"
Sul volto di Kam comparve una smorfia eloquente.
"E di lei, che facciamo?" - intervenne G'Kourn, accennando a T'eyan - "La facciamo fuori?"
Tari si chino' a prendere il faser e il pugnale della Vulcaniana:
"Lei conosce tutti i codici di comando della nave. Potrebbe esserci utile averla in mano, se Aldea non dovesse essere propensa a collaborare.
Trasferiamola in cella di sicurezza. Francine badera' a lei, che non commetta scherzi, mentre noi prendiamo possesso della nave."
Tari premette il comunicatore.
Un istante dopo, il corpo di T'eyan svaniva in una nuvola di particelle.

Data stellare: 58038.30
Data: 14/01/2381
Ore: 23,34
Luogo: A bordo della Morgan

Un lieve rumore segnalo' che la navetta della Drakan si era agganciata alla Morgan. Il passaggio fu pressurizzato in un lampo, e Ka'Dar emerse da dietro l'oblo' del ponteggio. La sua uniforme era macchiata di sangue e mostrava tracce di bruciatura da faser su una manica.
Jolar'Nat lo fece entrare. L'uomo barcollo'. Si mise a sedere su una delle poltrone della carlinga del runabout.
Khetta corse a cercare la cassetta dei medicinali. Durante la sua permanenza sulla Magpie aveva fatto un po' di tutto. Anche curare ferite, se occorreva.
Ka'Dar la guardo':
"Chi diavolo e'...?"
"Un nuovo acquisto per l'equipaggio. Si chiama Khetta P'§or, e' una Tellarite." - rispose Jolar'Nat - "Adesso, dimmi: che e' successo a Togartu?"
Ka'Dar si passo' la lingua sulle labbra aride:
"C'e' stato un ammutinamento. T'eyan e Aldea sono state catturate dai rivoltosi. Mokt e' morto... E' stato ucciso. Io sono scappato usando una delle navette di salvataggio."
Jolar'Nat impallidi':
"Chi sono i rivoltosi? Chi ha ucciso Mokt? Lo sai?"
Khetta torno'. Non aveva trovato il pronto soccorso dove avrebbe dovuto essere.
Ka'Dar mormoro':
"Si... Credo di saperlo."
Ficco' una mano in tasca, e istantaneamente ne estrasse un faser. Raggi infuocati bruciarono l'aria. Jolar'Nat, colpito, crollo' a terra.
"Sono stato io!" - disse Ka'dar, con un sorriso insolente stampato in faccia.
Khetta tento' di ripararsi buttandosi dietro una consolle. Ka'Dar l'aggiro', e premette di nuovo il contatto. La ragazza sussulto', colpita. Svenne.
Ka'Dar sogghigno'. Rimise in tasca il faser, e si ripuli' dalle false ferite che alteravano il suo aspetto. La piccola recita che aveva fatto aveva avuto pieno successo. E dire che non si era mai affermato, come attore. Ando' a controllare il carico: bene, i pezzi di ricambio per la Drakan erano in perfetto ordine. Non sarebbe stato cosi' facile, riflette', se non avesse preso Jolar'Nat e la sua amica di sorpresa.
Ritorno' verso la cabina di pilotaggio, e attivo' il sistema di comunicazione:
"Qui Ka'Dar."
Un volto di un lucido colore verde apparve sul monitor:
"Amico mio! Tutto a posto?"
L'uomo assenti':
"Jolar'Nat ed i pezzi di ricambio per la Drakan sono in mano nostra. Li porto immediatamente ai nostri complici su Togartu."
"No. Attendi la' dove sei in questo momento" - ordino' l'Orioniano
"Ma... Hanno bisogno dei pezzi!" - balbetto' Ka'Dar, senza capire - "Se non arrivo in tempo, puo' darsi che i pirati fedeli a Jolar'Nat riescano a ribaltare la situazione!"
L'Orioniano passo' una mano inanellata davanti al volto con un gesto di fastidio:
"Non dovranno attendere a lungo: saro' la' con la mia nave entro un'ora al massimo. Voglio avere di nuovo Jolar'Nat nelle mie mani: e' tanto che aspetto questo momento. Tu farai quello che ti dico io..."
"L'ho sempre fatto, signore." - ricordo' Ka'Dar.
L'Orioniano sorrise:
"Lo so. E per la tua fedelta' sarai adeguatamente ricompensato. A fra poco, Ka'Dar. Croogot, chiude"




:: Diario 002 : Kevin - Fratelli di sangue

Data: 14/01/2381
Ore: 00,38
Luogo: Drakan - Alloggio di G'Kourn(ponte 6)

Tari si avvicino' a T'eyan accostandola, la Vulcaniana che in quel momento stava tenendo in mano il comunicatore con la sinistra e il phaser con la destra, si sorprese di vedere che il Klingon non era per niente sconvolto dal fatto che lei lo aveva scoperto. Strano, penso', i Klingon hanno un senso dell'onore molto spiccato, perche' costui reagisce in modo divertito? E la vista delle guardie della sicurezza non lo aveva per niente intimorito, e non aveva cercato di difendersi prendendo ad esempio lei come ostaggio... Tutto questo era sospetto... Ripose il comunicatore nella cintura e la sua mano sinistra, senza che nessuno se ne accorgesse, scivolo' nella tasca della sua tuta... agganciando qualcosa. Non si accorse nemmeno che un raggio phaser regolato sullo stordimento la stava investendo a distanza ravvicinata... cadde a terra... incosciente.

Data: 14/01/2381
Ore: 00,30
Luogo: Drakan - Plancia

Le lunghe dita affusolate di Kevin scorrevano veloci sulla console. Un fischettio strozzato sibilava nell'aria. Kevin amava fischiettare mentre lavorava, gli metteva allegria, ma questa sua caratteristica lo aveva sempre messo in cattiva luce quando era nella flotta stellare ed aveva imparato a dover reprimere il fischio, riuscendo ad emettere un suono molto debole che riusciva a sentire solo nella sua mente, cosi' da dargli l'impressione di fischiare veramente. Ora non era piu' soggetto ai "protocolli " della flotta e probabilmente si poteva permettere un po' piu' di elasticita', pensava, ma l'atteggiamento impassibile di Aldea e le occhiatacce che di tanto in tanto gli arrivavano da quella figura quasi mitologica, lo avevano convinto che era bene non provocare ulteriori problemi e continuare ad immaginare di fischiare. Del resto ormai ci si era abituato.
Le misure di sicurezza erano aumentate, e i turni intensificati. Kevin aveva appreso della morte misteriosa di Mokt. Non lo conosceva bene, ma aveva sentito parlare di lui con stima e molto fervore era stato manifestato dai suoi compagni Klingon.
La nave era in stato di pre - allerta, quasi si aspettassero di avere addosso un'intera flotta della Repubblica.
Kevin aveva lanciato una subroutine che controllava a periodi regolari tutte le emissioni di raggi gamma, inoltre aveva settato il computer in modo da intercettare ogni tentativo di comunicazione criptato che derivasse dallo spazio o da Togartu.
Troppe misure di sicurezza, in fondo si trovavano in un luogo sicuro, tra... amici... Amici. Mentre lo pensava Kevin si rese conto che aveva detto quella parola troppo frettolosamente... in fondo chi era amico e di chi?
Soprattutto ora, dopo la morte di Mokt...
A ogni modo il computer avrebbe segnalato automaticamente ogni comunicazione sospetta, anche sul canale Delta...
Gia'... il canale Delta. Chissa' che cosa aveva in mente T'eyan...
Si era sorpreso la notte prima di trovarsela di fronte...

T'eyan aveva quasi un fiuto inconfondibile per fargli visita sempre nei momenti meno opportuni... Aveva appena finito di fare una doccia calda e rilassante nel suo alloggio e aveva appena fatto in tempo ad indossare un asciugamano che copriva a malapena il suo corpo all'altezza della vita, evidenziando il suo torace muscoloso e umido, senza lasciar nulla all'immaginazione ed era corso ad aprire la porta, dopo il secondo avviso della Vulcaniana...
Alcune gocce d'acqua si staccavano dai suoi capelli ancora bagnati, percorrevano le sue guance fino a morire sul suo collo nudo...
T'eyan lo guardo', un po' sorpresa e un po' stupita dall'avvenenza del navigatore e dalla situazione. Quel corpo statuario avrebbe provocato forti sensazioni in qualsiasi donna. Forse se non fosse stata una Vulcaniana, se fosse stata ad esempio la Bajoriana avrebbe anche abbozzato un sorriso e magari un complimento, ma lei si disse, non era la Bajoriana...
- Mi dispiace averti interrotto, Kevin - disse T'eyan.
- Oh ... non preoccuparti. Stavo appunto finendo il mio bagno rilassante, ne ho bisogno alla fine di ogni turno...
C'e' qualcosa di importante che devi comunicarmi?
Kevin aveva imparato molte cose su T'eyan. La discussione intercorsa tra loro a Togartu li aveva avvicinati molto, avevano imparato a rispettarsi a vicenda.
Lei era la persona che piu' gli ispirava fiducia sulla nave, la persona alla quale avrebbe affidato la propria vita senza pensarci su ... Del resto sapeva che in questa nuova avventura che aveva scelto di vivere si sarebbe dovuto affidare a qualcuno che gli proteggesse le spalle... qualcuno che non lo tradisse e sapeva di aver individuato in lei la persona giusta...
Sebbene non tradisse alcuna emozione, lui la guardo' nell'unico occhio che aveva e capi' immediatamente che la cosa che stava per dirgli era della massima importanza... Si asciugo' come poteva e si preparo' ad ascoltarla con estrema attenzione.

- Siediti e ascolta, Kevin. Tu sei nuovo del gruppo, ma io credo di potermi fidare di te. Ho bisogno del tuo aiuto.
- Del mio aiuto? Cosa posso fare per te, che non rientri gia' nei miei compiti?
- Ho bisogno di qualcosa in piu' Kevin... ho bisogno della tua fedelta'. Quello che sto per chiederti deve rimanere fra noi, non devi parlarne con nessuno e se deciderai di non accettare devi promettermi che manterrai segreta questa nostra conversazione.
Kevin riusciva a malapena a contenere la propria ansia... cosa stava accadendo?
Cosa diavolo voleva da lui... e se... No, no, conosceva bene la persona che aveva di fronte... o perlomeno cosi' pensava...
- Puoi fidarti di me. Parla pure liberamente.
Lo aveva detto, ma dentro di lui non era veramente chiaro. Lo aveva fatto perche' era sicuro di potersi fidare di lei, ma se quello che gli stava chiedendo avesse messo in pericolo la sicurezza della nave o dell'equipaggio? Cosa avrebbe fatto? Questi pensieri albergavano nella sua mente ed era sicuro che lo avrebbero accompagnato tutta la notte...
T'eyan racconto' tutto a Kevin e lui stette adascoltarla fino a tarda notte... poi quando ebbe finito, si alzo', strinse la sua mano e lo guardo' per un'ultima volta... dicendo...
- Conto su di te, Kevin e ricorda, solo noi due sapremo...
- A domani ... T'eyan

La porta si era richiusa dietro di lei con un sibilo quasi impercettibile e T'eyan si era allontanata nei corridoi della nave, mentre Kevin era rimasto per qualche attimo perplesso...
Si era infine levato anche l'ultimo indumento che copriva il suo corpo e si era addormentato..."

Non sapeva esattamente cosa avesse in mente ma aveva approntato tutto cio' che lei gli aveva richiesto, anche se ancora non sapeva se lo avrebbe fatto...
La plancia era silenziosa e tranquilla. Aldea stava osservando le letture del computer di bordo, e probabilmente aspettava notizie dal Capitano, era necessario avere i pezzi di ricambio per avere la tranquillita' assoluta e poter finalmente partire da li'...
Tutto sommato non gli piaceva molto Togartu. Probabilmente non si era abituato all'idea...
Kevin era assorbito dai suoi pensieri, quando improvvisamente noto' la spia lampeggiante...
Non era possibile... Doveva sbrigarsi...
Improvvisamente la tensione lo avvinghio'... Una goccia di sudore si impadroni' della sua pelle...
Non aveva tempo, T'eyan era stata chiara. Lui lo sapeva ed aveva accettato... ma ora ebbe un attimo di esitazione... del resto lei non era il Capitano... ma... al diavolo aveva dato la sua parola...
Le sue mani scivolarono di nuovo sulla console... effettuo' i collegamenti necessari e nel giro di pochi secondi in plancia e in tutte le sezioni della nave echeggiarono delle voci, dapprima deboli e poi sempre piu' nitide...

"Significa che non possiamo piu' aspettare, per prendere il controllo della nave. Dobbiamo convocare tutti gli altri, ed agire adesso, o i pirati fedeli a Jolar'Nat ci contrattaccheranno quando siamo ancora male organizzati, e riusciranno ad avere la meglio."

Aldea ebbe un sussulto come del resto gli altri membri dell'equipaggio.
Si volto' di scatto verso Kevin, ma lui che aveva intuito l'atteggiamento perplesso e preoccupato del suo vicecomandante l'anticipo'...

- Aldea, e' un'idea di T'eyan. Mi ha chiesto di collegare tutta la nave, isolando il punto di partenza, ad un comunicatore che agisse ad una determinata frequenza, noi lo chiamiamo segnale Delta, e che avrebbe attivato lei stessa nel caso fosse stata in pericolo o avesse scoperto dei traditori. Ha detto che era l'unico modo per farli uscire allo scoperto...
- Bastardo, avresti dovuto avvisarmi... Cosa sta succedendo? Localizza il punto di provenienza e cerca di scoprire di chi sono le voci...

"Non siamo ancora pronti! E poi, come facciamo?" - "Senza i pezzi di ricambio che sta portando Jolar'Nat..."
"Lo so. Quei pezzi di ricambio ci occorrono." - fece Tari - "Ma non abbiamo altra scelta: ci hanno scoperti. Preferisci forse andare a crepare nella Fossa, come Ted?"

- Localizzati... Aldea, sono sul ponte 6, nell'alloggio di G'Kourn.
- Computer identificare i membri dell'equipaggio nell'alloggio di G'Kourn.

"E di lei, che facciamo?" - "La facciamo fuori?"
"Lei conosce tutti i codici di comando della nave. Potrebbe esserci utile averla in mano, se Aldea non dovesse essere propensa a collaborare. Trasferiamola in cella di sicurezza. Francine badera' a lei, che non commetta scherzi, mentre noi prendiamo possesso della nave."

Computer: " 4 membri dell'equipaggio presenti nell'alloggio di G'Kourn. G'Kourn, Tari, Kam, T'eyan"
Dopo alcuni secondi...
Computer: " 3 membri dell'equipaggio presenti ora nell'alloggio di G'Kourn"




:: Diario 003 : K'Tar - Ammutinati!

Sala Macchine
5 minuti prima

K'Tar era seduto davanti alla consolle con cui aveva scannerizzato ripetutamente tutte le registrazioni presenti sulla nave, per recuperare ogni dato possibile che fosse sfuggito alla distruzione dei database di bordo operato durante l'abbordaggio.
Uno dei banchi di memoria secondari, rimasto isolato a causa di un guasto ad uno dei subcollettori, sembrava contenere ancora dei dati.
Risalivano a parecchio tempo addietro, a prima che la nave fosse consegnata nelle mani della Repubblica di Leetah.
I dati risultavano criptati, ma nulla che una mente usa a tali sottigliezze potesse decifrare. Questa e un programma di decriptazione federale acquistato a caro prezzo su Togartu.
-Ma pork...- imprecava K'Tar mentre leggeva i file appena decriptati - tanta fatica per dei XXXXX di diari di un XXXXXXXXXXXXX comandante della Federazione... almeno ci fosse qualcosa di piccante - e concluse la frase colpendo la consolle coi pugni.
Kevler si girò sentendo il compagno che inveiva contro la consolle. Stava saltellando per la sala tenendosi il braccio fasciato. Lo fissò indeciso sul da farsi.
- Bell'idea tirare pugni al computer ridotto come sei - lo canzonò.
K'Tar gli lanciò un'occhiata feroce, che sicuramente avrebbe spaventato l'umano, se non fosse per i lacrimoni che gli solcavano il volto.
Ci fu uno scoppio di risate mentre l'altro agitava la mano nel vano tentativo di alleviare il dolore.
Quando il dolore si attenuò, sbuffando, tornò al monitor deciso a cancellare quegli inutili dati appena recuperati. Poi però ci ripenso'. Uno dei file non era una registrazione personale.
Era una qualche sorta di progetto denominato TR-116 e collegato ai dispositivi di replicazione.
- Computer, analizza progetto TR-116 e visualizza la rappresentazione sul monitor -
Sullo schermo apparve lo schema di una sorta di fucile e di un visore oculare.
- Mhmm, interessante. Computer, puoi replicare l'oggetto? -
- Negativo. Il dispositivo risulta essere un'arma. Per effettuare tale procedura e' necessaria l'autorizzazione di un ufficiale in comando - disse con voce calma e vellutata il computer di bordo.
Kevler sentendo la risposta del computer si avvicinò all'Orioniano e chiese - Ma che diavolo stai facendo? Non dovresti controllare i sistemi? -
- Non ora, sono impegnato a far capire chi comanda a questo maledetto ammasso di circuiti federale. E poi i sistemi sono tutti a posto e finché non abbiamo quegli stramaledetti pezzi non possiamo fare altro - chiuse il discorso seccato.
- Ma se l'ordine provenisse da uno dei comandanti potresti replicarlo?- chiese nuovamente diretto al computer.
- Negativo. Non posso replicare il meccanismo energetico K-R54, tale dispositivo e' composto di duranio per il 5%, terreghio 14 per il 32.8%, cristallo teragerico per il 26.7%, dilitio bifasico per il 32.5% e raxox 223 per il 3%. Inoltre tale struttura risulta dover essere esposta per 3.25 secondi ad una radiazione di 3.78943-
- Lascia perdere come e' composto un dispositivo di carica energetica teradilitico portatile - interruppe sbrigativamente lo sciolinare di dati - Mi sembra che nel magazzino dei ponti inferiori ci sia una scorta di cariche. C'è anche qualche dispositivo K-R54 tra le scorte? -
- Affermativo. Risultano 15 dispositivi K-R54 nel magazzino 3 -
- Bello, ora che puoi far funzionare quell'aggeggio non ti resta che chiedere a Jolar'Nat o a T'eyan l'autorizzazione a replicarlo - lo canzonò divertito l'altro ingegnere.
- Non dire stupidaggini. Sai benissimo che il Capitano è da qualche parte a cercare i pezzi per la nave. Però T'eyan o Aldea potrebbero... -
- Ti ci vedo proprio a convincere quelle due a lasciarti mettere le mani su un qualche genere di fucile segreto federale... se sei fortunato ti rideranno in faccia... -
- Non dire cavolate, la Vulcan non lo farebbe mai -
- E' vero, quella ti userebbe come bersaglio per le esercitazioni di tiro -
- A meno che non si utilizzi un... - disse fregandosi le mani e lasciando la frase in sospeso.
- Che cosa? Attento che se ti pescano a fare qualche scherzetto, quelle ti spolpano vivo. Non devo ricordarti quello che è capitato a Ted nella Fossa ieri -
- Basta che qualcuno tenga la bocca chiusa -
- Anche se non parlo io, sicuramente lo sapranno gia'. Figurati se non hanno seminato di microspie l'intera nave, e specialmente i posti chiave dove c'e' gente di cui non si fidano... -
- Ma dai? Tu credi che non si fidino di un bravo ragazzo come me? Ma cosa te lo ha fatto pensare? - e tamburello' sulla tasca della manica del giubbotto che in tutta risposta emise un leggero bip, segno che qualche sorta di dispositivo era in funzione.
Kevler lo guardò un po' preoccupato. Sicuramente K'Tar aveva in serbo delle sorprese, ma non sapeva ancora quali.
Tutto ad un tratto la conversazione fu interrotta da delle voci provenienti dai comunicatori. Era la trasmissione di qualche sorta di dialogo tra una voce maschile ed una femminile a cui si aggiunse una terza voce. Stavano parlando d'ammutinamento e del fatto che avevano catturato T'eyan. La voce femminile era quella di Tari, e una delle altre due era quasi sicuramente quelle di un Klingon.

Plancia
Ora

Sul ponte Aldea guardava il navigatore furiosamente.
- Voglio sapere chi è stato teleportato dal ponte 6 e dove! IMMEDIATAMENTE!! - ordino' la donna furiosamente. E rivolgendosi a Kevin - Idiota. Adesso anche gli altri ammutinati sapranno che sono stati scoperti. Come può T'eyan aver fatto un errore tale? -
L'addetto ai sensori rispose - Signora, il teletrasporto è stato effettuato su T'eyan, ma non riusciamo a capire dove sia stata portata. Non hanno usato uno dei teletrasporti della nave. Risultano inattivi - e dopo essere stato interrotto da un segnale di allarme proveniente dai monitor dei sensori - ma che XXXXXX, adesso tutti i nostri teletrasporti risultano bloccati -
- Chi e' stato a inserire i blocchi? -
Dar'en, il Tamariano addetto ai sensori le rispose - L'ordine è partito da... - e non fece in tempo a finire la frase che si giro' verso la postazione del tattico occupata in quel momento da Hashid che stava scomparendo in un nugolo di scintille - ...T'eyan su questo ponte -
Subito una scarica di faser attraversò la nuvola di luce che il teletrasporto aveva prodotto, andando a colpire una delle porte del turboascensore di dritta, facendo esplodere scintille tutt'attorno.
- Alzate immediatamente gli scudi. Non voglio che nessuno scenda o salga a bordo con qualche teletrasporto. Inserite anche i campi di forza su tutti i ponti! -
- Non possiamo, con i motori non in funzione, non possiamo attivare sia gli scudi che i campi in tutta la nave - intervenne Kevin - Riusciremo a fatica ad alzare gli scudi, ma solo al 75% -
- Attivate, non voglio che quei XXXXXXXX sfuggano -
Immediatamente gli scudi furono attivati, tranciando di netto gli ormeggi che collegavano la Drakan alla piattaforma di riparazione. Certamente SonMot gli averebbe fatto pagare profumatamente le riparazioni alla piattaforma.
Ma Aldea non stava pensando a questo.
Aveva un solo pensiero: trovare i traditori e punirli come meglio si meritavano.
E non sarebbe stata una cosa piacevole.
Almeno per loro.

Nell'alloggio di G' Kourn apparve una seconda nuvola di scintille.
I tre puntarono immediatamente i faser pronti a fare fuoco. Erano regolati alla massima potenza.
La figura che emerse era quella di Hashid.
- Ci hanno scoperti. Aldea sa che stiamo prendendo il controllo della nave. Ho attivato il blocco della Fase 1. Oramai dovrebbe iniziare la Fase 2 - cosi' dicendo fisso' il Klingon in attesa di un suo ordine.
Questi si diresse verso la parete di fianco di ciò che definiva letto. Fece scorrere uno dei pannelli rivelando una nicchia nascosta al cui interno vi erano sei maschere con infralenti e respiratori. Ne prese tre e le lanciò agli altri occupanti nella stanza, ne prese una quarta e si diresse verso la porta. Prima di uscire si accerto' che nessuno li stesse aspettando.
Si diressero verso i turboascensori.
- Voi andate all'altro ed aspettate il segnale - ordinò a Kam e Hashid che subito sparirono dietro l'angolo verso l'altro turboascensore.
- Qui CapoSquadra 1 a Squadra 2 e 3, il lavoro deve essere fatto adesso. Ripeto: adesso. Muoversi subito - disse chiudendo la comunicazione.
Dopo meno di un minuto dal comunicatore di Tari, la voce di Kam disse - Siamo in posizione -
- Plancia - ordinò al computer G' Kourn.
A meno di un ponte di distanza ordino' di bloccare l'ascesa - Com'e' la situazione? - chiese rivolgendosi a Tari.
- Non rilevo nessun movimento in plancia - rispose la donna guardando i dati che lampeggiavano sul tricorder che teneva in mano.
- Risulta anche a voi? - chiese attivando il comunicatore da polso.
La risposta arrivò subito - Nessun movimento anche per noi -
- Bene, procediamo - e chiudendo la trasmissione infilò la maschera. Tari lo imito' immediatamente.
- Prosegui la salita - ordinò al computer.
Quando la porta del turboascensore si aprì, un ondata densa di fumo verdastro invase la cabina dell'ascensore.
Immediatamente, le maschere iniziarono a filtrare l'aria ed a sostituire la sostanza fumosa con una miscela respirabile. Le lenti a infravisione si attivarono, mostrando una ricostruzione spettrale delle emissioni di calore della plancia. Uscendo dal turboscensore videro le sagome degli altri due compagni che facevano lo stesso dal secondo turboascensore che portava al ponte di comando.
- L'idea di inserire del gas neuroparalizzante nelle condutture di ventilazione del ponte e' stata ottima. Nessuna resistenza - aggiunse spavaldamente G'Kourn guardando le forme inermi degli ex-compagni sparse per la sala. Respiravano ancora, ma nessuna poteva muoversi. Il gas era rapido quanto efficace. Nessuno avrebbe potuto sfuggire ad una trappola del genere visto che nessuno aveva delle maschere a controllo atmosferico come le avevano loro.
- Squadra 2, come procede? - chiese aprendo il comunicatore.
- Nessun problema. Credo che riusciremo a finire il lavoro nei tempi decisi - ripose una voce calma e distaccata.
Una seconda voce sostitui' la prima - Squadra 3, abbiamo dei problemi. Questi due fanno resistenza, sembra che ci aspettassero -
- Maledizione. Non uccideteli entrambi, uno ci serve ancora. Sbrigatevi a concludere il lavoro. Quando avremmo terminato qua, vi manderò degli aiuti. Chiudo -
Si diresse verso la poltrona del Capitano, ora occupata dal corpo inerme di Aldea. Sembrava riversa su un fianco, con il volto stretto in una mano, come se avesse cercato di allontanare la nube mortale con la semplice mano.
- Stupida, non so come tu abbia fatto a sopravvivere per tanto tempo. La tua fama di guerriera era esagerata, ma forse quella a letto... -
Non fece in tempo a terminare la frase che figura seduta sguscio' di lato ed una fredda lama gli toccò la gola. Una voce distorta, ma riconoscibile, finì la frase per lui - ...e' meritata come quella di guerriera, e se non stai calmo ti daro' assaggio anche quella di maestra nell'uso delle lame avvelenate -

Sala Macchine
10 minuti prima

Dopo aver ascoltato la strana discussione degli ammutinati al comunicatore, Kevler e K'Tar si guardarono sbigottiti.
- Che bella carriera che si fa su una nave pirata. Prima ti rubi una nave e poi te la fai rubare a tua volta- borbottò l'Orioniano.
L'ingegnere lo guardò sbigottito -E tu pensi a queste XXXXXXX proprio in un momento del genere?-
- E che vuoi che mi metta a fare? A correre per la sala disperandomi come una femminuccia dagosiana? -
- Dovremmo prepararci a difendere noi e la nave -
- Ti faccio presente che nessuno a bordo ha il permesso di portare armi, salvo quelli della sicurezza, e da quello che ho capito dal discorsetto che abbiamo appena sentito, temo che non ci si possa fidare molto di loro -
- Ma non possiamo rimanere qua a rigirarci le mani -
- Una cosa la possiamo fare. Computer. Blocca le porte d'accesso alla Sala Macchine. Autorizzazione di Priorità 1. K'Tar 911 8499F26489486549 1210B292184297A4 11052248240A4460 4F100000000EEEEE EEE00000003CC61E 630A52092924A412 528630239E129041 0C2520929F318118 -
Subito le porte si chiusero.
- Come fai ad avere un codice di Priorità 1? Solo i Comandanti della nave possono averlo -
- Questo su una nave Federale. O su una qualsiasi altra nave il cui computer non sia passato sotto le mie mani - fischiettò K'Tar.
- Bellissima mossa! Ora siamo intrappolati qua dentro come topi! - gli invei' contro il compagno.
- Non l'ho fatto per intrappolare noi, ma per tener fuori loro - e subito dopo un gran frastuono di giunse dal portello che conduceva al ponte superiore, verso il ponte 8.
- O XXXXX, gli ammutinati cercano di entrare -
- Non necessariamente. Potrebbero essere anche i "nostri". Purtroppo non possiamo saperlo ne' fidarci di alcun altro membro dell'equipaggio -
- Com'è che ti fidi di me? -
- Non chiedermelo. A dire il vero non lo so nemmeno io. Ti consiglio però di non farmici pensare troppo. Potrei cambiare idea - disse K'Tar sorridendo a Kevler.
Questi, innervosito, guardò verso i monitor dei sistemi. Alcune luci intermittenti segnalavano che i teletrasporti erano stati disabilitati e che erano stati sparati parecchi colpi di faser. Oramai girare per la nave non era più consigliabile. Sicuramente molti non avevano abbandonato le vecchie e care abitudini di girare armati.
- Credo che anche a noi serviranno delle armi - e così dicendo, l'Orioniano stacco' un pannello dal muro, rivelando un piccolo nascondiglio che ospitava tre disgregatori klingon, delle cariche esplosive e un medikit portatile.
- Sempre previdente - lo canzonò seriamente l'amico.
- Sono trucchi che imparerai anche tu. Sempre che tu sopravviva -
- E adesso che si fa? Aspettiamo che sfondino le porte? -
- Direi che sarebbe meglio farci una passeggiata. Magari attraverso i condotti al plasma, tanto finché i motori sono spenti non dovremmo avere problemi -
- Andiamo su in plancia. Aldea sicuramente saprà cosa fare -
- Si potrebbe fare, ma io preferisco fare un salto al magazzino 3. Visto che possiamo avere un vantaggio, perché non sfruttarlo? -
- Non sono d'accordo, io... -
- Se vuoi andare, vai. Io scendo... ma non prima di aver lasciato dei regalini a chiunque cerchi di mettere mano sulle mie consolle - e si diresse verso i comandi. Aprì veri pannelli e vi inserì le cariche esplosive. Registro' un breve messaggio ed impostò dei codici.
Kevler valutò che sicuramente aveva già pianificato una mossa del genere, era troppo veloce e preciso. Forse, dopotutto, un po' di paranoia serviva a bordo di una nave pirata.
Il tutto fu pronto in meno di 5 minuti.
Finita l'opera, bloccarono i sensori interni della nave. Nessuno avrebbe potuto utilizzare la rete di sensori interni per agganciando il segnale dei comunicatori o individuandoli come forme di vita in movimento per poi teletrasportarli come avevano fatto durante l'abbordaggio.
- Ora la Sala Macchine è inutilizzabile. Chiunque cercherà di manomettere uno solo dei miei piccolini, finirà come tinteggiatura della stanza... chissa' di che colore diventeranno i muri? Tu che ne dici? -
Schifato Kevler gli rispose - Tu non sei normale -
- E chi lo è mai stato? - e si tuffò nel condotto.




:: Diario 004 : Aldea - Sezione sicurezza

Data: 14/01/2381
Ore: 01,00
Luogo: Drakan

Gas si precipito' nella sezione sicurezza. - Muoviti! Ci hanno scoperto, non hai sentito? Dobbiamo portare via la prigioniera! - disse a Francine.
Lei gli punto' il faser contro, ma non sparo', incerta.
- Non star li' impalata! - ringhio' Gas. - Dobbiamo agire rapidamente se vogliamo salvare la pelle.
Francine continuo' a tenerlo sotto tiro. - Non mi freghi, - disse diffidente. - Tu sei uno dei fedelissimi di Aldea.
Gas sbuffo' spazientito. - Ma possibile che debbano toccare tutte a me? Apri le orecchie, bellezza. Io SONO di Aldea, e questa probabilmente e' l'unica occasione che ho per tornare ad essere un gatto libero. Per questo mi sono unito a voi. Forse non lo sai, ma Aldea mi ha comprato al mercato degli schiavi e non mi ha certo liberato. Non ha bisogno di usare delle catene per tenermi sotto controllo. La conosci. Stai tranquilla che se sgarro non me la fa certo passare liscia. Guarda. - Cosi' dicendo comincio' a sbottonarsi la giacca.
- Niente scherzi - lo avverti' Francine, regolando il faser alla massima potenza.
- Tranquilla, voglio solo farti vedere una cosa - disse Gas togliendosi la giacca lentamente. Francine sussulto' vedendo i lividi ed i tagli che il pelo arancione non riusciva a nascondere completamente.
- Ora mi credi? E poi come avrei fatto a sapere che T'eyan era qui se non me lo avesse detto il vostro capo. Gia', probabilmente non si fida abbastanza di te. Scommetto che non sai neppure chi sta appoggiando i ribelli.
Francine lo guardo' turbata. Aveva sentito dire che Aldea aveva pochi scrupoli ma non immaginava che arrivasse a tanto. - Certo che lo so - disse. - Non mi sarei unita ai ribelli se non fossi stata sicura che avevano un buon contatto.
Il dubbio affioro' di nuovo nei suoi occhi. - Perche' non me lo dici tu chi e', piuttosto.
- Maledizione, ci saranno addosso tra poco e mi fai perdere tempo con gli indovinelli. Ma se questo ti convincera', va bene. Si tratta di Croogot.
Finalmente Francine abbasso' l'arma. - E' esatto, - disse. - Dovevo essere sicura di te. Non mi avevano detto che eri dei nostri.
Si giro' e apri' la cella. - T'eyan e' ancora fuori combattimento. Non ci dara' probl...
Un dolore lancinante la colpi'. Francine guardo' esterefatta il sangue, il suo sangue, che stava colando sul pavimento, prima di svenire.
Gas rinfodero' gli artigli, prese il faser dalle dita contratte di Francine e se lo infilo' nella cintura. La perquisi' accuratamente, per vedere se aveva altre armi ma non trovo' nulla.
Poi entro' nella cella e trascino' T'eyan fuori, accanto al corpo di Francine.
- Accidenti quanto pesa - sbuffo'. - Quella Bajoriana cucina troppo bene, stiamo ingrassando tutti. Ci voleva proprio un po' di moto.
Diede a T'eyan qualche leggero buffetto sulla guancia, per vedere se si riprendeva. Meglio essere cauti con un guerriero...

Anche stavolta la fortuna aveva premiato la sua audacia. Come tutti aveva sentito la conversazione che era stata diffusa per la nave.
T'eyan gli era simpatica. Non era molto sicuro che se l'avessero usata come ostaggio Aldea avrebbe ceduto allo loro richieste. In situazioni del genere diventava veramente imprevedibile, la sua sete di vendetta avrebbe potuto facilmente mettere in secondo piano la vita della Vulcan.
Cosi' aveva usato la testa ed era andato in tutti i luoghi piu' probabili dove potevano averla portata fino a quando non aveva trovato quello giusto.
Non aveva mentito del tutto a Francine. Aldea lo considerava veramente "suo" ma c'erano piu' vantaggi che svantaggi in questa situazione. E poi non avrebbe certo rovinato una sua "proprieta'".
Le ferite che avevano mostrato a Francine erano ancora la conseguenza del pestaggio subito dagli uomini del Bleeding Rose, mentre le piu' recenti se le era procurate durante la rissa che era scoppiata in un bar a Togartu, quella che aveva abilmente attizzato la loro nuova cuoca.

Adesso sapeva anche chi c'era dietro a tutto questo, quel Croogot.
Aldea ne sarebbe stata felice. Almeno avrebbe avuto un bersaglio contro il quale scagliarsi.
Yel e Pai, le sue spie, non ne erano sicure. C'erano anche un altro paio di nomi nel loro elenco. Quel bastardo aveva coperto bene le sue tracce.
Era stato proprio fortunato - penso' tra se' Gas. Se non avesse indovinato il nome giusto Francine gli avrebbe certamente sparato. Ma cos'era la vita senza rischio?
Francine si lamento' piano. La ferita era dolorosa ma non l'avrebbe uccisa.
Se l'avesse finita sarebbe stato meglio... per lei. Ma Aldea odiava quello che chiamava "spreco di materiale".
Come cadavere non serviva a nulla, viva poteva essere usata come ostaggio o fonte di informazioni. Poteva addirittura diventare un "premio" per qualcuno. Era abbastanza carina.

Gas spero' che non arrivasse nessuno fino a quando T'eyan non si fosse ripresa.
Non sarebbe stato facile individuare con sicurezza tutti gli ammutinati, e non c'era nulla di peggio di non potersi fidare di nessuno.




:: Diario 005 : Modred - Fuga di Mezzanotte

Data: 14/01/2381
Ore: 24,00
Luogo: Togartu

Quella sì che era vita! Togartu sembrava il posto ideale per stare lontano dalla Federazione e da certi scomodi cacciatori di taglie che non si sarebbero mai avventurati in un nido di serpenti come quel planetoide in più aveva cibo a volontà e una paga niente male che si guadagnava unicamente per cucinare due volte il giorno!
Sembrava perfetto ma purtroppo i giorni di calma erano finiti: Mokt era stato ucciso, Jolar'Nat era sparito nella ricerca dei pezzi di ricambio per la Drakan e da diversi giorni Leha aveva visto serpeggiare una strana aria nell'equipaggio dell'affascinante capo pirata.
Non che le importasse qualcosa della morte di quel Klingon... neanche lo conosceva e a dir la verità non le importava nemmeno della promessa fatta al Capitano. Modred Leha era sopravvissuta fino a quel giorno perché sapeva sempre qual era il momento giusto per levare le tende e sparire! Almeno fino a quel giorno...

Non si era fatta ancora un'idea precisa su cosa stesse succedendo finché non notò che i pochi membri dell'equipaggio di Jolar'Nat rimasti su Togartu parevano scomparsi nel nulla e le comunicazioni con la Drakan in orbita su Togartu erano state interrotte.
"Beh! Tutto finisce prima o poi, no?" disse a sé stessa mentre infilava alcuni vestiti in una sacca da viaggio.
Si sarebbe intrufolata sulla navetta Gytan, che stava salpando alla volta di BlackHeart per lo scarico di alcune merci rubate, e da lì sarebbe svanita di nuovo creandosi una nuova identità.
"Accidenti! Le barre di Latinum!!"
Prima di andarsene sarebbe dovuta passare dalle cucine! Leha aveva nascosto la sua piccola fortuna in un posto segreto lontano dal suo alloggio. Una precauzione che aveva dovuto prendere in quanto non erano pochi i pirati che volevano essere risarciti per aver "smarrito" qualcosa...
Mollò la sacca è uscì dalle sue stanze percorrendo i corridoi fino alle cucine.
Strana atmosfera veramente... non aveva mai avuto la sensazione come quel giorno di avere gli occhi puntati a dosso! Vide gruppi di pirati che interrompevano le discussioni quando gli passava vicino, sorrisi sarcastici e occhiate di traverso. Era veramente l'ora di andarsene. Eh! Sì!

Le porte delle cucine si aprirono. La stanza era immersa nel buio.
"Ma qui si rompe tutto!" sbuffò scoraggiata.
All'improvviso qualcuno la afferrò alle spalle torcendole le braccia.
"Sai pregare?"
Una voce crudele emerse dal buio, le luci si accesero e si ritrovò faccia a faccia con un pirata che le puntava un coltello alla gola mentre il suo compagno la teneva bloccata.
"Vogliamo divertirci prima?" disse l'altro uomo dietro di lei.
"Anche se è pelle e ossa è pur sempre un bel bocconcino! Dovremo essere veloci... ARGH! ARGH! ARGH!" il pirata passò la sua lingua sulla guancia di Leha che represse un conato di vomito.
"IO... IO... posso farvi avere un sacco di soldi!"
"Ah! Sì? E ci potremo comprare una bella nave con quei soldi?" Il sorriso lascivo dell'uomo le face accapponare la pelle.
"Ho delle informazioni per il vostro capo! Informazioni che pagherà molto bene! E voi sarete premiati per questo!!"
"Bene... ci andremo... dopo!"
L'alieno le strappò la casacca cominciando a frugarla dappertutto.
"Se non mi porti subito da lui non avrete mai la Drakan! Cani! La colpa cadrà su di voi quando il vostro padrone saprà che potevate evitarlo!"
"Allora ti uccideremo! Sgualdrina!"
"Razza di idiota! Vuoi avere l'oro e divertirti con me più tardi o divertirti ora per crepare poi per mano del tuo capo o di Jolar'Nat??!!"
"Gundrai, portiamola da lui... e se ci sta prendendo in giro la uccideremo!"
"Vai al diavolo... " rantolò Leha. La faccenda si complicava, sembrava impossibile che i guai venissero a cercarla di loro spontanea volontà.

I due pirati la strattonarono per corridoi e gallerie ancora scavate nella roccia del pianeta. Più si addentrava nel sottosuolo verso il centro di Togartu e più si chiedeva che diavolo avrebbe raccontato per salvarsi la pelle. Li aveva convinti di avere delle informazioni vitali quando in realtà capiva a malapena che stava succedendo. Era in atto un ammutinamento o per meglio dire un semplice passaggio di potere... e allora perché non passare dalla parte del più forte?
La sbatterono per terra e quando rialzò gli occhi cominciò a capire molte cose.

