I Pirati di Star Trek: Diari - Missione 002: Come procurarsi una nave e vivere felici

Diario 001 : Jolar'Nat - Il piano
Diario 002 : Aldea - L'attacco
Diario 003 : Kevin - Abbordaggio
Diario 004 : T'eyan - Combattimenti
Diario 005 : Nick Kevler - Nella mischia
Diario 006 : K'Tar - Nella mischia 2
Diario 007 : West
Diario 008 : Jolar'Nat - Ci si incontra di nuovo
Diario 009 : Aldea - Sconfitti?
Diario 010 : Kevin - Azione di forza
Diario 011 : Nick Kevler - Vincere o morire!
Diario 012 : K'Tar - Pulizie!
Diario 013 : T'eyan - Disastro
Diario 014 : Leha - Notte Brava
Diario 015 : Alex Mallow - Flashback
Diario 016 : Kevin - Una nuova vita
Diario 017 : Modred - I postumi della sbronza
Diario 018 : Jolar'Nat - Due giorni dopo
Diario 019 : Aldea - Due giorni dopo
Diario 020 : Khetta - Un nuovo inizio
Diario 021 : Aldea / Alex Mallow - Il destino di Vedaris
Diario 022 : T'eyan - Oscurita'



:: Diario 001 : Jolar'Nat - Il piano

Luogo e Ora : Togartu - Ore 21:13
Data Stellare : 58026.98, data terrestre: 09/01/2381

La grande sala era gremita di gente di varie razze, chi beveva e chi giocava, altri semplicemente chiacchieravano o si azzuffavano rumorosamente, Jolar'Nat e poco più dietro Aldea fecero il loro ingresso, la confusione diminuì, ma non di molto, nessuno parve preoccuparsi dei due, che evidentemente volevano dire qualcosa.
Liam, ad un cenno di Aldea, colpì con un potente manrovescio un andoriano ubriaco fradicio, che continuava ad urlare, probabilmente al risveglio avrebbe avuto bisogno di un buon dentista; subito tutti fecero silenzio.
Aldea:- Vi ringrazio per la vostra attenzione, il nostro capitano deve parlarvi!
J'N:- Alcuni di voi erano con me sulla Raven e sanno che era una buona nave, anzi era stramaledettamente buona, abbiamo dato del filo da torcere a quel Falco da Guerra, molti nostri compagni sono morti combattendo con onore e coraggio, vi prometto che ci vendicheremo prima o poi del capitano di quella nave. - Alcune grida di incitamento - Abborderemo ogni nave romulana che entrerà nel settore, per la nostra nave dieci dei loro trasporti saranno razziati e smantellati; ... per ogni nostro compagno morto o prigioniero, dieci Romulani pagheranno con la loro vita ed il loro onore, se ne hanno! - Risa e grida sempre più calorose - Nuoteremo nell'oro ottenuto vendendo le loro merci e riscattando i loro uomini... e ci ubriacheremo con la loro birra!
L'avidità di ognuno venne risvegliata da queste parole, urrà e brindisi furono indirizzati al capo pirata. - Ma prima abbiamo bisogno di una nave, un'ottima nave ...
Dal gruppo:- E DOVE LA PRENDIAMO?!?
J'N:- La ruberemo... ma non sarà facile, ho bisogno di gente capace e coraggiosa...la ruberemo alla Flotta della Repubblica!
Dal gruppo :-UNA NAVE DA GUERRA?... E CON 2 NAVETTE VUOI ABBORDARE UNA NAVE DA GUERRA? Forse chiederai loro per favore ? AH AHH AHH...
J'N sorridendo:- Allora penso che non nuoteremo nell'oro romulano.
Il gruppo:- NOOO! L'ORO VOGLIAMO L'ORO!!
Dal gruppo:- E LA BIRRA ...AH ...AH ...AH.
J'N:- Bene allora nonostante il nostro poco coraggioso amico, ci prenderemo quella nave!
Gruppo:- SIIIII.
J'N:- Ecco il nostro piano: tra due giorni passerà un trasporto zibaliano con un carico di medicinali e viveri, la Revenge con parte di noi a bordo l'attaccherà all'altezza del Passaggio di Ferkat, la zona è stata appena assegnata ad una Steamrunner, che accorrerà per aiutare il trasporto, allora la Morgan interverrà con le squadre di sbarco, abbiamo le armoniche dei loro scudi e quindi potremo teletrasportarci a bordo e prenderla facilmente e di sorpresa. La nostra impresa resterà nella storia, tutti parleranno della nostra audacia, con quella nave renderemo più potenti tutti i nostri fratelli e noi diverremo più ricchi... Incredibilmente ricchi! SIETE CON ME?
Gruppo :- SIIIIIIIIIII!!!!!!!!!
J'N:- Allora beviamo al nostro successo!! Offro io !
Casse di liquori, acquistate dagli uomini di SonMot, vengono distribuite tra i pirati giubilanti, mentre Jolar'Nat e Aldea escono affiancati.

Aldea:- Non l'hai fatta troppo facile?
J'N:- In effetti si, ma non c'era bisogno di dirlo anche a loro, le navette dovranno avvicinarsi abbastanza per teletrasportarsi, la Steamrunner è dotata di armi potenti...
Aldea:- E se le cose si mettessero male una volta a bordo? Loro saranno almeno un centinaio, noi una settantina.
J'N:- Non dovranno andare male, i runabout possono teletrasportare indietro solo quattro persone alla volta e gli intensificatori serviranno solo per il viaggio d'andata sulla nave.
Aldea:- Sulla terra si era soliti dire " O vittoria o morte !".
J'N:- Ti spaventa?
Aldea:- Mhh..., direi di no!
J'N:- Bene, convoca per domani T'eyan e quelli che avete preso al Bleeding Rose.
Aldea:- Anche l'Orioniano? Non mi fido di lui, ha resistito alla fusione mentale di T'eyan.
J'N:- Anche lui mi servirà.

Il giorno dopo in casa di Jolar'Nat

J'N:- Io e T'eyan saremo sulla Revenge con trenta uomini, la Steamrunner punterà su di noi, guiderò io la navetta, la Morgan sarà nascosta dalla luna di Ferkat, avrà venti secondi per portarsi a distanza, cercheremo di tenerli occupati.
Le armoniche dei loro scudi saranno impostate su 222.3.
Tu Aldea prenderai i Klingon e altri uomini, teletrasportati in plancia, evita che vengano bloccati i codici di comando, tieni sotto controllo i Klingon non voglio inutili spargimenti di sangue, tendono ad esagerare a volte; presa la plancia ti manderemo altri uomini, elimina le squadre di sicurezza sulla nave.
K'Tar, tu ti teletrasporterai in sala macchine, non voglio che causiate alcun danno grave, prendi gli uomini che ti servono, verrà anche Babel, laggiù troverete un nostro infiltrato, cercate di non ucciderlo per sbaglio, voglio che teniate la sala macchine!
Stordite tutti gli ufficiali, separateli dall'equipaggio, la resistenza sarà limitata.
Tu dottore tienti pronto! Avete domande?.

(Dopo aver sciolto i loro dubbi)
Nella stanza rimangono J'N e Babel.
J'N:-Se dovesse darci problemi, uccidilo Babel!




:: Diario 002 : Aldea - L'attacco

Luogo e Ora : Passo di Ferkat - Ore 15:00
Data Stellare : ???, data terrestre: 11/01/2381

La pigra nave Zibaliana stava seguendo la rotta prevista contando sulla vigile protezione della Steamrunner.
Ancora per poco, sorrise Aldea.
La Revenge iniziò l'attacco in perfetto orario. Il cargo ondeggiò perplesso sotto il fuoco, protetto dagli scudi di navigazione. La Steamrunner non tardò ad arrivare, sicura di sè, pronta a schiacciare il piccolo e temerario runabout che aveva osato invadere il suo spazio e sfidarla.

Splendida nave, - pensò Aldea - proprio quella che serviva per ricominciare a lavorare sul serio e vendicarsi dei Romulani.
Aveva passato gli ultimi due giorni a studiare le caratteristiche tecniche di quella classe, pregustando il momento in cui se ne sarebbe impadronita.
Lunghezza 185 metri, larghezza 142, altezza 34, 9 ponti. Poteva raggiungere la velocità Warp 8 ma per dodici ore poteva mantenere la velocità di Warp 9.85 ed in caso di emergenza raggiungere persino Warp 9.95 anche se solo per dieci minuti. I Phas er erano disposti sia sulla parte frontale che su quella dorsale e ventrale. Scudi standard. I sensori avevano una portata di 25 anni luce. A bordo potevano esserci tra i 95 ed i 140 uomini di equipaggio.

Venti secondi per avvicinarsi a distanza di teletrasporto con la Morgan, secondo programma, ma avrebbero dovuto abbandonare la protezione offerta dalla luna. Venti secondi potevano essere molto lunghi.

Le sue mani sfiorarono veloci i comandi. Poteva ingannare i loro sensori inviando dei dati fasulli, dato che conosceva la frequenza degli scudi.
Erano troppo concentrati sulla Revenge per accorgesene subito. Questo avrebbe ampliato il margine di sicurezza e le avrebbe permesso di verificare che la frequenza fosse proprio quella comunicata dall'ufficiale che Jolar'Nat aveva corrotto.
Aldea respirò a fondo. Stavolta aveva il comando, doveva ricordarsi di riflettere prima di agire. Fortunatamente Jolar'Nat le aveva dato delle istruzioni precise. Per l'occasione aveva indossato un'aderente tuta nera con complicati arabeschi argento che mettevano in risalto le sue forme snelle. Il nero e l'argento erano i suoi colori da battaglia.

- Ci siamo. Pronti per l'abbordaggio! - ringhiò trasmettendo la sua rabbiosa determinazione agli altri. - I morti della Raven gridano vendetta, hanno aspettato fin troppo a lungo.

Si materializzò per prima sulla plancia.
L'effetto sorpresa funzionò perfettamente. Il Capitano rimase a fissarla a bocca aperta un paio di secondi di troppo che permisero a Liam di scaraventarlo contro il primo ufficiale, mettendoli entrambi temporaneamente fuori combattimento.
Gli altri si occuparono del resto dell'equipaggio presente in plancia senza eccessivi spargimenti di sangue. Un lavoro veloce e pulito, come piaceva a lei. Aveva dettagliatamente illustrato quello che sarebbe capitato a chi non avesse seguito alla lettera i suoi ordini, ed era stata molto convincente.

Il Capitano cercò di rialzarsi ma Liam glielo impedì con un calcio. Aldea sorrise soddisfatta. Adorava avere gli uomini ai suoi piedi.
Guardò lo schermo. La Revenge era ancora intera. Jolar'Nat era veramente un ottimo pilota. La sua ammirazione per il Capitano aumentò. Era in gamba, nonostante le apparenze.
- Disarmateli e toglietegli i comunicatori - ordinò.




:: Diario 003 : Kevin - Abbordaggio

Luogo e Ora : Passo di Ferkat - Ore 15:45
Data Stellare : ???, data terrestre: 11/01/2381

Kevin rimase per un attimo perplesso... era rimasto sorpreso dalla velocità e dalla facilità con la quale Aldea stava immobilizzando l'equipaggio.
Tutto sembrava essere troppo semplice, troppo perfetto, probabilmente il fattore sorpresa aveva giocato un ruolo determinante e la sua era solo una sensazione sbagliata.
La plancia era conquistata.
Prese posto nella sua postazione e apri' subito un canale con la Revenge.
La prima cosa che vide fu il volto impassibile di T'eyan, sicuramente la Vulcan era felice come tutti della conquista della nave ma la sua espressione rimaneva ferma, immobile, come se quegli accadimenti non la riguardassero; aveva imparato a comprendere i Vulcaniani anche se non approvava la loro totale mancanza di emozioni; i suoi pensieri si soffermarono per un po' su di lei, poi lentamente il suo sguardo percorse con una rapida carrellata su tutti i suoi compagni, tutti erano su di giri, il capitano Jolar'Nat era al settimo cielo, stava per impossessarsi di una nave, una vera nave potente e veloce... tutti erano euforici, sulla Revenge e intorno a lui.

Kevin : Aldea, ho aperto un canale con la Revenge possiamo comunicare, sto inserendo le coordinate del settore, attendo istruzioni per la nuova rotta.

Cosi' dicendo si giro' e punto' il suo sguardo verso Aldea...
Benchè fosse stato addestrato in accademia e avesse imparato la disciplina della flotta stellare non era incline a seguire degli ordini e tanto meno gli ordini di una donna... ma quella donna incastonata in una aderente tuta nera che le donava forme degne delle piu' fantasiose leggende della antica mitologia terrestre, quella donna dominava gli eventi in un modo cosi' imponente e aggressivo, degno del migliore dei guerrieri; Aldea sembrava dominare la plancia dell'astronave cosi' come un tempo Napoleone o Cesare dominavano la battaglia dall'alto del loro cavallo... Sentiva che a quella donna doveva rispetto, lei e il capitano avevano una grinta non comune, caratteristica di chi crede fortemente in quello che fa; non ebbe esitazione nel seguire gli ordini, non importava se quello che faceva era giusto o sbagliato, sapeva di doverlo fare.
Si adagio' sulla sua poltroncina e comincio' a prendere familiarità con la strumentazione di bordo.
Improvvisamente si apri'una comunicazione.

K'Tar : Aldea, abbiamo preso la sala macchine ma fuori dal portello ci sono delle squadre di sicurezza, non ce la facciamo a tenerli a bada, ho bisogno di altri uomini.

Aldea : K'tar cerca di resistere ancora un po', stanno arrivando i rinforzi!!!

Aldea stava organizzando il comando delle operazioni, tutto andava fatto con la massima velocità e precisione assoluta, ogni piccolo particolare aveva il suo significato e sarebbe potuto diventare determinante, non poteva permettersi di sbagliare e di rischiare la vita del suo equipaggio.
Richiamo' velocemente le squadre Klingon che stavano portando gli ufficiali e l'equipaggio nelle celle di sicurezza della nave.
Organizzo' due squadre, la prima si diresse verso la sala macchine per espugnare definitivamente la zona, l'altra ebbe il compito di perlustrare accuratamente il resto della nave, ogni possibile resistenza doveva essere debellata.
Ordino' che i phaser fossero caricati sullo stordimento, non c'era necessità di uccidere se non per un giustificato motivo.
Kevin sposava in pieno questa filosofia, aveva ucciso in passato, ma solo per difendere la sua famiglia e il suo pianeta, teneva in alta considerazione la vita umana.
Mentre era intento in queste considerazioni noto' che la stumentazione di bordo segnalava un oggetto in avvicinamento, le dimensioni e le caratteristiche non erano di certo quelle della Revenge...

Kevin : Aldea, c'è un oggetto in avvicinamento, sembra una nave ma non riesco a capire esattamente...

T'eyan : Kevin analizza attentamente i sensori, potrebbe essere il riflesso della Revenge...




:: Diario 004 : T'eyan - Combattimenti

Luogo : Passo di Ferkat - Ore 15:45 A bordo della Revenge
Data Stellare : 58029.19 data terrestre: 11/01/2381

T'eyan - a bordo della Revenge - continuava a tenere sotto controllo il trasporto che era servito da esca, mentre Jolar'Nat al posto di pilotaggio conduceva agilmente il runabout accanto alla nave Zibaliana.
Nel momento in cui era comparso lo Steamrunner, si erano serviti degli Zibaliani come scudo, manovrando per tenere la loro esca in mezzo fra loro e la nave Leetana.
Il trucco era riuscito solo parzialmente: la Revenge gemeva per i colpi subiti. Il fumo aveva invaso la plancia, sprigionandosi dalle consolle in fiamme. Le luci erano intermittenti, segno che i generatori non avrebbero retto ancora a lungo. Ma reggevano, per il momento, e questo era l'importante.
Il trasporto, invece, era in pessime condizioni: i sensori registravano cedimenti strutturali su larga parte dello scafo. Improvvisamente, i campi di forze del trasporto cedettero, una lingua di scintille sprizzò dal lato sinistro della nave.
"Hanno espulso il nucleo!" - avvisò la Vulcan.
Jolar'Nat rise: "Quel trasporto sarà come il dolce alla fine del pasto! Appena avremo il controllo dello Steam..."
Dallo Steamrunner arrivò il segnale di comunicazione:
Brett a Revenge: Ho controllato i sensori, debbo confermare che si tratta di una nave in avvicinamento! Non è il riflesso della Revenge.
T'eyan: "Io non rilevo nulla, ma i miei sensori non hanno la portata di quelli dello Steamrunner. " - aveva appena finito di parlare, quando una spia si accese sul suo monitor:
"Confermo! Una nave in rapido avvicinamento!"
Jolar'Nat si voltò verso di lei:
"Che tipo di nave?" - chiese.
T'eyan studiò per un istante i dati che scorrevano di fronte a lei:
"E' una nave della Flotta Stellare della Federazione. Una classe Galaxy per la precisione."
Jolar'Nat bestemmiò: "Maledizione! Che diavolo ci fa in questa zona una nave federale?"
T'eyan rispose: "Doveva essere sulla rotta di Leetah... Probabilmente è stata richiamata dalla richiesta di soccorso del trasporto Zibaliano. Sta entrando adesso a portata visiva."
"Sullo schermo!" - ordinò il capitano.
Era appena percettibile, una piccola stella nana fra i mille astri del firmamento.
Jolar'Nat: "Ingrandire!"
Adesso si vedeva chiaramente. Come pure gli altri - sicuramente - stavano vedendo loro. Jolar'Nat ne calcolò rapidamente la velocità: sarebbero stati a portata dei suoi siluri e banchi faser al massimo entro un paio d'ore. Non c'era da sperare che la nave federale sarebbe rimasta ai margini della partita: Leetah era una ex colonia della Federazione, e c'era un trattato di reciproco aiuto ed assistenza. Anzi: si sarebbero di certo buttati golosamente in mezzo al pericolo, con l'arroganza di chi dispone di armi potenti. La Morgan era intatta, ma la Revenge non avrebbe potuto sopportare un altro attacco. Del resto, anche in perfette condizioni, nessuno di loro avrebbe potuto sostenere uno scontro con una nave di quella classe e sperare di sopravvivere per raccontarlo. Avrebbero fatto in tempo ad assumere il completo controllo della nave Leetana? Oppure dovevano ritirarsi? Tutto per un dannato colpo di sfortuna!
A Jolar'Nat occorse solo un istante per prendere la sua decisione:
"T'eyan: prendi tutti gli uomini della Revenge che non siano indispensabili al governo della nave, e va a raggiungere Aldea! Dobbiamo prendere il controllo di tutti i ponti, prima che quella dannata nave federale ci arrivi addosso. Lasceremo andare gli Zibaliani: non possono darci fastidio, ridotti come sono. Con la Revenge e la Morgan proverò a fare una manovra diversiva, per cercare di distogliere i federali da voi.
Appena avrete il completo controllo dello Steamrunner, venite a raccogliere le briciole della nave federale che vi avremo lasciato."
O le nostre. - completò mentalmente Jolar'Nat.
T'eyan gli si avvicinò, sussurrandogli all'orecchio:
"Non è la mossa più logica da fare, Jolar'Nat... Ma non credo che abbiamo molta scelta..."
Non aggiunse altro. Si voltò verso l'equipaggio, e fece cenno ad uno dei suoi di prendere in mano i controlli della postazione tattica, poi imbracciò il fucile phaser e si rivolse ai pirati:
"Hayez, Tari, Ka'Dar: noi quattro ci trasferiremo direttamente nella santabarbara dello Steamrunner, ne prenderemo possesso, poi raggiungeremo i nostri nella sezione ingegneria. Kam, Ylah, Devi, e Johnson: voi vi trasferirete subito dopo di noi nella zona alloggi, ed impedirete all'equipaggio rimasto lì di uscire a dare manforte agli altri. Voi altri: seguiteci a scaglioni di quattro. Dovete trasportarvi vicino alla sezione ingegneria. Sapete già cosa fare!"
T'eyan regolò il teletrasporto, poi si mise in posizione sulla piattaforma, imitata dagli altri tre.
Jolar'Nat si voltò verso di loro, scambiando uno sguardo con T'eyan: un milione di cose poteva ancora andare male, e lo sapevano tutti e due...
"Pronti?" - disse.
"Pronti!" - rispose lei.
Drake alla consolle tattica mise in fase il teletrasporto con gli scudi, ed i quattro sulla piattaforma furono avvolti da una nuvola di particelle dorate. Scomparvero.
"Teletrasporto riuscito, signore!" - disse Drake, mentre gli altri quattro chiamati si mettevano in posizione. Anche questi svanirono in uno scintillio di particelle, e così pure il terzo gruppo.
Jolar'Nat tossì: il fumo gli stava invadendo i polmoni. Se non altro, dallo Steamrunner non sparavano più, da quando Aldea ne aveva preso la plancia, ed il trasporto Zibaliano non aveva più energia sufficiente per quei piccoli faser poco potenti con i quali aveva tentato di difendersi...
"Capitano!" - Drake urlò- "Hanno modificato le armoniche degli scudi! La frequenza non è più la stessa! Il teletrasporto... Non riesco a metterlo in fase!"
Jolar'Nat: "Calma! Ci sono più di cinquanta dei nostri su quella nave, adesso! Ce la faranno da soli... Adesso, occupiamoci dei federali!"
Almeno spero, che riescano a farcela: hanno a che fare con quasi un centinaio di membri dell'equipaggio nemico, che avranno visto l'arrivo della nave federale in soccorso e si saranno rinfrancati. - pensò Jolar'Nat. - Adesso, l'unica cosa da fare è combattere!

Sullo Steamrunner
Ore 15,50

Adesso, l'unica cosa da fare è combattere. - pensò T'eyan.
Il teletrasporto aveva portato lei e gli altri tre direttamente nella santabarbara della nave. Per terra, giacevano i corpi privi di sensi di due membri dell'equipaggio che avevano sorpreso li dentro.
T'eyan si accostò alla rastrelliera, contando rapidamente gli spazi vuoti delle armi: mancavano una dozzina di fucili, vari faser leggeri, e cariche.
Brutte notizie: voleva dire che almeno una dozzina d'uomini dell'equipaggio erano riusciti ad arrivare all'armeria, e ad organizzarsi per una resistenza.
Premette il comunicatore:
"T'eyan ad Aldea: sono a bordo. Ho preso possesso della santabarbara, ma penso che qualcuno, qui dentro, abbia intenzione di darci dei problemi."
Aldea: Abbiamo il controllo del 60 per cento della nave. Siamo riusciti a bloccare quasi tutte le squadre di sicurezza isolando le sezioni con i campi di forza, e togliendo l'energia ai turboascensori, ma - a quanto pare - nella sezione ingegneria i nostri hanno... *seccature*
T'eyan: "Vado laggiù, T'eyan chiude."
A voce alta disse:
"Ka'Dar: tu resta qui. Devi impedire che altri arrivino a prendere le armi. Voi altri, con me!"
La porta dell'armeria era aperta. La Vulcan la valicò, controllando che la via del corridoio fosse sgombra.
Camminavano chini in avanti, sfiorando le pareti per offrire minore bersaglio. T'eyan aveva studiato la disposizione della nave, nei due giorni precedenti. La sezione ingegneria si trovava due ponti sotto alla loro attuale posizione. Logicamente, avrebbero dovuto passare dai tubi di Jeffries per raggiungerla... Anche i membri dell'equipaggio di quella nave, però, dovevano aver fatto lo stesso ragionamento...
Il corridoio risuonava unicamente del rumore dei loro passi. Il silenzio che li avvolgeva era quasi innaturale: dov'era l'equipaggio? Stavano preparando una trappola?
Si bloccò di fronte al portello del tubo di Jeffries. In silenzio, accennò agli altri due di appostarsi ai lati del portello.
Uno scricchiolio alle sue spalle la fece voltare. I suoi occhi percorsero rapidamente il corridoio dietro di loro. Il suo occhio destro percepì una lieve emissione di energia dietro la grata del condotto di areazione...
Un'ombra!
Si gettò a terra, mentre un raggio faser bruciava l'aria sopra di lei. Tari gridò: era stata colpita. T'eyan rotolò su se stessa, afferrò il fucile, lo puntò, facendo fuoco a ripetizione. Hayez si slanciò in avanti, sparando.
Accanto a loro, una porta si aprì di scatto. Qualcuno da dentro la stanza rispose al loro fuoco.
Mille lampi percorrevano il corridoio. Un replicatore esplose in una raffica di scintille, mentre la grata spariva, centrata dai loro colpi. T'eyan mirò alla porta, verso un'ombra che urlò, venendo scagliata verso l'interno dalla violenza del colpo. Si alzò, irruppe nella stanza. Un umano era a terra, svenuto.
Percorse con lo sguardo la stanza, un magazzino, cercando altri nemici, altri pericoli in agguato. Controllò il tricorder: non c'era nessun altro.
Tornò a fissare l'uomo. Non apparteneva alla sicurezza: la sua divisa lo qualificava come medico. Ne controllò i segni vitali: non sembrava aver riportato danni.
Tornò nel corridoio. Adesso, c'era di nuovo silenzio. Quanto rimaneva della grata del condotto d'areazione pendeva da un lato, quasi fusa.
T'eyan avanzò, piano, verso l'apertura, con il fucile puntato. Hayez si accostò.
Il faser era impugnato da una mano femminile. Hayez afferrò la donna per le spalle, tirandola fuori e appoggiandola sul pavimento, poi, ad un cenno di T'eyan, andò a soccorrere Tari.
T'eyan si chinò sulla donna, sollevandole leggermente la testa per guardare la ferita. Dalla fronte sgorgava un sottile fiotto di sangue verde, che cominciò a lambire l'orecchio destro, delicatamente affusolato.
Così giovane... - pensò T'eyan, osservandone il volto ancora quasi infantile.
T'eyan posò il fucile a terra, poi prese dalla tasca un fazzoletto, e fasciò la testa della giovane Vulcan.
Leetah era stata una colonia federale, fino a poco tempo prima. Per fondarla, i coloni erano arrivati da ogni parte della Federazione - anche da Vulcano - attirati dalla bellezza dei luoghi e dal clima favorevole. Un mondo ricco d'acqua potabile, pieno di vita, quasi un miraggio nella desolazione della Galassia: così come era stata anche Daren II, la colonia dove T'eyan era cresciuta, fino a quando non erano arrivati i Cardassiani.
Hayez la chiamò:
"Tari sta male. E' ferita, credo sia grave. Quella maledetta..." - disse l'umano, rabbiosamente.
La Vulcan si passò la lingua sulle labbra aride, poi disse:
"L'altro sembra essere un medico. Diamogli la sveglia, e mettiamolo al lavoro!"
Prese dalla tasca un ipospray già predisposto, e lo praticò al medico.
Questo aprì gli occhi immediatamente.
"Non provare a fare scherzi." - lo ammonì T'eyan, puntandogli contro la sua arma.
L'umano scosse la testa, facendo una smorfia di dolore:
"Non ci penso neanche. Credo di aver già fatto la mia parte, per oggi!"
"Dove sono gli altri? E che ci facevate, qui?" - chiese la donna.
L'uomo sospirò:
"Non così forte... La testa mi scoppia. Quando è suonato l'allarme rosso, non ci siamo resi conto subito di essere stati abbordati. Io ero nel mio alloggio: ero fuori servizio. Ho preso il turboascensore per andare in infermeria, ma si è bloccato all'altezza di questo piano. Sono riuscito ad aprire le porte, ma mi sono trovato lo stesso prigioniero nella sezione: erano scattati i campi di forze. C'erano anche altri, prigionieri - come me - nella sezione: l'ufficiale tattico, Hallen, e degli uomini della sicurezza, che avevano preso le armi della santabarbara, ed urlavano che eravamo stati abbordati. Ho preso un'arma anch'io, e mi sono appostato qui, con Vedaris, per sbarrarvi il passo, mentre gli altri usavano i tubi di Jeffries per andare in sezione ingegneria. Volevano riprenderne il controllo, per poi deviare lì i comandi della nave, visto che voi eravate in plancia. Quando vi abbiamo sentito arrivare, Vedaris si è nascosta nel condotto d'areazione, mentre io mi sono nascosto qui: eravamo d'accordo per spararvi appena aveste aperto il portello del tubo di Jeffries. E' tutto quello che so!" - si interruppe un istante, guardandosi intorno, poi domandò: - "Che avete fatto a Vedaris?"
La Vulcan gli indicò il corridoio:
"Ci sono due feriti, di là."
L'uomo assentì, e si rialzò, faticosamente. Si diresse verso le donne, tirando fuori della tasca un tricorder medico. Hayez - alle sue spalle - non lo perdeva di vista un istante.
Il medico si rivolse ai due pirati:
"Vedaris ha una commozione cerebrale, ma se la caverà, con un po' di cure. La vostra amica è morta! Se la portiamo immediatamente in infermeria, possiamo provare il codice bianco di resurrezione. Altrimenti..."
Hayez: "Stai mentendo, dannato..."
T'eyan guardò i dati del tricorder: "No, non sta mentendo, Hayez. Tari è morta..."
Premette il comunicatore:
"T'eyan ad Aldea: i teletrasporti della nave sono nelle nostre mani?"
Aldea: No: abbiamo le sale, ma i teletrasporti sono stati tutti disabilitati, da un comando che è stato inviato dalla sezione ingegneria... Stiamo cercando di aggirarne i codici, ma non ci siamo ancora riusciti. Del resto, anche volendo, non potremmo ritrasferirci sulle nostre navette, le armoniche degli scudi sono state modificate, sempre da un comando proveniente dalla sezione ingegneria!
T'eyan riflettè un istante, guardando il magazzino in cui era stato appostato il medico, poi disse: "Ed i teletrasporti dei magazzini merci? Sono stati disabilitati anche quelli?"
Aldea: Adesso controllo! - pochi istanti dopo, aggiunse - No, non sono stati disabilitati... Che hai intenzione di fare? Puoi usarlo solo per trasferire qualcosa all'interno di questa nave.
T'eyan: "Posso riconfigurarlo per il trasporto di unità biologiche, ed usarlo prima per portare due feriti in infermeria, e poi per raggiungere Babel..."
E per trovare K'Tar... - aggiunse, mentalmente. L'unica soluzione logica a quello che le aveva detto Aldea, era che l'orioniano li avesse traditi... Se fosse stato realmente così, lo avrebbe ucciso.
Aldea: T'eyan: l'infermeria di questa nave non è ancora sotto il nostro controllo!
T'eyan: "Lo sarà molto presto! T'eyan chiude"
Pochi minuti dopo, cinque persone comparvero in infermeria...




