Luogo e Ora : Sistema Sithicus; Pianeta BlackHeart; Bleeding Rose - Ore 23:15 locali
Data Stellare : Da definire
La fioca fluorescenza del tavolino di malapchite trasfigura i volti dei due uomini presenti nella saletta privata del locale. Nessun suono esce dalle loro labbra, solo si guardano negli occhi, verdi l'uno e castani l'altro, entrambi appoggiati alle comode poltroncine imbottite.
Dopo qualche minuto uno dei due, occhi verdi, inizia a cercare qualcosa in una tasca interna del pesante giaccone di pelle, occhi castani non smette di fissarlo, le sue mani ora sono scomparse sotto il tavolino.
Un lampo di luce... e un debole raggio laser accende l'aromatico tabacco saremita nella pipa di occhi verdi, occhi castani si rilassa e si sistema il berretto asciugandosi anche una goccia di sudore, poi un debole sorriso appare sulle sue labbra e per primo inizia a parlare:
- Voglio 20 pezzi d'oro per il favore!
Occhi verdi : Ne avrai 10 ora e 10 a lavoro completato, ora dimmi l'ampiezza delle armoniche degli scudi!
Occhi castani : I 10 pezzi prima...
Occhi verdi sorridendo : Babel!...
La tenda che separa la saletta dalla sala principale si apre ed entra un enorme Klingon dalla carnagione scurissima, appoggia sul tavolo uno scrignetto contenete numerosi pezzi d'oro, occhi verdi ne conta 10 e li spinge verso l'altro che non smette di osservare il Klingon.
Occhi verdi : Babel non è il suo vero nome, è muto, da quello che sono riuscito a scoprire, Babel faceva parte di una piccola famiglia su Qo'noS, i suoi nemici attaccarono la sua casa e massacrarono la sua gente, lo lasciarono con la gola squarciata convinti che fossero tutti morti, ma un Klingon se vuole può essere molto difficile da uccidere. Lo trovai in una delle strade della capitale, si era trascinato fino a lì lasciando dietro a sè una scia di sangue, lo presi con me e lo feci curare, da allora io, Jolar'Nat, sono la sua famiglia!... Vero Babel?
Il klingon fa un cenno con la testa poi esce dalla saletta.
Jolar'Nat : Ora dimmi la frequenza degli scudi!
Occhi castani : All'incontro gli scudi saranno su 222.3...
Jolar'Nat : Bene, voglio che per almeno due minuti non possano cambiarle!
Occhi castani : Sarà uno scherzo, ingarbuglierò tanto i sistemi, che non sapranno da dove iniziare... ma assicuratemi che non danneggerete troppo la nave.
Jolar'Nat : Non è mia intenzione... e bada di non deludermi... - parlando si piega col corpo verso l'altro - Babel non viene mai con me in missione...
Occhi Castani : Mi hai pagato, no? Avrai quello che vuoi!
Se ne va.
Jolar'Nat rimane nella saletta continuando a fumare Molto bene, di sopra T'eyan e Aldea si stanno occupando di reclutare i nuovi membri, se non si lasciano trasportare dal loro carattere dovrebbero fare un ottimo lavoro
Dalla sala comune proviene un forte vociare e rumore di tavoli e sedie rovesciate, Babel si affaccia e fa alcuni gesti, Jolar'Nat si sfiora la cicatrice sulla guancia sinistra.
- Lasciala entrare.
I suoi occhi iniziano a sfumare verso una tonalità di grigio.
Le grida divengono più chiare, qualcuno sta bestemmiando in Klingon:
- Dov'è? ...ah ecco lì il grosso bue... - qualcuno si sta avvicinando alla saletta.
(NDR : le frasi tra * sono in klingon)
- *SPOSTATI GRASSO TARG*... DOV'E' IL TUO PADRONE?
La tenda viene scostata con violenza e una Klingon appare sulla soglia; come tutte le femmine della sua specie la sua figura è molto sensuale, una bellezza ferina,ma ora il suo viso è sconvolto dall'ira:
- TU! *SACCO DI ESCREMENTI DI KORVAT*, AVEVI DETTO MAGNESITE, *MALEDETTO FIGLIO DI UNA VESCICA PUTREFATTA*, MAGNESITE E INVECE *BRUTTO IMBECILLE, HO RAZZIATO UNA NAVE CARICA DI TRIVELLE MINERARIE*, A COSA MI SERVONO DELLE TRIVELLE MINERARIE?
Jolar'Nat : Ben tornata.
Be'ruth, ancora più infuriata visto che Jolar'Nat rimane tranquillamente seduto:
- *HAI CAPITO? RAZZA DI VISCIDO FERENGI?*
Jolar'Nat : cerca di calmarti.
Be'ruth, raggiunto il culmine dell'ira, si avvicina a Jolar'Nat, dà uno schiaffo alla mano che sorregge la pipa, che cade a terra spargendo la brace e a due centimetri dalla sua faccia sbotta :
- Calmarmi?!? *POSSANO I TUOI TESTICOLI SECCARE E CADERE* CALMARMI? Ho dato la caccia a quella nave per sei giorni, ho lasciato andare un carico Joliano di liquori e tu *brutto stronzo* mi dici di CALMARMI?
Be'ruth afferra con una mano una delle ciocche argentee dell'uomo, la discosta violentemente e con un'unghia dell'altra mano lascia un segno rosso accanto a quello bianco più vecchio della cicatrice :
- Avrei dovuto fare un lavoro migliore allora! Avrei dovuto tagliarti la gola col mio D'K tahg e non solo lasciarti questa cicatrice!
Jolar'Nat, afferrando il braccio della klingon e scostando la mano dal suo volto:
- Ti chiedo scusa per la soffiata sbagliata e per farmi perdonare... - porta il polso della klingon vicino alla bocca e lo fiuta emettendo poi un ringhio soffuso - ... ti comprerò io le trivelle... - affonda i denti in un veloce morso che fa uscire un po' di sangue - ...vieni alla mia casa su Togartu tra due giorni... - lecca il sangue e di nuovo emette il soffuso ringhio - sapremo sicuramente metterci d'accordo!
La bocca della klingon risponde con un ringhio più intenso, non di rabbia o minaccia, ma di piacere, ...poi toglie velocemente il braccio dalla presa di Jolar'Nat, lasciando sul suo viso due graffi sanguinanti:
- Tra due giorni a Togartu... - si gira e fa per allontanarsi - ... sappi che ti costeranno molto care.
Jolar'Nat non può vedere lo strano sorriso della klingon, ma intuisce dal suo tono che non sarà tanto la sua riserva di barre d'oro a rimetterci.
Dopo qualche minuto Jolar'Nat rimessa la pipa nel taschino, si fa portare un terminale schermato per le comunicazioni ( NDR: al Bleeding Rose gli ospiti di riguardo hanno diritto ad alcuni optional)
Sullo schermo appare il grasso viso verde di un orionano
Jolar'Nat : Salve SonMot.
SonMot : Ben ritrovato ragazzo, perchè mi disturbi, qui sono solo le 10:00 e stavo ancora dormendo.
Jolar'Nat : Be'ruth ha preso la nave con le trivelle! Le avremo tra due giorni lì a Togartu.
SonMot ridacchia : Eh Eh, chissà cosa ha detto quando ha scoperto che non c'era un grammo di magnesite! Per quella nave aveva lasciato passare un cargo Joliano a cui ho dovuto pensare io! Quanto ti è costato il carico?
Jolar'Nat : Verrà tra due giorni a casa mia per discutere sul prezzo!
SonMot ride di gusto : AH AH povero ragazzo cosa non si fa per la causa, ma se non ti senti all'altezza mandala da me, pagherò volentieri! AH AH!
Jolar'Nat : Lascia perdere, piuttosto hai già preparato tutto il resto?