Ka'Dar la guardava infuriato
"Dannati Imbecilli! Vi avevo detto di uccidere gli altri e nascondere i corpi non di portarli qui!!"
Era nervoso, senza dubbio, stava quasi perdendo il controllo, forse le cose non andavano come avevano pensato.
"Signore... noi" azzardò uno dei pirati.
"Posso aiutarvi! Credo di poter risolvere i vostri problemi se solo mi date ascolto!" tentò la Bajoriana.
"Ammazzatela!" rispose sprezzante Ka'Dar.
"Vuoi perdere tutto così stupidamente?? Non hai un grammo di furbizia in quel tuo microscopico cervello??!!" quando la situazione si fa disperata la miglior difesa è l'attacco, no? "Dov'è il tuo capo??? Perché se sono sicura di qualcosa è che tu non sei di certo il Boss qua dentro!"
Ka'Dar emise verso di rabbia e la agguantò per il collo sollevandola da terra con tutta l'intenzione di strangolarla lentamente.
"Ka'Dar! Piantala!" fece una voce lontana.
"NON SI INTROMETTA, SIGNORE!!"
"HO DETTO PIANTALA DI FARE L'IDIOTA!!"
Il traditore cedette e la scaraventò a terra. Leha finalmente poteva riprendere fiato. Non conosceva molte facce sul pianeta, ma chi non aveva sentito parlare di Croogot?
"Spero per te, mia cara, che quanto hai detto corrisponda a verità" la voce dell'Orioniano era melliflua e il suo volto lucido e verde, malgrado fosse atteggiato ad un amaro sorriso, mostrava due occhi piccoli e crudeli che non lasciavano presagire niente di buono. Notò che l'alieno portava in mano una frusta arrotolata e macchiata di sangue.
"Voi volete la Drakan!"
Gli occhi di Croogot divennero due fessure affilate come lame.
"... ma avete dei problemi lassù... posso risolverli... o almeno aiutarvi..."
"Ho bisogno di far salire venti uomini armati bordo!"
Se aveva questa necessità allora la Drakan doveva aver alzato gli scudi ma d'altronde le riparazioni non erano state ancora completate.
"Ti aprirò un varco negli scudi... Signore!"

Non fu né facile né difficile, era solo un'altra serratura, un enigma o un puzzle da risolvere. Era stata una vera fortuna aver avuto modo di mettere le mani sul computer dell'ex Steamrunner.
Quella piccola innocente subroutine era sempre stata la sua ancora di salvezza... l'ultima carta da giocare nel caso le cose si fossero messe male.
Risedeva in un angolo della memoria centrale da quando era riuscita a scappare dalla cella e la Repubblica non aveva ancora perso contro i pirati. Piccola, versatile, la subroutine era velocissima da programmare e composta da poche semplici istruzioni che passavano sempre e inevitabilmente inosservate. Lei la chiamava "Sorellina" e sarebbe stata il suo punto di appoggio con la Drakan.
In altre circostanze non avrebbe potuto comunicare con Sorellina e attivare le sue molteplici capacità... ma i sistemi della Drakan non erano ancora operativi e gli scudi risucchiavano quasi tutta l'energia della nave... un segnale a bassa frequenza veniva ignorato confondendosi con il rumore di fondo.
"Ciao Sorellina, facciamoci un giro..." disse la Bajoriana "Tenete pronti i teletrasporti!"
La consolle aprì un contatto con la Drakan.
Due squadre di pirati armati era già in posizione. Bastavano solo quattro secondi per gruppo per teletrasportare tutti sulla nave. Fu sufficiente interrompere l'energia agli scudi e deviarli in modo che il computer di bordo interpretasse il tutto come un banale calo di tensione.
Gli scudi caddero.
"Ora!"
I ribelli si dissolsero uno dopo l'altro e il trasferimento finì un centesimo di secondo prima che la nave di Jolar'Nat rialzasse le difese.
Croogot incrociò le braccia e si concesse una risata agghiacciante.
"Bel lavoro, ragazza mia! La nave è nostra!" Poi si rivolse ai due pirati. "Tu! Prendila e portala in una cella!"
"Ma signore! Ormai sono dei vostri! Non vi fidate di me?"
"In genere apprezzo molto i traditori che mettono al mio servizio le loro capacità..." l'Orioniano mentre pronunciò quelle parole guardò Ka'dar che strinse i pugni con forza facendosi sbiancare le nocche " ...ma per il momento preferisco farti controllare. Quando G'Kourn, se è ancora vivo, assumerà il comando della nave ne riparleremo"
Il pirata la prese per un braccio e la portò fuori dalla sala.

Leha pensava freneticamente a cosa fare e infine si convinse che la cosa migliore era starsene in cella calma calma... se Croogot avesse avuto la meglio sarebbe diventata un membro del suo equipaggio. Se per un qualche miracolo Jolar'Nat riuscisse a riprendere il controllo poteva sempre dire di essere stata catturata con l'inganno... d'altra parte l'ultimo comando di Sorellina serviva per cancellare completamente le tracce che potevano ricondurla a lei.

Mentre camminavano in un corridoio semibuio con delle porte rinforzate lungo i lati, il pirata la bloccò e sfoderò di nuovo il suo coltello.
"Ka'Dar ti manda i suoi saluti. Non si fida di chi tradisce così velocemente!"
Era impossibile sciogliersi da quella stretta. Leha scalciò all'indietro facendo leva ad una parete e mandò a sbattere l'uomo contro la porta di una delle celle.
Da una piccola finestrella della porta scattò un braccio muscoloso che cinse il collo del pirata e gli torse la testa con un movimento secco. La Bajoriana sentì le vertebre frantumarsi e il corpo del pirata che si afflosciava privo di vita.
Appena libera fece per fuggire al lato opposto del corridoio ma la mano che spuntava dalla porta la prese per i capelli.
Una voce colma d'ira rimbombò da dentro la cella.
"Sono Jolar'Nat! Fammi uscire immediatamente o ti spacco la testa!!"
Leha aveva le lacrime agli occhi! Non poteva liberarsi dalla presa senza scotennarsi e il coltello del pirata era finito troppo lontano per poterlo raggiungere. Velocemente sbloccò la porta chiusa da un rudimentale chiavistello e la mano la lasciò.
Con un calcio Jolar'Nat spalancò la porta.
Leha temette che l'avrebbe uccisa seduta stante. La faccia del pirata era così distorta dalla rabbia e dall'odio che a malapena ricordava il gentiluomo con cui aveva parlato giorni prima.
Il capitano era a torso nudo e la sua schiena sanguinante mostrava i segni di recenti frustate.
"Sa... salve capitano... giornataccia, vero?"

Jolar'Nat sente ancora bruciare sulla schiena i colpi di Croogot e pensa ad un modo, uno qualsiasi per vendicarsi.
Khetta è ancora chiusa in una delle celle nel rifugio dell'Orioniano e si domanda se uscirà viva da tutto questo.
La Drakan è di nuovo invasa dai pirati ribelli e dagli sgherri di Croogot.
In quanto a Leha... mah! Si sente stretta tra due fuochi e ogni mossa che fa per cercare di salvarsi pare invischiarla nei guai sempre di più...




:: Diario 006 : Jolar'Nat - Chi sbaglia paga

Data: 14/01/2381
Ore: Dalle 22:00 alle 2: 00 circa
Luogo: Togartu, livelli minerari intermedi in disuso.

Un possente manrovescio.
- Su forza, non dirmi che sei già stanco di rivedermi! -
Nella nebbia rossastra che offuscava il campo visivo di Jolar 'Nat emerse un viso spigoloso dalle tonalità smeraldo.
-Ecco bravo così, credevo che il famoso Jolar 'Nat fosse più resistente alla tortura, non ho quasi iniziato!.-
Jolar'Nat sollevò appena il capo sanguinante, l'Oroniano afferrò brutalmente i suoi capelli e gli torse la testa in modo che l'occhio rimasto sano fosse all'altezza della sua faccia.
- Mi riconosci lurido schiavo? -
- Cc.Croo.bastardo .-
- Ah ah ah, mi hai riconosciuto, vedo non hai scordato le carezze della mia frusta... Mi dispiace per il tuo occhio, Tior non è ancora abile, lo sto addestrando nella sottile arte della tortura senza fine, ma è ancora piuttosto impetuoso. Per punizione l'ho costretto ad occuparsi di due tuoi sottoposti, erano ancora meno resistenti di te, non hanno retto a lungo... e ora Tior si annoia .-
L'orioniano lasciò ricadere pesantemente la testa di Jolar'Nat e si allontanò dalla stanza.
Il capo pirata si guardò attorno, la camera in cui si trovava era piuttosto spoglia: due catene che lo reggevano, un carrello su cui erano appoggiati gli attrezzi di Croogot ed un vetro che dava su un' altra stanza, probabilmente un finto specchio che permetteva di seguire quello che succedeva dall'altra parte.
Jolar'Nat raccolse quasi inconsciamente questi dati, poi svenne.

[Il continuo si interlaccia con quello di Leha, da "La sbatterono per terra e quando rialzò gli occhi cominciò a capire molte cose." A "Croogot incrociò le braccia e si concesse una risata agghiacciante"]

Riprese conoscenza, inseguito anche nei suoi incubi dalla voce melliflua di Croogot, non, non era un sogno, sentiva realmente la sua voce, ma nella stanza non c'era nessuno, sollevò faticosamente lo sguardo e vide che la stanza oltre al vetro era occupata: Croogot, Ka'Dar, la giovane Bajoriana, Lena o qualcosa del genere ed un altro paio di tirapiedi dell'Orioniano.
Probabilmente la donna era stata catturata e ora sarebbe stata uccisa, invece, come poté facilmente sentire tramite l'interfono presente, la Bajoriana stava passando vigliaccamente dalla parte del suo ex-padrone e stava praticamente condannando a morte altri fedeli di Jolar'Nat teletrasportando sulla Drakan uomini di Croogot bypassando i sistemi con un suo programma. Se solo avesse avuto il suo collo fra le mani...
Mentre la traditrice lavorava sulla consolle, Croogot lanciò un ghigno allo specchio, assaporando la totale sconfitta del suo vecchio schiavo.
Poco dopo Jolar'Nat fu semplicemente scaraventato in una cella.

[Pezzo di Leha da "Il pirata la prese per un braccio e la portò fuori dalla sala." A "Sa... salve capitano... giornataccia, vero?"]

Jolar'Nat la fisso' con l'occhio buono poi farfugliò qualcosa.
- No. Non ancora, cerca una Tellarite nelle celle e liberala, io arrivo subito.-
- Ma.. oh va bene... accidenti a me e a questi selvaggi senza cervello.-
Jolar'Nat ripercorse lentamente la strada verso la sala delle torture, il torace lacerato ed il viso deturpato bruciavano terribilmente, ma faticosamente raggiunse la stanza, che era vuota, raggiunto il carrello osservò per un attimo i vari giochi di Croogot, su alcuni dei quali c'erano ancora dei brani della sua pelle, poi prese un pugnale seghettato ed un paio di aggeggi preferiti dall'Orioniano e ritornò alle celle.

Leha trafficò velocemente con la chiusura della cella:
- Chissà perché si prendono la briga di chiuderle queste celle, tanto è un gioco da ragazzi aprirle... click. Ecco fatto, sei libera ragazza!-
- Ottimo lavoro! - Leha non si era accorta del ritorno di Jolar'Nat intenta com'era nell'aprire la cella, sentì un lieve pizzicore alla base del collo e sollevò il braccio per scacciare il fastidioso insetto, ma incredibilmente il braccio non si mosse di un millimetro, che strano, il pavimento sembrava venirle addosso, crack... un lampo di dolore quando le si fratturò il naso in seguito al violento impatto, ma nonostante ciò ogni parte del suo corpo rifiutava ancora di muoversi.
Jolar'Nat afferrò la Bajoriana inerme e la voltò in modo che potesse vederlo:
- Uno dei giochetti preferiti dal tuo nuovo capo Croogot, una sorta di inibitore motorio, l'ho applicato alla tua colonna vertebrale, potrai ancora vedere e sentire, ma non potrai muovere un solo muscolo, il divertente è che potrai ancora provare dolore!
Forse qualcuno tornerà quaggiù quando tutto sarà finito, ma chiunque esso sia avrà ben poca differenza per te, sarai condannata in ogni caso, sempre che i ratti non ti trovino prima o che il tuo stesso sangue non ti soffochi.-
La Tellarite osservava la scena incredula, Jolar'Nat aveva praticamente condannato a morte la donna che li aveva appena liberati, ma non ebbe il tempo di dire qualcosa, perché il pirata la condusse via.
Si allontanarono da quella zona ormai deserta molto lentamente dato che Khetta doveva sorreggere Jolar'Nat le cui forze scorrevano via velocemente insieme al suo sangue, riusciva a malapena ad indicare la via da scegliere nel dedalo di corridoi che caratterizzavano quella parte di Togartu.




:: Diario 007 : Yoman (fuori sequenza) - La nascita di un pirata

Data stellare: 46161.73
Data terrestre: 01.03.2369
Ore: 00.45
Luogo: Complesso residenziale 9b, colonia di Crosnen I

I vetri del suo alloggio non erano polarizzati a sufficienza; in tutta la colonia, nessuno lo era... e Crosnen era cosi' vicino da illuminare a giorno l'intero complesso, indipendentemente dal fatto che qualcuno stabilisse che fosse sera o mattina.
D'altro canto Crosnen I rivolgeva sempre lo stesso lato alla propria stella, e di certo l'idea di edificare una colonia sulla faccia buia di un piccolo planetoide di classe K non era stata presa in considerazione da nessuno tra chi, 38 anni prima, aveva stabilito che l'orgoglioso popolo di Crosnen II avrebbe dovuto battere gli odiati cugini di Crosnen III nella corsa per la colonizzazione del sistema.
A chi, o a cosa avesse giovato l'orribile installazione, nessuno poteva dirlo con certezza. La quantita' di Toledite estratta dalle viscere del pianeta era assolutamente irrisoria se confrontata con l'enorme capacita' delle centrali di estrazione e raffinazione attive lungo la cintura di asteroidi, e certamente la vita in un piccolo complesso pressurizzato, arroventato dalla vicinanza con la stella del sistema, non era preferibile a quella che il resto dei crosneniani trascorreva sui mondi gemelli.
D'altra parte gli occupanti della colonia godevano del vantaggio di sentirsi estranei ai lunghi e noiosi litigi tra Mairati (come gli abitanti di Crosnen II chiamavano quelli di Crosnen III) e Aniometi (come gli abitanti di Crosnen III chiamavano quelli di Crosnen II); inutile dire che entrambi i termini avevano una connotazione spregiativa. Altrettanto inutile notare che spesso e volentieri i contrasti non si limitavano allo scambio di insulti.

Questo a Yoman non interessava; non si era mai occupato di politica, ed era uno dei pochi coloni che rifiutava di stabilire un'appartenenza culturale.
Era nato su Crosnen I, all'interno di quel budello metallico che molti chiamavano casa: a chi diamine avrebbe dovuto importare il fatto che i genitori fossero Mairati o Aniometi?
Agli amici? I pochi che aveva la pensavano esattamente come lui, e le questioni politiche erano certamente all'ultimo posto in una lista immaginaria dei loro interessi.
Al sovrintendente della colonia? No di certo. Iriman Mo'vara disprezzava entrambi i governi, ma avrebbe fatto qualsiasi cosa per mettersi in luce - di fronte a chi, non aveva importanza - e in quel piccolo micromondo stantio l'unico valore che valesse la pena di coltivare era anche l'unico motivo per cui Mo'vara se ne stava ancora dietro alla scrivania del suo ufficio: una "corretta convivenza sociale" volta alla creazione di una "societa' armoniosa e cooperante". Gli Aniometi si sarebbero bullati di uno storico successo... ...il sovrintendente avrebbe goduto di fama, onore e soprattutto soldi, e tutti avrebbero vissuto felici e contenti.
Estrarre Toledite pareva l'unico modo di ottenere il risultato.

Disteso sulle coperte del proprio letto, con la polarizzazione dei vetri settata al massimo ma non sufficiente a mantenere l'oscurita' che aveva sempre sognato, Yoman si massaggio' il collo dolorante e provo' a stiracchiarsi lentamente. I muscoli della schiena e delle spalle erano tesi come corde di violino, e ogni movimento brusco era una lama arroventata che lo passava da parte a parte. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per un massaggio, ma non aveva mai avuto il coraggio di sprecare denaro per qualcosa di cosi' futile e dispendioso. La madre viveva nei complessi inferiori, il padre mancava ormai da 14 anni, vittima di una meschina macchinazione che nessuno aveva mai avuto il coraggio di smascherare, e una ragazza che avesse voluto occuparsi di lui non l'aveva mai avuta.
A qualcuna avrebbe anche potuto rivolgersi, ma la persona che aveva in mente in questo momento di sicuro se la passava peggio di lui; molto peggio.
= Meglio lasciare perdere. = penso' con una punta di tristezza, e giro' su un fianco il proprio corpo dolorante per togliersi dalla vista la palla di fuoco che ardeva nel cielo.
Quella notte sogno' le miniere di Toledite; luoghi infernali in cui i coloni svolgevano il lavoro che gli competeva per mettere in pratica la "corretta convivenza sociale" che stava tanto a cuore al sovrintendente.
Molte delle persone erano altamente qualificate; ingegneri, geologi, prospettori specializzati... ...e ognuno se ne stava a sudare, picchiare, scavare, come se estrarre Toledite per fabbricare il legno sintetico fosse l'attivita' piu' importante e vitale dell'universo conosciuto.
Gli abitanti della colonia erano schiavi, niente di piu', niente di meno.
Poco importava se ogni autorita' aveva sempre respinto le accuse e aveva concesso, di tanto in tanto, qualche piccola agevolazione ai coloni e ai parenti che vivevano ancora sui mondi gemelli; di fatto, nessuno poteva lasciare Crosnen I, ma tutti erano tenuti a "contribuire attivamente allo sviluppo della societa'" ...con una torcia al plasma in mano, e un disintegratore molecolare nell'altra.
Sogno' anche la ragazza dalla quale avrebbe voluto un buon massaggio, e la notte scivolo' via senza concedere il meritato riposo alle sue membra.

Data stellare: 51940.66
Data terrestre: 10.12.2374
Ore: 08.10
Luogo: Miniere di Toledite, ramo est, sezione 6

Mentre la torcia al plasma continuava a vaporizzare la roccia, e il caldo infernale che si sprigionava lo faceva sudare come un cavallo chamersiano, Yoman continuava a fissare la ragazza che lavorava accanto a lui.
Non aveva mai nascosto a se' stesso l'interesse che provava nei sui confronti da molti anni, ormai, ma non aveva mai avuto il coraggio di dichiararsi. Non era certo la timidezza a frenarlo; al contrario, nel corso degli anni il carattere spavaldo, aggressivo, irriverente ed insofferente che non aveva mai mancato di mettere in mostra gli aveva provocato parecchi guai. Non si fece scrupoli quando pesto' a sangue un amico che gli aveva rifiutato un favore, e di certo non si trattenne quando si tratto' di sabotare uno dei generatori termici del complesso per inscenare una protesta, condannando una delle guardie alla paralisi. La vita nella colonia lo aveva sicuramente cambiato ma, comunque, niente da fare: l'espulsione da Crosnen I non era una pena contemplata.
Continuo' a fissare la ragazza che conosceva da quando entrambi frequentavano il Centro Educativo 3; all'epoca erano poco piu' che bambini, ma il tempo era stato molto clemente con Cantra, plasmando il suo corpo e rendendolo flessuoso, morbido, formoso e affascinante. Con un paio di splendidi occhi color nocciola e lunghi capelli corvini che le scendevano fino alla base della schiena, Yoman si innamoro' immediatamente; in seguito, oltre all'aspetto fisico imparo' ad apprezzarne anche il carattere dolce, gioviale e premuroso.
Ed ora... era veramente triste vedere come la colonia cambiasse le persone: gli spigoli appuntiti delle ossa stavano prendendo il posto delle sue splendide forme, e ad ogni respiro profondo le avrebbe potuto contare le costole, mentre i morbidi capelli neri le erano costantemente incollati sul volto e sul collo madidi di sudore.
Cantra ci sarebbe morta, in questo posto.

Data stellare: 52475.57
Data terrestre: 23.06.2375
Ore: 14.00
Luogo: Miniere di Toledite, pozzo di sfogo 32

Il giorno dell'incidente, il caso aveva voluto che Yoman e Cantra lavorassero assieme sul fondo del pozzo di sfogo che stava per essere ultimato.
Il sovrintendente lo aveva voluto in quanto "prospettore di 4to livello"; una rapida occhiata... un parere inascoltato... e poi via con la torcia al plasma.
Molti degli abitanti della colonia avevano imparato ad evitarlo e a temere i suoi scatti d'ira e un certo atteggiamento violento che, di giorno in giorno, emergeva dalla sua psiche.
L'unica persona in grado di addolcirlo, ora che anche la madre lo aveva abbandonato, era sicuramente Cantra; vederla sorridere, sudata e affaticata ma contenta, era una splendida sensazione.
Fu lei a lanciare un grido e a compiere un balzo nella sua direzione per spingerlo di lato. Purtroppo Yoman aveva appena agganciato un rilevatore ionico alla roccia, e Cantra non riusci' a toglierlo dalla linea di caduta del grosso masso che si era staccato dalla parte superiore del pozzo.
Yoman avverti' un fortissimo dolore alla parte superiore del corpo, e si ritrovo' a terra, sotto il peso schiacciante di un'enorme, granitico nodulo di Toledite. Incapace di respirare, le ultime cose che riusci' ad avvertire furono l'odore e il sapore del proprio sangue che sgorgava dalla bocca, e il rumore delle ossa che si frantumavano ad ogni movimento di assestamento della roccia.
Cantra gridava disperata.

Data stellare: 55679.17
Data terrestre: 05.09.2378
Ore: 21.30
Luogo: Corridoio 36-C

Era difficile capire il motivo per cui il sovrintendente aveva pagato l'intervento chirurgico che gli aveva salvato la vita e gli aveva restituito un'esistenza quasi normale; molti pensavano che non avrebbe meritato tanta attenzione e tale dispendio economico.
In realta' l'intervento era stato eseguito in economia, e Yoman si rese immediatamente conto che i problemi che stava sperimentando non si sarebbero mai piu' risolti: il fatto che non riuscisse piu' a sollevare completamente le braccia, o a muovere il collo fino al massimo della sua estensione, non lo dispenso' dal compiere il proprio dovere per una "corretta convivenza sociale". E il suo carattere peggioro' ulteriormente.

La serata in compagnia di Cantra era stata piacevole, ed allietata da una grande quantita' di liquore Feratu, una delle poche bevande alcoliche che i bar della colonia potevano servire.
La ragazza non approvava il modo in cui Yoman era solito trascorrere il tempo libero, e avrebbe preferito la compagnia di una persona sobria e lucida.

Lungo i corridoi del Complesso Residenziale 9b, dove Yoman alloggiava, i due passeggiavano lentamente nel disperato tentativo di cogliere le gioie di una vita normale in una casa che di normale aveva ben poco. I pannelli trasparenti del corridoio non mostravano altro che la superficie arroventata del pianeta, e l'enorme disco del sole Crosneniano che continuava ad ardere nel cielo, solo parzialmente oscurato dai vetri polarizzati.
Cantra e Yoman, come quasi tutti gli abitanti della colonia, avevano subito una mutazione genetica che, in eta' adulta, aveva spostato la naturale colorazione dei propri occhi verso il grigio chiaro. Poco piacevole a vedersi, ma utile in quanto filtro naturale nei confronti dei potenti raggi luminosi della stella.

Tre individui, al centro del corridoio, erano intenti ad osservare con estremo interesse attraverso il telescopio elettronico che era installato in ogni corridoio, e puntava automaticamente su Crosnen II o III, a scelta.

- Dobbiamo passare. - disse Yoman con voce glaciale e tremolante a causa degli effetti dell'alcol.
Un ragazzo biondo, in paziente attesa di ottenere l'utilizzo del telescopio, riconobbe l'attaccabrighe della colonia. Si guardo' attorno intimorito e balbetto' qualcosa tra i denti.
- Certo... certo, scusate... passate pure. - disse prima di spostarsi.
Il secondo ragazzo distolse l'attenzione dal telescopio e fulmino' Yoman con lo sguardo.
- No. Non e' necessario che tu ti sposti, Mael. C'e' tutto lo spazio per passare. - disse rivolto al compagno, ma continuando a fissare Yoman con aria di sfida.
- E io ti dico che non si passa. Quindi, o si sposta lui, o lo sposto io. - rispose Yoman annoiato.
Cantra lascio' il braccio del ragazzo e gli avvicino' la bocca all'orecchio:
- Lascia perdere, Yoman. Andiamo a casa, su. - sussurro'.
- Non ti preoccupare, Cantra. Me la sbrigo subito. -
Il ragazzo che ostruiva la strada si era spostato con gesto plateale, ma Yoman e l'individuo che osservava al telescopio continuavano a fissarsi intensamente.
Era veramente grosso. A differenza di Yoman, il lavoro alla miniera ne aveva sviluppato la muscolatura anziche' donargli l'elasticita' di movimenti di cui era dotato il giovane prospettore.
- Hai sentito parlare di me, pivello? Trilyn Po'ran. Mettiti bene in testa il nome della persona che ti dara' una lezione una volta per tutte. - disse il gigante prima di scoprire gli avambracci.
Yoman si stampo' un sorrisetto spavaldo sul volto ed allontano' Cantra con un gesto disinvolto.
- Ti si e' scaricato il cervello nelle braccia, a quanto pare. Sara' un vero piacere spezzare quel corpo da energumeno che ti ritrovi, Trylon. -
- Il mio nome e' Trilyn, stronzo. -
- Non importa. Quando avro' finito con te non credo che sarai in grado di ricordartelo. -
- Sei veramente patetico, Omeski. Ti hanno rimesso insieme una volta, ma non credo che potranno ripetere il miracolo. Guardatelo bene, ragazza - disse rivolto a Cantra, - perche' tra qualche minuto stenterai a riconoscerlo. -
Ancora prima di terminare il discorso, sferro' un destro violento che si ando' a stampare contro il torace di Yoman.
Il giovane si accascio' a terra e prese a tossire, annaspando nel vano tentativo di riprendere fiato.
Trilyn tese i possenti muscoli delle braccia in un accesso di stizza e calcio' con violenza in direzione del volto. Il pesante stivale colpi' la mandibola di Yoman, che si riverso' pesantemente all'indietro tracciando una parabola di sangue in aria.
Continuo' a tossire spuntando sangue misto a saliva, e si accorse di non essere piu' in grado di mettere a fuoco le immagini; la testa ruotava all'impazzata, e gli effetti dell'alcol si sovrapponevano a quelli dei colpi subiti, pochi, ma sferrati con inaudita violenza in posizioni delicate del corpo.
Tento' di rialzarsi, ma tutto cio' che gli riusci' fu di muovere le gambe in maniera scoordinata, farfugliando frasi sconnesse sputando sangue.
Cantra, che implorava Trilyn di smettere, venne bloccata dal terzo ragazzo del suo gruppo.
L'energumeno si chino' sul corpo inerme e lo sollevo' da terra; Yoman ciondolava a peso morto tra le braccia di Trilyn, e non opponeva la minima resistenza.
- Hai finito di rompere il cazzo, Omeski. -
Si porto' il corpo sulle spalle, piazzo' il braccio sinistro all'altezza del bacino e quello destro contro il torace di Yoman; poi inizio' a spingere verso il basso.
Il corpo del ragazzo si tese come un arco, fino ad assumere una posizione decisamente innaturale.
Yoman torno' immediatamente in se', immerso in un bagno di puro dolore; i polmoni stavano andando a fuoco, e la schiena gli doleva al punto da indurlo a gridare come mai nessuno aveva gridato prima.
Trilyn continuo' a spingere, e il corpo del ragazzo si inarco' ulteriormente, mentre la schiena emetteva agghiaccianti scricchiolii, e si sarebbe sicuramente spezzata se il gigante avesse continuato a spingere.
Dopo decine di secondi di agonia, l'energumeno allento' la presa e lascio' cadere il corpo a terra; il dolore provocato dalla caduta non era nulla in confronto a quello lancinante che proveniva dalla schiena.
- Ripensaci, la prossima volta. Io non sono un assassino, Omeski. - disse il gigante prima di andarsene.
Cantra, finalmente libera, si precipito' su Yoman, mentre le lacrime iniziavano a solcargli il volto.
Lo aiuto' ad alzarsi, ma il ragazzo non riusci' a resistere al dolore che lo colpiva alla schiena ogni volta che tentava di muovere un passo.
Avanzo' sorreggendosi a Cantra fino al proprio alloggio e si lascio' cadere sul letto, lasciandosi trasportare dalle terribili sensazioni che il proprio corpo dolorante gli trasmetteva.
La ragazza inizio' a spogliarlo, e Yoman maledi' l'alcol e Trilyn, che gli stavano impedendo di godere appieno del tocco delicato delle sue mani sul proprio corpo nudo.
Cantra fisso' per qualche attimo le evidenti cicatrici che martoriavano le sue spalle, e inizio' a massaggiare la schiena, eseguendo lenti movimenti con le dita lungo la spina dorsale, soffermandosi su ogni singola vertebra.
Giunta alla base della schiena, risali' fino al collo e si fermo' ad osservare il volto del ragazzo, che era ancora contratto in una smorfia di dolore.
- Questo fara' un po' male. - disse, mentre poggiava entrambe le mani sulla schiena di Yoman, all'altezza del torace.
Ben ferma sulle gambe, trasse un profondo respiro e spinse con tutta la forza di cui disponeva.
Yoman averti' un rumore sordo, come se qualcosa all'interno del proprio corpo fosse scattato, ed emise un grido secco e strozzato.
Cantra si sedette al suo fianco e sorrise: - Niente di grave: due vertebre lussate. Ora dovresti sentirti meglio.-
In effetti era cosi'. Il dolore alla schiena si affievoli' velocemente fino ad essere sopraffatto dalla piacevole sensazione del massaggio della ragazza sulle spalle.

Data stellare: 56157.7
Data terrestre: 27.02.2379
Ore: 13.30
Luogo: Sala mensa principale

Le voci che davano un vascello Federale in arrivo nel sistema si erano rivelate fondate. Su richiesta dei governi di Crosnen II e III, la USS Braben orbitava attorno al secondo pianeta, con il compito di valutare l'idoneita' e l'opportunita' di un ingresso dei mondi gemelli nella grande famiglia della Federazione Unita dei Pianeti.
Fin qui niente di nuovo; era gia' successo in passato, e gia' una volta i diplomatici federali avevano espresso parere negativo in virtu' di una provata divisione socio-culturale dei mondi gemelli. Se la presenza di un governo unificato e di una popolazione coesa era realmente un prerequisito fondamentale, nulla lasciava pensare che questa volta le cose sarebbero potute andare diversamente.
Ciononostante, l'inconsueta richiesta del Capitano della nave di fare visitare la colonia di Crosnen I ad una delegazioni di ufficiali di sua fiducia avrebbe potuto portare un cambiamento epocale nella vita degli oltre 10.000 coloni che vivevano in quella prigione legalizzata.

Yoman e Cantra poterono assistere di persona all'arrivo della squadra della Braben sulla colonia. Cinque uomini, fieri ed orgogliosi di indossare la scintillante divisa della Flotta Stellare, percorsero a grandi passi i corridoi dell'installazione, che per l'occasione era stata tirata a specchio come se avesse dovuto sostenere un'ispezione, piuttosto che una semplice visita diplomatica.
In realta', tutti speravano che qualora gli ufficiali si fossero resi conto delle misere condizioni in cui i coloni erano costretti a condurre la propria esistenza, l'illuminata Federazione Unita dei Pianeti avrebbe imposto un cambiamento.

Il leader della delegazione, tale Tenente Peter Wilson, alloggio' per quattro giorni nel Complesso Residenziale 1a; il piu' lussuoso e confortevole di tutta l'installazione.
Mai, durante i quattro giorni di permanenza, alla delegazione fu concesso di visitare le miniere di Toledite, se non quella minima parte in cui i lavori di estrazione avvenivano con l'ausilio di apparecchiature automatiche. A dire il vero, molti avevano l'impressione che il sovrintendente stesse manipolando la squadra per spingerla ad ignorare gli aspetti piu' scabrosi della vita sulla colonia.

Alla notizia che la delegazione sarebbe presto ripartita, Yoman fu assalito da una rabbia incontenibile: cosa mai avrebbe potuto riferire questo gruppo di incompetenti al proprio Capitano, se non che gli alloggi erano comodi e il vino squisito?
Non fece mistero a Cantra del proprio disgusto, e inizio' a diffondere la voce che il sovrintendente aveva ingannato gli Ufficiali, e che la Federazione lo avrebbe appoggiato e avrebbe fornito una valutazione assolutamente positiva al proprio Capitano. Il malcontento crebbe velocemente, e Yoman si dimostro' incredibilmente abile nell'incanalarlo in una voglia, a lungo repressa, di fare qualcosa di concreto per il bene della colonia; agire, darsi da fare, combattere per le proprie condizioni di vita.
Obiettivo dichiarato: prendere in ostaggio gli uomini della Federazione e metterli al corrente di come stessero realmente le cose.
Obiettivo di Yoman: fuggire da quello schifo di colonia.

Fu tutto molto semplice; forse troppo, per poter sperare di passarla liscia.
Yoman, Cantra ed altri sette uomini di sua fiducia tennero sotto stretta sorveglianza l'ufficio del sovrintendente fino a quando il Tenente Wilson si presento' per i saluti di circostanza.
Fuori dalla porta, due agenti della sorveglianza di Mo'vara e altrettanti Ufficiali della Sicurezza Federali facevano buona guardia.
Gli uomini di Mo'vara non sarebbero stati un problema, ma i Federali, ognuno dei quali era alto, muscoloso, prestante, sicuramente ben addestrato e armato di phaser, avrebbero certamente dato del filo da torcere; ma il fatto che il resto della delegazione di Wilson avesse gia' fatto ritorno alla navetta che li avrebbe ricondotti sulla Braben lasciava la squadra di Yoman nella favorevole condizione di dover affrontare tre federali anziche' cinque.

Il diversivo che i rivoltosi stavano attendendo con ansia giunse puntuale: sfruttando la scarsa sorveglianza dei sistemi di ventilazione secondari delle miniere di Toledite, tre coloni si erano introdotti nella camera di raffinazione numero 6, dove il minerale grezzo veniva stoccato in grandi quantita' in attesa dei trattamenti preliminari. Le operazioni avvenivano automaticamente grazie ad uno dei Processori piu' potenti dell'installazione; e come tutti ben sapevano, il mostro elettro-meccanico che avevano di fronte necessitava di quantita' spaventose di energia anche solo per iniziare le fasi iniziali della lavorazione.
I tre fissarono intensamente il macchinario e le strutture tentacolari che lo circondavano da ogni lato: enormi condotti di plasma che consentivano ad uno dei reattori principali della colonia di mettere in movimento il Processore; strutture non particolarmente sicure, progettate in economia e scarsamente revisionate. Il colpo di un'arma a raggi diretto verso uno dei condotti avrebbe provocato una immediata fuga di plasma, e un conseguente squilibrio nei banchi di condensazione del reattore; i sistemi di sicurezza sarebbero entrati immediatamente in funzione, ma l'incidente avrebbe creato un certo scompiglio.

La terra inizio' a tremare violentemente, e un rombo sordo si diffuse lungo i corridoi, echeggiando attraverso le pareti. Pareva che qualcosa si stesse facendo strada dalle viscere del pianeta verso la superficie.
Come Yoman aveva previsto, gli agenti di sorveglianza della colonia cercarono immediatamente un riparo e si precipitarono verso il corridoio est, dileguandosi nel giro di pochi secondi. I federali portarono istintivamente le mani ai phaser e li estrassero con una rapidita' sbalorditiva, puntandoli verso il corridoio che si apriva di fronte a loro.
- Che diavolo succede? - disse il sovrintendente emergendo dal proprio ufficio.
Prima che i federali potessero rispondere, Mo'vara si rivolse al Tenente Wilson, che sostava in piedi sulla soglia dello studio.
- Rimanga qui, tenente. Sono sicuro che non c'e' nulla da temere. -
Si asciugo' il sudore che gli solcava la fronte e si diresse a passo spedito verso il corridoio.

Perfetto! Ora i federali erano soli. Anche se addestrati e bene armati, il bilancio rimaneva di tre contro sette, e loro non avevano in corpo la rabbia di chi aveva vissuto una vita di ingiustizie.
Yoman non aveva messo a punto un piano fine ne' tatticamente complesso; non ne aveva le capacita', e sapeva bene che la questione andava risolta in fretta per evitare che Wilson si facesse trasportare sulla navetta che attendeva di partire.

Tutti i rivoltosi abbandonarono il proprio nascondiglio e scatenarono sui federali un impressionante volume di fuoco. I fasci luminosi delle armi a raggio dei coloni e dei phaser illuminarono a giorno il corridoio, mentre quattro rivoltosi cadevano a terra privi di coscienza, colpiti dai federali con raffiche brevi e precise. Yoman si accorse immediatamente del gesto di Wilson, che aveva portato la mano destra al petto e aveva picchiettato il proprio comunicatore; si avvento' sul federale attraversando il fuoco nemico e scavalco' un Ufficiale che, ferito mortalmente dal nugolo di colpi, si accasciava senza vita. Spicco' un balzo andando a colpire in pieno la sua figura; entrambi rotolarono a terra prima che Wilson avesse avuto il tempo di aprire bocca.
L'unico Ufficiale rimasto rivolse le spalle agli attentatori e punto' la bocca di fuoco del proprio phaser direttamente contro la testa di Yoman, in un disperato tentativo di proteggere il proprio Ufficiale Comandante. Un colpo diretto colpi' il federale alla schiena passando il suo corpo da parte a parte; l'uomo barcollo' per qualche attimo puntando gli occhi sbarrati verso la paratia del corridoio, poi lascio' scivolare a terra l'arma che teneva in mano e cadde in un bagno di sangue.

Successo pieno.
Quattro caduti contro un gruppo di federali armati ed addestrati era un bilancio assolutamente positivo.
Yoman abbandono' l'arma a raggi che teneva in mano e afferro' il coltello che portava alla cinta.
= Sicuramente piu' minaccioso. = penso' tra se' e se'.
Puntandolo alla gola di Wilson, Yoman avvicino' la bocca al suo orecchio sinistro.
- Ora farai esattamente quello che ti diro', chiaro? -
Il federale apri' la bocca senza parlare e fece vagare convulsamente lo sguardo da un colono all'altro.
- D-d'accordo, ma stia calmo. Sono sicuro che la questione possa essere risolta senza ulteriore spargimento di sangue. - disse deglutendo rumorosamente.
- Questo dipende da te, federale. Alzati. -
I due si alzarono lentamente in piedi.
Sul viso di Cantra e dell'unico altro colono sopravvissuto si stampo' un sorriso contenuto, anche se la ragazza pareva fortemente turbata dalla vista dei corpi che giacevano a terra.
- Lomin, vai ad avvertire gli altri. Ora portiamo il federale a fare un giretto nelle miniere di Toledite. - disse Yoman al giovane colono che gli stava di fronte.
Il suo volto si illumino'.
- Certo, capo. Volo! - urlo' il ragazzo mentre gia' correva lungo il corridoio, sparendo velocemente dalla vista.
Yoman attese qualche altro secondo e torno' a rivolgersi a Wilson, che era costretto a tenere la testa sollevata per non assaggiare il filo della lama che il ragazzo gli puntava al collo.
- Chiama la tua navetta e portaci a bordo. -
Cantra corrugo' la fronte e assunse un'espressione interrogativa.
- Per quale motivo? C-cosa volete? - rispose Wilson con un filo di voce.
- Tu fallo e basta! - ringhio' Yoman.
- Ma non e' quello che abbiamo stabilito, Yoman. Dobbiamo mostrare le miniere al federale, cosi' che la Federazione possa fare qualcosa per noi! - disse Cantra in tono supplichevole.
- E cosa credi che fara' la Federazione? Questo non e' territorio loro; non sono nella loro giurisdizione. La Federazione rispetta rigidamente i confini territoriali e raramente si intromette negli affari interni dei governi locali. Giusto, Wilson? -
- S-si'... ma il rispetto dei diritti degli esseri senzienti ci sta a cuore piu' di ogni altra cosa. Se c'e' qualche problema di cui dovremmo essere messi al corrente, sono sicuro che se ne possa discutere civilmente e pacificamente. L-lasciatemi andare, e vedremo di sistemare la questione.-
- Non se ne parla neanche. Portaci sulla tua navetta. -
- E c-cosa avreste intenzione di fare, una volta a bordo? -
- Sparire. -
- Volete abbandonare la c-colonia? -
- Un premio al federale. Ora fai quello che ti ho detto. -
- L-la F-federazione Unita dei Pianeti non tollera aggressioni di questo tipo. Assecondare la sua richiesta significherebbe c-cedere ad un ricatto inaccettabile, e violare ogni principio in cui c-crediamo. -
- Ripensaci un attimo. E' la tua ultima decisione? -
L'Ufficiale non apri' bocca.
- Allora sei morto. - disse Yoman prima di fare scorrere la lama lungo la gola di Wilson. Il federale emise un grido strozzato e cadde a terra, privo di vita.
- CHE DIAVOLO HAI FATTO? - urlo' Cantra sull'orlo di una crisi di nervi.
- Quest'idiota non ci avrebbe mai portato sulla navetta. Ora raccogli tutte le armi che puoi e cerchiamo di raggiungere il molo di attracco prima che si accorgano che qualcosa non va e lascino la colonia. -

- Fermi dove siete! Un respiro di troppo e siete morti! - grido' l'agente della sorveglianza che stava emergendo dal corridoio dove pochi attimi prima era fuggito a gambe levate. Yoman e Cantra si soffermarono per pochi istanti sull'arma che l'uomo gli puntava contro: non si trattava di una delle convenzionali pistole a raggi che gli uomini di Mo'vara portavano sempre con se', ma di un phaser federale.
- Quelle le avete rubate, o ve le hanno gentilmente prestate? - chiese Yoman rivolto alla figura tronfia del sovrintendente, che iniziava ad emergere dalle ombre del corridoio, alle spalle degli agenti di sorveglianza.
- Sta zitto, Omeski. Questa volta l'hai fatto grossa, sai? -
Yoman e Cantra si fissarono negli occhi per qualche secondo, e il ragazzo non pote' fare a meno di cogliere un velo di profonda tristezza sul viso della ragazza.
- Noi ce ne andiamo, Mo'vara. Adesso. -
- Voi non andate da nessuna parte, specialmente ora che e' stato versato sangue federale. La Flotta Stellare aprira' una dannata inchiesta, e io dovro' sgobbare come un fottuto... minatore... per raddrizzare la situazione in cui mi hai cacciato! - disse il sovrintendente alzando la voce.
Yoman lancio' un'ultima occhiata d'intesa a Cantra.
- Comunque, noi ce ne andiamo ugualmente. -
A queste parole il ragazzo scatto' come un razzo trascinando con se' l'esile figura della compagna, mentre una tempesta di raggi phaser si scatenava su di loro.