:: Diario 005 : Nick Kevler - Nella mischia

Luogo : Passo di Ferkat
Ore 15:45 sala macchine dello Steamrunner
Data Stellare :? data terrestre: 11/01/2381

L'attacco era cominciato, finalmente. Da ore era teso fino allo spasimo e cercare di nasconderlo era faticoso.
I colpi dei phaser e le grida dei combattenti erano quasi una liberazione per lui. Era in preda a un turbine di emozioni contrastanti. Paura inizialmente, paura di morire o di aver fatto una scelta sbagliata, una scelta che avrebbe segnato per sempre la sua esistenza. Poi lentamente la paura lasciò il posto a una sensazione diversa, un misto di eccitazione e di orgoglio. Avrebbe fatto parte di un gruppo di persone unite da un legame speciale, una "fratellanza" come la chiamavano loro e forse avrebbe finalmente trovato ciò che cercava. Sarebbe finalmente stato parte di qualcosa, e non un semplice ingranaggio nel colossale meccanismo della Flotta Stellare.
Al momento giusto aveva fatto ciò che doveva. Aveva fissato le armoniche degli scudi sulla frequenza che aveva concordato con Jolar'Nat e aveva creato abbastanza scompiglio nei sistemi della nave da garantire ai suoi nuovi compagni quei pochi secondi necessari a portare l'attacco. Ora non poteva più tirarsi indietro. Il phaser che puntava verso il gruppetto di addetti alla sala macchine storditi era un'ammissione di colpa in piena regola.
"Nick Kevler, pirata della Fratellanza", pensò. "Suona bene"
I colpi risuonavano fuori dalla porta. Alcuni uomini stavano tentando di aprire dall'esterno, ma per il momento non c'era da temere. Il campo di forza che sigillava l'entrata e bloccava i meccanismi della porta avrebbe retto abbastanza a lungo da permettere ai pirati di arrivare fino a lì. Le squadre di sicurezza stavano combattendo per respingere l'abbordaggio e riprendere il controllo della nave, ma erano in difficoltà.
L'attacco era arrivato di sorpresa, fulmineo e micidiale. I punti cruciali dello Steamrunner erano stati isolati e ormai pareva che fosse solo questione di tempo prima che l'equipaggio fosse costretto a cedere. La sala macchine era fondamentale, importante quanto la plancia ma lui e il massiccio orioniano che era piombato tra gli addetti mettendoli tutti e quattro fuori combattimento a mani nude, avevano solo pochi phaser leggeri per tenere fuori gli uomini che lottavano per entrare.
Il campo di forza vacillò per un istante, poi riprese stabilità. Kevler imprecò mentalmente. Era un brutto segno, di questo passo non poteva durare a lungo. L'orioniano si aggirava nervosamente tra le consolle, con la sua piccola arma in pugno.
Non avrebbero mai potuto resistere, non senza quei rinforzi che pareva non sarebbero arrivati mai. Il campo di forza vacillò di nuovo, come un sinistro avvertimento.
"K'Tar, chiedi aiuto" disse Kevler.
L'orioniano attivò il comunicatore e chiamò Jolar'Nat, ma in risposta ottenne solo fischi e ronzii.
"Forse sono tutti morti" disse.
"No, l'attacco continua non è ancora finita" rispose Kevler più che altro per farsi coraggio.
"Provo a chiamare la squadra che ha assaltato la plancia" disse K'Tar.
Il tentativo ebbe successo.
"Aldea, abbiamo preso la sala macchine ma fuori dal portello ci sono delle squadre di sicurezza, non ce la facciamo a tenerli a bada, ho bisogno di altri uomini"
"K'tar cerca di resistere ancora un po', stanno arrivando i rinforzi" fu la risposta della donna.
Kevler, sollevato, cercò di immaginare la figura che si nascondeva dietro quella voce intensa e autoritaria ma smise quasi subito per evitare di incorrere in pensieri pericolosi.
Una vibrazione percorse le paratie e un rumore di fuoco di phaser provenne dall'esterno. Il campo di forza era sempre più indebolito.
"Stanno concentrando il fuoco per far cedere il campo" disse K'Tar.
Kevler decise di agire, non poteva fare altrimenti.
"K'Tar, ho un'idea" disse, digitando velocemente alcuni comandi sulla consolle.
"Fa che sia buona, ne abbiamo bisogno"
"Tra dieci secondi disattiva il campo, falli entrare e stai al mio gioco"
L'orioniano annuì, poco convinto. Pochi istanti più tardi sbloccò la porta e aprì.
Quattro uomini della sicurezza si precipitarono nella sala macchine, con i fucili phaser spianati.
"Gettate le armi e sdraiatevi a terra" gridarono i quattro, quasi all'unisono.
Kevler e l'orioniano obbedirono immediatamente.
Tre uomini si avvicinarono a K'tar e lo sollevarono da terra. L'orioniano non reagì.
Il quarto uomo, quello che comandava la squadra, era un giovane tenente.
Si avvicinò a Kevler e tenendolo sotto mira gli disse: "Cosa diavolo sta succedendo qua dentro?"
Kevler indicò i quattro addetti della sala macchine, ancora storditi e disse:
"Sono traditori. Hanno sabotato i nostri scudi per permettere l'abbordaggio.
Per fortuna siamo intervenuti in tempo e li abbiamo bloccati"
Il tenente si guardò attorno. Dalla sua espressione Kevler capì che stentava a credere alle sue parole.
"Ora che siete qui posso rimettere le cose a posto" continuò l'ingegnere.
Il tenente era a disagio. La situazione gli stava sfuggendo di mano.
"Non mi fido di voi, potrebbe essere un trucco" replicò.
"Tenente, se non mi permetterà di ruotare le armoniche degli scudi, tra poco ci saranno tanti intrusi a bordo di questa nave che non vi basterà l'intero esercito della Repubblica per riprendere il controllo" disse Kevler, con l'aria di voler solo da re un buon consiglio.
L'ufficiale esitò ancora per qualche istante. Evidentemente non era abituato a prendere decisioni in situazioni critiche.
Kevler lo incalzò, per non dargli il tempo di riflettere: "Tenente si decida, oppure la responsabilità della nostra sconfitta sarà sua"
L'ufficiale cedette. Fece un gesto di assenso e disse, detergendosi il sudore dalla fronte: "Va bene, ma non faccia mosse false o sarà peggio per voi"
Kevler si alzò e si avvicinò alla consolle, seguito dall'ufficiale ben intenzionato a controllare i suoi movimenti. In pochi istanti fece ruotare le armoniche degli scudi in modo da impedire ad altri pirati di salire a bordo e poi disattivò i teletrasporti esterni.
Il tenente parve soddisfatto di quanto aveva visto e si voltò, ormai convinto delle buone intenzioni di Kevler e dell'orioniano.
"Grave errore" pensò Kevler.
"Computer, teletrasporto interno di emergenza, autorizzazione Kevler 2168" disse all'improvviso il terrestre, salutando ironicamente con un gesto della mano e un sorrisetto beffardo l'incredulo tenente e i suoi uomini che si stavano smaterializzando.
"Cos'hai fatto?" chiese K'Tar non appena il teletrasporto si fu concluso.
"E' un programma di evacuazione di emergenza che ho modificato prima della battaglia. Originariamente il programma prevedeva il teletrasporto degli uomini dalla sala macchine all'hangar navette invece io li ho spediti in cella, nella sezione sicurezza"
"Bel trucco, sei un tipo da tenere d'occhio"
"Sono solo previdente"
K'Tar riattivò il campo di forza e sbarrò di nuovo la porta, in attesa che arrivassero i compagni. Avevano superato un momento di crisi e ora sentivano la tensione calare.
Le armi dei quattro addetti alla sicurezza non erano state teletrasportate, ma erano rimaste sul pavimento della sala macchine.
"Andrà tutto bene" disse K'Tar. "La nave sarà presto nostra"
Sentendo le parole dell'orioniano, Kevler venne assalito da un nuovo dubbio.
Era un timore contro il quale si sentiva impreparato.
Per la prima volta pensò che lui ancora non era ancora un pirata e che forse non lo sarebbe diventato mai. Aveva dato troppe cose per scontate: Jolar'nat non gli aveva mai detto che lo avrebbe accolto nel suo equipaggio. C'era ancora la possibilità di venire abbandonato da quelli che aveva considerato, forse troppo frettolosamente, i suoi nuovi compagni.
"No, Jolar'Nat non è il tipo del traditore. Non mi abbandonerebbe mai" pensò, cercando di ritrovare il controllo dei nervi.
Mentre rifletteva vide un movimento con la coda dell'occhio. Un istante più tardi sentì una poderosa spinta alle spalle. Non potè fare altro che rovinare a terra mentre un raggio phaser crepitava sopra di lui.
K'Tar gli aveva appena salvato la vita. Dolorante per la botta, strisciò al riparo dietro una consolle. Un istante più tardi l'orioniano lo raggiunse.
"Che diavolo è successo?" gridò Kevler.
"Uno di quei maledetti si è ripreso e ha trovato il modo di raggiungere le armi lasciate dalla squadra di sicurezza"
Mentre parlavano il raggio crepitò ancora e colpì in pieno uno dei condotti del liquido di raffreddamento del reattore, incrinandolo. Il condotto gemette per un istante, poi si squarciò lasciando uscire il suo micidiale contenuto.
"Siamo fregati" pensò Kevler, cercando un nuovo riparo.




:: Diario 006 : K'Tar - Nella mischia 2

Luogo : Passo di Ferkat
Ore 15:45 sala macchine dello Steamrunner
Data Stellare :? data terrestre: 11/01/2381

L'interfono iniziò a vomitare il rumore stridulo ed ossessivo dell'allarme, sottolineato dal fastidioso lampeggiare delle luci che illuminavano la sala macchine di rosso. I cinque componenti dell'equipaggio erano intenti a controllare che i motori erogassero l'energia che serviva alla nave per respingere l'attacco a cui due navette la stavano sottoponendo. Quasi non si accorsero del luccichio che si stava formano al centro della sala. Nel giro di un paio di secondi si trasformò in un esplosione di luci che via via prendevano la forma di sagome umanoidi. A causa del trambusto, solo due dei cinque ingegneri si accorsero di quanto stava accadendo.
Le quattro figure che emersero dalle luci del teletrasporto puntarono i phaser contro gli occupanti della sezione principale della sala macchine.
Dei due che avevano visto l'apparire della squadra d'abbordaggio solo uno, l'Andoriana, tentò di reagire. Agilmente si era alzata dalla postazione e cercava di estrarre la propria arma ad energia.
Immediatamente fu persuasa a rinunciare all'offensiva da un colpo sparato da uno dei due Klingon appena apparsi, che trasformò la poltrona che aveva appena lasciato in un ammasso fumante di metallo e materiali polimerici.
Lo scoppio fece capire anche agli altri membri dell'equipaggio della nave della Repubblica che la sezione era stata presa.
Anche se gli assalitori erano solo quattro, sembravano ben armati e decisi a tutto. I due Klingon, come tutti i membri della loro razza, incutevano timore solo per la loro presenza, ma anche l'uomo dalla pelle color giada non era da meno visto la stazza che aveva. L'umana che li seguiva con calma sembrava essere ancora più minuta in mezzo ad una compagnia del genere.
Degli assaliti, solo uno rimase relativamente tranquillo e seduto alla propria postazione, l'umano che aveva visto la scena del teletrasporto e che non aveva reagito, diversamente dalla sua compagna dalla pelle azzurra.
"Finalmente! Era ora che arrivaste. Ancora un po' e mi avrebbero scoperto!" ruppe il silenzio l'umano.
L'Orioniano l'osservò, quasi indeciso su cosa fare, poi disse: "Il nostro Capitano Gurrthug ti manda i suoi saluti!"
Inizialmente l'umano rimase un po' disorientato, ma poi, con un leggero sorriso rispose: Preferisco quelli del Capitano Jolar'Nat, almeno lui lo conosco."
Questa volta fu l'Orioniano che sorrise. Guardò uno dei Klingon, che gli restituì lo sguardo e fece cenno di assenso con la testa.
Immediatamente i due Klingon spinsero in un angolo i quattro prigionieri, mentre la donna bloccava con un inibitore elettronico i comandi delle porte d'accesso alla sala, sigillandola con dei campi di forza. L'Orioniano K'Tar e l'ex-ufficiale della nave Kevler si diressero verso i comandi secondari della nave ed iniziarono a prepararla per la fase finale dell'abbordaggio. Subito K'Tar si accorse delle numerose spie sui monitor che segnalavano numerose tracce di teletrasporto a bordo dello Steamrunner: gli altri compagni della Fratellanza. Qualcos'altro però attirò l'attenzione del massiccio ingegnere. Una serie di spie mostravano che una delle sezioni del ponte superiore era stata isolata dal resto della nave: la sezione dei tubi di lancio delle torpedini e della sicurezza. La nave non era del tutto indifesa.
L'avere ancora i due runabout che giravano attorno alla nave da guerra non era per niente una posizione di vantaggio, almeno non tanto quanto speravano.
"Kevler. Sa quanti possono essere asserragliati nel ponte superiore?" chiese all'umano il pirata verde. "Non so, ehrr, forse, non saprei, quattro o cinque".
"Sia più preciso, devo sapere se possono darci problemi!" tuonò l'Orioniano visibilmente adirato.
"Sicuramente ci saranno i tre addetti e un paio della sicurezza. però potrebbero esserci anche i cinque ufficiali della sezione mancanti" disse l'ingegnere visibilmente in difficoltà con i comandi della consolle. "Sono stati inseriti i campi energetici interni. Tutta la sezione frontale del ponte otto è stata isolata. Però registro un aumento nell'apporto di energia".
"Ovvero?" lo incalzò K'Tar.
"Credo che si stiano preparando a lanciare delle torpedini" rispose Nick Kevler.
"Con gli schermi alzati?" si intromise la minuta ragazza pirata.
"Non dire idiozie Maysha. Se gli scudi sono alzati sarebbero dei pazzi a lanciare le torpedini al tricobalto. Esploderebbero contro gli scudi distruggendo la nave" la zittì l'Orioniano che a fianco di lei sembrava renderla ancora più esile di quel che fosse.
"Temo che abbia ragione la ragazza. Sembra che stiano disabilitando i protocolli di sicurezza dei tubi di lancio" proseguì con una punta di arroganza l'uomo alla consolle.
"Vogliono distruggere la nave? Devono avere altro in mente. Non possono essere così pazzi da volersi suicidare in questo modo!!!!" sbraitò l'Orioniano che iniziò a camminare furiosamente per la sala.
"A dire il vero alcuni vengono direttamente dal penitenziario criminale di massima sicurezza" riprese Kevler ed aggiunse quasi sottovoce "e tra loro ci sono anche criminali 'instabili'".
Roteando gli occhi e sbuffando tanto che sembrava voler diventare lui stesso una locomotiva, l'Orioniano continuava percorrere il perimetro della stanza.
"Avevadetto... nessunosiopporrà... nonhannounacausaacuiappellarsi" furono le uniche cose che capirono i presenti quando si avvicinava durante l'impetuosa marcia.
Mentre superava il gruppetto di prigionieri, l'Andoriana sorrise e cercò di schernirlo. Come risposta ricevette dall'imbufalito pirata un cazzotto dritto in faccia che la fece volare contro la parete. Ricadde svenuta a terra con il naso visibilmente rotto, e forse anche la mascella.
Nessuno dei prigionieri si arrischiò a muoversi.
Il traditore parve piuttosto spaventato, sicuramente si stava domandando se avesse fatto la scelta giusta ad unirsi a un gruppo del genere.
Al confronto i due Klingon sembravano essere due calmi e tranquilli Vulcaniani.
Babel, il Klingon che non aveva ancora detto una parola, sembrò mettersi sulla difensiva. Probabilmente sapeva che un comportamento del gigante verde avrebbe potuto degenerare in peggio. Rimase quasi a bocca aperta quando K'Tar si girò verso il gruppetto che involontariamente si era asserragliato dietro una delle consolle di controllo.
Aveva un'espressione calma, quasi beata.
Il secondo Klingon sembrò quasi indietreggiare.
Maysha sbiancò visibilmente.
Babel pose la mano sul disgregatore regolandolo a massima potenza.
Kevler non capì il perché della reazione dei pirati, ma un brivido gli corse lungo la schiena, aggiungendo: "Forse cercheranno di abilitare i protocolli di sicurezza che abbassano gli scudi in caso di lancio dei siluri".
Il mastodontico alieno l'osservò per qualche istante. Con un tono quasi mellifluo ed uno sguardo mite come quello che può avere un Kay bajoriano dopo la visione di un Profeta, K'Tar iniziò a parlare: "Non possiamo permettere che quei cattivi ragazzacci facciano del male ai nostri amati compagni, non è vero?" e senza aspettare risposta, "Perciò dobbiamo fare qualcosa per salvarli" e si fermò ad accarezzare i condotti al plasma che pulsavano di energia. "Però non possiamo nemmeno lasciare questi gioiellini incustoditi" e soffermando lo sguardo spiritato sugli ufficiali della nave, sorrise loro. "Qualcuno potrebbe approfittarne e causare qualche noioso guaietto".
Quando passò la mano sul maneggevole fucile, il respiro dei presenti si fermò, aspettandosi il lampo di energia dell'arma.
Quasi furono felici di sentire la voce bassa e infuriata di K'Tar: "BABEL! VOGLIO CHE SPAZZI VIA OGNI POSSIBILE RESISTENZA DI QUEI BASTARDI. NON M'IMPORTA SE SPARGERAI TUTTO IL PONTE OTTO PER L'INTERO QUADRANTE!! VOGLIO CHE MI TOLGA DAI PIEDI QUELL'INUTILE SECCATURA!!!"
Babel lo guardò torvo. Non si fidava dell'Orioniano, come d'altronde gran parte degli altri pirati del gruppo. Nemmeno il Capitano era del tutto certo se fidarsi o meno del gigante.
Visto che il Klingon non eseguiva i suoi ordini, e sapendo che era inutile urlare con lui, K'Tar adottò un'altra tecnica risolvere quella piccola seccatura: "Ti devo forse ricordare che uno di quei runabout che potrebbero diventare parte della fascia di asteroidi del sistema è guidata dal tuo beneamato Capitano?"
Il Klingon rimase per un attimo dubbioso sul da farsi. Era visibilmente palese che non volesse prender ordini da K'Tar, ma era anche risaputo l'attaccamento verso Jolar'Nat.
Lo sguardo divertito di K'Tar lo faceva infuriare e quasi lo stava per colpire; ci vollero gli altri due suoi compagni per fermarlo e calmarlo.
"Forse ha ragione, dobbiamo essere sicuri che non facciano saltare in aria nessuno, né noi, né i nostri compagni là fuori" tagliò corto Maysha sparando contro il portello di uno dei condotti che portavano all'intricato labirinto dei tubi di Jefferies e rivolgendosi a Kevler: "Come si arriva ai tubi di lancio?"
In risposta, l'ingegnere fece scorrere le abili mani sulla consolle visualizzando il percorso fino alla sezione del ponte superiore.
"Io resterò con il nostro nuovo compagno e i nostri amici" iniziò K'Tar che sembrava essere apparso alla postazione di controllo dei motori, "e serve qualcuno che si assicuri che qua funzioni tutto a dovere nel caso di guai" terminò con tono serio.
Gli altri lo guardarono perplessi.
"Forse sapete stabilizzare voi dei cristalli di dilitio che stanno per scindersi?"
Spaventato, Kevler si catapultò ai monitor dei motori e imprecando sottovoce iniziò a correre da una consolle a l'altra.
Non potendo ribattere, Babel si infilò dietro gli altri due pirati nei condotti, non dopo aver lanciato un ringhio eloquente al compagno che era rimasto a controllare i macchinari. Questi non si voltò nemmeno, intento com'era insieme al nuovo collega a salvare quel che potevano dei cristalli dei motori.
Mentre voltava loro le spalle i prigionieri tentarono di approfittare della situazione e sopraffare i due. Non si aspettavano resistenza.
Sfortunatamente per loro, l'Orioniano sembrò leggere i loro pensieri. Li stese senza il minimo problema e come niente tornò al suo lavoro, sotto lo sguardo stupefatto di Kevler.
Dopo pochi istanti sentirono delle urla fuori dalle porte divisorie che avevano sigillato la sezione ingegneria dal resto della nave. Si resero immediatamente conto che non avrebbero retto per molto all'attacco dei phaser a cui i membri della nave le stavano sottoponendo.
K'Tar cercò di contattare i compagni si erano teletrasportati in plancia.
Fortunatamente la comunicazione funzionò come avevano pianificato: Aldea era riuscita a convogliare le loro comunicazioni personali attraverso il sistema di comunicazione della nave, tagliando fuori quelle dell'equipaggio della nave.
"Dividi et impera" pensò l'ingegnere verde mentre chiedeva un appoggio da qualche altra squadra d'abbordaggio. Dopo aver avuto l'assicurazione di un aiuto chiese la comunicazione, in tempo per vedere il campo attorno alla porta sfregolare e svanire. Dopo pochi attimi la porta iniziò ad assumere un colorito rossastro, come un tramonto: quello sulle loro vite se non facevano subito qualcosa.
Questa volta fu Kevler che prese il comando della situazione.
Con velocità avviò delle procedure dalla consolle di comando chiedendo a K'Tar di fidarsi. Anche se molto dubbioso l'Orioniano stette a guardare l'umano sbloccare gli accessi alla sala ed arrendersi alla squadra armata della nave.
Con una sicurezza ed una faccia tosta invidiabile anche dal miglior giocatore d'azzardo di Togartu riuscì a guadagnar tempo. Cercò di far passare se stesso ed il compagno per coloro che avevano catturato un gruppo di traditori mentre sabotavano gli scudi. E per sottolineare la cosa ruotò le armoniche degli scudi della nave, tagliandola fuori da eventuali teletrasporti esterni. Il suo compagno se ne restava zitto aspettando l'occasione per un'eventuale mossa contro le guardie e forse anche contro l'amico. Il dubbio di un eventuale doppio tradimento lo aveva attanagliato, ma preferiva aspettare e concedergli una possibilità. Dopotutto finora si era comportato bene e sembrava un tipo scaltro.
In ogni caso era sempre meglio avere un piano alternativo, come il fucile phaser collegato al suo comunicatore, e pronto ad esplodere al suo comando.
Non fu necessario. Approfittando di un attimo di disattenzione della squadra, Kevler attivò una procedura di teletrasporto di emergenza modificata, che la fece materializzare nei quartieri delle celle di sicurezza, tra le braccia degli altri pirati.
K'Tar guardò divertito la scena mentre il gruppetto svaniva dinnanzi a loro.
"Bella mossa" disse all'umano.
"Sono un tipo previdente" rispose questi.
Era stata una brillante idea quella di agganciare il gruppo al centro della stanza e rimaterializzarlo in una parte della nave in loro possesso, dove non avrebbero potuto causare altri grattacapi.
L'aver attivato anche un filtro che permettesse il teletrasporto solo di materiale biologico aveva aiutato al renderli inoffensivi, visto che tutto ciò che non fosse vivo o di origine biologica rimase sospeso a mezz'aria e ricadde dopo un istante: i fucili, i comunicatori e le uniformi.
"Chissà se li avesse spediti in plancia. Aldea sarebbe stata felice dello spettacolo" pensò ridacchiando K'Tar dando una poderosa manata sulla schiena del nuovo compagno e rimettendosi nuovamente ai comandi.
Quasi non sentì il prigioniero alzarsi, raccogliere uno dei fucili e puntarlo verso l'amico. Riuscì a spostarlo dalla traiettoria del raggio appena in tempo.
Il colpo squarciò uno dei condotti di raffreddamento del nucleo che iniziò a vomitare nubi di gas gelido.
Riparati dietro la postazione scientifica, guardarono il pavimento ricoprirsi della nube mortale mentre l'allarme iniziò ad urlare il suo avvertimento di pericolo. Se non avessero fatto qualcosa la sala sarebbe stata riempita e congelata, sempre che prima non saltasse in aria il nucleo del motore che stava già iniziando a surriscaldarsi.
L'essere ancora sottotiro non facilitava di certo la cosa. In una sala motori non c'erano molti posti dove ripararsi. Ad un loro tentativo di cambiare riparo, il tipo sparò contro la postazione, causando una cascata di scintille che si riversarono sui due malcapitati. Anche se avessero cercato di dividersi ed attirare il fuoco su due bersagli, avrebbero potuto essere colpiti da un raggio ad ampia dispersione che non avrebbe lasciato loro alcuna possibilità.
"Arrenditi e posa quell'arma". Una voce femminile aveva urlato questo comando con un tono freddo ed imperativo.
K'Tar riconobbe la voce di T'eyan e ringraziò il tempismo della Vulcaniana.
L'uomo con il fucile si girò verso la porta da cui era provenuto l'ordine, e vide una squadra di agguerriti Klingon capeggiati da una Vulcan che lo lasciò impietrito. Sapeva che avrebbero fatto fuoco prima ancora che lui pensasse di sparare. Conosceva di cosa erano capaci i Vulcaniani e non voleva che glielo dimostrasse una Vulcaniana armata.
Lasciò cadere il fucile. Dopotutto non lo pagavano anche per essere ucciso stupidamente.
Immediatamente fu preso da due Klingon che lo trascinarono vicino agli altri prigionieri.
"Voi due, uscite da là dietro" disse calma T'eyan, "e fate qualcosa prima che salti tutto".
Era sconcertante come potessero rimanere impassibili questi orecchie apunta.
I due ingegneri uscirono da dietro il loro nascondiglio e dopo aver lanciato un sorriso verso la donna, sorriso che cadde nel vuoto, mestamente si diressero ad una delle postazioni ancora funzionanti.
"Se riusciamo a deviare il sistema di raffreddamento nei condotti di supporto..." iniziò K'Tar, "...e se bypassassimo i circuiti di controllo procedurale dei flussi" continuò Kevler... bla bla bla ...
I due continuarono parecchi minuti il loro chiacchiericcio mentre facevano danzare le mani lungo i comandi digitali dei motori.
T'eyan aveva fermato uno dei Klingon mentre cercava di spegnere l'allarme.
Meglio l'assordante suono rauco del pericolo che la cascata di termini tecnici che i due si scambiavano, e che solo loro due potevano reputare interessanti. A lei interessava che facessero il loro dovere, non sapere come.
"T'eyan ad Aldea. K'Tar e il nuovo arrivato stanno cercando di riparare i motori. Come vanno le cose sul resto della nave?"
"Qui Aldea. Ci sono ancora alcuni scontri. Il Capitano è ancora là fuori, sta impegnando la nave della Federazione. Hai notizie di Babel?"
"Non l'ho ancora sentito" disse la donna dalla sala macchine.
Ci furono alcuni rumori indefinibili provenire dal sistema di comunicazione.
"È successo qualcosa là in plancia?"
". ah. ehm pff.. Nulla. . ehm.. Quando le senti fammelo sapere. pfff.".
"A volte sono incapibili questi umani", pensò la Vulcaniana, e ritornò a fissare i due alle consolle.
"Forse siamo riusciti a stabilizzare la camera dell'antimateria, ma non avremo molta energia" annunciò Kevler. "Abbiamo dovuto creare un anello di contenimento per..."
"In parole povere?" tagliò corto la donna.
"...ehm... non avremo energia sufficiente per tenere alzati gli scudi e viaggiare a curvatura contemporaneamente. Temo che..."
L'umano fu interrotto da un avviso di Aldea: "Allarme!!! La nave federale sta puntando su noi. Non so se Jolar'Nat riuscirà a fermarla. State pronti a tutto. T'eyan, di' a quei due di sbrigarsi"
"...potremmo sparare solo qualche colpo di phaser ancora" terminò tristemente Kevler.
"Forse potremo usare ancora le torpedini" disse sottovoce T'eyan. "T'eyan al gruppo di Babel. Come è la situazione là da voi?"




:: Diario 007 : West

Luogo : Passo di Ferkat Ore 15:45 runabout Revenge
Data Stellare :? data terrestre: 11/01/2381

West non era affatto felice di essere su un runabout che stava per scontrarsi, anche se non avrebbe dovuto succedere, con una Steamrunner...
Era nervoso, aveva le mani sudate e sentiva dei brividi gelidi corrergli lungo la schiena, mentre era seduto con gli altri in attesa del momento dell'attacco...
Aveva gia' affrontato brutte situazioni, di solito suo malgrado, soprattutto mentre era al servizio dei Klingon, dei veri attaccabrighe con un alto, a suo parere senso dell'onore, e dei Ferenghi, che rischiavano a causa dei loro traffici di essere distrutti ad ogni "trattativa" come la chiamavano loro, o truffa, come la chiamava West...
Ma di solito ci si trovava "suo malgrado", non decideva lui di imbarcarvisi...
Certo, era pronto, a tutto questo si diceva, ma non aveva ancora capito se lo diceva perche' ci credeva o perche' voleva convincersi...
Accidenti agli "hobbyes" dispendiosi... Poteva piacermi la botanica? Con due vasi e un po' di terriccio me la cavavo! Invece no! Dannazione! L'ingegneria genetica sperimentale...
Poi senti' Kashit muoversi anche lui a disagio nel cappuccio di West...
"Vieni qua piccolino... Sai che stavolta papa' si e' andato a cacciare in un guaio grosso grosso?"
"Ah, te ne eri gia' accorto tu, eh?" aggiunse quando l'animaletto lo guardo' con una aria che somigliava al rimprovero...
Appena che ebbe finito di riinfilare il cucciolo nel cappuccio della sua divisa la navetta inizio' le manovre di avvicinamento...
Adesso che ci stava pensando, a lui non avevano assegnato un incarico preciso. Non sapeva neppure se doveva sbarcare come parte della squadra di abbordaggio o rimanere a bordo del runabout...
Al diavolo! Se devo lasciarci la pelle preferisco farlo su una nave piu' comoda e spaziosa...
"Pronto per il teletrasporto Kashit?" sussurro' volgendosi nel cappuccio; Il rassicurante soffio del "quasi rettile" lo rassicuro'.
Gli animali hanno sempre un istinto migliore degli umanoidi... Andiamo!