SonMot, ridivenuto serio : Il preavviso che mi hai dato è sufficiente, i miei nausicani hanno già bloccato gli accessi ai livelli inferiori e quando arriveranno le trivelle, anche le varie squadre saranno pronte.
Jolar'Nat : Chi è informato oltre noi due?
SonMot : Un certo Paska.
Jolar'Nat : Non lo conosco chi è?
SonMot : Uno nuovo, un cardassiano, ha lavorato nel campo durante l'occupazione di Bajor.
Jolat'Nat : Capisco, è pulito?
SonMot : Certo che no, dipende dall'Ordine come una remora dallo squalo, è qui per controllare gli ex-Maquis penso, ma fino ad ora l'ho tenuto ai livelli inferiori e quando inizieranno i lavori non potrà né uscire né comunicare con l'esterno.
Jolar'Nat : E poi?
SonMot : Dipenderà dalla sua utilità e da quanto mi sentirò buono.
Jolar'Nat : Mettigli alle costole qualcuno, lo scoprirà sicuramente se è uno in gamba, ma lo terrà sotto pressione.
SonMot : Vedremo, chiudo.
Jolar'Nat si appoggia allo schienale imbottito e chiude gli occhi in attesa.
Luogo e Ora : Sistema Sithicus; Pianeta BlackHeart; Bleeding Rose - Ore 23:30 locali
Data Stellare : Da definire
Non ci sono insegne, sulla porta del Bleeding Rose: il locale non è posto per ignari passanti. Al proprietario è sufficiente essere conosciuto dai suoi frequentatori abituali: persone di mille nazionalità, che non amano attirare l'attenzione su d i sè, e che sanno apprezzare la discrezione, ricompensandola con oro sonante.
Seduta in una piccola stanza al secondo piano del locale, T'eyan controlla la strada, servendosi dei monitor del circuito di sorveglianza, messi gentilmente a sua disposizione dal proprietario del Bleeding Rose : è un uomo prudente, che comprende che tenere sotto controllo quanto li circonda può significare la vita o la morte per lui come per tutti i suoi avventori.
Per esempio, se la Confraternita di Orione fosse riuscita ad arrivare fino a lì...
Ma adesso, il problema di T'eyan non è Orione, né la Federazione, né il Dominio, ma l'equipaggio. La loro vecchia nave, la Raven, è esplosa dopo uno scontro con i Romulani, portando con sé nella gloria di Sha-Ka-Ri la maggior parte dei membri del suo equipaggio. Jolar'Nat, Aldea Ajdar, e lei stessa si sono salvati a stento, assieme a pochi membri della bassa forza. Debbono trovare in fretta una nuova nave, e gente per governarla, adesso, con le navi di Orione e agenti nemici dappertutto!
Sul monitor di sinistra appare una figura avvolta in un mantello. Un uomo si guarda intorno, esitando. Prende un foglio da una tasca, e lo consulta, illuminandolo con una piccola torcia. Mette il foglio in tasca, e riprende a camminare. Esce dalla visuale del monitor di sinistra, ma adesso lo sta inquadrando la telecamera centrale. Si avvicina alla porta del locale.
T'eyan preme un pulsante, con un breve ronzio le telecamere inquadrano la sala centrale del Bleeding Rose. Manovrando sulla pulsantiera, stringe l'inquadratura sull'ingresso, e l'uomo riappare sui monitor, ripreso in varie angolazioni. Il cappuccio del mantello scende sulle spalle, e la vulcan nota il suo cranio lucido. Lo sguardo dell'umano si fissa sulla ragazza di Orione che sta danzando nuda sulla pedana al centro della sala, al suono sussurrato di un flauto di Pan. Lui vede la luce brillante dei riflettori indugiare sulle spalle di lei, disegnare le vertebre scivolando verso la curva dei fianchi. Le mani dorate di tatuaggi segnano il tempo, oscillando lungo il corpo, risalendo, avvolgendosi ai capelli per poi ridiscendere, trattenendosi mollemente sui seni...
L'uomo si riscuote. Si guarda intorno, poi si siede accanto ad uno dei tavolini di malapchite, che si accende di una luce fioca, fluorescente. Dal cappuccio del suo mantello spunta uno strano animale dall'aspetto esotico, che si aggrappa al braccio dell'uomo. Lui lo posa sul tavolino, delicatamente, mentre T'eyan segue attentamente i suoi movimenti.
Un rumore. T'eyan non si volta. Sa di chi si tratta. A voce alta, dice:
"Dovresti stare più attenta, Celeste: ti ho sentito fin dal corridoio"
"Non mi avresti sentito, nemmeno con quelle tue orecchie a punta vulcaniane, se avessi voluto entrare di soppiatto" - ribatte la donna, raggiungendola accanto ai monitor. "Su Raynor III, prima di essere catturata da quella nave di schiavisti orioniani, ero la migliore ladra della Gilda..."
A dispetto della sua attuale grassezza, che la fa assomigliare ad una tranquilla matrona terrestre, Celeste è stata effettivamente una ladra eccezionale, in gioventù... Ed anche una valorosa combattente nella ribellione degli schiavi contro la Confederazione di Orione, a quanto
Jolar'Nat ha raccontato a T'eyan... Peccato, pensa T'eyan, che si sia lasciata andare così, una volta abbandonate le armi per quel lavoro di barista del Bleeding Rose...
T'eyan punta il dito sulla figura inquadrata. - "Quello deve essere il medico di cui ci ha parlato Akhar. La descrizione corrisponde".
Amplia la visuale, fino ad inquadrare l'intera sala. Celeste non ha nessuna difficoltà ad identificare fra gli avventori le facce nuove degli uomini che sono venuti lì per la prima volta.
Sui monitor appare anche Aldea Ajdar, seduta ad un tavolo insieme ad un Klingon che lei usa chiamare Liam.
T'eyan riprende: "Adesso ci sono tutti quelli che ci hanno segnalato, giù nella sala centrale. Sono sette persone, di varie razze. Due motoristi, due addetti alla consolle scientifica, un cuoco, un pilota, un medico. Tutti di sesso maschile. E' possibile che fra di loro si nascondano una o più spie, purtroppo... Secondo i sensori, tutti hanno addosso almeno un'arma ad energia. E probabilmente hanno anche armi bianche, nascoste addosso."
"Puoi usare la stanza accanto a questa per i tuoi... interrogatori." - le suggerisce Celeste - "E' insonorizzata, e tu conosci le sue possibilità, in caso di... incidenti"
T'eyan scrolla il capo:
"Spero che non sia necessario. Io ed Aldea Ajdar ci siamo divise il compito: lei si sta occupando di trovare il cuoco, ed i motoristi per la nostra nave; io debbo pensare al medico, al pilota e ai due analisti scientifici"
Si alza in piedi:
"E' il momento di muoversi" - dice - "Celeste, tu continua a tenere d'occhio quei monitor... Non vogliamo sorprese, per stasera. Io vado a dare un'occhiata agli uomini che ci ha mandato Akar"
Pochi minuti dopo, entra nella sala centrale del Bleeding Rose. Appostato vicino alla porta, il grosso Klingon che Jolar'Nat chiama Babel sorveglia la sala.
Il flauto di Pan spegne le sue ultime note e la ragazza di Orione si inchina verso il pubblico, poi sparisce dietro una tenda che funge da sipario, inseguita dai fiochi applausi degli astanti.
T'eyan si siede a cavalcioni su una sedia accanto al tavolino dell'umano che ha visto entrare per ultimo.
L'umano per un istante fissa la vulcan, sorpreso, poi abbozza un sorriso:
"Spiacente, ragazza, non ho soldi con me. Va a cercarti un altro cliente, io sto aspettando una persona."
"E' me che stai aspettando, umano." - dice T'eyan.