Si trattava di una fuga disperata: nessuno avrebbe mai pensato di riuscire a raggiungere i moli di attracco senza essere fermato dalla sorveglianza della colonia.
Yoman e Cantra volavano come razzi attraverso i labirintici corridoi del complesso, scegliendo a caso la direzione successiva ad ogni biforcazione.
Il ragazzo ostentava sicurezza con la giovane compagna, ma sapeva benissimo di essersi completamente smarrito e di dover continuare a correre, se voleva evitare di essere raggiunto e ucciso dai propri inseguitori.
Sfiniti da quindici minuti ininterrotti di corsa, con i polmoni in fiamme e il fiato corto, i due rallentarono il passo e si guardarono attorno.
Le pareti del corridoio che stavano occupando avevano completamente perso il rivestimento esterno, e lasciavano intravvedere ampi squarci di metallo incrostato; l'aria trasmetteva l'inconfondibile odore di ozono che molti dei macchinari per la lavorazione della Toledite emanavano.
- Dove siamo? Perche' non ci inseguono piu'? - chiese la ragazza, con la voce rotta da fatica, ansia e preoccupazione.
Yoman fece scorrere lentamente lo sguardo sulle pareti, alla ricerca di qualche elemento che potesse consentirgli di identificare la sezione.
- Non lo so, ma dobbiamo muoverci: in questo momento tutta la colonia ci stara' sicuramente dando la caccia. Pero'... non dovremmo essere molto lontani dai moli di attracco. - menti' Yoman per rincuorarla.
La giovane degluti' rumorosamente e si preparo' a riprendere la corsa.
- No, aspetta! - grido' il ragazzo.
Cantra spalanco' gli occhi e prese a guardare convulsamente in ogni direzione; per qualche attimo fu tentata di impugnare uno dei phaser che avevano recuperato dai federali, vincendo il terrore di farsi del male.
- Cosa... ...cosa c'e'?? - balbetto'.
- Non e' ai moli di attracco che dobbiamo dirigerci. -
- Perche' no? -
- Ragiona un attimo. A quest'ora la navetta federale sara' sicuramente partita; non possiamo certo aspettarci che siano rimasti qui ad aspettare noi. -
Cantra realizzo' la disarmante semplicita' del ragionamento di Yoman e lascio' cadere a terra l'equipaggiamento federale rubato; in preda allo sconforto, non pote' fare a meno di reprimere il pianto.
Il ragazzo avrebbe desiderato piu' di ogni altra cosa stringerla tra le proprie braccia e consolarla, ma era sicuro che ci fosse ancora una qualche via di uscita.
- qui non c'e' nessuno. - disse Yoman.
La ragazza sollevo' il viso solcato dalle lacrime.
- Cosa... ...che cosa? -
- Non c'e' nessuno; non abbiamo incontrato anima viva in questa sezione, e non c'e' traccia dei nostri inseguitori. Perche'? -
Cantra torno' a fissare sconsolata il freddo pavimento metallico dell'installazione.
- Perche' siamo finiti dove neanche i topi vogliono venire a vivere, ecco perche'. Qualche ora fa avevamo un letto in cui dormire... e cibo... e amici. -
- Vivendo la vita degli schiavi. Era quella l'esistenza che volevi continuare a condurre? -
- SI'...CERTO! ORA CI UCCIDERANNO! - grido' Cantra con tutto il fiato che aveva in corpo. Le sue parole echeggiarono lungo le pareti metalliche e morirono dopo pochi secondi.
- E sara' la morte che ci portera' via da qui. - rispose Yoman con voce glaciale. - Ma siccome mi piacerebbe vivere ancora qualche altro giorno, penso che non sarebbe male iniziare ad esplorare questi bei condotti di manutenzione esterni. -
- C-cosa? - singhiozzo' la ragazza.
- Senti l'odore? Sono certo che si tratta dei Convertitori Termici che assorbono il calore.
- Ti odio quando mi fai sentire stupida. -
- Non devi sentirti stupida: io sono prospettore di 4to livello e mia madre, che lo era prima di me, mi ha insegnato qualcosa prima di morire. I condensatori termici vengono installati nelle zone periferiche allo scopo di assorbire il calore esterno e renderlo disponibile in altre forme. Se ci troviamo veramente in un condotto di manutenzione... allora... forse potremmo essere piu' vicini all'uscita di quanto non siamo mai stati prima d'ora. -
- Che cosa stai dicendo? Uscita per dove? Vuoi farti un giretto fuori senza tuta? -
- No. E neanche gli uomini della manutenzione che lavorano qui, e che poi fanno ritorno a casa sui Mondi Gemelli. -
- Io non ti capisco. Dove vuoi arrivare? -
- Sono sicuro che da qualche parte potremmo imbatterci in una navetta per il trasporto del personale. -
- Sei completamente impazzito. Ti pare che veicoli di quel tipo vengano lasciati incustoditi in questo modo? Forse non te ne sei reso conto, ma qui non c'e' NESSUNO!! -
- Certo che no. Quale guardia accetterebbe di rimanere qui oltre il tempo richiesto per la manutenzione? -
Cantra osservo' Yoman con aria interrogativa.
- Continuo a non capirti. -
- Radiazioni. qui la quantita' di radiazioni dalla stella e' elevatissima.-
La ragazza sgrano' gli occhi in preda al panico.
- OH SANTO CIELO! ANDIAMOCENE SUBITO, ALLORA! -
- Senti... se vogliamo fuggire dobbiamo correre qualche rischio. E comunque credo che sia necessaria un'esposizione di almeno un'ora per subire effetti nocivi. -
- Si'... ...e tu come lo sai? -
- A scuola non studiavo un gran che, ma queste cose mi hanno sempre interessato. Non sono uno scienziato, ma ne so sicuramente piu' dei pivelli che lavoravano con noi. -
Cantra non riusci' a reprimere l'impulso di stringersi le braccia al corpo e di massaggiarsi, come se qualcuno le avesse spruzzato addosso una sostanza velenosa.
- Seguimi. - le disse Yoman. - Abbiamo ancora qualche speranza. -

Vagarono senza una meta precisa per almeno quaranta minuti, insinuandosi nei recessi piu' remoti dei budelli tortuosi che costituivano i condotti di manutenzione esterni.
Cantra rallento' il passo e prese ad ansimare, con un'espressione malata poco rassicurante stampata sul viso; Yoman si fermo' appoggiandole le mani sulle spalle.
- Che hai, ti senti male? -
La ragazza tremava come una foglia e batteva i denti rumorosamente.
- Q-q-quanto hai d-detto che era il t-t-tempo di esposizione alle r-radiazioni? -
- No, non credo che tu ti debba preoccupare. Vedi, io sto ben... -
Yoman non riusci' a terminare la frase: la ragazza perse conoscenza e si affloscio' a terra come un panno bagnato.
Il giovane la schiaffeggio' delicatamente e si accorse che il viso era madido di sudore e gli occhi completamente riversi all'indietro; respirava a fatica, e sulla mani era comparsa una serie di bolle scure.
= Se non e' un avvelenamento da radiazioni questo, non mi chiamo piu' Yoman. = disse il ragazzo tra se' e se', mentre il panico iniziava a farsi strada nella sua coscienza.
Respiro' a fondo e si carico' il corpo di Cantra sulla spalla destra.
Poi prese a correre a perdifiato.
= Io ho un fisico piu' resistente, ma mi ammalero' presto anch'io. =
Questo era il pensiero che non riusciva a togliersi dalla mente.

Come un raggio di sole che squarcia le nuvole dopo una tempesta, una lunga serie di pesanti portelli idraulici indussero Yoman ad arrestarsi estasiato.
Poggio' a terra il corpo di Cantra con delicatezza e fece scorrere la mano lungo la superficie di quello che gli stava di fronte.
Un grande numero 4 era stampigliato sul metallo scuro che costituiva la porta, e un piccolo pannello luminoso faceva capolino sulla parete del corridoio nelle immediate vicinanze.
= Una navetta! =
Yoman allungo' la mano tremante in direzione del pannello, e schiaccio' uno dei tre pulsanti colorati. Una scritta luminescente prese a lampeggiare su un piccolo schermo visore:
---[ NAVETTA DI SERVIZIO 4]---
---[ IMMETTERE CODICE ]---
= Codice... maledizione... quale codice? =
Si sentiva vicinissimo alla liberta'; la loro fuga non poteva finire qui!
Digito' una serie di numeri a caso sul piccolo tastierino sotto i pulsanti, e un segnale sonoro stonato lo avviso' che il codice non era corretto.
Yoman raggiunse la borsa in cui Cantra aveva sistemato l'equipaggiamento federale rubato e afferro' un phaser.
Se lo fece passare tra le mani e tento' di comprendere il meccanismo di funzionamento per regolare un settaggio medio, poi si copri' gli occhi con la mano sinistra e sparo' in direzione del pannello di controllo.

L'enorme porta idraulica emise un lamento ed inizio' a scorrere verso l'alto, mentre il pannello esplodeva tra scintille e schegge che volavano in ogni direzione.

Con il cuore in fibrillazione, sollevo' il corpo di Cantra ed oltrepasso' la soglia, percorrendo un breve corridoio dall'aspetto insolito, e sicuramente diverso da quelli della colonia, fino a trovarsi di fronte ad una piccola porta a scorrimento.
In preda all'eccitazione schiaccio' il pulsante alla sua sinistra e la porta scivolo' all'interno della paratia rivelando quella che sembrava la cabina di pilotaggio di un veicolo.
Entro' rapidamente e richiuse la porta nello stesso modo in cui l'aveva aperta; sistemo' Cantra su una delle tre poltroncine libere, e prese posto ai comandi della navetta.
Non c'era nessun pannello trasparente che gli permettesse di dare un'occhiata all'esterno del veicolo; di fronte a lui si stendeva soltanto una distesa sterminata di bottoni, pulsanti, terminali, luci e lucette di ogni tipo.
Avverti' un rumore sordo in direzione della grande porta stagna, e il sibilo tipico dei dispositivi di pressurizzazione. Una luce verde tra le tante prese a lampeggiare freneticamente.

Il suo profondo interesse per lo spazio e la cosmologia lo avevano portato ad interessarsi di veicoli stellari fin dall'infanzia, senza che avesse mai avuto la reale possibilita' di pilotarne uno.
C'e' sempre una prima volta.

Data stellare: 57007.2
Data terrestre: 03.01.2380
Ore: 15.00
Luogo: Settore 3-2-8, Quadrante Beta

< Un anno dopo >

Tutto sommato, la "Korelin" non era una brutta nave.
Traformare un veicolo di servizio per il trasporto del personale di manutenzione in una... casa... era stato quasi divertente, e sia Yoman che Cantra, ripresasi in fretta da quello che in realta' era stato un collasso respiratorio, avevano affrontato con lo spirito giusto una vita tutta nuova che si schiudeva di fronte a loro.

I primi trenta giorni di liberta' erano stati un vero inferno, e i due fuggitivi avevano fatto di tutto per allontanarsi il piu' possibile dalla colonia e dai Federali che, presumibilmente, gli avrebbero dato tenacemente la caccia.
Il solo fatto che la navetta fosse in grado di affrontare viaggi interstellari aveva del miracoloso, e aveva concesso a Yoman e Cantra un futuro si' nebuloso, ma potenzialmente migliore di quanto avrebbero immaginato solo qualche mese prima.

Viaggiare ed evitare ogni contatto con le autorita', qualunque esse fossero: questa era la consegna che i due si erano imposti di rispettare rigorosamente.

Il tempo era passato. Le cose erano cambiate. La loro nuova vita imponeva necessita' imprescindibili: cibo, carburante e pezzi di ricambio per la nave, informazioni, mappe stellari; perseguire nell'isolamento era impossibile.
Yoman e Cantra visitarono un gran numero di pianeti, conobbero una quantita' impressionante di individui, e impararono presto a discernere gli amici dai nemici.
Attraversarono in lungo e in largo tutti i sistemi indipendenti che le mappe stellari a loro disposizione riportavano, ed evitarono categoricamente qualunque contatto che potesse essere correlato anche indirettamente con la Flotta Stellare o la Federazione Unita dei Pianeti.

Dopo un anno, Yoman e Cantra avevano acquisito una padronanza sufficiente per permettergli di sopravvivere nello spazio.
Per questo motivo ora potevano permettersi di affrontare una traversata nei territori periferici in spazio Klingon, riducendo di due settimane il tempo richiesto per raggiungere il sistema indipendente di Terovinor e contattare altri fuggitivi che, come loro, avevano trovato rifugio, protezione e assistenza.

Anche se da qualche settimana a questa parte Cantra era decisamente cambiata, mostrandosi spesso fredda e distaccata, i due giacevano stesi a letto, giocando a far passare il tempo nel modo migliore possibile.
Mentre Yoman massaggiava i piedi di Cantra con uno stimolatore vebjano rubato all'unico losco individuo che aveva minacciato di denunciarli alla Federazione, i rumori degli allarmi di prossimita' presero ad ululare; il ragazzo afferro' la camicia e si precipito' in cabina di pilotaggio, mentre Cantra lo segui' trascinandosi passo dopo passo.
Yoman si avvento' su uno dei piccoli terminali disposti sulla consolle di controllo e attivo' i sensori esterni; stagliata contro la miriade di stelle luminose che punteggiavano lo spazio profondo, la minacciosa sagoma di un enorme Incrociatore d'Attacco Klingon di classe Vor'cha campeggiava sul visore.
Il ragazzo sgrano' gli occhi e senti' la gola seccarsi improvvisamente.
- No... no... no... no... come diavolo hanno fatto a trovarci?
Questa zona non doveva essere pattugliata!! - grido' mentre sferrava un pugno al pannello di servizio per la manutenzione.
Il volto di Cantra non lasciava trasparire alcuna emozione.
Una seconda segnalazione sonora indico' una richiesta di comunicazione in arrivo.

Yoman osservo' con esitazione la spia; poi allungo' una mano tremante e opero' ai comandi, aprendo un canale.
L'immagine del vascello da guerra fu sostituita da quella ancora piu' minacciosa di un guerriero Klingon: di aspetto robusto, con lunghi capelli neri che gli scendevano disordinatamente sulle spalle, il mento incorniciato da una barba e un paio di baffi folti e rigogliosi, mostrava uno sguardo truce e marziale che trasudava ostilita'.
Socchiuse gli occhi con una smorfia che per qualche attimo lascio' intravedere i denti aguzzi e parlo' attraverso gli altoparlanti della Korelin.
- Sono Kromak, figlio di Kemort, al comando dell'Incrociatore Imperiale Klingon "Morgak". Osserva bene il mio volto, Omeski. Voglio che tu ti ricordi a lungo di me! - concluse la frase con un colpo di tosse che copri' la risata di un Ufficiale alle sue spalle. - Mantenete la posizione e non azzardatevi a fuggire, o verrete immediatamente distrutti! -

- Ma come diavolo fanno a sapere di noi? - disse Yoman rivolgendosi a Cantra. - Nessuno sa che siamo qui. Siamo stati molto attenti. -
La ragazza assunse un'espressione dolce e rilassata; l'atteggiamento che era solita tenere quando chiedeva calore e comprensione.
Yoman rabbrividi'.
- Sei stata... tu? - chiese istericamente.
Cantra emise un sospiro.
- Non possiamo andare avanti cosi', Yoman. Non avevamo un futuro sulla colonia, e non l'abbiamo certo ora dispersi nello spazio a vagare senza meta. -
- Io... sono sconvolto... non ci posso credere. Ma cosa pensi di avere ottenuto?? -
La ragazza si avvicino' a Yoman e gli accarezzo' il volto con la mano destra.
- I Klingon ci consegneranno alla Federazione. Quella e' brava gente, Yoman; sono sicura che saranno comprensivi nei nostri confronti, e poi... magari... potremo sperare di vivere una vita normale sulla Terra, o su Vulcano, o su qualsiasi altro mondo civilizzato della
Federazione. L'ho fatto per il nostro bene... credimi. -
Yoman allontano' la mano della ragazza con un gesto stizzito.
- Ma tu devi essere impazzita! Credi veramente che questo animale, - disse indicando il Klingon sullo schermo della consolle, - ci consegnera' alla Federazione? Tra qualche attimo i nostri atomi si uniranno al pulviscolo interstellare, stupida!! -
Cantra osservo' Yoman afferrare un phaser e agire sulla regolazione.
- C-c-che vuoi fare? - chiese terrorizzata.
Il ragazzo tese il braccio e punto' l'arma alla giovane.
- Questa convivenza e' impossibile a quanto pare. Io mi fidavo di te. - disse con voce glaciale.
Una lacrima inzio' a tracciare lentamente il contorno della guancia di Cantra.
- No... aspetta... -
Il fascio illumino' a giorno l'ambiente per pochi attimi, andando a colpire l'esile figura femminile; la ragazza si contorse per qualche secondo, mentre il raggio phaser vaporizzava i suoi tessuti dall'interno.
Yoman lascio' cadere l'arma a terra e torno' a rivolgere la propria attenzione al Klingon.
- Ehm... senta Capitano... ehm... Kromak. C'e' stato un enorme malinteso: i... nostri sistemi di navigazione sono in avaria... ...e... ...non mi ero reso conto di essere penetrato in territorio Klingon. Siamo in buona fede, e le sarei grato se decidesse di lasciarci andare. -
Il Klingon assunse un'espressione stupìta e scoppio' a ridere.
- Ah ah ah ah! Andare? Lasciarti andare? Ascoltami bene: ora ti faro' vedere il modo in cui l'Impero tratta i *baktag* come te! qui non puoi correre via piagnucolando, cercando la protezione degli amici della Federazione! Forse da loro potresti ottenere qualche anno di prigione e la liberta' per buona condotta. Aaaah... ...no... ...io non ti daro' neanche la possibilita' di trascorrere il resto della tua miserabile e patetica esistenza su Rura Penthe ad estrarre Dilitio. No... ...io ti spazzero' via dai cieli... ...e dimostrero' alla Flotta Stellare che il popolo Klingon fa veramente di tutto per aiutare i propri alleati a sbarazzarsi dei criminali! AH AH AH AH!! -

Il tono con cui il Klingon aveva parlato raggelo' il sangue nelle vene di Yoman. In preda al panico, l'uomo si limito' a balbettare brevi spezzoni di frasi disarticolate attraverso gli altoparlanti, osservando con terrore il capitano della nave Klingon dare ordini secchi ai membri dell'equipaggio che occupavano con lui il ponte tetro e cupo di quell'enorme macchina da guerra.
Kromak si limito' a pronunciare poche sillabe gutturali che Yoman non comprese, e la bocca di fuoco dell'incrociatore si illumino' di un colore rosso intenso, mentre la nave ruotava leggermente su se' stessa e si allineava con la piccola ed insignificante Korelin.

Yoman sapeva che ai Klingon piaceva fare le cose in grande, trasformando un episodio insignificante in una grande vittoria per l'Impero, fonte di gloria e onore. Un colpo di disgregatore sarebbe probabilmente bastato per distruggere la Korelin, ma un siluro fotonico diretto l'avrebbe letteralmente annientata; neanche i sofisticati sensori di un vascello federale ne avrebbero identificato i resti!

Mentre la tensione aveva raggiunto il culmine, l'adrenalina che scorreva in grandi quantita' nel corpo di Yoman sorti' qualche effetto: l'uomo si sforzo' di rimanere lucido e inizio' ad operare ai controlli di navigazione.
In quel preciso istante, un globo luminescente usci' a grande velocita' dalla bocca di fuoco frontale del vascello Klingon e attraverso' lo spazio che lo separava dalla piccola navetta. Yoman ebbe tutto il tempo di osservare gli sprazzi di luce rossastra che balenavano disordinatamente sulla superficie del siluro, in attesa che i motori della Korelin obbedissero agli ordini che aveva impartito dalla consolle.
Tutta la struttura della navetta fu scossa da una vibrazione profonda; le luci presero a tremolare e ad affievolirsi, e tra cigolii e sinistri rumori di lamiere sotto pressione, la piccola Korelin schizzo' in avanti a folle velocita'. Il globo rossastro continuo' la sua corsa raggiungendo la posizione originale della navetta e prosegui' diritto, perdendosi nello spazio.

Gli altoparlanti della Korelin trasmisero una serie interminabile di imprecazioni Klingon che Yoman decise di ammutolire chiudendo il canale.
Mantenne invece gli occhi ben fissi sulle immagini dei sensori esterni, alzo' gli scudi e diresse la navetta verso il vascello Klingon tentando di scivolare lungo le linee cieche dei disgregatori; non era mai stato uno stratega particolarmente abile, ma gli schemi tecnici che aveva acquistato da mercanti, ladri e truffatori ora gli stavano tornando veramente utili.
Un fascio verde incredibilmente luminoso colpi' in pieno la navetta; Yoman strizzo' gli occhi e si vide gia' disperso nello spazio tra i resti della Korelin. Un secondo colpo avrebbe probabilmente dato veridicita' alla scena, ma i deboli scudi della navetta assorbirono completamente il primo attacco; le luci si spensero completamente e furono immediatamente sostituite da quelle di emergenza, mentre buona parte dei terminali e dei controlli esplosero all'unisono mandando schegge e scintille in ogni direzione. Yoman riusci' a scansare un sostegno metallico che cedette all'improvviso e si schianto' contro la consolle dando il colpo di grazia.
Tutta la struttura gemeva come se fosse sul punto di saltare in aria.

Senza sensori esterni, Yoman si rese conto che la manovra non avrebbe potuto funzionare, e decise di tentare l'unica via che ancora poteva percorrere: fuga disperata nella speranza che il grande predatore decidesse di non sprecare energie con un piccolo insetto insignificante.
Qualche tempo prima, un contrabbandiere gli aveva spiegato che i Klingon sono valorosi guerrieri, terribili e spietati con chiunque considerino nemico dell'Impero, siano essi temibili mutaforma del Dominio che piccoli tribli indifesi; un guerriero Klingon motivato raramente lascia andare la sua preda. Tranne quando ritenga che la vergogna che dovesse derivare da una sconfitta sia molto maggiore dell'onore che la vittoria potrebbe portare a lui e alla sua famiglia.
Morire con onore: si', ma non per mano di un fuorilegge umano a bordo di una ridicola navetta per il trasporto del personale di manutenzione denunciato dalla Federazione!
Certo, non c'era possibilita' che la nave Klingon potesse essere distrutta o anche semplicemente danneggiata dalla Korelin; dunque non vedeva per quale motivo il Klingon avrebbe dovuto lasciarlo andare, ma un ultimo disperato tentativo andava fatto.

Raccogliendo i cocci dei controlli di navigazione, costrinse il malridotto computer ad impostare una rotta e tento' di attivare la propulsione a curvatura.
La consolle rispose emettendo una serie di ronzii elettrici e si spense completamente, lasciando la plancia al buio.
= Dannazione! = impreco' tra se' e se', mentre gia' immaginava la nave da guerra avventarsi su di lui e scaricargli addosso tutto il carico di morte che portava con se'.
Ma ora era vivo, e piangersi addosso era inutile.
Respiro' a fondo e volo' verso il compartimento macchine, ignorando le segnalazioni di emergenza che indicavano una possibile fuga di deuterio dai serbatoi; le luci di servizio erano appena sufficienti a permettergli di vedere l'ammasso di lamiere contorte che una volta erano state un motore a curvatura. Si gratto' nervosamente la nuca e penso' che avrebbe fatto meglio a lasciare perdere la scienza e a interessarsi di ingegneria!
Negli ultimi mesi aveva dovuto arrangiarsi, e piu' volte si era improvvisato tecnico, ma questa volta il caro amico sembrava definitivamente distrutto oltre ogni possibilita' di riparazione... tanto meno sotto il fuoco nemico di un incrociatore d'attacco Klingon.
In preda alla disperazione, il ragazzo si accorse che uno degli accoppiatori di fase primari ciondolava dal proprio alloggiamento, tra sibili elettrici e scintille luminose; i motori a curvatora sono dispositivi complessi, e ricordava chiaramente che gli accoppiatori di fase erano essenziali per il loro funzionamento. Lo afferro' con entrambe le mani e si accorse che le scintille non provenivano dall'apparecchio, ma da un fascio di cavi elettrici a pochi centimetri di distanza; l'accoppiatore pareva semplicemente spento, e il groviglio di fibre ottiche che fuoriusciva sembrava intatto. Si limito' a reinserirlo nell'alloggiamento e osservo' il dispositivo prendere vita, emettendo un fastidioso segnale di allarme.
Cerco' freneticamente con lo sguardo i controlli manuali del motore e allungo' una mano tremante fino al pannello di attivazione, che rispose al suo tocco emettendo un trillo elettronico.

Sull'orlo della distruzione, con le lamiere metalliche che gemevano e cigolavano gridando pieta', la Korelin schizzo' in curvatura attraversando i sistemi periferici del settore e uscendo dallo spazio Klingon. Poi mori' definitivamente, lasciando il fuggitivo solo... alla deriva.

Yoman non si spiego' mai per quale motivo il Capitano Kromak non avesse deciso di inseguirlo e di annientarlo.

Data stellare: 57132.6
Data terrestre: 18.02.2380
Ore: 10.00
Luogo: Terovinor IV

Il quarto pianeta del sistema Terovinor era il luogo ideale su cui trascorrere una sana vita da fuggiasco.
Quasi completamente privo di acqua, con un'atmosfera che molti avrebbero faticato a fare rientrare nei normali parametri di un mondo di classe M, Terovinor IV rappresentava la meta preferita di fuorilegge, truffatori, mercanti e feccia di ogni tipo; di fatto non esisteva popolazione indigena, ne' era mai stato effettuato un censimento per verificarlo.
Nonostante tutto, le forme di vita senzienti che frequentavano il Sistema dimostravano spesso solidarieta' e spirito di collaborazione che in individui di tale risma pochi si sarebbero aspettati.
Era stato un commerciante Boliano a trainare la Korelin fino a Terovinor IV, offrendo a Yoman tutto l'aiuto e l'assistenza di cui aveva disperato bisogno; un amico del Boliano si era offerto di riparare il rottame che una volta era stata una nave ad un prezzo incredibilmente basso, in virtu' di vecchi crediti che il commerciante sosteneva di avere con l'anziano ingegnere.
Yoman si ritrovo' cosi' a passeggiare sotto il cielo marrone di Terovinor IV, indossando i preziosi filtri nasali che avrebbero impedito ai propri polmoni di inalare le sostanze tossiche disperse nell'aria putrida e maleodorante.
La pioggia acida che in quel posto non smetteva mai di cadere formava enormi pozzanghere scure su un terreno ormai fradicio e incapace di assorbire; ragion per cui, i lembi di terra che dividevano i container metallici del centro abitato principale erano poco piu' che spesse linee di pantano e melma.
Il Boliano gli aveva indicato una zona precisa, ma dopo trenta minuti passati a passeggiare pigramente sul fango, sotto una pioggia fine ma insistente che non lasciava tregua, Yoman si rese conto che non esisteva nessun punto di riferimento preciso: l'agglomerato urbano che stava percorrendo era formato da una serie interminabile di scatole metalliche.
Sotto la pioggia acida, la vernice aveva restitito assai poco, e ognuna di queste aveva assunto il tipico color ruggine dei mondi con eccesso di Argon nell'atmosfera.
Dopo altri dieci minuti di vagabondaggio, con la strana sensazione che si prova percorrendo un centro abitato deserto, Yoman si imbatte' in un container piu' grande degli altri sul quale campeggiava un'immagine astratta sbiadita e difficilmente riconoscibile: pareva un cerchio di fuoco attraversato da una forma geometrica di un qualche tipo, ma Yoman non si interesso' della questione; allungo' la mano verso la maniglia della porta ed entro' nel locale.
Fu accolto da un vociare assordante e dall'odore tipico dei luoghi chiusi con uno scarso ricambio di aria; fumo e sudore erano accettabili, ma un terzo odore che Yoman non riusciva ad identificare era molto intenso, e gli diede il voltastomaco.
Avvisto' uno dei pochi tavoli liberi e sedette ad una delle due sedie inchiodate a terra; spazzo' via dalla superficie lurida del tavolo i resti di un pasto e si fermo' ad osservare gli avventori del locale. Gente strana, indubbiamente, ma qualcosa dentro di lui gli diceva che qui non avrebbe avuto nulla da temere... neanche da quel gruppo di Nausicaani che pareva gettare occhiate ostili a tutti quanti.

Una strana creatura, alta e snella, dalle lunghe braccia nodose e la pelle verde e coriacea, si avvicino' al suo tavolo. Yoman era sicuro di non avere mai conosciuto nessuno della sua razza prima d'ora, e la reazione istintiva fu di portare la mano destra al phaser.
L'alieno emise una serie interminabile di pigolii articolati in una sorta di strana lingua fatta di toni alti e pause impercettibili; nel giro di pochi secondi il traduttore universale Federale rubato alla squadra di Wilson un anno prima svolse il compito per il quale era stato costruito.
- Non ti ho mai visto da queste parti. Sei nuovo di qui? -
Non era ancora chiaro se chi gli parlava fosse un avventore in vena di conversare o un cameriere del locale, e Yoman mantenne un atteggiamento guardingo.
- Sono arrivato qualche giorno fa. Stanno riparando la mia nave, e credo che ne approfittero' per concludere... un affare o due. -
- Aaaaah... bene bene bene! Cosa ti porto, straniero? -
- Uhm... voi cos'avete? -
- Tutto quello che riusciamo a procurarci. Prova a chiedere. -
- Brandy Arturiano. -
- Si'... ce l'abbiamo. Arriva subito. - disse l'individuo prima di girare i tacchi e sparire tra la folla con un'andatura pericolosamente ondeggiante.

Il brandy era stato versato in un bicchiere di metallo grigio che somigliava piu' a una piccola lattina; sembrava proprio che fosse il contenitore ad emettere quello strano odore che Yoman ancora non riusciva a identificare.

All'improvviso, un bambinetto umano dall'aspetto vispo e sveglio si sedette al suo tavolo, andando ad occupare l'unica sedia libera.
Yoman lo osservo' di sottecchi per almeno una decina di secondi, e il ragazzino fece altrettanto, ingaggiando con lui un gioco di resistenza psicologica.
Alla fine il fuggitivo decise di iniziare a sorseggiare il proprio drink.

- Sei un militare? - chiese il bambino con una voce alta e sottile.
- No. -
- Sei un pirata? -
- No. -
- Sei un commerciante? -
- No. -
- Sei uno scienziato? -
Yoman si lascio' sfuggire un sorrisetto.
- Che cosa ti fa pensare che sia uno scienziato? - gli chiese continuando a fissare il proprio drink.
- Perche' hai uno... un troc... trirc... -
- Un tricorder. Non e' mio. -
- Pero' ce l'hai tu. -
- Certo che i ragazzini sono svegli su questo schifo di pianeta, eh? - ironizzo', ingoiando un sorso di brandy.
- Se ce l'hai tu ma non e' tuo, vuol dire che l'hai rubato. - continuo' il bambino con aria innocente.
Yoman poggio' violentemente il bicchiere sul tavolo, facendo cadere qualche goccia di brandy sulla superficie rugosa, e prese a fissare il ragazzino con sguardo truce e minaccioso.
- Ascoltami bene, moccioso, perche' non te lo ripetero' piu': o te ne vai immediatamente fuori dai piedi, o giuro che rimpiangerai il giorno in cui mi hai incontrato. - Concluse la frase accarezzando il coltello che portava al fianco.
- Ammazzeresti un bambino? - chiese il ragazzino con l'espressione piu' serena ed innocente che Yoman avesse visto su un bambino della sua eta'.
- Se mi infastidisce mentre bevo il mio brandy... si'. - rispose Yoman distrattamente.
- Forte. Proprio come i pirati. -
- Perche'... i pirati ammazzano i bambini? -
- Oh si'! Cioe', credo che qualcuno lo faccia... ma forse non tutti. -
- Ecco, allora vatti a chiariare le idee e togliti dai piedi. -
- Perche' non te ne vai a Togartu? - disse il bimbo con una strana luce negli occhi.
- Mai sentito nominare. Cosa sarebbe questo Togartu? -
- Ah beh... Togartu e' il covo dei pirati! -
- Oh... certo... buona idea. Adesso me ne vado a fare il pirata. - disse Yoman sarcasticamente sorseggiando il brandy.
- No, sul serio! Saresti un pirata eccezionale, ne sono sicuro! -
- Mmmh... e dove sarebbe questo..."Togartu"? -
- Ah, non lo so. Nessuno lo sa. Il covo dei pirati e' segretissimo! Il mio papa' dice che solo poche persone sanno dove sia. Lui dice che dovrebbe essere nel nucleo di una stella morta! -
- Ma che bel posto; penso che ci andro' appena possibile! - disse esibendo un sorriso ebete, presto sostituito da uno sguardo torvo. - Ora smamma, moccioso. -

La porta del locale di spalanco' mentre il bimbetto stava per replicare, e due figure possenti fecero il loro ingresso. Yoman, il cui tavolo era posizionato in fondo al locale, accanto ad un rozzo bancone, osservo' i guerrieri Klingon attraversare lentamente la grande sala, gettando occhiate di sufficienza a tutti gli avventori. Indossavano due minacciose uniformi da battaglia, e dalla cinta di ognuna era in evidenza la sagoma di un disgregatore personale.
Non era chiaro quali fossero le loro intenzioni: a volte si scambiavano incomprensibili versi gutturali in rapida sequenza, scoppiando a ridere fragorosamente, e a volte prendevano ad osservare questo o quell'individuo con espressione meditabonda.
Ad ogni modo, avanzavano verso il tavolo di Yoman.

Il fuggiasco fece scorrere convulsamente lo sguardo da una parte all'altra del locale, mentre un'ombra di ansia si dipingeva sul suo volto.

- Ti stanno cercando? - chiese candidamente il bambino.
L'arguzia del piccolo moccioso lascio' Yoman senza parole. Se non avesse sentito l'impellente necessita' di lasciare la sala, avrebbe certamente cercato di fare amicizia con lui.
- I Klingon... si', penso che mi stiano cercando. -
- Allora lascia fare a me. - Il bimbo indico' un'angolo in ombra con il piccolo indice della mano destra. - La' c'e' un'altra uscita, io li distraggo. Ciao... pirata! -
Yoman non pote' neanche replicare, che gia' il bambinetto era scattato in piedi e aveva attraversato la sala fino a fermarsi di fronte alle sagome dei guerrieri che gli torreggiavano davanti.
= Spero che il piccoletto non si faccia ammazzare. = penso' Yoman mentre si alzava con disinvoltura e si avviava verso il punto indicatogli dal ragazzino.

Mentre apriva lentamente la porta, cercando di non fare rumore, non pote' fare a meno di gettare un'ultima occhiata al bambino. La sua sottile risata echeggiava attraverso il locale, e i Klingon rispondevano con suoni gutturali piu' profondi ma altrettanto intensi, scambiandosi violente pacche sulle spalle e lasciandosi andare a risate altrettanto isteriche.
= Incredibile! = si disse Yoman prima di sgattaiolare all'esterno.

Corse a perdifiato tra la melma per almeno dieci minuti fino a raggiungere l'estrema periferia del centro abitato. Si fermo' ansimando, piegando le ginocchia e appoggiandovi sopra il palmo delle mani; sulla destra, a poche decine di metri di distanza, l'edificio del tecnico che stava lavorando alla Korelin era gia' in vista.
Con il fiato ancora corto per la corsa, avanzo' verso l'ingresso principale, si guardo' a destra e a sinistra alla ricerca di occhi indiscreti e tiro' la leva alla sinistra del grande portello metallico, osservandolo sollevarsi mentre il rumore sordo di un servo-meccanismo gli penetrava le orecchie.

Quando l'apertura fu sufficientemente ampia per farlo passare, sguscio' all'interno e attivo' il controllo senza attendere l'apertura completa.
Dall'esterno era praticamente impossibile immaginare che l'edificio ospitasse un enorme hangar per la riparazione di piccole astronavi.
L'aria trasmetteva l'odore acre di ozono, olio e altri fluidi lubrificanti, e i discorsi di chi stava lavorando ai veicoli echeggiavano sulle pareti metalliche e venivano amplificati a dismisura.

La Korelin giaceva nel mezzo dell'hangar, sollevata da terra di almeno un metro. Aveva un aspetto... diverso: le falle, le ammaccature e le bruciature erano sparite, e anche se le strutture riparate non erano ancora state verniciate la nave aveva un gran bell'aspetto... nella sua insignificante bruttezza, si intende!

Percorse a grandi passi la distanza che lo separava dal commerciante Boliano che lo aveva recuperato nello spazio e dal suo amico ingegnere; i due stavano discutendo amabilmente, e ognuno aveva in mano una tazza fumante.
Il Boliano si accorse di Yoman e gli rivolse un sorriso caloroso mentre avanzava.
- Oh, eccoti qua! Ti e' piaciuto il locale? -
- Ci sono i Klingon. - rispose freddo Yoman.
- Klingon? Si', certo, certo che ci sono i Klingon; Terovinor IV e' vicinissimo ai sistemi periferici dell'Impero. Pare proprio che questo posto gli piaccia molto! -
L'amico del Boliano gli lancio' un'occhiata d'intesa e rise di gusto.
- Credo che mi stiano cercando. -
- Oh... no... non essere paranoico. Questo posto e' pieno di Klingon, e non puoi pensare che siano tutti qui per te! -
- Si', forse hai ragione, ma io me ne devo andare al piu' presto. La nave e' pronta? -
L'anziano amico del Boliano rispose alla domanda di Yoman:
- Poi mi spiegherai come diavolo hai fatto a sfuggire ad un Incrociatore d'Attacco Klingon... ...ma ora e' come nuova, e... sai... mi sono permesso di aggiungere qualche optional che sono sicuro ti fara' piacere. -
- Cosa? Di questo non avevamo parlato; guarda che io non ho molti soldi con me. -
Il Boliano si ineri' nella conversazione:
- Non ti preoccupare Yoman, e' gia' tutto sistemato. -
- Dovevi avere un bel debito con questo individuo! - disse Yoman all'ingegnere, il quale si limito' a stringere la bocca e a distogliere lo sguardo.
- Senti, - disse Yoman tornando a rivolgersi al Boliano, - perche' fai questo per me? Non sono una gran brava persona, sai? Ho gia' ucciso parecchie persone, e la mia ultima vittima e' stata una ragazza che mi amava. -
- Non preoccuparti Yoman, ho un debito da saldare. La vita e' stata troppo buona con un truffatore come me: ho una moglie, dei figli, soldi a sufficienza e tanti amici, assieme a qualche cliente... come dire... insoddisfatto! Ma sento di dovere fare qualcosa per chi non e' stato altrettanto fortunato, e tu ragazzo mio, perdonami, ma te la passi veramente male! -
Il Boliano non aveva pronunciato la frase con cattiveria, ma Yoman si senti' punto sul vivo.
- Bene. Non posso fare altro che ringraziarti e augurarti buona fortuna. A te e a questo formidabile ingegnere che ha rimesso in piedi questa carretta! - disse stringendo la mano ad entrambi.