Fu teletrasportato in una zona relativamente calma della Steamrunner la cui plancia era stata presa a tempo di record...
Lui era in una "squadra delle pulizie"; dovevano trovare coloro che non erano ancora stati catturati.
In pratica fu una lunga sequenza di correre, abbassarsi, sparare, correre, abbassarsi, sparare, correre, abbassarsi, sparare... Ah si, un paio di volte si era anche rifugiato dietro una paratia senza abbassarsi...
Poi sfondare porte, minacciare, teletrasportare nelle prigioni...
Diamine, con tutti quelli che saranno nelle celle si sentiranno molto "intimi", dopo... penso' in un sogghigno che a momenti, momenti molto brevi, gli costo' quasi la vita...
Lo salvarono, nell'ordine: uno squittio terrorizzato di Kashit, una spinta di Medraya, una Andoriana, e un colpo di disgregatore di G'kourn, un Klingon piu' astuto che forte, una vera rarita'...
Insieme a T'fal, una vulcaniana completavano la "Squadra Repulisti" numero 7.

"Grazie G'kourn, e grazie anche a te Medraya..." Rimase stupito dalla risata di G'kourn che gli disse:
"Grazie a te Segaossa, se non avessi fatto da esca con tanta naturalezza, non avrei mai beccato quel bastardo... AH, AH, AH, AHAHAHAH!"
West si comincio' ad arrabbiare: "Tu... Tu sapevi... E tu hai permesso... E tu mi hai fatto rischiare... SOLO PER POTER UCCIDERE QUEL FOTTUTO BASTARDO?!?!?!?!?!?!?!" termino' quasi urlando in faccia al Klingon che era comunque una ventina di centimetri piu' alto di lui, ed altrettanti chili piu' massiccio.
Stavolta fu il Klingon a stupirsi: "Ehi dottore... Te la sei presa? Sarebbe comunque stata una morte onorevole, una morte in battaglia! Per far saltare fuori il nemico e dare la possibilita' ad un compagno di ucciderlo. Un'azione coraggiosa. Un sacrificio per la causa, saresti diventato un vero er...UMGHF!"
Non termino' la frase colpito in pieno viso da West mentre sproloquiava di morte ed onore...
L'ira aveva dato a West la forza di sbattere a terra il Klingon... E gli disse appoggiandogli un piede sulla gola: "Hai ragione, oggi e' davvero un buon giorno per morire... PER TE!" e gli punto' il phaser in piena faccia, regolandolo lentamente verso la regolazione piu' alta e guardando il Klingon dritto negli occhi.
"Sei pronto a morire?" gli chiese con una luce omicida negli occhi.
G'kourn dovra' ringraziare T'fal e Medraya fino alla fine dei suoi giorni, senza di loro essa sarebbe gia' arrivata; di fatto furono loro a bloccare West e ad impedirgli di uccidere il loro compagno.
Mentre T'fal cercava di far ragionare West, Medraya, che aveva da tempo una intesa col Klingon si prese cura di lui...
Poi T'fal disse: "Non e' logico ne produttivo indugiare oltre in lotte fra noi. Abbiamo un lavoro da svolgere.
Una missione da compiere. Come una soluzione coerente propongo di dividerci..." e aggiunse, alzando un sopracciglio "...Le perdite di vite umanoidi saranno indubbiamente minori in questo modo..."
A West parve di sentire una vena di divertito sarcasmo ironico nella voce della Vulcaniana, ma poi attribui' questa impressione alle " emozioni" della missione...
Dopo che la "Squadra Repulisti 7" si fu divisa nell'unica maniera logica T'fal con West e Medraya con G'kourn, presero per due diverse direzioni...
"AHAHAHAH... West, ti devo ringraziare anche io..." esplose dopo qualche decina di metri, inaspettatamente la vulcaniana, "Erano anni che non ridevo piu' cosi'! Ma hai visto che faccia ha fatto il "povero" G'kourn? AHAHAHAHAHA"
Se il dottore si era sbalordito prima alle parole del Klingon, adesso, sentendo una Vulcaniana ridere cosi' sguaiatamente durante una missione, rimase letteralmente esterrefatto...
"Come? Cosa? Un vulcaniano che ride? Ma... Ma con che gente sono capitato?!?!?" E si avvio' da solo lungo il corridoio illuminato davanti a se. Tutto appariva tranquillo
"Ehi... Aspettami..." gli grido' dietro T'fal e gli si mise dietro. Fece quasi in tempo a raggiungerlo...
L'unica cosa che glielo impedi' fu uno degli uomini della sicurezza della nave che sbuco' improvvisamente da chissa' quale porta o paratia alle spalle di lei...
"Fermati, metti a terra il phaser e, LENTAMENTE, avvicinati ed entra in quella porta..." disse l'addetto alla sicurezza, puntando la sua arma contro T'fal che si era fulmineamente irrigidita.
West, che non era un eroe, esegui' l'ordine...
Mentre passava in prossimita' del nuovo arrivato Herbert emise un fischio acuto e, rapido come un proiettile, dalle nere profondita' del cappuccio del dottore, Kashit spicco' in direzione del viso di uno stupito, ma non abbastanza veloce nella reazione, ufficiale armato.
Tanto basto' come diversivo a T'fal e girarsi e a far crollare a terra il malcapitato con la famosa presa vulcaniana. West, che ormai non sapeva piu' quanto fidarsi nemmeno di se stesso, per sicurezza, lo stordi' con l'arma che aveva appena recuperato.
"Inutile e illogico..." affermo' T'fal. Esasperato West le intimo': " O fai la Vulcaniana sempre, o smetti ora di farla, CAPITO!? Mi dai sui nervi un po' logica e un po' no! Deciditi!"
Lei si decise... E lo bacio'...
Lui si stacco', con lo stupore che ormai aveva superato tutti i livelli di guardia...
"Questo discorso lo finiremo dopo! Adesso diamoci da fare!"
E continuarono a percorrere i corridoi fin quando dal comunicatore non fu loro comunicato che si sarebbero dovuti dirigersi verso la sala macchine per dar man forte a K'tar e all'ingegnere che aveva tradito unendosi a loro...




:: Diario 008 : Jolar'Nat - Ci si incontra di nuovo

Luogo e Ora : Runabout Revenge - Ore 16:50
Data Stellare : 58031.78, data terrestre: 11/01/2381

J'N:- Tempo di intercettazione?
Drake:-Se la nave continua con questa velocità, circa 23 minuti! [n.d.r. contate che è passata 1 ora e i due runabout si sono diretti verso i federali].
J'N:- La nave zibaliana?
Drake:- Sta procedendo a 3/4 d'impulso, 2 minuti fa ha cambiato rotta e si dirige verso la nave federale.
J'N:- Apri un canale con Aldea...
L'ex tenente comandante della flotta stellare lavora un po' sulla consolle, poi impreca:- Niente da fare, non riesco a stabilire un contatto.
J'N :- Lavoraci su e fai in fretta, ...FRANCINE... ...Francine... muovi il tuo bel culetto e vieni qui.
Una giovane terrestre arriva di corsa dalla stiva retrostante.
Francine:- Che c'è?
J'N:- Quanti siamo ancora a bordo?
Francine:- La Morgan è vuota a parte Ted e Kol che la pilotano, qui oltre a noi tre ci sono ancora Jessup, Gaith'Bot, Gregory ed il moccioso, stavamo per teletrasportarli poi le armoniche degli scudi sono cambiate.
J'N:- Maledizione, se quel bastardo è ancora vivo gli farò capire cosa significa deludermi!... Siediti a quella consolle e tieni gli occhi incollati ai sensori. Drake, chiama la Morgan.

Ted (dalla Morgan):- Qui Morgan.
J'N:- Ascoltami bene, quanti siluri avete ancora?
Ted:- Ancora tre.
J'N:- Bene portatevi a 1000 Km da noi, raggiungeremo la nave zibaliana e la costringeremo a cambiare rotta, poi vi dirò cosa fare... Drake hai stabilito un contatto con Aldea?
Drake:- Ancora niente signore!
Francine:- I sensori rilevano un improvviso calo nel sistema energetico della Steamrunner, si sono aperti degli strappi negli scudi di prua e di dritta... si richiudono lentamente...
J'N:- Vorrei sapere cosa stanno combinando quelle due... accidenti! Francine fra quanto si chiuderanno le falle?
Francine:- La maggiore si richiuderà tra 48 secondi.
J'N afferra un PaDD e velocemente inzia a registrarci un messaggio di qualche frase, si ferma un attimo poi prende un PaDD più piccolo e scrive ancora qualcosa.
J'N:- Moccioso vieni qui!
Arriva un ragazzetto romulano di 14-15 anni.
J'N:- Ascolta prendi questi, quello grande lo darai al primo dei nostri che incontrerai nella plancia di quella nave, quest'altro è per Babel, hai capito?
Il ragazzetto annuisce.
J'N:- Quanto alla chiusura della breccia?
Francine:- 12 secondi!
J'N:- Teletrasportalo il piu' vicino possibile alla plancia, se la caverà! Buona fortuna ragazzo.
Francine:- Ok, coordinate impostate... è arrivato, mhhh... un ponte sotto la plancia.
J'N:- Comunica alla Morgan di seguirci, andiamo.
I due runabout sfrecciano verso il malconcio cargo che si sta dirigendo verso la nave federale in cerca di salvezza, in breve tempo gli sono addosso.
Francine:- Non hanno energia alle armi, hanno trasferito tutto ai motori e agli scudi, comunque non potrebbero resistere ad una seconda scarica di phaser!
J'N:- Apri un canale con loro Drake.
Drake:- Sì Capitano, canale aperto.

Sullo schermo appare l'immagine disturbata del capitano del cargo zibaliano.
J'N:- Sono Jolar'Nat pirata della Fratellanza, consideratevi nostra preda, ora modificate la rotta sulle cordinate che vi forniremo.
Capitano Zibaliano:- Io sono Jularzib, capitano di questo cargo, non credo possiate dettarci alcuna condizione con una nave federale nelle vicinanze.
J'N (sottovoce a Francine):- Blocca le loro comunicazioni con i federali.
(Poi normalmente a Jularzib):- I federali arriveranno solo tra 12 minuti e per quell'ora la vostra bella nave sarà solo un mucchio di rottami spaziali se non fate come vi ordino!... Comunque, come incentivo...
Il capitano pirata sfiora un comando sulla consolle ed un siluro parte in direzione del cargo, pur non colpendola esplode così vicino che l'immagine della loro plancia trema visibilmente.
J'N:- Allora capitano?
Jularzib:- D'accordo, inviateci le coordinate.
J'N:- Molto bene, ne sono lieto, vi consiglio di procedere alla massima velocità.
La nave zibaliana effettua una lenta virata portandosi su una rotta perpendicolare a quella di intercettazione della nave federale, procedendo a pieno impulso.
Francine:- La nave federale ha cambiato rotta per intercettarci, 8 minuti all'incontro... anzi... la nave ha superato curvatura 5, ci sarà addosso tra 3 minuti e 22 secondi.
J'N:- Accidenti, hanno un capitano tenace!... Capitano le devo chiedere di aumentare la sua velocità!
Jularzib:- E' impossibile, il vostro primo attacco ha danneggiato i nostri motori e abbiamo dovuto espellere il nucleo a curvatura, già adesso stiamo andando praticamente a pezzi!!!
Francine:- 2 minuti e 40 secondi.
Drake:- La nave federale ci sta chiamando, signore!
J'N:- Lasciali aspettare... Capitano Jularzib spero propio per lei che la sua nave sia conforme agli standard di sicurezza federali, voglio che, a partire da ora e ogni 15 secondi, lanciate una capsula di salvataggio con tre suoi uomini all'interno e aria sufficiente per soli 5 minuti, non faccia scherzi altrimenti i miei uomini faranno fuoco.

... 2 minuti... 20 secondi... prima capsula...

Drake:- Continuano a chiamarci dalla Galaxy.
J'N:- Ok, apri un canale.
Capitano della Galaxy:- Sono contento di constatare Jolar'Nat che non si è schiantato con la sua vecchia nave, i nostri servizi ci avevano suggerito questa possibilità, ma non ne eravamo certi.
J'N:- Capitano Hobaiashi, vedo che le hanno affidato una nuova nave, non posso dire di esserne particolarmente felice in questo frangente!

... 2 minuti... 5 secondi... seconda capsula...

Hobaiashi:- Già, pare che le nostre situazioni si siano capovolte: lei su una navetta danneggiata ed io su una potente nave.
J'N:- Quindi non ha intenzione di arrendersi nenche questa volta?
Il federale soffoca un sorriso.

... 1 minuto... 50 secondi... terza capsula...

Hobaiashi:- Naturalmente no! Anzi chiedo a lei ed ai suoi uomini di arrendersi e consegnarsi spontaneamente alla giustizia della Flotta Stellare o se preferite potremmo consegnarvi alla nave della Repubblica che è poco distante!
J'N:- Loro hanno rinunciato ad infastidirci, eravamo un osso troppo duro e presto anche voi avrete altro da fare che non inseguire noi.

... 1 minuto... 35 secondi... quarta capsula... raggio phaser... esplosione...

Drake:- La Morgan ha fatto fuoco sulla capsula, Capitano... nessun sopravvissuto... RAZZA DI IDIOTI PERCHE' AVETE SPARATO ?
Ted:- Qui Ted, la capsula aveva aria per 7 minuti, abbiamo seguito gli ordini del capo! Eh... Eh... Eh... pensavano di fregarci.

... 1 minuto... 20 secondi... quinta capsula... 5 minuti esatti...

Hobaiashi:- Tutto questo complica terribilmente le cose Jolar'Nat, spegnete i motori e abbassate gli scudi, arrendetevi immediatamente e non apriremo il fuoco!
J'N:- Non credo proprio Capitano, fra 40 secondi sarete a portata di raggio traente e siluri, ma l'aria nelle capsule di salvataggio finirà tra breve e dovrete abbassare gli scudi per portare via i naufraghi. Abbiamo abbastanza siluri da rovinare la sua bella nave! Deve compiere una scelta signor Hobaiashi ... ed entrambi sappiamo già cosa farà.

... 1 minuto... 5 secondi... sesta capsula...

Il capitano federale si volta verso i suoi uomini per ottenere conferma, il suo Primo Ufficiale fa un cenno di assenso e il capitano si rivolge nuovamente a Jolar'Nat, trattenendo a stento la rabbia:- Mi consegni gli uomini che hanno distrutto la capsula Jolar'Nat, so che anche lei non approva il loro comportamento, si liberi di quella feccia indegna, lasci che siano puniti per i loro crimini.
J'N:- Non affiderò a lei i miei uomini, che io approvi o meno la loro azione non conta, forse un tempo sul mio pianeta li avrei uccisi personalmente per una simile azione, ma non vivo laggiù da molto tempo e anche la' le cose sono parecchio cambiate grazie "all'influenza civilizzatrice della Federazione", ma oggi vivo con la Fratellanza, abbiamo il nostro codice e le giuste punizioni per chi lo trasgredisce, ci occuperemo noi dei nostri uomini!

... 50 secondi... settima capsula...

Le spalle di Hobaiashi si afflosciano sconfitte (anche se quasi impercettibilmente), si rivolge ai suoi ufficiali:- Pronti ad abbassare gli scudi e portare a bordo gli uomini nelle capsule... Ci sarà un'altra occasione Jolar'Nat dei SenJe.
- Certamente Capitano Kurt Hobaiashi, certamente... chiudo.
Le lunghe e agili dita del pirata volano sulla consolle impostando una nuova rotta; il Capitano Hobaiashi, nella sua saletta privata, osserva le scie luminose dei due Runabout che si allontanano in direzioni opposte, le mani incrociate dietro la schiena, rimane immobile a fissare lo spazio ormai vuoto, mentre la sua grande e potente nave si muove tra le capsule sparse in una vasta area per salvare i loro occupanti.




:: Diario 009 : Aldea - Sconfitti?

Luogo e Ora : Steamrunner - Ore 17:00
Data Stellare : 58031.78, data terrestre: 11/01/2381

Aldea si costrinse a riflettere. Non doveva lasciarsi trascinare a commettere azioni avventate come suo solito. La situazione attuale vedeva la plancia sotto controllo e gran parte dell'equipaggio della Steamrunner imprigionato.
C'era solo un seccante problema sul ponte otto, dove cinque ufficiali fuggiti alle squadre di abbordaggio stavano armeggiando con delle torpedini, ma Babel, Maysha e l'altro Klingon se ne stavano occupando.

In infermeria Hayez era rimasto a controllare che il dottore curasse i feriti e non tentasse niente di strano.
Tari... era rimasta uccisa... anche se non la conosceva bene non riusciva a non provare dolore e un forte senso di perdita. Quando era giovane pensava che questa sua sensibilita' fosse un segno di debolezza, ma ora sapeva che doveva temere il giorno che sarebbe rimasta indifferente davanti alla morte.
Si consolo' pensando che per Tari c'era ancora una speranza. Il codice bianco di resurrezione poteva ancora darle un futuro, se avesse funzionato.
Vedaris, la vulcan che l'aveva uccisa, era ricoverata con lei. Le sue condizioni non erano gravi, solo una commozione celebrale aveva detto T'eyan, si sarebbe ripresa presto.
Nonostante quello che aveva fatto non provava alcun risentimento contro Vedaris. Si era difesa ed aveva mostrato un certo coraggio. Chissa' se le sarebbe interessato unirsi a loro?

La situazione in sala macchine era piu' grave. Non potevano usare gli scudi e contemporaneamente viaggiare a velocita' di curvatura. Spero' che i due ingegneri trovassero una soluzione, anche se per il momento le bastava che avessero scongiurato il pericolo di esplosione.

La plancia era tranquilla, anche se Kevin, il navigatore, continuava a fissarla.
Si ripromise di bruciare il vestito che indossava in quel momento. Troppo attillato.
Era abituata a lavorare con dei professionisti, il suo modo di vestire durante una missione li avrebbe lasciati indifferenti. Questo evidentemente non valeva per i pirati.
Lo aveva indossato unicamente come tattica psicologica per far abbassare le difese del Capitano della Steamrunner in modo che non reagisse immediatamente all'abbordaggio. Espediente che aveva funzionato perfettamente. La prossima volta avrebbe usato qualcosa di meno raffinato, se ci fosse stata una prossima volta. La nave della Federazione si stava avvicinando rapidamente e non era un avversario da sottovalutare.

- Le comunicazioni con la Morgan e la Revenge sono ancora interrotte, ma qualcuno e' stato teletrasportato sul ponte inferiore - la avverti' Liam.
Pochi minuti dopo Moccioso fece il suo ingresso in plancia e le consegno' un PaDD.
Nonostante la sua giovane eta' il romulano era deciso e responsabile come un adulto. Era un peccato che non fosse riuscito a vivere la sua infanzia. Anche nel suo Clan si doveva iniziare presto ad imparare a sopravvivere. Non era piacevole anche se purtroppo era necessario.
Aldea prese il PaDD e lo consulto' rapidamente. Un sorriso rischiaro' il suo volto. Ottimo piano, penso', un altro punto in piu' per Jolar'Nat.
- Dov'e' Babel? - chiese Moccioso. - Ho un messaggio per lui dal Capitano.
- Babel e' occupato, adesso. Dovrai aspettare - gli spiego'.

Segui' dalla plancia le manovre dei due Runabout. Veramente un buon piano, ripenso' tra se'. La Galaxy avrebbe dovuto fermarsi a raccogliere le capsule di salvataggio dando tempo alla Morgan ed alla Revenge di allontanarsi.
Quando vide la Morgan distruggere la quarta capsula grido' di rabbia. Riusci' a malapena a controllarsi ed a non ordinare la distruzione immediata della Morgan.
Avevano distrutto una capsula di salvataggio disarmata senza alcun motivo apparente.
Jolar'Nat non poteva aver dato un ordine del genere. Non era il suo stile. L'unica spiegazione era che Ted e Kol avessero agito di loro iniziativa.
Quei due l'avrebbero pagata cara appena fosse riuscita a metter loro le mani addosso. I suoi ordini erano stati precisi. Niente morti inutili.
Rimase seduta sulla poltrona di comando cercando di calmarsi fino a quando i Runabout si allontanarono. Rimase solo la Galaxy, intenta al recupero delle capsule superstiti.
Con la nave cosi' danneggiata non le rimaneva che una cosa da fare.

Quando Kurt Hobaiashi riusci' a mettersi in comunicazione con la Steamrunner il Capitano Seven comparve sullo schermo.
- Abbiamo recuperato tutte le capsule di salvataggio del trasporto zibaliano - lo informo' Hobaiashi. - Purtroppo immagino che avra' assistito alla distruzione di una di esse. Il resto dell'equipaggio e' in infermeria per dei controlli. Le loro condizioni fisiche sono soddisfacenti anche se sono molto provati.
- Mi dispiace ma i danni che ho a bordo mi hanno impedito di partecipare alle operazioni di recupero - gli spiego' il Capitano Seven.
- Qual'e' la situazione a bordo?
- Siamo stati abbordati, ma i pirati si sono arresi quando hanno visto la sua nave. La ringraziamo dell'aiuto.
- Sicuro che sia tutto in ordine? - chiese Hobaiashi sospettoso.
- Si, certo. Puo' venire a bordo a controllare se non mi crede.
Il Primo Ufficiale della Galaxy confermo' - E' proprio il Capitano della Steamrunner. I dati corrispondono, ed anche gli ufficiali presenti in plancia appartengono alla Repubblica.
Hobaiashi annui' gravemente. La fuga di Jolar'Nat probabilmente era stato il colpo decisivo al morale dei pirati. In fondo erano solo feccia senza disciplina. La distruzione della capsula lo confermava.
- Trasferiremo sulla vostra nave i superstiti del cargo, se siete d'accordo, oppure potremmo scortarvi fino alla vostra destinazione, rimorchiando noi il trasporto.
Il Capitano Seven scosse la testa, era pallidissimo.
- Si sente male? - chiese Hobaiashi.
- No, e' solo stanchezza - rispose Seven. - Quei demoni ci hanno dato molto filo da torcere. E' solo che preferirei tornare alla base da solo. E' una questione di prestigio. Apprezziamo l'aiuto della Federazione, ma preferiamo mantenere la nostra indipendenza. Chiedo solo il materiale necessario per effettuare le riparazioni. Ci occuperemo noi del traino del cargo e del suo equipaggio.
La comunicazione venne interrotta dopo i convenevoli d'uso.

Aldea applaudi' ironicamente. - Ottima recitazione, Capitano Seven.
Era rimasta in plancia tutto il tempo, ma in un punto che non veniva inquadrato dallo schermo.
- Ho fatto la mia parte - sibilo' lui, asciugandosi il sudore. - Ma ora ci dia l'antidoto prima che il suo maledetto veleno ci uccida. Mi sembra di stare bruciando ed i miei uomini non stanno certo meglio di me.
Aldea gli lancio' una fialetta contenente un liquido ambrato.
- E' stata una decisione saggia, Capitano. Non vale la pena morire per la Repubblica. Le ricordo che questo rallenta solo l'azione del veleno. Avrete l'antidoto definitivo solo quando saremo al sicuro.




:: Diario 010 : Kevin - Azione di forza

Luogo e Ora : Galaxy/Steamrunner - Ore 18:15
Data Stellare : 58031.90 data terrestre: 11/01/2381

Kurt Hobaiashi era un uomo risoluto, solitamente equilibrato ma con un carattere forte, e non riusciva a digerire di essere stato preso in giro da un pirata.
Lui, il Capitano di una nave stellare di classe Galaxy era stato giocato da un pirata a bordo di un runabout; il caro Jolar'Nat.
Dannazione era sicuro che fosse morto, doveva avere sette vite. L'ultima volta che lo aveva visto aveva perduto una nave, la Libertad, e si sentiva ancora umiliato per questo, ma non poteva dimenticare che sarebbe finito chissa' dove se Jolar'Nat non lo avesse riscattato...
In fondo sentiva di stimare quell'uomo, probabilmente avrebbe preferito vederlo al suo fianco piuttosto che averlo contro, ma Jolar'Nat era un uomo troppo furbo e troppo indisciplinato per i suoi gusti. Veloce e scaltro come un serpente a sonagli, non si sarebbe mai potuto fidare di lui.
"No, no. c'e' qualcosa che non va", continuava a ripetersi nervosamente mentre tambureggiava le sue dita sulla poltrona di comando in plancia, "come è possibile" si chiedeva "che dei pirati, per quanto disposti a tutto, possano assaltare uno Steamrunner con soli due runabout?"
Assurdo, nemmeno un pazzo oserebbe tanto... e Jolar'Nat era tutto... meno che un pazzo... non avrebbe rischiato tanto...
A meno che... si', si', doveva essere cosi', Jolar'Nat doveva avere qualche spia a bordo che gli permettesse di abbordare la nave con il minimo sforzo... quante persone potevano essere a bordo dei runabout? Il resto degli assalitori dov'era?
Che ci fosse un'altra nave in agguato? Forse avevano una nave occultata... doveva vederci chiaro...

Hobaiashi : Tenente, apra un canale con lo Steamrunner e faccia una scansione a lungo raggio, regoli i sensori sulle onde tachioniche, deve scoprire se ci sono navi occultate...
Seven : Qui Seven. La ascolto.
Hobaiashi : Capitano, questa storia non mi convince molto, le sarei lieto se si teletrasportasse a bordo e mi raccontasse per bene gli accadimenti...
Seven : Saro' lieto di farlo piu' tardi, in questo momento devo provvedere alle operazioni di riparazione, la mia presenza è necessaria qui.
Hobaiashi : Capisco, allora spero che lei non abbia nulla in contrario se insieme ai materiali le invio anche una squadra con il nostro ingegnere capo per darle una mano nelle riparazioni...
Seven : Non credo sia necessario, ho degli ottimi ingegneri al mio comando...
Hobaiashi : Capitano, non mi costringa a chiedere un'autorizzazione ufficiale alla Repubblica... abbiamo l'ordine di non interferire ma sa benissimo che in caso di emergenza sono autorizzato a prendere il comando della sua nave...

Il capitano Seven impallidi' di nuovo e stette alcuni secondi in silenzio, in base agli accordi vigenti con la Federazione e il patto di reciproco aiuto, non poteva negargli l'accesso e quindi dovette annuire con la testa bassa.

Hobaiashi : Bene allora si prepari a ricevere la nostra squadra... Hobaiashi, chiudo.
Tenente, notizie sulle scansioni?
Tenente : Abbiamo visionato l'intera regione, non risultano elementi che possano far rilevare una nave occultata signore, ma non posso garantirglielo al 100%...
Hobaiashi : Bene, tenete la nave in allarme giallo, se ci sono navi occultate non dobbiamo farci cogliere di sorpresa...

...sullo Steamrunner

Aldea : Maledizione!!!

Quando lo schermo scompari' Aldea stava imprecando in una lingua strana, un misto di linguaggi che sembravano racchiudere tutte le peggiori razze dell'universo. La maggior parte delle parole risultarono incomprensibili a tutti...

Kevin : Aldea, forse questa potrebbe essere l'occasione che aspettavamo per risolvere la situazione, per teletrasportarsi a bordo dovranno abbassare gli scudi...
Aldea : E' vero, Kevin hai ragione, non avremo una seconda occasione, possiamo attaccarli di sorpresa, quel tanto che basta per permetterci la fuga, ma dobbiamo avere la nave in grado di combattere... Sala macchine avete risolto i problemi?
K'tar : I motori a curvatura sono a posto, gli scudi sono al 10%, stiamo ricalibrando le armoniche. Ci vorranno almeno un paio d'ore per avere un 80% di funzionalita'. Non resisteremmo a lungo ad un attacco.
Aldea : Bene, occupatevi dei motori, al mio comando dovrete far volare quei motori... dovrete darci almeno curvatura 7. Kevin, traccia una rotta per portarci fuori di qui all'appuntamento con Jolar'Nat; Aldea a T'eyan, abbiamo bisogno di te in plancia, faremo fuoco sulla Galaxy...
Kevin : Aldea, sulla Galaxy vedranno subito che gli stiamo puntando i nostri phaser...
Aldea : Probabilmente si', ma non faranno in tempo ad alzare gli scudi, avremo pochi secondi e dovremo fare tutto in fretta...
Maysha : Qui Maysha, abbiamo preso il ponte Otto. Ora tutta la nave è sotto il nostro controllo..

Aldea stava saltellando di gioia internamente, ma all'esterno era un pezzo di ghiaccio. Nessuna emozione trapelava dal quel corpo statuario rinchiuso in una morbida prigione di seta nera che modellava il suo corpo...
Quando anche l'ultimo carico di materiali fu a bordo, lo Steamrunner si preparò a teletrasportare la squadra di soccorso...

Aldea : T'eyan, al mio comando tieniti pronta, quando abbasseranno gli scudi faremo fuoco sui loro motori e sulle armi in modo da immobilizzarli...
T'eyan : Sono pronta, ho calcolato con millimetrica precisione la traiettoria, eviteremo di fare vittime ma danneggieremo seriamente la nave nei suoi punti cruciali, ho regolato i phaser, abbiamo pochi secondi...
Aldea : Cominciate a pregare che funzioni, in caso contrario saremo alla loro mercè...

La squadra prese posto sul teletrasporto, era tutto pronto... energia...

Aldea : Fuoco...

Una scarica di phaser colpì la Galaxy, per un attimo la luce ando' via.
Il teletrasporto sulla Galaxy si fermò...
Il Capitano Hobaiashi si ritrovò inaspettatamente a terra, il violento scossone lo aveva scaraventato fuori dalla sua poltrona, ma in una frazione di secondo si rese conto di cosa stava succedendo e grido'...

Hobaiashi : Allarme rosso, alzate gli scudi... Tenente, rapporto danni...
Primo Ufficiale : Signore, lo Steamrunner ha fatto fuoco mentre avevamo gli scudi abbassati per teletrasportare la squadra, ci sono leggeri danni sui ponti 6 e 9 ma un raggio ha colpito in pieno la gondola di dritta, i motori a curvatura sono fuori uso e non abbiamo energia a sufficienza per le armi. Potremmo convogliare l'energia dagli scudi alle armi..
Hobaiashi : No, senza motori saremmo un facile bersaglio e ci sono molti uomini dell'equipaggio li'... apra un canale...

Sullo Steamrunner si sollevò un grido di gioia... tutti avevano scommesso sulla precisione della vulcaniana e avevano avuto ragione...
Un sospiro di sollievo invase anche Aldea che finalmente tirò fuori un sorriso...
"... Uhmm, allora è vero che è umana..." si ritrovò a pensare Kevin... quando un bip richiamo' la sua attenzione...