Un lampo, nei suoi occhi. T'eyan lo fissa, impassibile come solo i vulcan sanno essere. L'umano si passa la lingua sulle labbra:
"Tante scuse, non immaginavo. La persona che mi ha indirizzato qui non mi ha detto chi avrei incontrato. Mi ha detto solo che avrei avuto un passaggio per Togartu. E che c'era parecchio denaro da guadagnare. Quello che non mi ha detto è: quanto."
T'eyan: "Quanto basta da metterla a riposo definitivamente in un anno o due, se sarà sufficientemente in gamba."
"Io *sono* in gamba" - risponde lui - "Il mio nome è Herbert G. West. Sono stato un medico della Flotta Stellare. Poi ho lavorato con i Ferengi. Conosco la fisiologia Klingon come pochi. Conosco anche i metodi dei guaritori del tuo pianeta, se ti piacciono le loro erbe e stregonerie. Ho girato per tutto il Quadrante, come medico di bordo di tante navi. Sono pronto a ricucire ferite come a curare le malattie veneree, se la paga è buona. E non faccio mai domande stupide come <da dove vengono i soldi?>"
T'eyan: "Nel nostro ambiente i rischi sono forti, ma vengono ricompensati bene. C'è una base di 10 pezzi d'oro all'ingaggio, che poi viene incrementata ad ogni affare che mandiamo in porto: gli introiti sono divisi in maniera proporzionale fra i membri dell'equipaggio."
West: "Voglio 30 pezzi d'oro all'ingaggio."
"Nessuno di noi ne ha avuti tanti, all'ingaggio." - risponde la vulcan, mentendo - "Posso offrirgliene 15, al massimo"
West: "25"
T'eyan fa per alzarsi: "Niente da fare!"
West la ferma con un gesto.
"20. Non uno di meno!"
T'eyan sembra riflettere un istante, poi torna a sedersi accanto all'uomo.
"Vada per venti." - dice, senza lasciar trapelare la sua soddisfazione. Era esattamente quanto aveva in mente di offrire all'inizio. E' facile prevedere le mosse di chi ha avuto a lungo che fare con i Ferengi, riflette la donna.
In questo, l'umano non ha sicuramente mentito.
Lo sguardo della donna si posa sullo strano animale portato dall'umano, che si è accovacciato sul tavolino. Allunga la sinistra, per accarezzarlo.
L'animale si ritrae, a scatti, poi annusa la mano che si avvicina.
L'umano sorride:
"Lui è Kashit. E viene con me. Non appartiene a nessuna razza. L'ho creato io, in laboratorio, incrociando i DNA di tre razze differenti. Mi è costato il licenziamento dalla Flotta Stellare, ma è il mio pupillo. Vedo che lei gli piace: avrebbe già morso la sua mano, altrimenti. Il bimbo ha buon gusto. Anche a me, tu piaci molto."
Sotto il tavolo, la sua mano sfiora le gambe della vulcan.
T'eyan gli blocca la mano. Di fronte all'espressione di lui, che si chiede se si è spinto troppo oltre, abbozza un lieve stiramento di labbra che assomiglia ad un sorriso. Si alza in piedi. Fa cenno all'uomo di seguirla dietro una tenda. L'uomo sorride, trionfante. Fa risalire Kashit sulla sua spalla, poi si alza.
Celeste, dalla stanza dei monitor, segue con lo sguardo i due che si allontanano. Dipinta sul suo volto, c'è la smorfia ironica con cui usa nascondere la sua preoccupazione, mentre si chiede se quell'umano sopravviverà fino all'indomani.
T'eyan guida West dietro la tenda che funge da sipario. Salgono una scala, dove incrociano la ragazza di Orione, che sta tornando in scena per il prossimo numero. A West non sfugge un cenno d'intesa fra le due donne. La vulcan sfiora con la mano un sensore e apre una porta. West si accosta, sospettoso. Dalla porta vede una piccola stanza imbiancata a calce. Il pavimento è occupato da un futon aperto.
"Entra" - dice lei.
West sogghigna:
"Personalmente preferisco i letti.Ma anche questo andrà bene, se è quello che vuoi."
Posa Kashit per terra. L'animale corre nella stanza, sistemandosi vicino alla finestra. Le si avvicina, la stringe contro lo stipite della porta, poi la bacia. Lei risponde al suo bacio, preme il suo corpo contro il suo, le sue mani lo accarezzano, risalgono verso il collo di lui.
Dolore!
Il dolore lo invade. Lancinante.
Lo sguardo si annebbia, sente le gambe piegarsi.
Lui capisce: La mano di lei sta stringendolo alla base del collo.
<Dannata p!. La presa vulcaniana!> fa in tempo a pensare, mentre le tenebre si precipitano su di lui.
E' disteso sul futon, quando si risveglia. Dalla finestra viene una luce rosata che anticipa l'alba. La testa gli fa male, sente la lingua impastata come dopo una sbornia. Quante ore sono passate?
Kashit viene a leccargli la faccia. West lo accarezza, meccanicamente. Si alza. I suoi abiti sono nell'angolo, ben piegati. Non trova il faser, e la cosa non lo sorprende.
La porta si apre.
La vulcan!
Infuriato, fa un passo nella sua direzione. La donna lo ferma con un gesto:
"West, tu hai fatto parte della Flotta Stellare. Dovevo essere sicura di non avere a che fare con una spia. Per questo ti ho portato qui."
West:
"Tu. Brutta p. Tu mi hai sondato! Ha fatto su di me la fusione mentale!" - la testa gli fa male - "Questo non era nei patti! Io me ne vado, e se ci tieni alla pelle non provare a fermarmi, donna!"
Prende gli abiti e comincia a vestirsi, mugugnando:
"Averlo saputo prima. Io non sono venuto qui per farmi sondare"
Si china per infilarsi le scarpe. Un capogiro lo costringe a fermarsi, appoggiandosi alla parete.
La donna gli si avvicina:
"Questi effetti collaterali spariranno fra poco." - sporge una mano, che l'umano scosta con un gesto rabbioso.
La vulcan lo afferra per il mento, obbligandolo a guardarla negli occhi:
"Io sono T'eyan, ex membro della Resistenza maquis. Ho ucciso più uomini di quanti tu possa averne curati in tutta la tua vita. Se avessi voluto ucciderti non ti saresti svegliato, stamattina, come è successo ad altri che Akhar ci ha spedito qui ieri sera!" - lo lascia. Sul volto di lui rimane la traccia rossa delle sue dita - "C'è qualcosa che ho visto nella tua mente, ed è il fatto che tu non hai alternative; la tua passione per l'ingegneria genetica è costosa, e spendi più di quello che riesci a guadagnare anche con i tuoi traffici. Sei un buon medico, ma non c'è più nessuno che ti darà una mano a risalire la china. Nessuno tranne noi. Puoi lavorare per la Fratellanza, dottor West, oppure uscire da quella porta.Ma non troverai, da nessuna parte, una occasione come questa per rifarti di tutti gli sputi in faccia che la vita ti ha riservato!"
Lui sa che è vero. Ha un disperato bisogno di denaro, se vuole mantenere il suo laboratorio, nascosto su un planetoide vicino a Darsit VII. I suoi esperimenti sono fermi da mesi, ormai, perché il laboratorio manca di alcune attrezzature indispensabili per il loro proseguimento. Oltretutto, il suo ultimo ingaggio è terminato bruscamente: lo hanno sbattuto fuori dalla sua ultima nave troppo in fretta per permettergli di prendere la sua cassetta di pezzi d'oro, che è rimasta a bordo, con tutta la sua roba. Tutto perduto, per una dannata lite con un dannato Klingon!
Chiude gli occhi, per un istante. La testa ha smesso di dolergli, ma gli rimane un fastidioso senso di spossatezza nelle ossa.