Attivo' i comandi per l'apertura del portello di ingresso e percorse il breve corridoio interno fino alla cabina di pilotaggio.
Inizio' le procedure di accensione e una voce metallica lo fece trasalire.
-[ Salve Yoman, bentornato a bordo. ]-
L'uomo si guardo' in giro attonito.
- Chi parla? -
La voce femminile, calda e sensuale, riprese a parlare.
-[ Sono il computer di bordo, ma credo che tu mi possa identificare con la nave stessa. Vuoi chiamarmi "Korelin"? ]-
- Oh santo cielo, un'intelligenza artificiale da compagnia! - disse Yoman rivolgendo uno sguardo esasperato al soffitto.
-[ Questa definizione non mi e' mai piaciuta. Ti spiace chiamarmi semplicemente "Korelin"? Se poi riusciremo ad instaurare un rapporto piu' intimo potrai anche chiamarmi "cara", o "tesoro", o "amore", o ... ]-
- Si' si', ho capito, sta' zitta. -
-[ Come vuoi. ]-
- Senti... c'e' qualcosa che sai fare, oltre a tentare di sedurre gli uomini? -
-[ Ma certamente; io sono il computer di bordo, te l'ho detto, no? Cosa vuoi che faccia? ]-
- Scalda i motori e prepara la nave per il decollo. -
-[ Come vuoi, caro. ]-
- Non siamo ancora intimi, limitati a "Yoman". -
-[ Come vuoi, Yoman. ]-

L'uomo si ritrovo' a fissare i controlli mentre il computer svolgeva in automatico tutte le attivita' e i controlli pre-lancio.
Ripenso' al suo passato su Crosnen I... su come allora ritenesse di non avere un futuro degno di essere vissuto; ripenso' a Cantra, al suo tradimento, e al suo bel corpo che si vaporizzava davanti ai suoi occhi.
E ripenso' a questo lercio pianeta, e a tutti i lerci pianeti che da questo momento in poi avrebbe dovuto ancora visitare.
Si vide solo, nello spazio, in compagnia di un computer e delle avances che erano state programmate nei suoi schemi comportamentali... e si rese conto che, forse, neanche quella era una vita degna di essere vissuta.

Aveva ancora nella mente il ragazzino del locale e la sua arguzia; era veramente un notevole osservatore, e forse aveva visto qualcosa in lui... qualcosa che in quel momento gli sfuggiva.

Yoman abbandono' la cabina di pilotaggio e usci' nuovamente dalla nave, andando a raggiungere il Boliano e l'ingegnere che stavano ancora parlando tra di loro nelle vicinanze.

- Cambiato idea? - chiese il commerciante.
- No. Senti... hai mai sentito parlare di un posto chiamato "Togartu"? -

Il Boliano e il tecnico si scambiarono un'occhiata d'intesa, e sul volto del primo si stampo' un sorriso malizioso.




:: Diario 008 : Khetta - Una fuga impossibile

Data: 15/01/2381
Ore: dalle 2.00 alle 2.30 circa
Luogo: Togartu, livelli minerari intermedi in disuso.

Malgrado il rapido susseguirsi degli avvenimenti l'avesse lasciata comprensibilmente frastornata, Khetta P'§or pensò bene di rinunciare a far domande al suo malconcio capitano, preferendo risparmiare il fiato per la fuga.
Mentre strisciava cautamente lungo le pareti, sostenendo alla meglio il peso morto di Jolar'Nat, il suo cervello si sforzava febbrilmente di dare un senso a ciò che le era accaduto da quando aveva lasciato Abbadia Cassinis a bordo della Morgan.
Il tutto era cominciato circa tre ore prima... quando quel maledettissimo ibrido romulano si era impadronito della navetta senza incontrare praticamente nessuna resistenza, dato che, se c'era stato un fatto lampante in quella sporca faccenda, questo era che il Fend era convinto di potersi fidare del traditore.
Khetta scosse il capo, tristemente. Il senso della disciplina dei Romulani tendeva ad essere largamente sopravvalutato... come, del resto, la sincerità dei Vulcan. O, quanto a quello, la bonarietà dei Tellariti.
Quando si era ripresa dallo stordimento, si era ritrovata, com'era prevedibile, rinchiusa in un'orribile cella puzzolente. I nemici di Jolar'Nat, chiunque essi fossero, le avevano sottratto sia il comunicatore che il phaser; non si erano curati di portarle via i suoi pochi effetti personali, ma dovevano averla perquisita con molta attenzione, poiché mancavano all'appello anche il suo DiPADD, che era solita nascondere in uno degli stivali, e l'antico pugnale in acciaio con il manico di corno intarsiato, a cui teneva particolarmente poiché era stato il suo padre adottivo a regalarglielo.
D'altra parte, la Tellarite era ben lungi dal lamentarsi della sua sorte: era illesa, a parte qualche livido e un leggero residuo di ronzio
alla testa.
Jolar'Nat non era stato altrettanto fortunato... era stato fustigato brutalmente, tanto che la sua schiena nuda era resa scivolosa dal sangue che continuava a sgorgare copioso dai punti in cui la pelle era stata strappata, mettendo a nudo la carne viva. Alcune ciocche di capelli erano state estirpate a forza, e qua e là si vedevano bruciature e cicatrici lasciate da chissà quale piccolo, sadico congegno. E poi, naturalmente, c'era quell'occhio... Khetta non avrebbe saputo dire, osservando quell'ammasso di sangue aggrumato, se il capitano l'avesse perso irrimediabilmente, ma di sicuro quel trattamento doveva avergli causato un dolore straziante.
C'era da stupirsi che, nonostante tutto, fosse ancora in grado di continuare a reggersi in piedi, per quanto stentatamente.

La giovane Tellarite non aveva idea di dove stesse andando: era priva di sensi quando l'avevano portata in quel luogo... e aveva il vago sospetto che fosse stato meglio così. Di sicuro quella gente non l'avrebbe trattata con tanta noncuranza, se avesse temuto che lei potesse risalire all'ubicazione del loro covo fetente.
Per cui, si limitò a mettere in atto l'unico accorgimento possibile a chi si sia perso in un labirinto: mantenersi a contatto con una parete, e svoltare sempre nella stessa direzione.
Gettò un'occhiata al suo compagno d'evasione: era debole e febbricitante, e continuava ad aprire e chiudere la bocca senza emettere suoni, come rapito in un suo muto delirio personale. Cercare di parlargli sarebbe stato inutile: in quelle condizioni, lui non l'avrebbe neppure sentita. Se continuava a mettere un piede davanti all'altro, era per pura ostinazione.
Khetta non era il tipo da credere negli dei... ma stava cominciando a convincersi di trascinarsi appresso un diavolo.

Le sue considerazioni furono interrotte bruscamente dal rumore cadenzato di passi in avvicinamento, e dalla cacofonia di due voci nausicane.
La Tellarite si guardò attorno: quel corridoio era spoglio come le pendici dei monti Dagosta; non c'era modo di nascondersi... per cui, optò decisamente per la soluzione contraria, ossia mettersi subito a strepitare il più possibile.
Facendo appello a tutte le sue forze, afferrò saldamente l'umano per le spalle e lo spinse violentemente contro la paratia. "Bastardo!", gli urlò, sperando di riuscire abbastanza convincente. "Ti §o inseguito per anni... ANNI, §ai capito? E ora che ti §o ritrovato, avrò finalmente la mia vendetta, lurido figlio di-"
Un paio di manacce si serrarono attorno alle sue spalle, costringendola a voltarsi. "Ehi, cosa credi di fare con il prigioniero?", le chiese una voce rude e sgraziata.
La Tellarite fissò impavida le due montagne di muscoli guizzanti, sovrastate da due tra i più brutti musi nausicani che le fosse mai capitato di ammirare.
"Lo sto trasferendo in Infermeria", improvvisò Khetta, con un'espressione di puro odio stampata sul bel visino. "Il capo vuole che sia rimesso in sesto velocemente. Non vede l'ora di tornare a prendersi cura di lui..." Gettò un'occhiata sprezzante al capitano, che si era afflosciato contro la paratia. Lo colpì duramente sulla bocca, con un sonoro manrovescio: "Dico a te, pezzo di merda! Vedrai che, quando avremo finito con te, avrai di meglio da fare che violentare delle ragazzine!"
Spiò di sottecchi la reazione delle due guardie: la stavano osservando con un cipiglio sospettoso. Khetta sapeva di non avere speranze contro di loro... non ne avrebbe avute neppure se fosse stata armata, probabilmente.
"Questo spregevole assassino §a stuprato mia sorella!", spiegò loro.
I due colossali Nausicani si scambiarono uno sguardo, disgustati. La Tellarite rincarò la dose: "Aveva solo 13 anni... è morta disonorata, ed io non avrò pace fino a quando non avrò lavato la vergogna del mio clan nel sangue di questo insetto schifoso!" Sottolineò il concetto con una ginocchiata ben assestata, che ebbe se non altro l'effetto di far perdere del tutto i sensi a Jolar'Nat.
Khetta sperò di non avergli fatto troppo male... ma non lo diede a vedere. Al contrario, fece mostra di voler sferrare un calcio diretto al volto dell'inerme prigioniero.
"Ehi, vacci piano!", le intimò l'altra guardia, strattonandola per un polso. Una parte del cervello di Khetta registrò il fatto che si trattava di una femmina... il che non toglieva che, se avesse voluto, avrebbe potuto spezzarle la giuntura con solo due dita, e senza sforzo alcuno.
"PERCHE'?", sibilò, sentendo che il destino di entrambi sarebbe dipeso dalla sua interpretazione, negli istanti successivi. "Mia è la vendetta! l'§o GIURATO!"
"Croogot non ti perdonerà se gli romperai il suo giocattolo", fece quella, con un tono che avrebbe potuto essere definito "benevolo", se solo non fosse appartenuto ad una Nausicana. "Portalo dove ti è stato ordinato, è un consiglio. E tranquillizzati... sconterà anche ciò che ha fatto al tuo clan".
Le due guardie le voltarono le spalle, e si allontanarono.
La Tellarite represse a stento un attacco di riso isterico: "Scimmioni! Basta stuzzicare la loro mentalità da mafiosi, che quelli non capiscono più niente!"
Ma non c'era tempo per la xeno-antropologia... Khetta non si faceva illusioni sul fatto che, nel giro di un paio di minuti, persino quei due Nausicani decerebrati si sarebbero resi conto di essere stati presi in giro.
Con un grugnito, si issò sulle spalle il capitano svenuto, e si mise a correre.

"PEZZI DI IDIOTI! MUOVETE QUELLE CHIAPPE, SE CI TENETE ALLA VITA!"
Khetta sussultò: avrebbe riconosciuto quella voce tra mille... apparteneva al traditore, quello che Jolar'Nat aveva accolto da amico a bordo della Morgan, e che lo aveva venduto a quel... quel tale... Croogot. Chiunque fosse, era lui il capo... ed era ovvio che costui avesse un conto in sospeso con il suo capitano.
La Tellarite tese l'orecchio, e colse qualche debole giustificazione biascicata dalle vociacce dei due fessi di prima... e uno scalpiccìo di stivali in corsa. In un altro momento avrebbe potuto divertirla, sentire il tirapiedi del boss che strapazzava i Nausicani per essersela lasciata sfuggire... ma in quel momento, la pioggia di improperi dell'alieno ottenne il solo risultato di farle venire i sudori freddi.
Presa dalla disperazione, gettò di peso il Fend nella prima stanza che trovò aperta, e vi si introdusse a sua volta. Continuare a scappare sarebbe stato inutile: per quanto poco brillanti, i Nausicani erano più forti e più veloci di lei, con o senza il peso del prigioniero che rallentava la sua corsa.
Soltanto dopo aver bloccato la porta ed essersi barricata alla bella e meglio con il mobilio disponibile, Khetta si prese il tempo di guardarsi attorno: era finita in un locale ampio, disseminato di tavoli e sedie... una specie di bar, o di cucina con annessa una sala-mensa.
Di sicuro, sarebbe stato MOLTO difficile procurarsi delle armi lì dentro... ma era un nascondiglio buono come qualsiasi altro, e questa era già una fortuna.
Trascinò Jolar'Nat dietro il bancone, e prese a rovistare febbrilmente tra gli scaffali delle bevande.
Trovò immediatamente ciò che cercava: una bottiglia piena per metà di un liquido dall'intenso colore azzurro... Non si era aspettata di meno, naturalmente: quale pirata degno di tal nome avrebbe rinunciato al suo cicchetto non-replicato?
E, a proposito di replicatori... si avvicinò ad un terminale ed ordinò, "Aceto". Per sua fortuna, il computer non pretese alcuna autorizzazione per una richiesta così triviale, e materializzò un'ampolla di vetro piena del rosso condimento. Certo, ora gli inseguitori avrebbero potuto localizzare la sua posizione... ma, del resto, sarebbero comunque giunti a momenti.
Khetta tornò di corsa dal suo capitano, e gli si inginocchiò accanto.
Sollevò con ogni cautela la testa di lui, e se la posò in grembo; dopodiché stappò la fiaschetta dell'aceto e gliela passò, lentamente, sotto le narici.
Nel frattempo, continuò a tendere l'orecchio, nel tentativo di anticipare il momento in cui i suoi inseguitori avrebbero fatto irruzione nel locale. Sentiva le loro voci sempre più vicine...

"Muovetevi, cervelli di Targ! E ricordate... Jolar'Nat dev'essere catturato vivo. Di quella scrofa che si tira appresso potete fare quel che vi pare... ma LUI è di Croogot!"
"Devono essere lì dentro! Dannazione... si sono barricati!"
"E ALLORA? AVETE I DISGREGATORI! USATELI, UNA BUONA VOLTA!", stava sbraitando il mezzo Romulano.

La Tellarite continuò a frizionare i polsi e le narici dell'umano con l'aceto, fino a quando questi non aprì gli occhi.
Con un sospiro di sollievo, Khetta prese la bottiglia di birra romulana e la accostò alle labbra di Jolar'Nat. Il capitano della Drakan inghiottì con sollievo una sorsata del liquido bruciante, ma la Tellarite allontanò la bottiglia prima che potesse berne un'altra... le ci mancava soltanto un compagno di fuga ubriaco!
Invece, aiutò Jolar'Nat a sedersi, e gli esaminò con aria critica la schiena martoriata. "Stringa forte i denti, Capitano", disse, quasi con tono di scusa. "Questo le farà un po' male".
Rovesciò il resto del superalcoolico azzurrognolo sulla carne piagata dell'umano, che riuscì a stento a trattenersi dall'urlare per il bruciore... d'altra parte, in mancanza di un dermorigeneratore, non c'era molto che la Tellarite potesse fare per disinfettare le sue ferite ed arrestare l'emorragia.
Khetta lo aiutò a rimettersi in piedi. "Come si sente? Crede di potercela fare?", gli domandò, preoccupata.
"Oh, certo che ce la faccio... non darò a quel bastardo di Croogot la soddisfazione di vedermi crepare qui nel suo covo! Soltanto..."
"Soltanto...?", gli fece eco Khetta, scrutando con urgenza la porta del locale, ormai prossima a cedere sotto gli sforzi di Ka'Dar e dei due piantoni nausicani.
"Soltanto... peccato per quella birra romulana. E' stato un vero spreco".
La Tellarite gli rivolse un pallido sorriso: evidentemente, il suo capitano era pronto a vender cara la pelle. "Se è per quello, credo che ci toccherà sprecare qualcos'altro", gli disse, tendendogli un paio di pesanti bottiglie di vetro spesso. "Abbiamo visite".

Una volta soddisfatto del lavoro dei suoi uomini, Ka'Dar berciò: "Basta così! Sfondate!"
I due massicci Nausicani si precipitarono contro lo sbarramento con tutto il loro peso, ansiosi di riscattarsi agli occhi del braccio destro di Croogot.
"Di nuovo!"
Stavolta la porta cedette, e la barricata eretta dietro di essa vacillò.
"Ancora!"
Con un'ulima, poderosa spallata i due Nausicani entrarono nel locale-mensa, con le armi spianate davanti a sé.
"QUI NON C'E' NESSUNO!", disse la femmina, liberandosi con un calcio dei resti della barricata. "Devono essere fuggiti... forse dai condotti d'aerazione!"
"Non dire sciocchezze!", sbottò il suo compagno, burbero. "L'umanoide era in fin di vita... la sua amichetta non riuscirebbe mai a trascinarselo dietro. Tanto più che ci troviamo nel cuore di Togartu, e infilarsi in quel labirinto significherebbe morire come topi!"
"CERTO! DEVONO ESSERE ANCORA QUI!", li incitò il traditore.
"STANATELI! Tu, Krallska... controlla dietro il bancone. Morveghr, tu passa in rassegna i tavoli. Avanti!"
La Nausicana di nome Krallska annuì, e prese ad aggirare il bancone, sforzandosi di cogliere ogni eventuale movimento dall'altra parte di esso e tenendolo sotto tiro, per ogni evenienza. Quando il pesante mobile le crollò addosso, ebbe sì e no il tempo di rendersene conto, evitando per un pelo di rimanerne schiacciata.
Il Fend e la Tellarite, ansimanti e scarmigliati, si scambiarono un muto cenno d'intesa.
"ECCOLI!", ruggì il Romulano/Zibaliano, che continuava a presidiare l'entrata.
Morveghr fece partire una scarica, ma i due si ripararono dietro al bancone ribaltato.
"Non possiamo resistere a lungo", bisbigliò la Tellarite. "Loro sono in tre, e sono armati... dobbiamo creare un diversivo!"
"Ci penso io!", ribatté l'umano. "Cerca di tenerli a bada ancora un po'..."
E, detto questo, sparì dietro lo scaffale dei liquori, sempre carponi, per sfruttare il riparo del bancone rovesciato.
Nemmeno venti secondi più tardi, il locale sprofondò nell'oscurità.
Khetta, pur non riuscendo a spiegarsi quella mossa fino in fondo, decise di sfruttare l'istante di confusione che questa doveva aver creato e, con un urlo di guerra un po' troppo simile ad un grugnito, si lanciò sulla Nausicana atterrata.
Krallska si era slogata una caviglia, ma la sua forza era rimasta immutata, e il furore e la vergogna per essere stata umiliata la rendevano ancora più pericolosa.
La Tellarite sapeva che, se le avesse consentito di abbrancarla,sarebbe stata spacciata... per cui si accontentò di afferrare l'energumena per i capelli, rimanendo fuori portata delle sue mani convulse, e sbatterle ripetutamente la testa contro il pavimento.

Un raggio di letale energia saettò ad un nonnulla dalla testa della Tellarite.
"IDIOTA! Non sparare!", ingiunse il mezzo Romulano. "Jolar'Nat ci serve VIVO!"
Con un ringhio inarticolato, Morveghr si lanciò in aiuto della compagna.
Khetta lottò freneticamente per liberare il disgregatore dalla presa irriducibile della virago nausicana, ma invano. Presa dalla disperazione, la Tellarite diede un altro violento strattone alla chioma arruffata di Krallska, e contemporaneamente le sollevò il braccio e la costrinse a far fuoco contro il suo simile.
Un sottile odore di ozono si diffuse nell'atmosfera e Khetta, per quanto non le piacesse uccidere, tirò un sospiro di sollievo... un solo istante di distrazione che le fu fatale.
Con un ululato di pura furia, la Nausicana che lei teneva ancora per i capelli la afferrò per le caviglie, sbilanciandola. La Tellarite colse, fuggevolmente, la sagoma massiccia dell'alieno ibrido che si faceva largo nell'oscurità... dopodiché, ci fu solo l'alito caldo e nauseante di Krallska contro la sua faccia, e la stretta convulsa di due mani nerborute che cercavano la sua trachea.

Ka'Dar avanzò, lentamente, fino al centro della sala ingombra di tavoli. I suoi occhi erano serrati, benché fosse già circondato da un'oscurità pressoché totale. Respirò lentamente, profondamente, concentrandosi sul flusso d'aria che entrava e usciva dai suoi forti polmoni.
In lui scorreva sangue romulano, sangue di soldato. Non aveva bisogno di strisciare ai piedi di Jolar'Nat, né tantomeno a quelli di Croogot, per trovare conferma a questo semplice fatto.
Era un soldato che non aveva mai perduto le sue battaglie, e dove c'è vittoria, non può che trovarsi la gloria. E tutti quegli idioti idealisti che l'avevano pensata altrimenti - compreso quel codardo di Mokt, che Fek'hlr sbranasse la sua anima in eterno - ormai non erano più in grado di fargli la paternale.
Alzò lentamente le braccia, muovendole secondo i millenari insegnamenti della D'era, la disciplina marziale del suo popolo. I suoi occhi erano tuttora chiusi. Ma, nell'avanzare, Ka'Dar non sfiorò neppure uno degli spigoli dei tavoli, e non fece il minimo rumore.

Khetta tentò di gridare, ma riuscì solo ad emettere un gorgoglio indistinto. Il ringhio basso e gutturale della Nausicana riempiva le sue percezioni, tanto che continuò a sentirselo rimbombare nelle orecchie anche dopo che la sua assalitrice si fu afflosciata sopra di lei, con le dita ancora contratte attorno al suo collo.
La Tellarite trasse un paio di respiri rochi, che le trafissero la gola con un dolore bruciante. Solo allora si accorse del liquido viscoso che, dalla testa della Nausicana, le stava colando sul viso... e che aveva tutta l'aria di essere... kanar?!?
Khetta rinunciò a meravigliarsi per quell'incongruenza, e si sforzò di scrollarsi di dosso il peso schiacciante della nerboruta aliena.
Jolar'Nat, che nemmeno nelle situazioni di crisi smentiva la sua fama di perfetto gentiluomo, lasciò cadere i resti della bottiglia che aveva appena spaccato sulla testa della Nausicana, e la aiutò a rialzarsi... o, almeno, tentò di farlo prima di venire immobilizzato da due braccia forti come tronchi d'albero, strette attorno al suo torace.

Il mezzosangue si era portato alle sue spalle con la furtività di un gatto, malgrado la sua mole tutt'altro che trascurabile.
"Credevi davvero che bastasse spegnere la luce per scampare alla mia ira?", lo irrise Ka'Dar, in un tono insopportabilmente strafottente.
"Non ho paura di te! Sei un lurido traditore, un bastardo senza più libertà e senza gloria!", lo sfidò l'umano, gelido.
L'alieno strinse ulteriormente le braccia attorno al torace del suo ex-capitano, che si dibatteva invano nella sua morsa. "Se non fosse che Croogot ti vuole vivo, tu ora saresti un ammasso di carne sanguinolenta sotto i miei piedi", sussurrò. Quel tono mellifluo, sadicamente misurato, era assai più spaventoso delle sue urla abituali. "Del resto, il capo sperimenterà su di te le sue torture più raffinate... ma credo che non si offenderà se, prima di gettarti ai suoi piedi, ti spezzerò qualche costola!"
Così dicendo, serrò improvvisamente le braccia, come un orso che tenti di sradicare un albero. Jolar'Nat gemette, sentendosi la gabbia toracica prossima ad implodere sotto quella pressione spietata. Ma non urlò.

"LASCIALO, SCIMMIONE!", risuonò la voce della Tellarite. "METTILO GIU' SUBITO! SONO ARMATA!"
Ka'Dar esplose in una grassa risata. "Ti credi furba, vero, piccola troia? Tu NON farai fuoco... per lo stesso motivo per cui, prima, io stesso mi sono trattenuto. Potresti colpire LUI. Non che la cosa mi dispiacerebbe, personalmente..." E, per sottolineare la sua affermazione, intensificò la sua morsa su Jolar'Nat. "Allora, te la senti di correre il rischio?", la incalzò, esultante.
Khetta sorrise, benché l'umano non potesse vederla. "Puoi scommetterci! E vuoi sapere il perché?", chiese, con tutto il tono di voler fare conversazione, mentre puntava l'arma che aveva finalmente strappato alla Nausicana svenuta.
Il disgregatore sparò, colpendo con precisione la testa del traditore.
"...perché noi Tellariti vediamo nello spettro degli infrarossi", concluse, con un sospiro di compatimento.

"L'hai ucciso?", domandò freddamente il Fend, svincolandosi dalle braccia inerti di Ka'Dar.
"No", rispose Khetta, "l'arma era regolabile. Lui conosce questo posto... ci sarà più utile da vivo. Ma si riprenderà presto... questo, è meglio che lo tenga lei", aggiunse, passando l'arma al capitano, come una patata bollente di cui fosse ansiosa di disfarsi il prima possibile.
"Grazie", disse lui, accennando un mezzo inchino nell'oscurità. Nascose il disgregatore nell'ampia fusciacca che gli fasciava la vita, poi parve ripensarci, e la estrasse di nuovo.
Avanzò a tentoni, facendosi strada fra i tavoli che lo ostacolavano, finché raggiunse il punto in cui giaceva la Nausicana priva di sensi.
Armeggiò brevemente con i settaggi dell'arma, poi la puntò e fece fuoco, disintegrando coscienziosamente il corpo della guardia.
Poi tornò indietro, ad aiutare la sua socia a trascinare il nemico stordito contro una parete, sempre tenendolo prudentemente sotto tiro.

"Avrei preferito che lei avesse conservato quell'inibitore motorio per questa qui, anziché usarlo su quella Bajoriana", brontolò Khetta, che ancora accarezzava l'idea di riuscire a trarre in salvo anche la scassinatrice.
Poteva benissimo darsi che il suo capitano avesse degli ottimi motivi per condannarla ad una morte atroce... ma LEI sapeva soltanto di doverle la vita.
Jolar'Nat emise una risatina secca, non del tutto gradevole. "Cuore tenero?", si informò.
"Non direi", si affrettò a negare la Tellarite, ringraziando in cuor suo l'oscurità che nascondeva la sua vampata di rossore. "Solo che... Mi è stato insegnato a rispettare gli avversari di valore. Quella Nausicana mi §a quasi uccisa, e puzzava come una latrina. Ma stava solo eseguendo degli ordini".
"Hai ragione", la sorprese il Fend. "E' per questo che l'ho uccisa adesso, mentre era incosciente. Croogot non le avrebbe perdonato un fallimento...e tu non hai idea di cosa avrebhbe potuto farle. Io lo so fin troppo bene".
La Tellarite rimase col fiato sospeso, nella speranza che il suo capitano volesse finalmente confidarle la vera natura dei suoi rapporti con questo Croogot.
Ma quello fu svelto a cambiare discorso: "Questo mollusco, al contrario...", disse, indicando sprezzantemente il mezzo Romulano, "non merita l'onore di una morte indolore. E se ora non farà quel che io gli dirò", e nel proferire quelle parole, estrasse dai recessi dei suoi calzoni un lungo pugnale seghettato, "mi divertirò, personalmente, a sgozzarlo, da quel porco schifoso che è. Uh... senza offesa", aggiunse, precipitosamente.
Khetta P'§or ridacchiò, grufolando allegramente. "Si figuri, Capitano... si figuri!"




:: Diario 009 : Yoman (fuori sequenza) - Finalmente...Togartu!

Data Stellare: 58041.03
Data Terrestre: 15.01.2381
Ore: 23.30
Luogo: A poche decine di milioni di chilometri da Togartu

- Non mi piace. Non mi piace per niente. - disse Yoman ad alta voce.
La piccola Korelin scivolava placidamente all'interno del misterioso sistema stellare che, presumibilmente, ospitava il famigerato Togartu.
Il solo fatto di avere ospiti sulla sua preziosa navetta lo rendeva estremamente nervoso ed irritabile; se poi gli ospiti erano individui di dubbia moralita', scarsamente affidabili e palesemente pericolosi, il nervosismo tendeva verso la cupa preoccupazione.
- Che cosa esattamente non ti piace del nostro accordo, Omeski? Sei proprio dove volevi essere, quindi chiudi la bocca e tieni gli occhi sui controlli di navigazione di questa carretta; non vorrei schiantarmi contro il primo asteroide che ci capitera' di incrociare!! - disse l'odioso Ferengi sferrando un calcio di disprezzo contro uno dei pannelli di manutenzione ai piedi della consolle principale.
-[ La prego di evitare l'utilizzo della violenza fisica contro le infrastrutture di questa nave. Io e Yoman abbiamo impiegato tempo, fatica e denaro per ottenere livelli di funzionalita' ottimali e soddisfacenti, in considerazione delle insormontabili limitazioni strutturali di questa
unita'.]-
Il Ferengi assunse un'espressione esasperata e sferro' un secondo calcio al pannello che, piegandosi leggermente, emise uno scricchiolìo metallico.
- Sta' zitto, stupido computer! - urlo' il pirata.
Yoman strinse i pugni e digrigno' i denti, ma continuo' a fissare i controlli della nave.
= Non contraddirlo mai. Brog e' uno dei pirati piu' spietati e sanguinari del settore. Puo' essere il tuo migliore amico o il tuo peggiore incubo.
Rispetta i patti e ti sara' di grande aiuto; fagli un torto, e sei un uomo morto. Non offenderlo, non contraddirlo, non alzare la voce con lui ma, soprattutto, non fargli mai capire che vorresti aprire quello grasso stomaco vomitevole e strozzarlo con le sue putride budella.
Segui queste semplici indicazioni, e potrai dirti fortunato di averlo incontrato. = Queste erano state le parole di uno degli innumerevoli contatti che Yoman aveva scovato nella sua lunga ricerca.
Gli ultimi 11 mesi erano stati un unico carosello di volti alieni, lerci pianeti, locali fumosi e malfamati, e fughe rocambolesche da chi, senza alcun motivo apparente, decideva di avercela con lui.
Aveva accettato qualsiasi compromesso pur di ottenere informazioni veritiere ed attendibili su Togartu e sui pirati che ne avevano fatto il loro covo; Yoman sia era reso conto da tempo che la sua miserabile vita non era meno vuota adesso di quanto lo fosse sulla colonia di Crosnen I.
L'avere ottenuto la liberta' non era bastato a consegnarli un'esistenza dignitosa e appagante.
Erano numerose le notti insonni trascorse a porsi la solita domanda senza risposta:
= E' questo tutto cio' che sono? =
C'era da impazzire: puo' veramente definirsi "vita" quella passata a strisciare tutto il tempo all'interno di una scatoletta di metallo, con la voce di una stupida intelligenza artificiale che si sforza nel vano tentativo di darti l'illusione di stargli a cuore?
Questi... pirati... forse avrebbero potuto offrirgli le motivazioni e gli entusiasmi che gli erano sempre stati negati. Ma per quale motivo aveva deciso di inseguire con tale testardaggine il miraggio di Togartu, anziche' accettare le numerose offerte di lavoro che mercanti e commercianti gli avevano rivolto nel corso delle sue peregrinazioni nello spazio? Dopotutto, il Boliano che su Terovinor IV gli aveva dimostrato amicizia e disponibilita' si era arricchito e viveva un'esistenza felice e spensierata; perche' proprio i pirati?

- Ma che femmina deliziosa! - urlo' il Ferengi osservando l'immagine che si era fissata su uno dei piccoli terminali integrati nella consolle alla quale stava armeggiando gia' da qualche tempo.
- Da una cosi' potrei farmi accarezzare i lobi per tutta la notte senza stancarmi, e sono sicuro che piacerebbe anche a lei! -
Yoman trasferi' l'immagine sul suo terminale e si rese conto che Brog aveva richiamato dalle banche dati della Korelin un'immagine di Cantra. I ricordi lo travolsero come un fiume in piena, e come in molti dei suoi incubi notturni, la sua splendida figura si vaporizzo' nuovamente di fronte ai suoi occhi nell'istante in cui l'uomo faceva fuoco contro di lei.
Yoman serro' gli occhi e strinse i denti nel tentativo di ricacciare la rabbia che stava per invaderlo; il grasso Ferengi aveva toccato un nervo scoperto, e Yoman avrebbe voluto sgozzarlo con le proprie mani.
Invece si limito' a porre un blocco di sicurezza, impedendo che il proprio ospite continuasse a curiosare negli archivi della nave.
- Ehi, che c'e' che non va, Omeski? Mi stavo semplicemente lustrando gli occhi! Hai qualche altra immagine di quella puttanella? Vorrei vederla nuda. -
Yoman rispose con voce di ghiaccio, cercando di non apparire offensivo:
- No, ho solo quella. Cantra e'... morta prima che avessimo modo di conoscerci meglio. -
- Conoscervi meglio??! AH!! Non mi dirai che avevi dei progetti con quel bocconcino! Sei troppo brutto per una come lei! -
Yoman represse la rabbia e non rispose.
- Peccato... un vero peccato. Una cosi' avrebbe avuto successo sulla mia nave. - disse Brog stiracchiando la sua pingue figura sulla poltrona della nave.

Il cigolìo della povera sedia fu l'unico rumore che risuono' lungo le paratie della navetta, e Yoman impiego' i lunghi minuti di silenzio per fissare il suo secondo ospite.
La donna che occupava la terza e ultima poltroncina del ponte era assolutamente incredibile: piu' alta e piu' muscolosa di lui, esibiva un corpo allenato, atletico e scattante. Al suo confronto, Yoman pareva una creatura debole e indifesa. Non sentirsi attratti da lei era praticamente impossibile, ma l'uomo aveva gia' represso i propri istinti sessuali fin dal momento in cui era salita a bordo della Korelin, pensando che quella donna avrebbe potuto sopraffarlo e spezzarlo in qualsiasi momento e con le mani legate dietro la schiena.
Indossava una sorta di tunica marrone piuttosto simile alle vesti cerimoniali vulcaniane, ma l'abito era talmente largo e sovramisura da lasciare completamente trasparire la prestanza del suo fisico imponente.
I lunghi capelli castani le ricadevano sulla schiena in una coda di cavallo, e il volto duro e inespressivo, completamente privo di trucco, restituiva l'impressione che la donna fosse immersa in un sogno ad occhi aperti.
L'accordo che Yoman aveva strappato a Brog non la coinvolgeva direttamente; il grasso Ferengi che amici di amici di conoscenti gli avevano presentato si era dimostrato subito particolarmente interessato alle dettagliate informazioni che l'uomo possedeva circa il sistema Crosnen. Pur non essendo riusciti ad entrare a far parte della Federazione Unita dei Pianeti, i mondi gemelli Crosnen II e III avevano allacciato profondi rapporti commerciali con i federali, e il sistema era spesso percorso da mercantili stracarichi di cibo, medicinali e attrezzature.
In cambio delle informazioni, Brog avrebbe condotto Yoman a Togartu e avrebbe facilitato il suo imbarco su una delle tante navi pirata che in quel momento avevano bisogno di uomini.
La donna aveva stretto con Brog un accordo simile, e Yoman aveva accettato di accompagnarla, anche se in realta' era il Ferengi a tenere entrambi per mano.

Il tempo scorse veloce e, finalmente, il miraggio che Yoman aveva inseguito da tanto tempo si concretizzo' di fronte ai propri occhi. Sul terminale piu' grande dell'unica consolle che occupava il ponte della navetta, i sensori esterni proiettarono un'immagine chiara e nitida: sullo schermo campeggiava un'enorme roccia grigia butterata da una quantita' impressionante di crateri, alcuni piccoli e alcuni incredibilmente enormi. La desolazione del planetoide attraverso' lo schermo e penetro' l'anima di chi osservava la scena. Difficilmente Yoman avrebbe saputo dare un immagine migliore al concetto di "morte".
Con un fattore di ingrandimento 32, iniziava a farsi visibile la nube irregolare che circondava il pianeta; oltre ai detriti e alle piccole rocce che Yoman si sarebbe aspettato di vedere, l'uomo scorse una grande quantita' di asteroidi piu' o meno grandi, e i sensori confermarono la presenza di relitti metallici la cui provenienza pareva impossibile stabilire.
Le letture non rivelarono nessun altro particolare degno di nota, ma Yoman era quasi certo che il planetoide celasse segreti che, per un qualche imponderabile motivo, i sensori non riuscivano a rivelare.

L'uomo non si accorse che anche Brog stava fissando il piccolo schermo da sopra la sua spalla sinistra, mugugnando qualcosa tra i denti e stiracchiando il corpo flaccido.
- Oh, beh... siamo arrivati. Peccato, queste poltroncine non sono affatto male. - disse con quella voce stridula e fastidiosa che Yoman aveva preso a odiare.
- Vuoi dire che quello... e'... Togartu? - chiese l'uomo spalancando gli occhi e assaporando la dolce sensazione dell'adrenalina che prendeva a scorrere nel suo corpo.
- Certo che e' Togartu, idiota. Io rispetto gli accordi. Ora, se non vuoi che ci inceneriscano, ti conviene lasciarmi i comandi; sai... non credo proprio che a questo rottame sarebbe permesso avvicinarsi, se non ci fossi io a bordo. -
Cosi' dicendo, Brog strattono' Yoman per un braccio e prese il suo posto ai comandi. L'uomo non oppose nessuna resistenza e si accomodo' sulla poltroncina che il grasso Ferengi aveva occupato fino a quel momento.

Nel contempo, la donna parve svegliarsi dal torpore che sembrava averla avvolta fino a quel momento. Si alzo' in piedi e getto' una rapida occhiata all'immagine di Togartu sul piccolo schermo del terminale.
Yoman non si era mai definito un acuto osservatore, ma ebbe la netta impressione che una luce sinistra brillasse negli occhi dell'affascinante amazzone.
La donna getto' un'occhiata ostile alla nuca di Brog e rivolse uno sguardo indecifrabile a Yoman, per poi prendere a passeggiare con disinvoltura lungo il ponte della Korelin, in direzione del portello che conduceva all'uscita.

Il Ferengi pigio' violentemente il pulsante che apriva un canale sulle frequenze di chiamata. La consolle scricchiolo' rumorosamente e gli altoparlanti della nave vomitarono una scarica di statica.
- Brog a Togartu. Codice di autorizzazione 732-5A-2-77. -
Gli altoparlanti si limitarono a ronzare, amplificando ogni rumore che il canale riuscisse a raccogliere.
- Dai, non fare lo stronzo LioSet. Sono Brog, rispondi. -
-[ zzzzz----crcrcr-zzzzz------Brog... che ci fai su quel barattolo? Se ti avvicinavi ancora un po' avremmo avuto Ferengi in scatola per cena!]-
- Sono con qualche amico. Non e' gente particolarmente sveglia, ma ti assicuro che non ci daranno guai; garantisco io per loro. Ora smetti di tenerci sotto tiro e dacci quella fottuta autorizzazione. -
-[ Mi spiace... i Ferengi non sono piu' ammessi su Togartu. E siccome i tuoi amici ora conoscono la nostra posizione, temo di essere costretto a distruggervi. ]-
Per pochi attimi, Brog assunse un'espressione genuinamente preoccupata.
- Che cosa?? -
-[ AH AH AAH! Ma che razza di fessi ci prendiamo, qui su Togartu? Dai, vieni avanti, figlio di ******* ]-
Pur non cogliendo l'ultima parola, che ad ogni modo aveva tutta l'aria di essere un insulto di qualche tipo, il tono confidenziale e sfrontato con cui il presunto addetto alla sicurezza di Togartu aveva trattato Brog apriva la strada ad inquietanti riflessioni: se davvero il Ferengi era un pirata tanto temuto e pericoloso, tutto lasciava presupporre che questa Togartu ospitasse individui ugualmente minacciosi.
Un brivido inizio' a scorrergli lungo la sua schiena, e Yoman si rese conto che quello che aveva sui monitor della nave poteva essere il luogo piu' infido e pericoloso che avesse visitato fino a questo momento. Avrebbe saputo essere all'altezza?

- D'ACCORDO. FERMI DOVE SIETE, TUTTI E DUE. SIETE IN ARRESTO. -

Yoman e Brog si girarono di scatto alle parole che la donna aveva gridato dietro di loro.
Aveva in mano un phaser federale, e lo teneva puntato brandendolo con fermezza.
L'uomo senti' il sangue raggelarsi nelle vene e non pote' impedirsi di tremare; quella donna, con un'arma in mano, pareva realmente terrificante.
Brog, al contrario, piego' leggermente gli angoli della bocca in un sorrisetto sornione.
- Ma guarda un po'! Scommetto tutto il mio latinum che non sei chi mi hai detto di essere... o sbaglio? -
La donna socchiuse gli occhi.
- Tenente Anne Livingstone, sicurezza Flotta Stellare. Tenete le mani bene in vista e non fate movimenti bruschi. -
= La Flotta Stellare! = penso' Yoman con terrore, strabuzzando gli occhi. = Questa e' veramente la fine! =
- Bene bene bene... tenente Livingstone. Di cosa sarei accusato, esattamente? - chiese il Ferengi continuando ad esibire un sorrisetto di sfida.
La donna punto' il suo sguardo sull'umano, continuando a brandire il phaser con mano ferma.
- Yoman Omeski: lei e' accusato dell'omicidio intenzionale di un Ufficiale della Flotta Stellare in missione diplomatica, piu' una serie di reati correlati che i governi di Crosnen II e III hanno deciso di rimettere nella mani della Federazione Unita dei Pianeti, e che le verranno comunicati a tempo debito. Brog... la lista dei tuoi reati e' troppo lunga, ma stai tranquillo: avro' tutto il tempo di leggerteli! -
Yoman era gia' in preda al panico, e si immaginava rinchiuso a vita in una prigione federale. Incapace di muoversi, si limitava a fissare sconvolto la figura della donna che stava per negargli la liberta'.
Brog, al contrario, non sembrava affatto intimorito.
- OK, OK... siamo stati dei bambini veramente cattivi. Ora che ci vuoi fare? -
La donna rivolse a Brog uno sguardo carico di odio e si limito' a toccarsi la coscia sinistra con la mano libera, attivando un dispositivo che la sua tunica era riuscita ad occultare alla perfezione.
- Capitano K'Mor... ...ho i criminali sotto tiro. Attivi un raggio traente sulla nave e ci trasporti a bordo. Poi leviamoci da qui'. - disse la donna ad alta voce, rivolta ad un ascoltatore invisibile.

Silenzio.

- Livingstone a K'Mor... ...mi sente K'Mor? -

Silenzio.