Kevin : Aldea, la Galaxy ci sta chiamando...
Aldea : Bene, è arrivato il momento di gettare la maschera. Sullo schermo...

Hobaiashi rimase perplesso di nuovo, quella giornata doveva rimanere nella storia per lui, prima gabbato da un pirata e successivamente immobilizzato da una donna... non riusciva a credere ai suoi occhi... cos'era, un'amazzone quella che gli si presentava davanti? Riuscì a mantenere la calma e si rivolse alla donna...

Hobaiashi : Chi siete? Fatevi riconoscere... dov'è il capitano Seven?
Aldea : Seven sta benissimo, mi chiamo Aldea e sono io ora al comando; in nome della Fratellanza prendo possesso di questa nave e lei non ci fermerà... Capitano... Posso sapere il suo nome?
Hobaiashi : Sono il Capitano Hobaiashi della Flotta Stellare, comandante di questa nave, siete nello spazio della Repubblica di Leetah. Vi ordino di arrendervi e consegnare la nave, vi garantisco che sarete processati dalla Federazione...
Aldea : Comandante, con tutto il rispetto non credo che siate in grado di dettare condizioni,la vostra nave ha subito dei danni dal nostro attacco, danni che non vi permettono di fronteggiarci alla pari... come si diceva una volta... metteteci il sale sulla coda... arrivederci Capitano... Vi porto i saluti di Jolar'Nat.
Kevin, traccia la rotta.
Kevin : Rotta tracciata Aldea, siamo pronti a partire...
Aldea : Bene, al primo pianeta abitato teletrasporteremo l'equipaggio e faremo in modo che se li vengano a prendere, oppure li scambieremo con dei viveri... mah, deciderà il Capitano...




:: Diario 011 : Nick Kevler - Vincere o morire!

Luogo e Ora : sala macchine Steamrunner - Ore 18:10
Data Stellare : ????
Data terrestre: 11/01/2381

T'eyan era tornata in plancia e aveva lasciato a tre minacciosi klingon l'incarico di portare i prigionieri fuori dalla sala macchine.
- Mi sento come un cadetto sotto esame - disse Kevler improvvisamente, per spezzare la tensione quando i klingon se ne furono andati.
K'Tar alzò per un attimo lo sguardo dalla consolle e annuì. - Questa è la prova più dura per noi. Qui oggi si decide il nostro futuro. Se non facciamo un buon lavoro possiamo dire addio alle nostre speranze e forse anche alle nostre vite.
- Allora non perdiamo tempo. Abbiamo bisogno di energia, e ne abbiamo bisogno subito.
- Potremmo utilizzare gli accumulatori di riserva - propose K'Tar.
- Non basterà, dovremo ridurre il supporto vitale al minimo.
- E' pericoloso.
- No, batteremo un po' i denti e l'aria diventerà pesante, ma almeno potremo combattere.
- Bene allora, mettiamoci all'opera - concluse K'Tar.
Il gigante verde corse alla consolle che controllava l'energia di riserva e velocemente creò un flusso verso i sistemi d'arma e verso gli scudi, mentre Kevler si occupava di ridurre il supporto vitale. Dopo qualche istante di lavoro i due tornarono alla consolle centrale.
- Non ci siamo - disse Kevler con disappunto. - Il flusso energetico è ancora troppo ridotto. Potremo mantenere la curvatura per qualche minuto ma non alzare rapidamente gli scudi e sparare. In plancia dovranno accontentarsi dei siluri fotonici. Quelle bellezze hanno una fonte di energia propria e non dipendono dal reattore come i phaser.
K'Tar controllò lo stato degli armamenti e poi disse: - No, i siluri sono inutilizzabili. I Repubblicani sono riusciti a disattivarli prima che arrivassero Babel e Maysha. Maledizione, siamo indifesi!
- Forse no. Mi è venuta un'idea ma non so se funzionerà. Il reattore ha un overboost progettato dagli ingegneri della Repubblica. E' un dispositivo che serve a raddoppiare temporaneamente la potenza dei phaser fornendo un incremento dell'energia in uscita dal reattore. Forse potremmo utilizzarlo per fargli produrre l'energia necessaria a sparare qualche colpo.
- E allora perché non l'hai ancora messo in funzione?
- Perché è un dispositivo sperimentale. Avrei dovuto testarlo durante questa missione ma non ne ho avuto la possibilità. Potrebbe esplodere e vaporizzare l'intera nave.
Dopo un attimo di indecisione, una lampo di luce balenò negli occhi di K'Tar. L'orioniano battè i pugni enormi sulla consolle, facendola vibrare, poi disse: - Se non possiamo sparare siamo perduti. Tentiamo!
Kevler guardò il compagno negli occhi e vedendo la sua determinazione si fece coraggio. - Per utilizzarlo dovrò disattivare tutti i protocolli di sicurezza della sala macchine - disse mentre digitava rapidamente alcune sequenze di comandi.Quando ebbe finito si voltò e mormorò: - Fatto. Adesso stiamo a vedere.
Improvvisamente il comunicatore diffuse la voce di Aldea: - Sala macchine avete risolto i problemi?
K'Tar guardò gli indicatori sulla consolle e poi rispose: - I motori a curvatura sono a posto, gli scudi sono al 10% stiamo ricalibrando le armoniche ci vorranno almeno un paio d'ore per avere un 80% di funzionalità, non resisteremmo a lungo ad un attacco.
- Bene, occupatevi dei motori, al mio comando dovrete far volare quei motori... dovrete darci almeno curvatura 7 - ordinò Aldea prima di chiudere la comunicazione.
- Perché non hai detto nulla dell'overboost? - disse Kevler.
- Preferisco morire combattendo che subire l'ira di quella donna. Ha una strana luce negli occhi quando da un ordine. Se la conoscessi sapresti cosa voglio dire.
Kevler alzò le spalle. Il pensiero che la sua vita dipendesse da Aldea lo inquietava sempre più. Dalla prima volta che aveva sentito la sua voce aveva avuto l'impressione di trovarsi alla sua mercè senza possibilità di scampo e ora se ne stava convincendo sempre di più. Pochi istanti più tardi i motori a curvatura furono attivati e i suoi pensieri vennero spazzati via e rimpiazzati da altri, più immediati e pratici. Il reattore resse senza problemi e per qualche istante i due ingegneri poterono rilassarsi.
La pace, però, durò solo qualche istante perché all'improvviso i circuiti di precarica dei phaser principali sibilarono e crepitarono mentre l'overboost sfrigolava per la sofferenza.
I raggi energetici saettarono nella gelida oscurità dello spazio verso i loro bersagli e la sala macchine piombò nel caos più totale. L'allarme acustico entrò in funzione mentre due controlli di sicurezza scattavano a protezione dei circuiti e le consolle secondarie eruttavano cascate di scintille.
K'Tar si mosse velocemente e disattivò le sicure appena in tempo per permettere alla plancia di fare fuoco una seconda volta. I circuiti di precarica crepitarono per il sovraccarico poi il raggio partì scaricando tutta la propria rabbiosa potenza distruttiva.
Due consolle secondarie esplosero in una nuvola di fumo acre che il sistema di mantenimento, portato al minimo, non poteva dissipare. Tossendo furiosamente e con gli occhi che bruciavano, Kevler e K'Tar spensero il principio d'incendio.
Quando ebbero finito videro una luce rossa che lampeggiava insistentemente sulla consolle principale del reattore mentre l'allarme acustico martellava i loro orecchi.
- L'overboost sta per esplodere - disse K'Tar aprendo il pannello del dispositivo.
- Stacca tutti i cavi dalla piastra principale. Parti da quello più a sinistra e lascia solo quello più a destra. Io intanto riporto il flusso di antimateria nel condotto principale.
K'Tar afferrò il primo cavo e tirò. La forza della sua mano enorme strappò il robusto cavo dall'alloggiamento. Soddisfatto, l'orioniano continuò così fino a che rimase solo l'ultimo cavo.
Kevler tornò alla consolle principale, digitò un comando e disse: - Adesso stacca anche l'ultimo.
K'Tar eseguì e istantaneamente l'allarme si spense. L'orioniano controllò rapidamente lo stato dei sistemi principali, poi riportò il supporto vitale a livelli normali.
Il fumo venne aspirato e quasi istantaneamente l'aria tornò pulita. - Avremo molto lavoro da fare, io e te non appena saremo in salvo - disse poi, indicando la sala macchine con un ampio gesto.
- Speriamo che sia finita. Questa carretta non può reggere oltre - rispose Kevler, ormai esausto.
K'Tar attivò una connessione con la consolle tattica della plancia e poi disse: - La Galaxy è ferma davanti a noi. Ha seri danni alla gondola di dritta. Ha gli scudi alzati ma non può sparare nè utilizzare i motori a curvatura. Credo che la battaglia sia finita.




:: Diario 012 : K'Tar - Pulizie!

Luogo e Ora : sala macchine Steamrunner - Ore 19:25
Data Stellare : ????
Data terrestre : 11/01/2381

Oramai la nave sembrava essere completamente sotto il controllo dei pirati.
La nave federale era stata danneggiata e non avrebbe potuto inseguirli senza mettere a repentaglio le vite del suo equipaggio e dei civili a bordo.
Il Capitano Hobaiashi continuava a camminare nervosamente nel suo ufficio.
L'attacco che avevano subito era stato veloce e infido. Avrebbe dovuto essere preparato per simili evenienze, ma la collera di essere stato giocato per la seconda volta da Jolar'Nat lo aveva reso imprudente.
L'unica cosa che aveva potuto fare, era stata quella di comunicare al Comando di Flotta ed al Governo della Repubblica di Leetha che la nave di classe Steamrunner era stata presa ed ora era controllata da un manipolo di pirati spaziali.
Utilizzando la registrazione del filmato dell'ultima comunicazione con la nave, avevano potuto identificare alcuni dei pirati, nella speranza che potessero essere catturati. Se fosse riuscito a catturarne uno lo avrebbe fatto parlare e magari avrebbe potuto riprendere la nave e soprattutto quel maledetto di Jolar'Nat.
Il suo onore era stato compromesso.
Se non avesse avuto tanti civili con sé sulla nave, si sarebbe gettato all'inseguimento dei fuggiaschi. Ma non gli fu permesso di prendere in considerazione una caccia personale: sia il Comando di Flotta che quello della Repubblica glielo avevano proibito ed ordinato di tornare alla Base Stellare 372.
La posizione della Repubblica di Leetha era stata danneggiata dalle continue incursioni piratesche nel suo settore, ed i territori confinanti non mancavano di ricordarglielo ad ogni occasione. Stava perdendo oramai potere nel quadrante.
Era riuscita ad ottenere delle navi dalla stessa Federazione, che solitamente non le lasciava toccare da nessuno. Solo in pochi si erano guadagnati tale privilegio. A causa del furto, però, tale posizione era oramai compromessa, e la nave motivo di vanto era diventata la loro più grande vergogna.
Dovevano riprendersela ad ogni costo.

Era oramai passata un ora dall'attacco. A bordo della nave stava tornando la calma. L'equipaggio pirata era ancora impegnato nel controllare tutti i possibili nascondigli per eventuali fuggiaschi.
Ne avevano trovati molti rintanati nei condotti, che diedero loro del filo da torcere.
Altri si arresero senza troppi problemi: sapevano che sarebbe stato inutile combattere. La nave era oramai sotto il controllo della Fratellanza. Il loro stesso Capitano aveva chiesto tramite il sistema di comunicazione di arrendersi: il rappresentante dei pirati, la donna che aveva catturato la plancia, aveva promesso che a chi si fosse arreso non sarebbe stato torto un capello. Con ogni probabilità sarebbero stati riconsegnati al loro Governo in cambio di qualche riscatto.
Stavano viaggiando a curvatura 7 verso un luogo d'incontro dove avrebbero dovuto incontrare il loro Capitano e le due navette che avevano usato per catturare la nave.
Bruciava il fatto d'aver dovuto abbandonare il cargo zibaldiano, ma senza motori a curvatura, sarebbe stato un peso. Sicuramente Leetha aveva già mandato qualche nave ad inseguirli.
La Steamrunner non avrebbe retto ad un altro attacco. I motori erano quasi andati. L'energia di tutti i sistemi non vitali erano state dirottate ai motori ed al deflettore per poter viaggiare a curvatura, ma anche così non riuscivano a superare curvatura 7. In definitiva erano ancora un facile bersaglio.
L'unica loro speranza era di recuperare i loro compagni e rifugiarsi all'interno degli asteroidi che circondavano Togartu.
Aldea era occupata in plancia. Aveva dato l'ordine al computer di rintracciare tutti i membri dell'equipaggio e di segnalarle la loro posizione, nella speranza che qualcuno fosse stato tanto stupido da portarsi ancora addosso il comunicatore. Effettivamente molti lo portavano ancora: fu facile trovarli e catturarli. Qualcuno era stato più furbo, ma i sensori interni lo avevano scovato e segnalato la posizione ai gruppi che aveva mandato in giro per sorvegliare la nave.
In plancia c'erano anche T'eyan e Kevin, aiutati da altre 4 persone.
Kevin stava cercando di far seguire alla nave la rotta che li avrebbe portati al loro rendez-vous, ma non era facile visto i danni che la sala macchine aveva subito, con l'aggiunta dei sabotaggi che i Leethani fuggiti al primo attacco avevano fatto. Doveva anche cercare di rendere il più possibile difficile una loro intercettazione, ed a una velocità come la loro era di vitale importanza fare continui aggiustamenti di rotta.
Gli stabilizzatori gli armamenti erano quasi off-line.
T'eyan era occupata a dar ordini alla squadra di riparazione impegnata a riattivare i sistemi danneggiati. Intanto controllava i sensori affinché nessuno li stesse inseguendo. Anche se non lo dava a vedere era preoccupata.
Si spaventò quasi al sentire la chiamata. "Johnson a T'eyan".
Seccata rispose "Qui T'eyan! Che diavolo c'è ancora?"
"Scusi." disse un po' perplesso l'umano, di certo non si aspettava di sentire nella voce della vulcaniana una nota emotiva. "Le comunico che abbiamo catturato anche l'ultimo membro dell'equipaggio. Stando alle registrazioni della nave erano in 107 persone. 43 sono in cella o rinchiusi negli alloggi, 37 sono in infermeria per ferite più o meno gravi, 27 sono i morti accertati. I conti tornano."
"Bene. Informatemi se ci sono altre notizie. Qui plancia. Chiudo"
Aldea aveva sentito la comunicazione.
Era felice di non dover temere altre seccature da parte di altri sabotatori a bordo, ma le 27 vittime non le andavano a genio.
L'ordine era di non uccidere nessuno, salvo casi estremi.
Avrebbe controllato per essere sicura che non avessero ecceduto in zelo le pattuglie che aveva mandato a controllare la nave. Avrebbero dovuto imparare a misurare le loro azioni. Ogni minimo eccesso o errore potrebbe costare la vita di loro tutti. Il controllo innanzitutto. Voleva solo professionisti con se, ma gli eventi recenti non avevano permesso loro di fare troppo gli schizzinosi.
Ripensò al giovane romulano che era appena sparito per cercare Babel: non capiva la fiducia che Jolar'Nat riponeva in lui, ma si fidava comunque del giudizio del Capitano.
Un altro era sicuramente K'Tar: non sapevano molto di lui. Le credenziali sembravano a posto, ma c'era qualcosa che non la convinceva pienamente. Il fatto che fosse riuscito ad opporsi alla fusione mentale di T'eyan e lo strano comportamento dimostrato la preoccupava. Purtroppo avevano bisogno di una persona che sapesse far funzionare a dovere i motori, e questo sembrava essere capace di farlo. "Se proprio dovessimo togliercelo di torno, ora abbiamo un altro uomo" pensò "anche se non mi fido troppo dei traditori. Ha tradito una volta, può farlo una seconda?"
Cercando di non pensare di chi fidarsi e di chi non, chiamò il segaossa: "Aldea a West. Qual è la situazione in infermeria?"
"La situazione è sotto controllo. Gli ultimi feriti che sono stati portati non sono gravi. Non dovrei aver problemi a tenerli in vita" disse West, finendo la frase in tono volutamente malizioso.
Sul ponte, i presenti si scambiarono occhiate divertite. Solamente T'eyan rimase seria e disse al comunicatore: "Come sta Tari?"
"Il codice Bianco ha funzionato, però ha riportato ferite interne gravi. Non so se ce la farà" rispose il dottore, e questa volta con tono serio.
"Faccia il possibile" disse impassibile la vulcaniana.
Aldea rimase turbata dal fatto che la donna non esprimesse alcuna emozione.
Sapeva che i vulcaniani erano famosi per tale comportamento, ma ogni volta che ne davano esempio, la disturbava molto. Il fatto che avessero già perso altri 3 uomini nell'abbordaggio non l'aiutava a rilassarsi. Forse ne avrebbero perso un quarto tra breve.
Cercando di non pensarci, continuò il controllo delle altre sezioni per sapere a che punto fossero le riparazioni.
I due stavano lavorando alla ricalibrazione delle bobine. Tutte le loro richieste per avere una mano erano state accantonate da un distratto "Più tardi, quando avremo finito a controllare la nave" o da "Avete fatto un ottimo lavoro finora, non vedo l'urgenza di altro personale". Ad ogni risposta tale, l'orioniano contraccambiava con un'infinità di maledizioni sugli avi di quelli che erano sul ponte di comando. Kevler se ne stava a lavorare in disparte fino a che l'altro non si calmava.
Dopo quasi un'ora che avevano riattivato i motori a curvatura ed erano partiti, la sala sembrava fosse stata smantellata, più che riparata. Per poter deviare i comandi dalle postazioni danneggiate, avevano dovuto collegarle drasticamente a quelle che ancora potevano funzionare. L'esplosione dell'overboost aveva sventrato parecchi pannelli, rendendo inutilizzabili parecchi dei condotti adiacenti le postazioni. Miracolosamente la camera di reazione del MARA era rimasta illesa grazie al campo di contenimento indipendente che la circondava.
Adesso il pavimento della stanza oltre che dai rottami era cosparso da cavi che serpeggiavano da una postazione sventrata ad una appoggiata ad un muro, da un pannello fino ad un condotto. era un vero caos che solo i due che lo avevano causato sembravano capirne il senso.
Mentre stava ultimando una connessione, un segnalatore d'emergenza si mise a suonare.
"Fuga di plasma dal condotto J-4 sottosezione 9" li avvertì la voce del computer.
"Dove conduce quello stramaledetto condotto?" chiese K'Tar al compagno.
Questi guardò il PADD che aveva in mano. Subito vi apparve l'intricato schema dei condotti della nave.
"Credo che arrivi." iniziò a dire Kevler, fermandosi quasi subito ed osservando spaventato lo schema. Immediatamente l'allarme suonò.
"Sovraccarico del sistema" rimbombò la voce del computer mentre in un ultimo disperato gesto l'uomo si gettava verso l'altro ingegnere cercando di buttarlo a terra. Mentre rovinavano sul pavimento, il pannello che pochi istanti era di fronte a loro, esplose scaraventando pezzi dello stesso in tutta la stanza e lanciando scintille tutto attorno.
Malgrado la mole dell'orioniano, era riuscito a spostarlo appena in tempo.
Purtroppo o per fortuna, nella caduta si ritrovò ad essere schiacciato dal corpo di K'Tar, cosicché le lingue di fuoco che uscivano dalle parete andarono ad investire il compagno invece che lui.
Immediatamente i due si rialzarono. Kevler si lanciò verso l'estintore per cercare di spegnere l'incendio, mentre K'Tar si toglieva frettolosamente la giubba la cui manica sinistra aveva preso fuoco.
Spento il fuoco, valutarono il danno.
"Maledizione, senza quel condotto dovremmo deviare l'energia attraverso un altro" sbottò K'Tar. Ne aveva avuto abbastanza di esplosioni per quel giorno ed il fatto di avere un braccio ustionato non lo rendeva più felice. E continuando rivolto all'umano: "Tu che conosci meglio la nave, da dove potremmo farla passare?"
"Forse dal condotto. M-oe 47, vicino alla sezione medica. Sarà da fare un bypass manuale" lo informò Kevler. "Forse è meglio che ci vada tu, e visto che vicino all'infermeria ti faccia dare un'occhiata a quel braccio"
Effettivamente il braccio gli doleva e sicuramente era meglio che ci pensasse uno di loro due a mettere apposto quei condotti.
K'Tar esitò un attimo. "E se volesse restare qua solo per farci qualche brutto scherzo?" pensò "No. Se avesse voluto restare da solo avrebbe potuto lasciarmi morire nell'esplosione".
"Va' bene. Sei sicuro di poterti occupare di tutto per un po'?" gli chiese.
Kevin "Nessun problema. Se ne avessi ti posso sempre chiamare con il comunicatore"
K'Tar: "Hai ragione" e dicendolo portò la mano verso la tasca della giubba. E subito si ricordò che stava bruciando ancora nell'angolo in cui l'aveva lanciata. Andò a recuperare il comunicatore, ma questi era oramai distrutto. Tra lo scoppio e le fiamme, non aveva retto e si era sfasciato.
Imprecando, l'orioniano lo mostrò a Kevler che in risposta gli disse "Non importa, usero' il sistema di comunicazione interfonico della nave se c'è qualche problema".
Salutando il compagno, K'Tar raccolse alcuni attrezzi e un tricorder e si diresse al ponte 2.
Kevler tornò ad occuparsi dei danni finché entrò un klingon infuriato nella sala.
Era uno di quelli che erano arrivati con il primo teletrasporto: Babel.
Subito si mise a cercare per la sala.
Kevler, inizialmente non voleva intromettersi (non è salutare disturbare un klingon), ma vedendo che più cercava con lo sguardo e più sembrava infuriarsi, gli chiese "Serve aiuto?"
Babel cominciò a gesticolare ed a fare segni, "probabilmente una qualche sorta di linguaggio per sordomuti" pensò l'umano ed aggiunse ad alta voce "Mi dispiace, ma non riesco a capirti. prova a spiegarti meglio".
Il klingon cercò di comunicare con l'ingegnere, infuriandosi sempre più ad ogni tentativo non riuscito.
Kevler si stava ormai preoccupando. L'energumeno che gli si parava davanti era visibilmente imbestialito. Sembrava cercasse qualcosa, ma non riusciva a capire cosa.
Quando giunse una chiamata dal ponte di comando, sobbalzò.
"K'Tar, a che punto siete?" risuonò nella sala la voce di Aldea.
Babel ringhiò e si guardò attorno.
Con un movimento lento, Kevler azionò il suo comunicatore personale.
"Kevler a plancia. La situazione in sala macchine non è delle migliori, ma ce la stiamo cavando"
"K'Tar, hai ancora bisogno di aiuti? Abbiamo finito di controllare la nave. Posso mandarti qualcuno se ne hai ancora bisogno" continuò la voce dal sistema di comunicazione.
"Benissimo, mi mandi qualcuno ad aiutare. Una mano non la si rifiuta mai" disse sollevato Kevler. Il poter parlare con qualcun altro con davanti il klingon infuriato, lo rassicurava un pochino.
"Va bene" rispose Aldea "K'Tar, tutto bene? Perché non rispondi tu alle tue chiamate?"
Babel sembrava ancor più nervoso.
"A dire il vero, K'Tar è andato a riparare un condotto vicino all'infermeria e a farsi medicare" rispose per conto del compagno assente, Kevler.
Dopo un paio di secondi Aldea riprese a parlare "A noi risulta essere là in sala macchine con te e Babel. Il suo comunicatore ne segnala la presenza a due metri da te"
Babel si mise a girare per la stanza con fare minaccioso, impugnando un disgregatore nella destra ed estraendo un pugnale con la sinistra. Stava cacciando la sua preda.
"C'è stata un'esplosione. La giacca di K'Tar ha preso fuoco. Credevamo che il comunicatore fosse rotto. Lo ha lasciato qua ed è andato al ponte 2"
"Era meglio che mi informasse prima di fare un giro per la nave!" disse calma Aldea "Comunque, quando torna voglio che mi facciate un rapporto completo. Plancia. Chiudo"
"Agli ordini, mon capitaine" disse Kevler quando la comunicazione era oramai chiusa.
Si girò, ma del klingon non vi era più alcuna traccia.




:: Diario 013 : T'eyan - Disastro

Luogo : Cintura degli asteroidi, nei pressi di Togartu
Ore 20:45 A bordo dello Steamrunner
Data Stellare : 11.01.2381

"Ecco fatto" disse il dottor West, terminando di medicare il braccio ferito del grosso orioniano.
"Posso tornare a lavorare?" chiese K'Tar. "Con la nave in queste condizioni ho un sacco di cose da fare."
West assentì: "Per me non c'è problema" rispose il medico, riponendo il bisturi laser sul vassoio operatorio "Solo, non sforzare troppo il braccio, e torna a farti vedere domani"
"Adesso ho da fare qui". Il motorista estrasse da una tasca alcuni attrezzi, si inginocchio' di fronte ad un portello, e lo aprì. "Debbo fare un bypass, in modo da far passare l'energia attraverso il condotto M - OE 47, visto che tutti gli altri sono saltati a causa dell'overboost."
Il dottore commento': "Non ho capito niente, ma se è necessario faccia pure. E' sufficiente che non tocchi le apparecchiature mediche."
Si allontano' da lui per accostarsi ad un lettino sul quale giaceva la vulcaniana Vedaris, controllando i dati medici che comparivano su un monitor. Era stabile, ed a meno di complicazioni imprevedibili l'agente della sicurezza della Steamrunner era fuori pericolo. Si giro' verso di lei con un sorriso incoraggiante sulle labbra, che spense appena si accorse che la ragazza lo guardava con evidente disprezzo - evidente per dei vulcan, ma lui aveva passato abbastanza tempo su Vulcano per riuscire a comprenderli al di là dell'apparente mancanza di emozioni, senza troppa difficoltà... O quasi.
Poco più in là, un complesso apparato rigenerativo circondava il corpo immobile di Tari, ma non c'era nient'altro che potesse fare per lei al momento, se non sperare che la rigenerazione cellulare procedesse rapidamente. Attraverso il vetro divisorio che separava le sezioni dell'infermeria, poteva vedere Hayez sorvegliare l'assistente medico dello Steamrunner, che si prodigava per i feriti di entrambe le parti.
"Se non altro, quel medico è in gamba. Mi ha tolto di dosso un bel po' di lavoro" pensò West. "Non mi dispiacerebbe se restasse con noi. Ma come diavolo si chiama? Me lo ha detto, prima. Qualcosa come Mallow? O era Malkovich? Non mi ricordo."
La porta si aprì, si precipitò dentro Babel.
"Ehi, che fretta" commentò sarcastico il dottore. "La nave sta andando a fuoco, per caso?"
Babel accennò di no, poi si voltò verso K'Tar. Questi sospirò: "E' successo qualcos'altro in ingegneria? Adesso ho da fare qui!"
Il klingon scosse di nuovo la testa, ma gli si avvicinò di qualche passo.
K'Tar gli voltò le spalle, concentrandosi di nuovo sul circuito su cui stava lavorando.
West sorrise fra sé: Babel doveva essere stato disperato all'idea di avere perso di vista anche per un solo minuto l'orioniano. Bene, non c'era altro che potesse fare lì. Adesso, aveva un'altra paziente vulcaniana a cui badare.
Si diresse verso il piccolo ufficio del medico di bordo, attiguo all'infermeria. T'far lo stava aspettando lì. Aveva dovuto darle una robusta dose di calmanti, per ridurre la portata emotiva del suo improvviso ingresso nel periodo del Pon Farr, ma sapeva che avrebbe dovuto comunque. Ehm. Assisterla per tutta la notte.

Ore 21,05
Plancia della Steamrunner

Dallo schermo, la luce rossastra del sole del sistema Saaliano dava una parvenza sanguigna alla fascia di asteroidi che circondava il secondo pianeta.
"Siamo nel punto di rendez - vous" - informo' Kevin Brett, dalla postazione del pilota. Avevano a disposizione solo l'energia a impulso, da quando era saltato il condotto dell'energia principale giù in ingegneria, ma fortunatamente, quando era successo, loro erano già entrati nel sistema, e la propulsione ad impulso era stato sufficiente a raggiungere la posizione.
Compensò le spinte gravitazionali del pianeta - una gigante gassosa - e mise la nave in arresto totale.
Aldea si impensierì. Per evitare che la nave della Federazione li tracciasse, avevano seguito una rotta molto piu' lunga di quella che avevano dovuto seguire i loro due runabout. Avrebbero dovuto gia' essere li', ad aspettarli. Dov'erano andate a finire la Morgan e la Revenge?
"T'eyan, fai una scansione del sistema" ordinò.
"Ne ho già fatte due. I nostri runabout non ci sono" rispose la vulcan.
Gli uomini sul ponte si scambiarono sguardi allarmati. Aldea si passò la lingua sulle labbra secche, poi disse, con voce atona:
"Ci sono frammenti? Residui di esplosione?"
T'eyan scosse la testa:
"No. Nessun indizio che possa far ritenere che la Morgan e la Revenge siano esplose. D'altra parte, non rilevo nemmeno residui di ionizzazione, che possano far pensare che siano passate di qui. Probabilmente sono solo in ritardo per qualche motivo."
"Se è così, non ci resta altro che aspettare" disse Aldea. "Ne approfitteremo per pensare alle riparazioni"

Ore 22,10
Infermeria

K'Tar termino' il suo bypass, poi si sporse verso Babel:
"Scusa, mi passeresti il tuo comunicatore, per favore? Il mio e' bruciato."
Il Klingon si sfilo' il comunicatore dal polso, e glielo porse. K'Tar lo premette:
"K'Tar a Nick Kevler: ho completato il circuito di bypass, puoi cominciare a convogliare l'energia nel condotto M - OE 47."
Dal comunicatore emerse la voce dell'ingegnere:
"Bene! Io intanto ho cominciato a ripristinare qualcuno dei vecchi collegamenti, ma fino a quando non avremo replicato i giusti pezzi di ricambio, dovremo usare quel condotto. Sempre che il bypass tenga."
"Certo che terra'. L'ho fatto io!" disse, orgogliosamente, l'orioniano "Vuoi scommettere?"
Una risata sarcastica venne dal comunicatore: "Se quel condotto non tiene la classe Galaxy riuscira' a raggiungerci, e saremo nei guai. Come pensi di pagare la scommessa, se perdi?"
"Se non vuoi scommettere, allora fidati. Devia l'energia su questo condotto" ribatte' K'Tar.
Babel seguiva avidamente lo scambio di battute. Strinse, irrequieto, il manico del suo pugnale: Jolar'Nat gli aveva ordinato di uccidere K'Tar, appena non fosse più stato utile.
Il messaggio che gli era stato trasmesso attraverso il Moccioso era stato chiaro: era troppo pericoloso, per loro, tenere un uomo del quale non potevano fidarsi in una posizione così delicata come quella del motorista: c'erano stati troppi incidenti in quella sezione ingegneria perché ci si potesse dire sicuri di lui.
Babel avrebbe ubbidito.
Tuttavia.
Quell'uomo, in quel momento, era ancora utile.
L'incertezza su come e quando avrebbe dovuto eseguire l'ordine di Jolar'Nat lo innervosiva. Preso dai gesti e dalle movenze dell'orioniano, non si avvide della mano sottile che si avvicinava al vassoio operatorio.
Un tenue ronzio confermò che il circuito stava trasmettendo regolarmente energia alle gondole a curvatura.
K'tar sorrise, fissando il bypass: nonostante quello che aveva detto al comunicatore, non era stato affatto sicuro che avrebbe funzionato. Si girò verso il Klingon, ma l'aria di trionfo si trasformo' in una smorfia di terrore:
"Attento..!" grido'.
Babel si volto' di scatto, impedendo a Vedaris di praticargli la presa vulcaniana alle spalle, ma la mossa gli scopri' il fianco sinistro. Lei lo colpi' con il bisturi laser. Un fiotto di sangue amaranto sgorgò dal Klingon, che aprì la bocca in un muto urlo di dolore.
K'Tar si slancio' verso la donna, ma lei era riuscita ad afferrare il faser appeso alla cintura di Babel, lo punto', sparo'.
L'orioniano sentì il fuoco scoppiare nelle sue viscere, poi si accascio', precipitando nelle tenebre dell'incoscienza.
Vedaris sentiva la testa che le girava. Non avrebbe potuto reggere a lungo e lo sapeva.
"Il dolore non esiste. Il dolore è solo una emozione" si ripeteva, come quando, da bambina, avevano cominciato ad insegnarle le vie della repressione delle emozioni.
Respirando affannosamente, regolo' al massimo la potenza del faser. Una parte della sua mente, per un istante, si meraviglio' che quei pirati si fossero preoccupati di regolare al minimo le loro armi, nel loro attacco. Represse quel pensiero. Aveva capito cosa fare nel momento in cui aveva sentito la conversazione di quell'orioniano con l'ingegnere traditore.
Si concentro', punto' il faser verso l'apertura nella paratia, e in un lampo distrusse il bypass.