Non ha alternative. E' l'unica cosa di sé che vede con chiarezza: forse un giorno riuscirà a venirne fuori, riuscirà a trovare la chiave per ritornare ai suoi esperimenti di genetica. Ma per il momento, il suo futuro è là, su Togartu, con quella donna e i suoi pirati.
Riapre gli occhi, e li fissa dritto nelle pupille dell'altra:
"Un giorno o l'altro avrai bisogno di me, T'eyan. Saprò ricordarmi di questo, allora!"
T'eyan risponde:
"Quel giorno, forse, mi ringrazierai."
West raccoglie il suo mantello. Il piccolo Kashit corre a rifugiarsi nel suo cappuccio.
Luogo e Ora : Sistema Sithicus; Pianeta BlackHeart; Bleeding Rose - Ore 23:50 locali
Data Stellare : Da definire
Aldea bevve lentamente la birra, assaporandone ogni sorso. Finalmente era riuscita a trovare quel maledetto locale. Era stato più difficile del previsto.
Jolar'Nat si era ritirato in una delle salette private per occuparsi dei suoi intrighi, anche se dall'espressione che aveva Be'Ruth quando era uscita dubitava che quei due si fossero limitati a discutere d'affari.
Aldea tirò fuori nervosamente da una delle ampie tasche del vestito un orologio.
Era un pezzo da museo, con la cassa d'oro finemente intarsiata e le lancette che si muovevano sul quadrante segnato dagli antichi numeri romani; funzionava ancora con l'antico sistema a molla. Come tutti gli Ajdar cercava di non dipendere dalla tecnologia quando era possibile.
I due a cui aveva dato appuntamento stavano tardando.
Liam, il Klingon che le aveva dato un passaggio fino al Bleeding Rose, la stava fissando pensieroso.
- Ho deciso, vengo con te - disse all'improvviso.
- La Raven è stata fatta a pezzi da quei maledetti dell'Impero. Se fossi stato con me...
- I Klingon non temono la morte. Lasciami combattere al tuo fianco. Non potrei aspirare ad un onore più grande.
Aldea si incupì. Liam conosceva alcune delle leggende, estremamente esagerate, che circondavano il clan Ajdar. Quando si erano incontrati per la prima volta, quasi un anno prima, era scoccata una scintilla tra di loro, quella rarissima sensazione che sente un guerriero quando incontra un'anima affine, indipendentemente dalla razza, dall'età e dalle apparenze esteriori.
- L'onore, il tuo clan, perderesti tutto. Qui si tratta di pirati, di fuorilegge.
- Non se sono al tuo fianco. Voglio imparare quello che sei disposta ad insegnarmi.
Un rabbioso ringhio interruppe la loro discussione.
- C'era un %&/ nel mio bicchiere, per quale $/°* ragione dovrei pagarlo?
Qualcuno che assomigliava ad un grosso gatto arancione stava litigando con il barista.
- Il trucco è vecchio - gli sussurrò Aldea avvicinandosi. - Non credo che qui siano teneri con chi cerca di scroccare da bere.
Poi disse ad alta voce - Dammi un'altra birra, ed una anche per il mio amico.
Il tintinnio del Latinum sul banco fece sparire l'espressione offesa dalla faccia del barista.
- Sei sempre in cerca di guai, Gas?
- Ho perso il mio ingaggio e quei maledetti non mi hanno neppure pagato. Mi hanno scaricato qui e sono ripartiti. E tutto per una sciocchezza.
- Che sciocchezza?
Il gatto scrollò le spalle.
- Nulla di importante, un po' di contrabbando per arrotondare la paga da fame che mi davano.
- Che facevi sull'altra nave?
- Un po' di tutto, mi occupavo in particolare dei motori ma era una nave piccola e ci dovevamo arrangiare. Ovviamente a me toccavano sempre i lavori più schifosi e solo perchè ero l'ultimo arrivato - sbuffò. - Comunque non andranno lontani - aggiunse con un sogghigno. - Ho fatto una visita alla sala macchine prima di scendere. No, non esploderanno - si affrettò a dire notando un minaccioso bagliore giallastro negli occhi di Aldea.
- Meglio per te. Sai benissimo quanto detesto certe cose.
- E tu che mi racconti? Delle voci dicevano che ti eri unita ad un branco di pirati.
- Hai sentito bene, anzi potresti venire anche tu.
Guardò di nuovo l'orologio. - Avevo un appuntamento ma ormai...
- Perchè no? Ho sentito che hanno capi in gamba e che pagano bene. Viene anche il bestione? - sussurrò Gas indicando Liam.
- Temo di si. E' difficile fargli cambiare idea.
- Non importa. Non ho paura di quella montagna di muscoli - disse Gas drizzandosi orgogliosamente in tutto il suo metro e mezzo di altezza. - E' il cervello quello che conta.
- Bene, allora vi presenterò formalmente a Jolar'Nat.
Luogo e Ora : Sistema Sithicus; Pianeta BlackHeart; Bleeding Rose - Ore 00:30 locali
Data Stellare : Da definire
Entro nel Blending Rose... c'è poca gente.
L'atmosfera è gradevolmente calda e c'è poca luce: ottimo. Ho aspettato apposta l'ultimo minuto per arrivare all'appuntamento... voglio vedere chi entra.
Sono rimasto nascosto per un paio d'ore nei dintorni, per assicurarmi che non fosse una trappola. Akhar mi ha assicurato che mi posso fidare, che non sono spie: ma chi mi assicura che mi posso fidare di lui?
Do una rapida occhiata all'interno: un bancone sulla destra, dieci tavoli al centro della stanza e otto contro la parete in fondo. Sono quasi tutti liberi.
Mi dirigo verso uno di quelli contro il muro, sono meno illuminati, ed è sufficientemente vicino a delle porte. Una è quella del bagno. Una, dato il rumore, deve condurre alla cucina, da cui si può accedere al vicolo sul retro... La terza non so, sicuramente ad una stanza interna, forse quella del proprietario: è comunque sbarrata... forse 45 secondi per aprirla, troppi.
Dalla parete sulla sinistra partono le scale che conducono al piano superiore.
Mentre mi siedo prendo nota della posizione delle telecamere a circuito chiuso nascoste nel locale.
Scelgo il tavolo meno illuminato. Oltre ad essere più gradevole, è anche l'unico che mi permetta di non essere inquadrato pienamente dalle telecamere. Ho attirato l'attenzione visto che una si sta muovendo indirizzandosi verso di me.
La sventola Orioniana sta ballando sul palco: mi soffermo sulle gambe, lunghe ed affusolate, e sui seni perfetti. Magari più tardi... non ora, ho qualcosa di più importante da fare: salvarmi la pelle.
"Cosa vuoi?" mi sento chiedere con un fare rude. Sobbalzo sulla sedia che scricchiola sotto il mio peso... non mi ero accorto che la cameriera si era avvicinata al tavolo... Map'or@#* devo stare attento o qua finisco atomizzato.
Questa disattenzione fa si che venga illuminato appieno al volto. La donna inizialmente stizzita, sembra compiaciuta dal fatto.
"Un rachtajin porporato" le rispondo svogliatamente. La luce nei suoi occhi cambia, assume un tono diffidente.
Mi difendo dicendole "Se a un Klingon piace il succo di prugna, a un Orioniano non può piacere del Rachtajin?"
Lei non ribatte e se ne va. Qualcosa nella sua camminata tradisce dei trascorsi più movimentati, soldatessa o più probabilmente ladra, dato il lavoro che fa ora.
Ritorno a guardare gli avventori: dieci in tutto. Due Klingon che fanno battute sulla ballerina che sta lasciando il palco, un felino umanoide, la donna seduta col gattone, un altro Klingon (sembra conosca la donna e il gatto), un umano avvolto in un mantello (ha un animaletto che gli sbuca da sotto il cappuccio), un altro umano (più giovane dell'altro) ed un altro umanoide che non riesco a identificare in quanto mi porge le spalle e il cappuccio non mi lascia intravedere nulla...