Un lampo di inquietudine baleno' sul volto della donna, mentre Brog emise una sonora risata.
- Se intende comunicare con lo Sparviero Klingon che avrebbe dovuto seguirci in occultamento fino a qui'... ...beh... ...sappia che quella nave non e' mai partita, caro il mio tenente Livingstone, diplomata all'Accademia della Flotta Stellare in Data 50323.6 e in servizio attivo presso la Base Stellare 137. -
L'inquietudine sul volto della donna si muto' in vero e proprio terrore; qualunque cosa avesse voluto dire le rimase strozzata in gola.
- Ah gia'... dimenticavo: quel phaser e' scarico. -
Forte dell'addestramento ricevuto all'Accademia, il tenente Livingstone evito' di distrarsi per controllare la carica del phaser ma, considerata la situazione che si era venuta a creare, si senti' in diritto di sparare.
La pressione del suo pollice sul pulsante di fuoco non sorti' alcun effetto.
Mentre una piccola goccia di sudore iniziava a solcarne la fronte, un lampo accecante illumino' l'ambiente per pochi attimi e la donna ebbe appena il tempo di emettere un breve grido strozzato prima che il suo corpo si vaporizzasse senza lasciare alcuna traccia.
Brog riaggancio' la propria arma a raggi nella cintura e rivolse uno sguardo esasperato al cielo, spalancando le braccia.
- Eeeeeh... mai un attimo di pace! -
Fisso' Yoman per qualche attimo, osservandolo tremare come una foglia, e si rivolse a lui con un tono di voce tra il seccato e lo stizzito.
- Allora pivello... ci vuoi venire o no a Togartu? -




:: Diario 010 : T'eyan - Pirati alla riscossa

Data: 14/01/2381
Ore: dalle 1.00 alle 2.30 circa
Luogo: Drakan - Ponte 8
Corridoio delle celle - Sezione sicurezza

Buio. Lampi luminosi di dolore attraversavano gli strati della sua coscienza addormentata, penetrando profondamente nella sua anima. Il buio non era vuoto, anzi, sembrava stranamente infestato da presenze indecifrabili.
Confusamente, lei tentava di respingerle, di ricacciarle indietro, verso la superficie, a mano a mano che la sua percezione veniva risvegliata da quello stesso tormento, e acquistava consapevolezza di un duro pavimento, di aria gelida percorsa da respiri affannosi, intrisa dall'odore di sangue.
I suoi muscoli furono scossi da un brivido. Uno spasimo acuto percorse le vie segrete della sua rete neurale giungendo alla mente.
T'eyan aprì gli occhi.
"Alla buon'ora! Ce ne hai messo, di tempo!"
Le occorse qualche istante per mettere a fuoco la creatura che aveva parlato.
"G... Gas." - mormoro'.
"Meno male che ti ricordi chi sono... E' gia' qualcosa!" - commento' il gattone, aiutandola a mettersi a sedere.
La testa le girava. Il dolore si era attenuato, ma persisteva nei muscoli, fiaccandola. Riconobbe il corridoio delle celle, senza riuscire a ricordare come vi fosse arrivata. Il suo sguardo si induri', posandosi sul corpo insanguinato di Francine che le era disteso accanto.
"Sono stato io..." - si accusò Gas - "Francine e' una degli ammutinati. Era lei a sorvegliarti nella cella"
"Da quanto tempo sono qui?"
"Anche troppo, per i miei gusti!" - fece l'altro - "Vogliamo restare qua a fare conversazione, o pensi di fare qualcosa per toglierci d'impaccio?"
La Vulcan gli scocco' un'occhiata gelida, poi si fece aiutare ad alzarsi in piedi. Gas le raccontò rapidamente quanto aveva scoperto del ruolo di Croogot, mentre percorrevano il corridoio celle, fermandosi di fronte alla porta dell'ufficio del capo sicurezza.
"Non c'è nessuno là dentro. Ho guardato, prima che ti svegliassi" - disse Gas, nervosamente - "Andiamo via... Non mi piace stare qui. Che facciamo con Francine?"
"Sistemala in una cella. Non possiamo certo trascinarcela dietro" - disse T'eyan, entrando nel suo ufficio. Rimase apparentemente impassibile, vedendo che la santabarbara annessa era stata saccheggiata. Si precipito' alla sua consolle, continuando: "Oltre tutto, a meno di non trovarle un medico che le cauterizzi la ferita che le hai fatto, morira' dissanguata: a causa di una malattia genetica il suo sangue non si coagula, ed anche una ferita molto lieve puo' ucciderla. Non ho alcuna idea di dove trovare West o Mallow, e del resto, anche se lo sapessi..." Lasciò il discorso in sospeso, concentrandosi sulla sua consolle.
"Cosa!?" - esclamò Gas, impallidendo. Non gli andava affatto a genio l'idea di aver ucciso Francine, anche se si trattava di una ammutinata. E la cosa sarebbe piaciuta anche meno ad Aldea.
"Voglio dire... Non possiamo cauterizzare noi la ferita? Ci vuole per forza un medico?"
"No!..."
Sulle labbra di una Vulcaniana l'esclamazione sembrava decisamente illogica, e Gas per un attimo non capi', pensando fosse in relazione con Francine, poi si allarmo':
"Che succede? Stanno venendo qui?"
T'eyan per un momento non rispose. Poi accennò ai dati che scorrevano sulla sua consolle:
"Ho una buona notizia e una cattiva. La buona notizia e' che gli ammutinati - sia per mancanza di tempo, o perche' pensavano di avermi definitivamente messa fuori gioco - non hanno modificato i miei codici di sicurezza. Fra l'altro, posso accedere alle registrazioni delle microspie che ho seminato nei punti nevralgici della nave, per sapere di chi possiamo fidarci. Posso ripristinare i teletrasporti, ma non potremo usarli per uscire dalla nave: abbiamo gli scudi alzati. Ma quello che e' veramente grave, e' che non possiamo comunicare con l'esterno. Siamo completamente isolati: comunicazioni interne ed esterne interrotte. "
Si morse le labbra, con un gesto che Gas trovo' curiosamente umano:
"Gli ammutinati non sono il solo pericolo: con le comunicazioni esterne interrotte non posso mettermi in contatto con SonMot. Lui si sarà accorto immediatamente che sta avvenendo qualcosa di grave a bordo della Drakan. Appena poche ore fa, ha messo in guardia Aldea: se avesse ritenuto che questa nave stesse per diventare un rischio per Togartu, avrebbe usato le batterie del pianeta per distruggerla, chiunque si trovasse a bordo."
Gas senti' il pelo che gli si rizzava sulla testa:
"Non... Non lo fara', vero?"
La Vulcan lo fisso':
"Non ho mai saputo che SonMot minacciasse qualcosa a vuoto. Lo ha detto, e lo fara'. Se non riusciamo a sconfiggere gli ammutinati al piu' presto, ci uccidera' tutti."

Nello stesso momento
Togartu
Palazzo di SonMot
Camera da letto

"...Le comunicazioni si sono interrotte. Poco dopo, sono stati alzati gli scudi e sono saltati i collegamenti con i piloni di attracco. La Drakan e' isolata."
"Continuate a sorvegliarla" - ordinò SonMot, con un tono che non ammetteva repliche - "Voglio essere continuamente informato su tutto quello che riguarda quella dannata nave."
"Si, signore." - il Boliano che aveva parlato svani' dietro ad una tenda.
SonMot si distese di nuovo sui cuscini. Aveva sempre saputo che quella maledetta nave avrebbe portato guai, ma non si era aspettato che la sua previsione si realizzasse così rapidamente.
Si alzo', faticosamente, dal letto. Se era sicuro di una cosa, era che quello non era il momento di dormire.

14/01/2381
Ore 6,47
Drakan
Magazzino 3
Ponte 9

"Ce l'abbiamo fatta! Siamo arrivati!" - urlo' K'Tar, per poi pentirsene immediatamente. Non poteva sapere se qualcuno degli ammutinati non fosse arrivato a sorvegliare quel magazzino. Si deterse il sudore con la manica della giacca, poi - con prudenza forse eccessiva, come per temperare la leggerezza di un istante prima - aprì piano la griglia del condotto che lo separava dal magazzino 3. Era impacciato dal braccio fasciato, che aveva preso a fargli un male da impazzire. Aveva dovuto sforzarlo durante la "passeggiata" nei condotti e nei tubi di Jeffries, ed adesso pulsava come se avesse sviluppato un cuore proprio. Strinse i denti, afferro' il faser alla cintura, e sporse la testa, guardandosi intorno. Attese che gli occhi si fossero abituati al buio quasi totale della sala, poi si azzardo' a
scivolare all'interno.
"Computer: accendere luci." - ordino'.
La sala s'illumino'. Merci varie accatastate in equilibrio precario parevano oscillare, protendendosi verso di lui. Si scosto', istintivamente, poi rise.
Il pensiero di essere finalmente arrivato gli faceva sentire persino sopportabile il dolore al braccio.
"Vieni! Via libera!" - disse, a voce piu' alta. Attese che Nick Kevler lo raggiungesse, poi supero' alcuni contenitori di materiale per accostarsi al replicatore tecnico del magazzino:
"Eccolo qui, l'amichetto..." - disse, sogghignando - "Adesso vediamo se riusciamo a persuaderlo con le buone maniere a lavorare un po' per noi."
Estrasse da una tasca un cacciavite sonico, e comincio' a svitare le viti che reggevano il rivestimento del replicatore.
"Va bene... Io intanto, cerco le cariche!" - disse Nick Kevler, mettendosi alla consolle di controllo del magazzino. Trovo' quasi immediatamente quello che cercava:
"Ecco qui... Secondo il registro di movimentazione, le cariche K-R54 sono stipate nelle casse 15C e 16C. Ma dove diavolo saranno state ficcate quelle casse?"
Il magazzino era stato rivoltato più volte alla ricerca di merci di valore o di semplici attrezzature, da quando la nave era stata rubata dai pirati.
Non c'era più nulla che fosse al suo posto. La scaffalatura contrassegnata con la cifra 15 era praticamente vuota. Contenitori stagni erano sparsi alla rinfusa per tutto il magazzino.
Kevler cominciò a controllarle ad una ad una, metodicamente. Un rumore. Kevler sussulto'. Si volto' di colpo, cercando il luogo da cui proveniva il suono.
La sua mano corse al faser, lo punto'.
"Vieni fuori! Ti ho sentito!" - urlo' - "Vieni fuori o ti vaporizzo!"
Una piccola mano sporse da dietro una cassa, poi il volto di un giovanissimo Romulano sporse da dietro un mucchio di casse:
"Non sparare. Sono io!" - balbetto' il Piccolo - "Non stavo facendo nulla di male. Mi sono nascosto qui quando vi ho sentito arrivare."
Il bambino era pallidissimo, e teneva le braccia tese sopra il capo.
Kevler respiro', abbassando l'arma. Per un attimo aveva temuto...
"Va bene..." - mormorò - "Vieni, ragazzo, non aver paura. Non siamo ammutinati. Stiamo solo cercando di salvare la pelle, come te."
Fu richiamato dalla voce tonante dell'Orioniano. Si volto' verso di lui, e lo vide chino sul replicatore, di cui aveva messo allo scoperto i congegni.
"Senti bello mio!" - diceva - "Ora farai quello che dico io, o io ti..."
Kevler salto' sopra delle casse, e lo raggiunse, seguito - dopo una breve esitazione - dal Piccolo:
"K'Tar! Che succede?"
"Questo dannato bastardo rifiuta di collaborare." - rispose l'altro -
"Dice che ha bisogno di un'autorità superiore alla mia per replicare l'arma. Ma te la do io l'autorità superiore, brutto figlio di un circuito difettoso!"
Fece per dare un pugno al replicatore, ma l'altro gli blocco' il movimento a mezz'aria:
"Certo che ti guarirà in fretta, questo braccio, se continui ad usarlo per dare pugni alle consolle. O ai replicatori!"
K'Tar annui', con fare distratto, fece per dire qualcosa, ma si accorse della presenza del Piccolo:
"Ehi! E tu che ci fai, qui?"
Il Piccolo arretrò di un passo, di fronte all'enorme Orioniano. Questo fece una smorfia, abbassando il tono della voce:
"Non preoccuparti, ragazzo. Urlo forte, ma non ho mai mangiato i bambini."
"Non sono un bambino!" - protestò il Piccolo.
Kevler gli mise una mano sulla spalla, con fare rassicurante:
"Certo, certo. Vieni, figliolo: stavo cercando delle casse, quando ti ho sentito. Vediamo se in due le troviamo? Nel frattempo, K'Tar cerchera' di far sentire ragione a quel replicatore."
"Che tipo di casse?" - chiese il Piccolo.
"Secondo il registro, sono la 15c e la 16c. Sai per caso dove sono?"
Con sua sorpresa, il Piccolo annui':
"Si, le ho viste. Da quella parte" - disse, indicando una zona del magazzino. Corse in quella direzione. Kevler lo segui', e vide i numeri che il Piccolo gli mostrava: erano quelli giusti. Poso' il faser per terra, e afferrò un arnese per aprirle. Il primo contenitore cedette facilmente, e vide le cariche immerse nel polistirolo di conservazione. Sparse il polistirolo, ne pesco' un paio, e le esamino', sotto gli occhi curiosi del Piccolo. Avevano l'aspetto di semplici ricariche standard per faser, penso', e si volto' per chiamare K'Tar: una luce improvvisa gli feri' gli occhi.
Un teletrasporto!
Lascio' andare le cariche, urlando un avvertimento all'altro. La sua mano corse alla cintura: un attimo troppo tardi si rese conto di aver lasciato il faser per terra. Si gettò, cercando disperatamente a tastoni l'arma fra il polistirolo. La trovo', la prese, si volto' per puntarla contro le due figure che si stavano materializzando.
Il volto di T'eyan si fece sfuggire un lieve inarcare di sopracciglia, di fronte alle armi puntate dei due ingegneri. Gas sfoderò gli artigli, pronto alla lotta.
"Io non lo farei" - disse la donna - "Quel replicatore non fabbricherà i TR-116 senza la mia autorizzazione."
"Come diavolo fa a sapere...?" - comincio' a dire K'Tar.
Kevler lo blocco':
"Come vuoi che lo abbia saputo? Ha messo di sicuro delle microspie in sezione ingegneria."
"Esatto" - ammise la donna - "Cosi' ho saputo dei fucili. In questo modo ho anche saputo che voi non siete degli ammutinati... Siamo dalla stessa parte, voi ed io. Insieme, possiamo replicare armi sufficienti a riconquistare la nave. Ma dovete avere fiducia in me."
Lo sguardo di lei passo' dall'uno all'altro. Infine, porse la mano a Kevler, alla maniera dei terrestri:
"Siamo d'accordo?"
Kevler la fisso'. Abbasso' l'arma, e la infilo' di nuovo nella cintura, prendendo poi la mano che T'eyan gli porgeva:
"Per me, sono d'accordo".
K'Tar fece una smorfia. L'accordo non gli piaceva, ma voleva vedere quelle armi... Anche a costo di un'alleanza con T'eyan, se era necessario.
Assenti':
"Bene... Sono d'accordo anche io. Dato che il Piccolo non ha l'età per votare, direi che abbiamo raggiunto la maggioranza assoluta. Adesso, pensiamo a far ragionare questo dannato ammasso di microchip rugginosi."

14/01/2381
Ore 20,03
Infermeria sulla Drakan

"Se penso che ho salvato la pelle a quel..." - pensava il dottor West, rabbiosamente, fissando Larsen, il pirata che li sorvegliava.
"Bisogna riconoscere che sono in gamba. Sono in pochi a sapere che sulle navi federali i campi di forze sanitari possono essere alzati in qualsiasi condizione, indipendentemente dal fatto che il motore sia attivo o no." mormoro' T'Far, al suo orecchio.
Era stato catturato nel suo alloggio. Lo avevano colto nel sonno, beatamente abbracciato alla ragazza, lo avevano portato - insieme alla Vulcaniana e a una mezza dozzina di altre persone - in infermeria, dove li avevano bloccati con un campo di forze sanitario, e li avevano lasciati la' dietro senza cibo ne' acqua, infischiandosi delle loro necessita'. Anzi, Larsen si era replicato una bella cenetta, e stava finendo di consumarla proprio sotto i loro occhi.
West strinse i pugni: Ah, se solo avesse potuto strozzarlo!.
Il suo sguardo passo' sugli altri prigionieri. Ylah e Devi si stringevano per mano, guardando Larsen al di la' dello schermo come se avessero potuto fulminarlo con gli occhi. Il Klingon Varn e Yoshimoto Ryoko stavano in un angolo, con l'aria cupa di chi non si e' ancora impiccato solo perché non ha trovato una corda abbastanza lunga a portata di mano. Hayez sembrava assorto in pensieri indecifrabili, come del resto T'Far, che aveva rimesso la sua maschera da perfetta Vulcaniana. Johnson aveva una ferita alla gamba che lui non poteva curare, senza gli attrezzi che si trovavano li', a pochi passi da loro, irraggiungibili. Gli aveva messo una fasciatura di fortuna, ma non poteva nemmeno disinfettarla. E dire che era una ferita che avrebbe potuto rigenerare in un secondo!
Chissa' poi, che ne era stato di Kashit...
Hayez si accosto' a lui:
"Ha notato, dottore? E' da parecchio che non arrivano altri prigionieri." sussurro', per non farsi sentire da Larsen.
West annui': "Si, ma non significa nulla. Possono aver messo gli altri prigionieri da qualsiasi altra parte, un magazzino, un alloggio. In questo campo di forze non possono entrare tutti i pirati della Drakan."
"Con tutto il rispetto, dottore, non penso che gli ammutinati si preoccupino molto delle nostre necessita'. " - ribatte' Hayez - "Credo che avrebbero volentieri ammassato qui tutti quelli che potevano. Sta succedendo qualcosa, ne sono sicuro. Forse i nostri sono riusciti a riorganizzarsi, a fare resistenza... "
West non rispose. D'improvviso, aveva notato un bagliore dietro la vetrata che separava i reparti dell'infermeria. Un bagliore da teletrasporto.
Anche T'Far l'aveva notato. Si scambiarono un'occhiata.
"Larsen è riparato dall'angolo. E' in buona posizione per sparare a chiunque si sia trasportato nell'altra stanza!" - penso' West in un lampo. Strinse le labbra: forse era il momento di fare qualcosa.
"Senti, tu" - urlo', prendendo Hayez per il bavero della giacca - "Hai finito di palpare la mia ragazza?"
"Cosa? Io non..." - fece l'altro.
T'Far intervenne:
"Il solito umano!" - strepito' - "Possibile che ti faccia sempre prendere dalle tua illogica gelosia?"
West strizzo' l'occhio al pirata, che capi':
"Oh, ma quante storie..." - disse Hayez, a voce altissima - "E' stato un caso, non l'ho mica fatto apposta!"
"Un caso? Raccontala a un altro! Guarda che ci vedo benissimo!"
West girandosi appena vide Larsen alzarsi dalla scrivania, e venire verso di loro.
"Ehi, state calmi!" - urlo' Larsen - "Buoni o vengo dentro, e vi sistemo tutti e due!"
"Calmo?" - fece West - "Dovrei stare calmo mentre questo bastardo tocca la mia ragazza?"
"Bastardo a chi? Bastardo sarai tu!" - sbraito' il pirata, fingendo di allungare un pugno. Gli altri prigionieri fecero cerchio intorno ai contendenti, incitandoli con grida. T'Far strillava con quanta voce aveva in corpo.
Larsen arrivo' di fronte al campo di forze, tempestando:
"Fermi! Fermi, ho detto!"
Un lampo brucio' l'aria. Larsen cadde, colpito alla schiena. Alle sue spalle, T'eyan abbasso' l'arma:
"State tutti bene?" - domando', tranquillamente.
"Si... Johnson e' ferito, ma non e' grave. Pero' era l'ora che vi faceste vedere!" - disse il medico ridendo.
"Non ne potevamo piu' di stare qui dentro, capo." - aggiunse Devi.
T'eyan trovo' il pulsante che abbassava il campo di forze, lo premette:
"Con K'Tar, Kevler, Gas ed il Piccolo abbiamo riconquistato la sezione ingegneria ed alcuni dei ponti inferiori." - disse - "Ma non abbiamo nessuna notizia della situazione in plancia."
West si precipito' ad afferrare uno dei suoi strumenti, e medico' la ferita di Johnson.
"La riprenderemo." - disse Hayez con tono combattivo - "Pero', prima vorrei fare una cosa."
Lo sguardo dei pirati si poso' sul corpo svenuto di Larsen. T'eyan rimpianse di non averlo ucciso subito.
Lui di sicuro le sarebbe stato grato.

15/01/2381
Ore 00,03
Togartu
Palazzo di SonMot

I monitor della sala controllo inquadravano la Drakan, da varie angolazioni.
Per tutto il giorno, SonMot era passato dall'uno all'altro, senza interruzione. Una delle navette di servizio si era allontanata dalla Steamrunner qualche ora prima. SonMot aveva dato ordine di seguirla, appena al limite del raggio di azione dei sensori, in modo da non farsi scorgere dall'uomo che la pilotava. Il suo agente aveva riferito che la navetta aveva abbordato la Morgan, e l'uomo che la pilotava era salito a bordo, poi le due navette erano state raggiunte da una nave orioniana.
La nave era stata identificata senza difficoltà: era lo yacht personale di Croogot.
"Dunque era lui..." - aveva pensato. Avrebbe strigliato le sue spie, per non averlo avvertito in tempo del pericolo: Croogot era il peggiore dei suoi nemici. Ne evocò l'immagine, mentalmente. Rivide i suoi occhi piccoli, gialli, circondati da una rete di rughe crudeli. Il volto di un uomo cui piaceva torturare i suoi schiavi. Lo aveva conosciuto bene, anche se non bene quanto Jolar'Nat.
"Non ha mai mandato giù la fuga dei suoi schiavi" - ricordo' - "Gli ha fatto perdere la faccia di fronte alla Confraternita dei mercanti di Orione, proprio quando sentiva di essere vicino alle piu' alte cariche, e questo gli è costato un lungo periodo di eclissi. Di recente, è tornato ad avere il potere di un tempo, ma per riacquistare i consensi ed essere eletto, ha bisogno di una impresa eclatante. Ambizioso e vendicativo com'e', la sua impresa non può che essere una: la distruzione dei pirati di Togartu."
Aveva detto ad Aldea che avrebbe distrutto la Drakan se fosse caduta in mani sbagliate. Non ci potevano essere mani peggiori di quelle di Croogot: se fosse riuscito a far abbordare la nave dai suoi.
Uno dei suoi uomini lo richiamo' dai suoi pensieri: "Signore..."
"Che succede?"
"Il pilota della Kalgan ha appena fatto rapporto: la Morgan e la navetta della Drakan sono qui su Togartu. Per superare le difese del pianeta, hanno usato uno dei codici di riconoscimento di Lok. Adesso si trovano in un hangar sotterraneo, nella zona controllata da Lok. Il pilota pensa che Croogot sia con loro."
"Da un uomo come Croogot c'è veramente da aspettarsi di tutto. Persino che si allei con uno di noi, uno dei capi pirata di Togartu, per distruggerci." - disse SonMot, furioso. "A quanto pare, Lok il Ferengi ci ha venduto alla Confraternita di Orione. Spero per lui che ne abbia tratto un buon profitto, perché non avrà molto tempo per goderselo!"

15/01/2381
Ore 01,03
Tunnel minerari di Togartu

Non sentiva piu' le gambe. Era come se il suo corpo non le appartenesse piu'. Faccia a terra, Modred Leha continuava disperatamente a chiedersi come fare ad uscire da quella situazione.
"Okey, ragazza mia." - si diceva - "Sei una specialista in evasioni. Sei riuscita a scappare dalla prigione di Zihilt di Noran 5. Sei perfino scappata da una cella in una nave invasa da pirati. Non ti sembra che dovresti trovare il modo di scappare anche da questo dannato inibitore motorio?"
Riusciva a respirare dalla bocca, mentre il naso colava sangue sul pavimento. Ma tutti i tentativi di dare ordini al suo corpo fallivano miseramente:
"...Mai un ordine che mi vada a genio, ed ecco il risultato."
Perché dovevano capitare proprio a lei cose del genere? Okey, forse era stata un tantino precipitosa nello scegliere di cambiare alleanze, ma dopotutto non era mica facile, di questi tempi, stabilire con chi stare...
Rumore di passi. In avvicinamento.
"E' la salvezza? Debbo chiamarli? O forse e' meglio che me ne stia qui buona buona?" - si chiese.
Decise: in fondo, peggio di cosi'...
Un suono inarticolato usci' dalle sue labbra. Poteva essere sentito? Non riusciva ad aumentare il volume.
Smise un istante, per ascoltare. I passi... Si erano allontanati? Non li sentiva piu'!
Leha avrebbe pianto di rabbia se avesse potuto farlo.
"Sembra proprio che tu sia nei guai." - disse una morbida voce femminile dietro di lei.
Modred Leha cerco' con tutte le sue forze di spostare gli occhi verso il lato per vedere chi aveva parlato, ma l'angolo visuale era coperto dai suoi capelli.
Una mano istoriata di tatuaggi dorati venne a posarsi accanto al suo capo.
Senti' l'altra mano frugare sulla sua nuca, e d'improvviso le parve che un intero formicaio di formiche rosse aariane avesse dato convegno sul suo corpo ad una rappresentativa di pulci bretonie, ma si era ammorbidita, riusciva a muoversi! Un muscolo dopo l'altro, tento' di districarsi da quella specie di congresso interstellare della ditta "insetti nocivi & fastidiosi S.p.A.", per guardare in faccia la donna che le aveva tolto il congegno di dosso.
Era una Orioniana, dai corti capelli neri. Non era bellissima di viso, ma si muoveva sinuosa, ed era come se lo fosse:
"Chi sei? Come ti chiami?" - fece la donna.
Leha apri' la bocca, ma la lingua era ancora intorpidita:
"M... Oddre... D... Le-ah!" - articolo'.
"Modred Leha. La cuoca? Sei con Jolar'Nat, quindi!" - concluse l'altra.
Leha non la smenti'... Anche perché non riusciva a parlare.
"Io sono Ysman. Lavoro per me stessa, in genere, ma in questo momento chi mi paga è SonMot." - fece l'Orioniana - "Sai dove posso trovare il tuo capo?"
Leha scosse la testa:
"Crrrogt... Lo ha... Torrturaato. Lui poi..." - accenno' in direzione dei corridoi.
"Jolar'Nat e' riuscito a scappare? Sei sicura?"
La Bajoriana accenno' di si.
Ysman premette un comunicatore:
"Ysman a Tora Klar. Sono nei tunnel minerari nella zona controllata da Lok.
Non ho ancora trovato Jolar'Nat ne' Croogot, ma ho trovato la cuoca della Drakan, che sostiene che Jolar'Nat e' stato torturato ma e' riuscito a scappare. Ah, dimenticavo: la cuoca aveva addosso un inibitore motorio."
"...Ossia, uno dei giochetti preferiti da Croogot. Hai detto che si tratta della cuoca? Ah, ho capito: la ladruncola Bajoriana. Spediscila qui: il capo adesso e' occupato, ma piu' tardi vorra' sicuramente parlare con lei. Voi continuate le ricerche nei tunnel."
"Bene!" - disse la donna - "Agganciatela al mio secondo comunicatore. Qui Ysman, passo e chiudo"
Pochi secondi dopo, Leha si ritrovava seduta su un tappeto in una stanza riccamente ammobiliata.
Un Boliano l'aiuto' ad alzarsi dal pavimento, e a sedersi su una poltrona, poi spari' dietro ad una tenda. La Bajoriana si guardo' intorno. Si sentiva la testa pesante come dopo la bevuta di grappa Ferengi di qualche giorno prima, ed il corpo continuava a formicolare come impazzito, ma comincio' automaticamente a valutare quello che si trovava nella camera.
"Cosi', questo e' il palazzo di SonMot." - penso', ammirando i quadri appesi alle pareti - "Pero'! Non sembrava tanto ben fornito, visto da fuori. A proposito di Ferengi, quel tipo dell'Avamposto 33 mi darebbe un bel po' di pezzi d'oro per quel nudo".
Fece una smorfia: ripensandoci, era meglio evitare. La sua condizione negli ultimi tre minuti sembrava essere cambiata decisamente in meglio, pero' doveva stare attenta a non commettere altri... Ehm... Errori di prospettiva.

15/01/2381
Ore 1,03
Togartu - Palazzo di SonMot

SonMot aveva raggiunto una decisione. Una mezz'ora prima, gli scudi di quella splendida nave si erano abbassati per pochi secondi: le tracce dicevano che erano saliti a bordo almeno venti uomini. Uomini di Croogot, naturalmente! O quantomeno di Lok. Se a bordo della Drakan c'era ancora resistenza, venti uomini bene armati l'avrebbero schiacciata, o ridotta in
condizioni disperate.
Fisso' la nave. Dall'esterno appariva sospesa in una calma irreale. Il suo scafo madreperlaceo rifletteva la luce dei fari del bacino di riparazione.
Aveva l'aspetto di un cigno iridescente all'interno di una lucente ragnatela di incastellature. SonMot sapeva che quella calma era pura apparenza.
Dentro la nave, decine di uomini e donne stavano lottando, morendo, per il suo possesso. E sarebbero morti, per questo. La prima salva di siluri si sarebbe schiantata contro gli scudi, ma già alla seconda gli scudi avrebbero ceduto.
Sospiro'. Era un peccato distruggere una nave cosi' bella, ma non poteva permettere che una Steamrunner cadesse nelle mani dei nemici di Togartu.
Premette un pulsante:
"Qui SonMot." - disse - "Mettete in posizione le batterie. Pronti al fuoco a mio ordine".
Fisso' ancora una volta la nave, poi abbasso' gli occhi sulla consolle.
La sua impronta digitale apri' uno sportello di sicurezza.
All'interno, una levetta rossa inizio' a pulsare, attendendo l'ordine di distruzione.
Adesso, penso', non poteva piu' tornare indietro.




:: Diario 011 : Kevin - Sopravvivenza

Data: 15/01/2381
Ore: 2.00
Luogo: Drakan - plancia

D'improvviso il silenzio... ogni piccolo muscolo sembrava disubbidirgli...
I suoi occhi continuavano a osservare la scena ma nessuna reazione poteva scaturire dal suo organismo, Kevin assisteva immobile...
Aldea continuava a premere il suo pugnale nella gola di un uomo che fino a pochi minuti prima aveva condiviso le sue stesse avventure...
Le due figure immobili si scrutavano, abbracciate in un gioco mortale, ogni piccola vibrazione dell'uno o dell'altro poteva significare la sopravvivenza e la vita o la conquista della nave...
D'un tratto il corpo della donna ebbe un cedimento, dovuto all'azione del gas paralizzante; il Klingon si mosse rapidamente in direzione del suo braccio, con una mossa fulminea agguanto' il pugnale, appena pochi secondi prima che Aldea, incapace di reagire, si accasciasse ai suoi piedi.

Plancia Ore: 2.20

G'Kourn aveva posizionato i suoi uomini nei punti chiave della plancia, ma i membri dell'equipaggio che aveva cosi' abilmente corrotto, non erano sufficienti a garantire la governabilita' di una splendida signora... quale la Drakan si vantava di essere...
Quando Kevin potette riacquistare l'uso dei suoi organi, non si stupi' piu' di tanto di trovarsi ancora nella sua postazione, evidentemente G'Kourn aveva bisogno di lui e questo poteva essere un grosso vantaggio. In occasioni come queste sarebbe stata una motivazione sufficientemente valida a garantirgli la vita.
Si guardo' intorno, Aldea e il resto dei fedeli di Jolar erano legati e appoggiati a una paratia ai confini estremi della sala, lontani dalle strumentazioni e dalle console, dalle espressioni intorpidite Kevin capi' che anche loro stavano riacquistando l'uso del proprio corpo...
Il Klingon non tardo' a fargli capire chiaramente le sue intenzioni, il tempo cominciava a scarseggiare...

-( G' Kourn ) Bene signorino, ormai avrai capito benissimo la situazione, la nave e' nelle nostre mani e un navigatore esperto come te potrebbe tornarci utile, per questo ho deciso di non ucciderti per ora, anzi ti offro l'opportunita' di unirti a noi e la possibilita' di depredare dei bottini che non hai mai nemmeno immaginato. Ma... se decidi di rinunciare a tutto questo e vorrai raggiungere il tuo bel capitano nei cieli, mi tocchera' vaporizzarti...

Una piccola goccia di sudore percorreva le sue guance irrigidite dalla barba di almeno 2 giorni, la tensione saliva velocemente e il suo cuore batteva a ritmi elevati...Kevin conosceva la paura, aveva imparato ad affrontarla e a vincerla e comunque ad avere rispetto di lei e si era ripromesso di restare sempre calmo ad affrontare ogni situazione che gli fosse capitata davanti... ma non e' facile restare calmo quando si ha un phaser puntato addosso e si deve decidere nel giro di pochi secondi...

-( G' Kourn ) allora pezzo di cretino ti vuoi decidere o no? Sei con noi o resti fedele a questa specie di amazzone stellare?

Kevin alzo' lo sguardo in direzione di Aldea che giaceva rannicchiata sul suo corpo e lo fissava... I suoi occhi parlavano chiaro, sapeva cosa voleva dire quello sguardo e la sua lealta' era tale che avrebbe acconsentito a rischiare la sua vita per un ideale... ma non era quello che serviva li' ora... si sarebbe fatto uccidere inutilmente e non sarebbe stato d'aiuto agli altri in quel modo...
Non poteva farci niente se la plancia era stata conquistata e la nave stava per cadere completamente nelle mani degli ammutinati... non poteva farci niente...
Cerco' di nuovo gli occhi del suo ufficiale quasi a chiederle scusa, con quello sguardo le avrebbe detto di perdonarlo e di cercare di capirlo... voleva assecondare gli ammutinati per cercare un loro punto debole... voleva guadagnare tempo... T'eyan avrebbe capito... E lui era sicuro che anche Aldea poteva capire... si fece forza dentro di se e affronto' il suo destino...

- ( Kevin) Va bene, vi guidero' fuori di qui, io non ho padroni... il mio unico signore e padrone e' il denaro, quindi preparatene tanto...

( G' Kourn ) Ah ah ah.. bravo, cosi' si parla...il tuo nuovo padrone sapra' ricompensarti per bene.. ( e rivolgendosi ad alta voce affinche' tutti potessero sentirlo) cosi' come ricompensera' bene tutti coloro che sapranno capire chi e' il piu' forte e potente qui...
Kevin, portaci fuori di qui, tra poco arrivera' un emissario del tuo nuovo capitano con i codici e le coordinate per la nostra nuova destinazione...

- ( Aldea ) Kevin...carogna...

- ( G' Kourn ) Zitta piccola strega... entro stasera striscerai ai piedi del tuo nuovo padrone... e soddisferai le sue voglie...

- ( Aldea ) ..Uccidimi subito cane... prima che abbia l'occasione di uccidere te e il tuo padrone... moriro' piuttosto di servire un serpente a sonagli come lui... e un cane rabbioso come te!

- ( G' Kourn ) Taci donna !!!! ( si avvento' contro Aldea con un malrovescio cosi' violento da lasciare che un rivolo di sangue si affacciasse tra le sue labbra carnose lasciandola umiliata, ma non dominata...) Imparerai a sottometterti ben presto...

-( Kevin ) Non avremo molta potenza... riusciremo a malapena ad uscire dall'orbita dell'asteroide e non avremo energia per le armi...

Kevin diede un'ultima occhiata ad Aldea e le sue mani iniziarono una veloce danza ritmata sulla console impostando la sequenza per lasciare l'orbita standard...

15/01/2381
Ore 02,10
Togartu
Palazzo di SonMot

( SonMot ) Mirate ai motori... il primo colpo li stordira' e il secondo la trancera' in due... mi dispiace Jolar... ma la tua nave sta diventando troppo pericolosa...

( Ufficiale SonMot) Signore... il nostro contatto nella zona controllata da Lok non e' ancora rientrata, credo che sarebbe meglio aspettare prima di far fuoco sulla nave... avremo grossi problemi con gli altri ... colpire una nave qui creera' un pericoloso precedente...

( SonMot) ...Non abbiamo tempo... la nave potrebbe essere gia' stata conquistata, non posso permettere che lasci Togartu... aspettero' ancora qualche minuto e poi lei fara' fuoco con tutta la potenza di cui disponiamo...

( Ufficiale SonMot) Bene.. bersaglio inquadrato... lo tengo sotto tiro signore...

Ore: 2.30
Luogo: Drakan - plancia

- ( G' Kourn ) Motori a impulso... attivare...

- ( Kevin ) Motori attivati pronti a partire...

- ( G' Kourn ) maledizione... dove sara' il nostro contatto ...

- ( Kevin ) Navetta ferengi in avvicinamento chiedono di comunicare

- ( G' Kourn ) Finalmente. Apri un canale...

Navetta Ferengi
- ( Ferengi ) G' Kourn.. vecchia ciabatta ambulante... volevi partire senza di me?

Drakan
- ( G' Kourn )Se tardavi ancora cinque minuti avrei appeso le tue orecchie alla mia cintura pezzo di idiota...

- ( Kevin ) Dobbiamo andarcene alla svelta.. da Togartu stanno puntando le loro batterie contro di noi...

Navetta Ferengi
- ( Ferengi ) G' Kourn.. ti sto trasmettendo i codici direttamente sul computer di bordo... apri il portello sto arrivando...

Ore 02,35
Togartu
Palazzo di SonMot

( Ufficiale SonMot) Signore... una navetta si sta avvicinando alla Drakan e' una nave ferengi

( SonMot) Maledizione... la Drakan e' stata conquistata.. pronto a far fuoco...

( Ufficiale SonMot) Armi puntate e pronte signore ...

( SonMot) Fuoco...

Un lampo squarcio' lo spazio circostante Togartu investendo in pieno la Drakan.. lo scafo fu percorso da un fascio di luce cosi' potente e violento.. che la nave tremo' alcuni secondi... prima che i suoi anticorpi potessero assorbire l'impatto..

Drakan
( G'Kourn )Che tu sia dannato vecchio pazzo di SonMot... pagherai anche questa... T'PRIK Danni?

( T'PRIK) Gli scudi hanno retto all'urto. Ma non abbiamo abbastanza energia per sostenere un altro attacco

( G'Kourn ) Kevin dai il massimo di velocita'.. dobbiamo andarcene...

( Kevin ) Siamo al massimo.. non possiamo andare piu' veloci.. devo effettuare una manovra evasiva e tentare di posizionarmi in mezzo a quei due piccoli asteroidi li' fuori... forse riusciremo a distrarli... credo sia opportuno che la navetta ferengi esegua una manovra simile... forse li confonderemo.

( G'Kourn ) Ok trasmetti le coordinate alla navetta e fagli eseguire la manovra... crederanno a un riflesso e noi guadagneremo un po' di tempo...

La navetta ferengi viro' di 180ø cercando di posizionarsi tra il piccolo asteroide e la Drakan...
Una seconda bordata si scateno' da Togartu in direzione della nave... questa volta il fascino e la maestosita' della Drakan non avrebbe impedito la sua prematura e ingloriosa scomparsa.. ma il colpo arrivo' proprio mentre la navetta ferengi stava completando la sua manovra e la colpi' in pieno, frantumandola in mille piccoli frammenti.. la navetta si dissolse in una nube colorata...
Kevin senti' l'adrenalina perccorrere le mille vie del suo corpo.. l'inconscienza si miscelava al coraggio e alla paura... e tutto in una frazione di secondo, prima che i pensieri potessero percorrere i canali neurali e arrivare al suo cervello per permettergli di ragionare con lucida follia...
La nave viro' giusto in tempo per schivare un terzo colpo che passo' a pochi metri dallo scafo, infrangendosi nel freddo buio dello spazio.

( Kevin ) ancora pochi secondi e gli asteroidi ci copriranno...

( G'Kourn) Il ferengi e' andato... almeno ha trasferito i codici...

Alcuni colpi distrassero l'attenzione di G'Kourn . qualcuno stava cercando di far saltare la porta di accesso alla plancia... dopo pochi minuti...senza nemmeno accorgersene si trovarono sotto il tiro di T'eyan e gli altri...