Ore 22,15
Plancia

Sulla plancia di comando le luci ondeggiarono, si spensero.
Dopo pochi secondi entrarono in funzione le luci del generatore di emergenza, ma lo schermo rimase buio.
"Interruzioni di energia sui ponti da 7 a 9! Scudi abbassati, sensori esterni non funzionanti" grido' T'eyan.
"Il timone non risponde!" le fece eco Kevin Brett. "Niente propulsione warp, niente impulso."
"Supporto vitale?" - chiese Aldea.
"Funziona regolarmente" rispose T'eyan. "Rilevo emissioni di energia da faser in infermeria. Inoltre, l'interruzione di corrente ha fatto saltare i campi di forze che chiudono le celle di sicurezza, dove si trova l'equipaggio superstite dello Steamrunner. Avevo messo una decina di uomini a sorvegliare le celle, non dovremmo avere problemi a tenerli dentro."
Accenno' a un Klingon accanto a lei di sostituirla al tattico:
"G'Kourn, reinizializza i sensori esterni e tieni sotto controllo la situazione delle celle al ponte 8. Io vado in infermeria. Ylah, Maysha: con me!".
Si volto', dirigendosi al turboascensore, seguita dalle due donne.
Aldea intanto premeva il comunicatore: "Aldea a sezione ingegneria: che diavolo è successo?"
Rispose la voce di Nick Kevler: "Non lo so. Deve essere saltato il bypass del condotto dell'energia da ingegneria alle gondole di curvatura che avevamo fatto in sezione infermeria. Ha prodotto un corto circuito che ha coinvolto - fra l'altro - i comandi di navigazione. Sto cercando di ripristinare i contatti, ma mi ci vorranno almeno un paio d'ore."
"Deve fare più in fretta! Nel frattempo, siamo alla deriva. Se dovesse rintracciarci la nave della Federazione, saremmo senza difesa!" - disse Aldea.
Kevin Brett si volto', mortalmente pallido: "Ho paura che il pericolo sia un altro. Senza timone, non posso compensare la forza gravitazionale del pianeta. Corriamo il rischio di precipitare nell'atmosfera."
Aldea si rivolse ancora al comunicatore: "Kevler, ha sentito?"
"Si. Mi metto al lavoro immediatamente. Kevler, chiudo."

Ore 22,18
Infermeria

Babel si tirò su in piedi. Il dolore era ferocissimo, ma lui non vi badava: era stato ferito da una fragile donna, e questo incrudeliva il dolore con l'oltraggio al suo onore klingon. Afferro' il pugnale con cui aveva pensato di uccidere K'Tar, e si avventò verso di lei.
La donna gli sfuggi', arretrò, cercando rifugio dietro il lettino di Tari.
Babel sentì le forze mancargli, gli si annebbio' la vista. Crollo' a terra, vicino all'orioniano.
Hayez dalla sezione accanto si era accorto di quanto stava accadendo. Si precipitò dentro, con il faser in pugno. Valuto' la situazione: non poteva sparare, avrebbe colpito Tari!
Vedaris si sporse, sparo' contro il pirata.
Hayez scarto' a sinistra, schiacciandosi contro il pavimento. Il colpo vaporizzo' all'istante i monitor medici di controllo. Fasci luminosi di fibre ottiche penzolarono sfrigolando fra le scintille. La vetrata esplose proiettando frammenti.
Il medico - che aveva seguito Hayez - si riparo' dalle schegge, grido':
"Vedaris! Fermati! Ucciderai tutti i feriti dell'infermeria!."
La donna smise di sparare:
"Sei dalla loro parte anche tu, adesso? Hai tradito anche tu, come l'ingegnere? Cosa ti hanno promesso? Denaro?"
Il medico le urlo': "Sto soltanto cercando di fare il mio mestiere: salvare la pelle a quelli che sono qui dentro, compresa te! E mi spieghi tu che cosa diavolo pensavi di fare, mettendoti a sparare all'impazzata qui dentro?"
"Fermarli!" - ribatte' lei - "Il traditore ha detto che una nave di classe Galaxy era sulle nostre tracce, e che se fosse saltato il condotto che passava dietro quella paratia, la nave ci sarebbe stata presto addosso. Era la mossa piu' logica, per impedirgli di impadronirsi definitivamente della Steamrunner"
Il medico guardo' verso la paratia, vide il disastro dei circuiti anneriti e contorti del condotto dell'energia. La donna scivolo' verso una porta, tenendosi bassa per sfuggire al fucile faser di Hayez.
Il medico riprese: "Va bene, ci sei riuscita, ma adesso smettila di sparare e butta via quel faser."
La donna respiro' a fondo. Era vero: doveva arrendersi. Non avrebbe avuto alcuna logica proseguire uno scontro a fuoco che non aveva speranze di vincere. Poso' il faser sul pavimento, e attese che quel pirata venisse a prenderla.

Ore 22,23
Infermeria

Richiamato dai rumori della lotta, Herbert West era accorso in infermeria, seguito da T'far e dall'onnipresente Kashit.
L'umano, inorridito, guardo' intorno a se' la desolazione lasciata dalla sparatoria. Mucchi di detriti misti a sangue cospargevano il pavimento. I monitor e l'attrezzatura medica di quella stanza erano fuori uso. Anche l'apparato per la rigenerazione cellulare di Tari era fuori uso. Prese il suo tricorder e controllo' i segni vitali. Erano lontani dall'ottimale, ma sufficientemente stabili. Per quanto incredibile, quella ragazza poteva ancora riuscire a cavarsela.
Il grosso klingon che Jolar'Nat chiamava Babel era per terra, con il bisturi laser ancora conficcato nel fianco sinistro. L'assistente medico - tricorder alla mano - lo stava esaminando:
"E' meno brutta di quello che sembra" disse, appena West gli si avvicino'. "Questo Klingon ha la pelle dura. La ferita è solo superficiale, non ha leso organi vitali. Fortunatamente Vedaris non aveva la forza fisica per colpire con piu' efficacia"
"Bene. Si occupi lei di Babel, mentre io penso all'orioniano" - fece il dottor West, accostandosi a K'Tar.
Sospiro' di sollievo, leggendo i dati del tricorder: la scarica di faser doveva essere stata al minimo, sufficiente a metterlo fuori combattimento, ma non ad ucciderlo.
Preparo' un ipospray e lo fece rinvenire. K'Tar si tiro' su a sedere, scuotendo la testa per scacciare il torpore.
"Calma, ragazzo: hai avuto una giornata dura. Ma fortunatamente, non hai niente di rotto" gli disse West. Lo aiuto' a sollevarsi da terra, controllando i dati medici.
Un rumore lo fece sussultare. Si volto' e vide tre dei pirati materializzarsi nella stanza, con il faser spianato. Il dottor West riconobbe fra loro T'eyan:
"Arrivate tardi."
"Che è successo, qui?" - gli chiese la donna.
"La sua conterranea qui presente" - accenno' a Vedaris, tenuta per un braccio da Hayez, - "ha deciso di fare l'eroina, a spese del povero Babel e di K'Tar. Per fortuna non ha ucciso nessuno."
"Se e' stata lei a far saltare quel condotto, probabilmente ci uccidera' tutti, a meno che l'ingegnere non riesca a far funzionare di nuovo i comandi di navigazione. Stiamo precipitando nell'atmosfera di un pianeta, e le navette di salvataggio di questa nave non sono sufficienti per due equipaggi, il nostro e quello della Steamrunner!" ribatte' il tattico.
K'Tar bestemmio': si era reso conto solo in quel momento del disastro.
Barcollando, si avvio' verso la porta: "Debbo tornare in ingegneria."
T'eyan fece segno ad Ylah di accompagnarlo, mentre West si accostava di nuovo al lettino di Tari.

Ore 22,31
Plancia

L'impatto con l'atmosfera era ormai imminente. Anche se lo schermo era ancora buio, bloccato dal guasto dei sensori esterni, potevano sentirlo tutti. Era una vibrazione, che si comunicava attraverso il pavimento, le paratie, arrivando direttamente a scuotere i nervi di quanti si trovavano in plancia. G'Kourn biascicava parole dal suono atroce in un oscuro dialetto klingon, mentre premeva disperatamente i pulsanti della consolle tattica di fronte a sé.
Brett vide illuminarsi di fronte a sé la consolle di navigazione: "Ho di nuovo i comandi!" grido'.
Lo raggiunse Aldea: "Puoi portarci fuori di qui?"
Brett premette ansiosamente i pulsanti, poi scosse la testa: "No. L'energia adesso arriva ai sistemi di navigazione, ma non alle gondole. Siamo ancora in balia delle forze gravitazionali."
"Ci stiamo avvicinando seguendo una traiettoria a spirale" disse Mokt, dalla postazione scientifica. "A questa velocita', dovremmo toccare gli strati superficiali dell'atmosfera del pianeta fra 8 minuti circa."
L'impotenza esasperava gli animi. I minuti si rincorrevano veloci in una disperata ricerca di salvezza.
"Mancano due minuti all'impatto con l'atmosfera" avviso' Mokt.
Aldea sospiro'. Non c'erano sufficienti navette per portare fuori i due equipaggi. Sarebbero morte moltissime persone. Disse, stancamente: "Non c'e' altro da fare: dobbiamo abbandonare la nave. Con le navette di salvataggio possiamo."
Un sobbalzo.
Il respiro mozzato, grido': "Ma cosa?"
Mokt: "Siamo stati agganciati da un raggio traente. Ci stanno tirando via!" - dopo un istante - "Sto ricevendo un segnale"
Nella plancia si senti' una risata, e risuono' la voce allegra di Jolar'Nat: "Allora? Si puo' sapere che state combinando, laggiu'?"
Aldea recupero' il suo sangue freddo: per un momento aveva pensato che la classe Galaxy li avesse raggiunti e catturati.
"Sei in ritardo all'appuntamento, Jolar'Nat" - rispose - "Non è stato cortese da parte tua farci aspettare."
"Davvero? Che strano, a me sembra di essere arrivato giusto in tempo. Ma ne parleremo meglio fra poco."

Ore 23,35
Sezione sicurezza (Ponte 8)

T'eyan era arrivata alla sezione detenzione della Steamrunner. Gli uomini che aveva piazzato a sorvegliare le celle erano tutti al loro posto, diretti da Johnson, un umano dal volto solcato di rughe che era già stato con loro sulla Raven. Si rivolse a lui:
"Tutto a posto, qui? Ci sono stati problemi con l'interruzione di corrente?"
Johnson sogghigno':
"C'è stata un po' di maretta, all'inizio, ma è bastato qualche colpo di faser in aria per ricondurli alla ragione. Sono di nuovo tutti nelle celle. Ho trasportato qui anche quelli che avevamo rinchiuso negli alloggi. Li ho contati: sono in tutto 45, compresa la vulcaniana che avete mandato giù poco fa dall'infermeria."
T'eyan entro' nel corridoio celle. Quattro piccole stanze si aprivano in una delle pareti. Attraverso il campo di forza che chiudeva le celle, vedeva sollevarsi contro di lei sguardi stanchi, ostili o rassegnati. Seduti stretti l'uno all'altro sul pavimento, i membri dell'ex equipaggio della Steamrunner mostravano i segni della tensione, della disperazione che provavano.
Si fermo' di fronte all'ultima cella:
"Perché questa cella è vuota? Sarebbe stato più logico distribuire i prigionieri in tutte le celle, anziché costringerli in uno spazio ridotto" chiese.
"Il campo di forze di questa non funziona. Era già così quando vi abbiamo rinchiuso i primi prigionieri, e per questo abbiamo dovuto concentrarli tutti in tre celle" spiego' Johnson.
T'eyan esamino' con cura la soglia della cella vuota. Non era logico pensare che una nave come quella avesse una manutenzione carente. Sembrava che il campo di forze arrivasse a coprire solo una parte dell'entrata.
Attiro' il suo sguardo un piccolo oggetto metallico di forma triangolare, simile ad un bottone, che si trovava esattamente dietro la soglia. Ma cos'era?
"Questo è un inibitore di segnale!" grido' T'eyan. "Il segnale del campo di forza è stato deviato, in modo da aprire la cella dall'interno! Qualcuno e' scappato da qui!"
Johnson balbetto':
"N-Non non e' possibile! Non abbiamo messo nessuno in quella cella! E poi sbbiamo controllato tre volte: tutti i membri ancora vivi dell'equipaggio dello Steamrunner sono in cella, o in infermeria. Non mancava nessuno all'appello!"
"E' vero. Ho controllato anche io" assenti' T'eyan. "C'erano 107 persone attestate nel ruolo dell'equipaggio della nave, e non ne mancava nessuna. Questo, pero', non puo' che essere un lavoro recente."
S'interruppe un istante:
"Ci doveva essere qualcuno in questa cella, prima del nostro arrivo. Qualcuno che non apparteneva all'equipaggio della nave, e che ha approfittato del nostro assalto per fuggire. Hallen. Il capo della sicurezza Hallen dove si trova?"
Johnson le indico' una delle celle.
L'ufficiale dello Steamrunner, sentendosi chiamare, si era fatto largo fra gli altri e si era avvicinato al campo di forze:
"Sono io, Hallen. Che vuoi?"
"Chi c'era in quella cella?" chiese T'eyan.
"Ed io perché dovrei risponderti?" fece, sfrontatamente, Hallen.
T'eyan lo fisso' dritto negli occhi:
"Per esempio perché sta a me stabilire se e quando sara' accettato un riscatto per la tua liberazione, Hallen. Potresti restare in una cella simile a questa per molto, molto tempo. Anche tutto quello che ti rimane da vivere. Del resto, tu non mi sei indispensabile" incalzo' T'eyan.
"Posso venire a sapere quello che voglio da uno qualsiasi dei tuoi uomini, o dal computer della sezione sicurezza. Mi costerebbe solo un po' piu' di tempo. Tu puoi risparmiarmi la fatica, ed io posso risparmiarti una prigionia piu' lunga. Allora?"
Hallen era impallidito. I suoi occhi brillavano di rabbia impotente:
"C'era una donna. Una bajoriana. La stavamo scortando alla prigione di Kalamis 3, quando e' arrivata la richiesta di soccorso di quel cargo zibaliano."
"Uno Steamrunner per trasportare una sola prigioniera? E' una maquis?" fece T'eyan.
Hallen scosse la testa:
"No. A quel che ne so non e' una politica. Si chiama Modred Leha. Il file con i suoi precedenti si trova nel computer della sicurezza e non e' criptato, puoi vederlo da te."
T'eyan ringrazio' con un cenno, ed usci' dal corridoio celle, dirigendosi alla consolle della sicurezza. Voleva saperne di piu' di quella misteriosa bajoriana per la quale era stato mobilitato un intero Steamrunner.
Sicuramente sarebbe stato un tipo interessante da conoscere.
Pochi minuti dopo, leggeva avidamente la scheda della bajoriana. Sulle labbra di T'eyan apparve qualcosa che assomigliava ad un sorriso: un buon elemento, a quel che pareva.
Si rilasso' per un istante sulla poltrona che era stata di Hallen, riflettendo intensamente. Loro avevano perquisito ogni angolo di quella nave capace di nascondere qualcuno. Dalla Steamrunner non erano partite navette di alcun tipo, di questo T'eyan era praticamente certa. Del resto, avevano presidiato fin quasi dall'inizio dell'attacco l'hangar navette. La bajoriana doveva essere a bordo. Ma dove?
Rilesse con attenzione la scheda, e la risposta le parve lampante.
Si alzo', facendo cenno a Johnson e Ylah di seguirla, e si diresse al turboascensore.
"Livello 5"
Pochi minuti dopo, entravano nella mensa della nave. Nessuno. Dalla cucina, proveniva un delicato effluvio di aromi. T'eyan vi entro'. Una ragazza bajoriana dai lunghi capelli ricciuti stava mangiando un enorme pezzo di torta dall'aria appetitosa. Si lecco' le labbra, e attacco' a mitraglia:
"Salve! Pero', ce ne avete messo, di tempo, ad arrivare. Io ho gia' iniziato a cenare da un pezzo! Scusate se non vi ho aspettato, ma avevo una fame. E poi, mi e' venuta cosi' bene, questa torta. Ah, dimenticavo: qualcuno di voi vuol favorire?"
T'eyan distese le labbra. Si sedette accanto alla ragazza:
"Perché no? Anche a me e' venuta una gran fame."




:: Diario 014 : Leha - Notte Brava

Luogo: Togartu - ore 12.00
Data Stellare : 12.01.2381

La Steamrunner, malgrado i danni ingenti riportati, era pur sempre una nave imponente. C'era da scommetterci che una volta riparata avrebbe dato del filo da torcere anche ad una nave di classe Galaxy... ma adesso, quasi del tutto priva di energia, veniva placidamente trascinata dai due runabout Morgan e Revenge. I motori a curvatura erano inutilizzabili, i sensori fuori uso e gli scudi deflettori al 10%, tuttavia l'equipaggio era in fermento.

Il grosso ingegnere orioniano andava e veniva tra la sezione tecnica e la sala macchine imprecando incessantemente e solo dopo qualche ora era riuscito a ripristinare lo schermo della plancia. Aldea Ajdar irrequieta come sempre stava facendo un primo sopralluogo della nave. Nella mente dell'esperta piratessa già fiorivano idee sulle modifiche da apportare allo scafo e agli armamenti mentre intanto cominciava ad ipotizzare su come fare a procurarsi i pezzi di ricambio necessari. La Vulcaniana dalla pelle scura si stava occupando di interrogare i prigionieri e il dottore era chiuso da ore in infermeria incurante delle proteste di T'far.

Finalmente sugli schermi apparve Togartu, sinistro e spavaldo nella sua sicurezza. Un campo di asteroidi armati, un cimitero di navi, detriti e chissà cos'altro lo circondavano in un'orbita irregolare.
Ex stazione mineraria, ex deposito di contrabbandieri, ex posto raccomandabile. Poco più di una luna e poco meno di una pianeta. Una gigantesca roccia priva di atmosfera all'apparenza deserta e inabitabile.
Chiunque fosse stato il primo proprietario di Togartu, aveva scavato un'infinità di tunnel attraverso buona parte del pianeta trasformandolo in un intricato labirinto di gallerie e caverne abbastanza grandi da contenere perfino runabout e navette di piccole dimensioni.
Il cuore della fratellanza era costituito da zone abitative, magazzini di stoccaggio, hangar, e saloon gettati alla rinfusa, senza una planimetria precisa, collegati gli uni agli altri da turboascensori, corridoi e tunnel a volte ampi abbastanza da essere percorsi con dei runabout. La vera Togartu allungava i suoi tentacoli come una piovra nelle viscere dell'asteroide.
I pirati avevano costruito il loro covo in questo asteroide desolato, ospitando un sottobosco di ricettatori, rigattieri, armatori, riciclatori, mercenari e tagliagole di ogni genere.

Una volta che il centro di controllo si accertò dell'identità delle tre navi, i due runabout e la Steamrunner fissarono un orbita attorno alla base dei pirati e l'equipaggio si preparò a tornare a Togartu.

Jolar'Nat era tornato... ma prima di poter sbarcare e rilassarsi... l'ultima cosa che rimaneva era stabilire dei turni di guardia alla nave, dopotutto Togartu era pur sempre Togartu.

ORE 17.30
Alloggio di Jolar'Nat

"A noi, signore!" disse il capitano pirata.
Altri due bicchieri si unirono al brindisi in onore di un'impresa disperata che, anche se con qualche contrattempo, era stata portata a buon fine.
I primi ufficiali avevano conferito a lungo, ricostruendo un dettagliato rapporto sull'operazione e tirando le somme dell'accaduto.

"Come puoi vedere dall'inventario e dal resoconto dello stato della nave i danni sono tutti riparabili" disse Aldea.
"Ottimo, le perdite sono state minime. Mi complimento con voi" ammise orgogliosamente Jolar'Nat. "Certo è che con una nave di quelle dimensioni avremo bisogno di molto personale"
"Direi che tra i prigionieri dello Steamrunner potremmo trovare qualche elemento valido" intervenne T'eyan.
"Volete proporre qualcuno?"
"A dire il vero, capitano, vorrei che tu esaminassi una di quei prigionieri. Troverai utili le sue conoscenze" aggiunse la Vulcaniana porgendogli un padd.
Jolar'Nat lo lesse velocemente e fece un sorriso in tralice.
"D'accordo, voglio parlarci"

Una mezz'ora dopo Modred Leha sedeva su una delle comode poltrone dell'appartamento del capitano, guardandoli tutti e tre con un'espressione stupita.
"Una pirata? IO? È... è..."
"E' un'offerta che ti consiglio di prendere in considerazione"
"Direi di si, capitano! " ...almeno per il momento aggiunse mentalmente... "Accetto! Abbiamo detto venti pezzi, vero? Mi sembra ragionevole, che dovrò fare?"
"Con le tue capacità non so se assegnarti alla squadra di K'Tar o a quella di Aldea..." le disse T'eyan
"Preferirei qualcosa di poco violento, se non è di troppo disturbo, le emozioni mi fanno venire il mal di pancia"
"Domani presentati da me e ti darò la tua assegnazione..."
"...e l'oro? D'accordo non guardatemi così... scherzavo"
"Sai," la interruppe Jolar'Nat "credo di aver già sentito parlare di te... però usavi un altro nome, Modred Leha è quello giusto?"
"Sono tutti giusti, se è per quello..."
"Modred... qualche tempo fa ho conosciuto un certo capitano Greenarrow che mi ha parlato dei guai provocati da una ladra bajoriana."
"Lo sanno tutti che i terrestri sono bugiardi, il lavoro era stato fin troppo facile, non vedo proprio cosa..."
"Non voglio guai nel mio equipaggio."
"Agli ordini capitano!"

La Bajoriana sembrava molto contenta del suo arruolamento e continuava a stringere e a scuotere vigorosamente la mano a tutti.
"Non se ne pentirà Capitano! Ai suoi ordini Comandante, complimenti per il completino! Grazie ancora T'eyan, è stato... è stato... molto logico da parte sua... d'altronde infinite diversità in infinite contraddizioni, no? Allora io vado, eh?"

Quando la Bajoriana fu uscita dall'alloggio Jolar'Nat esplose in una profonda risata.
"T'eyan! Spero che tu sappia a cosa sei andata incontro fidandoti di quel topo d'astronave! Da quello che so è una tipa in gamba ma è anche una miniera di guai, tienila d'occhio: ne sarai responsabile!"

ORE 20.00
Per le strade di Togartu

Grande giorno per i pirati!
L'equipaggio di Jolar'Nat, bisognoso di scaricare l'adrenalina accumulata, si riversò nelle strade della cittadella, invadendo taverne e postriboli. In coincidenza con il loro trionfale ritorno anche l'equipaggio di SonMot stava festeggiando il giorno di paga e gli equipaggi di 4 navi corsare celebravano il saccheggio di una carovana di navi da carico ferengi. In conclusione si generò una specie di carnevale spontaneo.

Leha, camminava per le strade, con il cappuccio della sua ampia casacca ben tirato sul volto, fermandosi ogni tanto a sbirciare le bancarelle o per curiosare quando vedeva crocicchi di persone accalcate negli angoli. A dire la verità si fermò anche un paio di volte per contare i pezzi d'oro che aveva casualmente trovato in giro nelle tasche di pirati di passaggio.
"Uhmmm.. totale... 24 pezzi... sono capitata in un pianeta di barboni! Fai il pirata! Ti arricchirai! BAH!"
Poi adocchiò una taverna particolarmente ampia e affollata e cominciò a sentire un po' di sete...

Il locale era chiassoso e pieno di fumo, si fece largo fino al bancone a forza di gomitate. Casualmente si lasciò scivolare le mani nelle tasche dei pirati che spintonava rimediando altre monete e perfino una D'Ktahg klingon. Neanche su Deep Space Nine aveva visto una tale concentrazione di razze diverse! ... Uffa... le era tornato in mente "lui"... e quando diventava nostalgica c'era solo un'alternativa:
"OSTE! HEY! OSTE! Sei sordo?? Dammi una bottiglia di grappa ferengi!! COSA?? RAZZA DI DEFICIENTE CERTO CHE HO L'ETA'!!!".

Tranne pochi alieni che per ragioni etiche, religiose o fisiologiche non bevevano niente di alcolico la stragrande maggioranza degli avventori era come minimo leggermente brilla.
Arrivata ad un terzo della bottiglia, per usare un'espressione sua, "il cervello prese il volo" e nel giro di poco tempo conobbe quasi tutti i frequentatori della taverna. Essendo nuova del posto, fu coinvolta in un giro di presentazioni incrociate da cui non riuscì più a sottrarsi e di cui, naturalmente, non ricordava un solo nome.

"Aye! Jessuf, timoniere e avanguardia dello Starlight Intruder"
"Modred Leha, psicologa animalista"
"Narek, tecnico scientifico, lunga vita e prosperità"
"Modred Leha, ginecologa xenofoba "
"Ciao cara, sono Alissa, meccanico quantistico"
"Modred Leha, tuttologa onirica"
"Xdsgkfassy, judottodhgfhdsre spettrsadhcialistaxxxwgdq"
"Eh? Dannati Shubniggurattiani, non capisco mai il vostro cavolo di accento!"

... e così via un una ridda di dialoghi surreali, canzonacce cantate a squarciagola e pacche sulla schiena, finché un grasso Boliano, che si scolava un'enorme caraffa di birra versandosene buona parte sulla giacca, la apostrofò con una voce strascicata:

"Hey! Se continuiamo ad arruolare mocciosi sembreremo un asilo invece di un equipaggio pirata! ARGH! ARGH! ARGH!"

Strinse gli occhi dominando la rabbia ... niente guai aveva promesso... una promessa è una promessa... boh? Mica era più tanto sicura di aver promesso qualcosa...
Un sorriso incredibilmente crudele e malizioso si disegnò sulla sua faccia.
Si avvicinò al pirata con passo dondolante e disse con la voce più fastidiosa che riuscì a produrre:

"Non ho mai incontrato un Boliano, chissà quanto tempo ci vuole per diventare un pirata come voi... "
"Sono pirata da una vita, ragazzino! Sono Quenzon della "Strega di Endor" di SonMot, ragazzino!"
"Uh! E quanti anni avete?"
"AH!AH!AH! Trentadue!"
"Sarete il mio esempio, signore!"

Fece un elaborato gesto di saluto che fece sventolare i lembi della sua ampia casacca davanti al naso del Boliano e si allontanò soddisfatta.
Si diresse verso un paio di Nausicani che erano occupati ad un tavolo da gioco e scambiò con loro alcune parole. Gli alieni cominciarono a sbuffare come mantici ringhiando in direzione di Quenzon, che nel frattempo continuava stolidamente a scolarsi birra ignaro di tutto.
"Non mi credete?" sorrise alle facce ingrugnate dei due alieni "Beh! sentitelo dalla sua bocca..."
Si avvicinò di nuovo al Boliano e chiese a voce alta: "Scusa quanti hai detto che ne avevi??!! VENTI?"
"Sei scemo? TRENTADUE!"
I Nausicani si lanciarono contro il pirata urlandogli appellativi di ogni genere "FIGLIO DI UNA *** ti vanti così di aver rubato i soldi a SonMot??"
Contemporaneamente, Modred adocchiò il Klingon a cui aveva rubato il coltello e gli bisbigliò un paio di parole.
Il povero Quenzon stava per replicare alle due guardie del corpo Nausicane quando il Klingon lo agguantò per il colletto alzandolo di 20 centimetri.

"Che diavolo sta succedendo??" chiese a Leha una piratessa zelyta che aveva detto di far parte dell'equipaggio di SonMot.
"Il tizio blu fa il furbo, prende 32 pezzi d'oro mentre il resto dell'equipaggio fa la fame!"
"COOOOSA??? TRENTADUE???"

Nel frattempo dalle tasche del Boliano era saltato fuori il D'Ktahg e una cascata di barrette d'oro stava tintinnando sul pavimento.
"Vi assicuro che non so da dove venga questa roba!!"