Dalla scala vedo scendere una donna, una vulcaniana per la precisione. Si avvicina distrattamente all'altra donna seduta con il micio. Si scambiano dei piccoli gesti, sicuramente dei segnali.
Quando la vulcan mi guarda, si accorge che le stavo osservando. Non cerca di evitare il mio sguardo, ed io faccio lo stesso. Entrambi abbiamo capito che siamo stati "scoperti" a spiarci. Non cerca di nascondere il rapporto con l'altra donna, sarebbe inutile ed illogico. Sono d'accordo e questo oramai è palese.
Con un gesto, volutamente evidente, invita l'umana verso di me. Poi si dirige verso l'umano con l'animale: lo stava aspettando.
Vengo interrotto dalla cameriera che mi porta una tazza ben calda di un liquido scuro, tendente al porpora. Le passo una barretta e le dico di tenersi il resto, mentre faccio cenno all'altra donna di sedersi. Con gesti posati e calcolati, si siede. Mi studia ed aspetta che faccia io la prima mossa.
"Mi avevano detto che sarei stato contattato da un uomo... e tu non lo sembri affatto" inizio io.
Senza mutare espressione mi risponde "Dovrai parlare prima con me".
E' molto attenta ad ogni mio movimento.
"Ci serve una persona esperta di motori" continua " la paga è buona..."
"...e il rischio alto..." la precedo io "lo so, Akhar mi ha già detto il tipo di nave su cui si viaggerà".
Non cambia espressione.
Ha sicuramente un'esperienza notevole, è impassibile come un vulcaniano... ammirevole.
Frattanto la vulcaniana, dopo aver indicato le scale al tizio con l'animaletto, si è seduta al tavolo con l'essere incappucciato.
"... sono 15 pezzi d'oro, ma possono aumentare a seconda dei 'carichi' che trasporteremo" riprende lei "non accettiamo ripensamenti"
"L'incarico non mi spaventa, però ne voglio 25"
La donna: "E' troppo, una cifra del genere per lavorare su dei motori è esagerata".
"Sono però uno dei migliori che potrete trovare su questo buco di pianeta..." tento il bluff "lo so che stanno controllando le navi in zona e che avete fretta di andarvene ma siete senza equipaggio... ho fatto alcune indagini."
Questo è riuscita a scuoterla, anche se di poco.
Sta sicuramente pensando se fidarsi delle informazioni che le devono aver passato. Mi scruta tentando di cogliermi in fallo.
Non le do soddisfazione, tranquillamente finisco il mio Rachatajin.
Dopo un po' sembra decidersi. "Posso arrivare fino a 20, nulla in più... prendere o lasciare". Questa volta è lei a bluffare... non sa se fidarsi, ma sa che le sono necessario...
Durante le due ore che ho sorvegliato il locale ho visto entrare alcune persone... ma poca ne sono uscite. Probabili membri dell'equipaggio? Può essere che le trasportino immediatamente a bordo, meglio così: prima lascio il pianeta e prima sarò al sicuro.
Adesso sono io ad essere alle strette, non voglio tirare troppo la corda e rimanere col culo per terra.
"Accetto, quando si parte?"
Sento il suo comunicatore trillare. In risposta mi dice "Devi seguirmi per un ulteriore 'colloquio' con il capo". Sicuramente era un segnale. Che stupido a non aver pensato a dei microfoni...
Si alza e si dirige verso le scale con movimenti sicuri. Si ferma davanti alla rampa e mi aspetta. Nell'alzarmi registro istintivamente che il locale risulta quasi vuoto. Non ci faccio molto caso, ma la vulcaniana e il suo amico sono spariti. Mi avvicino e le dico "Non è mia abitudine seguire donne di cui non so il nome".
Sembra che la cosa la diverta. Inizia a salire le scale. Si ferma e girandosi mi dice "Mi chiamo Aldea Ajdar... e ora seguimi senza fiatare" ed aggiunge sorridendo "...K'Tar".
Bene, le presentazioni sono fatte. La seguo fino ad una stanza al primo piano. Lei entra per prima. Prima di entrare mi soffermo sulla porta a studiare la stanza. Come entro sento qualcuno che mi afferra sulla spalla alla base del collo. Qualcuno nascosto dietro alla porta. Istintivamente cerco di colpire il mio aggressore. E' la vulcan di prima.
Ammirevole la sua tecnica per prendermi alle spalle, ma totalmente inutile la presa per stordirmi. Schiva agilmente il mio colpo... sti vulcaniani del c#§§*, sono maledettamente veloci e silenziosi... quasi non mi accorgo del Klingon che entra dalla porta ancora aperta. Mi afferra e mi scaraventa a terra. Fregato come un pivellino. Cerco di rialzarmi, ma Aldea ha già estratto un phaser e sta facendo fuoco... lascerò questo cavolo di pianeta più presto del previsto, dopotutto.
Quando mi sveglio mi ritrovo ammanettato. Sono steso sul pavimento della stanza. In piedi ci sono Aldea, la vulcan, il Klingon e dopo poco si materializza l'umano con il suo animale. Le due donne stanno discutendo sul fatto che la presa non abbia funzionato, così come la fusione...
Sicuramente hanno provato a sondarmi... cerco di rialzarmi, il colpo di phaser mi solo stordito: a quanto pare non lascerò tanto presto questo pianeta.
"E' sveglio" dice l'umano accarezzando il suo animaletto "e sembra che stia bene, a differenza di come hai lasciato me prima". Il Klingon continua a guardare dalla finestra.
La vulcan mi guarda, anche se impossibile sembra frustrata e arrabbiata.
"Adesso che è sveglio ci riprovo". Mentre si avvicina cerco di divincolarmi, ma Aldea prontamente mi dice "sta buono, altrimenti questa volta non mi limito a stordirti".
Vediamo che succede... per ora non posso fare molto.
La Vulcaniana si china su di me, pone la mano destra sulla mia faccia e sembra concentrarsi.
"Sento qualcosa, ma niente di definibile... una parte della sua mente è chiusa, si oppone alla mia presenza... cerca di assalirmi..."
"Utilizza un addestramento anti-psionico di qualche genere?" la interrompe Aldea.
"...no..." le risponde l'altra "... è qualcosa che è al di fuori del suo stato cosciente... devo inoltrarmi di più ... non cercare di resistermi, potrebbe essere doloroso..."
Non ho paura di una fusione, mi era stato detto che ne sarei potuto essere immune.
Il tentativo viene interrotto dal Klingon. "Qualcuno è entrato nel locale" si mette a sbraitare nel suo idioma gutturale...
"Deve essere l'ultimo" dice pensierosa Aldea e aggiunge rivolgendosi alla Vulcan "Che facciamo, T'eyan?"
L'interpellata distoglie l'attenzione da me, sembra illogicamente arrabbiata dal non essere riuscita a sondare la mia mente. Soppesa il phaser che aveva nascosto sotto la giubba... l'istinto le suggerirebbe di uccidermi immediatamente, ma quella vena di curiosità che pervade la sete di conoscenza vulcaniana la fa desistere... "Lasciatelo ancora in vita, potrebbe esserci ancora utile... nasconde qualcosa, ma non so ancora cosa"
Parla sommessamente con Aldea, poi con il Klingon e l'umano. Dottor West lo chiamano.
Lanciandomi un'ultima occhiata interrogativa lascia la stanza seguita dai due umani. Sono solo con il Klingon e la bestiolina del dottore.
Sfilo dalla manica una piccola chiave morfofasica, nascosta per occasioni del genere e cerco di aprire le manette. Il mio guardiano è troppo occupato ad osservare i monitor che inquadrano i suoi amici nel locale sottostante.