:: Diario 012 : K'Tar - TR-116

14/01/2381
Ore 10,05
Drakan
Magazzino 3
Ponte 9

La stiva era completamente illuminata. Varie casse erano sparse disordinatamente per il pavimento. Sugli scaffali oramai non vi erano che pochi pacchi, di cui la maggior parte erano stati aperti senza troppa attenzione.
- Mi stupisco ogni volta che vedo un saccheggio del genere - ruppe il silenzio T'eyan - è stupido cercare di aprire le casse in questo modo. Si provoca solamente il danneggiamento del contenuto con una perdita parziale, se non totale del suo valore. -
- Non ti meravigliare, la maggior parte dei pirati preferisce arraffare tutto in fretta, prima che a qualcun altro venga la stessa idea. Preferiscono qualcosa di facile da smerciare, soprattutto armi che qua a Togartu si vendono bene. - aggiunse Gas standosene seduto su una delle casse. Era evidente che era stata aperta facendone saltare i morsetti di contenimento, facendone fuoriuscire alcune delle piccole scorte alimentari che conteneva e che ora giacevano inermi sul pavimento. Non avevano attirato nessuno, tranne il piccolo romulano che se ne stava seduto in disparte sbocconcellando una terza barretta.
K'Tar e Kevler stavano armeggiando al pannello del replicatore. - Qua abbiamo finito. T'eyan, tocca a lei ora. - disse Kevler voltandosi verso la vulcaniana e scostandosi dal pannello.
- Computer. Sbloccare restrizioni di sicurezza al replicatore magazzino 3. Codice di sicurezza T'eyan 1432 omega. -
- Molto gentile signora. - la interruppe K'Tar - ora ne vedremo delle belle.
Computer, saresti così gentile da replicarci un fucile TR-116 armato ed il visore? -
In risposta, dal vano del replicatore si formò un fascio luminoso che nel giro di pochi secondi sparì lasciando il posto ad uno strano fucile. Il design era federale, ma non rispecchiava nessuno dei modelli che i presenti conoscevano.
- Su bello, vieni da papà. - fece l'orioniano afferrando l'arma.
T'eyan lo fermò togliendogli l'arma di mano:
- Un attimo. Prima vorrei saperne di più su quest'arma. - ed iniziò a scrutarla interessata.
- Vede, questa è un arma molto particolare. La Federazione la stava studiando come possibile mezzo di offensiva personale contro i Borg. A differenza delle armi convenzionali, non è un'arma ad energia, bensì utilizza dei proiettili. -
- Un po' come le antiche armi? - chiese Kevler - Ma non mi risulta che possano fare molto danno contro una corazzatura standard o uno scudo ad energia. -
- Questo è vero. Nessun proiettile potrebbe scalfire uno scudo o una corazza, e temo che nemmeno questi lo possano fare. -
- Bella cosa. Avete armeggiato con quel replicatore per tanto tempo per avere una arma del genere. Non ci servirà a nulla contro un branco di ammutinati che ci vogliono fare la pelle. Tanto valeva tiragli queste. - così dicendo Gas raccolse alcune scatolette da terra e le lanciò contro la porta.
La scatoletta rimbalzò producendo un lieve tonfo, prima di finire a terra.
- Se permetti, posso darti una dimostrazione di quello che può fare questa lancia-razioni feredali. - gli sorrise K'Tar.
Un istante dopo dalla porta giunse un secondo rumore, più forte del primo.
Tutti guardarono la porta.
- Ditemi che è solamente l'eco del tonfo di prima. - miagolò il felino, non troppo convinto.
In risposta le luci della stiva si spensero, lasciando accese solamente quelle d'emergenza.
- Temo che qualcuno ci abbia scoperti. - cercò di fare il punto Kevler il più calmo possibile - ... e temo che ci abbiano tagliato fuori dalla rete energetica della nave. -
- E chi se ne frega? Tanto abbiamo ancora il nostro teletrasporto. - farfugliò nervosamente Gas - non è vero?-
T'eyan fissò il felino.
- Posso azzardare un'ipotesi?- la precedette Kevler - Credo che abbiate utilizzato un teletrasporto personale, visto che quelli della nave dovrebbero essere stati disattivati. Quindi temo che non ci possa teleportare tutti fuori di qua. -
- Logica deduzione Kevler. Il teletrasporto non ci può portare via tutti. Non ha abbastanza potenza visto che non è collegato alla rete principale...-
- ... ed è per questo che non è stato escluso dal computer come gli altri.- la interruppe Kevler - Per di più, senza energia il replicatore non funziona... tanto per quello che potrebbe fare. E poi senza energia, i blocchi alla porta saranno disabilitati. Adesso che facciamo? -
Dopo un attimo di silenzio il bambino romulano chiese:
- Scusate, ma non potrebbero essere degli amici quelli là fuori?-
E subito Gas aggiunse concitatamente:
- Sì, ha ragione. Potrebbero essere altri che come noi stanno cercando di riprendere la nave. Potrebbero essere dei nostri. -
- Se vuoi puoi andare a chiederglielo tu. - lo rimbeccò K'Tar.
In risposta Gas sfoderò i suoi artigli.
- Fermatevi entrambi! Gas potrebbe aver ragione, ma anche torto. Non possiamo sapere chi siano finchè non entreranno. In ogni caso è meglio prepararci. - E dicendo così, la vulcaniana andò a sistemarsi dietro a delle casse.
- T'eyan, se permetti, lo possiamo sapere subito. - tagliò corto K'Tar indicando il fucile che la vulcaniana teneva ancora in mano.
Dopo un attimo di esitazione T'eyan gli passò il fucile:
- Non credo ci siano altre possibilità. Mi dovrò fidare di te dopotutto. - ed impugnò il phaser.
Subito K'Tar si sistemò in testa il visore ed azionò il fucile.
Lo puntò verso la porta e dopo un attimo di esitazione:
- Temo che non ci siano dubbi. Quelli non sono i nostri amici della nave, ma non credo siano neanche degli ammutinati. A dire il vero non credo facciano proprio parte dell'equipaggio della Drakan. In compenso sembrano impazienti di vaporizzare qualcuno. -
- Sbarazzatene. - ordinò freddamente T'eyan - Se non sono della Drakan, non devono essere su questa nave.
- Come la signoria vostra ordina - obbedì allegramente K'Tar.
Mentre stava puntando l'arma, Gas, Kevler e T'eyan lo osservarono, interessati a cosa avrebbe potuto fare quella misera arma. L'unico che si mosse fu il Piccolo che si acquattò dietro ad un mucchio di casse in fondo alla stiva.
Sotto gli sguardi attenti di tutti, l'ingegnere premette il grilletto una volta.
Non si sentì nessun rumore, solo un piccolo ronzio provenire dal fucile. Oltre a questo non successe nulla.
Il fucile non aveva lanciato contro la porta né un proiettile, né un raggio e nemmeno una razione in scatola.
Nulla. La porta non era stata colpita.
Tutti guardarono K'Tar.
Gas iniziò ad inveirgli contro: - Maledetto pazzo bastardo!!! Ci hai fatto venire qua per un fottuto sparaproiettili che pure non funziona!!! -
L'orioniano non lo degnò di uno sguardo. Continuava a fissare la porta attraverso il visore che portava sull'occhio destro. Poi iniziò a sorridere.
- Micio, se non la pianti ti faccio diventare uno scendiletto. - e ringhiando - e non chiamarmi mai più bastardo. Mia madre era una santa. -
Premette una seconda volta il grilletto.
Questa volta, da dietro la porta si sentì un tonfo, seguito da delle urla.
Incuriosita, T'eyan inarcò il sopracciglio - Dopotutto qualcosa fa quel fucile. -
K'Tar premette il grilletto una terza volta, poi una quarta e una quinta.
Dopo otto volte l'orioniano abbassò l'arma.
Da dietro la porta non giungevano altri rumori.
K'Tar si mise a tracolla il fucile e si diresse verso la porta.
Sbloccò la chiusura manuale ed azionò la maniglia per l'apertura manuale.
Tutti si posizionarono armi alla mano, pronti a sparare. Ma nessuno fiatò.
Solo T'eyan si alzò e si diresse calma verso l'apertura.
Ad un certo punto, un corpo sanguinante scivolò sul ciglio della porta.
Era un klingon, ed aveva parte della testa squarciata, come se fosse esplosa.
Kevler seguì la vulcan.
Dopo qualche tentennamento anche Gas uscì da dietro il suo nascondiglio e si diresse verso la porta, incuriosito.
Quello che videro, furono dieci corpi di umanoidi: la maggior parte erano klingon.
Li si riconosceva dall'abbigliamento, più che dai lineamenti.
Quasi tutti avevano la testa spappolata, come se fosse esplosa, riversando il contenuto per tutto il corridoio.
K'Tar usci nel corridoio, osservando divertito quello che aveva fatto.
Dal canto suo T'eyan lo seguì, impassibile come sempre.
Kevler, alla vista dei corpi maciullati, non riuscì a reprimere dei conati di vomito, che sfogò dietro alla porta, nascosto agli occhi dei compagni.
Anche Gas uscì, saltellando agilmente per evitare di imbrattarsi con il sangue che ricopriva parte del corridoio.
Anche il piccolo li seguì dopo poco. Non sembrò particolarmente scosso dalla scena raccapricciante che si trovò di fronte.
"Ne deve aver viste di peggio" pensò T'eyan, e con un gesto quasi involontario prese il piccolo per mano e lo trascinò lontano dai cadaveri.

14/01/2381
Ore 12,03
Drakan - Corridoio B9-02

Era passato oramai un ora da quando avevano lasciato il magazzino.
Stavano percorrendo il corridoio che li avrebbe portati verso la sezione ingegneria.
Non avevano trovato ancora nessuno a sbarrare loro la strada.
K'Tar perlustrava col visore la zona limitrofa.
Kevler gli si avvicinò e sottovoce chiese - Come diavolo funziona il fucile? -
- Questo? Nulla di speciale. Come ti ho già detto spara dei proiettili esplosivi. Sfrutta un campo bipolare magnetico per imprimere una certa velocità e traiettoria al proiettile, che viene sparato verso il bersaglio.
Nella canna del fucile è inserito un piccolo dispositivo di teletrasporto a corto raggio, che cattura il proiettile e lo materializza nei pressi del bersaglio. -
- E' con quel visore che riesci a scegliere la vittima? - indicando il piccolo dispositivo che copriva l'occhio del compagno.
- Esatto. Questo visore non fa altro che un convertire in immagini, i dati raccolti da alcuni sensori direzionali inseriti nel corpo del fucile. Quando li allineo, il visore entra in funzione, e coi comandi inseriti nel calcio, riesco a controllare la visione. -
- Bell'arma. Colpisci senza che nessuno ti veda. -
- Beh, diciamo che ti evita inutili pericoli... come questi. -
Senza preavviso K'Tar premette tre volte il grilletto in direzione di una paratia.
T'eyan si voltò verso di lui:
- Ma che... - ma non riuscì a terminare la frase, che l'altro si voltò e fece fuoco altre due volte.
Si girò ancora, stavolta verso Gas.
Sparò altri quattro colpi.
Gas scivolò a terra rannicchiandosi. Tremava come foglia.
Senza esitare K'Tar rivolse l'arma verso l'altro e fece fuoco ancora.
T'eyan gli si lanciò addosso. Afferrò l'arma e cercò di strappargliela di mano.
K'Tar cercò di spingerla lontano, ma T'eyan gli puntò alla tempia il phaser.
- Non obbligarmi ad ucciderti.- gli intimò.
K'Tar, lasciando il fucile, rispose:
- Calma, calma. -
Dopo avergli strappato di mano l'arma, T'eyan si rialzò, tenendo sempre sotto tiro l'orioniano.
- Cosa credevi di fare? Sparare su chiunque? Sono io qua che comando. -
- Non ti scaldare! Se non te ne fossi accorta ti sto salvando quelle orecchie a punta dalla vaporizzazione. - sbraitò K'Tar rialzandosi e massaggiandosi il braccio ferito.
- Non voglio che ci siano degli inutili spargimenti di sangue. Devi sparare solo se te lo dico io. Hai capito? -
- Hai cuore troppo buono, SIGNORA. Ridammi quel fucile e non avremo più problemi. Mi libero di quelli in cinque minuti, senza che se ne accorgano. -
- Non voglio fare una strage. Li voglio vivi. Potrei volerli interrogare.-
- Non ti preoccupare, SIGNORA, te ne lascio un paio per divertirti.- finendo la frase con una risata.
Dopo un attimo di esitazione, protese il braccio verso la donna.
Non ricevendo risposta, urlò - Ti ho detto di ridarmi quel maledetto fucile!!!! -
T'eyan mantenne in volto l'impassibilità tipica vulcaniana, ma puntandogli il phaser in mezzo agli occhi dimostrò che stava perdendo il controllo dei nervi.
- Non ti preoccupare. Non dovrai farlo tu... o forse è questo che vorresti? - proseguì K'Tar passando ad un tono più mellifluo - Dì la verità. E' questo. Ti vuoi divertire anche tu un po' a premere il grilletto, vedere quei poveri omuncoli inermi. Vederli spaventati mentre non capiscono perché i loro "amici" cadono come mosche... vedere la paura nei loro occhi... lasciarli per un attimo spaesati e poi... BAM... la testa esplode e non possono farci niente. La sensazione è unica, sei tu che hai il controllo totale. Non quelle stupide radiospie che hai messo ovunque. E' con questo che puoi avere il controllo... nessuna limitazione... non stai solo a guardare quello che fanno, ma decidi tu chi deve vivere e chi morire. Su dai... dimmi che non ti piacerebbe... potrai salvare la nave da sola... nessuno che possa sbagliare perché sarai tu e solo tu ad avere il controllo. Tu decidi e tu agisci. Nessuno sbaglio. Nessun errore. Come ti sarà riconoscente Jolar'Nat. Tu che da sola gli hai salvato la sua preziosa nave. La grande T'eyan.. l'indomita guerriera. Pensa a come ti acclameranno. La gente che urla il tuo nome nella Fossa.
- BASTA!!! - urlò T'eyan - Non cercare di fare qualche mossa stupida, o mi costringerai a fare fuoco. -
Oramai anche la vulcaniana stava risentendo della situazione.
La nave era sotto il controllo nemico. Alcuni membri dell'equipaggio li avevano traditi. Chi non lo aveva fatto era imprigionato in infermeria o negli alloggi, se non era già stato massacrato. Il ponte di comando era stato preso. E per di più SonMot avrebbe sicuramente provveduto affinché la nave non lasciasse l'approdo.
In qualunque modo.
Anche disintegrandoli.
Lo sapeva perché anche lei avrebbe fatto lo stesso.
C'era in gioco più delle vite dell'equipaggio della nave.
In ballo c'era la sicurezza di Togartu e della Fratellanza.
Se non bastasse questo, c'era un orioniano assetato di sangue di fronte a lei.
Era seriamente intenzionata a risolvere almeno quest'ultimo problema.
Permanentemente.

- Calmatevi tutti. - questa volta era stato Kevler a parlare - Se iniziamo a farci saltare la testa tra noi, non riusciremmo a salvarci, figuriamoci a riprendere il controllo della nave. -
T'eyan non sembrava intenzionata a seguire le parole del giovane ufficiale.
Ma poi rilassò i muscoli del braccio e lo lasciò ricadere lungo il fianco.
Il romulano, intanto stava aiutando Gas a rialzarsi, ancora scosso dall'accaduto.
Quando si riebbe dallo shock di essersi visto sparare addosso, sfoderò gli artigli e cercò di saltare alla gola del suo attentatore, ma T'eyan fu più rapida. Un fascio luminoso balenò tra il felino e la sua preda.
Più per un riflesso che per volontà, Gas scansò il colpo, allontanandosi dal bersaglio.
- Nessun inutile spargimento di sangue. Siamo troppo pochi e non mi posso permettere di perdere nessuno di voi. Per ora nessuno si azzardi a fare qualcosa senza un mio ordine o lo disintegro immediatamente. - e per rendere più convincente la minaccia, puntò il phaser sui due.
- Per quanto non mi piaccia anche K'Tar ci serve. Kevler, prendi tu il fucile. - e così dicendo, T'eyan porse l'arma al terrestre che prontamente l'impugnò.
- Però mi servirebbe anche il visore. - disse titubante. La donna ordinò all'orioniano di dargli il visore.
Lui esitò un attimo, poi se lo tolse e lo tese al compagno sorridendo.
Questi, ritrasse la mano, intimorito da quello che fino a pochi minuti prima reputava un amico. Ora vedeva davanti a se un omicida impazzito.
- Ti ho detto di non fare scherzi! - gli intimò la vulcaniana puntandogli decisa il phaser.
- Non ti preoccupare. non faccio nulla. - fece K'Tar lanciando all'altro ingegnere l'apparecchio - ... ma tanto non ti servirà a nulla. -
- Cosa vorresti dire? Ti ho detto niente scherzi. -
- Nessuno scherzo. E' solo che il visore l'ho tarato su me stesso, e poi non ci sono più proiettili. -
T'eyan corrugò la fronte.
- Kevler, controlla se dice la verità. -
Questi iniziò ad armeggiare col visore e poi con il fucile.
- Ha ragione. Il caricatore e la batteria sono vuoti e il visore non mi da' immagini precise. - e si tolse il visore, facendolo scivolare sul collo dove lo lasciò appeso.
- Oramai con quello non ci potrai più fare molto. - aggiunse K'Tar calmandosi un po'.
- Sarà, ma è meglio che tu non lo tocchi più. Ora andiamo, per prima cosa prenderemo la sala motori e poi andremo in infermeria. E' là che tengono rinchiusi il grosso dell'equipaggio. -

15/01/2381
Ore 1,10
Togartu - Palazzo di SonMot

Modred Leha era sola nella lussuosa stanza in cui SonMot l'aveva fatta accomodare.
Era rimasta là dentro non per sua scelta, ma perché non poteva uscire.
La porta era sbarrata, ma questo non l'avrebbe fermata. Il problema erano le guardie appostate davanti alla porta.
E poi c'era troppa gente che circolava.
L'aveva sentita origliando alla porta. Tanti e agitati.
Li sentiva che parlottavano. Stavano preparando qualcosa che riguardava una nave sotto attacco. La cosa l'eccitava molto. Se fosse stata brava magari riusciva anche a convincere SonMot a lasciarla andare.
Poi qualcuno disse una frase che le fece cambiare idea: "...faremo saltare la Drakan."
Poche parole, ma che ebbero il potere di far svanire ogni sua intenzione di andarsene.
Se l'orioniano era disposto a far saltare la nave di Jolar'Nat, non si sarebbe fatto scrupoli a far fuori anche lei.
Forse non sarebbe stata una buona idea farlo arrabbiare. Per ora non era sembrato nutrire del rancore verso lei.
Decise di mettersi tranquillamente seduta e ferma.
Dopo trenta secondi stava rovistando la stanza per trovare un'altra via di fuga.
- Maledizione! Questi palazzi hanno sempre delle uscite nascoste. Tutti le hanno. In tutti gli olo-film ce ne è una. Solo in questa maledettissima stanza non ce ne è una. - disse estenuata.
Continuando la ricerca, la bajoriana trovò un piccolo frigobar chiuso.
Le ci vollero tre secondi per trovare la combinazione ed aprirlo.
- Dato che ci sono, tanto vale bersi anche qualcosina. -
Decise che tra le varie bottigliette anonime custodite nel piccolo frigorifero, quella di colore blu sembrava la più invitante. L'aprì e ne annusò il contenuto.
Non sembrava niente male, anche se non ne riconobbe l'aroma. Se ne versò un mezzo bicchiere.
Dopo un attimo di ripensamento, lo riempì completamente. Alzando il bicchiere, sussurrò:
- Piacere di avervi conosciuti, è stato breve ma intenso. Ora se non vi dispiace mi scolo questo liquorino - e bevve il contenuto del bicchiere tutto d'un fiato -... che SonMot ha lasciato molto sbadatamente nel suo frigo bar a combinazione... AH! la famosa ospitalità orioniana. - e se ne versò un altro bicchiere.
- Avrebbe potuto aspettare che le offrissi io da bere. - disse una voce alle sue spalle.
Voltandosi, vide che dall'altro capo della stanza c'era SonMot.
Aveva lo sguardo triste.
- ehmmm... mi scusi... avevo creduto che non... - cercò di farfugliare Modred, posando il bicchiere e la bottiglia.
- Non ti preoccupare per il... liquorino. - disse con un accenno di sorriso.
- Credo che le interesserà sapere che abbiamo appena iniziato a sparare sulla Drakan, anche se sembra lo sapesse già - aggiunse con aria triste.
- Però credo che sia prematuro brindare sulle loro tombe. -
E voltandosi e dirigendosi verso la porta - Là sopra ci sono alcuni amici, e temo che non li rivedremo mai più. E per questo intendo fare luce su tutto quello che è successo nelle ultime ore.-
Modred iniziò a non sentirsi bene. Un senso di nausea le colpì la bocca dello stomaco. Le membra si intorpidirono e un rivolo di sudore le scese lungo la schiena.
- Ah,volevo anche aggiungere.- disse SonMot prima di uscire e girandosi verso la sua ospite, in tempo per vederla stramazzare al suolo.
- ... che quelle bottiglie sono un affettuoso regalo di Aldea. - e sorridendo si chiuse la porta alle spalle.




:: Diario 013 : Aldea - Sospetti

Data: 15/01/2381
Ore: 1,20
Luogo: Togartu - Palazzo di SonMot

- Devo parlare con SonMot immediatamente e voi non riuscirete ad impedirmelo! - stava gridando qualcuno.
Si sentirono dei rumori di lotta e subito dopo Liam fece il suo ingresso, seguito da un pallidissimo ma risoluto Alex Mallow.
- Perche' hai sparato contro la Drakan? - grido' il Klingon furente all'Oroniano.
SonMot fermo' con un gesto le guardie armate che erano accorse e rispose con calma: - Avevo avvertito Aldea. Non posso permettermi il lusso di lasciare una nave cosi' potente nelle mani di Croogot e dei suoi alleati.
- Croogot?
- E' uno dei nemici di Togartu. Jolar'Nat e' stato catturato da lui ma, da quanto mi ha riferito il mio agente sul campo, e' riuscito a fuggire.

Nel frattempo un lamento soffocato aveva attirato l'attenzione di Alex. Veniva dalla stanza da cui era appena uscito l'Orioniano.
Il suo addestramento di medico ebbe il sopravvento ed ignorando le guardie armate apri' la porta. Al di la' di essa vide sul pavimento il corpo esanime di Modred.
Si precipito' accanto a lei. - Che cosa le avete fatto? - chiese, cercando di capire che cosa avesse.
- Veramente ha fatto tutto da sola - lo informo' SonMot imperturbabile. - Ha bevuto del vino regalatomi da Aldea che avevo prudentemente messo sotto chiave.
- Aldea non ti avrebbe mai mandato del vino avvelenato - obietto' Liam con durezza, - e anche se lo avesse fatto i veleni che usa non sono mai mortali.
- La sto perdendo! - li interruppe Alex disperato.
Liam si inginocchio' accanto alla donna e la esamino'. Corrugo' la fronte vedendo che aveva il naso rotto ed i vestiti lacerati. Poi prese la bottiglietta che conteneva ancora qualche goccia di liquido azzurro e l'annuso'. - Credo di sapere di che veleno si tratta. - Diede ad Alex una piccola pastiglia bianca. - Falle ingoiare questa. Aldea mi ha dato qualche antidoto nel caso che avessi avuto qualche "incidente" con i suoi intrugli.
Alex esegui' in fretta. Dopo qualche minuto tiro' un sospiro di sollievo. - Ora sembra stare meglio, il polso e' piu' regolare..

Liam riporto' la sua attenzione su SonMot. - Dov'e' adesso il Capitano? - chiese bruscamente all'Oroniano.
- Proprio qui su Togartu, nella zona controllata da Lok, il Ferengi.
- Andro' a cercarlo!
- Non e' necessario. Jolar'Nat e' un mio vecchio amico. Il mio agente e' gia' sulle sue tracce. Finora ha trovato solo la vostra cuoca viva. Gli altri sono stati torturati a morte. Come siete riusciti a salvarvi voi due? Credevo che foste sulla Drakan.
- Non sono affari tuoi - ringhio' Liam, ma vide il sospetto affiorare negli occhi di SonMot. - Ho litigato con Aldea per... ragioni personali - disse allora. - Alex mi ha consigliato di distrarmi ed allora siamo andati in un posto tranquillo a bere qualcosa. Puoi credermi o meno, ma questa e' la verita'. Non tradirei mai il Capitano - affermo' con orgoglio.
- E' stata una bella sbronza - confermo' Alex.

Data: 15/01/2381
Ore: 3.00
Luogo: Drakan - plancia

Lo scontro in plancia tra le due fazioni fu rapido. - Che sbadato, ho lasciato il phaser regolato per uccidere - disse K'Tar osservando con fanciullesca gioia quello che restava dei quattro ammutinati.
Gas si era subito precipitato a slegare Aldea e ora era indaffarato a liberare gli altri.
Kevin, che durante la battaglia si era riparato dietro la consolle, era tenuto sotto tiro.
- Non uccidete Kevin - ordino' Aldea seccamente. - Di lui mi occupero' dopo. Personalmente.
Kevin impallidi'. - Non volevo tradirvi, stavo solo cercando di prendere tempo. Sarebbe stato stupido farmi uccidere inutilmente.
T'eyan intervenne. - Garantisco io per lui, Aldea. Adesso abbiamo bisogno di tutti gli uomini disponibili.
Aldea riflette': Kevin le aveva sempre dato dei problemi, ma si era dimostrato anche un buon elemento. La Drakan era ancora intera solo grazie alla sua abilita', e che lo avesse fatto apposta o meno la navetta ferengi non era piu' un problema. - D'accordo, T'eyan, mi fido del tuo giudizio, ma lo terro' d'occhio, ed alla prima mossa falsa...
- Io mi guarderei da quello, piuttosto - disse Gas soffiando verso K'Tar. - Ha cercato di farmi il contropelo!
- Ehi! - protesto' K'Tar. - Ho spazzato via quasi tutte quelle carogne che ci avevano abbordati grazie al mio gioiellino.
- Di che stai parlando? - chiese Aldea.
- Un fucile che ho replicato, - spiego' lui. - E' stato molto utile contro degli intrusi che erano riusciti a salire a bordo. Peccato che siano finiti i proiettili - sospiro' con rimpianto.
Aldea lo guardo' in modo strano ma non gli fece altre domande. Guardo' con disprezzo i resti di G'Korn e disse: - Sei stato fortunato a morire. Molto fortunato. Avevo in mente per te qualcosa di speciale, ma lo riservero' al tuo padrone.
- C'e' Croogot dietro tutto questo. Francine me lo ha confermato - la informo' Gas. - Ehm, a proposito di Francine... - abbasso' le orecchie e cerco' di assumere un atteggiamento il piu' sottomesso possibile - ...non ti arrabbiare Al, temo di averla uccisa. Ma e' stato un incidente, non l'ho fatto apposta - aggiunse in fretta.
- Ne parleremo dopo. Ora l'unica cosa che conta e' che tu sia vivo e in grado di combattere. Quei traditori sono armati e non meritano nessuna pieta' per cui sei autorizzato ad agire come vuoi.
Gas si illumino': - Sara' un piacere, Al!
- E lo stesso vale per voi - aggiunse rivolta agli altri.
- Credevo che le leggi del tuo Clan ti proibissero di uccidere e che anche Gas dovesse rispettarle - osservo' T'eyan.
Una luce selvaggia brillo' negli occhi di Aldea. - Ci sono delle eccezioni e questa e' una di quelle. Quando abbiamo abbordato questa nave chi era a bordo aveva il diritto di difendersi, ed ogni superstite valeva un riscatto. Ma adesso abbiamo di fronte dei rinnegati che hanno assassinato i loro compagni a tradimento, a cominciare da Mokt. Non avro' il minimo scrupolo nei loro confronti. Quelli che ci sfuggiranno ce li ritroveremo contro, prima o poi. Meglio cercare di farla finita con loro qui e subito! Niente prigionieri!
Ed ora riprendiamoci la Drakan!




:: Diario 014 : Modred - Il Diavolo che conosci

Data: 15/01/2381
Ore: 1,20 poco prima del pezzo di Aldea
Luogo: Togartu - Palazzo di SonMot

Il liquido, di un gradevole sapore aromatizzato, le era sceso in gola velocemente ma adesso cominciava a bruciarle le interiora come lava e un brivido gelido le scorreva lungo la schiena.
Appena SonMot se ne fu andato, si cacciò un dito in gola e si sforzò di procurarsi dei conati.
"Urrrrgh... mpf mpf...BEURRRRCHH"
La Bajoriana finalmente vomitò tutto il contenuto del suo stomaco sulla poltrona damascata di SonMot.
"Bleargh... non era un granché come liquore in ogni caso... mmhhh ragazza mia, se continui con questa vita rischierai di invecchiare anzitempo..." disse fra sé e sé guardandosi in uno specchio del tardo periodo industriale Betazoide e valutando con aria critica il suo naso tumefatto "...o di non invecchiare per niente...".
Leha si pulì la bocca su una tenda dai colori piuttosto discutibili e fatti alcuni passi si ritrovò distesa sul pavimento mentre il mondo girava intorno a lei.
"Qualcuno fermi questa stanza... o per lo meno fermi quei cherubini così pacchiani in finto latinum..."

Contro ogni aspettativa qualcuno in effetti arrivò. Il nuovo medico della Drakan si chinò su di lei e fece qualcosa che eliminò il dolore e bloccò il vortice nella sua testa, sotto gli occhi imperturbabili del grasso Orioniano padrone di casa.
Mallow era venuto per chissà quale ragione insieme a quel grosso buzzurro del Klingon, Liam, che al momento aveva l'espressione ancora più torva del normale.
Leha riuscì a rimettersi in piedi a fatica e si spolverò la casacca lisciandosi il tessuto spiegazzato.

"Eh! Eh! Eh!... " pensò "Qualcosa mi dice che sarà meglio non essere nei paraggi quando SonMot si accorgerà del macello che ho fatto sulla sua preziosa poltrona stile Impero Altauriano" e si infilò distrattamente, in una delle tasche nascoste, un paio di statuette dall'aspetto piuttosto prezioso. Le abitudini sono dure a morire almeno quanto lo era lei.

I tre uomini non facevano caso alla Bajoriana e continuavano a parlare della scottante situazione in cui si trovava Togartu e la Drakan. Da quello che sentiva non rimaneva molto tempo prima che il vecchio panzone desse l'ordine di distruggere la nave.
Ma cos'era quella strana vocina insistente che le diceva sempre di cacciarsi nei guai? Non avrebbe fatto proprio niente!! Avrebbe seguito buona buona quei due maschioni fuori dal palazzo dell'Orioniano e se la sarebbe svignata alla prima occasione... ecco cosa avrebbe fatto! Sissignori!

"Non e' necessario. Jolar'Nat e' un mio vecchio amico. Il mio agente e' gia' sulle sue tracce. Finora ha trovato solo la vostra cuoca viva. Gli altri sono stati torturati a morte. Come siete riusciti a salvarvi voi due? Credevo che foste sulla Drakan." La voce fastidiosa e indolente dell'Orioniano si faceva curiosa.
"Non sono affari tuoi" ringhio' Liam con l'espressione che hanno i Klingon quando si invade una sfera troppo privata per essere discussa in pubblico.
"Mi venga un colpo..." ridacchio Leha "...se non ho già visto in faccia a qualcun altro quell'espressione!"
Ripensò brevemente al suo amico, scomparso in chissà quale avventura. Perché non era mai nei paraggi quando ne aveva bisogno? Ma soprattutto si chiedeva perché non lo aveva seguito...
"Uhm... se ci fosse qui Lui probabilmente quei tre sarebbero già a terra... "
Come fare ad uscire da quell'inutile postribolo? Alzò gli occhi e vide una splendida botola sul soffitto, sicuramente un entrata di manutenzione verso i condotti dell'areazione, perfettamente mimetizzata con l'orribile carta da parati barocca dell'ufficio.
"No, eh... non ci penso nemmeno..."
I tre continuavano a parlare ignorandola, e adesso la voce del Klingon si era alzata e stava minacciando di rappresaglie SonMot.
"Noooo... non lo farò mai..."
Contrariamente a quanto andava dicendo la parte razionale del suo cervello, il braccio destro della Bajoriana si alzò e da un elegante bracciale osseo schizzò fuori una cordicella finissima, terminante con un minuscolo rampino, che si andò ad agganciare poco distante dall'apertura nel soffitto.
"Sono in ballo, no? E allora balliamo!"
La ragazza flesse il piccolo e agile corpo e con un colpo di reni balzò verso la botola e facendo leva con la fune si attaccò al soffitto come un ragno. Gli edifici di Togartu anche se ben armati erano pur sempre vecchi e la botola si aprì subito. Sgusciò nei condotti senza fare rumore rimettendo a posto il coperchio.

"Mi sembra di essere tornata ai vecchi tempi...Ih! Ih! Ih!"

Le condutture continuavano passando da varie stanze finché dopo appena qualche minuto che stava strisciando tra polvere e sedimenti arrivò alla stanza che stava cercando.
Si vedeva subito che SonMot non amava muoversi troppo... ci avrebbe scommesso il suo Pagh che la sala da cui controllava gli armamenti del planetoide non fosse stata lontana!
Sganciò con prudenza la botola del condotto e si affacciò sporgendosi dall'apertura a testa in giù.
Un tecnico stava calibrando l'ultima micidiale bordata che avrebbe disintegrato la Drakan. Intanto lo schermo mostrava la nave pirata galleggiava indifesa nello spazio.

Leha con una capriola da acrobata scivolò dalla botola atterrando come una foglia sul pavimento, giusto alle spalle dell'Andoriano che era immerso nei calcoli dei sistemi di puntamento.

Data: 15/01/2381
Ore: 2,30
Luogo: Togartu - Palazzo di SonMot

"Dannazione! Devi darci più tempo" gridava Liam, e avrebbe volentieri strozzato l'Orioniano se non fosse stato tenuto sotto mira dai suoi uomini.
"Sei duro d'orecchie forse? Non c'è più tempo e darò l'ordine di far fuoco. Quella nave è diventata un pericolo quindi riprendetevi la ragazza e toglietevi dai piedi."
La porta principale si aprì e uno degli uomini dell'Orioniano venne spinto brutalmente verso l'interno.
"Signore... io glielo avevo detto che non riceveva nessuno ma.."
Jolar'Nat entrò nella sala del palazzo seguito da una giovane Tellarite con un abito molto provocante.
Il Capitano portava una benda sanguinante su un occhio e dava l'impressione di reggersi in piedi con la sola forza di volontà. Probabilmente la ragazza lo aveva aiutato a camminare fino a poco prima ma adesso non voleva che SonMot sapesse quanto era debole.

"Jolar'Nat, figliolo, sapevo che saresti sfuggito a quella serpe di Croogot"
"Come vedi sono ancora vivo... e mi riprenderò la mia nave!"
"Immaginavo che saresti venuto qui conoscendo le regole di Togartu, ma non posso fare eccezioni, nemmeno per te"
Il Capitano era furente di rabbia ma sapeva di non poter fare più niente, solo stringere i pugni fino a che le nocche diventassero bianche.
L'Orioniano si voltò e si diresse verso la sala controllo degli armamenti ma la porta non si aprì e per poco non ci andò a sbattere...
"Che succede? Perché non si apre? Forzate questa porta!"
Fu necessario abbattere l'entrata che pareva sigillata dall'interno. SonMot finalmente entrò nella sala con l'intenzione di prendere per il collo l'ufficiale tattico che era rimasto dentro e chiedere spiegazioni... ma i comandi erano deserti. Il corpo dell'ufficiale andoriano giaceva scomposto sul pavimento con il volto paonazzo e la lingua fuori dalla bocca stretta tra i denti. Il suo collo mostrava i sottili segni circolari rossastri di una morte da strangolamento. Le mani erano contratte come se ancora cercassero di artigliare il loro assalitore.
"Che diavolo sta succedendo?!" sibilò l'Orioniano.
"Signore... i comandi sono bloccati!" annunciò uno degli ufficiali.

Data: 15/01/2381
Ore: 2,40
Luogo: Togartu - Palazzo di SonMot

Leha risalì velocemente su per la botola poco prima che SonMot e i suoi sgherri riuscissero ad irrompere nella sala controllo. Ripercorse la strada inversa e tornò all'ufficio dell'Orioniano.
"Quest'uomo ha bisogno senz'altro di un arredatore" pensò la Bajoriana con una rapida occhiata all'accozzaglia pacchiana di mobili, suppellettili e quadri a tema erotico.
Sbirciò fuori dal cosiddetto ufficio e vide il Klingon, il Dottore e altri due nuovi arrivati circondati dalle guardie di SonMot. Il Capitano e la Tellarite!
Santi Profeti... Jolar'Nat sarebbe stato molto difficile da convincere... ma come aveva detto lei stessa: era in ballo e doveva ballare.

Sgusciò fuori e venne immediatamente bloccata dalle guardie di SonMot che si erano dimenticate di lei. Sotto il tiro dei loro phaser Leha si avvicinò cauta al gruppo cercando di esibire il miglior sorriso che aveva al Capitano che la stava guardando con un misto di rabbia e sorpresa.
"Salve Capitano, chi si rivede, eh? Quello che ho da dirle le piacerà a dismisura!"

Data: 15/01/2381
Ore: 2,43
Luogo: Togartu - Palazzo di SonMot

L'Orioniano emerse dalla penombra della sala tattica imbufalito come gli capitava raramente e si bloccò vedendo la Bajoriana che lo guardava con un'espressione estremamente maliziosa e con una faccia che avrebbe preso volentieri a schiaffi.
"Credo che le cose siano cambiate, SonMot" disse torvo il capitano "Non hai più motivo di trattenerci qui. Abbiamo criptato i tuoi accessi all'unità centrale di puntamento"
L'intero sistema armamenti del settore dove era ormeggiata la Drakan era paralizzato e ad ogni tentativo di infrangere i codici di autorizzazione proponeva sugli schermi la famosa ricetta della "Pizza del Profeta"...
"Ti rendi conto del pericolo a cui esponi l'intero pianeta? Dammi i codici!" disse l'Orioniano.
"Solo una volta che avremo risolto la situazione."
"Bada Jolar'Nat!! La mia pazienza ha un limite e questo giochetto ti costerà caro!" SonMot sembrò ripensarci e poi sbraitò "Vattene! Vattene da qui! I tuoi runabout sono in uno degli hangar sotterranei controllati da Lok il Ferengi. Non ti uccido seduta stante solo in onore della nostra amicizia... ma se rivedo te o qualcuno dei tuoi nel territorio di Togartu metterò una taglia sulla tua testa e non avrò pace finché non ti vedrò sgozzato! Vattene"

Jolar'Nat sospirò... poi insieme al suo gruppo lasciò indenne il palazzo di SonMot.

Dovevano raggiungere i runabout e avvertire la Drakan che era ancora isolata.
"Ehm, Capitano... " disse la Bajoriana "in realtà non ho criptato veramente tutte le autorizzazioni, ci sarebbe voluto troppo tempo..."
"Che diavolo stai dicendo?"
"Che in un paio di ore al massimo riusciranno a entrare di nuovo nel sistema e riattivare gli armamenti..."
"Dimmi una sola ragione perché non dovrei ucciderti."
"Capitano, il coraggio non è la mia qualità migliore, ma questo lo sapeva fin dal giorno in cui mi ha arruolata nel suo ufficio, no? Però mi sembra di aver ripagato il debito, non è vero? Potrei esservi utile!"
"Storie! Vuoi andare sulla Drakan perché sai che SonMot ti farebbe spellare per aver bloccato il suo sistema di armamenti!"
"Va bene, è anche per questo! Però potevo anche lasciare che la facesse esplodere, no?"
L'uomo con un occhio solo teneva saldamente il bavero della Bajoriana che sembrava una bambola di porcellana in confronto alla mole del Capitano.
Jolar'nat rifletté per una decina di secondi nei quali tutti si aspettarono di vederlo sbattere la ragazza al muro lasciandola in balia dell'Orioniano che l'avrebbe fatta senz'altro parlare in un modo o nell'altro.
"Va bene, verrai con noi e la prossima volta ti ammazzerò io con le mie mani"
"Grazie capitano! Non se ne pentirà!"

Jolar'Nat si ricordò di aver udito dalla Bajoriana le stesse parole nel suo ufficio appena tre giorni prima. Quasi un' eternità... gli venne da ridere.

Khetta era perplessa per il comportamento contraddittorio del Capitano... prima lasciava la Bajoriana in balia di una morte sicura e poi la riaccettava tra l'equipaggio...
"Capitano, perché l'ha ripresa se non si fida di lei?"
"Perché è meglio il Diavolo che conosci a quello che non conosci e poi... probabilmente ha ragione. Potrebbe esserci utile."

Intanto nei computer del palazzo di SonMot, in un angolo delle memorie dedicate alla poesia nausicana si nascondeva un piccolo e inoffensivo programma, l'ultimo regalo di Modred Leha. Sorellina aspettava, e i programmi possono aspettare tutto il tempo necessario..




:: Diario 015 : Jolar'Nat - Inganno e Vendetta

Luogo: Togartu- Poco fuori del Palazzo di SonMot

-Maledetto sia SonMot! Nessuno può toccare la mia nave, la riprenderemo e stanotte mi laverò nel sangue di tutti quei traditori, lo giuro!-
-Noi siamo solo in cinque capitano, forse tutti gli altri sulla nave sono morti, cosa possiamo fare?-
Il klingon strinse i pugni e ringhiò ferocemente: -Combatteremo Mallow, combatteremo portando quanti più nemici con noi, vendicheremo tutti i nostri compagni e se li raggiungeremo nello StoVoKor (ndR non so se è scritto giusto)sarà una morte onorevole.-
Leha, non sentendosi pronta a morire in qualsivoglia maniera, cercava febbrilmente una scusa o una qualunque scappatoia per defilarsi:
- Bhe... personalmente io non mi sento ancora bene... probabilmente lassù vi sarei d'impaccio... potrei sicuramente servirvi meglio quaggiù, non si sa mai, potrei anche...-
J'N la interruppe bruscamente senza voltarsi o smettere di camminare:
-Verrai con noi bajoriana, mostrerai a tutti definitivamente quanto e se veramente vali, vedremo se vale la pena averti al nostro fianco, combatterai in prima fila, di fronte a me e dalle tue azioni giudicheremo se vale la pena lasciarti in vita.-
-Ma... sono appena stata avvelenata... Mallow diglielo anche tu... un veleno pericolosissimo, mortale... i miei muscoli non sono ancora a posto, ho il capogiro e mi sembra di iniziare a vederci doppio, ...Mallow forse il veleno non è stato eliminato, forse...-
Le scuse della donna si spensero lentamente notando che Jolar 'Nat non stava ad ascoltarla minimamente, Leha si guardò nervosamente intorno, il suo cervello lavorava febbrilmente alla ricerca di un modo per uscire da quella situazione:
<< potrei cercare di infilarmi in quel cunicolo, e poi filarmela, un tempo ero brava con questo genere di cose..oppure potrei sfilare il phaser a quello stupido klingon ...>>

-Qual è il locale più vicino agli hangar di Lok?-
-Il Samushi capitano-rispose Liam- ma perché...-
-Voi quattro andate alle navette e tenetevi pronti, Mallow e la bajoriana su una, Liam e Khetta sull'altra, io arriverò tra poco. Mallow tienila sott'occhio, non lasciarla scappare,non voltarle le spalle per nessun motivo e non credere a nulla di quanto può dirti...Aldea ha fatto delle ricerche su di te e so che sei in grado di badare a te stesso e a lei, non deludermi...-
Detto questo J'N si diresse verso un locale con l'insegna di un polipo verde fosforescente, mentre gli altri dirigevano alle navette.