Poi non si può più raccontare con lucidità cosa avvenne dopo... il Klingon voleva fare a fette il Boliano, i Nausicani lo volevano vivo, gli equipaggi erano inferociti per la apparente disparità di retribuzione, gli altri pirati si contendevano i pezzi d'oro sparsi per terra... una spinta, un insulto e nel giro di pochi minuti tutti gli avventori della taverna erano coinvolti in una rissa selvaggia.
La confusione era diventata rapidamente incontrollabile, le sedie e le bottiglie volavano come navi in uno spazioporto ferengi mentre il taverniere si rifugiava disperato dietro il bancone di duranio. Un umanoide simile ad un gatto dondolava da uno dei condotti dell'aerazione sul soffitto.

Da quell'immane marasma di alieni urlanti che se le stavano dando di santa ragione senza differenza di sesso o età sbucò da sotto un tavolo la Bajoriana
Si alzò in piedi, si spolverò la casacca di pelle si lisciò i pantaloni e tirò fuori da una delle tasche interne la bottiglia di grappa ferengi miracolosamente intatta. Contemplò per un minuto la sua creazione, individuando il grasso Quenzon che veniva pestato come un tamburo da un Nausicano.
"Peldor Joy, stupido gonzo..." disse fra sé e sé accompagnando il commento con una lunga sorsata di liquore. Ci aveva rimesso un bel po' di soldi e uno splendido coltello... ma volete mettere con quella soddisfazione?

Se la nostalgia le metteva sete, il liquore le metteva fame... oddio... in realtà tutto le metteva appetito... visto che la taverna era inagibile pensò di dirigersi alle cucine più vicine. Per fortuna le parve di trovarsi nella zona di Togartu sotto il controllo di Jolar'Nat... non si sa mai cosa può succedere nelle cucine dei pirati...

La porta si aprì con un sibilo. Rumori... qualcuno stava cucinando... ma che diavolo era quell'odore dolciastro? Carne cruda?? Santi Profeti ! Shak'Tavar ! Urgh!
Vide quattro Klingon che armeggiavano goffamente sui pianali da lavoro... Strabuzzando gli occhi notò che forse erano solo due... si dette uno schiaffo e i due Klingon diventarono uno solo, alto e massiccio come un tronco d'albero stava sezionando, con una specie di mannaia affilatissima, un pezzo di carne di Targ... e la stava fissando...
Leha mandò giù un'altra sorsata di grappa e si azzardò:

"Guarda amico, se vuoi un consiglio, lo Shak'Tavar non va tagliato nel verso della muscolatura e il controfiletto che stai massacrando non è stato frollato a dovere"
"E tu chi diavolo sei???"
"Modred Leha, dietologa critica, in ogni caso il vino che vuoi usare per accompagnare questa massa ributtante di frattaglie è troppo stucchevole e sa di cannella zibaliana, mentre invece si adatterebbe meglio qualcosa di..."

Il Klingon roteò gli occhi verso l'alto chiedendo a Kahless o a qualunque spirito in ascolto la forza necessaria. Quindi agitando il coltello di fronte alla Bajoriana le ringhiò in piena faccia:

"Senti, comedannazionetivuoichiamare, se vuoi mangiare io preparo solo cucina klingon! Se non è di tuo gradimento... FATTELO DA SOLA!"
"Mica è colpa mia se non sai preparare uno Shak'Tavar come si deve!"

I klingon non sono famosi per la loro pazienza... eppure Liam doveva aver appreso qualcosa riguardo alla pazienza nel periodo che aveva frequentato altre razze... resistette ben oltre la decina di minuti...poi agguantò Leha per la casacca e per la cintura, spalancò la porta della cucina e la lanciò nel corridoio.
La Bajoriana piroettò in aria e atterrò in piedi sul pavimento, ricomponendosi assunse un'aria di sfida, bevve un'ultima lunga sorsata di grappa e urlò con quanta voce aveva:
"SE AVESSI UNA FACCIA COME LA TUA INSEGNEREI AL MIO CULO A PARLARE!"
Poi crollò in terra a peso morto mentre la bottiglia ormai vuota rotolava in un angolo.
"Santi profeti... questa sì che è grappa... Hi! Hi! Hi!"

ORE 23.30
Per le strade di Togartu

T'eyan si dirigeva ai suoi alloggi rimuginando mentalmente il programma per il giorno seguente, quando, passando accanto alla taverna più ampia di Togartu, una sedia in acciaio le volò sopra la testa andando a schiantarsi sul lato opposto della strada e allora si rese conto della rissa gigantesca che si stava svolgendo nel locale. Un umanoide dall'aspetto di un grosso gatto riuscì ad uscire dalla taverna strisciando. T'eyan gli bloccò la strada.
"Gas! Che diavolo succede!"
"Le solite cose T'eyan, che vuoi che ne sappia?? Pensavo di riuscire a svignarmela come ha fatto quella Bajoriana appena è cominciato questo casino e invece ..."
"Bajoriana?"
T'eyan alzò un sopracciglio e senza dire altro si incamminò a passo veloce per le strade gremite di alieni, verso la zona sotto il controllo di Jolar'Nat.
Appena voltò, entrando in un corridoio di servizio, sentì in lontananza una voce stridula e fastidiosa che pareva amplificata.
"..DOPO AVERLA SGRASSATA FARLA SOFFRIGGERE IN UN BATTUTO..."
Incrociò Liam, che aveva l'espressione più furiosa che avesse mai visto e gli chiese:
"Che diavolo è questa confusione?"
"Niente di importante, me ne sto occupando io!"
"...CON UN GOCCIO DI SALSA YAMOK..."
"Non ha niente a che fare con una Bajoriana invadente?" rispose T'eyan incrociando le braccia.
"Ho provato sigillare la porte della cucina ma riusciva sempre a trovare il modo di entrare..." confessò il Klingon quasi vergognoso "così quando le ho detto che se l'avessi rivista le avrei sparato è cominciata questa tortura! deve aver trovato il modo di usare gli altoparlanti di emergenza."
"...MA DEVI USARE DELICATEZZA MENTRE SPARGI IL TARG DI SPEZIE..."
"Allora trovala e falla smettere! Ho bisogno di dormire e questo rumore mi infastidisce"
"Ehm... non riesco a trovarla..."
"...ALTRIMENTI ASSOMIGLIERA' A QUALSIASI ALTRA SCHIFEZZA KLINGON..."
Il comunicatore di T'eyan produsse un breve suono e la voce irata del dottore sovrastò quasi il rumore dalle cucine:
"SONO WEST!! Dannazione! Qualcuno mi ha rubato i codici di accesso e ora non riesco nemmeno ad entrare nel mio alloggio!!"

T'eyan cominciò a vedere la soluzione più logica per tenere sotto controllo un flagello come Modred...

"...DEVI SERVIRLO FREDDO PERCHE' SOLO I BUZZURRI COME VOI ..."
"Liam! La Bajoriana che risponde al nome di Modred Leha lavorerà con te come nuovo addetto alle cucine"
"Cooooosa??!!"
"La cosa più logica da fare sarebbe non averla mai presa con noi... ma visto che potrebbe servirci, dobbiamo trovarle un'occupazione che la tenga impegnata e ben lontana da qualsiasi terminale. Preferisci saperla in cucina o libera di girare per la nave?"
"...POSSONO MANGIARE QUELLA ROBA CON LE MANI!"
Il Klingon aggrottò le sopracciglia e disse seriamente:
"T'eyan, credo che rassegnerò le dimissioni come Addetto alle cucine!"




:: Diario 015 : Alex Mallow - Flashback

Luogo: Passo di Ferkat - Nei pressi di Togartu
A bordo della Steamrunner
Data stellare: terrestre 11/01/2381

"Finalmente un pò di pace" - pensò Alex Mallow.
Senza quasi sapere ne' come ne' perché, era stato costretto a trascorrere decine e decine di giorni senza avere un attimo di riposo per cercare di fuggire alle sempre più pressanti "torture" della Federazione in seguito a quella maledetta missione in cui aveva perso tutti i suoi più cari amici.
E ora finalmente sentiva di aver terminato la sua corsa e di potersi concedere un pò di riposo.
Appena aveva sentito dire che la Steamrunner della neonata flotta di Leetah cercava uomini per il proprio equipaggio, non ci aveva pensato due volte e aveva cercato di entrare a bordo.
Quello, in quel momento, era il luogo per lui più sicuro.
Non aveva avuto grossi problemi per entrare a far parte dell'equipaggio, dimostrando subito le sue buonissime doti. Era entrato in qualità di Assistente Medico, ruolo che non attirava su di lui moltissime attenzioni: proprio quello di cui aveva bisogno, anche se le sue capacità erano ben altre.
Dopo alcuni giorni di viaggio ne aveva ottenuto uno di riposo ed ora si trovava nel suo alloggio a riflettere su quello che avrebbe dovuto fare della sua vita.
Tutti i suoi ideali erano stati cancellati, ed ora doveva ripartire da capo sperando che la fortuna lo assistesse ancora per un bel pò.
Proprio mentre la sua mente era circondata da questi pensieri, dalla Steamrunner partì il suono dell'allarme rosso.
"Accidenti, proprio ora? Cosa sarà successo di così grave da far scattare l'allarme rosso?" - pensò Alex.
Si rivestì immediatamente e si diresse verso il turboascensore per poter andare in infermeria e vedere cosa diavolo fosse accaduto. Quando sentì l'ascensore bloccarsi lanciò una imprecazione.
"Tutte a me devono capitare maledizione."
Senza troppi problemi riusci ad aprire le porte dell'ascensore e fu allora che si accorse della gravità della situazione.
Nel piano in cui era capitato vi si trovavano Hallen e alcuni uomini della sicurezza tra cui Vedaris, la ragazza vulcaniana con cui aveva legato maggiormente in quei giorni di viaggio.
Vedaris si voltò verso di lui: "Alex, dei pirati ci hanno abbordato. Da quanto ne sappiamo qualcuno ci ha traditi e sono riusciti ad entrare di sorpresa nella nave: hanno già preso possesso di gran parte della Stemrunner. Dobbiamo organizzare una resistenza ma i campi di forza ci bloccano qui."
Alex annuì, sentiva nuovamente l'adrenalina salirgli in corpo come ai vecchi tempi: "OK, sono pronto cosa dobbiamo fare?"
Hallen si diresse verso di loro: "Voi rimanete qui a sbarrare la strada a chiunque passi, noi cercheremo di usare i tubi di Jeffries per arrivare alla sezione di ingegneria."
E così fecero.
Se riuscivano ad impossessarsi della sezione ingegneria avrebbero potuto riprendere i comandi della nave.
In quei momenti i minuti sembravano interminabili.
Vedaris non lasciava trasparire nessuna emozione, come tutte quelle della sua razza, ma anche lui non era da meno: era ormai abituato a situazioni del genere.
Vedaris si voltò di scatto verso di lui: " Hai sentito?" - domandò.
"Sentito cosa? Io non ho sentito un bel niente" - rispose Alex perplesso.
Un rumore di passi si stava dirigendo verso di loro: si, ora Alex li sentiva.
"Presto, appostiamoci" - sussurrò Vedaris.
Lei si nascose nel condotto di areazione mentre Alex si piazzò all'interno di una stanza. Pochi secondi dopo riuscivano a vedere i pirati.
Erano tre, due donne ed un uomo. Come pensavano stavano cercando di aprire i tubi di Jeffries.
Verdaris fu la prima a fare fuoco e una ragazza crollò a terra.
Alex la seguì subito aprendo la porta e comininciando a sparare.
Il combattimento ebbe inizio. Migliaia di laser passavano attraverso il corridoio.
La grata del condotto d'areazione dove si trovava Vedaris, saltò per aria sotto i colpi dei due pirati e anche lui, non si accorse della Vulcaniana che lo centrò in pieno scaraventandolo a terra: un errore imperdonabile.
Un calore incredibile gli colpì il petto e perse conoscenza.
Quando Alex riaprì gli occhi, si risvegliò con un arma puntata dritta in mezzo agli occhi.
"Non provare a fare scherzi" - lo minacciò la Vulcan che si ritrovava davanti.
Non era certamente il momento di fare l'eroe come a volte gli era capitato in passato: cosa diavolo gli importava se quella nave entrava in possesso di un gruppo di di pirati? Per lui l'importante adesso era accantonare tutti gli ideali che lo avevano sempre contraddistinto e cercare di portare a casa la pelle.
"Non ci penso neanche. Credo di aver già fatto la mia parte, per oggi!" - disse.
La Vulcaniana, lo sottopose ad una serie di domande a cui rispose con grande sforzo a causa dei dolori che gli aveva provocato il laser.
Vedaris era rimasta ferita non gravemente ma la loro compagna era morta.
Alex propose ai due un metodo per cercare di salvarle la vita e grazie a ciò non fu rinchiuso nelle celle come tutti gli altri ma portato a curare i feriti nella sala infermeria.

Vedaris stava già meglio sotto le cure di un abile dottore - pirata che se ne andava a giro con uno strano animaletto.
Alex intanto si occupava dei feriti più leggeri sotto il ferreo controllo di Hayez: così si chiamava l'uomo che lo teneva d'occhio.
Mentre si prodigava per curarne il più possibile, sentì scoppiare dei rumori di arma da fuoco nella stanza accanto.
"Ehi, cosa stà succedendo?" - urlò Hayez.
"La tua amica è impazzita, crede di poter liberare da sola la nave? Vieni con me."
Alex appena si rese conto di quello che era successo, cercò immediatamente di far ragionare Vedaris facendogli capire come tutto quello che stava facendo era inutile: ormai aveva distrutto il bypass.
La Vulcaniana, convinta dalle carismatiche parole di Alex Mallow si arrese ad Hayez.
Purtoppo però il danno che aveva fatto era molto grosso.
In breve tempo nella stanza accorsero il medico della nave pirata e poco dopo altre tre persone tra cui la Vulcaniana che lo aveva sconfitto in combattimento.
La sua compagna, li aveva praticamente condannati ad una morte certa lasciando la nave in balia della forza gravitazionale del pianeta vicino.
Si sarebbero schiantati.
Colpendo il bypass, aveva infatti cancellato ogni possibilità di controllare la nave.
Mentre si occupava del Klingon rimasto non gravemente ferito durante lo scontro, molti dubbi percorsero la sua mente: forse, se si fosse schierato dalla parte dei pirati avrebbero trovato un posto anche per lui nelle navette di salvataggio.
"Ma cosa diavolo stò pensando?" - riflettè Alex.
I suoi compagni erano rinchiusi in delle celle e l'unica amica che aveva fino a quel momento trovato era anch'essa prigioniera.
Non l'avrebbe di certo abbandonata.
Proprio in quel momento un sussulto fece bloccare la nave.
Poco dopo, delle grida di esultanza uscivano dalle altre stanze.
Erano salvi, qualcuno li aveva tirati via con un raggio traente.

Il dubbio però, continuava a balenargli nella mente. Quello che aveva provato durante lo scontro a fuoco era una splendida sensazione che avrebbe volentieri voluto riassaporare: una voglia incredibile di avventura. E forse, quei pirati erano la miglior via per raggiungerla.




:: Diario 016 : Kevin - Una nuova vita

Luogo e Ora : Togartu - Ore 10:35,
Data Stellare : data terrestre: 12/01/2381

Alcune luci intermittenti coloravano il cielo, era notte, da un po' di tempo le notti erano diventate interminabili e piene di angoscia, il suo sguardo continuava a rimanere fisso su quei corpi senza vita, tra questi c'era Akrita...
Mentre le carezzava dolcemente le guance bruciate dalle scariche phaser alcune lacrime cominciarono a percorrere il suo viso creando dei ruscelli di dolore nei quali si infrangevano i suoi sogni ormai perduti di una vita serena con lei.. l'unico grande amore della sua vita, l'unica donna che avrebbe potuto farlo felice... e che ora giaceva li', vittima di uno sporco gioco di potere e di ambizione...
Quante cose avrebbe voluto fare in quei pochi minuti... morire con lei?
Raggiungerla ovunque lei fosse andata... e come? con un'azione senza ritorno contro coloro che l'avevano uccisa? Il suo cervello impazziva mentre il suo viso si contraeva in una smorfia di dolore... e l'inferno piombava su di lui... - un'improvviso rumore lo sveglio' di soprassalto... - MALEDIZIONE, di nuovo quel sogno, Kevin penso' a voce alta... quel sogno che lo tormentava spesso e che non riusciva a dimenticare...
In tutti questi anni aveva provato di tutto, ma niente, quella scena della guerra civile sul suo pianeta lo aveva segnato profondamente e da allora non era stato capace di trovare la serenità... si, aveva tentato di tutto, anche di appropriarsi di una nave federale per tentare di sconfiggere i suoi nemici e di pareggiare il conto... in fondo era stata colpa sua se Akrita era morta, lei con la sua innocenza aveva pagato un conto salato e lui... non era stato in grado di proteggerla... di nuovo una ferita, ogni volta che faceva questo sogno era una pugnalata al suo petto...
Si alzo' dal letto e si guardo' intorno... guardo' quell'alloggio e tutto cio' che lo circondava, tutto era nuovo per lui... ma non importava dove fosse, sebbene si trovasse in un posto squallido e maleodorante, in compagnia di alieni di varie razze, verso i quali aveva ormai un obbligo morale di protezione reciproca, si doveva fidare di loro... ma andava bene, tutto era meglio di quella dannatissima prigione dove piu' volte aveva rischiato di terminare la sua vita... perlomeno qui poteva farlo per un motivo valido...
Ora era un pirata... si sorprese a pensare a se stesso come un vagabondo dello spazio intento solo a depredare ricchezze... lui che aveva sognato di governare accanto alla sua sposa...
- Bleah, stupidaggini... dobbiamo pensare al futuro - disse tra se' e se' mentre accarezzava la bottiglia di brandy sauriano che doveva essere stata la sua compagnia della notte brava, notte di festeggiamenti per la nuova nave... già.. bella nave comunque...
- Al diavolo, questa non puo' risolvermi la vita, - e con una mossa fulminea la bottiglia volo' verso il muro fracassandosi e mille minuscole schegge coprirono il pavimento..
- Problemi Kevin? - echeggio' una voce calda e profonda...
Kevin si giro' e corse con lo sguardo alla ricerca di quel suono, ma non fece in tempo a girarsi che si trovo' a tu per tu' con l'unico occhio di T'eyan..
- Salve T'eyan, ma come hai fatto ad entrare?
- Ero venuta per chiederti una cosa ma credo sia meglio che ti lasci un consiglio: la prossima volta che ti ubriachi cerca almeno di chiudere la porta... non è quello che si dice "un ambientino tranquillo", Togartu e sebbene qui comandiamo noi, c'è sempre da stare all'erta, ricordatelo bene!
- Humm hai ragione, ma vedi queste scheggie? sono il mio addio all'alcol... non berro' piu' nemmeno un goccio di quello sintetico...
- Bene questo mi fa piacere, non vorrei avere un navigatore ubriaco alla guida della nave, soprattutto se ci sono io sopra...
- Mi dispiace T'eyan, a volte è difficile rinchiudere il dolore...
- Si capisco, dovresti apprendere alcune tecniche vulcaniane potebbero esserti di aiuto...
- Ti ringrazio ma credo di dover risolvere il mio problema a modo mio...
- Come vuoi, ma sappi che qualsiasi atteggiamento che possa creare danni all'equipaggio o alla nave sarà portato a conoscenza di Jolar... e ti assicuro che lui non è tenero come me...
- Ti ho detto che posso cancellare definitivamente ogni problema...
- Me lo auguro Kevin ma se dovessi aver bisogno di aiuto ricordati che io sono disponibile...

Kevin continuava ad osservare l'imponente figura dura e energica che si poneva davanti a lui... non sarebbe stata facile la vita di un pirata... non riusciva a vedere un cuore dietro ognuno dei suoi compagni... o forse c'era ma era talmente ricoperto di pece nera che a malapena si poteva vedere... non era certo come l'accademia, o sulla nave federale, li' si' che si respirava aria di antagonismo si' ma di amicizia... qui invece tutto era diverso... e il pensiero comune era ricchezza... bene, era ora di guardare in faccia la realtà e iniziare una nuova vita, diamine era li' e doveva iniziare a vivere...
Si avvicino' alla imponente figura di fronte a lui e molto lentamente tese le proprie mani verso quelle della Vulcan... una voce quasi mormorata disse:
- Ti ringrazio T'eyan ci pensero' su, ma sappi che puoi contare su di me e ti assicuro che faro' il mio dovere fino in fondo... e se cosi' non fosse, se in qualsiasi momento tu ritenessi che il mio comportamento puo' arrecare pericolo alla nave o all'equipaggio, beh sei autorizzata a usare quel grosso pugnale che nascondi nel mantello... voglio che sia tu a impedirmelo...
- Mi dispiace Kevin, ma se cosi' accadesse... sappi che non esitero' a farlo... cosi' come non esitero' a proteggerti se sarai in pericolo... ognuno di noi protegge l'altro e quando siamo nello spazio tutte le nostre vite possono dipendere dalla rapidità di esecuzione di un comando... Ma ora non ci pensare e goditi la tua franchigia, avrai modo di rifletterci abbondantemente in futuro... qui abbiamo tutti molto tempo per riflettere...
- Si lo immagino, grazie di tutto...
- Era un mio dovere verso i nuovi arrivati... non prenderlo come un fatto personale.
- Non preoccuparti, ho capito..
- Bene allora ci vediamo sulla nave appena effettuate le riparazioni, vedi di non cacciarti nei guai come la Bajoriana...
- Bajoriana?
- Si Leha Modred, l'ho assegnata alla cucina, sembra diventata famosa in breve tempo qui e credo si sia fatta numerosi nemici e numerosi amici, stalle alla larga se la vedi, potrebbe metterti nei guai...
- Beh... se dovessi incontrarla cerchero' di capirne di piu'... adoro i ketritz (*piccolo animale originario del pianeta Epsolun IV simile a un gatto ma con artigli e zanne molto accentuati, che si puo' mostrare docile come un agnellino ma pronto a diventare aggressivo senza particolari motivi)
- Contento tu..., bene ci vediamo alla nave, cerca di rilassarti.
- Lo faro', ti porgo i miei saluti T'eyan..

Cosi' dicendo chiuse la porta del suo alloggio mentre la figura scompariva lentamente e si avvio' a fare una doccia gelata... Togartu lo aspettava per mostrargli i suoi segreti, e la sua nuova vita..




:: Diario 017 : Modred - I postumi della sbronza

Luogo e Ora : Togartu - contemporaneo a quello di Kevin
Data Stellare : data terrestre: 12/01/2381

Gente che nottata!
La testa le pulsava e ogni minimo rumore le rimbombava sulle tempie come un tamburo bajoriano da parata.
Ricordava vagamente cos'era successo la sera prima... un grassone dalla faccia blu che diceva qualcosa di "non appropriato", una bella rissa, un Klingon enorme e ... ORRORE!!! Una cucina tenuta in un disordine raccapricciante!!
Santi profeti... Togartu... un rozzo covo di pirati dove, il che era assai peggio, si vendeva della grappa ferengi decisamente annacquata!

"Oooooorrghhh... ...la mia testa..."

Sembrava impossibile che solo pochi giorni fa fosse ancora insieme a "lui" su New Maracaibo, in quel buco di bar...

****

Il Borgot Shiva di New Maracaibo era come al solito affollato e rumoroso. Losche figure parlavano al banco, contrabbandieri, cacciatori di taglie, mercanti di armi, outsider e mercenari bevevano come spugne vantandosi delle proprie imprese.
New Maracaibo, una stazione spaziale indipendente che aveva cambiato così tante volte proprietario da perderne il conto, a causa della vita turbolenta e del ritmo estenuante che imponeva. Un'indipendenza da qualsiasi governo planetario che era mal tollerata dalla Federazione, ma che tuttavia veniva sopportata a causa degli intensi traffici commerciali che ospitava... la maggior parte al limite della legalità.

Leha ed il suo compagno si erano seduti ad un tavolo, in un angolo protetto dall'ombra, sperando di non attirare eccessiva attenzione ( d'altronde... provate ad andare voi in giro con qualcuno come "lui" e non vi risulterà facile passare inosservati! ). Parlavano concitatamente, o meglio era lei che parlava... Il suo amico era a dir poco sconcertante, anche seduto pareva una montagna e come al solito indossava un lungo mantello scuro che gli riparava volto nascondendolo con l'ampio cappuccio.
Molti pirati incalliti si erano scansati timorosi al suo passaggio quando era arrivato nel bar.

"Dannazione! Io verrò con te e questo è tutto!" sibilò Leha e sottolineando il fatto battendo un piccolo pugno sul tavolo.
Lui era immobile, rigido e irremovibile come un macigno.
"Non è la tua guerra e io non posso chiederti di rischiare per una cosa che non ti riguarda"
"Tutto quello che riguarda te adesso riguarda anche me" affermò sostituendo la rabbia con l'angoscia. "Posso sempre esserti utile, chi ti guarderà le spalle?"
"Lo so che mi saresti d'aiuto... non è per questo che non ti voglio con me... lo sai" rispose l'altro misurando le parole come qualcuno che non parla molto spesso e le sfiorò una guancia con una enorme mano guantata di nero.
"...E io dovrei stare qui senza fare niente mentre vai a farti ammazzare?"
"Tornerò"
"Beh! E io non sarò qui ad aspettarti grosso bue!! Anzi! Non prenderti nemmeno il disturbo di tornare! Non voglio più vederti!!"
"Devo andare, il mio passaggio salpa tra pochi minuti."
Il gigante si alzò, gettò un'ultima occhiata alla ragazza, furiosa come un gatto dentro ad un sacco, e si voltò sparendo in strada.
La Bajoriana strinse i pugni fino a farne spillare sangue dai palmi, incidendoli con le unghie, scattò in piedi rovesciando la sedia.
Si catapultò in strada... ma ormai, per quanto fosse enorme, il suo compagno era scomparso. Tirò su con il naso mentre il labbro inferiore si sporgeva pericolosamente tremolando. La folla di gente le passava intorno indifferente come un fiume, alieni intenti a comprare a vendere e a contrattare.
La porta del bar si aprì e ne uscì un Ferengi grassissimo di mezz'età, le si affiancò e si accese un sigaro puzzolente.

"Digli addio, bambina. Quel ragazzo va verso la morte"
"Hai sempre una parola di conforto per gli amici, vero Armidon?"
"Solo con quelli che non borseggiano i clienti del mio locale e accettano i miei inviti a cenette intime" rispose sbuffando anelli di fumo perfettamente concentrici.
"Lui mi ha promesso che tornerà...ecco..."
"Certo, e io sono la regina di Betazed. Ascolta Modred, ho un contratto molto vantaggioso per te: la Vyvern cerca un incursore informatico, imbarco immediato. Naturalmente mi spetta una piccola percentuale come intermediario di soli 5 pezzi d'oro..."
"Santi Profeti! Ho il cuore in frantumi e mi parli di denaro? Non hai un cuore??"
"Certo che si! Sotto il portafoglio! 5 pezzi e ti passo un lavoretto di tutto riposo. Regola ventunesima dell'acquisizione: Non bisogna mai mettere l'amicizia davanti al profitto"
"Non hai rispetto per il dolore altrui?"
"Solo per il lavoro altrui... quando non mi coinvolge, 4 pezzi, ingorda aguzzina!"
"Avido arrivista! 3 pezzi e non uno di più! "
"Dannata ragazzina! 3 pezzi!"
"Va bene!" disse la Bajoriana voltandosi e ritrovando la sua solita espressione da furetto "Ho giusto bisogno di distrazioni... In ogni caso accetterò solo se si tratta di un lavoro senza complicazioni"

****

E invece le complicazioni ci furono... una settimana dopo si trovava sulla Steamrunner diretta verso un carcere repubblicano dove si sarebbe deciso se rimpatriarla a Bajor dove era da anni ricercata o estradarla in almeno altri otto pianeti dove pendevano diverse condanne.

"Umpf... per lo meno su Togartu sono al sicuro dalla federazione... di sicuro non ho intenzione di fare niente che mi possa mettere in pericolo..."

Si guardò in giro... era sicuramente in un appartamento... Sentì un lieve russare chiaramente maschile.

"Per i cristalli dei Profeti e tutti i Vedek messi in fila! Dove diavolo sono??" pensò allarmata.

Una breve e nervosa ispezione le confermò che aveva ancora tutti i vestiti addosso. Fece un sospiro di sollievo. Abituò gli occhi al buio e si rese conto di essere finita dietro un divanetto... si sforzò di ricordare e le parve di aver forzato una serratura...

"Una cosa è certa... con la grappa Ferengi ho chiuso..."

Si alzò di scatto e ... S T O N K ! ...sbatté violentemente la testa su una mensola provocando un tonfo sordo.

"Ouch!"

Chiunque stesse dormendo in quella camera si svegliò di soprassalto urlando "Akrita!"

Leha intanto si era di nuovo accasciata a terra dietro il divanetto tenendosi la testa con le mani e cercando di non mugolare per il dolore.
L'umano parlava da solo e di colpo scaraventò una bottiglia alla parete così che Leha temette per un attimo di essere stata scoperta.

"Forse è anche lui un cliente insoddisfatto... lo dicevo che qui annacquano i drink..."

Poi arrivò anche la Vulcaniana T'eyan, senza dubbio gli appartamenti dei pirati erano molto affollati...
Mentre l'umano e la Vulcaniana parlavano, Leha pensava furiosamente ad un modo per levarsi da lì! Meglio non scherzare troppo con quella gente... Le avevano detto alcune cose poco piacevoli circa una cosa chiamata "La Fossa" che non la rassicuravano molto... meglio svicolare in silenzio...
Per di più la Vulcaniana accennò qualcosa riguardo ad alcuni nemici che si era fatta una "certa Bajoriana" che aveva assegnato alle cucine...
"IO ALLE CUCINE??? Ma è perfetto! cosa potrà mai succedere nelle cucine di pericoloso?"
Finalmente T'eyan se ne andò e l'umano si alzò dirigendosi verso la doccia.
Leha rotolò il più silenziosamente possibile intorno al divano, aggirando così lo sguardo del pirata che entrò nel piccolo bagno.
Poi la Bajoriana strisciò sul pavimento fino alla porta di ingresso... non prima di aver sbirciato con malizia l'uomo che si era denudato ed era entrato nella cabina della doccia.

"UFFF... finalmente fuori..."

Il corridoio era quasi deserto e i pochi pirati non fecero caso a lei. Si raddrizzò la casacca si spolverò i pantaloni e si avviò verso l'appartamento di T'eyan.