Non ha esperienza come i suoi compagni.
Finalmente sono libero. L'animale mi fissa. Quando cerco di muovermi, quello mi salta addosso mettendo in allarme il grassone.
"Maledettasottospeciediarvicolamalriuscita" sibilo tra i denti mentre me la tolgo di dosso. L'infame mi ha lasciato l'impronta dei suoi denti su un dito. La scaravento dall'altra parte della stanza. Con una piroetta atterra in piedi, già pronta ad attaccare.
Il Klingon, a differenza, mi si butta contro pesantemente. Troppo lento. Lo schivo e gli assesto una ginocchiata allo stomaco, che lo fa ruzzolare contro il muro. Il suono sordo mi informa che ha battuto la testa. Ho qualche secondo prima che possa dare l'allarme. Raccolgo l'arma del tipo e mi fiondo verso la porta.
La stramaledetta arvicola del c#§§* mi è subito dietro. Il morso è stato leggero, ma brucia come se ci avessero messo sopra dell'acido. Corro per tutto il corridoio, supero alcune porte sbarrate. Dal piano di sotto giungono urla di battaglia e scoppi di colpi d'energia... qualcosa mi dice che è arrivato un ospite indesiderato...
Mentre supero l'imboccatura delle scale, vedo i miei 'amici' salire frettolosamente le scale, seguiti da raffiche d'energia bluastre... armi a ioni... la polizia locale?!?!...
Ho raggiunto la fine del corridoio... m#*è£$$° la porta è blindata e bloccata. Non ho tempo per forzarla o fonderla.
"Kashit!" sento urlare alle mie spalle. Mi volto e vedo l'uomo West vicino alla porta da cui sono appena uscito, chiamare urlando l'animaletto che ancora mi insegue. Questi, in risposta s'irrigidisce e si volta verso il suo padrone. L'arvicoloide è proprio di fronte la rampa di scale. Una raffica lo colpisce di striscio, sbattendolo contro il muro...
...poveroanimelettoindifesononpossoperbetterechedeibrutiglifaccianolabuaèuntenerobatuffoloclorosomorbidoso... mi getto verso la bestiola indifesa. Un umanoide in divisa da poliziotto locale sbuca dalle scale e sta per dare un ultimo colpo decisivoaquelteneroscoiattolino.
Quando sono ormai su Kashit, con una mano lo raccolgo e con l'altra sparo una raffica d'energia alla testa del poliziotto. Il corpo ormai privato del capo cade all'indietro sui compagni. Con ilmiopiccoloferitocorroversolaportaancoraapertadellastanza...
Appena entro, la porta scorre e viene sbarrata...
Concitatamente Aldea urla al trasmettitore da polso "Tirateci fuori da qua subito! E' una trappola! Siamo circondati!!!"
Dall'apparecchio esce una voce gracidante"...xzzzxz... stiamo cercando di agg...re il vo...ro segnale... barriera isolant... potenz... mo il segnale..."
"Fate in fretta" tuona al comunicatore T'eyan. Che reazione alquanto illogica per un vulcaniano. "Cinque da teletrasportare" aggiunge spostandosi verso l'altro lato della stanza, dove sono già in posizione Aldea, il Klingon e West con il suo animale tra le braccia.
"Ehi! Non potete lasciarmi qua... quelli mi faranno fuori. Prima sparano e poi fanno domande!!!" urlo io. Nonvogliomorirecosì.
"... ancora qualche istante... forse ci siamo riusciti..." suonano all'unisono i comunicatori delle due donne, coperti dal frastuono dei colpi contro la porta blindata e seguiti dalle imprecazioni del Klingon e del dottore.
La vulcan non mi presta la minima attenzione...
Improvvisamente sento le lacrime salirmi agli occhi... e mi butto ai piedi della donna...
Piagnucolando dico "tipregoooononvojomorireeeeee buhaaaaa nonmipotetelasciareconqueibrutiiii uhaaaaa..." e mi aggrappo alla sua gamba e la stringo forte...
Lei, dapprima cerca di divincolarsi schifata... poi sembra desistere. Un altro colpo alla porta che vibra e guaisce... sta per cedere.
"Meglio portarcelo dietro... e pensare a cosa farcene poi" le urla il dottore...
La porta inizia a deformarsi sotto il fuoco dei raggi della milizia.
"Sei da portare su!!! Subito" urla sfinita T'eyan... "...un istante ancora... bzzz" le risponde il comunicatore...
La porta cede fragorosamente... due uomini si lanciano sul nostro gruppetto...
Il primo non fa a tempo a rendersi conto che è colpito a mezz'aria da un pugnale lanciato da Aldea...
Il secondo supera i rottami bollenti della porta...
... Non riesco più a controllarmi... la rabbia monta finché mi lancio sull'intruso. Lo afferro per le spalle e lo respingo contro lo squarcio ancora rovente della porta. "Non ora" ringhio.
Sento odore di carne bruciata, forse è la mia. Non mi interessa. So solo che voglio vedere il sangue di questi bastardi... Mentre mi faccio scudo del corpo ormai inerme del poliziotto, cerco di sovraccaricare il disgregatore del Klingon e lo infilo nei vestiti del moribondo... Una mano cerca di afferrarmi e spingermi via. Con un morso gli stacco due dita... urlando, ritrae la mano...
Le due donne iniziano a sparare nella mia direzione e urlano qualcosa... oramai non capisco più nulla...
Sento qualcuno afferrarmi da dietro... mi giro e cerco di spezzarne il braccio... Il Klingon stavolta è più rapido di prima, e riesce ad evitare che gli rompa l'arto...
T'eyan mi colpisce alla gola con il taglio della mano... non riesco a respirare... mi accascio a terra...
I due mi trascinano verso l'altro lato della stanza... sento Aldea urlare "Ora!!!" ed improvvisamente tutto sembra illuminarsi... mentre la porta della stanza esplode con i poliziotti ancora ammassati...
L'ultima cosa che ricordo è qualcuno che mi dice di sputare le dita che ho in bocca...
Luogo e Ora : Sistema Sithicus; Pianeta BlackHeart; Bleeding Rose - Ore 23:30 locali
Data Stellare : Da definire
Era già buio quando West arrivò, seguendo le indicazioni che gli erano state date davanti al Bleeding Rose...
Tutto sembrava tranne che un locale frequentato...
Una porta anonima, in un vicoletto altrettanto anonimo, nessuna insegna se non il disegno di una rosa sanguinante sulla porta.
Sostò un po' titubante davanti all'ingresso, non si sentiva un alito di vento, il silenzio era quasi assoluto...
Possibile che li dentro ci sia davvero un locale? - si chiese poco convinto il dottore...
Si volse all'interno del suo stesso cappuccio e chiese alle ombre:
"Kashit, tu che ne dici? Andiamo?"
Uno strano squittio gli rispose dall'ombra...
"Ok, mi fido dei tuoi sensi..."
Bussò alla porta, la quale si aprì da sola lo introdusse su una scalinata che scendeva nella penombra e dalla quale sentì provenire musica e schiamazzi...
Si avviò con circospezione giù per la scala, controllando bene ogni passo che faceva...
I suoni aumentarono di volume e divennero frastuono quando scostò la pesante tenda rossa alla fine della scala...
L'ambiente era cupo, poco illuminato e stranamente "fumoso". Sembrava che qualcosa stesse bruciando...
Capì che li era ancora in voga la strana e deleteria abitudine di aspirare fumi di tabacco e di altre erbe...
Fissò incantato la ragazza che si stava esibendo su un palco e poi, riscossosi, si accomodò ad un tavolo, di fronte al palco sul quale si stava esibendo quella bellissima ragazza, una "ballerina" che aveva movenze molto sensuali e femminili, femminilità che traspariva attraverso i pochi e direi anche superflui veli, trasparenti che si drappeggiava sul corpo...