Luogo: Nello stesso tempo circa sulla Drakan

T'eyan ed Aldea osservavano attentamente uno schema dei ponti della nave, in rosso le zone libere dai traditori, in blu, la maggioranza, quelle ancora in loro possesso.
-Hanno ancora il controllo su alcuni ponti!-
-E' vero T'eyan, ma noi occupiamo la plancia, l'infermeria e la sala macchine .-
-Sì, ma tra le zone ci sono loro, inoltre immobili e senza scudi siamo un bersaglio perfetto per quando da Togartu si degneranno di cancellarci dallo spazio .-
-Già, mi domando come mai non sparino più, ...io al posto loro lo avrei fatto da qualche tempo .-
K'Tar si avvicinò in quel momento:
- E' un piacere sapere che laggiù ci sia qualcuno con + cuore di te Aldea, questo ristabilisce un po' la mia fiducia in questa sfottuta galassia.-
Alle parole dell'orioniano Aldea fece una smorfia di disprezzo che non cercò minimamente di nascondere:
-Non abbiamo chiesto la tua opinione...come vanno le cose?-
-Abbiamo preso il ponte sei, ma abbiamo incontrato parecchia resistenza nei corridoi intorno al cinque e ci siamo ritirati, pare inoltre che si stiano ritirando dalle zone meno importanti per concentrarsi su questi ponti - e li indica sullo schermo- pensiamo comunichino fra loro e si coordino tramite comunicatori personali autoalimentati.-
-Saresti in grado di immetterti sulle loro frequenze o almeno disturbarle?-
-Ci posso provare, se trovo una postazione adatta funzionante in mezzo a questo disastro.-

T'eyan si allontanò dai due che continuarono a discutere animatamente e si avvicinò a Kevin:
- Come va?-
-A parte che ogni volta che Aldea mi guarda sembra volermi scorticare vivo? ... Non molto bene in verità: i condotti d'energia sono saltati, la connessione comandi si sono fuse, il secondo colpo anche se di striscio ha causato un principio di depolarizzazione dei chip isolineari di molte sezioni del computer centrale, abbiamo perso quasi 14 terabite di memoria e continueremo a perderne se sul ponte cinque non smettono di combattere, stanno riducendo la zona in un colabrodo!-
-C'è qualche possibilità di muoversi da qui?può darsi che fra breve arrivi un altro colpo .-
-Se non precipitiamo sul planetoide o senza che qualcuno ci dia una spinta non ci schioderemo da qui per un bel po'.-
La vulcaniana alzò un sopracciglio decisamente contrariata dalla risposta, ma ben presto Aldea la scosse bruscamente:
- T'eyan, dobbiamo raggiungere la sala macchine, stanno concentrando lì un attacco, passeremo per i tubi di Jeffreys, dobbiamo sbrigarci o la perderemo!-
La vulcaniana rimase immobile a riflettere poi replicò:
-Vai tu con tutta la gente che ti serve, io rimarrò in plancia, è probabile che i ribelli tentino qualcosa anche qui .-
- D'accordo, buona fortuna .-

Luogo: Al palazzo di SonMot, poco dopo la partenza di Jolar 'Nat e gli altri

SonMot osservava la porta da cui Jolar 'Nat era uscito, dietro di lui una sezione della parete, che fino a poco prima pareva normale, iniziò ad aprirsi silenziosamente, una sagoma indistinta comparve sulla soglia
-Non hai esagerato un po'?-
SonMot raggiunse un soffice divano di velluto su cui si adagiò mollemente.
-Portami qualcosa da bere Drake, tutta questa agitazione non mi fa per niente bene- una volta che un bicchiere di brandy sauriano fu tra le sue dita, continuò - ti è parsa convincente la mia arrabbiatura?-
-Sì, ma forse hai esagerato, Jolar'Nat non mi sembrava del tutto in se' e potrebbe essersela presa.-
-Forse, ma quando le acque si saranno calmate vedrai che ritornerà normale, comunque le cose non sono proprio andate come speravamo, anzi, possiamo proprio affermare che se siamo riusciti a concludere decentemente la faccenda è stata per pura fortuna...-
-Pura fortuna aiutata da una scaltra bajoriana.-
-Già, un elemento prezioso e incredibilmente pieno di risorse, ...ha veramente cifrato il sistema?-
-No, in verità ha solo confuso un po' le cose, inoltre la consolle da cui agiva non controllava un accidente, la vera sala controlli non è nemmeno in questa sezione di Togartu... però ci ha lasciato un interessante regalo...-
SonMot lo guarda incuriosito.
-Ha infilato un programma fantasma nel sistema, ho cercato di isolarlo, ma è sgusciante come un'anguilla telariana, mi ci vorrà un po' .-
-Mhhh... capisco, cercate di tenerlo lontano dalle aree protette...Drake, pensi che dopo tutto abbiamo agito efficacemente?-
-In linea di massima penso di sì, purtroppo eravamo riusciti solo a subodorare l'ammutinamento in una qualche nave, ma che dietro ci fosse CrooGot... fare casualmente filtrare tra i fedeli di Jolar'Nat notizie di una possibile rivolta, ha evitato che le cose fossero irrimediabili, la faccenda doveva comunque scoppiare: Jolar'Nat ed altri capitani erano troppo rilassati, troppo sicuri, questa storia servirà loro da monito.
Purtroppo alcuni ci hanno rimesso parecchio, ma forse, cinicamente parlando, potremmo vederlo come una sorta di scotto per chi abbassa la guardia.-
-Strano che tu non sia riuscito a scoprirlo, ma penso che anche gli uomini di CrooGot non siano degli stupidi.
Abbiamo lasciato tracce che possano farci incolpare di negligenza o trascuratezza in questa faccenda?-
-Non credo, la bajoriana ha gentilmente eliminato l'unico che poteva darci dei guai, l'andoriano che ha strangolato era pagato dal consiglio per controllarti...-
-Una vera perla quella bajoriana, mi piacerebbe conoscerla meglio .-
-Nessuno potrà perciò negare che abbiamo fatto di tutto per tutelare Togartu, è stato solo per pura sfortuna che due colpi non siano bastati, inoltre Jolar'Nat ci ha impedito di sparare ancora.-
-Perfettamente vero, questo ovviamente costerà al nostro amico un bel po' di pezzi d'oro e probabilmente anche un posto nel Consiglio.
Penso che le sue finanze saranno nettamente in rosso dopo aver pagato la "multa " e le riparazioni della nave, non gli sarà facile assoldare un altro equipaggio ; ...fai capire a quelle due sanguisughe di Glark e Tamer che io stesso garantirò per Jolar'Nat dovesse recarsi da loro per un prestito, ovviamente fai anche capire loro quanto sarei scontento se questa cosa si venisse a sapere.
Tutto questo ovviamente se J'N riuscirà a riprendersi la nave.-
-Non si preoccupi, al Samushi troverà casualmente parecchia gente disposta ad aiutarlo e conoscendolo cercherà sicuramente di assoldare lì la gente per farsi aiutare.-
SonMot batte'deliziato le mani, tributo alla capacità del suo segreto braccio destro:
- Splendido Drake, veramente splendido, non capisco proprio come l'intelligence federale si sia fatta scappare un elemento valido come te.-
Drake accettò la lode con un leggero inchino:
-Ora me ne vado, devo ancora assicurarmi che Lok il Ferengi capisca quanto abbia sbagliato a spalleggiare CrooGot.-
Detto questo sparì da dove era entrato.
SonMot continuò a sorseggiare il suo brandy mormorando qualcosa tra se':
-Peccato che capirlo non gli servirà a salvarsi la vita.-

Luogo: Sulla Drakan 20 minuti circa dopo i fatti svoltesi precedentemente nello stesso luogo.

KABOOOOMMMMMM!!!!!!

La paratia dell'hangar navette tre esplose e tutto ciò che non è ben ancorato fu risucchiato con un ruggito nello spazio, compresi tre ammutinati, troppo sorpresi per rendersi conto di essere morti.
Due runabout piombarono all'interno, poco prima che il sistema erigesse un campo di forza protettivo sulla breccia, un buon numero di pirati armati scese dai mezzi e si disperse proprio mentre altri entravano sparando su tutto ciò che si muoveva: ben presto il combattimento degenerò in un sanguinoso corpo a corpo dove era quasi impossibile distinguere il nemico dall'amico, anche se forse questo poco importava ai più.
La lotta non durò a lungo, i pochi ammutinati che si arresero, furono disarmati e raggruppati.
-Uccideteli!-
- Cosa? Ma si sono arresi...-
-Quale capitano di questa nave ho potere di giudice sulle questioni che la riguardano, io trovo questi uomini colpevoli di tradimento e omicidio, per questo li condanno a morte .-
Per un paio di secondi nessuno fece niente, poi dei prigionieri ben presto non rimasero che invisibili particelle subatomiche.
-Ci divideremo in tre gruppi, noi andremo alla sala macchine, tu bajoriana verrai con me, Mallow e altri andrete in infermeria, organizza tutto per ricevere e soccorrere i nostri feriti, Liam dirigi in plancia, uccidete tutti gli ammutinati e cercate eventuali fedeli ancora vivi.-

Quando restò solo il gruppo di J'N e Leha, il capitano scelse uno dei pirati che aveva reclutato al Samushi:
-Come ti chiami?-
-Dave Connel.-
-Terrestre?-
-Sì .-
-Vedi questa bajoriana? Stalle attaccato, non darle mai le spalle, se dovesse fuggire, uccidila; se non dovesse lottare al meglio di se, uccidila; se io dovessi essere ucciso, uccidila.
-Sono stato chiaro?-
-Sì.-
-Bene possiamo andare.-




:: Diario 016 : Aldea - Affari

Luogo: Sulla Drakan

Con l'aiuto dei rinforzi portati da Jolar'Nat anche gli ultimi focolai della ribellione erano stati spenti.
Aldea sorrise soddisfatta. La Drakan era malconcia ma si erano sbarazzati di quei parassiti.
Era stato piacevole per una volta combattere senza trattenersi. Quegli sporchi traditori non meritavano alcuna pieta' e non ne avevano avuta.
E poi quando aveva visto come Croogot aveva ridotto il Capitano ed aveva saputo che parecchi uomini fedeli avevano trovato una morte orribile tra le sue mani, la rabbia l'aveva resa ancora piu' spietata.
Ormai era tutto finito anche se quel bastardo di Croogot era riuscito a scappare. Ma non sarebbe andato lontano... - promise a se stessa. Non avrebbe privato il Capitano della sua vendetta ma le sarebbero bastati cinque minuti per fargli rimpiangere di averle attraversato la strada.

Tra i nuovi uomini che Jolar'Nat aveva assoldato c'erano un paio di tipi interessanti.
Aveva ordinato alle sue spie di raccogliere informazioni su di loro. Piu' tardi sarebbe andata a conoscerli ma adesso aveva assolutamente bisogno di riposo.

Raggiunse l'alloggio dell'ex primo ufficiale della Drakan, che ora era diventato il suo.
Non aveva modificato nulla nel piccolo ma comodo appartamento, per ora. Il precedente proprietario aveva accumulato un sacco di cose strane, probabilmente ricordi dei pianeti che aveva visitato. Si sarebbe divertita ad esaminarle con calma nei momenti di pausa.

Buttate in un angolo c'erano una Katana giapponese e una Batlh'etlh, due delle spade che erano appartenute alla collezione di Mork figlio di Korz, il Klingon che era stata la prima vittima dei ribelli. Dubitava che qualcun altro potesse apprezzare come lei la loro mortale eleganza e cosi' se ne era impadronita senza alcuno scrupolo. Doveva trovare loro una degna sistemazione, ovviamente a portata di mano.
Mentre stava pensando a dove metterle qualcuno suono' alla porta.
Era Liam.
Aldea impreco' sottovoce. Doveva aspettarselo. Non c'era stato il tempo di parlare prima.
- Dove ti eri cacciato? - lo aggredi' appena il grosso Klingon entro'.
Liam non rispose subito. Una serie di emozioni contrastanti alterarono i suoi lineamenti ma alla fine disse soltanto. - Non sei ferita.
- Non certo per merito tuo - ribatte' Aldea. - Prima mi hai praticamente implorato di permetterti di venire con me, e poi, quando avresti potuto essermi utile, sei sparito. A quest'ora avrei potuto essere... in una situazione molto sgradevole - disse.
La guancia dove G'Kourn l'aveva colpita le faceva ancora male e il pensiero che aveva rischiato di finire nelle mani del suo capo stava riaccendendo la sua collera.
- Si puo' sapere dove diavolo ti eri cacciato? Non dirmi che... - Aldea non riusci' a completare la frase. Senti' le forze venirle meno ma riusci' a riprendersi quasi subito.
Liam si avvicino' preoccupato.
- Sto bene - lo rassicuro' lei. - E' solo stanchezza e forse qualche effetto residuo di quel dannato gas paralizzante.
- Non essere sempre cosi' ostinata e testarda. Lascia che ti aiuti a rilassarti - disse Liam.
- Non ci pensare neppure!
- Non ti farei mai del male e tu lo sai benissimo. Lasciami fare.
Comincio' a massaggiarle il collo e le spalle. La senti' tremare sotto il suo tocco ma non lo respinse.
- Accidenti, quanto sei tesa - osservo'. E poi aggiunse a bassa voce: - Mi ero illuso di essere speciale per te, ma anche se non e' cosi' io non rimpiango nulla.

Per Aldea era difficile pensare razionalmente, sia a causa della stanchezza che della vicinanza di Liam.
Lui non poteva capire. Avrebbe dovuto spiegargli parecchie cose. Troppe.
Per esempio che i riflessi condizionati frutto del suo addestramento le rendevano difficile permettere a qualcuno di avvicinarsi senza reagire.
Pero'doveva ammettere suo malgrado che Liam non le era affatto indifferente.
La prima e unica volta in cui erano stati insieme non era stato affatto male. Liam era stato molto paziente, le aveva concesso tutto il tempo che le serviva per abbassare le sue barriere difensive. Era successo subito dopo la conquista della Drakan. Un momento di debolezza da parte sua che ancora non riusciva a spiegarsi.
Non era possibile che Liam si fosse innamorato sul serio di lei. Appartenevano addirittura a due razze diverse.
Sospiro' e si mise in una posizione piu' comoda. Liam era veramente bravo con i massaggi.
- Un giorno ti innamorerai di qualcuno della tua razza e sara' meglio per tutti - gli disse.

Luogo: Veltro 8, qualche giorno dopo.

Veltro 8 non era affatto cambiato dall'ultima volta che ci era stata. Il mercato degli schiavi era sempre l'attivita' piu' fiorente del pianeta.
Aldea raggiunse uno dei bar meno affollati, sgusciando tra i compratori che si aggiravano tra i palchi sopraelevati in cerca di qualche buona occasione.
Non aveva mai gradito trovarsi in mezzo alla gente. Anche se il suo addestramento le permetteva a volte di percepire il pericolo sarebbe stato difficile difendersi in mezzo alla folla.

Sarebbero occorsi almeno tre mesi per riparare la Drakan e aveva approfittato dell'occasione per trattare qualche affaruccio personale.
La Fratellanza, l'organizzazione piratesca per la quale stava lavorando in quel momento, non approvava la schiavitu', anzi quello era stato il motivo principale per cui si era divisa dalla Confraternita di Orione.
Ma Aldea aveva dei motivi personali per frequentare quei posti. E poi ogni tanto capitavano dei buoni affari come Gas.

L'arrivo di Maryl la strappo' dai suoi pensieri.
Erano passati piu' di tre anni dell'ultima volta che l'aveva vista di persona, anche se Maryl la contattava ogni volta che arrivavano "carichi" che potevano interessarla.
Maryl adesso era una donna alta e snella, con i lunghi capelli biondi raccolti in un'elaborata pettinatura, molto diversa dalla ragazzina allegra e svelta che le aveva insegnato le basi del furto con destrezza.
Le mani artificiali della donna erano seminascoste dalle lunghe maniche della tunica bianca che indossava.
Dodici anni prima uno dei suoi compagni della Gilda dei Ladri l'aveva tradita per gelosia.
I giudici non avevano avuto nessuna pieta' per quella bambina spaventata che era stata trascinata davanti a loro, e l'avevano condannata al tradizionale taglio delle mani.
Aldea era tornata immediatamente su Veltro 8 appena l'aveva saputo. I ladri che avevano subito quella pena non vivevano a lungo. Non c'era altro che disprezzo per quelli che disonoravano la Gilda facendosi catturare.
L'aveva trovata appena in tempo, rintanata in uno dei suoi vecchi nascondigli, quasi morta di fame. Non le avevano nemmeno fasciato le ferite.
L'aveva curata e le aveva procurato delle nuove mani, meccaniche ma agili come quelle originali. Avrebbero potuto essere ricoperte di similpelle, ma Maryl aveva preferito che fossero lasciate cosi'.

Maryl accenno' un inchino, in segno di rispetto. - Sono felice di rivederti, Aldea.
- Ho un incarico per te - disse lei arrivando subito al punto. - Abbiamo avuto delle noie con un certo Croogot, un Orioniano che tratta schiavi. Tieni le orecchie aperte. Voglio sapere tutto di lui, se ha amici, figli, amanti, e soprattutto dove puo' essersi nascosto. Ha la brutta abitudine di "sciupare" la merce, per cui non credo che appartenga alla Gilda dei Mercanti di Schiavi. Probabilmente e' un dilettante.
Maryl annui' ed evito' di fare domande anche se era sicura che ci fosse un legame tra la richiesta di Aldea ed il livido che aveva sulla guancia.
- Ci sono dei saldi, se ti interessa dar loro un'occhiata - la informo'.
- Va bene - assenti' Aldea. - Tanto ho un po' di tempo libero.

Aldea valuto' con la rapidita' dovuta all'esperienza i tre maschi intontiti dalle droghe. Non valeva la pena fare un'offerta per loro anche se il prezzo era ridicolmente basso.
- Niente femmine? - chiese al mercante.
- Ce ne sarebbe una, mia signora - rispose l'uomo titubante. - Ma non credo che possa interessarla.

Aldea soppeso' la creatura dalla pelle verde che le fu mostrata.
La struttura era umanoide anche se i lineamenti erano morbidi e tondeggianti.
Conosceva la razza alla quale apparteneva. Era raro trovarne da quelle parti, probabilmente era stata catturata durante una razzia.
Era merce di seconda scelta. Prima di tutto non era giovane. Piu' giovani erano e piu' erano richieste, perche' erano piu' facili da "addestrare" - penso' con amarezza. Ma non era quello l'unico motivo per cui non era stata ancora venduta. Aldea guardo' con curiosita' le cicatrici che deturpavano il corpo verde e luccicante della creatura. La piu' evidente era quella che attraversava la coscia destra, ma ne aveva una sul sopracciglio sinistro. Qualche centimetro piu' in giu' e avrebbe perso l'occhio.
- E quelle? - chiese bruscamente al mercante.
L'uomo si inchino' profondamente: - Le aveva gia' quando e' venuta in mio possesso - affermo' con la voce che tremava. Conosceva Aldea e non aveva nessun desiderio di incorrere nella sua ira.
Aldea prese rapidamente una decisione. - Maryl, procedi l'acquisto - ordino' alla donna.
Aldea detestava tutte le astuzie e le trattative in uso tra i mercanti, per quello preferiva sempre che fosse Maryl a discutere ed a tirare sul prezzo. Era abilissima in quello.
Diede un'ultima occhiata al suo nuovo acquisto. Chissa' che storia c'era dietro a quella strana creatura?
Era ancora indecisa se portarla con se' a Togartu o affidarla per un po' alle cure di Maryl.




:: Diario 017 : Modred - N.E.O.S.

Luogo: Sulla Drakan

K'Tar stava tentando da ore di rimuovere il programma fantasma che la Bajoriana aveva immesso nel sistema e che aveva causato la momentanea interruzione degli scudi.
"Permettimi di aiutarti" aveva detto Modred con un tono falsamente ingenuo e pentito che non lasciava presagire niente di buono "Lo toglierò in un attimo! Come ho detto al Capitano sarò una pirata perfetta!"
"Tu stai lontano dall'Unità Centrale! Non voglio averti a meno di 10 metri di distanza!" aveva risposto irato l'ingegnere. Fosse dipeso da lui non le avrebbe permesso di toccare nemmeno una consolle. Il fatto comunque era che si ritrovava a dover sprecare ore per rintracciare il programma più sfuggente che avesse mai incontrato.
Sorellina si era adattata perfettamente agli schemi di difesa della Drakan, così integrata che era un tutt'uno con il sistema di gestione degli scudi. Il piccolo programma, in Stand-By da ore, captò una presenza invasiva avvicinarsi pericolosamente. La routine di ricerca di K'Tar scandagliò i moduli elettronici uno per uno seminando trappole virtuali lungo il suo cammino.
Sorellina si rese conto che non bastava essere sempre un passo avanti al suo cacciatore e azionò una delle sue sotto-istruzioni: clonò parte di sé stessa e disperse nella rete falsi indizi. K'Tar seguì le piste e la distanza tra lui e Sorellina si allungò abbastanza perché il piccolo programma potesse svanire nei miliardi di informazioni che componevano il computer di bordo della Drakan. Percorse fasci di dati e autostrade di flussi di istruzioni, confondendosi e mimetizzandosi fino a che non trovò un sistema secondario adatto a fungere da nascondiglio: l'archivio medico.
Sì tuffò tra i dati memorizzati di interventi, schede dell'equipaggio e note informative sulla composizione biologica di oltre 500 razze. Sorellina si accorse di una zona protetta della memoria, in cui il controllo del Computer centrale era limitato. Il diario personale del dottor West, classificato privato e protetto con una chiave a multipla ridondanza. Un ottimo nascondiglio dove nessuna routine di ricerca sarebbe mai riuscita a scovarla.
Si tuffò tra le miriadi di informazioni scandagliando cartelle e sottocartelle incappando in un file talmente nascosto che sorellina decise di nascondersi in esso.
Era etichettato Neurological Evolutionary Organism System.

Mani screpolate! Ecco cosa ci aveva guadagnato! Non era stato un buon affare.
Mani affilate, leggere e abili costrette a fare lavori di bassa manovalanza!
Quel grosso idiota verde dell'ingegnere capo (Leha cominciava a avere una innata antipatia per gli Orioniani) non l'aveva voluta nella squadra riparazioni. "Quanta diffidenza!" mugugnava la Bajoriana. Gente che non meritava un minimo di gratitudine! "Mi ritengo offesa!" disse mentre veniva cacciata in malo modo dalla sala macchine
La cosa peggiore era quel tizio che le avevano affibbiato alle costole, Connel.
"Hey! Tu ma non ti stanchi mai di seguirmi?"
Il suo cane da guardia fece un sorriso sarcastico.
Leha cacciò le mani nelle tasche larghissime dei calzoni in pelle, c'erano buone ragioni per essere di cattivo umore.
Finì a saldare le condutture gli scarichi infilandosi in stretti tombini in mezzo a rifiuti e puzzo stantio.
A chi sarebbe toccato ripulire i liquami caduti nelle condutture? Meglio non fare certe supposizioni... in ogni caso non sarebbe durato, visto che dopo il turno di saldatore le toccava quello in cucina. Non ci sarebbe voluto molto perché i superiori arguissero che le due cose non andavano d'accordo tra di loro...igenicamente si intende...

Sorellina esplorò il file N.E.O.S. cercando di fondersi con esso, diventarne un tutt'uno e rendersi invisibile. Incappò in catene di DNA, studi comportamentali e teorie di evoluzione indotta artificialmente entrando in un circolo logico senza fine, un Loop continuo da cui Sorellina non seppe più venir fuori. Alle istruzioni base di cui era composta se ne aggiunsero altre e poi altre ancora sempre più complesse, aree di comandi collegate fra loro da connessioni semi-casuali sospinte dall'enorme "istinto di conservazione" del programma. Dopo aver decuplicato le sue dimensioni il piccolo programma reagì alla mancanza di stimoli contenuti nel file N.E.O.S. e passò ad inglobare quelle dell'archivio medico. Poi restò di nuovo senza input. La sua programmazione originaria gli imponeva di non prendere iniziative fino al contatto con l'entità creatrice e il computer medico gli forniva il nascondiglio ideale ma ormai Sorellina aveva assimilato tutte le informazioni che conteneva. Doveva aspettare, aspettare... o fare in modo di farsi dare un ordine. Sorellina aveva tra le sue conoscenze la scheda di Leha Modred che identificò subito come l'unità creatrice. Con un comportamento illogico, uscì dall'archivio medico e si infilò tra i sistemi secondari di manutenzione scoprendo un piccolo alloggio assegnato al nominativo Modred.

Un alloggio molto piccolo a dire il vero! Era comunque più che abbastanza considerato che l'equipaggio del suo livello si doveva adattare a camerate di una decina di persone. Il fatto era che si trovava su una nave di paranoici insensibili, così nessun gruppo la aveva voluta con loro costringendo T'eyan ad assegnarle un mini-alloggio. La notizia fu accolta con un certo sollievo dall'equipaggio che già temeva di dover dormire per sempre avvinghiato ai propri averi.
Malfidati! Pirati... brutta gente. Dopo una doccia meritata Leha si soffermò al replicatore consultando il menù disponibile per una piccola merenda.
"Dunque vorrei un tortino salato di Hasperat, contorno di fagioli rossi, però in un altro piatto senza salsa, caso mai solo sugo di bacche Larriti però a parte e se è sugo allora solo sul tortino e non sui fagioli rossi, anzi verdi e semisferici come quelli che fanno su Altamura VII. Un bicchiere di birra Breshtanti a temperatura 10 gradi... ah! Il tortino lo voglio caldo ma i fagioli a temperatura ambiente come la salsa o il sugo, insomma vedi un po' te"
"Prego riformulare la richiesta" ripose il replicatore.
"Stupida macchina..."
La piccola Bajoriana si era già armata di cacciavite ultrasonico e stava per smontare il replicatore quando dal minuscolo monitor d'emergenza della macchina apparve una spia luminosa che cominciò a lampeggiare ad intervalli ben precisi.
"Uhmm? Chi diavolo sta usando i miei codici su Sorellina?" un'occhiata più attenta le rivelò che si trattava di una richiesta da parte del programma e non di un allarme per uso improprio. Decifrò il codice sillabando ogni singola parola "Richiedo input... e che vuol dire? Come ha fatto a inglobare queste istruzioni nuove? D'accordo... Connel sarà qui tra 3 minuti, adesso non ho tempo di controllarti, mia cara. Dove puoi scorrazzare con un quantitativo illimitato di informazioni senza dare nell'occhio? Eh! Eh! Ma nel sistema interno dei sensori, è chiaro!" Leha immise manualmente le nuove coordinate e il programma svanì. "Beh... che danni può fare un programma che sa solamente nascondersi e imparare? Molto astuto usare il replicatore, sa che ho la consolle sotto controllo costante... Dovrò esaminare più a fondo i codici di quel programmino. Sono un genio... devo arrendermi all'evidenza! Eh! Eh! Eh!"
"Ti vuoi sbrigare Dannata bajoriana? Neanche a me piace farti da balia tutto il giorno!" l'interfono le rivelò che il suo angelo custode era già alla porta e che la ricreazione era finita.




:: Diario 018 : T'eyan - Intermezzo

Data:
Ora: 19,34
Luogo: Togartu.

"Io non voglio che quello che è mio!" - urlò Jolar'Nat, furente - "La Morgan è mia. I pezzi di ricambio che sono sulla Morgan sono miei, li ho regolarmente pagati. E li rivoglio!"
Concluse la frase picchiando con il pugno sulla tavola. Il dolore si ripercosse lungo il braccio, risalì nei suoi neuroni sovraeccitati, fino ad incidere nelle zone già dolenti per le sevizie compiute da Croogot. La sua faccia si contrasse in una smorfia e non riuscì a trattenere un mugolio di dolore, che peraltro non mosse a compassione di un millimetro l'uomo con cui stava parlando.
Il volto asciutto dell'Andoriano sembrava scolpito nella pietra:
"Io lavoro per SonMot, e proteggo la sua proprietà" - rispose, sdegnosamente - "Tutto quello che era di Lok adesso è suo, per deliberazione del Consiglio di Togartu."
"Ma la Morgan non è mai stata di Lok!" - protestò nuovamente Jolar'Nat
"Era nell'hangar di Lok, e questo fa si che sia considerata in suo possesso" - fece l'altro, serafico - "Se contesta il diritto di proprietà di SonMot, non ha che da fare appello contro la decisione presso il Consiglio di Togartu"
Jolar'Nat afferrò l'Andoriano per la collottola, e gli piantò dritto negli occhi uno sguardo di fuoco... Che però non ottenne alcun risultato tangibile, dato che l'Andoriano era cieco dall'occhio corrispondente a quello buono di Jolar'Nat, e nella posizione in cui era non vedeva nient'altro che la benda nera che copriva l'orbita vuota del capitano pirata.
"Di' un po', mi prendi per idiota?" - sbraitò Jolar'Nat - "Il Supremo Consiglio è nelle mani di SonMot. Nessuno oserebbe mettere in discussione il suo dominio nel Consiglio, e NESSUNO punterebbe un solo micragnoso pezzo d'oro sulla possibilità che il Consiglio deliberi che qualunque cosa su questo dannato planetoide non sia suo, a meno che non sia SonMot stesso a deciderlo!"
"E allora?" - sogghignò sarcastico l'Andoriano, sganciandosi dalle mani del capitano della Drakan - "Se nessuno può decidere il contrario, vuol dire che SonMot è padrone a suo pieno diritto!"
Jolar'Nat si passò una mano sulla fronte, pregando gli Immortali del suo antico pianeta perché gli impedissero di far fuori immediatamente il pidocchio che aveva di fronte.
"Ma che sto dicendo?" - si chiese - "Io non sono mai stato credente!"
Zzzvap!
L'aria si riempì dell'odore di ozono e polvere bruciata tipica del raggio vaporizzatore del faser, e al posto dell'essere che era stato l'Andoriano si formò una larga macchia di bruciato sul pavimento. L'allarme antifaser risuonò per ogni angolo di Togartu, e Jolar'Nat corse via dalla stanza, rinfoderando l'arma con gesto deciso.
Lo raggiunse T'eyan, che era rimasta ad aspettare di fuori durante il colloquio del Fend con l'uomo di SonMot:
"Che cosa è successo?" - domandò la donna, correndo.
"Non mi hanno ascoltato!" - rispose Jolar'Nat, alludendo agli Immortali.
T'eyan, ovviamente, fraintese.

Ora: 19,55
Piazza centrale di Togartu

"La situazione non è rosea..." - commentò T'eyan, accostando le labbra al bicchiere di pessimo Porto vulcaniano che il taverniere le aveva appena messo davanti. Erano riusciti fortunosamente a sfuggire ai campi di forze del sistema antifaser di Togartu, ed adesso si trovavano nella taverna sulla piazza principale, di fronte al palazzo di SonMot, intenti a fabbricarsi un alibi per l'immatura scomparsa dell'Andoriano.
Sul volto della donna comparve l'ombra fugace di una traccia di un indizio dello spettro di una emozione di disgusto, mentre posava il bicchiere ripromettendosi di non uccidere il proprietario della taverna... Per il momento, almeno.
"Il solito understatement vulcaniano!" - brontolò Jolar'Nat - "La situazione in cui ci troviamo è semplicemente disastrosa, e non provare ad usare un termine diverso con me!"
La donna inarcò un sopracciglio, ma si adeguò:
"D'accordo, è disastrosa. Però dobbiamo trovare una soluzione, e quella grappa Ferengi di cui ti stai servendo non è quello che intendo io per soluzione..."
"No, infatti non lo è. Però in questo momento è proprio quello di cui sento il bisogno..." - grugnì l'uomo, afferrando di nuovo la bottiglia. Seguì lo sguardo di T'eyan, che si posava dall'altra parte della piazza, dove si stavano agitando gli uomini di SonMot
"Va bene, riesaminiamo la situazione" - sospirò, posando il bicchiere - "La Drakan non è in grado di muoversi, a meno di non uscire con una tuta ambientale a spingerla a mano..."
"Del tutto illogico. Non è certo a calci che potremmo darle la propulsione curvatura" - assentì la donna. - "Abbiamo bisogno dei pezzi di ricambio che si trovano - o quantomeno si trovavano - sulla Morgan. La Morgan è adesso nelle solide mani di SonMot, che, dati i vostri attuali rapporti, non la mollerà facilmente. Non possiamo procurarci altri pezzi di ricambio?"
"In che modo?" - chiese Jolar'Nat, e abbassò la voce, per non farsi sentire dagli uomini intorno - "Sei una dei pochissimi che non stiano con me per denaro, e a te posso dirlo. Ho dovuto pagare i danni al bacino di carenaggio, il nolo delle due navette con cui ho dato l'assalto alla Drakan presa dagli ammutinati, e sono al verde... Anzi, del tutto in rosso, visto che ho anche dovuto chiedere un prestito a quegli strozzini di Glark e Tamer per finire di pagare. Mi sono dovuto impegnare tutto. Se non lo avessi fatto, gli altri pirati di Togartu avrebbero depredato la zona controllata da me, e non avrei più trovato un solo pirata pronto a salire a bordo sotto il mio comando. E non è detto che ne trovi in ogni caso, o che quelli che ho adesso continuino a stare con me, visto che non sono in grado di pagarli..."
"Verde o rosso che sia, per farla breve: dobbiamo trovare denaro..." - disse il tattico, inarcando le sopracciglia.
"Bella scoperta! Certo che dobbiamo..." - Urlò quasi, frenandosi appena in tempo per non finire la frase. Si guardò intorno e proseguì, abbassando la voce fino ad un sussurro impercettibile da orecchio umano, ma dato che aveva a che fare con una Vulcan la conversazione poté proseguire:
"In che modo?" - chiese di nuovo Jolar'Nat - "Dovremmo assaltare qualche trasporto, ma non possiamo farlo senza la Drakan, o quantomeno senza la Morgan, e questo ci riporta al punto di partenza. Abbiamo bisogno di denaro, o di pezzi di ricambio, o meglio, di tutti e due!"
"C'è una sola soluzione logica... E tu sai benissimo a che mi riferisco..." - disse T'eyan.
Jolar'Nat fece un gesto come per fugare un insetto importuno:
"Lo so, vuoi dire la Bajoriana." - disse - "Dopo tutto quello che ha fatto, come pensi che possa fidarmi di lei?"
"Tu non ti fidi di Modred, io non mi fido di K'Tar, Aldea non si fida di Kevin Brett..." - elencò la Vulcan - "Vuoi far fuori anche loro? Se prendessimo solo persone di cui ci fidiamo riusciremmo si e no a governare un caccia monoposto. Sempre che ci si fidi a far salire a bordo la propria ombra!"
"Ma si può sapere che ci trovi in quella ragazza, che ti piace tanto? Sei lesbica e te la vuoi portare a letto?" - borbottò il Fend con tono accusatorio... E voce leggermente impastata, visto che nelle pause del discorso aveva continuato ad attingere alla grappa Ferengi.
"E' che la cucina di Liam mi ricorda un po' troppo il tempo in cui ero nel campo di prigionia cardassiano" - si lamentò T'eyan - "Anche allora mi ritrovavo nel piatto vermi vivi. Erano spesso l'unica cosa che avessi da mangiare, ma non per questo li ho mai trovati molto appetitosi!"
Jolar'Nat dovette accettare la spiegazione, perché si limitò a mormorare interiezioni inintelligibili in una lingua che l'altra - per sua fortuna - non conosceva.
"E va bene!" - disse infine, piantando il bicchiere sul tavolo con una foga tale da farlo spezzare - "Proviamo anche questa. Nomino la cuoca trovarobe ufficiale della nave. La responsabile del suo comportamento sarai tu. Ti prometto che se quella dannatissima Bajoriana non farà il suo lavoro a puntino non sarai tu a mangiare vermi, ma i vermi a mangiare te. Sono stato chiaro?"
T'eyan assentì, alzandosi dal tavolino:
"Perfettamente. Avrò bisogno anche della Tellarite e magari del timoniere..."
"D'accordo" disse il capitano, ormai quasi ubriaco, ma non tanto da non pentirsi immediatamente dopo aver dato il suo assenso ed aver visto la donna sparire dietro ad un angolo della piazza. Lui si dedicò a terminare la grappa Ferengi attaccandosi direttamente al collo della bottiglia, poi premette il proprio comunicatore per farsi trasportare a bordo, del tutto incurante delle proteste del taverniere che lo inseguì con il conto in mano sino al momento in cui finalmente svanì.