"Prima cosa : sapere se sono veramente la nuova cuoca... seconda cosa prepararmi un pranzo enorme!"
"Io passerei direttamente alla seconda!"

Un gatto umanoide dal pelo arancione la guardava e Leha giurò di vederlo ridere sotto i baffi anche se non se ne poteva essere sicuri visto il suo volto felino...




:: Diario 018 : Jolar'Nat - Due giorni dopo

Luogo e Ora : Togartu - Ore 10:35, due giorni dopo
Data Stellare : data terrestre: 13/01/2381

Jolar'Nat attraversava i corridoi della Steamrunner seguito da Babel e Drake.
- Drake ti affido la supervisione dei lavori di riparazione, utilizza pure le squadre di Togartu per lo scafo esterno, ma per i sistemi chiave usa solo membri del nostro equipaggio. Per qualsiasi cosa fai rapporto ad Aldea!
Voglio che vengano trovati ed eliminati tutti i codici di autorizzazione repubblicani, accertati che i federali non abbiano lasciato qualche sorpresa, non si sa mai. Fa cancellare tutte le scritte di riconoscimento esterne e comunica a T'eyan di modificare le armoniche e le emissioni degli scudi, dille di settarle sulle specifiche che ci ha trasmesso SonMot per quel cargo Xhepolita. Qualche domanda? -
- Ho capito - disse l'ex tenente comandante della Flotta - Volevo sapere se avete deciso qualcosa per l'equipaggio.-
Jolar'Nat si fermò e girò verso Drake: - Tratterremo gli ufficiali superiori per un riscatto in latinum o per del materiale medico, all'equipaggio daremo la solita scelta se vogliono rimanere o meno, poi li lasceremo andare.-
Babel che fino ad allora era stato immobile comunicò qualcosa al capo pirata.
- Dimenticavo la Vulcaniana... nonostante ammiri il suo coraggio, mi ha causato non pochi problemi... E pare che Babel abbia un conto in sospeso con lei.-
- Potremmo liberarla ugualmente - rispose Drake gettando un'occhiata al grosso Klingon - dopo tutto ha fatto solo il suo dovere fino in fondo!-
Babel rispose con un impetuoso agitare di mani.
- No, non la rilasceremo con gli altri!... Babel senti Aldea cosa ne pensa, se lascerà a me la cosa dille che decido per la Fossa (ndR una specie di arena).-
- Ma...-
- Non continuare Drake, ho deciso!-

- D'accordo ...avete già deciso come punire chi ha distrutto la capsula di salvataggio del cargo? -
Drake non vide l'espressione di fastidio che attraversò il viso di Jolar'Nat a causa di queste continue domande, il capo pirata, senza voltarsi e continuando a camminare, rispose in modo inespressivo: - Non punirò proprio nessuno, effettivamente hanno eseguito i miei ordini alla lettera... -
- Ma hanno ucciso delle persone senza motivo! -
- Ti ricordo che non fai più parte della Flotta, Drake, la maggior parte delle persone con cui vivi ora hanno razziato, violentato ed ucciso senza alcun rimorso; nella Fratellanza queste cose non si risolvono con una nota di demerito o davanti ad un grasso giudice! Se quello che hanno fatto non ti sta bene faglielo sapere oppure uccidilo, naturalmente non su questa nave, così altri ci penseranno bene prima di imitarlo... ora signor Drake credo che lei abbia dei compiti da svolgere!
L'altro senza fare il solito saluto si girò e si allontanò velocemente in direzione opposta.

Arrivato in sala macchine Jolar'Nat osservò per qualche secondo l'attività frenetica che vi si svolgeva, poi Nick Kevler si avvicinò.
- Mhh ... non sono affatto contento del tuo lavoro, mi avevi promesso che i repubblicani non sarebbero riusciti a fare niente per fermarci, invece le cose non sono andate così lisce e la nave ha subito numerosi danni!-
- Beh, durante l'abbordaggio sono successe parecchie cose ed ho dovuto cambiare strategia per adattarmi. -
- Già, Aldea e T'eyan me ne hanno parlato... come vanno le cose qui? -
- Non molto bene, dobbiamo sostituire l'allineatore dei cristalli di dilitio.-
- Allora? Aldea mi ha detto che i magazzini della nave sono forniti di tutto ciò che ci serve.-
- C'era tutto infatti, ma durante l'attacco un gruppo di repubblicani... Insomma ci serve quel pezzo.-
-Vedrò di procurarmelo.-
- E magari anche di un giunto energetico per l'iniettore di plasma e se trovate anche...-
- Ok fammi una lista e di' a Gas di preparare la Morgan fra due ore, fai chiamare anche il ragazzo romulano.-
- D'accordo. -
- E ricordati che quando vi avrò portato tutti i pezzi tu e quell'Orioniano non uscirete da questa nave finchè non avrete riparato ogni cosa!
- Ma domani, la festa di SonMot? -
- Porgerò le vostre scuse all'ospite!-




:: Diario 019 : Aldea - Due giorni dopo

Luogo e Ora : Togartu - Ore 11:00, due giorni dopo
Data Stellare : data terrestre: 13/01/2381

- Prepara la Morgan fra due ore, ha detto - sbuffo' Gas. - Per chi mi ha preso? Non sa che i felini odiano ricevere ordini?
Poteva facilmente far finta di non aver sentito, mischiarsi a tutta quella confusione e sparire.
Era bravissimo a nascondersi.
Ma Aldea era bravissima a trovarlo.
Gia' non era stata particolarmente comprensiva quando era stato costretto a raccontarle di quel piccolo problema che aveva avuto al Bleeding Rose, circa una settimana prima, quando avrebbe dovuto imbarcarsi con lei per Togartu.
Aveva approfittato della confusione causata dall'irruzione della polizia per sottrarre la cassa del locale. Ma gli sgherri del proprietario l'avevano colto con le zampe nel sacco ed era stato solo grazie all'intervento di Celeste se non era finito in un vicolo con la gola tagliata.
Gran donna quella Celeste. Si, d'accordo, non era riuscita ad evitare che lo incatenassero in cucina a lavare piatti, ma poi aveva organizzato magistralmente la sua fuga e gli aveva trovato un passaggio su una nave pirata diretta a Togartu.
Sospiro' ripensando a Celeste. Era fortunato a possedere un innegabile fascino felino.
Pero' non funzionava con tutte le donne, penso' ravviandosi il pelo arancione vicino alla guancia, dove ne mancava un po'. Poche ore prima aveva cercato di razziare qualcosa dalle cucine ma la nuova cuoca era maledettamente abile nel lancio dei coltelli.
Sogghigno'. Sapeva benissimo che l'aveva mancato apposta. La prossima volta sarebbe stato piu' furbo.
Era stimolante avere un'avversaria alla sua altezza. Con Liam non c'era gusto a fregargli le provviste da sotto il naso.
Pensare a Liam gli ricordo' Aldea. E Aldea non era tenera con chi disubbidiva ai suoi ordini e gli aveva specificato chiaramente che ormai doveva considerarsi parte dell'equipaggio. Di conseguenza era soggetto ai comandi di quel tipo, quel Jolar'Nat.
Brontolando si incammino' verso l'hangar dove si trovava la Morgan.




:: Diario 020 : Khetta - Un nuovo inizio

Luogo e ora: pianeta Cassini (Abbadia Cassinis), ore 21.30
Data stellare: data terrestre: 13/01/2381

Stiracchiandosi voluttuosamente, Khetta P'§or si mosse impercettibilmente sulla sedia ed accavallò le gambe con una mossa studiata, lasciando balenare per un attimo la visione della sua coscia ben tornita attraverso lo spacco vertiginoso dell'abito di seta rosso fuoco che aveva indossato per l'occasione.
Come aveva sperato, il suo avversario posò davanti a sé, sul tavolaccio unto dell'osteria, il ventaglio di carte che stava studiando con cura fino a un istante prima... con troppa cura, in effetti. Khetta non era certo il tipo da tirarsi indietro davanti all'opportunità di spennare un avversario danaroso, ma quando la posta in gioco era così alta, non voleva correre alcun rischio.
"Certo che sei proprio gnocca per essere una Tellarite", commentò il suo avversario, ridendo forte e battendosi la fronte con una mano dalle dita palmate. "Peccato solo per quei piedi... fanno proprio ribrezzo, ma non credo che tu ci possa fare molto, ti pare?"
La giovane Tellarite rise a sua volta, producendo un suono simile a una serie di piccoli grugniti soffocati. Sollevò la gamba accavallata, badando bene di esporla il più possibile, e finse di studiare con aria critica il suo zampetto fesso, con tre unghiette ricoperte da un velo sottile di smalto intonato all'abito. "Eh no, direi di no", ammise. "D'altra parte, io non sopporto quella membrana disgustosa che hai fra le dita... davvero, mi fa schifo solo a vederla."
Si concesse un istante di autocompiacimento: era riuscita a far abbassare la guardia al suo avversario, e oltretutto aveva conquistato la sua fiducia. Del resto, a lei non dispiacevano gli Zaldan: la loro abitudine di dire pane al pane riusciva snervante per molte persone, ma una volta fattavi l'abitudine, era quasi divertente... particolarmente quando le dava la possibilità di insultare un gonzo dandogli al contempo l'impressione di trattarlo con la schiettezza tanto gradita ai suoi simili.
"Vedrai che presto imparerai ad apprezzarne i vantaggi... aspetta solo che vinca questa partita...", si vantò lo Zaldan, estremamente sicuro di sé.
"Oh, povera me, devi avere veramente una mano fortunata... scommetto che hai una scala reale. O almeno un colore", mormorò Khetta, esibendo il suo broncio più adorabile. "Pare proprio che non mi lascerai scampo, stasera... per farti perdonare, il minimo che puoi fare è offrirmi da bere. Io prenderei una vodka ghiacciata... grazie."
Lo Zaldan fece un cenno al cameriere, e ordinò da bere per sé e per la sua avversaria. Anche P'§or rivolse al cameriere un impercettibile cenno del capo: il ragazzo bajoriano evitò di ricambiarlo, ma la sua complice sapeva che lui aveva capito.
Un paio di minuti dopo, il giovane tornò con un vassoio su cui poggiavano due bicchieri colmi di un liquido trasparente. Khetta lo ringraziò con un sorriso, e porse uno dei bicchieri al suo avversario.
Lo Zaldan rifiutò, con un ghigno furbesco. "Eh no bella, non ci casco. Come minimo hai intenzione di avvelenarmi... mi aspetto questo ed altro, da una cresciuta sulla Magpie!"
Khetta lasciò andare un sonoro grugnito. "*Grozit*! Sei proprio un grandissimo figlio di baldracca, lo sai? E va bene, contento tu... dammi quel bicchiere, vah!" La giovane Tellarite strappò il bicchiere dalla mano palmata dello Zaldan, e aspirò brevemente l'aroma forte del liquore con il suo delizioso grugnetto. "Hmm... l'odore mi sembra ottimo. E anche il sapore", aggiunse, bevendo un lungo sorso e fissando l'interlocutore con aria ironica. "Visto, signor diffidente? Secondo me fai tante storie perché hai paura di ubriacarti e di perdere quella partita di pezzi di ricambio che hai scommesso... forse faresti meglio ad ordinare del succo di carota..."
Lo Zaldan agguantò il bicchiere ancora intatto, e lo tracannò tutto d'un fiato. "Per chi mi hai preso? Per una donnicciola? Lascia soltanto che io vinca questa stupida mano, e poi vedrai con che razza di uomo hai a che-"
La testa dello Zaldan ciondolò in maniera grottesca, poi crollò sul tavolo, senza che la Tellarite tentasse di impedirlo. Un bel bernoccolo gli avrebbe ricordato di tenere gli occhi aperti, la prossima volta che avesse sfidato a poker una ex-piratessa... specialmente chiedendole un certo genere di posta.
Ad un suo cenno, il cameriere bajoriano fu subito al suo fianco. Con rapidità ed efficienza, i due svuotarono accuratamente le tasche della vittima profondamente addormentata; il giovane spazzolò prontamente tutti i crediti che gli riuscì di trovare, mentre la Tellarite si limitò ad intascare un chip isolineare contenente il codice d'apertura del magazzino dei pezzi di ricambio.
"Addio, fesso!", grufolò, soddisfatta. Poi, come per un ripensamento, sfilò il ventaglio di carte da gioco dalla mano inerte dello Zaldan, e le studiò con aria critica: "Guarda qua, una miserabile coppia... avrei vinto comunque... e invece mi è toccato bermi quello schifo di vodka! Saranno almeno nove chilocalorie al grammo... il che vuol dire... tre giorni di dieta stretta... *am acrop attelap*!"
Salutò il suo complice bajoriano con un cenno dello zampino. Ragazzo simpatico, anche abbastanza carino, e molto, molto sveglio... peccato per quelle sue noiosissime manie mistiche. Comunque, avrebbe continuato a "lavorare" con lui fino a quando non fosse riuscita a rimediare il gruzzolo necessario per andarsene da quella topaia di Cassini.
Il che, se solo avesse potuto fare a modo suo, sarebbe stato presto. Molto presto.

Appena rimesso piede nel familiare spazioporto di Cassini, Jolar'Nat si sentì assalire dalla voglia di bere una pinta di buon vecchio rhum in compagnia del suo buon vecchio amico, Dorkon. Si trattava di due piaceri che non mancava mai di concedersi ogniqualvolta si trovava a passare per il sistema di Abbadia Cassinis, anche perché sapeva bene di potersi cavare entrambe le soddisfazioni in un solo colpo, semplicemente andando ad infilarsi in quel postaccio poco raccomandabile che era la "Tana del Mugato".
Il suo compare di un tempo, quella vecchia pellaccia di uno Zaldan, aveva eletto l'osteria come domicilio stabile, e passava le sue giornate a girellare fra i tavoli, sussurrando all'orecchio di questo o quell'avventore il lungo elenco di pezzi di ricambio che si trovava ad avere "per caso" tra le mani, e di cui si sarebbe volentieri sbarazzato per un prezzo più che ragionevole.
Perso nei propri ricordi, il capitano non si avvide di aver raggiunto la soglia della taverna, fino a quando non inciampo' in qualcosa di morbido.
Abbassò lo sguardo, e si accorse della sagoma umanoide lunga distesa ai suoi piedi, nel bel mezzo del vicolo. "Dannati ubriaconi", pensò, vagamente infastidito. Fece per tirare dritto, ma un istinto indefinibile lo spinse a chinarsi per osservare meglio il volto del bell'addormentato, indistinguibile nell'oscurità della notte.

Dieci minuti più tardi, Jolar'Nat si trovava di nuovo a bordo della Morgan, impegnato a scrollare e a schiaffeggiare energicamente l'amico. Se solo avesse avuto con sé uno straccio di medikit, avrebbe potuto somministrargli una bella iniezione ipodermica e fargli passare la sbronza in un battibaleno, ma quel maledetto pelandrone di Gas si era guardato bene dall'equipaggiare la navetta per simili evenienze.
Così come stavano le cose, avrebbe dovuto rinunciare all'idea di essere di ritorno a Togartu la mattina seguente con i pezzi di ricambio richiesti da Nick Kevler. Per consolarsi, continuò a prendere a sberle Dorkon, benché ormai avesse ragione di dubitare dell'efficacia terapeutica di quel trattamento.
Quando lo Zaldan riprese i sensi, comprese immediatamente di essere stato giocato. Gli tornarono pian piano alla mente certi dettagli che, nell'eccitazione della partita, aveva trascurato di tenere in considerazione: il fatto che la Tellarite si fosse rivolta a quel camerire bajoriano, quando ci sarebbe stato quel Boliano ad un passo dal loro tavolo... e il sorriso contorto con cui quel ragazzaccio viscido aveva distribuito i bicchieri di fronte ai rispettivi destinatari, in modo che lui si insospettisse e Khetta avesse il pretesto per scambiarli... mai fidarsi dei nasi-a-seghetto! Con tutte quelle loro manfrine sui Profeti e sul Tempio Celeste, e poi guarda cosa erano capaci di combinarti, appena ti distraevi un attimo...
Appena si decise ad aprire gli occhi, la prima cosa che disse fu: "CHE TUTTI I TUOI PROFETI TI FACCIANO MARCIRE LE BUDELLA, BRUTTO FIGLIO DI UN CANE DI UN-" Si arrestò di colpo, confuso. "Jolar'Nat? Che ci fai qui, vecchio mio? E a proposito, se non chiedo troppo... dov'è 'qui'?"
Il pirata di Fendennar II rispose con un sorriso: "Siamo sulla navetta Morgan, amico. Sono qui per affari... ottimi affari. Ma prima dimmi che ci facevi TU, in mezzo a quel vicolo."
"Il diavolo mi porti se lo so!", esplose lo Zaldan, piccato. Tanto per scrupolo, si infilò le mani nelle tasche, e le trovò completamente vuote. Non che si fosse aspettato diversamente, del resto. "L'ultima cosa che ricordo è che stavo per battere quella stramaledetta maiala a poker... sai, la posta in gioco era, come dire, ci siamo capiti... e poi, buio completo. Deve avermi somministrato un sonnifero, o che so io... scommetto che era d'accordo con quel frocetto del cameriere! Ah, ma se mai me la ritroverò davanti..."
Jolar'Nat posò una mano sulla spalla del suo compagno, e gli parlò nel suo tono più conciliante: "Eh, Dorkon, ti capisco, quelle lì ne sanno una più del diavolo. Certo però che anche tu te le vai proprio a cercare... se continui a rimorchiare donne di un certo tipo, non c'è da stupirsi se poi ti ritrovi alleggerito dei tuoi crediti una volta su tre..."
Lo Zaldan aprì la bocca per tentare di chiarire l'equivoco, ma vi rinunciò. Visto che ormai il vecchio Jolar'Nat sapeva della sua umiliazione, tanto valeva lasciargli credere almeno che a metterlo nel sacco fosse stata una "professionista". Per cui, si limitò a fissare schiettamente il capitano della Drakan e a constatare: "Diventi sempre più insopportabile, Jolar'Nat."
"E tu diventi sempre più stupido, anche se sembra impossibile", replicò questi, divertito. "Se non ci fossi io a riempirti le tasche ogni tanto, a quest'ora saresti molto più magro di così. Uhm... non sarebbe neanche un male, a proposito. Su, su, non fare quella faccia", aggiunse allegramente, notando l'espressione cupa del volto di Dorkon ed attribuendola al proprio commento. "Sono qui per svuotarti il magazzino. Pago in contanti, come sempre... dunque, mi occorre un giunto energetico per l'iniettore del plasma. Anzi, facciamo due, non si sa mai. E poi un allineatore dei cristalli di dilitio, ed anche..." Snocciolò tutta la lunga lista che il suo ingegnere gli aveva preparato.
"Mi dispiace, ma non ti posso aiutare. Temo che stavolta dovrai rivolgerti a qualcun altro", si scusò lo Zaldan, mesto.
Jolar'Nat non credeva alle proprie orecchie: malgrado i suoi molti difetti, come socio d'affari Dorkon non lo aveva mai deluso. "Stai scherzando? Lo sai che mi fido solo di te, per queste faccende. Quei pezzi di ricambio mi servono urgentemente. Non vorrai mica tirare sul prezzo con me, vero?"
Dorkon si fece piccolo piccolo per la vergogna, e si decise a vuotare il sacco fino in fondo. "Vedi, il fatto è che... il mio magazzino è GIA' stato svuotato. Senza il mio permesso, temo."
Il suo interlocutore impiegò un istante per comprendere l'accaduto, poi esplose in una fragorosa risata. "Che mi venga un... Bene, vecchio mio, visto che pare che non mi sarà possibile mettere le mani su quei ricambi fino a domani... che ne diresti di una bella bevuta, come ai bei tempi? Offro io, naturalmente!"

Il mattino seguente, Khetta P'§or si recò di buon'ora allo spazioporto, sfoggiando una pelliccia di selath vulcaniano nuova di zecca. Se l'era comprata per festeggiare il bello scherzo giocato a quello scemo con le mani palmate, spendendo buona parte dei crediti che aveva con sé... ma non importava, perché ben presto il suo trascurabile gruzzolo si sarebbe moltiplicato in maniera esponenziale.
Sapeva di doversi disfare di quei pezzi di ricambio il più in fretta possibile... aveva come il sospetto che la loro provenienza non fosse del tutto legale, e in più sarebbe stata pronta a scommettere che il caro Zaldan avrebbe scatenato la polizia sulle sue tracce, a costo di rischiare l'arresto in prima persona.
Fece il giro di tutte le bettole e di tutte le bische clandestine verso cui l'aveva indirizzata Mo'Kur, il vecchio ricettatore orioniano a cui aveva affidato il suo padre adottivo. Era estremamente grata allo "zio verde", come lo chiamava quando era piccola, per tutto ciò che stava facendo per lui... ma gli era molto meno grata per averla mandata in cerca di fortuna sul pianeta più squallido di tutto il dannato sistema di Abbadia Cassinis.
Finalmente, la fortuna parve ricordarsi della giovane Tellarite, presentandosi sotto l'aspetto di un croupier qualoriano strizzato in uno smoking troppo stretto. "Parti di ricambio d'occasione, eh? E' stato qui poco fa un tizio... dovresti trovarlo nei dintorni del pilone d'attracco 17..." Il croupier estrasse un padd dalla tasca e lo porse a Khetta, approfittando del momento di distrazione generale per spostare le fiches di uno dei giocatori con un altro braccio, dei quattro che aveva.
Khetta annuì e ringraziò, poi corse fuori dal locale, senza avvedersi del cenno rivolto in sua direzione da una mano palmata. Quattro uomini, all'apparenza giocatori come tutti gli altri, si alzarono con aria noncurante, e si avviarono anch'essi verso l'uscita. Il croupier fece un gesto di scongiuro con ciascuna delle sue quattro mani: gli sbirri non gli piacevano, neppure quando gli offrivano una ricompensa per la sua "collaborazione".

Raggiunto il pilone 17, Khetta P'§or cominciò a guardarsi attorno, alla ricerca del suo probabile cliente. Nell'apprenderne il nome, poco prima, aveva trattenuto a stento un grugnito di eccitazione: Jolar'Nat godeva di una certa reputazione all'interno della Fratellanza; si mormorava che fosse ripetutamente riuscito a farsi beffe persino della Federazione, che fosse di stirpe nobile, ed estremamente affascinante.
Le ci volle un po' per individuare il suo uomo, ma alla fine ci riuscì: cercando di non lasciarsi intimidire - in fondo, lei ci era CRESCIUTA, accanto ad una leggenda vivente - andò subito al sodo, lanciandosi in un fuoco di fila di contrattazioni degno del miglior rappresentante della Camera di Commercio di Tellar.
Una volta strappato a Jolar'Nat un accordo soddisfacente, propose al celebre capitano pirata di prelevare immediatamente i pezzi di ricambio che gli occorrevano, dato che lui sembrava avere una certa fretta.
Naturalmente, pretese di inserire lei stessa le coordinate per il teletrasporto nel computer di bordo della Morgan; l'onore è sacro all'interno della Fratellanza, ma il denaro ha una bizzarra peculiarità: spesso riesce ad essere più sacro di tutto il resto.
Con una certa galanteria che la giovane Tellarite non mancò di notare, il pirata dal sangue blu, o quello che era, la fece accomodare alla consolle, e seguitò ad osservarla mentre le scintille tremolanti del teletrasporto si condensavano in un mucchio disordinato di dispositivi assortiti. "Ehi, ci sai fare con quegli zampetti", esclamò, con una certa ammirazione.
Khetta rispose con un breve grugnito, senza smettere di armeggiare con i comandi. "Guardi che la mia razza è fortemente portata per l'ingegneria, cosa crede?", disse, un po' piccata. "E poi, ormai ho una certa confidenza con questo tipo di strumentazione. Ho trascorso la maggior parte della mia vita sulla Magpie... ma non ho tempo di raccontarle la storia della mia vita, ora. Le ho fornito tutti i pezzi di ricambio di cui aveva bisogno, ma ho un intero deposito da sgomberare, prima che... uh... prima che... Beh, adesso devo proprio andare. E' stato un piacere".
"Perché tanta fretta? Mi interesserebbe molto ascoltare la tua storia. Sulla Magpie, hai detto? La Magpie del famoso Barbablu'?"
"Sì, proprio quella", rispose Khetta, lanciando un'occhiata a Jolar'Nat, che nel frattempo si era accomodato in una delle poltroncine della navetta. La giovane Tellarite cominciava a sentirsi vagamente a disagio. "Lui è stato come un padre, per me. Suppongo che, uh... che io non abbia più niente da fare, qui. Se lei fosse così gentile da-"
"Hai così tanta fretta di incontrare quei poliziotti che ti aspettano là fuori?", le domandò il pirata, sornione. "Ne hai di cose da imparare, cara...?"
"Khetta. Khetta P'§or", fece lei, meccanicamente. Si sentiva decisamente frastornata.
"Khetta P'§or, d'accordo." Pronunciato da lui, il suo cognome acquistava un non so che di buffo, ma non ci fece caso. "Li ho individuati subito, là nel casinò. Stavano confabulando con quel croupier di Qualor II, e uno di loro gli ha allungato una bella manciata di crediti. Ho capito subito che stavano aspettando qualcuno... e poi ho visto che seguivano TE. Non so chi devo ringraziare per quei pezzi di ricambio..."
Khetta fece per aprire la bocca, ma lui proseguì, imperterrito: "...e neanche mi interessa; però, la prossima volta che ti capita di vedere quattro uomini con gli stivali nuovi fiammanti e dei vestiti così puliti, cerca di stare in guardia".
La Tellarite annuì, sempre più confusa. "E adesso?", chiese.
"E adesso", le rispose Jolar'Nat, con l'espressione più placida del mondo, "potrei offrirmi di teletrasportarti al sicuro... magari in cambio di uno sconticino sul prezzo di quel dannato giunto energetico. Oppure... potresti unirti al mio equipaggio. Sono ragazzi in gamba, e so che apprezzerebbero le tue... ahem, le tue qualità. Non mi sembri il tipo che rimane volentieri sulla terraferma più dello stretto indispensabile".
Khetta si illuminò istantaneamente di felicità. Qualcosa, dal fondo della sua eredità ancestrale, la avvertiva che non è bene mostrare subito apertamente di ritenere vantaggiosa l'offerta ricevuta. Ma la Tellarite, ora come ora, non si sentiva in vena di mercanteggiare. "ACCETTO!", gridò, d'istinto.
"Ehi, quanto entusiasmo! Ma se non ti ho ancora detto quale incarico avrei da proporti!"
"Qualsiasi cosa", rispose Khetta, ricomponendosi e dandosi una certa aria di sussiego. "Sono una ragazza dai molti talenti."
"Affare fatto, allora", concluse il capitano della Drakan, porgendole la mano. "Che ne dici di tagliare la corda, ora? Non vorrei che il nostri amici tutori dell'ordine ottenessero rinforzi"
Khetta annuì, più che d'accordo. Per lei stava per cominciare una nuova vita.

La Morgan si staccò dal pilone d'attracco e si allontanò da Cassini, distanziando in breve tempo le lente e goffe navette della polizia che si erano levate dallo spazioporto, in un ridicolo tentativo di intercettazione.
La Tellarite sentì tutta la tensione scaricarsi come per magia: era di nuovo nel suo elemento. Peccato solo per il suo rifugio, colmo di merce di prima qualità... magari, si disse, avrebbe fatto avere le coordinate del suo nascondiglio al suo complice bajoriano, il giovane cameriere della "Tana del Mugato".
La voce allegra del suo nuovo superiore la scosse dalle sue fantasticherie. "E adesso, raccontami un po' meglio la tua storia..."




:: Diario 021 : Aldea / Alex Mallow - Il destino di Vedaris

Luogo e Ora : Togartu - Ore 23:00, tre giorni dopo
Data Stellare : data terrestre: 14/01/2381

Alex fu uno degli ultimi a lasciare la Steamrunner. Dovette aspettare che tutti i feriti fossero portati via dall'infermeria. Tari ormai si era stabilizzata e certamente su Togartu avrebbe ricevuto le cure adeguate.
Era stanco. Erano capitate cosi' tante cose in cosi' poco tempo.
L'abbordaggio, l'agguato in cui Vedaris era stata ferita... Gia'. Vedaris.
La Vulcan gli stava particolarmente a cuore. Non l'aveva piu' vista dopo che l'avevano portata via.
Hayez lo aveva condotto fino ad una delle celle sotterranee, anticipandogli che, se avesse voluto, avrebbe potuto unirsi a loro.
Il pirata era stato colpito favorevolmente dalla sua abilita' di medico e aveva apprezzato la sua pronta collaborazione.
- La tua amica, quella Vulcan, invece... - disse.
- Vedaris? Dov'e' adesso?
- In questa sezione, ma non ci restera' a lungo.
- Cosa significa?
- Pensa solo a te, ragazzo e vivrai piu' a lungo - ribatte' Hayez bruscamente.
Sentendo queste parole Alex disse con decisione: - No, questo non posso accettarlo. Se farete qualcosa a Vedaris ve la farò pagare - minaccio'.
Hayez se ne andò facendo finta di non sentire. Un giorno quell'uomo avrebbe potuto far parte del loro equipaggio, meglio non inimicarselo. Inoltre quella grinta gli piaceva.

Alex rimase solo nella sua cella. Era di fronte a una scelta molto difficile. Il pirata gli aveva detto che se non voleva far parte del loro equipaggio sarebbe stato liberato come gli altri, per cui non aveva niente da temere.
Se avesse dato retta al suo istinto avrebbe accettato subito, la proposta lo allettava parecchio, ma una parte di lui era ancora piena di dubbi.
Finora non aveva mai commesso nessun vero reato e aveva sempre creduto fermamente nella correttezza di tutto quello che aveva fatto. Entrare a far parte della Fratellanza significava rinunciare definitivamente a quello a cui aveva sempre aspirato.

La cella era molto squallida: era scavata nella roccia viva, probabilmente era stata parte di un tunnel di estrazione minerario. La sua imboccatura era chiusa da una massiccia porta di metallo. Alex saggio' la serratura ma poi lascio' perdere. Anche se fosse riuscito a forzarla non sarebbe andato lontano. Nessuno lo avrebbe aiutato su quel planetoide.