Bellissima, meravigliosa, e rimase incantato a guardarla mentre si muoveva...
Poi Kashit il il suo cucciolo, la sua creatura, uscì dal cappuccio, che aveva gettato indietro, rivelando il suo cranio accuratamente rasato. Lo strano animaletto scese lungo il suo braccio e si accomodò sul tavolino...
Improvvisamente un'altra donna, una vulcaniana gli si avvicinò e si sedette al suo tavolo disturbando la concentrazione che aveva dedicato alla ragazza sul palco... Forse cercava amici, amici ai quali avrebbe fatto pagare la sua "compagnia"...
Invece no, lei era il suo "contatto" come gli riferì... <deve essere la mia serata... > pensò West <sono circondato da donne bellissime... > e mentre discuteva con la vulcaniana allungò una mano sotto il tavolo per sfiorarne le gambe. Lei lo bloccò, ma gli rivolse una specie di sorriso, per quanto possano sorridere i vulcaniani...
E lo invitò a seguirlo...
Raccolse Kashit e se lo mise in spalla mentre salivano per una scala sulla quale incrociarono la ballerina che intanto si era cambiata per il numero seguente...
Lo condusse fino ad una stanza, vuota, tranne per un letto stile orientale, un po' scomodo per i suoi gusti, ma non aveva troppa voglia di andare per il sottile...
Si volse verso di lei, la fissò e la baciò...
Lei non si ritrasse, anzi, cominciò a far scorrere le sue mani su per la schiena e su, sulle spalle sul collo...
Improvvisamente, insieme al dolore lancinante arrivò la consapevolezza di cosa stesse facendo quella...
Ma non finì il pensiero e si accasciò al suolo...
Al suo risveglio prova un atroce mal di testa.
<Quella baldracca mi ha anche sondato!>
In quel mentre entra T'eyan, che gli spiega i motivi per cui ha fatto ciò che ha fatto, e gli ricorda che lui, a causa della sua costosissima passione per l'ingegneria genetica non ha alternative che unirsi a loro.
Deve mantenere il suo laboratorio e i suoi studi ed esperimenti sono fermi da tanto, troppo tempo...
Lui ha bisogno dei soldi che quei tizi gli possono dare, e lui saprà farsi valere sia come medico che come quasi klingon, dopo tutto il tempo che ci ha passato...
Maledicendola silenzosamente è costretto ad accettare...
Luogo e Ora : Sistema Sithicus; Pianeta BlackHeart; Bleeding Rose - Ore 00:40 locali
Data Stellare : Da definire
Jolar'Nat sorride mentre Babel a gesti spiega come sono andate le cose tra Aldea e T'eyan e i nuovi arrivati.
Non male pensa non male, non è facile dare del filo da torcere alle due, ma pare che alcuni di essi vi siano riusciti.
Nuovamente rumori di lotta provengono dalla sala principale, più intensi, grida, colpi d'arma ad energia ed esplosioni, ancora una volta il capo pirata pare non scomporsi eccessivamente.
Jolar'Nat : Siediti Babel, abbiamo ancora un vecchio amico da incontrare prima di andarcene.
Per alcuni minuti le grida ed i rumori continuano senza avvicinarsi alla saletta, poi la tenda viene letteralmente divelta .
Un uomo magro e nervoso appare sulla soglia, uno sgradevole sorriso di trionfo stampato sul suo viso:
- Alla fine sei finito in trappola come un topo Jolar'Nat.
Jolar'Nat : Così parrebbe Tardin.
Tardin : E' proprio così, mi ci sono voluti sei mesi per raccogliere le informazioni sui tuoi movimenti, nessuno pareva disposto a tradirti, altri due mesi per convincere il Consiglio. Tutti vogliono la tua testa che persino quello stupido di Jetrell mi ha affidato una delle sue Squadre Speciali.
Jolar'Nat : Ne sono lusingato.
L'espressione trionfante di Tardin vacilla di fronte alla calma dell'altro.
Tardin :- Alcuni dei tuoi tirapiedi ci sono sfuggiti, ma il serpente senza testa non può più mordere e ben presto catturerò anche le due cagne che ti porti dietro.
Si rivolge ai due poliziotti che tengono Jolar'Nat e Babel sotto tiro.
- Se provano a muovere un solo muscolo uccideteli. Sai Jolar'Nat provo una certa soddisfazione in tutto ciò.
Jolar'Nat : Non ne dubito Tardin, gli uomini mediocri godono dei piccoli trionfi, per quanto illusori essi siano.
Tardin : Illusori?? - indicando le armi dei suoi uomini - queste non sono illusorie Jolar'Nat e la tua cattura è un grande trionfo per me, la mia carriera ne trarrà notevole giovamento, il Consiglio ne terrà conto e mi darà il posto di quell'incapace di Jetrell.
Jolar'Nat : E' ancora capo della polizia e delle forze speciali?
Tardin :- Sì ma ancora per poco dopo la tua cattura.
Babel fa una serie di gesti.
Jolar'Nat : Penso anch'io sia ora di andare Babel.
Tardin : Tu non andrai da nessuna parte, nessuno ti può aiutare, i tuoi amici se la sono data a gambe e l'edificio è circondato dagli uomini della squadra speciale.
Jolar'Nat : Fai quasi tenerezza Tardin per la tua ingenuità.
Tardin : Cosa???
Jolar'Nat : Non ti sembra strano che Jetrell, conscio del fatto che un tuo successo ti avrebbe consegnato su un piatto d'argento il suo posto, si sia preso la briga di prestarti una delle sue squadre speciali?
L'espressione di trionfo scompare dal suo viso, sostituita da una d'incredulità.
Jolar'Nat : Credo che questo sarà il nostro ultimo incontro Tardin e sinceramente non me ne dispiace.
Alle spalle di Tardin partono due raggi che uccidono i due poliziotti, ora la faccia di Tardin è sfigurata dal terrore e dalla rabbia per essere stato giocato, con un urlo ed uno scatto cerca di estrarre la sua arma, ma cade a terra morto prima che possa estrarla.
Jolar'Nat : Ho sempre pensato che tu fossi uno stupido, ora ne sono certo!
Si avvicina al corpo e gli sferra un calcio ad un fianco.
Babel attira la sua attenzione con dei gesti, Jolar'Nat resta un attimo pensieroso, poi con un'espressione di candida innocenza:
- Hai proprio ragione, la Galassia è un posto veramente ingiusto e malvagio vecchio mio.
Un sorriso appare sulle labbra del Klingon, più un ghigno che un sorriso in verità.
Babel appoggia lo scrigno coi pezzi d'oro sul tavolino di malapchite, poi si avvicina a Jolar'Nat e schiaccia due volte il suo comunicatore da polso, in uno sfarfallio azzurro i due svaniscono.
Luogo e Ora : Togartu - Ore 21:00 locali
Data Stellare : Da definire
Aldea raggiunse l'alloggio che le avevano assegnato. Togartu era un posto sicuro, poteva finalmente rilassarsi. Ma prima di concedersi un meritato riposo aveva ancora un paio di cose da sistemare.
Accese il sistema di comunicazione. Subito la familiare figura di Yel apparve sullo schermo.
- Mi dispiace, mia signora, non siamo riusciti a trovare informazioni su K'Tar - disse l'orientale.
Aldea imprecò a bassa voce. Voleva essere ragionevolmente sicura di potersi fidare di ogni componente del nuovo equipaggio. Forse dove la fusione vulcaniana aveva fallito una delle sue droghe poteva riuscire. Ma era restia ad usare certi metodi dopo che aveva visto che razza di reazione aveva avuto l'Oroniano di fronte al pericolo.