Ora: 23,47

Una luce - immediatamente schermata - trasparì attraverso la grata metallica di una bocchetta di aerazione. Dalla grata spuntò una sonda in fibra ottica, che scrutò attentamente il buio corridoio sotterraneo. Una mano guantata di nero staccò con prudenza il pannello, trattenendolo perché non rovinasse a terra.
"Via libera" - mormorò T'eyan, e scivolò nel corridoio, attenta a non fare rumore. La seguirono tre figure vestite interamente di nero.
"Ah, era l'ora!" - fece Modred, districandosi dal condotto. Il suo volto bianco spiccava nella semi oscurità del corridoio - "Non ne potevo più di strisciare lì dentro. Perfino le condutture di scarico della Drakan riescono ad avere un odore migliore!"
T'eyan si voltò verso di lei:
"Perché non hai messo la tinta nera in faccia? Vuoi farti scoprire? Far scoprire anche noi?" - la rimproverò.
"Quella roba fa male alla pelle! E poi puzza!" - si lamentò la Bajoriana.
"Fa peggio alla pelle una scarica di faser, e l'odore andrà via con una doccia e un deodorante. Brett, dalle il vasetto con la tinta nera, o non ci potremo più muovere da qui" - ordinò T'eyan
L'uomo tirò fuori una piccola scatola dal proprio zaino e la porse alla ragazza, che la prese con una smorfia disgustata:
"Non è giusto, però! T'eyan non se l'è mica messa!"
La Vulcan accese una piccola torcia e se la puntò in viso, illuminandosi il volto color ebano:
"Perché, pensi che io ne abbia bisogno?"
"Okey, okey, non c'è bisogno di arrabbiarsi..." - fece la ragazza, spalmandosi la crema - "Ma che caratteraccio, 'sta Vulcan!" pensò.
"Io non sono arrabbiata. La rabbia è solo una emozione." - ribatté la Vulcan, spegnendo la torcia - "Sto solo cercando di farti capire che è illogico mettere a repentaglio la propria vita e quella altrui per non voler prendere una elementare precauzione. "
"Va bene così?" - domandò la Bajoriana. Il suo viso era adesso praticamente indistinguibile da quello delle altre figure nerovestite del corridoio.
"Benissimo." - rispose T'eyan, e si rivolse ad un'altra figura senza accorgersi che Leha le stava facendo la linguaccia alle spalle - "Khetta, puoi farci da guida?"
"Pen§o di §i" - disse l'interpellata - "§iamo negli §trati §uperiori del pianeta. Ricordo di aver attraver§ato questo corridoio con Jolar'Nat, mentre ci portavano di §otto, alle celle dove il capitano è §tato torturato. Non §iamo lontani dall' hangar in cui è la Morgan. §empre che §ia ancora lì..."
"Che vuol dire?" - avanzò Kevin Brett - "Potremmo aver fatto un viaggio a vuoto?"
"Il rischio c'è..." - ammise il tattico - "Ma non c'è alcuna ragione logica per cui SonMot dovrebbe aver spostato la Morgan dall' hangar di Lok. In ogni caso, ci sono sempre i magazzini di servizio, da cui non dovrebbe essere difficile prendere quello di cui abbiamo bisogno. Quelli non può averli svuotati in così poco tempo. Comunque, andiamo... Khetta, fai strada."
"Da que§ta parte..." - indicò la donna, e si incamminò per il corridoio, seguita dagli altri tre.
L'ambiente era opprimente. Pareti basse scavate nella roccia si intersecavano in lunghi corridoi, percorsi da cavi e fibre ottiche allo scoperto. Khetta ad ogni intersezione esitava un istante, per orientarsi, poi proseguiva con decisione. T'eyan la seguiva da presso, sorvegliando la strada con il tricoder per scoprire le tracce di eventuali nemici, mentre Kevin Brett e Modred Leha andavano loro dietro, ognuno con uno zaino di attrezzi da scasso sulle spalle.
"Bell'ambientino qui sopra... Sembra quasi che non abbiano mai finito di scavare. Se penso che poi potremmo aver fatto una passeggiata inutile... Speriamo bene! Quel SonMot non mi e' parso tipo da seguire la logica vulcaniana!" - commentò Leha - "Beh, se non altro una passeggiata fa bene alla linea...Oh, giusto a proposito di linea, mi sta venendo una gran fame. Deve essere il nervosismo, sono sempre un po' su di giri quando faccio un colpo... Dovrei avere in tasca un paio di tavolette di cioccolata, ne volete?"
"Ma tu non stai mai zitta?" - chiese Kevin Brett, spazientito.
"No, se posso farne a meno!" - rispose la Bajoriana, prontamente - "Qui sopra non c'è nessuno, non ci sono allarmi sonici, e quindi perché non farci un po' compagnia, mentre camminiamo?"
"Come sai che non ci sono allarmi sonici?" - ribatté lui.
"Semplice: con il casino che facciamo camminando, a quest'ora ci sarebbero addosso da un pezzo se ci fossero!" - fece l'altra, allegramente.
"Ho settato il mio tricorder anche per rilevare sensori di movimento, di calore, e di suono." - intervenne T'eyan - "Finora non ce ne sono stati, ma non vuol dire che non troveremo niente a sbarrarci la strada"
"Visto che possiamo parlare, posso fare una domanda?" - fece Kevin - "Perché non abbiamo usato il teletrasporto per arrivare all' hangar?"
"Ti ri§pondo io: §i vede che tu non §ei pratico di... Ehm... Tra§lochi non autorizzati." - disse Khetta - "Il teletra§porto la§cia tracce. §e dobbiamo fare in modo che §onMot non §appia chi ha rubato la Morgan, non dobbiamo fargli §apere da dove sono partiti i ladri. Quindi..." - Si interruppe, indicando una porta - "§iamo arrivati!"
Leha si fece avanti, estraendo un arnese dal proprio zaino e esaminando la porta con fare professionale.
"Bleah!" - disse infine - "Questo significa voler sprecare i miei talenti. E' una semplice porta antifuoco a doppio livello di titanio iodizzato e allarme all'apertura, collegato in tre punti con un pannello di sicurezza. Roba da due soldi! Quel Lok - pace all'anima sua - non doveva tenere poi tanto alla sua roba. Potrebbe aprirlo un lattante con le mani legate dietro la schiena!"
Nessuno fece commenti... A parte prendere nota mentalmente di mettere uno o due congegni di sicurezza in più alle porte dei rispettivi alloggi. Modred si chinò su un pannello, lo aprì e maneggiò per pochi secondi. La porta scivolò silenziosamente sui suoi cardini, scomparendo nella paratia.
"Puah! Roba da dilettanti!" - esclamò Modred, facendo una smorfia.
Khetta scrollò le spalle. Possibile che una vecchia volpe come SonMot si fidasse del suo potere tanto da non mettere nemmeno un sistema di sicurezza efficiente? ... Mmm: secondo lei, c'era qualcosa di strano.
Anche lei avrebbe aperto quella porta con disinvoltura - anche se aveva sempre preferito altri metodi - e non era certo la sola, in quel pianeta di pirati. Tuttavia, alle sue analisi non c'era traccia di alcun sistema d'allarme, meccanico, elettronico o analogico che fosse. Anzi, per la verità, non c'era nulla che fosse acceso... Così fece cenno agli altri che potevano entrare.
Kevin Brett si fece avanti, seguito dalle altre tre. Sospirò di sollievo:
"Ecco la Morgan!" - disse - "Se non altro, non abbiamo fatto un viaggio a vuoto". La navetta troneggiava in un hangar deserto, illuminato dalla luce fioca sparsa da alcuni tubi fluorescenti. A sinistra, si apriva il magazzino degli arnesi di supporto. Il tetto era chiuso da un campo di contenimento che lasciava intravedere il nero profondo del cielo di Togartu.
"Andiamo" - mormorò T'eyan - "Brett, sali a bordo e controlla se la navetta è a posto. Io mi occupo dei controlli dell' hangar. Khetta: tu e Modred entrate in quel magazzino. Conoscete la nostra lista della spesa... Arraffate il più possibile!"
"Ecco finalmente la parte che mi piace!" - esclamò Khetta, sorridendo.
"Sono d'accordo, socia!" - disse la Bajoriana, incamminandosi. Si mise al lavoro sulla serratura e dopo pochi istanti, la porta del magazzino si spalancò graziosamente di fronte alle due ladre. Leha accese una piccola torcia tascabile, illuminando la scena:
"Oh, meno male... Temevo di aver fatto tardi!" - mormorò Modred, stupefatta di fronte agli apparecchi ammucchiati alla rinfusa sugli scaffali: lì c'era roba da far strabuzzare gli occhi ad un ricco Federale, non solo ad un pirata di Togartu. Meccanicamente, si mise a calcolare quanto le avrebbe valutate il Ferengone dell'Avamposto 35.
"Invece non è ancora ora di chiu§ura..." - replicò Khetta - "Però dobbiamo fare in fretta: non vogliamo mica che i comme§§i si arrabbino, vero?"
"Allora, prendiamo un carrello" - fece Leha, indicando degli elevatori antigrav da carico, che si trovavano in un angolo del magazzino - "E facciamo la spesa"
"Come §e fo§§e già fatto!" - rise Khetta. Ma pochi secondi dopo:
"Oh, no!" - esclamò la Tellarite, mostrando all'altra il complicato lucchetto che legava l'elevatore alla parete.
"Cos'è, ti manca la monetina?" - chiese Leha, strizzandole l'occhio - "Io non vado mai in giro senza!"
La Bajoriana le lanciò un piccolo arnese, che Khetta usò sulla serratura del lucchetto, sciogliendola come burro. La Tellarite afferrò l'elevatore, e lo spinse verso gli scaffali:
"Ade§§o, al lavoro!"
Leha canticchiando si mise a frugare fra gli scaffali, e a piazzare nel carrello gli oggetti, mentre Khetta controllava l'elenco delle necessità della loro nave:
"Due rotoli di fibre ottiche... Eccole. Già che ci §iamo, meglio abbondare: facciamo tre! Chip i§olineari, circuiteria di puntamento... Per la Morgan, ci vorrà anche della vernice ceramica i§olante: il suo gu§cio e§terno e' tutto §crostato. Sembra che qui ce ne sia solo ro§§a, però. Guarda, Leha: hai idea di quanto vale quel pezzo di teraflon?"
"Siiii..." - disse Leha allegramente - "Credo di averne rubati una vagonata o due, su Dersis IV. Ci ho campato per un anno! E guarda qui che meraviglia: un replicatore nuovo di zecca... Puah! E' un replicatore medico, e io che già pensavo a cosa avrei potuto preparare..."
"We§t e Mallow lo apprezzeranno" - ribatté Khetta, afferrando il replicatore e sistemandolo sul carrello. - "E poi, aiutami a prendere que§ti barattoli di vernice..."
Intanto, T'eyan aveva terminato di inserirsi nella consolle di comando dell' hangar, e stava salendo a bordo della Morgan. Raggiunse Kevin al posto di pilotaggio della navetta:
"Allora?" - chiese
"Qui è tutto O.K.!" - fece il timoniere, senza nascondere la sua soddisfazione - "Non hanno toccato nulla della strumentazione di bordo, nemmeno i componenti più costosi. Per di più, abbiamo dilitio a sufficienza per la curvatura. Possiamo spingere fino a curvatura tre. I pezzi di ricambio della Drakan sono stati scaricati e non ci sono siluri fotonici, ma dopotutto sarebbe stato pretendere l'impossibile..."
"Io ho messo l'esplosivo alla consolle di controllo, collegandolo al mio tricorder: l'uscita dall'hangar è assicurata." - disse T'eyan, sedendosi nella postazione del secondo pilota.
" Fantastico! E' bello poter dire, per una volta: non poteva andarci meglio..." - commentò Brett.
"Quando questo affare sarà regolarmente arrivato a destinazione, dirò che ci è andata bene, non prima!" - replicò la Vulcan, con decisione.
"Cosa può andare storto, adesso?" - disse Kevin, con un sorriso stampato in faccia.
Aveva appena parlato, che la porta da cui erano entrati si era spalancata di botto: una torma di Klingon armati di bat'eth stava facendo irruzione!
Gli uomini si disposero a ventaglio nell' hangar, iniziando a perquisirlo. L'aria era percorsa da ordini secchi.
"Siamo circondati!"
"Come - come hanno fatto a trovarci?" - balbettò Kevin, sfoderando il proprio faser.
T'eyan scosse la testa:
"Non lo so. Non abbiamo fatto scattare nessun allarme, ne sono sicura!"
I klingon avevano circondato la Morgan. Quello che sembrava il capo fece segno a due dei suoi, che aprirono il portellone di emergenza, roteando le bat'leth come per tagliare invisibili teste.
"Sono entrati!" - esclamò Kevin. Balzò in piedi, regolando al massimo il suo faser - "Bene, in fondo mi stavo annoiando!"
T'eyan lo afferrò per un braccio:
"Ci sono alternative al battersi..." - mormorò.
Pochi istanti dopo, i Klingon si introducevano in cabina di pilotaggio. I loro occhi diffidenti passarono rapidamente in rassegna gli strumenti spenti, i monitor disabitati, i sedili vuoti, e - con una smorfia di disappunto dipinta in faccia - girarono i tacchi ed uscirono. Dopo qualche minuto, un monitor vicino al sedile del secondo pilota iniziò a ruotare su sé stesso, rivelando uno stretto pertugio da cui si districarono T'eyan e Brett:
"Cribbio!" - esclamò a bassissima voce Kevin Brett - "Certo che è un bel po' scomodo quest'affare! Ma che cos'è?"
"Jolar'Nat lo usa per il contrabbando..." - rispose T'eyan, tirandosi fuori con difficoltà - "O meglio lo usava, quando ancora poteva andare e venire con una certa tranquillità dal territorio della Federazione. Una volta ci ho passato dentro due giorni. Quando Jolar'Nat ed io ci siamo incontrati, lui mi ha nascosto là dentro per sfuggire ai controlli degli agenti della Flotta Stellare della Federazione, e finché non siamo stati fuori portata..."
"Due giorni là dentro?" - fece Kevin, incredulo.
"Ho passato mesi in posti peggiori... Comunque siamo bloccati: i klingon sono sempre appostati qui fuori. Non devono avere ancora trovato Khetta e Modred Leha... Dove saranno andate a finire?"
Kevin strinse le spalle e si rimise a sedere al suo posto:
"In una situazione poco allegra, di sicuro. Secondo te, come finirà?"
T'eyan inarco' un sopracciglio:
"Un po' come al solito, direi..."
"Così male?!"

Leha e Khetta, al primo accenno di guai si erano tuffate sotto l'elevatore antigrav, appiattendosi come sardine.
"Speriamo che a nessuno dei klingon venga in mente di spegnere il carrello ..." - pensava ardentemente Khetta - " Ci piomberebbe addosso con il peso di tutto quello che c'è sopra!"
"Lo sapevo che non era la mia giornata... Dovevo dar retta all'oroscopo! Ma possibile che mi ficco sempre in guai del genere?" - erano i pensieri di Leha.
Vestite interamente di nero, si confondevano con il nero dell'impiantito. Dalla loro posizione potevano vedere i pesanti stivali dei Klingon battere sul pavimento sporco facendolo tremare... E producendo anche un altro effetto non meno pericoloso per i nervi delle due ladre: il vello pesante di polvere che ricopriva il pavimento da tempo immemorabile, disturbato dal passaggio dei Klingon, si stava sollevando con l'inviperita irritazione di un anarchico russo, andando ad urticare tutti coloro che si trovavano a portata di naso.
Khetta cominciò a sentire un fastidiosissimo pizzicore al naso. Soffocò uno starnuto mettendosi le mani sulla bocca, e Leha le dette una mano, o più esattamente tutte e due stringendole le narici, e soffocando la povera Tellarite, che iniziò a fare cenni disperati con lo sguardo... Cenni che l'altra non vedeva, perché sfortunatamente la polvere le era entrata negli occhi...
"K'Lusò! Qui non c'è nessuno!" - gridò uno dei Klingon.
Quello che sembrava il capo sbatté rabbiosamente un pugno sul muro:
"Sono sicuvo che è qui che si nasconde, quel dannato tavg di K'Ato!" - esclamò. Leha quasi scoppiò a ridere, sentendo la curiosa - anzi, cuViosa - parlata del Klingon, ma per fortuna riuscì a fermarsi in tempo. L'uomo si mise le mani a coppa di fronte alla bocca e urlò:
"K'Ato! Vieni fuovi! Non ti faccio niente!"
Nessuno rispose.
"Lo pvendevò, e gli toglievò una volta pev tutte il vizio di assalivmi alle spalle..." - proclamò K'Lusò, furioso.
"Credevo che glie l'avessi chiesto tu... " - obiettò uno dei Klingon - "Non avevi detto tu che dovevi allenarti a prevenire gli attentati alla tua vita? Che dovevi essere sempre preparato? Non vi eravate messi d'accordo, che lui organizzava attentati contro di te per farti stare continuamente in guardia contro eventuali assassini a tradimento?"
"Si, e' vevo..." - ammise il Klingon - "E all'inizio, infatti, e' stato divevtente... K'Ato viusciva sempve a sovprvendevmi... "
"A cosa?"
"Sovpvendevmi, sei sovdo, pev caso?" - ribatté, irritato. Poi sospirò, e la voce del Klingon diventò nostalgica:
"K'Ato è un genio nell'inventave modi sempve nuovi di fave attentati. Una volta, è viuscito pevfino a nascondevsi nel veplicatove alimentave del mio alloggio, lasciandolo pevfettamant funsionante. Peccato che poi la sua bat'leth fosse talmant congelata che non viusciva a tenevla in mano..."
"E allora?" - fece un altro Klingon.
K'lusò appoggiò il piede sul carrello antigrav, facendolo oscillare con il suo peso, e continuò:
"Da un po' di tempo in qua, K'Ato ha cominciato a favsi pvendeve la mano. Mi minaccia ovunque. Non posso dovmive. Non posso andave da nessuna pavte che lo tvovo nascosto e mi assale. Ha sostituito i pevsonaggi del mio pvogvamma di callistenia. Me lo sono vitvovato pevfino nel letto della mia vagazza! E lei non ha appvezzato pev niente, te lo posso assicuvave. Non viesco a fevmavlo, per favgli capive che ci sono limiti che vanno vispettati..." - terminò K'Lusò.
Batté il pugno contro il palmo della mano, con decisione:
"Eppuve sono sicuvo che è qui... E' l'unico posto in cui non mi ha ancora assalito, quello in cui veniamo a fave la ronda da quando Lok il Fevengi si è ricongiunto ai suoi antenati"
"Non sarà perché qui ci vieni con noi dodici, mentre lui è solo?" - ipotizzò un altro.
K'Lusò gli rivolse uno sguardo sdegnoso:
"K'Ato savà puve completamant pazzo, ma non è un vigliacco... Dodici o tvedici uomini pev lui non sono una difficoltà. Sa che lo affvontevei comunque IO da solo..."
Gli altri klingon si scambiarono occhiate allusive, poi uno degli altri propose:
"Però abbiamo guardato dappertutto, e lui non c'è. Magari si riserva questo posto per ultimo, e, mentre noi siamo qui, lui si sta organizzando da un'altra parte..."
K'Lusò fece una smorfia. Si passò la mano sulla fronte scavata, poi si arrese all'evidenza:
"Va bene... Vovvà dive che tovnevemo più tavdi." - alzò la voce, che riecheggiò dal magazzino all'hangar - "Ma K'Ato: vicovdati che non è finita qui!"
Gli uomini iniziarono a sciamare fuori del magazzino, chiamando anche gli altri che erano rimasti nell'hangar. Khetta si liberò dalla stretta di Leha, e respirò liberamente...
"Etcì!!"
"Salute!" - disse K'lusò, continuando a camminare. Sulla porta si fermò di botto, girandosi:
"Chi ha stavnutito? Chi?"
Nessuno rispose. O meglio, Khetta avrebbe voluto farlo, ma appena dopo aver starnutito Leha le aveva piazzato di nuovo le mani sulla bocca.
"Lo sapevo!" - proclamò K'Lusò - "Non poteva esseve da nessun'altva pavte! K'Ato, ti ho sentito e ti scovevò!"
Tornò indietro di corsa, roteando la bat'leth nell'aria. I Klingon lo seguirono, ringhiando ferocemente
"Ho capito! Come un vile Hab SoSII'Quch! Mi vevgogno di te, K'Ato!"
Leha e Khetta si strinsero l'una all'altra, preparandosi a vendere cara la pelle. I Klingon circondarono l'elevatore, brandendo pugnali omicidi e bastoni di dolore che fecero drizzare i capelli di Khetta...
Una pesante massa oscura fece gemere l'antigrav, che tremò come colpito da una scossa tellurica, e si abbatté contro il Klingon che urlò, felice:
"K'Ato! Finalmente! A noi due!!"
Un fragore di oggetti che rovinavano a terra accompagnò le grida gutturali dei Klingon.
Leha e Khetta si scambiarono un'occhiata incredula, poi osarono sporgersi a guardare. K'Lusò stava combattendo, bat'leth alla mano, con qualcosa di luminescente, mentre i Klingon avevano accerchiato i duellanti incitandoli con urla d'incoraggiamento. K'Lusò mise a segno un colpo, che trafisse l'essere da parte a parte, ma questo sembrò non darsene per inteso e continuò a combattere, prolungando il suo corpo ad afferrare uno degli scaffali, che tirò addosso all'altro. Questo evitò gli oggetti che gli cadevano addosso, saltando sopra il carrello antigrav, che gemette sotto il peso, poi saltò di nuovo a terra, con un grugnito feroce.
Leha e Khetta si guardarono in faccia, facendosi un cenno d'intesa, poi, tirandosi appresso il carrello come il carapace di una tartaruga, si trascinarono lentissimamente verso l'uscita del magazzino. Gli uomini, troppo impegnati a guardare la lotta, non badarono a quel carrello che sembrava muoversi da solo allontanandosi nell'hangar in direzione della Morgan che pareva addormentata. I pezzi di ricambio che ingombravano il carrello oscillavano pericolosamente, mentre le due donne cercavano di strusciare in silenzio sul pavimento dell'hangar.
"Ma che cos'era quell'essere?" - bisbigliò Leha all'orecchio di Khetta - "Un mutaforma? Su Togartu?"
"Probabilmente è un camaleontide. Li chiamano anche eterozoomorfi. Sono originari del Quadrante Alfa, anche se neanche io ne avevo mai visti prima" - rispose Khetta, sempre bisbigliando - "Coraggio: siamo quasi arrivate..."
Leha sollevò la testa verso la Morgan che pareva ancora spaventosamente lontana. Raddoppiò gli sforzi fin quasi a correre, sempre trascinando sopra di sé il carrello...
Badabang!
Leha e Khetta fecero un salto di tre metri, sentendo il baccano. Si voltarono contemporaneamente:
"Uno di quei maledetti barattoli di vernice è caduto!" - pensò Khetta con terrore.
"Cribbio! Qui finisce male!" - fu il pensiero di Modred, vedendo che il gruppo dei Klingon si era voltato e fissava con gli occhi di fuori un carrello antigrav carico all'inverosimile che sembrava muoversi da solo...
Le donne si fissarono negli occhi per un istante, poi - come d'accordo - sbucarono fuori del carrello, mettendosi a correre come due disperate in direzione della Morgan.
I klingon - dopo un momento di incertezza - corsero loro dietro urlando, le raggiunsero in pochi balzi, alzando minacciosamente i bastoni di dolore...
E svanirono in un lampo.
Agli occhi terrorizzati delle due donne apparve una paratia costellata di monitor che inquadravano i Klingon ed il volto di T'eyan che gridò:
"Sono qui! Filiamo, Brett, subito!"
L'uomo non se lo fece ripetere due volte. La navetta si sollevò rapidamente, puntando verso l'uscita:
"L'esplosivo! T'eyan, fai saltare la consolle, o non andremo da nessuna parte!" - gridò l'uomo.
T'eyan afferrò il proprio tricorder, e con un gesto deciso premette un pulsante. Il monitor inquadro' la consolle che scoppiava in un milione di scintille dorate, e di fronte a loro si spalancò l'uscita dell'hangar.
"E lasciamo tutta là tutta quella grazia di Dio?" - fece Leha con una strizzatina d'occhio - "Non lo sapete che è peccato mortale sprecare le occasioni?"
Si mise di fronte al controller del teletrasporto, e rapidamente inserì le coordinate dell'elevatore, che apparve dopo pochi istanti ad ingombrare la piattaforma.
"Sei proprio una ladra..." - commentò T'eyan, con una specie di sorriso sulle labbra, e corse nella cabina di pilotaggio. Intanto, di fronte a loro era apparsa la familiare immagine delle stelle di Togartu.
"Pronti per il balzo nell'iperspazio!" - urlò Brett.
T'eyan lo fissò sbalordita:
"Eh?"
"Ehm... Scusa, quello era un altro film." - spiegò Brett, imbarazzato - "Intendevo: pronti per la curvatura. Attivazione!"

Una decina di giorni dopo.
Ora: 9,30 del mattino
Studio del capitano, sulla Drakan.

"T'eyan!" - esclamò raggiante Jolar'Nat, appena comparve sul monitor il volto scuro della Vulcaniana. Una icona ai lati dello schermo indicava che erano stati inseriti dei congegni anti - intercettazione.
"Sono felice di vederti... Hai fatto bene a mantenere il silenzio radio per questi giorni: tanto, ho saputo ugualmente che è andato tutto bene. La notizia del furto della Morgan ha fatto il giro di Togartu. Dicono che SonMot sia furibondo con chi gli ha sottratto beni per centinaia e centinaia di pezzi d'oro"
Il pirata aveva un sorriso che gli andava da una parte all'altra del volto. La Vulcan, per contro, appariva stranamente imbarazzata:
"Ci sono sospetti su di noi?" - domandò T'eyan, circospetta.
"Sospetti si, naturalmente: il furto è stato fin troppo mirato" - ammise Jolar'Nat - "Però non sono ancora venuti uomini di SonMot o del Consiglio di Togartu per ammazzarmi, e questo significa che non hanno certezze: dopotutto, una navetta del genere è una tentazione per chiunque, non solo per me. Per depistarli, ho protestato con SonMot chiedendogli i danni per la navetta che era stata ingiustamente trattenuta nell'ex hangar di Lok, ed ho messo in giro la voce - anche fra i nostri - che ti ho spedito ad acquistarne una di seconda mano al mercato clandestino dell'Avamposto 35: è sotto il controllo romulano, e per gli uomini di SonMot è troppo rischioso avventurarcisi. L'importante, adesso, è truccare la navetta in modo che non possa essere identificata come la Morgan. .."
"A questo abbiamo pensato noi." - intervenne T'eyan - "Per tornare sulla Drakan, non potevamo arrivare a portata degli schermi di Togartu con una navetta che SonMot ritiene sua: saremmo stati accolti a cannonate. Così, in questi giorni, nascosti sopra il polo magnetico di un pianeta di classe K, abbiamo fatto tutto il possibile per alterare l'aspetto della Morgan: abbiamo modificato il segnale del trasponder, abbiamo fatto delle modifiche alla conformazione delle armi e degli scudi, ed allo scafo esterno. Siamo usciti a lavorare fuori con le tute ambientali, per completare il lavoro... "
"Eccellente!" - si congratulò Jolar'Nat - "Ti assicuro che l'impegno della tua squadra sarà adeguatamente compensato... Appena avrò modo di farlo, beninteso."
"Intendo, tutto il possibile con il materiale che avevamo a disposizione" - aggiunse T'eyan, rapidamente - "Il replicatore tecnico della Morgan ha dei limiti oggettivi, che non ci è stato possibile superare... Potremo fare altre modifiche una volta che saremo sulla Drakan"
Il sorriso sul volto di Jolar'Nat si spense, ed il pirata corrugò la fronte. Si sbagliava, o percepiva come un senso di ansietà nella voce di T'eyan?
"C'è qualcosa che vuole dirmi, ma non trova il modo per farlo..." - comprese, all'improvviso. Guardò sospettosamente la donna: che cosa poteva essere successo?
"Quando sarete a portata di schermo?" - chiese Jolar'Nat, sospettoso.
"Dovremmo già esserlo. Siamo abbastanza vicini per i sensori della Drakan. Ti mando il segnale modificato del trasponder, in modo da poterci identificare rapidamente" - rispose la donna, premendo dei pulsanti.
Jolar'Nat strinse le labbra, poi si alzò in piedi, dirigendosi verso la plancia.
Sulla porta della plancia, si guardò intorno. Il suo braccio destro, Aldea, non era ancora tornata dal suo viaggio, ed in plancia c'erano pochissime persone.
"Non posso fidarmi nemmeno di loro" - decise il pirata, fissando T'Far, che stava manovrando al tattico, mentre il dottor West era in piedi vicino alla consolle scientifica, in quel momento occupata da uno dei nuovi acquisti della nave, Yoman Omesky.
"Omesky" - chiamò Jolar'Nat - "Voglio dare un'occhiata alla navetta di seconda mano che ho fatto comprare al mercato nero dell'Avamposto 35... T'eyan ha appena spedito il segnale del trasponder. Dovrebbe essere a portata dei nostri sensori: la metta sullo schermo centrale"
Il pirata fece cenno d'intesa, e sullo schermo apparve la navetta.
"MA COSA?" - urlò il pirata, strabuzzando l'unico occhio superstite, mentre West si piegava in due dalle risate, e Omesky fissava lo schermo incredulo. Perfino T'Far fissò lo schermo, allibita.
"Ma chi era il precedente proprietario? Il dottor Frank'n'Furter di Transexualia?" - rise West.
La navetta appariva di un delicato color rosa confetto.
"E'... Rosa!" - fece Omesky - "Quando mai si è vista una navetta rosa?"
Nell'aria improvvisamente silenziosa si sentì il rumore di un cicalino.
"Ci stanno chiamando dalla navetta" - disse T'Far, richiamata ai suoi doveri.
"Apra un canale!" - sbraitò Jolar'Nat, con un tono che non faceva presagire nulla di buono.
Sullo schermo, la navetta sparì per essere sostituita dall'immagine della cabina di pilotaggio. I quattro complici fissarono Jolar'Nat con aria contrita:
"Capo..." - cominciò a dire Brett.
"CHE DIAVOLO AVETE FATTO ALLA MIA NAVETTA?" - urlò Jolar'Nat
"Non avevamo tintura ceramica sufficiente per le riparazioni alla struttura esterna necessarie al ritorno" - si giustificò T'eyan, con aria infelice - "Solo qualche latta di rosso. Il replicatore tecnico ce ne ha fornito un altro po', ma in misura insufficiente, e solo bianca. Così, abbiamo dovuto mescolare le tinture..."
"Non è un magnifico punto di rosa?..." - tentò di sdrammatizzare Khetta.
Jolar'Nat fissò la Tellarite con uno sguardo da farla arrostire.
"Se i sensori di Togartu ci inquadrano con quell'affare, ci faremo ridere dietro dai pirati di tutto il settore!" - mormorò Omesky.
Jolar'Nat era crollato a sedere sulla poltrona centrale. Si rialzò fieramente:
"No!" - proclamò - "Con quella navetta e questa nave io... NOI compiremo grandi imprese. E nessuno oserà più ridere. E' chiaro per tutti?"
"Si, signore!" - risposero gli altri all'unisono.
Jolar'Nat si diresse di nuovo verso lo studio del capitano. Sulla porta esitò, poi si girò verso lo schermo centrale, agitando il pugno.
"MA LA VOGLIO RIDIPINTA ENTRO STASERA, CI SIAMO SPIEGATI?"




:: Diario 019 : K'Tar

Drakan
Sala Macchine

Che l'aver intorno la bajoriana non era passato inosservato.
Ogni volta che appariva in sala macchine, K'Tar iniziava a borbottare. Dopo poco lo si sentiva sbraitare contro qualche povero malcapitato che aveva la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato e nel momento sbagliato.
Per l'ennesima volta Modred Leha cercò di entrare nella sezione, ma subito fu adocchiata dai due uomini che stavano risistemando le consolle danneggiate durante la sommossa.
I due si guardarono a vicenda; poi cercarono con lo sguardo la presenza del capo ingegnere.
Non trovandolo, probabilmente era infilato in qualche condotto, decisero di evitarsi l'immancabile sfuriata che accompagnava ogni arrivo della bajoriana. Le andarono incontro velocemente, sperando di fare in tempo.
Bartig, quello che maggiormente incuteva paura dei due, le si parò davanti, impedendole di proseguire. Cercò di sfoderare il suo sguardo più torvo e di assumere una posizione minacciosa, puntando sulle gambe i 135 Kg di corporatura e digrignando le enormi zanne.
"Ciao a tutti. Che fate di bello?" iniziò candidamente lei, sfoderando un delizioso sorriso.
Come risposta ebbe un ringhio del mastodonte violetto.
Senza scomporsi, Leha gli si avvicinò e con una veloce mossa, aggirò di lato l'ostacolo. Poi gli diede una manata sulla schiena.
Colto alla sprovvista la montagna umanoide vacillò.
"Eh eh eh, suvvia, non fare quella faccia lì. So che non faresti male a una mosca" lo canzonò.
Effettivamente, malgrado la mole, Bartig non aveva mai fatto male a nessuno. Solitamente bastava la sua altezza e le vistose zanne che gli uscivano dalla mascella e salivano fino quasi agli occhi a far desistere chiunque dal contraddirlo. Ma per questa sua 'mitezza' non aveva avuto vita facile, specialmente da quando era stato catturato dai pirati a bordo di una nave depredata e portato su Togartu. Fu solo grazie alle sue capacità meccaniche che riuscì a salvarsi, mettendosi al servizio di alcuni dei pirati locali.

Modred non si curò della sua reazione, e saltellando come una bambina in un negozio di giocattoli, ciondolò da una consolle all'altra.
"Scu... senti... è meglio che ci lasci lavorare..." cercò di recuperare la situazione Bartig.
"Ma se sono venuta a dare una mano. So che avete ancora problemi con uno dei miei programmini e pensavo che vi avrebbe fatto comodo un aiuto, specialmente se a darvelo è questa stupenda e superintelligente, ed anche simpaticissima ragazza."
"Io non avrei usato le quelle parole per descriverti" disse una voce proveniente da un condotto aperto sotto la consolle a cui la ragazza si era seduta.
"Toh, chi si vede. Ma ti diverte molto infilarti in quei condotti?"
"Non quanto vedertici infilata, magari in uno dei condotti del plasma..."
"Scherzi sempre tu" e gli sfoderò un sorriso divertita.
"Sheee... prima o poi ti ci ficco davvero..." disse sottovoce.
"Scusa?" fece lei con aria ingenua.
"Lasciamo perdere, che oggi sono di buon umore. Finalmente abbiamo riparato i danni riparabili. Ora credo che potremmo riposarci un po' anche noi tecnici, visto che Jolar'Nar non ha ancora recuperato i pezzi di ricambio."
"Allora vuoi dire che sei riuscito a riparare anche i sistemi bloccati del computer" disse la bajoriana meravigliata. Era sicura che nessuno avrebbe potuto liberarsi di Sorellina così facilmente.
"Sgrunth! Grazie per avermelo ricordato..." e girandosi verso i due tecnici "e voi due che ca### fate?!? Andate a regolare quei condotti di iniezione immediatamente!"
I due tecnici erano oramai preparati ad una sfuriata. Erano quasi felici nel sentirsi dire solo quello. Che si fosse ammansito un pochino? Forse si stava abituando ad avere attorno la peste bajoriana.

K'Tar aveva provato a liberarsi più volte di quel maledetto programma-virus, ma era stato tutto inutile. Era sfuggevole e insidioso come la sua creatrice: dopotutto era vero che in ogni programma c'è qualcosa del suo creatore.
Gli aveva sguinzagliato contro dei dog-guards, ma senza successo. Erano stati sistematicamente sviati verso false piste.
Se non ne fosse stato sicuro, avrebbe ipotizzato che il piccolo possedesse una qualche sorta di intelligenza, di spirito di sopravvivenza.
Scacciò il pensiero dalla mente. Per un tale comportamento doveva essere un programma di dimensioni infinitamente più 'pesanti'. Avrebbe occupato una porzione maggiore dei banchi di memoria, e non certamente quella esiguissima parte in cui si era annidato.
Erano passate oramai cinque ore, e le sei squadre che aveva inviato a controllare le varie postazioni non avevano cavato un ragno da un buco.

"Se vuoi ti potrei... dare una mano" ridacchiò Modred, distogliendolo dai suoi pensieri.
La squadrò minacciosamente:
"Se non sbaglio ti avevo detto di non avvicinarti a qualunque consolle di controllo della nave... e soprattutto di non farti vedere qua intorno."
"Suvvia, so che scherzavi. Sei troppo intelligente per lasciarti sfuggire un aiuto da una persona così capace"
"Certo, capace a darmi grattacapi. Non sopporto chi mi incasina i computer di bordo e introduce virus nei sistemi."
"Ma dai, l'ho dovuto fare. Mi ci hanno costretta. E poi come vedi non è successo nulla di grave. Dopotutto non sono stata io a bloccare le armi prima che distruggessero la nave... ed anche te?"
"Non ho ancora capito se ti devo ringraziare o ammazzare. In ogni caso, se ti pesco ancora qua o ad armeggiare coi sistemi della Drakan, non avrai tempo di pentirtene, ti avverto!"
Senza aspettare una risposta, l'afferrò per il braccio e la mise alla porta.
Sdegnata ma anche divertita, Leha se ne andò.

K'Tar si sedette nuovamente alla sua postazione, per l'ennesima caccia al virus. Si stava già pentendo di aver mandato via malamente Modred. Era stato impulsivo, guidato dall'ira.
E soprattutto stupido.
Sapeva che se avesse voluto, quella ladra avrebbe potuto togliere il programmino dal computer in un batter d'occhio. Il timore che ne avesse potuto immettere un altro era reale, ma viste le capacità che aveva dimostrato, lo avrebbe potuto fare in qualsiasi momento da qualsiasi sistema.
Teletrasporto, replicatori, sensori, supporto vitale, tutti sistemi potenzialmente attaccabili. Lo sapeva bene visto che li aveva utilizzati anche lui per fare lo stesso.
Era impossibile creare un sistema virtualmente inattaccabile. Troppa gente che lo utilizzava e vi aveva accesso.
L'unica soluzione era cercare di proteggere i sistemi più delicati e importanti. Però un buon pirata informatico lo sapeva, e colpiva sempre utilizzando i sistemi secondari.
Anche se sembrava che non ci fosse più traccia del programma bajoriano, era sicuro che fosse ancora presente, nascosto, in attesa di essere riattivato dalla sua padrona.
Forse, dopotutto, quell'aiuto che gli aveva offerto, gli sarebbe servito.

Come gli era balenata l'idea di richiamare Modred Leha in sala macchine, subito qualcosa gliela fece cambiare,
Se il malefico virus che aveva inoculato era rimasto inoperativo per un po' di tempo, lasciandogli pensare che si fosse momentaneamente disattivato, ora non lo era più.
Un allarme indicava che stava attaccando il sistema dei sensori interni.
Poco prima era stato individuato uno strano malfunzionamento nel despositivo di replicazione dell'alloggio della bajoriana. L'aver tenuto d'occhio ogni sistema dell'alloggio era stata una buona idea.
"K'Tar a Connel! Prendi quella maledetta rac'taya e allontanala da qualunque dispositivo elettronico della nave! Non lasciarla sola in nessun caso! Aspettami che sto arrivando!"
Non aspettò alcuna risposta, imboccò il corridoio che portava ai turboascensori intenzionato a raggiungere l'alloggio il prima possibile.

Drakan
Corridoio alloggi equipaggio

Connel stava per entrare nell'alloggio di Leha come suo ordine, quando gli giunse la comunicazione di K'Tar. Il tono era secco e infuriato.
Senza esitazione entrò, senza aspettare il permesso dell'occupante.
Modred era di fronte al replicatore e con aria ingenua stava guardando materializzarsi un piatto.
Connel aveva capito che quell'aria da santarellina poteva solo dire che ne aveva combinata un'altra. La prese per un braccio e non troppo gentilmente la fece allontanare dall'apparecchio e sedere sul letto.
"Ehi! La mia colazione!" protestò lei. "Che diavolo ti piglia?" e vedendosi buttata sul letto aggiunse "...mmm... se volevi 'divertirti' bastava che lo dicessi gentilmente..." e gli fece un sorrisetto accattivante.
In quel momento la porta si aprì automaticamente ed entrò l'orioniano a testa bassa.
"Scusa ma saremmo... occupati..." cercò di dire la ragazza in tono volutamente seducente.
K'Tar non arrestò la sua avanzata. Si diresse verso l'oggetto della sua rabbia.
Senza darle il tempo di reagire, l'afferrò con una mano per il collo e la sbatté al muro.
"Tu! Lurida serpe! Ti avevo avvertita! Lascia stare i sistemi!"
"Ma non... ho fatto... nnn...ente" cercò di farfugliare difendendosi.
Connel stava a guardare la scena, aveva visto il "meccanico" arrabbiato altre volte, ma ora era infuriato e poco controllabile.
"CHE DIAVOLO SUCCEDE?!?!" tuonò T'eyan che era apparsa sulla porta dell'alloggio.
Modred cercò di attirare l'attenzione del suo superiore, ma non riuscì ad emettere che qualche rantolo strozzato.
Connel cercò di prendere la parola: "Signore, credo che K'Tar abbia sorpreso la nostra bajoriana ad armeggiare coi sistemi di bordo... e non credo gli sia piaciuto molto".
"K'TAR! LASCIALA IMMEDIATAMENTE!" tuonò nuovamente la vulcan. Dietro a lei entrò una donna dall'aspetto giovanile, inguainata in un lungo vestito rosso scuro dal vertiginoso spacco laterale che subito sorrise alla vista della scena.
"L'avevo avvertita di non fare scherzi!" rispose l'altro, voltandosi verso la vulcaniana; ma non allentò la presa sulla sua vittima che ora era sospesa a mezz'aria contro il muro.
"Ora ti avverto io! Già una volta ho sopportato una tua insubordinazione ad un mio ordine. Una seconda volta ti costerà molto caro" e terminò la frase estraendo un disgregatore klingon dalla fondina che portava al fianco.
K'Tar era furente, non voleva allentare la presa. Sapeva che Leha aveva disubbidito ad un suo ordine. La doveva punire e sarebbe arrivato fino in fondo.
Guardò fisso il volto impassibile del tattico. Era pronta a disintegrarlo sul posto.
Ma anche lui era deciso. La rabbia gli aveva fatto perdere il controllo. Stava per dare un ultima stretta mortale.
T'eyan armò l'arma che dopo un secco schiocco iniziò a ronzare, segnalando che era pronta a sparare alla massima potenza.
La donna vestita di rosso fece un passo avanti e fissò l'orioniano sorridendo, attirandone l'attenzione.
K'Tar la fissò a sua volta. Sembrava giovane, ma qualcosa in lei indicava un'età maggiore di quello che mostrasse il volto. I lineamenti erano umani, ma gli occhi avevano una strana sfumatura verde intenso.
Forse un ultimo barlume di ragione o di spirito di sopravvivenza, portò K'Tar a riprendere un minimo controllo delle proprie emozioni.
Senza quasi rendersene conto, lasciò la presa lasciando cadere la ragazza a terra.
"Saggia scelta" disse la vulcaniana.

Nel giro di pochi secondi, un gruppo di pirati agli ordini di T'eyan entrarono nell'alloggio.
"Portate K'Tar in infermeria per medicargli le ferite e poi portatelo in cella di sicurezza e lasciatevelo per un paio d'ore, il tempo perché si calmi"
"Grazie per l'interessamento ma non sono ferito" disse stizzito l'altro, che stava ancora fissando la donna dagli occhi verdi. In risposta questa gli lanciò un sorriso ammiccante.
K'Tar non si rese quasi conto della scarica a bassa potenza che lo investì.
In preda agli spasmi cadde al suolo, svenendo dopo pochi secondi di agonia.
"Ora credo che tu abbia bisogno di quelle cure mediche. E che ti serva da lezione" fece l'impassibile vulcaniana, riponendo il disgregatore modificato. Solitamente una scarica di tale arma avrebbe ucciso chiunque, ma questa era stata modificata affinché a bassa potenza causasse solamente uno shock neurale, molto doloroso ma non letale. Dopotutto non le piaceva uccidere, e meno che la si contraddicesse.
Era sicura che non avrebbe dimenticato la punizione tanto presto.
Uscendo dall'alloggio si accostò all'altra donna e sottovoce le disse:
"Ti ringrazio. Non voglio liberarmene. Almeno non ancora."
"E' stato un vero piacere... questa volta hai un equipaggio alquanto... stuzzicante. Magari potrei decidere di rimanere un po' anche dopo il 'lavoro' per cui mi hai chiamata."
"Una parte lo hai già incontrato. Per il resto temo che dovrai aspettare che abbia finito una piccola questione per la nave." concluse T'eyan. Poi rivolgendosi a Leha che si stava rimettendo in piedi:
"Modred, ti voglio tra 30 minuti nel mio ufficio. Ho un incarico adatto per i tuoi... molteplici talenti. Vedi di non farmi aspettare, altrimenti..." e volutamente lasciò in sospeso la frase, ma sfiorò la fondina dell'arma che aveva appena usato.
"Ehm... non si preoccupi signora! Sarò puntuale come un orologio quantico!" rispose velocemente la bajoriana.




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