Era dall'inizio dell'assalto alla Steamrunner che non metteva niente sotto i denti e non si faceva una bella dormita.
Cavolo, aveva proprio bisogno di un pò di riposo.
Si sdraio' sul letto, una delle poche comodita' presenti nella cella.
Immediatamente la sua mente si rilasso' e inizio' a rivedere le immagini degli ultimi avvenimenti.
Ma, senza che riuscisse ad impedirlo, tornò ancora più indietro nel tempo.
Rivide i suoi ex - compagni brutalmente uccisi e riprovo' le stesse sensazioni di odio, paura e disperazione che aveva provato in quei momenti.

Quando si risvegliò aveva un tremendo mal di testa. Anche se gli sembrava che il suo sonno fosse durato solo pochi minuti probabilmente erano passate molte ore.
Hayez era appena arrivato con del cibo.
- Tieni - disse.
Alex prese con impazienza il piatto. Aveva talmente fame che avrebbe mangiato vivo l'uomo che gli era davanti. Ma con suo stupore si accorse che anche quello che aveva nel piatto era vivo. Guardo' con una certa perplessita' quelle creature simili a vermi che si contorcevano.
- Cosa sono?
- Gagh. E' una "specialita'" klingon, ma non ti preoccupare, tra breve cambieremo cuoco - puntualizzò.
- Grazie - disse ad Hayez mentre quest'ultimo si allontanava, cercando di capire che cosa stava per mangiare.
La fame ebbe il sopravvento e cosi' cerco' di non pensarci e infilzo' il primo verme...

Si sentiva ancora pieno d'odio per gli eventi rivissuti in sogno. La Federazione. Era stata solo colpa della Federazione e dei suoi sporchi traffici illegali se i suoi compagni erano morti.
E ora che ci pensava, forse il miglior metodo per vendicarsi era proprio entrare a far parte della Fratellanza. Era stufo di scappare e di nascondersi. Quei pirati sembravano abbastanza ben organizzati. Prima o poi in qualche missione avrebbe trovato il modo di vendicarsi.

Hayez torno' per riprendere il piatto. Mentre se ne stava andando, si fermò come colpito da un pensiero improvviso e tornò verso Alex.
- Ehi, hai pensato alla proposta che ti ho fatto? Quella di entrare a far parte della Fratellanza? - domandò.
Alex era sorpreso, non pensava che ci potesse essere un interessamento così vivo nei suoi confronti: forse era simpatico a qualcuno.
- Si - rispose, - se devo essere sincero ci ho pensato molto. Però non ho ancora preso una decisione. Prima vorrei sapere qualcosa di piu' sulle vostre attivita' - disse.
Hayez rimase soddisfatto di questa risposta, il dottore era quasi dalla loro parte.
- Non ti posso dire molto - spiegò. - Si guadagna abbastanza bene e soprattutto ci si diverte. Certo, ci sono rischi e pericoli. Comunque non mi sembri certo una femminuccia. Secondo me ti troveresti bene. Guardandoti mi sembra di rivedere me stesso quando decisi di entrare a far parte della Fratellanza - aggiunse con un sorriso. - In ogni caso se vuoi avere maggiori
informazioni posso chiedere al nostro Primo Ufficiale di riceverti per darti alcune delucidazioni.
- Ok - assenti' Alex.

Hayez si allontanò soddisfatto. Quel medico sarebbe stato un ottimo acquisto. Ormai era sicuro che avrebbe accettato.
Alex passò le ore successive continuando a pensare al suo passato e soprattutto al futuro.
Gli unici momenti che interrompevano quella monotonia erano quelli dei pasti, durante i quali poteva scambiare qualche parola con Hayez.
Avevano veramente cambiato cuoco, e adesso il cibo era ottimo. Un motivo in piu' per unirsi a loro - penso'.

Dovevano essere passati due giorni quando un Klingon entro' nella sua cella e gli fece segno di seguirlo.
Alex si ricordava di averlo visto a bordo della Steamrunner, accanto a quella donna dai capelli argento.
Finalmente stava accadendo qualcosa. Non ne poteva piu' di stare rinchiuso.
- Dove andiamo? - chiese.
- Da Aldea - rispose laconicamente il Klingon.
- E chi e' Aldea?
- Il Primo Ufficiale della Drakan... adesso - disse il Klingon con un sorriso compiaciuto.
- La Drakan?
- Gia', abbiamo ribattezzato cosi' la vostra Steamrunner.

L'alloggio di Aldea non era lontano. Il Klingon busso' con forza prima di entrare, seguito da Alex.
Nella stanza c'era un caos indescrivibile, vestiti di ogni genere buttati con noncuranza dappertutto, e specchi, decine di specchi di ogni forma e dimensione.
Aldea stava finendo di vestirsi. Stavolta aveva indossato un abbigliamento piu' sobrio, pantaloni scuri, stivali di cuoio ed una larga casacca decorata che nascondeva le sue forme e non solo quelle, perso' Alex notando un luccichio metallico sospetto quando lei se la aggiusto'.
- Allora, tu saresti Alex Mallow - disse guardandolo con interesse. - Hayez mi ha parlato bene di te e mi ha riferito che saresti interessato ad unirti a noi. Quello che vorrei sapere e' il perche'.
- Beh, ho diversi motivi - rispose Alex, - ma quello principale e' il mio odio verso la Federazione. Credo che al vostro fianco non mi mancheranno le occasioni per vendicarmi. Inoltre ho bisogno di un posto dove nascondermi. La Steamrunner e' stata un ottimo nascondiglio prima che dei pirati avessero la bella idea di rubarla... e poi mi manca un po' d'azione - ammise.

La donna resto' a lungo pensosa, poi disse: - So parecchie cose sul tuo conto. Stavolta le mie spie hanno fatto un buon lavoro. Hai fatto parte di un corpo speciale della Flotta Stellare. Un corpo molto speciale... per cui hai un ottimo addestramento che ci sara' molto utile. Inoltre sei anche un medico, ed hai dimostrato di essere abbastanza bravo. Il resto per me non ha importanza. Se la Federazione ti cerca ancora questo e' un posto buono come un altro per nascondersi.

- Vorrei sapere che e' successo a Vedaris - chiese Alex. - Nessuno mi ha voluto dire nulla.
- Perche' ti interessa?
- Beh, eravamo diventati amici a bordo.
- Amici? - chiese Aldea in tono malizioso.
- No, non quel genere di "amici".
- Meglio - ribatte' Aldea bruscamente. - Dimenticala.
- No, io non dimentico gli amici! - ribatte' Alex con decisione.
Aldea lo guardo' intensamente come se volesse leggergli fino in fondo all'anima. Poi sospiro': - Allora vieni con me.

Vedaris stava aspettando che decidessero della sua sorte chiusa in una delle celle sotterranee di Togartu.
Aveva ucciso una delle donne che avevano abbordato la Steamrunner, ferito un Klingon, sparato ad un Oroniano ed quasi causato la distruzione della nave.
Non si faceva illusioni su quella che sarebbe stata la sua sorte.
Si rifugio' nella meditazione. La testa le faceva ancora male, nonostante le cure di Alex, l'assistente medico della Steamrunner. Non l'aveva visto tra i prigionieri. Allora aveva veramente tradito anche lui, come l'ingegnere - penso' delusa.
La porta della cella si apri' bruscamente facendola sobbalzare. Entrarono quattro uomini che senza troppa delicatezza la condussero con loro, lungo i corridoi scavati nella roccia, fino alla superficie.
- Dove mi state portando? - chiese Vedaris non mostrando alcuna emozione.
- Nella Fossa - ghigno' uno dei suoi guardiani, dandole una spinta.

Quella che chiamavano Fossa era una specie di arena.
Gli spalti erano stati costruiti con contorti e rugginosi tubi di metallo che probabilmente in origine avevano fatto parte di qualche macchinario della ex-miniera. Un'alta rete li separava dalla zona dove dovevano svolgersi i combattimenti, uno spazio irregolare, al centro, ricoperto di sabbia rossiccia.

Vedaris venne condotta proprio li' e i suoi carcerieri la lasciarono sola in mezzo all'arena.
La Vulcan guardo' fieramente i pirati raggruppati sugli spalti che gridavano e la insultavano.
Avrebbe fatto vedere loro con quale dignita' sapeva morire una della sua razza.

- SILENZIO!!! - ringhio' una voce femminile.
Vedaris conosceva quella voce. Era la stessa che aveva sentito dare ordini dagli interfoni della Steamrunner durante l'abbordaggio.
La folla tacque e tutti gli sguardi si puntarono sulla donna dai capelli argento che era appena apparsa, seguita da un gigantesco Klingon e da un altro uomo.
Vedaris riconobbe subito Alex. Aveva sperato fino all'ultimo di essersi sbagliata, che Alex non fosse un traditore. Durante la sua permanenza sulla Steamrunner lo aveva giudicato un tipo un po' troppo riservato ma abbastanza simpatico, il tipico bravo ragazzo uscito dall'Accademia. Ma la sua presenza al fianco di quella donna non poteva avere altro significato.

- Questa Vulcan ci ha fatto quasi perdere la nave - continuo' la donna. - Questo non puo' restare impunito. Per cui il Capitano Jolar'Nat ha deciso di concedervi un po' di divertimento e l'ha condannata alla Fossa.
I pirati cominciarono a gridare insulti e commenti che Vedaris cerco' di ignorare.
- Per rendere piu' interessante la sfida, e motivare la nostra fin troppo efficiente Vulcan, le do' la mia parola che se riesce a vincere contro un campione scelto da me si guadagnera' la vita e la liberta'.
Qualche grido di delusione si levo' dai pirati. Qualcuno urlo' - Chi si battera' con lei?
- Chi sono i piu' forti lottatori tra di voi? - grido' di rimando Aldea.
Subito cinque pirati si fecero avanti. Aldea li passo' in rassegna ad uno ad uno.
- Ted, l'onore sara' tuo - disse ad uno di questi, un umano gigantesco con il corpo segnato da molte cicatrici. Dalla folla giunse un grido entusiasta.

Ted era un eccellente lottatore e non aveva alcuno scrupolo o pieta' verso l'avversario, per questo i suoi combattimenti erano molto apprezzati.
Aldea gli accarezzo' una guancia, graffiandolo leggermente. - Se vincerai avrai un premio che non immagini neppure - gli sussurro'.

Ted sorrise spavaldo. - Che strana donna - penso'. - Era imbarcato con lei sulla Morgan quando avevano attaccato la Steamrunner. Prima dell'arrembaggio Aldea aveva ordinato di non uccidere nessuno a meno che non fosse assolutamente necessario, pero' poi non gli aveva detto nulla a proposito della navetta di salvataggio zibaliana indifesa che aveva fatto esplodere.
Adesso gli stava offrendo la possibilita' di acquistare ancora piu' prestigio agli occhi degli altri pirati uccidendo la Vulcan che aveva causato tanti problemi, e anche qualcosa di piu'... Allora non era di ghiaccio come alcuni pensavano, sapeva apprezzare un vero uomo.
Non aveva il minimo dubbio di avere la vittoria in pugno, quella sfida era solo una buffonata. La Vulcan era ancora indebolita dalla recente ferita alla testa ed era uno scricciolo al suo confronto.

Vedaris si preparo' a combattere. Non si sarebbe arresa.
Ted le fu subito addosso.
Vedaris puntò sulla sua maggiore agilità per cercare di scansare l'attacco, ma il bestione non si fece ingannare, la afferro' e la sbatte' con forza a terra. La ferita alla testa tornò a sanguinare.
Vedaris non ebbe nemmeno il tempo di rialzarsi.Ted le sferro' con cattiveria un calcio nelle costole.
Il pubblico era in delirio e acclamava Ted a gran voce. Quest'ultimo, senza piu' curarsi della Vulcan che giaceva dolorante a terra, si voltò verso il pubblico per ricevere gli applausi.
Vedaris ne approfitto' per rialzarsi e per asciugarsi con la manica il sangue che le colava copioso sugli occhi.
Ted non si era accorto che la Vulcan era nuovamente in piedi, cosi' Vedaris attacco' Ted alle spalle. Non si sentiva certo tenuta ad un combattimento leale. Con tutta la sua forza si scaglio' contro quella montagna di muscoli.
Anche se non se lo aspettava, Ted non si smosse di un centimetro. Senza apparente sforzo si scrollo' di dosso la ragazza e la scaraventò nuovamente a terra.
Ormai era chiaro per tutti che per Vedaris era finita. Ted cerco' di colpirla di nuovo con un calcio ma stavolta fu troppo lento. La Vulcan riusci' ad evitarlo rotolando su se stessa e si rialzo' in piedi, pronta ad affrontarlo. Ted comincio' ad innervosirsi. Si lancio' contro Vedaris con l'intenzione di afferrarla e stritolarla, la sua mossa favorita.
La Vulcan riuscì abilmente a schivare l'attacco e a colpire l'avversario al basso ventre.
Ted cadde in ginocchio per il dolore. Sentiva le forze abbandonarlo e non riusciva a rialzarsi.
Approfittando di quell'occasione Vedaris strinse in una morsa la testa di Ted e si sentì il rumore del collo dell'umano spezzarsi.

Dopo un attimo di attonito silenzio la folla imbestialita cercò di scavalcare le reti di protezione per arrivare fino a Vedaris.
- Maledetta. Uccidiamola. Vendichiamo Ted - urlavano come indemoniati.
Ma Liam li aveva anticipati, era sceso nell'arena ed aveva trascinato via Vedaris usando una delle gallerie di servizio. La Vulcan era troppo stanca per ribellarsi.

- FERMI!!! - grido' Aldea.
La folla, non vedendo piu' la sua preda, si fermo' incerta.
Aldea continuo' : - Ormai ho dato la mia parola. La Vulcan si e' guadagnata la sua vita e la sua liberta'. Chi la tocca e' un uomo morto. Ma saro' generosa con voi...
Con noncuranza lancio' nell'arena alcune manciate di pezzi d'oro. I pirati si gettarono a raccoglierli come cani addosso ad un osso, dimenticando tutto il resto.

Era difficile rendersi conto del passare del tempo in quella cella sotterranea dove il Klingon l'aveva di nuovo rinchiusa.
Qualcuno apri' la porta. Era ancora quel Klingon, e non era solo. Alex era con lui. L'uomo aveva con se' la sua attrezzatura da medico.
- Non tentare scherzi e lasciati medicare - brontolo' Liam. - Io staro' di guardia fuori dalla porta - disse e usci' lasciandoli soli.

- Traditore - lo accuso' subito Vedaris.
- Pensavo che i Vulcan non mostrassero le loro emozioni - rispose Alex con un sorriso, mentre prendeva il necessario per curarla.
- Sono molto felice che tu stia bene. Lo sapevo che eri abbastanza in gamba da resistere ai primi minuti di combattimento.
- Come sarebbe a dire? - domandò perplessa la Vulcan.
- Beh ci sono alcune cose che non sai. Cose che Aldea mi ha detto e che penso sia giusto che anche tu sappia. Mi ha confidato che le leggi del Clan a cui appartiene le proibiscono di uccidere, almeno direttamente, e cosi' si e' servita di te per sbarazzarsi di un uomo che non ha rispettato i suoi ordini. La tua liberta' e' la ricompensa per il servizio che le hai reso. Ha avvelenato Ted con una sostanza non talmente forte da ucciderlo ma abbastanza da rallentargli i riflessi ed annebbiargli la mente. Hai visto quando gli ha graffiato la guancia?
- Non mi sembrava molto lento all'inizio.
- Ha scommesso sulla tua abilita' perche' tu sopravivvessi alla fase iniziale dello scontro. I pirati avrebbero sospettato qualcosa, altrimenti.
- Spero che non si aspetti gratitudine o altro in cambio - disse Vedaris. - Restero' sempre una sua nemica. Non dimentichero' che ha attaccato la mia nave.
Ci fu un attimo di silenzio poi la Vulcan continuò: - Comunque non penso che tu sia venuto qui solo per medicarmi o per dirmi che devo la vita a quella strega.
- Volevo anche farti sapere che ho deciso di entrare a far parte della Fratellanza, anche se probabilmente lo avrai gia' capito - rispose con calma Alex. - Volevo spiegarti i motivi che mi hanno spinto a prendere questa decisione. Ci terrei a non perdere la tua amicizia - concluse chinando il capo.
- Non sei obbligato a spiegarmi nulla. - gli rispose la Vulcan, accorgendosi del suo imbarazzo. - Ho sempre pensato che tu fossi un tipo a posto. Hai diritto di decidere quello che vuoi fare della tua vita.
- Allora posso contare sul fatto che la mia decisione di restare qui non cancellera' la nostra amicizia? Ci sono delle cose del mio passato che non ho mai confidato a nessuno. Ho dei nemici che mi stanno cercando. Tra questi pirati sara' piu' facile nascondermi e vendicarmi di quello che mi hanno fatto. Spero che tu possa capirmi.
La Vulcaniana annuì silenziosamente.
Liam entrò improvvisamente nella cella. - Hai finito? Dobbiamo andare - disse rivolgendosi ad Alex.
- Si - rispose lui. Saluto' Vedaris: - Ci rivedremo quando partirai.

Babel era furioso. Non gli era mai piaciuta quell'Aldea. Era sempre di mezzo, sempre ad intrigarsi di faccende che non la riguardavano. Rimpiangeva i bei tempi in cui era da solo con il Capitano.
Vedaris era sopravvissuta alla Fossa e, invece di ucciderla, Aldea le aveva concesso la liberta'. Il suo onore ferito chiedeva vendetta.
Scese fino alle prigioni. Le guardie lo conoscevano bene e lo lasciarono passare. Stava per entrare nella cella di Vedaris quando Aldea apparve all'improvviso.
- Sapevo che ci avresti provato - disse. - Ma non ti permettero' di farle del male. La parola di un Ajdar conta ancora qualcosa, nonostante tutto.
Babel ringhio'. Aldea era da sola, Liam stavolta non c'era, e non aveva certo paura di lei.
- E' una questione d'onore - riprese Aldea. - Voi Klingon sapete benissimo cos'e' l'onore. Qualsiasi cosa tu o gli altri tenterete di fare contro Vedaris sara' un'aperta sfida a me. Capisci? Ora la questione non e' piu' tra te e lei, ma tra te e me, almeno fino a quando non lascera' Togartu.
Babel grugni' di disappunto. Aveva capito cosa intendeva Aldea.
- Ti ricordo che serviamo entrambi lo stesso Capitano - aggiunse la donna, - Non credo che a Jolar'Nat farebbe piacere se ci fosse una faida tra noi.
Babel grugni qualcosa in tono minaccioso ma si allontano' sconfitto.

Alex scorto' personalmente Vedaris alla navetta che l'avrebbe portata verso la liberta'.
- Sei proprio sicuro di voler restare? - gli chiese la Vulcan.
- Ti ho gia' spiegato le mie ragioni - rispose Alex. - Spero che la prossima volta che ci incontreremo non sara' da avversari.
Non abituata alle dimostrazioni di affetto, la Vulcan rimase indifferente al caloroso abbraccio di Alex.
Dopodichè salì sulla piccola navetta che stava per decollare e che avrebbe riportato i prigionieri alla loro solita vita.
- Addio Alex, ti auguro di aver preso la decisione giusta - mormoro' Vedaris guardando con sollievo allontanarsi quel planetoide sul quale aveva pensato che sarebbe morta.




:: Diario 022 : T'eyan - Oscurita'

Luogo e Ora : Togartu ore 23,25
Data Stellare : Sconosciuta

Il suono di centinaia di voci proveniente dalla Fossa riecheggiava, percorrendo le strette gallerie di Togartu; si ingigantiva, divenendo un cupo rimbombo che arrivava sino alla caverna principale.
T'eyan - terminato il suo lavoro di ricalibratura dei deflettori - stava vagando per la piazza.
Era uscita dalla nave, dirigendosi al suo alloggio, ma in qualche modo i suoi passi l'avevano condotta lì...
Rabbrividi': la temperatura esterna era sempre troppo bassa, per lei. Anche le luci della piazza erano state abbassate, per risparmiare energia, in quella che per gli abitanti di quel mondo sotterraneo era notte.
Sapeva che il rumore sarebbe arrivato anche al suo alloggio, e che le avrebbe impedito di dormire. Non per il rumore in se' stesso - dopotutto era vissuta in luoghi anche peggiori - ma per quello che quel rumore significava: la Fossa aveva un'altra vittima.
Trovava profondamente illogico quel genere di divertimento. Se era possibile chiamarlo un divertimento, o non era piuttosto una forma di sfogo degli istinti belluini che risiedevano nella parte più oscura della coscienza delle razze.
Il bar era ancora chiuso dopo la rissa di qualche giorno prima. Si fermo', si sedette sulla panchina accanto alla fontana, a fissare lo scorrere dell'acqua. Giunse le mani, e cercò di meditare. Lo sciacquio non riusciva a soffocare quel terribile suono.
Uno scricchiolio della ghiaia la fece voltare di scatto. Dall'ombra vide emergere un volto conosciuto:
"Drake! Che fai lì, nascosto?"
Il pirata si avvicino'. Aveva in mano una bottiglia mezza vuota di whisky sauriano.
"Quello che fai tu... In un altro modo. Cerco di non sentire: questo fottuto rumore e' dappertutto."
L'umano si appoggio' al bordo della fontana. Il suo volto sembrava scolpito dalla luce artificiale. T'eyan gli si accosto', sentendogli addosso il l'odore dell'alcool:
"Sei ubriaco." - constato'.
L'uomo scosse la testa, piegando le labbra in una smorfia di pesante ironia:
"Non abbastanza. No, non abbastanza."
Le porse la bottiglia:
"Ne vuoi? No? Hai ragione. Non e' il metodo giusto: è tutta la sera che sto provando a sbronzarmi, e non sono arrivato a dimenticare tutto. Forse dovrei provare quella vostra meditazione vulcaniana. Magari è più efficace." - Il suo tono era amaro.
"Per molti lo e'. Io non sono mai stata molto brava nella disciplina del Kolinaar." - disse T'eyan. Non avrebbe potuto dirne la ragione logica - almeno non ancora - ma sentiva di dover ascoltare quell'uomo.
"E' per questo che sei qui, in mezzo ai pirati? Perché non riesci a dominare le passioni come fanno i tuoi compatrioti? Non sono molti i vulcaniani, qui su Togartu" - chiese l'umano.
"Sono qui perché non ho un altro posto dove andare. Quando ho incontrato Jolar'Nat, lui e' stato abbastanza astuto da offrirmi un rifugio, anziché un ingaggio. I miei vecchi compagni maquis sono in galera." - le si strinse lo stomaco, pensando a Laris, il suo Laris, e a quello che probabilmente gli stavano facendo in quella prigione di massima sicurezza. La Federazione non e' Cardassia, ma a volte i carcerieri tendono a dimenticarlo... - "Ed i maquis degli altri gruppi non mi avrebbero accolto: eravamo considerati degli estremisti, che mettevano a repentaglio la loro politica di colloquio con la Federazione. E tu, Drake, perché sei qui? Perché hai lasciato la Flotta Stellare?"
Il volto dell'umano si contorse in una espressione di acuta sofferenza:
"Vuoi sapere la verità, T'eyan? Te la dirò, senza bisogno che tu fonda la tua mente con la mia. Non ci guadagneresti, te lo posso garantire." - Avvicinò la bottiglia alle labbra, bevve un sorso, poi continuo' - "Sono un vigliacco. Ce ne ho messo di tempo, a rendermene conto... Da ragazzo, ero pieno di energie, di voglia di fare. Volevo emergere, e - fino ad un certo punto - ci sono riuscito. La Flotta Stellare era il mio mito, e riuscii ad entrare, a terminare il corso. Non e' mai stato un problema per me, studiare, avere disciplina. Era quasi un gioco. Sono perfino arrivato al grado di tenente comandante: fui promosso per aver risolto un problema che era insorto fra una delegazione di un pianeta e un capitano non abbastanza diplomatico. E poi... E' stato sei - no, sette - anni fa: ho incontrato i Borg. Ero su una delle navi che combatterono per ore una battaglia disperata contro quelle mezze macchine... O meglio, i miei compagni lo fecero.
Io ero al tattico, e... Non so... Ricordo il fumo, le raffiche di faser che percorrevano lo schermo, il sangue sulla testa di qualcuno. Ed io che non facevo nulla... Era... Panico. La nave Borg era immensa, riempiva lo schermo... E la mia mente, insieme. Mi sono bloccato. Ho sentito il capitano sbraitare di tirare via "quell'imbecille" dalla postazione tattica. Al mio posto, andò il primo ufficiale. Io sono rimasto lì, a guardare... A guardare."
Bevve di nuovo. Le labbra gli tremavano, un rivolo gli scese da un angolo della bocca, e lo terse con la manica:
"Dopo ore che combattevamo, arrivarono i rinforzi. La nostra nave ricevette le coordinate di un punto preciso della nave Borg da colpire, e lo fece.
Tutta la flotta superstite lo fece, e la nave Borg esplose. Solo una navetta emerse, e fu inseguita e distrutta dalla nave che aveva dato le coordinate, la Enterprise E. Il giorno dopo la battaglia era vinta. Ed io ero un uomo finito. Avevo solo ventotto anni, ed ero finito. I miei compagni cercarono di rincuorarmi, ma io mi sentivo spezzato: non riuscivo più a guardarli in faccia. La nostra nave non aveva un consigliere. Forse, se l'avesse avuto, sarei riuscito a superare lo choc. Dapprima, ho cercato di trovarmi un'altra nave, ma il ricordo mi perseguitava. Ho finito con il lasciare la Flotta Stellare. Non volevo tornare a casa: l'avevo lasciata con tante speranze, anni prima. Ho cominciato a girovagare per il Quadrante, accettando incarichi sempre peggiori... Mi sono perso." - la sua voce si spense in un sussurro.
Il suono cupo riemerse, echeggio' sotto le volte della caverna come un grido.
"Oh, se almeno la smettessero di gridare!" - urlo' Drake - "Che ha fatto, quella, di male? Lei, si, lei ha avuto coraggio... Da sola, ha resistito contro di noi. Eravamo il nemico, e lei ci ha affrontato. Ed e' stata anche abbastanza coraggiosa da cedere, da non sparare più, quando ha visto che metteva a repentaglio la vita dei suoi compagni. Che resistere era inutile, ormai... Inutile..."
"Parli della Vulcaniana? Vedaris?" - chiese T'eyan.
"Chi altri?" - l'uomo si alzo', barcollando. Il suo volto esprimeva una rabbia cieca, cupa. Bevve ancora, tossì. Un raggio illumino' i suoi occhi, arrossati, iniettati di sangue. - "Adesso lei e' la' dentro. Nella Fossa. Se le avessero sparato, lo avrei capito... Per poco, non vi ammazzava tutti, voi che eravate sulla Steamrunner. Ma questo... Questo no, non è... " - farfugliava.
"Dignitoso?" - suggerì T'eyan.
"Esatto. Lei ha cercato di impedire che noi prendessimo la sua nave. Ha fatto quello che avrei fatto anche io. Se solo... " - s'interruppe un istante - "Ho dovuto portarla io, insieme a Karel e ad altri due. Karel continuava a strattonarla: io non ho avuto neanche il coraggio di guardarla negli occhi. Se fossi stato coraggioso..." - la sua voce si spense. Bevve. La bottiglia, ormai, era quasi vuota.
"Continua! Cosa avresti fatto?" - la voce di T'eyan era imperiosa. Qualcosa nel tono che aveva usato l'uomo l'aveva insospettita.
Lui rise: "Avrei sparato a quel bastardo di Jolar'Nat e a quel suo scimmione Klingon." - rispose, sardonico, Drake. Scosse la testa - "No... Non ce la farei mai. Anche se in quel momento, quando lui mi ha detto di mandare quella ragazza nella Fossa, ne avevo una gran voglia. Non mi guardare così: non l'ho fatto, no? Adesso Jolar'Nat sarà in prima fila, probabilmente. A godersi lo spettacolo."
T'eyan non lo contraddisse. Sapeva che Jolar'Nat non era ancora tornato a Togartu, e sapeva che Aldea aveva i suoi piani su quella Vulcaniana.
Conoscendola, si trattava di piani che - con tutta probabilità - non prevedevano la morte, od almeno, non la morte di Vedaris. Tuttavia, voleva capire fino a che punto Drake si sarebbe spinto. Decise di lasciargli corda: sentiva attorno a lui un'aura di pericolo che non le piaceva affatto.
L'umano appoggio' la bottiglia sul bordo della fontana:
"Me ne vado, T'eyan. Chiederò un passaggio ad un'altra nave. Andro' a Blackheart, o su un'altra colonia. Potrei mettermi a fare il contadino, anche se - in realta' - non so da che parte cominciare. So solo che la pirateria non e' fatta per me. Ho ancora troppi scrupoli, per sopportare questo genere di cose. Voglio dirti solo un'ultima cosa: non tutti sono vigliacchi come me."
"Che intendi dire?" - si allarmo' T'eyan.
"Te ne accorgerai. E se Jolar'Nat e' astuto come dici, se ne accorgerà molto presto anche lui."
T'eyan afferro' l'ubriaco per il bavero della giacca:
"Chi? Di chi stai parlando?" - urlo'.
"I nomi non li so. Puoi anche sondarmi la mente, non scoprirai niente di più di quello che ti ho già detto. Sono solo voci che ho sentito. Non e' neanche detto che abbiano un fondamento qualunque. Magari qualcuno ha mandato a quel paese uno dei capi, e altri ci hanno ricamato un po' su..." - disse Drake.
T'eyan lo lascio' andare. Voci o no, riflette', avrebbe dovuto indagare.
L'umano si assesto' la giacca, fece per riprendere la bottiglia, ma gli sfuggì di mano, finendo per terra. Il vetro si ruppe, ed un fiotto di liquido verde si sparse sull'impiantito.
Verde come il sangue. Il suo sangue.
Lei rivide in un lampo il rivolo che scendeva dalla fronte di Vedaris, e bagnava le sue orecchie piccole ed affusolate, tanto simili a quelle di...
Represse il dolore che sentiva sgorgare da dentro di sé, dalla parte della sua memoria che aveva consacrato al ricordo di Krydek.
Si accorse che il rimbombo delle voci dell'Arena si era calmato. Adesso, nella caverna c'era un silenzio spettrale.
Drake fisso' per un attimo i frantumi, poi alzo' lo sguardo abbracciando - per l'ultima volta - la piazza, e quel mondo:
"Addio, T'eyan" - disse infine, e si volto'.
T'eyan non fece alcun gesto per fermarlo. Rimase a fissare la figura dell'uomo, mentre veniva inghiottita dall'oscurita'.




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