K'Tar poteva essere un semplice Berserker, così venivano chiamati gli uomini che durante la battaglia venivano invasi da una furia incontrollabile che faceva dimenticare loro l'istinto di proteggersi e il dolore delle ferite, ma poteva essere anche qualcosa d'altro.
Liam aveva rimediato un bel bernoccolo a causa sua, ma questo era nulla in confronto al suo onore ferito. Fortunatamente il Klingon non era vendicativo e le ubbidiva ciecamente.
Passò rapidamente in rassegna gli altri membri dell'equipaggio che aveva conosciuto finora.
Jolar'Nat era il capitano e questo le bastava. Pagava bene e non faceva domande indiscrete. Il datore di lavoro ideale per un mercenario.
Di T'eyan si era fidata subito istintivamente. La vulcaniana era molto abile e lei contava molto sulla sua esperienza.
West. Era ancora arrabbiato per la fusione vulcaniana forzata a cui T'eyan lo aveva sottoposto. Non era salutare avere un medico con in mente propositi di vendetta.
Purtroppo era stato necessario. Non potevano permettersi il rischio che qualcuno della Federazione riuscisse ad infiltrarsi nel loro gruppo.
Prese mentalmente nota di trovare un modo per ripagarlo del trattamento che aveva subito.
Kashit. Era contraria agli esperimenti genetici. Troppo spesso i loro risultati erano creature deformi, sofferenti e mortalmente pericolose. Però quell'animaletto era un piccolo capolavoro. Evidentemente West aveva un talento istintivo che gli impediva di commettere gli errori dei suoi colleghi.
Yel tossì discretamente per attirare la sua attenzione.
- Le ricerche di Pai sono state negative - le disse, riferendosi all'operato della sua compagna, una ragazza occidentale. Yel e Pai erano le migliori spie al suo servizio.
Aldea assentì. L'incarico che aveva affidato a Pai era di presenziare ad alcune aste di schiavi. Troppo spesso amici ed alleati del suo Clan finivano nelle mani dei pirati di Orione ed era necessario riscattarli.
Questo le ricordò che non aveva più avuto notizie di Gas. Lo aveva perso di vista durante l'attacco al Bleeding Rose ma non era preoccupata per la sua sorte. Gas si sarebbe fatto vivo prima o poi. Era troppo furbo ed opportunista per essere stato ucciso o catturato.
Aveva comprato il massiccio gatto umanoide un paio di anni prima al grande mercato annuale di schiavi che si teneva su Veltro 8. Laggiù si potevano trovare in vendita creature provenienti dai più remoti quadranti.
- Grazie Yel - disse prima di chiudere la comunicazione.
Si stiracchiò. Una doccia era proprio quello che le serviva per rilassarsi.
Chissà se a Liam sarebbe interessato lavarle la schiena?
Accantonò subito quell'idea. Niente coinvolgimenti personali con i sottoposti. Era quella la regola del suo Clan.
Luogo e Ora : Togartu - Ore 17:20 Locali, subito dopo l'arrivo da BlackHeart
Data Stellare : Da definire, data terrestre: 07/01/2381
La vista di Togartu dall'alto era, come al solito, quanto mai deprimente, Jolar'Nat evitava sempre di osservare il roccioso planetoide, fin dove lo sguardo poteva arrivare si poteva scorgere nuda roccia, basse colline dal colore rossiccio intervallate dalle profonde cicatrici lasciate dalle antiche operazioni minerarie.
Già antiche, nessuno aveva ancora capito quale razza avesse trasformato in tale stato il pianeta per sfruttare i ricchi giacimenti di magnesite, per aver un'idea di ciò che Togartu aveva subito bastava pensare che l'intero campo asteroidale che lo rendeva così prezioso per i pirati e che lo circondava era formato dai detriti del pianeta originario, staccati, strizzati fino all'estremo e abbandonati nello spazio, alcuni non erano più che briciole di roccia, ma altri erano così grandi da consentire la costruzione dei sistemi di controllo e difesa della Fratellanza.
Le poche costruzioni recenti interrompevano la monotonia, si trattava degli hangar superficiali delle navette e dei magazzini secondari, svolgevano naturalmente anche un compito più velato, fosse una forza nemica giungere fino a qui, sarebbero funte da specchietto per le allodole, infatti una volta distrutte le costruzioni sulla superficie molto probabilmente i nemici se ne sarebbero andati, ma la vera vita a Togartu si svolgeva in profondità, molto in profondità.
Jolar'Nat si materializzò in quella che in condizioni normali si sarebbe potuta definire una piazza, qualche decina di persone erano intente al baratto o alla compravendita di oggetti, tra questi anche donne di diverse razze e un paio di bambini, alcuni pirati si erano fatti una famiglia, le luci rosso giallastre rendevano la scena bizzarra, ma gli esperti assicuravano che questa tonalità era la più sopportabile sottoterra.
Un giovane Klingon gli si avvicinò, Jolar'Nat gli fece un cenno di riconoscimento e lo invitò a seguirlo.
Sorpassarono numerose porte lungo corridoi di roccia dall'aspetto perfettamente uguale poi entrò deciso nella pen'ultima, la cosa strana era che seppure si trattasse di una porta di spesso duranio, non era chiusa a chiave o in qualsiasi altra maniera.
Il Klingon apparve chiaramente stupito nel vedere l'interno della casa, tanto dal di fuori appariva fredda ed anonima tanto l'interno era caldo (non nel senso della temperatura) ed accogliente, il contrasto era così netto che il klingon passò parecchi istanti per scrutare attentamento la stanza, nel frattempo Jolar'Nat si spogliava accatastando distrattamente gli abiti su un divano, rimasto a torso nudo con un paio di larghi calzoni alquanto sdruciti si sedette attendendo in silenzio che il klingon finisse di esaminare la stanza.
[Il discorso inizia con un tono piuttosto duro e formale da parte di entrambi]
Klingon : Il mio nome è Mokt figlio di Korz. Ho sentito che cerchi un elemento esperto nel campo scientifico, io lo sono, mettimi alla prova.
Jolar'Nat : Io sono Jolar'Nat dei SenJe, ho sentito parlare di Mokt e delle sue capacità e conosco anche la sua famiglia. Sarà un onore avere Mokt sulla mia nave.
Mokt : Sarà un onore essere sulla stessa nave di Jolar'Nat, anch'io ho sentito parlare di te. Sono convinto che lavorare assieme porterà benefici a entrambi.
Jolar'Nat : Ne sono certo Mokt. Confido nelle tue capacità di scienziato. Non deludermi, te lo consiglio.
Mokt : Contaci, ma non scordarti che sono anche un grande guerriero, saprò farmi valere anche in battaglia.
Jolar'Nat : Beh, che altro dire ? Benvenuto a bordo
I due parlarono ancora per un po' di tempo, dopo circa 30 minuti entrò un ulteriore ospite, anzi una ospite. Jolar'Nat rimase sorpreso nel riconoscere la ragazza di orione che faceva la spogliarellista al Bleeding Rose, fra le mani portava una piccola cassa sigillata.
- Da parte di SonMot.
Jolar'Nat : Quel vecchio pirata riesce ad ottenere sempre il meglio!
Conscia dello sguardo dei due maschi presenti la ragazza si allontanò lentamente ondeggiando provocatoriamente.
Jolar'Nat si avvicinò alla cassa e la aprì, un sorriso apparve sul suo viso, poi scoppiò in una risata vera e propria, si girò verso Mokt lanciandogli una bottiglia di liquore e una ne aprì per sé:
- Beviamo alla nostra nave!
Nella cassa giaceva un'altra bottiglia, una bevanda quasi estinta e tipica della Terra, l'etichetta sbiadita era quasi illeggibile, ma doveva essere qualcosa tipo Vov, vicino un biglietto con la calligrafia grande e chiara di SonMot: "Quando Be'Ruth avrà finito di contrattare ti servirà."
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